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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    02/10/2020    1 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN’ ANCORA  NELLA TEMPESTA

Monster 
Houx

-Che cosa le è successo?- -Non riesco a spiegarmelo. Quando mi sono svegliato, non l'ho trovata al mio fianco. Sono entrato in bagno ed era stesa nella vasca con un'espressione che mi ha messo i brividi. Le ho chiesto se andasse tutto bene e ha balbettato qualcosa, sforzandosi di sorridere. Quando però è uscita dalla vasca le sue forze le sono venute meno e l'ho afferrata prima che cadesse sul pavimento e si facesse male. È stato un miracolo che fossi lì: era frebbicitante e non reagiva alle mie parole. Ero atterrito: avevo paura di perderla. Quindi ho ordinato a una delle cameriere di chiamare il medico di corte. Ora è dentro.-

-Vedrai che non sarà nulla di grave e che il bambino starà bene. Ne sono sicuro.- disse mio fratello e mi accarezzò la spalla cercando di tranquillizzarmi. Sapevo che anche lui era molto preoccupato ma apprezzavo il fatto che cercasse di nasconderlo. Feci un respiro profondo e mi sedetti sulla sedia. Dopo appena qualche secondo scattai in piedi e ricominciai a camminare avanti e indietro tra quelle pareti che mi soffocavano. Finalmente il dottore uscì dalla stanza e il suo volto rilassato mi tranquillizzò.

-Sua maestà, non deve preoccuparsi. Sua moglie e il bambino stanno bene.- mi disse prima ancora che io potessi aprire bocca. -Le abbiamo dato un medicinale per abbassare la febbre e ora è stabile. Ripasserò domani a controllare le sue condizioni ma sono sicuro che domani le sarà già passata.-

Ringraziai e congedai in gran fretta il medico. Cercando di non fare troppo rumore, entrai nella nostra stanza e la vidi lì dormire nel grande letto a baldacchino. Non potei fare a meno di ammirare il suo pallido viso e gli spettinati ciuffi rossi che le coprivano la fronte. Mi avvicinai silenziosamente e le spostai una ciocca che era ricaduta sulla sua palpebra destra, provando un forte sollievo quando mi accorsi di non averla svegliata. A giudicare dalla debole luce che filtrava dalla tenda chiusa doveva essere appena sorto il sole. Andai ad aprire la finestra per far entrare l'aria fresca del mattina, sperando che le facesse bene. Mi sedetti accanto al suo letto e udendo il suo respiro affannoso e concitato, mi preoccupai.
Stava soffrendo? Stava avendo un incubo? Cosa le stava accadendo?
Le presi la mano, gliela strinsi e poi le baciai le dita una a una perché avvertisse la mia presenza e sapesse che andava tutto bene, che ero al suo fianco.
-Pierre- sussurrò a mezza voce nel sonno.
Una grande rabbia mi pervase e come una molla, scattai dalla sedia adirato. Qualunque cosa facessi c'era sempre lui a separarci. La sua presenza aveva sempre aleggiato su di noi e come un veleno invisibile aveva contaminato ogni attimo del nostro matrimonio.
Mi allontanai dal nostro letto e mi diressi verso la porta, agitato da una grande rabbia. Sulla soglia mi accorsi di un dettaglio che prima avevo trascurato: accanto all'armadio c'era una pila di vestiti, zuppi d'acqua, che aveva bagnato il pavimento. Avvicinandomi scorsi un abito rosso di Chocola e un mantello scuro che doveva aver indossato non molte ore prima. Alla vista di quel drappo nero, che sapevo bene a chi appartenesse, sentii il mio cuore stretto in una fredda morsa. 
Cos'era accaduto mentre avevo dormito? Dov'era stata?
Li afferrai e una volta uscito dalla stanza, li affidai a una cameriera, ordinanondole di buttarli via. Volevo liberarmi di quella prova di un tradimento che doveva essere sicuramente avvenuto. Perché anche se non sapevo dove fosse stata, potevo immaginare in compagnia di chi avesse trascorso la notte.
A quel punto mi si avvicinò mio fratello, che fino a quel momento non mi aveva raggiunto per non disturbarmi. Mi chiese come stesse e mi limitai a dirgli che stava dormendo, prima di allontanarmi in fretta con la scusa di essere oberato di lavoro.

Nei giorni successivi Chocola non migliorò contrariamente alle previsioni dei medici. Trascorreva tutto il giorno a letto, non toccava cibo, di giorno in giorno diventava sempre più deperita. Decine di dottori entrarono nella nostra stanza, offrendole intrugli miracolosi che l'avrebbero fatta tornare in perfetta salute. Le cameriere glieli facevano ingerire a forza, ma la situazione non migliorava mai. Di notte riusciva raramente a dormire e quando crollava era scossa da terribili incubi. Ma il cambiamento più strano e terribile era avvenuto nel suo sguardo che mi appariva sempre più duro e freddo. Non era rimasto più nulla dell'allegria e dell'innocenza di un tempo: ogni giorno mi accorgevo di come avessi di fronte solo il fantasma della donna che avevo amato.
Cosa era riuscita a cambiarla tanto rapidamente?
Quando poi perse il bambino la situazione precipitò e la dolce ragazza, che conoscevo fin da bambina, si tramutò in una regina altera, egoista e intrattabile. Sfogava i suoi malumori su chiunque le capitasse a tiro, gridando contro le sue cameriere e contro i dottori. Io personalmente mi sentivo diviso in due: una parte di me era preoccupata per la sua repentina trasformazione, un'altra covava una lacerante gelosia per il mio rivale. Nei suoi incubi Chocola invocava un solo nome, sempre lo stesso, e io ero costretto a dormire al fianco di una donna che mi disprezzava e che desiderava un altro uomo.
Fu soprattutto per questa ragione che cominciai a disertare la nostra stanza da letto e che cominciai a dedicarmi anima e corpo all'organizzazione della colossale guerra che stava per scoppiare. Eppure notte e giorno mi torturavo ponendomi solo una domanda: cosa era accaduto quella notte di così grave per averla ridotta in questo stato? Dove era stata? Pierre le aveva spezzato il cuore? Si erano lasciati per sempre?
Perché ero consapevole che solo lui avrebbe potuto essere la causa di quel forte dolore che leggevo nel suo sguardo. Un giorno mi decisi ad affrontarla. Erano passate le undici, quando entrai nella nostra camera da letto, dopo aver passato tutta la serata a leggere scartoffie senza essere riuscito a concentrarmi. Mi sorprese non trovarla a letto come al solito ma vederla invece seduta a terra con le spalle contro il muro. La testa era rovesciata sulle ginocchia piegate e il suo corpo era scosso da terribili singhiozzi. Quando accesi la luce, alzò appena la testa e dopo avermi visto, la abbassò nuovamente. Sentii una grande rabbia montarmi dentro e sbottai:
-Non puoi distruggere così la tua vita per lui.-

-Per lui? Chi intendi?-sussurrò, senza nemmeno guardarmi.

-Chi intendo? Credi che sia stupido? So che è stato Pierre a ridurti così. So che avete passato la notte insieme e che è da quella notte che stai così. So tutto.-

-Tu non hai idea di quanto ti sbagli-

Mi guardò negli occhi con un tale disprezzo, prima di riabbassare lo sguardo, che non riuscii a trattenermi e dopo pochi passi, fui davanti a lei. La afferrai per le spalle e la sollevai perché mi guardasse negli occhi e mi desse le spiegazioni di cui avevo bisogno.

-Allora spiegamelo tu. Dimmi tu cosa è successo tra voi. Ti ho già aiutato una volta a risollevarti, dopo che quel bastardo ti aveva spezzato il cuore. Posso rifarlo, posso perdonare tutto però io sto impazzendo: ho bisogno di risposte alle mie domande.-

-Come ti permetti di esigere da me delle risposte? Che diritto credi di poter esercitare su di me? Lasciami stare.-rispose sprezzante.

-Ti ricordo che sono tuo marito...-

Lei rise di un riso meccanico che mi fece ribollire il sangue nelle vene.

-Mi sono davvero stancata di questa farsa, Houx. Sono proprio stanca! Hai sempre saputo che non ti amavo e che il mio cuore apparteneva a un altro, ma questo non ti ha fermato. Hai approfittato della mia debolezza per insinuarti nella mia vita. Hai scelto tu di prenderti cura di me, senza che io te lo avessi chiesto. Mi hai costretto a sposarti, approfittando dei miei sensi di colpa. Hai vinto tu, mi hai avuto e possiedi il mio corpo. Ma non ti basta... cos'altro vuoi? La tua gelosia mi ha veramente stancato. Ti ho rispettato. Non ti ho mai tradito anche se ho avuto tante possibilità per farlo. Mi sono sempre tirata indietro e ora me ne pento. Me ne pento così tanto.-
Le sue parole mi colpirono come delle terribili coltellate e il suo disprezzo mi lasciò senza parole. Altre volte mi aveva confessato che era Pierre il suo grande amore, ma con mille moine mi aveva sempre assicurato che prima o poi avrebbe potuto provare qualcosa per me e che l'affetto si sarebbe potuto trasformare in amore. Mi ero aggrappato con tutte le mie forze a quella speranza e avevo immaginato che, trascorrendo tanti anni insieme, tra noi sarebbe nata una dolce complicità. Avremmo cresciuto i nostri figli e dopo aver condiviso tanti bei momenti, avrebbe dimenticato Pierre. Il rispetto e l'affetto avrebbero avuto la meglio su quella stupida passione che aveva nutrito per quel essere abietto.
E invece ora mi appariva finalmente chiaro: che stupido che ero stato a crederci! Ora dal disgusto con cui mi guardava avevo capito che la mia era solo una fantasia. Avevo legato la mia vita a quella di una persona che non si sarebbe mai accorta di me e che mi avrebbe reso infelice per sempre. Egoisticamente mi aveva abbindolato e mi aveva illuso perché non la lasciassi da sola. Ma ora ero stufo. Se voleva mandare la sua vita all'aria per il Principe degli Orchi era libera di farlo, ma non mi avrebbe trascinato nel baratro con lei.

-Ci sono modi e modi di tradire e tu lo hai fatto. Ogni notte. Ogni attimo. Magari non gli avrai concesso il tuo corpo, ma gli hai donato la tua anima, ogni tuo pensiero, il tuo cuore.-

-Sarebbe più corretto dire che io abbia tradito lui con te. Nonostante quello che tu o il resto del mondo pensate, sono appartenuta più a lui che a te. Sono più sua moglie che la tua...-

Non la lasciai finire e le diedi uno schiaffo sulla guancia. Aveva accettato di sposarmi, mi aveva illuso con le sue parole dolci e ora credeva di potermi cancellare così come se non fossi mai esistito? Per lei avevo fatto di tutto, per lei avevo completamente stravolto la mia vita, mi ero messo alla guida del Regno, assumendomi un ruolo che non volevo. E tutto per cosa? A lei non importava nulla di me. Non le sarebbe mai importato nulla. Avrei voluto gridare, distruggere tutto, liberarmi di ogni parte del nostro talamo nuziale, che mi ricordava ciò che sarebbe dovuto essere ma non era stato.

And you wanna scream
Look at this idiotic fool that you made me
You taught me a secret language
I can't speak with anyone else

La bloccai contro il muro, impedendole di muoversi. Chocola allora con una freddezza, che mi mise i brividi infilò una mano nelle pieghe della gonna e ne estrasse un coltello. Avvicinò la sua lama alla pelle del mio collo e puntò i suoi occhi nei miei. Trattenni il respiro, mentre mi chiedevo se sarebbe stata mai capace di farlo. La persona che un tempo conoscevo non avrebbe mai fatto nulla del genere, ma quella donna non esisteva più.

-Lasciami- sussurrò a mezza voce.
Allentai la pressione delle mie mani intorno alle sue spalle. A quel punto lei allontanò la lama dal mio collo e quindi mi affrettai ad allontanarmi da lei. 

-Sei diventata un mostro come lui. Hai lasciato che uccidesse la donna che amavo.-

Lei si specchiò nella lama del coltello e inorridì, lasciandolo cadere sul pavimento della nostra stanza. Aveva capito che avevo ragione. Mi diede le spalle e rivolse lo sguardo alla finestra della camera. Poi avanzò a grandi falcate verso l'armadio e dopo averlo aperto, cominciò a scaraventare a terra tutti i miei abiti. Quando ebbe finito, mi disse che avevo dieci minuti per portarli via e che non voleva che mi facessi più vedere nella sua stanza.
Mi diede le spalle e cominciò a togliersi le scarpe e poi le calze, preparandosi ad andare a letto. Fissai per l'ultima volta la sua schiena nuda, che tante volte avevo accarezzato, baciato e stretto quasi come a voler imprimere quella immagine nella mia mente. La odiavo eppure, mentre seguivo con lo sguardo le onde dei suoi capelli e le curve dei suoi fianchi, venni travolto da un forte desiderio di averla. Sarei voluto correre da lei e supplicarla di darmi un'altra chance e di permettermi di trascorrere un'ultima notte con lei. Forse se le avessi rivolto delle parole gentili, se le avessi detto quanto la amavo, sarei riuscito a guarirla. Forse sarebbe tornata la mia amata Chocola.

And you know damn well
For you I would ruin myself
A million little times

Ma lei infilò la camicia da notte e si mise a letto, spezzando l'incantesimo. Portai fuori alla porta tutti i miei averi e prima di chiudere per sempre quella porta, mi sfilai la fede e la lasciai sul comò di quello che era stato il nostro talamo nuziale.Nelle settimane successive però quelle domande non smisero di assillarmi e decisi di mettermi in contatto con la persona che avrebbe potuto risolvere i miei dubbi. Se non ero riuscito a scoprire la verità da Chocola, avrei obbligato lui a dirmi tutto. Scrissi una nota e una notte la inviai con un incantesimo nella stanza del Principe degli Orchi.



Scusate per il ritardo. Ho scritto questo capitolo il mese scorso in vacanza ma ho avuto solo ora il tempo di rileggerlo e sistemarlo. Sono tornata indietro per raccontare in che stato Houx aveva trovato sua moglie, dopo che Chocola aveva scoperto la verità sulle sue origini ed era stata lasciata da Pierre. Ho voluto presentare una visione totalmente inaspettata di Chocola per mostrare come la rabbia verso sua madre e suo padre e il grande dolore che stava provando l'avesse trasformata in un mostro. Ma questo è il modo nel quale la vede Houx, nel prossimo capitolo (che ho già quasi completato e che quindi arriverà a breve) vedremo come la vede Pierre. La canzone che compare nel capitolo è Illicit Affairs di Taylor Swift. Al prossimo capitolo. 

 
  
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