La biblioteca era un posto decisamente tranquillo e a Tomura piaceva stare nelle sue vicinanze quando aveva delle ore buche a scuola. In genere si metteva nel cortile a giocare con la Switch o a leggere un libro, quando c’erano dei tavolini liberi disegnava anche. Quel giorno sembrava che la pioggia non volesse cessare di scendere, sembrava che il cielo grigio fosse particolarmente triste… O arrabbiato. Shigaraki ne approfittò per stare al caldo in mezzo alle librerie, godendosi la sala quasi vuota e il suono delle gocce contro le finestre. Sulla scrivania teneva aperto il taccuino dei disegni, mentre la matita tra le mani batteva sulla superficie in legno alla ricerca di ispirazione.
L’illuminazione arrivò quando, dopo l’ennesimo sospiro sconsolato, il ragazzo alzò lo sguardo e vide in lontananza una figura tra gli scaffali: doveva essere uno studente nuovo, visto l’aspetto del tutto sconosciuto – e uno con quei piercing, quel taglio di capelli discutibile e una simile faccia da schiaffi non passava di certo inosservato.
Tomura socchiuse appena le labbra, ammirando quel profilo morbido e quelle mani che, con cura, stavano reggendo ciò che gli sembrava un foglio pentagrammato. Senza che potesse controllarsi, la matita iniziò a scorrere sulle pagine dello sketchbook, come spinta da una forza superiore incontrollabile. Erano rari i momenti in cui l’ispirazione arrivava in maniera così folgorante da permettergli di realizzare un lavoro bello e che lo soddisfacesse del tutto. Quella giornata di pioggia fu uno di quei momenti, e Shigaraki non seppe se esserne grato o no, visto il sorriso beffardo e il cenno di mano che l’altro gli rivolse quando si accorse di essere fissato troppo intensamente.
L’illuminazione arrivò quando, dopo l’ennesimo sospiro sconsolato, il ragazzo alzò lo sguardo e vide in lontananza una figura tra gli scaffali: doveva essere uno studente nuovo, visto l’aspetto del tutto sconosciuto – e uno con quei piercing, quel taglio di capelli discutibile e una simile faccia da schiaffi non passava di certo inosservato.
Tomura socchiuse appena le labbra, ammirando quel profilo morbido e quelle mani che, con cura, stavano reggendo ciò che gli sembrava un foglio pentagrammato. Senza che potesse controllarsi, la matita iniziò a scorrere sulle pagine dello sketchbook, come spinta da una forza superiore incontrollabile. Erano rari i momenti in cui l’ispirazione arrivava in maniera così folgorante da permettergli di realizzare un lavoro bello e che lo soddisfacesse del tutto. Quella giornata di pioggia fu uno di quei momenti, e Shigaraki non seppe se esserne grato o no, visto il sorriso beffardo e il cenno di mano che l’altro gli rivolse quando si accorse di essere fissato troppo intensamente.