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Autore: fri rapace    30/10/2020    2 recensioni
L'espressione concentrata della giovane Auror si ammorbidì e lo sguardo, ora rivolto a lui, si fece penetrante.
Tonks era brillante e perspicace e Remus, che ne era segretamente affascinato, rifletté di nuovo sull'origine di quella goffaggine che le era di grande intralcio. Era come se fosse collegata in qualche modo che non riusciva a immaginare a...
“So esattamente a cosa stai pensando.”
Remus, strappato ai propri pensieri, ebbe un impercettibile sussulto.
“Lo sai?” le chiese lentamente.
“Certo. Sei un tipo sveglio, tu.”
Remus non represse un sorriso lusingato che, ne era certo, lei avrebbe giudicato molto sciocco.
“Vorresti chiedermi una cosa, ma te la fai sotto. Forza, Grifondoro, fuori il coraggio!”
Storia scritta per il gruppo 'Caffè e calderotti'
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Goffa come una metamorfomagus

Goffa come una Metamorfomagus




'Crash!' echeggiò tra le pareti di pietra della cucina dei Black, in quel momento quasi deserta.
Tonks, un istante prima, aveva strappato a Molly il permesso di riporre i piatti lavati, gli stessi piatti ora schizzati in frantumi un po' ovunque.
“Tonks!” esplose Molly, allontanandosi rabbiosamente ciocche rosso fuoco da un viso ancor più acceso.
“Oh, mi dispiace!” gemette lei mortificata, le mani sospese come se stesse ancora reggendo i piatti.
Remus scansò le sedie spaiate che stava sistemando attorno alla tavola dove tenevano le riunioni dell'Ordine e raggiunse Molly. La donna era al limite, lui lo capiva: la Guerra Magica le aveva strappato i suoi fratelli e un nuovo conflitto, ormai alle porte, minacciava di sottrarle altri membri della famiglia. Una prospettiva straziante.
“Lascia che di questo ce ne occupiamo io e Tonks,” le propose gentilmente.
Molly lo guardò come se fosse impazzito.
Lasciare che lei...” iniziò, ma quando Remus le posò una mano sulla spalla prese un profondo respiro e disse, muovendo solo le labbra: “Mi fido di te.
Quando il suono dei passi di Molly per le scale svanì, Remus rivolse la propria attenzione a Tonks, che stava raccogliendo i cocci con nervosi movimenti della bacchetta. Provava a farli fluttuare fino a un grosso pentolone che aveva tolto dal gancio al soffitto, ma meno della metà dei frammenti centrava il recipiente.
“Dannazione!” sibilò tra i denti.
“Posso?” le domandò Remus, estraendo a sua volta la bacchetta.
L'espressione concentrata della giovane Auror si ammorbidì e lo sguardo, ora rivolto a lui, si fece penetrante.
Tonks era brillante e perspicace e Remus, che ne era segretamente affascinato, rifletté di nuovo sull'origine di quella goffaggine che le era di grande intralcio. Era come se fosse collegata in qualche modo che non riusciva a immaginare a...
“So esattamente a cosa stai pensando.”
Remus, strappato ai propri pensieri, ebbe un impercettibile sussulto.
“Lo sai?” le chiese lentamente.
“Certo. Sei un tipo sveglio, tu.”
Remus non represse un sorriso lusingato che, ne era certo, lei avrebbe giudicato molto sciocco.
“Vorresti chiedermi una cosa, ma te la fai sotto. Forza, Grifondoro, fuori il coraggio!” Tonks fece oscillare la bacchetta e un frammento aguzzo atterrò ubbidiente sulla testa dell'uomo.
“Forse...” ammise lui, afferrando il coccio e rigirandolo pensieroso nella mano.
In genere era lui a leggere le altre persone, un'abilità naturale e irresistibile che lo allontanava sempre più da se stesso, e che qualcuno lo capisse era una sensazione nuova ma non sgradevole. Tonks scivolò fin sotto il suo naso.
“Sono una tipa schietta e, se vuoi andare d'accordo con me, devi restituirmi il favore. Non ho quel problema che hanno in tanti, sai, il prendersi troppo sul serio...” roteò comicamente gli occhi.
“Quindi... cos'è che vorrei chiederti?” la pungolò Remus.
“Non fare lo scemo.”
“D'accordo, allora. Lo confesso: hai ragione. Ci rifletto da un po'...” alluse con un gesto al disastro che li circondava. “Tutto questo, ehm... trambusto, è collegato alle metamorfosi?”
Tonks annuì frenetica, era molto eccitata.
“Puoi scommetterci! Però ti avverto: per quello che ne so potrei essere l'unica Metamorfomagus dell'intero Mondo Magico,” disse con un certo orgoglio. “Non posso confrontarmi con nessuno. Perciò: pura esperienza personale, libero di non credermi.”
Remus, però, le credette e la questione catturò tutto il suo interesse.
“Qual è il nesso tra il tuo potere e la goffaggine?” volle sapere, troppo assorbito dalla questione per preoccuparsi di essere indiscreto.
“Se prometti di scrivere un libro su di me...”
“Non sono un...”
“... un esperto nella scrittura.” Lo imitò lei alla perfezione. “Come non lo sei in praticamente ogni cosa dell'universo: evocare Patronus, redigere rapporti, lanciare Caccabombe, insegnare, spostare le sedie, eccetera eccetera.”
“Troppo umile?”
“Macché umile, avresti bisogno di un po' di autostima. Perché sei forte, credimi. Comunque,” riprese tanto velocemente che Remus si chiese se non si fosse immaginato il complimento, “Quando mi trasformo dal mio punto di vista non è il mio corpo a cambiare... perché è come se fosse cieco, capisci? Non lo percepisco, svanisce. Il pavimento si avvicina se mi accorcio, o si allontana se mi allungo, nel mezzo sobbalza, e si inclina. Devo concentrarmi un sacco per fare quello che alle altre persone viene automatico. Questo caos non mi abbandona neppure quando sono in versione originale dalla punta dei capelli agli alluci.”
Tonks restò nell'eccitata attesa di un suo parere.
“Deve essere complicato gestirlo,” le disse, molto colpito. Quanta energia le doveva servire per dirigere un corpo-fantasma con la sola forza della mente!
“Lo è. Ma non ci rinuncerei per niente al mondo,” gli spiegò risoluta. “È quello che sono.”
Remus, turbato, ebbe l'impulso di stringerle una spalla, ma non si mosse.
“Sei molto più del tuo potere, Tonks,” le assicurò invece con calore.
Le sue parole, o forse l'intensità con cui le aveva pronunciate, l'ammutolirono. Quando si riprese, un lampo vispo le attraversò lo sguardo.
“Quindi tu non sei solo un lupo mannaro.”
Remus aggrottò la fronte.
“Io a quello rinuncerei immediatamente, se potessi.”
“Non rispondi che c'è altro, oltre alla licantropia?”
“E tu che non è l'essere una Metamorfomagus a definirti?”
Si fronteggiarono, braccia strette al petto e aria sostenuta, finché non resistettero più e scoppiarono simultaneamente a ridere.
“Okay, ora tocca a te. Rivelami i tuoi segreti!” ordinò Tonks.
“Mi sembra giusto,” acconsentì lui, sentendosi non solo libero, ma anche compreso e interessante, come raramente gli accadeva quando parlava della propria condizione. “A me capita l'esatto contrario di quello che succede a te. Con la luna piena percepisco il corpo e il mondo sotto forma di sensazioni: tutto è più reale e vivido, e ha un sapore e gli odori si moltiplicano...” tacque un istante, il solo rievocare i pleniluni era straordinariamente intenso. “È la mia mente a diventare cieca...” e ammise, con una certa riluttanza: “Questo, in un certo senso... a volte... è un sollievo.”
Tonks, che lo ascoltava affascinata descrivere quello che doveva sembrarle un altro mondo, fece per parlare, ma Remus la anticipò, aggiungendo scherzosamente: “So che mi trasformo in una bestia oscura e assassina e se confesso a un'Auror che un po' mi piace, quell'Auror potrebbe...”
“Ehi, ehi, frena! Non ti arresterò,” rise. “Per Merlino, non so come avresti potuto sopportare un milione di dolorose trasformazioni senza trovarci un lato positivo! Sono sorpresa perché pensavo che il lato positivo fosse che la licantropia per te è l'alibi perfetto quando qualcosa non va per il verso giusto... oppure ti va troppo per il verso giusto e vuoi scappare. Quello sì che ti spaventa da morire, eh?”
A Remus esplose un colpo nel petto che lo scosse da capo a piedi: Tonks aveva ragione? La risposta poteva essere solo affermativa, in caso contrario non avrebbe provato la sensazione di aver appena avuto una rivelazione.
“Dunque... lo faccio?” mormorò sconcertato.
“Un sacco, Remus, tipo così,” Tonks estese le braccia in tutta la loro naturale lunghezza e poi oltre, molto oltre, fino a toccare i lati opposti della cucina, rovesciando con la mano destra il contenitore dello zucchero e con la sinistra tre calici d'argento con lo stemma dei Black in rilievo.
“Oh, Merlino!” sbuffò, attirando a sé con un colpo secco le braccia che, come funi carnose, finirono per legarli in un bizzarro abbraccio.
Il tempo smise di scorrere quando, impacciati e divertiti, incrociarono gli sguardi e gli occhi di entrambi si inumidirono per un'emozione che Remus non seppe definire e che si protrasse finché Tonks non strizzò i propri per accorciare le braccia.
“Neppure io rinuncerei per nulla la mondo al tuo potere, sai?” le sussurrò Remus con voce più roca del solito. La situazione comica fu d'aiuto nell'esprime qualcosa che difficilmente si sarebbe lasciato sfuggire in un'occasione diversa.
Tonks gli diede un pizzicotto.
“A proposito di Metamorfomagus, se non vogliamo che Molly ci Schianti sarà meglio che ci rimbocchiamo le maniche,” disse raggiante, con un'espressione compiaciuta che Remus vide, ma il cui significato gli sarebbe sfuggito ancora per diverso tempo.






Ciao a tutti! Ho approfittato di un prompt offerto da Rosmary Weasley sul gruppo 'Caffè e calderotti' per scrivere il mio headcanon sui Metamorfomagus, ossia che la goffaggine è una conseguenza di questo raro potere. Per descrivere quello che prova Tonks mi sono ispirata ad alcune storie raccontate da Oliver Sacks nel libro “L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello”.

Spero che la storia vi sia piaciuta :-)

Fri









   
 
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