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Autore: Yuphie_96    21/10/2020    3 recensioni
Questa storia partecipare al #Writober 2020 di Fanwriter.it
Semplicemente dei momenti dolci tra le mie coppie preferite principali, preparatevi alla dolcezza ♥.
Giorno 4 'Girasole' - Salvatore Gentile x Shingo Aoi
Giorno 10 'Portafortuna' - Hikaru Matsuyama x Jun Misugi
Giorno 21 'Undici' - Karl Heinz Schneider x Taro Misaki
Giorno 30 'Sogno' - Genzo Wakabayashi x Tsubasa Ozora
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolino della Robh: Buonasera a voi! ♥
Dunque... io lo sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, lo sapevo, con il primo prompt mi era andata abbastanza bene perchè mi sono divertita grazie a quel musone di Gentile, con il secondo Santo Hikaru mi ha graziata, il terzo ovviamente doveva andarmi male! xD A ben pensarci però dovevo aspettarmelo, vi spiego anche perchè, quando sono uscite le liste ci ho mezzo mezz'ora (e no, non scherzo) a trovare un prompt adatto al ghiacciolino e al macaron, le bestemmie che mi sono uscite fuori perchè nessuno mi convinceva del tutto... e poi, eccolo, sotto il mio naso a prendermi per il sederotto... quindi forse era destino che dovessi sputare sangue, ingiurie e rompere i palloni a Serè nel metterlo giù, è maledetto. O.o
Mah, almeno sono soddisfatta di quel che ne è uscito fuori, giusto quello e basta. xD
Spero piaccia anche a voi, buona lettura! ♥



Ps: E a proposito di maglie, mi sarebbe dovuta arrivare quella della nazionale con il numero di TsuTsu adorato per il compleanno... ebay me l'ha persa per strada... *va a fare cerchietti per terra in un angolino*



 

Un immenso blu, scuro quanto quello delle profondità marine, non quanto quello della notte buia, si avvicinava al colore degli occhi del Kaiser quando il tempo peggiorava.
Uno sgargiante bianco, accecante quanto quello della neve invernale, non quanto quello delle nuvole leggere, era lo stesso della prima maglia indossata dall’artista del campo.
Questi colori erano entrambi macchiati da altri, il primo da del bianco – abbastanza ironico, non è vero? – e il secondo da del nero, ed entrambe queste macchie avevano la stessa forma.
Un undici.
Taro stava guardando con la testa affondata per metà nel morbido cuscino le due maglie delle nazionali, la sua e quella di Karl, in quel momento abbandonate con noncuranza dai proprietari sulla sedia della scrivania – eppure Misaki si ricordava che le avevano gettate per terra, la sera prima, doveva averle raccolte il biondo quando si era svegliato -, erano così diverse ma allo stesso tempo così uguali grazie a quel numero.
Il loro numero, che indossavano ogni volta che scendevano sul campo verde, svestendo i ruoli di amanti per indossare quelli di avversari per quei lunghi novanta minuti.
“Perché?”
Mugugnò, con la bocca ancora mezza nascosta nel guanciale, all’attaccante appena ritornato dalla cucina con in mano le tazze piene di thé.
“Sai, è un po’ difficile capirti con il cuscino di mezzo”
Ridacchiò Schneider, sedendosi vicino a lui sul bordo del letto e porgendogli la sua tazza.
Taro si tirò su, mettendosi seduto composto per poterla prendere e bere, e gli occhi azzurri di Karl vagarono per qualche secondo sul corpo dell’amante coperto a malapena a metà solamente dal lenzuolo, sotto di esso era completamente nudo…
“Perché il numero undici?”
Chiese di nuovo specificando il castano, riuscendo a distrarre il biondo dai suoi pensieri – tutti riguardo il centrocampista e la notte prima, se qualcuno se lo stesse chiedendo -.
“In che senso?”
“Di solito i capitani delle nazionali indossano tutti il numero dieci, perché tu hai scelto il numero undici?”
Dopo quella domanda anche gli occhi del Kaiser si posarono sopra le loro maglie e lì rimasero per qualche minuto, mentre il proprietario rimaneva in silenzio, riflettendo sulla risposta da dargli.
Alla fine, dopo aver preso qualche sorso della bevanda calda, alzò le spalle.
“Forse proprio per distinguermi dagli altri capitani”
“Forse?”
“Non ci ho mai pensato troppo in realtà”
“Uhm”
Mormorò Misaki, fissandolo attentamente da sopra la sua tazza.
“Cosa?”
Chiese Schneider, accennando un sorriso.
“Niente, niente… solo che potevi scegliere un altro numero per poterti distinguere, ecco”
“E perché?”
“Perché sono stufo che pensano all’undici solo come al numero di maglia del Kaiser”
Se prima, quando aveva iniziato a capire dove volesse arrivare l’artista, il sorriso sul suo volto si era allargato, adesso, dopo quella risposta, Karl scoppiò definitivamente a ridere, e le risate aumentarono quando Taro – broncio nascosto dalla tazza – gli diede del ‘maledetto frega numero’, tanto da fargli venire anche delle piccole lacrime a bordo degli occhi.
Era molto raro vederlo in quel modo, e l’immagine di quel prezioso momento si piantò come un chiodo nel cuore del castano, dove supponeva che sarebbe rimasta per un bel po’.
Sorrise, continuando però la recita dell’offeso e prendendolo giocosamente a calci.

Infondo, avere lo stesso numero undici sulla maglia aveva un che di romantico.

   
 
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