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Autore: Melpom    05/11/2020    0 recensioni
Cat è una neo-vampira che si risveglia nella foresta, appena dopo la sua trasformazione, circondata da tre corpi senza vita. Terrorizzata e spaventata viene salvata da Edward, grazie ad una visione di Alice. Il grande potere della ragazza, però, metterà in pericolo l'intera famiglia, richiamando l'attenzione dei Volturi e, in particolare, di un affascinante vampiro di nome William.
Dal Capitolo 11:
«Ti ho aspettata tanto, credo di riuscire ad aspettarti ancora per un po’». Edward continuava ad essere contrario a quel distacco, ma non voleva andare contro i desideri di Cat. Il problema principale, la cosa su cui aveva più dubbi e preoccupazioni, rimaneva William. Davvero poteva fidarsi di lui e lasciare che fosse lui a prendersi cura di Cat, per chissà quanto tempo?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Volturi | Coppie: Alice/Jasper, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 18.
 
“Il valore di un sentimento è la somma dei sacrifici che si è disposti a fare per esso”.
-John Galsworthy.
 
 
Cat aveva passato le prime settimane della sua prigionia isolata nella sua stanza. La lontananza forzata da Edward e dai Cullen la rendeva triste, mentre il fatto che fosse costretta a nutrirsi di innocenti che gridavano mentre lei affondava i suoi denti nella loro giugulare la faceva sentire costantemente sporca. La brava ragazza che era esistita fino a poche settimane prima era morta, una volta per tutte. Adesso era un mostro dagli occhi rosso sangue, che viveva reclusa in un palazzo, proprio come il Conte Dracula, di cui aveva letto e sentito parlare durante i tempi del liceo.

Solo William le procurava dei momenti di gioia, sebbene non durassero a lungo.

Le faceva visita tutti i giorni e parlavano per ore, ma quando lui le suggeriva di fare una passeggiata, per prendere una bocca d’aria nel cortile interno del castello, lei rifiutava sempre: non voleva incontrare nessuno e non sentiva di meritarsi neppure quel briciolo di felicità. Meritava, invece, di rimanere rinchiusa in una bara, a essiccare lentamente.

Durante una lunga notte di pioggia, Cat era seduta di fronte alla finestra, mentre William le leggeva il romanzo “Uomini e Topi” di John Steinbeck ad alta voce.

Il libro era molto bello, ma, visto che lo aveva già letto, non gli stava prestando molta attenzione: era più concentrata a studiare nei minimi dettagli le gocce di pioggia che correvano veloci sul vetro della finestra. Le sue mani erano appoggiate al vetro, che percepiva fresco come la sua pelle. Sorrise. Sono di vetro, si trovò a pensare. Fragile, ma affilata.

«Lennie ascoltò le sue parole con ammirazione e agitava un po’ le labbra…». William stava ancora leggendo con il suo tono di voce chiaro e rilassante, quando qualcuno bussò con vigore alla porta della camera di Cat.

La vampira, veloce come il vento, andò immediatamente ad aprire e, con sua sorpresa e spavento, si trovò di fronte af Alec e Jane o, come li aveva soprannominati lei, i due fratelli demoniaci.

«Aro vuole che tu lo raggiunga immediatamente nella sala grande». Disse Jane, guardando con espressione incuriosita e divertita all’interno della stanza, soffermandosi sulla figura di William. «Vuole vedere anche te». Aggiunse subito dopo, indicandolo.

William fu subito accanto a Cat, desideroso di proteggerla, anche se sapeva che Jane, almeno in quel preciso momento, non aveva intenzione di farle del male, poiché metteva i desideri e gli ordini di Aro sempre al primo posto.

«Arriviamo subito». Rispose William, spostando gli occhi su Cat, che lo stava già fissando con un’espressione preoccupata dipinta sul volto.

«Beh, non perdete tempo!». Disse Jane, prima di voltarsi e andarsene.

«Ad Aro non piace aspettare». Aggiunse Alec, con un tono di voce minaccioso, prima di seguire la sorella verso il lato opposto del corridoio.

William e Cat rimasero nuovamente da soli.

Cat si stava mordicchiando nervosamente il labbro inferiore, agitata dall’idea di doversi trovare di nuovo faccia a faccia con il mostro che l’aveva fatta rapire e che la teneva ancora oggi in ostaggio.

«Cosa pensi che voglia da noi?». Domandò con la voce che le tremava. Non vedeva Aro dal giorno in cui era giunta a Volterra e non ne conservava assolutamente un bel ricordo.

William si strinse nelle spalle. «Non ne ho la più pallida idea». Ed era la verità: sapeva che prima o poi Aro gli avrebbe dato dei nuovi ordini su come agire o su cosa fare con Cat, ma non capiva perché dovesse parlare personalmente con quest’ultima. A meno che non le servano i suoi poteri, pensò, senza però esprimere i suoi pensieri ad alta voce, per non spaventare la ragazza.

«In ogni caso ci conviene andare subito, non voglio incontrarlo arrabbiato». La vampira era evidentemente rimasta sconvolta dal loro ultimo incontro e William, per rassicurarla e trasmetterla un po’ di forza, le strinse la mano, seguendola poi verso la sala grande, dove Aro attendeva entrambi.

Quello che né Cat né William potevano in alcun modo immaginare, era che Aro non si trovava da solo: oltre a Jane, Alec e Felix, nella sala c’erano anche Carlisle ed Edward, che erano stati appena fatti entrare nel castello, guidati da due membri del clan di Aro.

Quando William entrò per primo nella sala e notò la figura slanciata e familiare di Edward, si fermò di scatto, come se fosse stato scoperto con le mani nel sacco. Sempre d’istinto, strinse ancora con maggiore intensità la mano di Cat.

Cat, minuta alle sue spalle, era troppo concentrata su Aro per notare, con altrettanta rapidità, la presenza di Edward.

«Cat!». Esclamò Edward, esplodendo di gioia non appena i suoi occhi intravidero la figura e i capelli lunghi della ragazza sbucare da dietro le spalle di William. Non gli importava che i due si stessero tenendo per mano, non gli importava che Aro, da quando li aveva ricevuti, non avesse ancora pronunciato una parola che non fosse “salve” e non gli importava neppure che gli occhi di Cat fossero cremisi. Gli importava solo che lei fosse lì e che stesse bene.

Quando Cat sentì chiamare il suo nome, il suo corpo si protese istintivamente verso quello di Edward: voleva correre e saltargli tra le braccia, ma era spaventata. Aveva il terrore che qualsiasi gesto facesse sarebbe andata contro alla volontà di Aro e preferiva che Edward non provasse mai il dolore che Jane era in grado di provocare.

Edward non fu altrettanto attento e, preso dalla smania di riaverla tra le sue braccia, le corse incontro, ma, a metà della sua corsa, fu interrotto proprio da quello di cui Cat aveva paura: il potere di Jane.

L’espressione sul volto del vampiro si trasformò in un attimo in una smorfia di agonia, mentre la sua mente e il suo corpo venivano colpiti da un dolore lancinante.
Cat gridò, sorpassando William e correndo in soccorso del suo amato.

«Stai lontana da lui». Le disse Aro, con voce decisa e, malgrado lui non condividesse il suo stesso potere, era comunque nella posizione di poterla manovrare a suo piacimento e così Cat si fermò, ancora prima di aver compiuto qualche passo.

Edward, accecato dai poteri di Alec e torturato da quelli di Jane, non riuscì a capire niente di quello che stava accadendo intorno a lui. Per un attimo, disorientato, si chiese se fosse mai davvero giunto a Volterra o se avesse davvero visto Cat o se, invece, fosse stato tutto un semplice sogno.

«Aro, per favore. Non siamo venuti qui per combattere o in cerca di violenza». Esclamò Carlisle deciso, mantenendo il suo solito tono di voce pacato, anche se dentro era tormentato dalla paura per le sorti del figlio.

Aro fece un semplice cenno a Jane e Alec e, all’istante, le pene di Edward cessarono.

«Scusa l’accoglienza burbera, Carlisle, ma temo che entrambi ci troviamo in posizioni alquanto scomode». Gli sorrise, fingendosi dispiaciuto di quella situazione. «Posso chiedervi perché siete venuti qui, esattamente?».

Carlisle ricambiò il suo sorriso, divertito da tutti quegli inutili convenevoli. «Non voglio risultare accusatorio, Aro, ma la compagna di mio figlio, Catherine». Mentre parlava indicò la ragazza che, nel frattempo, era tornata al fianco di William, chiedendosi come sarebbe stato giusto comportarsi. «E’ scomparsa più di due settimane fa e, grazie ad una visione di mia figlia Alice, abbiamo scoperto che si trovava qui con voi». Carlisle, per evitare di creare una situazione di conflitto, aveva preso il discorso alla larga, evitando di accusare i Volturi di qualsiasi cosa.

«Come hai potuto constatare tu stesso è qui con noi, effettivamente». Aro la indicò, lanciandole un grande sorriso, come se i due fossero in buono rapporti. Cat sostenne il suo sguardo, impassibile e silenziosa e fu estremamente grata a William quando lui le cinse la vita e la strinse a sé: adesso si sentiva un po’ più al sicuro.   

«Mio figlio vorrebbe riportarla a casa con noi, Aro». Non c’erano altri modi per dire la verità o per ottenere ciò che volevano, anche se Carlisle non era più così sicuro che sarebbero riusciti nel loro intento.

Per tutto il tempo in cui parlarono, Cat non riuscì a distogliere gli occhi da Edward e lui da lei, anche se si stava riprendendo ancora dal dolore alla testa che Jane gli aveva procurato poco prima.

«Credo che questo dovrebbe deciderlo Catherine, dico bene?». Chiese Aro, facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi a lei. Cat, dopo aver lanciato un’occhiata preoccupata a William, obbedì e si posizionò accanto al vampiro, che stava comodamente seduto sul suo pseudo-treno da Re dei vampiri. «Io sarei molto deluso e affranto e non vorrei proprio che la dolce Caterina ci lasciasse, ma se lei proprio vuole…può decidere per se stessa». Cat comprese perfettamente la messinscena che Aro aveva creato per sbarazzarsi dei Cullen al più presto: se lei avesse deciso di lasciare i Volturi, sarebbe andata contro la volontà di Aro e, di conseguenza, William avrebbe fatto una bruttissima fine. O, in ogni caso, Jane e gli altri Volturi avrebbero distrutto i Cullen.

Strinse le mani a pugno, cercando di scaricare tutta la sua frustrazione in quel piccolo gesto: se non voleva che venisse fatto del male alle persone che amava, avrebbe dovuto tenere il gioco ad Aro.

Guardò Edward dritto negli occhi, con sguardo impassibile, anche se dentro il suo cuore si stava spezzando dal dolore: doveva mandarlo via, per proteggerlo, prima che Aro la costringesse ad usare i suoi poteri anche su di lui.

«Non voglio tornare a casa con voi, mi dispiace». Disse decisa, scoprendosi un’attrice migliore di quella che credeva di poter essere. «Io desidero rimanere qui con William e i Volturi». Nel parlare spostò gli occhi su William, sorridendogli. Ogni parola le costava tutta la forza che aveva, ma per salvare i Cullen e, soprattutto Edward, avrebbe fatto questo e molto altro.

«Cosa?». Esclamò Edward, sconvolto. Non riusciva neppure a capire le parole della ragazza. Cosa voleva dire che voleva rimanere lì? Sapeva che era stata rapita e sapeva anche che lo amava. Deve amarmi, pensò il ragazzo disperato.

«Cara Caterina, sono così felice di ciò che hai detto». Strinse la mano della ragazza, sfiorandole delicatamente il palmo della mano. Cat rabbrividì, ma cercò di nasconderlo. «Però mi dispiace così tanto di vedere il giovane Edward così distrutto da questa notizia…». Aro si voltò verso Cat, fissandola con un sorriso sadico stampato sulle labbra rosse e sottili. «Perché non chiedi ad Edward di unirsi a noi?».

Dopo aver udito quelle parole, Carlisle fu preso dal panico e, per un attimo, pensò che avrebbe attaccato Aro, ma poi si trattenne, poiché Catherine non sembrava d’accordo con la volontà di Aro.

«Edward non ha più i suoi poteri! Sono stata io a toglierglieli e non sono in grado di restituirglieli. Quindi non ha motivo di rimanere qui». L’ho salvato, pensò Cat, felice e fiduciosa per la prima volta dopo tanto tempo.

«Oh, che peccato». Fu l’unica risposta di Aro che, poi, si strinse nelle spalle. In realtà Aro era già a conoscenza di quest’informazione, ma voleva testare la fedeltà della ragazza e capire quanto fosse in grado di rischiare per gli altri. «Allora credo che ci possiamo tutti salutare».

Edward, preso dalla disperazione e dal terrore che quella sarebbe stata davvero l’ultima volta che avrebbe visto Catherine, le corse di nuovo incontro, stringendola forte tra le braccia. Ancora prima che Jane o Alec potessero attivare i loro talenti, Cat lo spinse a terra, lontano da lei. «Torna a Forks». Gli ordinò, utilizzando il suo potere, prima che Edward finisse ucciso per mano di Felix o di qualche altro scagnozzo dei Volturi.

A quel punto Edward, controvoglia e con il cuore ormai morto, si alzò in piedi e se ne andò, seguito da Carlisle, che era preoccupato più che mai per il figlio.

«Sei una vampira straordinaria, Caterina! E infatti faremo solo cose straordinarie assieme». Le disse con sincero orgoglio Aro, prima di lasciare il salone.

Quando rimasero soli, William raggiunse Cat che, nel frattempo, si era lasciata cadere in ginocchio sul pavimento e aveva cominciato a piangere tutte le lacrime che non poteva versare.

«Sei stata molto coraggiosa e altruista». Le sussurrò William, chinandosi accanto a lei per stringere tutto il corpo al suo. «Ancora una volta mi hai risparmiato la vita e io neppure me lo merito». Se solo sapesse che tutto questo è colpa mia, sarei già cenere. Pensò William che sapeva, egoisticamente, di non aveva alcuna intenzione di perderla, non proprio adesso che era sempre più vicino a conquistarla e ad averla tutta per sé per l’eternità.

Il pianto di Cat continuò a lungo ed i suoi singhiozzi erano così intensi e forti che non riuscì a pronunciare neppure una singola parola per quasi un’ora.

Alla fine, quando riuscì a calmarsi, il suo volto divenne impassibile. Per tutto quel tempo William le era rimasto accanto, in silenzio, perché non poteva dire né fare niente che l’avrebbero fatta sentire meglio.

«Sono così stanca». Fu la prima cosa che disse Cat, dopo un suo lungo silenzio interrotto solo dai lamenti che le sfuggivano incontrollati dalle labbra.

«Ti aiuto ad alzarti, così posso portarti in camera tua». William desiderava essere capace di far cadere in un sonno profondo, in modo che potesse, anche solo per qualche ora, staccare la mente da tutto ciò che le era accaduto.

Aveva pianto tanto a lungo perché aveva realizzato la verità: non avrebbe mai più rivisto Edward, non sarebbe mai tornata a Forks e, soprattutto, sarebbe rimasta in quel palazzo per sempre. Era questa la sua vita adesso, fatta di sangue e di ordini da rispettare.  
Il pianto era un gesto per dire addio a tutto ciò a cui teneva e voltare pagina, perché era stanca di soffrire ogni giorno, stanca di rinunciare e di sacrificarsi. Era tipo di spegnere ciò che aveva provato fino a quel momento e abbracciare ciò che il futuro le riservava, anche se non era di certo il futuro che avrebbe voluto.

Così, più sicura della prima volta, afferrò William per un pezzo della giacca e lo baciò, con tutta la passione che il suo corpo aveva sempre provato e che la sua volontà e la sua mente avevano cacciato via.

William non esitò neppure un attimo e, con estrema delicatezza, ricambiò il suo bacio: non le importava se si stesse approfittando di lei e del suo momento di debolezza, sapeva di dover prendere tutto ciò che lei gli avrebbe concesso.

«Andiamo nella mia stanza». Gli sussurrò Cat sulle sue labbra, senza allontanare le loro bocche. Sentiva il corpo che le bruciava dal desiderio e, proprio come quando aveva bevuto il sangue umano per la prima volta, sentiva di essere di nuovo viva e giusta. Stava forse facendo qualcosa di male? Edward era perso per sempre e, in ogni caso, non meritava neppure di sognarlo.

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NOTE DELL'AUTORE: ecco un nuovo capitolo! Spero vi piaccia e fatemi sapere le vosre impressioni su Catherine. 
  
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