Buona lettura!
“Scusate un attimo… cosa
vuole dire che il piano è saltato?” Nathan stava
letteralmente fumando di rabbia, seduto al tavolo del bar, mentre,
digrignando
i denti, stava faccia a faccia con Becks and Eliot, che erano riusciti
a
mandare all’aria tutto il lavoro svolto fino ad allora e a
mandare a farsi benedire
le loro storie di copertura. Il loro obbiettivo era quello di
incastrare Ellison
Carline, che avevano preso in antipatia non appena la loro ultima
cliente
gliene aveva parlato. La donna, che aveva una lista di alias lunga
quanto la
fedina penale di Eliot, truffava le giovani coppie in attesa di
sposarsi,
presentandosi come una wedding planner in gradi di risolvere tutto.
Nathan non credeva nei wedding planner, a malapena
credeva nel matrimonio,
ma non aveva potuto non aiutare quella povera ragazza: la coppia si
sarebbe
dovuta sposare due giorni prima che il fidanzato, militare partisse per
una
pericolosa missione in Medio-Oriente, e quando erano arrivati nella
graziosa
chiesetta, avevano scoperto che c’era sì un
matrimonio prenotato… ma non il
loro.
Hardison era riuscito a trovare la strega a
Newark, con tanto di nuovo nome
per lei e per la sua società, e perciò la squadra
aveva preso armi e bagagli
per spostarsi e incastrarla una volta per tutte. Avevano
però avuto bisogno di
qualcuno che fingesse di sposarsi, e dato che Parker non voleva
sentirne
parlare neanche per finta, che Sophie temeva che se avesse detto
sì Nathan
avrebbe pensato che voleva sposarsi per davvero, la scelta era caduta
su Becks-
la più allergica di tutti al matrimonio, nonostante Eliot
dicesse in giro che,
in teoria, erano fidanzati ufficialmente, e dato che della guardia del
corpo
c’era bisogno, lei avrebbe vestito i panni di Caroline
Davenport, una fanciulla
che incastrava un uomo che sarebbe potuto essere (più o
meno) suo padre (Nathan),
mentre Eliot, vestito con uno stile che ricordava Karl Lagerfeld da
giovane,
con i capelli legati ed un paio di occhiali da vista dalla sottilissima
montatura, sarebbe stato il suo migliore amico/testimone gay che la
accompagnava ovunque.
“Si può sapere cosa
è successo esattamente?” Sibilò
digrignando i denti.
“Ecco, in realtà,
è piuttosto divertente…” Eliot ebbe la
decenza di vergognarsi
(e di sentirsi in colpa) e grattandosi il capo, rosso in volto, mentre
raccontava esattamente cosa era andato tragicamente storto nel loro
piano…
La strega cattiva- che parlava al telefono senza
degnarli della sua
attenzione- li aveva
accompagnati in una
delle migliori boutique di abiti da cerimonia dello Stato, e
così si erano
trovati a stare seduti nel salottino del negozio, che probabilmente non
avrebbe
mai ricevuto un centesimo dalla suddetta strega, con una commessa che
continuava a mostrare a Becks delle mostruosità che lei non
avrebbe mai
indossato- neanche sotto tortura. Cose che andavano, a detta di Eliot,
da “sembri
una spogliarellista” fino a “ti fa bassa”
passando per “ma dove siamo, negli
anni ’80?”
Eliot- che per tanto, tanto tempo aveva amato
ripetere al povero Hardison
che lui usciva con un mucchio di modelle, e che quindi se ne intendeva
di
vestiti- prese un profondo sospiro, prese sotto braccio la commessa
(incapace,
non che si potesse aspettare diversamente da una che aiutava una
truffatrice) e
si fece accompagnare a vedere cosa ci fosse disponibile, mentre Becks
fingeva
di essere più seccata di quello che effettivamente era e si
beveva un bicchiere
di champagne dopo l’altro.
“Allora, vediamo, vestiti lunghi,
leggero strascico. Niente di esagerato o
troppo aderente, non le piace, anche se, detto tra noi, il fisico ce
l’ha.”
Eliot scelse alcuni capi, mentre la commessa lo guardava con aria
sognante,
maledicendo tutti gli dei dell’universo perché
tutti gli uomini decenti o erano
gay o erano sposati, e li lasciò nel camerino. Becks
alzò gli occhi al cielo e
svogliatamente fece ciò che doveva, spogliandosi e mettendo
un capo dopo
l’altro, bocciando ogni cosa senza nemmeno uscire- le bastava
darsi un’occhiata
nello specchio per decretarli fallimenti catastrofici.
Stava per rimettersi i suoi capi di vestiario, e
la commessa era andata a
prendere una pastiglia contro il mal di testa, quando vide, sepolto
sotto una
marea di organza e tulle, un vestitino che catturò la sua
attenzione, e non
seppe esattamente il perché, ma fu travolta dalla
curiosità di vedere come le
stesse.
“Qualcuno potrebbe venire a darmi una
mano?” Chiamò da dentro il camerino,
mentre cercava di slegare ogni muscolo e osso per contorcersi in una
posizione
che le rendesse possibile abbottonare il prezioso capo di vestiario.
Eliot
arrivò, e rimase a fissarla a bocca aperta, incapace di
muovere un singolo
altro passo. “Non stare lì imbambolato e
aiutami!”
Senza aggiungere altro, Eliot chiuse la distanza
che li separava, e si mise
al lavoro a chiudere ogni singolo bottone di seta che chiudeva, sulla
schiena,
il vestito da sposa. Era bianco, morbido e lungo, ricoperto da un tulle
a pois
bianchi da capo a piedi, e una scollatura che lasciava intravedere le
grazie di
Becks senza essere né volgare né altro. Quando
ebbe finito, si mise dietro di
lei davanti allo specchio, con le mani sulle spalle della sua donna, e
gli
mancò il fiato.
“Becks?” la chiamò,
e lei fece un suono affermativo, mentre guardava i loro
riflessi nello specchio, persa nell’immagine riflessa degli
occhi azzurri di
Eliot. “Senti, non ti arrabbiare, però…
lo so che teoricamente siamo
fidanzati, e ti avevo detto che ti
avrei dato tutto il tempo che volevi per prendere una decisione,
ma….” Fece una
pausa, cercando il coraggio di finire la frase. “Ecco, io voglio vederti in abito da sposa, questo abito, e, e ho anche
l’anello. Ma non uno qualsiasi. Ecco...”
Così dicendo, si mise in ginocchio, e
tirò fuori dalla vecchia giacca di
velluto (che gli aveva prestato Nate) una scatolina azzurra…
una scatolina di
Tiffany. La aprì, col cuore in gola, rivelando
l’anello dei sogni di Becks-
quello su cui avevano scherzato tempo addietro, quando le aveva detto
che ormai
era troppo vecchio per continuare a dire in giro che aveva una ragazza.
Eliot aveva aspettato che Becks
andasse a fare compere con Sophie per sgattaiolare fuori dalla cucina,
alla
ricerca di Hardison e Parker. La ladra bionda aveva ancora le
stampelle, ed era
ancora costretta sul divano, dove il fidanzato le faceva compagnia,
nonostante
lei ormai non sopportasse più nulla.
“Ragazzi, mi serve una
mano…” Eliot
si guardò intorno con fare cospiratorio, quasi volesse
accertarsi di non essere
beccato sul fatto, e trascinò una sedia dietro al divano,
tra la coppietta.
Parker si girò verso di lui,
facendogli il muso, fulminandolo con lo sguardo, e dandogli un assaggio
della
sua stessa medicina.. “Io non ti aiuto a rompere con Becks.
Lei mi piace. Più
di te.”
“Cosa? No! Non voglio rompere con
Becks!” Tirò fuori dalla tasca un foglietto
accartocciato e lo porse ad Hardison. “Cercami
questo anello. È’ di
Tiffany. Versione in platino con diamanti rosa. Quello con il diamante
centrale
con taglio a cuscino, non l’altro. La settimana scorsa
stavamo scherzando e le
è scappato che è l’anello dei suoi
sogni.”
Sghignazzando, Hardison eseguì,
digitando su Google il nome dell’anello- Soleste- e
trovandolo.
“Ma… è un anello
di fidanzamento!”
Parker gli gettò le braccia al collo, facendolo stringendolo
così forte che gli
fece mancare il respiro ed Eliot divenne paonazzo. “Che
bello, vi sposate! Così
Becks rimarrà per sempre con noi!”
“Bimba, se vuoi che Eliot si sposi,
lascialo andare, lo stai soffocando.” Hardison le disse,
guadando lo schermo, e
scuotendo il capo. “Non posso comprarlo online, devo per
forza fissarti un
appuntamento nel loro negozio di Portland- che nome do?”
“Steven Turner, il consulente
politico. Ho documenti e carte di credito a suo nome.”
Rispose secco, prima di
voltarsi verso Parker. “Parker, l’esperta di
gioielli sei tu, qualche idea su
quale misura dovrei prenderle?”
“Diciassette. Abbastanza largo che
non la stringa se il dito si gonfia, ma abbastanza stretto da non
scappare e
rendere difficile rubarlo.” Sia Hardison che Eliot alzarono
un sopracciglio a
questa sua ultima affermazione, che la gente normale- non che Parker
fosse
normale- di solito non faceva, quando si trattava di scegliere
gioielli. “Che
c’è? È il mio lavoro, è
normale che pensi a queste cose!”
“Rebecca Marie Cummings, mi vuoi
sposare?” Becks si coprì il viso con le mani,
soffocando un gridolino- o le lacrime, non ne era certa- e non mosse un
muscolo, né disse una parola. Eliot, ancora in ginocchio, si
schiarì la gola.
“Tesoro, non sono più un ragazzino e questa
posizione inizia ad essere scomoda…
potresti… non so… rispondermi? Per
favore?”
La ragazza sgranò gli occhi, rendendosi
conto che di non aver detto una
parola, e singhiozzando, prese la mano di Eliot tra le sue, chinandosi
verso di
lui. Perché… perché nel momento in cui
si era vista in abito da sposa, accanto
a lui, si era resa conto che non solo stava accarezzando più
di quanto volesse
ammettere l’idea del matrimonio… ma che voleva
essere sua moglie, camminare verso di lui, lungo la navata di
una chiesetta
e dirgli di Sì davanti ai loro amici e alle loro famiglie.
“Sì, sì,
sì!” Squittì mentre lui le metteva
l’anello al dito, ancora
inginocchiato a terra, senza minimamente pensare e dove fossero e cosa
stesero
facendo in quel momento. La prese tra le braccia, e iniziò a
baciarla, a
passarle le mani tra i soffici capelli rossi, accarezzandole di tanto
in tanto
il collo nudo.
Stavano perfino piangendo, ma anche ridevano, e
non riuscivano a staccarsi
l’uno dall’altra, quando
“Elaine” (che adesso usava l’alias di
Alice Neviere)
entrò, in compagnia della commessa, per ricordare alla
sposina che avevano
anche altro da fare e che il negozio non era certo aperto solo per lei.
Eliot e
Becks, rossi ed imbarazzati, si staccarono, e si misero in piedi,
sistemando i
proprio vestiti stropicciati alla meno peggio, mentre le due donne li
guardavano con gli occhi sgranati, lievemente scandalizzate.
“…e quindi ci
sposiamo!” Becks alzò la mano sinistra, mostrando
i due
carati di Tiffany – il più bel regalo che avesse
mai ricevuto in vita sua - tutta
emozionata.
Gli amici li abbracciarono, baciarono Becks sulle
gote e fecero loro i
complimenti: Sophie batteva la mani tutta felice, mentre Parker
praticamente
saltellava sul posto, come un coniglietto con le pile troppo cariche, e
Hardison (nonostante sapesse già tutto perché
aveva sentito in diretta la
proposta grazie all’auricolare) gongolava, felice di aver
sempre saputo che
prima o poi le cose sarebbero andate a finire proprio così,
e di aver rivestito
un piccolo ruolo nel conseguimento di quel sogno d’amore.
Solo Nathan non sembrava troppo soddisfatto e non
aveva ancora lasciato il
suo sgabello, e continuava a guardarli neanche avesse voluto ucciderli
seduta
stante. “Vi sposate, ma che carini. E non potevi aspettare
due ore per
chiederle la mano?” Sibilò, mentre buttava
già dell’acqua frizzante con un po’
di limone- decisamente molto meno drammatico che scolarsi una vodka o
un
whisky.
“Andiamo, Nate, è stata una
decisione d’impeto, una cosa romantica. L’ho
vista in abito da sposa e mi sono detto, ora o mai più.
Anche perché avresti
dovuto vederla con quel vestito addosso. A proposito, dobbiamo tornare
in quel
negozio e prendertelo.”
Parker alzò la mano, come una
scolaretta che sapeva la risposta alla
difficilissima domanda, continuando a saltellare. “Ci penso
io, ci penso io! Tu
dimmi qual era e io te lo rubo! Sarà il mio regalo di nozze,
qualcosa di rubato!”
“Non è
così,” Sophie sbuffò, incrociando le
braccia, tutta imbronciata, un
po’ offesa di non aver rivestito alcun ruolo nella proposta
di matrimonio,
quando era merito suo se Becks ed Eliot stavano insieme.
“Qualcosa di nuovo,
qualcosa di imprestato, qualcosa di blu e qualcosa di vecchio. E
comunque deve
trovarsi un altro vestito, perché è
tassativamente vietato far vedere allo
sposo il vestito prima della cerimonia!”
Nathan, mentre Sophie e Parker continuavano a
battibeccare- ed Eliot e
Becks stavano prendendo seriamente in considerazione
l’ipotesi di scappare a
Las Vegas a sposarsi nella cappella di un casinò, aveva preso a tamburellare
con le dita sul
bancone per poi schioccarle quando ebbe un’idea a dir poco
brillante.
“Okay, non tutto
è perduto. Possiamo
usare questa narrativa a nostro vantaggio. Eliot, il tuo personaggio
è stato
innamorato di Becks per anni, ma non le ha mai detto nulla per paura di
perderla. Ma la mia presenza ti ha spinto ad agire, e così
la notte della festa
di fidanzamento l’hai sedotta. Becks aveva pensato che fosse
stata solo
un’avventura, magari eravate pure ubriachi, ma quando vi
siete visti nello
specchio, ha capito che eri tu l’uomo
della sua vita, e adesso avete deciso di sposarvi, e di farlo subito
perché lei
è rimasta incinta!”
Becks scoppiò a ridere, mentre Eliot ed
il resto della squadra alzarono gli
occhi al cielo - solo Nathan poteva studiare il modo di trasformare un
vero
fidanzamento in un occasione per truffare qualcuno…