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Autore: crazyfred    19/10/2020    1 recensioni
{FRANCESCO & EMMA} "La neve aveva assunto l'odore dei suoi baci sotto i portici, del cioccolato, della cannella e delle arance che aromatizzavano i bicchieri bollenti di vin brûlé"
Prosieguo ideale della storia d'amore di Emma e Francesco, dove li abbiamo lasciati alla fine della quinta stagione. La voglia di ricominciare da zero, ma anche di non cancellare quello che è stato, il ricordo indelebile di errori da non commettere più. E chissà, magari coronare il loro amore con un nuovo arrivo...
Ma anche la storia di quella banda di matti che li circonda: Vincenzo, Valeria, ma anche Isabella, Klaus e naturalmente Huber.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17 - Koi no yokan




 
 
Mentre erano nel bosco, accompagnando i bambini per il progetto comunale, Emma non riusciva a smettere di guardare la sua accompagnatrice del Corpo Forestale. La guardava e ridacchiava.
"Cos'hai mangiato stamattina a colazione? Latte e risarella? Si può sapere che ti prende?" domandò Valeria, stranita.
"No, scusami" rispose Emma, tentando di ricomporsi "è che non mi pare quasi vero che finalmente, alle porte dell'ottavo mese sono riuscita a non avere Francesco con me." "Non ti ci abituare" l'avvertì l'amica "è solo perché ha dovuto portare il lupo che avete trovato dal veterinario".
La domenica che avevano lasciato passare, come suggerimento da Emma, non aveva sortito alcun effetto. I colleghi della forestale stavano controllando le fototrappole, ma l'assenza di impronte nel giardino davanti casa era un indizio già abbastanza evidente.
"Non mi fraintendere, è un amore, sempre premuroso, ma capisci che lavorare è un'altra cosa…" "Diciamo pure che tu non riesci a concentrarti" Emma sorrise; avrebbe voluto controbattere, ma sapeva già che sarebbe stata tutta fatica sprecata. "Ah…l'amore" commentò Valeria, sorniona. Emma però riuscì a cogliere una punta di malinconia dietro a quell'espressione divertita e derisoria. Da quando Vincenzo aveva lasciato la foresteria per trasferirsi in centro città, Valeria aveva rimesso addosso quell'armatura con cui era tornata a San Candido e con cui lei l'aveva conosciuta. Poteva giurare e spergiurare quanto voleva che non fosse vero, ma ad Emma non la dava a bere: ci era rimasta malissimo che il commissario aveva fatto armi e bagagli prima del previsto, senza consultarsi con lei, senza coinvolgerla.
Interrogata, dichiarava di star bene e che tutto andava come doveva andare, ma i suoi occhi non mentivano; si era buttata a capofitto sul lavoro, era tornata a fare sport appena aveva un momento libero e la sera, invece che restare in foresteria, andava in birreria fino ad orario di chiusura, come ai vecchi tempi. Non lo avrebbe mai ammesso, ma di sicuro era solo una scusa per gironzolare in centro nella speranza di incontrare Vincenzo e la bimba.
"Fammi capire" Emma provò a stuzzicarla "chi si occupa di Mela, ora che Vincenzo non è più in foresteria?"
Emma conosceva bene la risposta: quando il commissario era di turno, la bambina andava a casa della sua madrina, la moglie di Huber. Finita l'estate, avrebbe iniziato a frequentare il nido. Ma non erano queste le informazioni che le interessavano.
"Cosa vuoi che ne sappia io? Vincenzo è suo padre, lui sa cosa è meglio per lei" tagliò corto, concisa e stizzita "tu invece … che con questo pancione vai ancora in giro per i boschi?! Non ti sembra di star rischiando un po' troppo?"
Lungo il percorso nel bosco, la comitiva dovette attraversare un piccolo torrente. Niente di insormontabile, ma i volontari e le mamme che accompagnavano i bambini si diedero da fare a non farli cadere nell'acqua gelida che scendeva direttamente dai ghiacciai. Valeria, memore della filippica del suo superiore sull'incolumità di Emma, le strinse forte le mani, accompagnandola tra le pietre e i piccoli tronchi usati come ponticelli di fortuna.
"Prima di tutto" esordì Emma, mentre sondava la stabilità di un sasso "la ginecologa mi ha raccomandato di fare movimento. Sto benissimo e la pancia non è così grande come credi." Valeria le lanciò uno sguardo tra l'incredulo e il diffidente; non poteva dire sul serio. Ma il suo capo, del resto, l'aveva avvertita: Emma avrebbe minimizzato tutto, era fatta così.
Era una giornata fresca e gradevole, a riparo dal sole tra gli alberi secolari del bosco, ma la tensione stava facendo accaldare Valeria neanche fosse stata in spiaggia a mezzogiorno senza ombrellone. Avrebbe voluto intimare il silenzio ad Emma, ma aveva come la sensazione che era arrivato il giorno della resa dei conti, dopo che l'aveva evitata per giorni sull'argomento Vincenzo. "Secondo" continuò Emma "ad agosto il progetto chiuderà comunque per via dell'alta stagione turistica ed andrò in maternità così starete tutti più tranquilli. Terzo, sei abbastanza intelligente da capire BENE la mia domanda."
"Emma…!" esclamò Valeria, buttando fuori un lungo sospiro di sollievo quando l'amica mise finalmente piede sulla terra ferma del sentiero "dovresti saperlo meglio di me che è da quando se ne sono andati che non vedo Mela e con Vincenzo a malapena ci scambiamo un saluto quando arriva al mattino."
"E tu ci stai male …" "Come ci dovrei stare secondo te? Esattamente come stavi tu quando pensavi che ti avrebbero portato via Leonardo … di merda … quella bambina l'abbiamo cresciuta insieme …"
Il piccolo Leo, che Emma aveva portato con sé in quella escursione, stava più avanti insieme agli altri bambini della casa-famiglia che, eccezionalmente, erano stati invitati a partecipare alla giornata nel bosco. La giovane etologa lo guardò e non poté fare a meno di avere un tuffo al cuore, ricordando quei giorni di incertezza. Tuttavia guardò Valeria attentamente, soddisfatta: era riuscita, con poco, a crearsi una breccia in quella corazza che aveva voluto indossare di nuovo ma, in fondo, non le apparteneva più. Quando sperimenti l'affetto, credeva Emma, non puoi privartene a lungo. Era stato così per suo marito, era così per la sua migliore amica.
"E Vincenzo?" "Ancora Emma?! Vincenzo non parla ed è evidente che ha deciso per tutti e due che è meglio chiuderla qua se ha fatto armi e bagagli e se n'è andato e non vale la pena fare uno sforzo…"
"Scusa …e tu? Non gli dici niente?" "Perché dovrei essere io a dirgli qualcosa? Non sono io quella che se n'è andata…" "Vale, una relazione si fa in due…" "Appunto, non mi ha neanche consultata e dovrei corrergli dietro ora … ma non se ne parla nemmeno!" "Vale, credimi, la mia non è una critica … voglio solo darti un consiglio, da amica: PARLATE!!! È così che funziona … e lo so che adesso fa male, che adesso c'è l'orgoglio che ti frena e vuole farti avere ragione a tutti i costi, ma senza parlare non si va da nessuna parte."
Arrivati ad un piccolo spazio aperto, che guardava verso il versante nord della montagna, dove avrebbero avvistato i camosci che d'estate vi si rifugiano per garantirsi più ombra e frescura, Emma insieme agli altri adulti del gruppo iniziò a radunare i bambini, dando loro una piccola spiegazione e mostrando loro, con l'aiuto dei binocoli, gli esemplari visibili, impegnati a ruminare tra le rocce in alta quota. Ma la giovane donna non aveva dimenticato la conversazione di poco prima.
"Sai quando le cose hanno iniziato ad andare male tra me e Francesco?!" continuò più tardi, avviandosi verso valle, Leo questa volta al suo fianco. Valeria alzò gli occhi al cielo di nascosto, perché quando Emma si metteva in testa qualcosa, era difficile farla desistere dal farla o dirla. "Quando abbiamo iniziato a tenerci le cose dentro, quando stupidamente abbiamo pensato che fosse più comodo nascondere quello che facevamo o provavamo perché altrimenti ci saremmo arrabbiati o saremmo rimasti delusi. Ma è stato solo peggio. Forse avremmo litigato, ma sono proprio le litigate che salvano, continuamente. E potrebbero salvare anche voi…anche perché, lasciatelo dire ... Francesco non l'ha fatto con Vincenzo, ma sono uomini, non riescono a parlare di certe cose ... se vi lasciate sfuggire quest'occasione di essere felici solo per un appuntamento andato male, allora siete proprio due cretini."
"E quindi? Cosa dovrei fare? Andare da lui a pregarlo? A dirgli che mi manca?" "Anche, se è quello che senti. LASCIA DA PARTE L'ORGOGLIO. Non è qualcosa che fa parte dell'amore. Bisogna provare a capire la persona che si ha di fronte … e tu lo sai meglio di me, Vincenzo è stato ferito, più di una volta … e adesso sei anche tu ferita, lo capisco, ci sono passata anche io … però credimi, si vede che è una cosa che volete entrambi. Datevi una seconda possibilità, anche una terza se serve …"
"Non possiamo andare avanti all'infinito Emma. Lui con Eva era un continuo tira e molla, vuoi che finiamo così anche noi?" "Non sto dicendo questo, ma se qualcosa di buono può nascere tra di voi, lo dovete capire insieme, da soli non si va da nessuna parte"
In auto verso la caserma, Emma si accomodò sul sedile posteriore, di fianco a Leo che, fiaccato dalla lunga passeggiata, si era addormentato non appena l'auto si era messa in moto.
"Posso chiederti una cosa Emma?!" esordì la forestale, facendo attenzione a non incrociare lo sguardo dell'amica nello specchietto retrovisore. Durante il resto della discesa era rimasta silenziosa, avvicinando Emma solo nei punti più difficili, fingendosi occupata con il resto della comitiva. "Dimmi" "Come hai capito che Francesco era la persona giusta? Io non ci riesco …" "Eeeh … ! Questa è una bella domanda … ma la risposta è complicata … non bastano due parole … è stato d'improvviso e poco per volta, in un momento preciso e lungo diversi mesi. Non c'è stato un giorno preciso in cui ho pensato io lo amo, è solo che ad un certo punto, non so dire quando, tutto ha iniziato a sembrare più … più giusto … quando lui era con me. Non so dirti se è stato quella sera che mi ha beccata a frugare in palafitta oppure quando mi ha permesso di appoggiarmi a lui per scaldarmi, nel bosco, una notte, oppure quando, poco alla volta, mi ha fatto conoscere il vero Francesco nascosto sotto il Comandante Neri."
Emma aveva letto una espressione in giapponese in un libro: koi no yokan, premonizione d'amore. La provi quando conosci qualcuno di cui sai che finirai per innamorarsi, inevitabilmente. Era quello che aveva provato sulla spiaggia, quando lo aveva conosciuto, e poi quando si erano rivisti in caserma. Era una sensazione che si rinnovava ogni giorno.
Ai suoi amici, non avrebbe augurato altro.
 
"Herr Kommandant, Die Ergebnisse des Wolf-DNA Tests zurückkamen" uno dei forestali in forza alla compagnia consegnò il plico di documenti a Francesco. "Vielen Dank, Lukas!" lo ringraziò lui, nel suo tedesco maccheronico. Lo leggeva, lo capiva e dopo anni di permanenza era riuscito anche a familiarizzare con il dialetto locale, ma le sue origini romane avevano ancora il sopravvento quando apriva bocca.
Dopo qualche giorno dalla visita dal veterinario, finalmente erano arrivati i risultati del test del DNA che avrebbe provato o meno se Luna, così l'avevano ribattezzata per via di una striatura biancastra sulla pelliccia a forma di mezzaluna, era un lupo.
"Allora?" domandò Valeria, andando alla scrivania al suo superiore.
"Emma aveva ragione, è un ibrido".
"Inizio a dare un'occhiata sui nostri database sui branchi della zona e attivo una pattuglia per il controllo sul territorio" propose la forestale, zelante "di sicuro qualche randagio si è inserito in un branco, non è una novità" "Lascia stare, non perdere tempo …" "Che significa?" "Luna non è stata abbandonata lì dalla madre, quando l'abbiamo trovata non c'erano impronte di animali adulti attorno a casa - in compenso c'erano delle macchie d'olio sul viale. Lì per lì non ci ho fatto caso, avevo pensato ad un'auto che aveva sbagliato strada, ma adesso non escludo che le due cose possano essere collegate"
Nei giorni che seguirono il ritrovamento, tuttavia, il sopralluogo dei forestali attorno al maso divenne, di fatto, inutile:  a causa della pioggia del martedì, eventuali impronte di scarpe o tracce di pneumatici erano state cancellate, ma Francesco era abbastanza sicuro che la cucciola fosse stata fatta scivolare tramite una crepa nel muro della legnaia.
"A che pro abbandonare un cucciolo così piccolo?" domandò Valeria "Non ha nemmeno 60 giorni, è già reato così." "Proprio per questo penso che ci sia qualcosa di grosso sotto" "Quanto grosso?" "Potrebbero aver fatto riprodurre degli esemplari di cane lupo con un lupo vero"
Il comandante aveva letto di casi simili in Italia: lupi selvatici vengono trafficati illegalmente per incrociarli con cani lupo per ottenere esemplari di grande bellezza e più resistenti. Oltre alla truffa dei falsi pedigree nei confronti degli aspiranti proprietari, che sborsano cifre importanti, si tratta anche di un'operazione molto pericolosa: nati da un animale selvatico, l'aggressività dei nuovi esemplari non è affatto prevedibile e controllabile.
"Cosa vuoi fare?" domandò la vice comandante. "Martino! Vieni" Francesco chiamò a rapporto anche l'altro suo più stretto collaboratore "Dobbiamo scoprire se in zona ci sono allevamenti o quantomeno possessori di cani lupo, in più bisogna capire se è l'unico cucciolo abbandonato o ce ne sono altri … per cominciare batterei a tappeto tutta la Val Pusteria con l'aiuto delle altre caserme di zona"
"Comandante, la Pusteria è una valle enorme, solo la statale fino a Varna è lunga 71 km e tutto intorno ci sono boschi, valli e pascoli. Anche chiedendo l'aiuto dei colleghi potremmo fare un gran buco nell'acqua"
"Partiamo da quello che sappiamo … e cioè che Luna è stata abbandonata in una casa in ristrutturazione. Questo significa che volevano che venisse trovata, ma senza correre il rischio di farsi vedere … se ce ne sono altri non li hanno lasciati nel bel mezzo del niente"
 
Nell'attesa di trovarle la casa più adatta - anche se in cuor suo il forestale già sapeva come sarebbe andata a finire - alla piccola cucciolotta era stata creata una specie di tana con delle balle di fieno nei locali della caserma che venivano usati per il ricovero temporaneo di animali selvatici. Era diventata, a tutti gli effetti, in pochi giorni, la mascotte della caserma. Tutti volevano darle da mangiare o anche solo tenerla in braccio.
Emma non era da meno: trascinata da Leonardo, andava anche lei a trovarla, da una settimana, praticamente tutti i giorni.
"Sta facendo le prove per dare il biberon al fratellino che deve nascere?" domandò Francesco, entrando nel recinto dove Leonardo, concentratissimo, stava dando il latte alla piccola Luna, tenendolo sicuro tra le braccia, come Emma gli aveva insegnato. Il piccolo quasi non si era reso conto dell'arrivo del forestale, che fu costretto a farsi notare scompigliandogli un po' i capelli. Ricordando quanto era pauroso e diffidente di tutto e tutti, Francesco ed Emma non potevano smettere di stupirsi di quanta strada avesse fatto in quei mesi in cui erano stati loro ad occuparsi di lui, pur non abitando sotto il loro stesso tetto. Quando lo vedeva così cresciuto, non solo fisicamente, Francesco quasi dimenticava le ansie e le paure da padre che istintivamente provava. Anche la cucciolotta sembrava fidarsi del suo piccolo custode.
"L'ultima volta che ho controllato, c'è qualche piccola differenza tra un cucciolo umano e uno di lupo" rispose Emma, sarcastica. "Appunto, non esagerare. Anche se sembra così docile rimane un lupo per metà e un lupo non si può addomesticare" si raccomandò Francesco, andando a sedere accanto ad Emma su una delle balle del recinto. Lei stava con le gambe leggermente divaricate, massaggiando leggermente la schiena: ormai era entrata in modalità mamma papera, come diceva Francesco. "Tranquillo, è tutto sotto controllo … voi invece, qualche novità?"
"A Monguelfo abbiamo trovato un cucciolo come Luna" rispose l'uomo "e forse un secondo a Vandoies, i test del DNA ci diranno se sono della stessa cucciolata. Per la fattrice ci stiamo ancora lavorando su." "Io vorrei capire solo una cosa: ammesso che abbiano scoperto che non sono cuccioli di cane, ma perché abbandonarli e non denunciare direttamente?" "Creare ibridi è vietato, così come detenerli. Avranno avuto paura … oppure banalmente e cinicamente hanno voluto evitare rogne" "Poveri piccoli …" "Pensa la cosa positiva, almeno hanno avuto il buon senso di farceli trovare"
"Per il resto … ?" "Cosa?" domandò Francesco ad Emma, interdetto. "Quei due testoni, lassù, che combinano?" "Emma!!!" la rimproverò il marito "Non sono affari nostri …" "Sì che lo sono…o almeno lo sono nella misura in cui sono nostri amici. Almeno hanno rincominciato a parlarsi?" "Macché … una mi chiede in continuazione di occuparsi delle indagini ed è sempre fuori, l'altro è chiuso da giorni nel suo ufficio tra gli scatoloni per il trasloco nel nuovo commissariato"
Emma sbuffò: tutto quel gran parlare non era servito a nulla; non si aspettava di vederli passeggiare attorno al lago mano nella mano, ma nemmeno che Valeria, la sua amica Valeria, non fosse in grado di raccogliere un po' di coraggio e affrontare Vincenzo di petto.
"A proposito di trasloco … stavo pensando che potremmo organizzare una cena quando andremo via dalla palafitta. Così … per salutarla tutti insieme"
Non avevano granché da spostare dalla palafitta al maso, tutto era praticamente nuovo ad eccezione degli abiti, e ad Emma non sembrava vero che in poche settimane avrebbe lasciato la palafitta. In fondo, non l'aveva abitata che per pochi mesi, ma era diventata sua a pieno. In più, l'atmosfera non era quella di un normale trasloco, le tabelle di marcia, il caos degli scatoloni. Palafitta e maso sembravano due mondi paralleli che esistevano ciascuno a loro modo.
Emma era conscia del fatto che quel trasferimento fosse necessario, tanto più che nella nuova casa avrebbero potuto finalmente accogliere Leo, ma era comunque difficile salutare quel luogo che ancora, dopo mesi, le faceva battere il cuore.
   
 
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