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Autore: Anicemirto    21/08/2009    3 recensioni
HidanxKurenai,no OOC,no bimbominkiata. Soffrire per la morte della persona amata può essere un colpo tanto duro da indurre alla follia.
Diventare l'ombra di se stessi è più facile di quanto sembri.
Se non si ha niente da dire non si recensisca in alcun modo,se volete leggerla bene,se lo fare solo perchè non avete niente di meglio da fare non mi interessa.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Kurenai Yuhi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Atto primo:

L’ombra

 

 

Le tende si spostarono con un leggero frusciare,accarezzate di un vento caldo.

Ascoltò in silenzio quel suono leggero che prepotentemente le soffiava nel suo orecchio. Teneva gli occhi spalancati,attenti ad ogni minimo movimento nell’oscurità di quella stanza,che oramai le sembrava così vuota…a dir poco opprimente.

 

-Perché?- chiese con un filo di voce,non sapeva neanche lei con chi stesse parlando,non sapeva se quell’ombra dietro di lei esistesse o se fosse solo un macabro scherzo della sua mente confusa. –E tu perché me lo chiedi?- rispose lui,il suo interlocutore misterioso…l’ombra. Lei non riuscì a farsi venire in mente una risposta adeguata. In quanto lei stessa non aveva idea del perché continuasse a chiederselo,a chiedere agli altri una spiegazione…l’ombra stessa non ne sapeva il perché,troppo presa a crogiolarsi nel suo egocentrismo per poter pensare ai sentimenti altrui.

O almeno questa era l’opinione che si era fatta lei vedendolo sempre così distaccato di fronte alle sue domande,come perso in un mondo di sue elucubrazioni,lontano dalla realtà circostante.

Era strana l’ombra,decisamente un tipo inquietante…ma del resto lei stessa si era resa conto della sua ormai pazzia latente. Non era più la donna di un tempo,stava diventando a sua volta un ombra…ormai la sua figura non era che il riflesso oscurato e opaco della persona che era stata.

Si riscosse dai suoi pensieri sentendo le mani di lui farsi più audaci. Le stava accarezzando la coscia,risalendo fino all’inguine,per poi fermarsi nel punto che più gli interessava. Lei si limitò a chiudere gli occhi e a pensare che quell’ombra aveva un tocco fin troppo reale per essere un illusione.

 

 

Atto secondo:

Come nasce un’ombra

 

 

Kurenai poteva essere definita una donna solare e intelligente. Era riuscita a ricoprire una carica che alle donne di solito era preclusa,un po’ per una reale debolezza congenita nel fisico femminile,un po’ per il sessismo di chi era al potere. Certo,adesso le cose erano cambiate,l’Hokage era una donna e quindi tutti gli iniziali luoghi comuni e dubbi erano stati leniti alquanto. Ora stavano iniziando ad esserci decisamente più ragazze arruolate nelle file dei ninja che non uomini.

Da un lato Kurenai amava vedere come le cose stessero velocemente cambiando,ormai le donne non erano viste solo come ninja medici ma anche come combattenti eccellenti,e questo portava molte delle giovani kunoichi al volersi migliorare sempre di più,lottando con un vigore sempre maggiore per poter portare avverare le proprie aspirazioni. D’altro canto era arrabbiata,non capiva perché si era sempre ridotta al dover lottare contro continui scherni e un continuo sminuire delle sue capacità,tutto questo solo perché all’apparenza il suo corpo sembrava più fragile di quello di un uomo. E purtroppo tali sgradevoli derisioni non erano perpetrate solo dai maschi,ma anche dalle poche donne come lei,che un po’ per l’invidia quasi congenita del gentil sesso (che in tal caso di gentile dimostrava di avere ben poco) un po’ per la paura di essere spodestate dalle loro posizioni (raggiunte con così tanta fatica),continuavano ad escluderla a loro volta. Così,per tutta l’accademia ninja,Kurenai si ritrovò completamente da sola,senza una sola persona che la incoraggiasse ad andare avanti per raggiungere gli obiettivi che si era prefissa.

Quindi non riusciva ad accettare appieno di vedere come alle nuove generazioni fosse tutto dovuto,ormai le kunoichi abbondavano,la loro forza era apprezzata e stimata di continuo. Non capiva perché la vita le avesse precluso così tante cose mentre a molte altre persone non faceva che donare.

 

Nell’ultimo periodo questo suo rancore si era fatto sempre maggiore,nel sapere come il suo corpo sarebbe cambiato a causa della gravidanza. Nel sapere che dentro di lei c’era una vita che si stava nutrendo di lei,che viveva per lei,si sentiva oppressa da un peso che sentiva gravare sulla schiena. Spesso,durante la notte,questo peso non le permetteva di addormentarsi,cosa per lei diventava fonte di ulteriori frustrazioni. Difatti durante le notti insonni si ritrovava a pensare a molte cose che di solito non le passavano neanche per la testa. Innanzi tutto il suicidio.

 

La morte di Asuma era stata un duro colpo,e per quanto ci fossero molte persone attorno a lei che cercavano di aiutarla,sentiva nelle attenzioni degli altri una compassione così grande da urtarla. Tutti la trattavano come una povera vittima,tutti non facevano altro che andare da lei per sussurrare frasi fatte ed esprimere rancori che molto spesso non riguardavano neanche la sua situazione.

Tutto questo insieme di situazioni aveva portato la creazione dell’ombra.

 

Inizialmente la luce scontrandosi contro un ostacolo ne riflette la fisionomia nell’ambiente circostante,spesso deformandola di poco.

Ecco,la luce inizialmente c’era,ma era ritenuta così scontata che lei neanche si era accorta di quella presenza oscura creata dall’esteriorità della sua persona. Di conseguenza,quando la luce arrivò a mancare a causa delle numerose circostanze spiacevoli,Kurenai si ritrovò da sola con quel riflesso misterioso che la proiettava su mura e pavimenti.

Stava diventando l’ombra di se stessa solo a causa di un insieme di eventi sfortunati che continuavano ad abbattersi impietosamente su di lei.

Ma era anche vero che molte persone divenivano ombre solo per propria mano.

 

Una di queste era quella che le stava facendo visita da due giorni all’incirca. Non si era presentato,non aveva detto una parola. Era arrivato con un soffio di vento.

E come un soffio di vento le si era insinuato dentro,continuando a rimbombarle all’interno.

 

 

Atto terzo:

Come nascondere la propria ombra

 

 

In realtà l’ombra non è una cosa che si possa occultare così facilmente. E’ difficile mostrare agli altri solo la facciata luminosa di noi stessi. Molti non riuscendoci si arrendono,si chiudono in se stessi e pretendono che gli altri si dimentichino di loro. E il restare soli non fa che acuire la loro sofferenza,e non provoca altro che un ingrossamento della loro ombra che lentamente inizia a divorarli.

 

Kurenai andava spesso al cimitero,onorava l’uomo che aveva amato con costanza. Parlava alla lapide con una sincerità disarmante,probabilmente se l’incenso su quella tomba avesse potuto parlare avrebbe potuto raccontare cose insospettabili ad occhi ed orecchie di tutti.

Le spirali d’incenso sapevano dell’ombra,e come a voler rincuorare la donna le si avvolgevano attorno,le impregnavano vestiti e capelli con il loro profumo inebriante. E quando Kurenai usciva dal cimitero e si dirigeva a fare altre commissioni,notava come molti si girassero nel sentire quell’odore. Chi la conosceva sorrideva amaramente non sapendo bene come reagire a quel presagio di una morte così semplice da ottenere,così difficile da accettare.

L’unico che non reagiva in tal modo a quel profumo era l’ombra. La prima volta che l’aveva sentito lo aveva respirato a fondo,direttamente dai suoi capelli per poi sussurrarle nelle orecchie parole che mai si sarebbe aspettata di sentire. L’ombra non aveva il minimo pudore,al contrario contrastava ogni possibile resistenza da parte di lei. La sua voce riusciva a risvegliare in lei sentimenti che dopo la morte di Asuma si era ripromessa di dimenticare almeno per un determinato periodo.

 

Strano a dirsi,ma in un certo senso l’ombra la stava aiutando in qualche modo a cancellare la propria frustrazione. Con la sua presenza quel nuovo elemento di avvilimento ne scacciava altri. Un ombra che ne scacciava un’altra.

Kurenai non smise comunque di andare al cimitero,neanche nel periodo in cui quell’ombra violenta e blasfema l’andava a trovare durante la notte. Alcuni potrebbero pensare che lo facesse per la consolazione dell’incenso o per scusarsi con il fidanzato,ma in realtà lo faceva per mostrarsi sempre uguale agli occhi degli altri. Non voleva che nessuno sospettasse quello che stava accadendo.

 

Kurenai sapeva che era stata l’ombra ad uccidere il padre di suo figlio. Però non si espresse mai in proposito con essa,preferiva che il loro rapporto rimanesse uguale.

Provocazione,insinuazione,consolazione,scaccia-ombre.

 

Nessuno sospettò mai di nulla.

 

 

Atto quarto:

Cosa piace alle ombre

 

 

Kurenai stava iniziando ad apprezzare molte cose che prima non immaginava di poter arrivare a conoscere.

Innanzi tutto le piaceva la solitudine,in quel periodo più che mai,tollerava solo due compagnie. Shikamaru e l’ombra. Il primo (come anche il secondo) si mostrava restio al parlare di Asuma,preferiva tirarla su con racconti,aneddoti e distrazioni di vario tipo. La maturità di quel ragazzo inoltre lo faceva sembrare assai più grande,e ciò le permetteva di parlare con lui senza remore di alcun tipo. Lui ascoltava pazientemente introducendo nel discorso molte delle sue opinioni,e questo le faceva molto piacere.

 

Le dispiacque venire a conoscenza che lui e l’ombra non erano in buoni rapporti.

 

L’ombra invece non ci metteva impegno,non pretendeva di darle alcun tipo di conforto,ne desiderava compiacerla in alcun modo. I loro discorsi si limitavano a poche frasi sussurrate a mezza bocca,di cui la maggior parte riguardavano un dio carnefice che l’ombra tentava in ogni modo di farle apprezzare.

Kurenai avrebbe anche potuto apprezzare i precetti di una religione assurda come quella dell’ombra,ma c’era qualcosa,probabilmente la sua coscienza,il sapere che quello che l’ombra predicava era definito sbagliato dai più. Lei sentiva che dentro di lei avrebbe anche potuto accettare quella sete di sangue,quel desiderio di rivalsa celato dietro atti violenti e all’apparenza ingiustificati,ma il pensiero di ciò che avrebbero potuto pensare gli altri,di quella pulce nell’orecchio che ti si infiltra dentro quando sei piccola e gli altri tentano di spiegarti il concetto di bene e male. Il pensiero dei mille rimproveri che le avrebbero fatto la sua coscienza dilaniata dai rimorsi e gli altri,disgustati per la sua debolezza…tutto questo la faceva desistere dall’ascoltare le parole dell’ombra.

 

Si limitava a farlo azzittire cercando solo il suo corpo.

 

Quello che più amava dell’ombra erano le labbra. Calde,umide e ammorbidite dalla saliva procurata dalla miriade di baci che si scambiavano (e che probabilmente lui scambiava con molte altre donne oltre a lei). Le amava anche quando non erano direttamente a contatto con il suo corpo,le amava per quella loro capacità di far fuoriuscire parole sussurrate con una cadenza che aveva sempre un che di seducente. Quando lo sentiva parlare a bassa voce,sullo stipite della porta o sul davanzale della finestra,le sembrava di poter analizzare ogni parte del suo essere,dal fisico fino allo spirito.

Le corde vocali  vibranti,la lingua che lentamente scivolava sul palato,batteva contro i denti,umettava le labbra  e che infine la cercava. Sul collo,sulla bocca,sui seni. Il respiro che inizialmente era appena affannato per un evidente corsa,che si calmava dopo poche parole,che si tramutava in sospiro di fronte alle sue domande poste in mezzo alle lacrime,che ritornava affannoso quando finiva di rispondere alle domande per passare a quello per cui era venuto. Le mani che inizialmente si accingevano a bussare a porte o finestre che però venivano aperte ancora prima che lui potesse sfiorarle,che gesticolavano di tanto in tanto per esprimere concetti infervoranti e che alla fine,come ogni altra parte del suo corpo,andavano a fondersi con lei. Due ombre fuse per crearne una sola distorta.

 

L’unica cosa dell’ombra che turbava Kurenai era una: il suo animo torbido,che ad ogni contatto sembrava avvelenarla sempre di più.

 

 

Atto quinto

La maturità di un’ombra già formata

 

 

Probabilmente anche l’ombra stessa aveva dei gusti particolari. Era una persona sola,più sola di lei probabilmente,una creatura che aveva preferito buttarsi dietro la propria vita per costruirsene una senza legami. Un essere meschino,senza pudori e senza il minimo rispetto per la vita altrui. L’ombra poteva vantare di aver raggiunto una cosa che si chiama indipendenza affettiva. All’ombra non importava di essere disprezzato da tutti,in quanto lui stesso disprezzava gli altri ritenendoli insulsi alla stregua di meri riti sacrificali. Lui riusciva a compiacersi da solo,era in grado di godere della benedizione del suo dio,poteva vivere anche solo pensando al meraviglioso dono che gli era stato concesso.

 

L’immortalità ti rendeva in grado di rinunciare all’affetto per gli altri. Del resto che senso avrebbe stabilire un legame con qualcuno che presto o tardi sarai costretto a lasciare?

 

Lui non avrebbe mai avuto pace,quando gli altri avrebbero abbandonato le loro spoglie mortali per ottenere qualcosa di diverso una volta morti,lui avrebbe potuto solamente restare sulla terra e predicare per il dio che lo aveva graziato (o forse maledetto?) con quell’incredibile dono. Se lui era un’ombra era solo perché aveva deciso lui stesso di diventarlo,non c’era stato nessuno a dirgli di vivere a quel modo. Nessuno lo aveva obbligato a rinunciare a tutti i suoi rapporti umani per intraprenderne uno solo nei confronti di se stesso e di un dio che (forse) neanche esisteva!

 

C’è anche da dire,però,che non c’era stato nessuno a tentare di farlo desistere dai suoi propositi.

Era nato e vissuto come in seguito sarebbe morto…in solitudine. Una solitudine che nei primi anni della sua vita era stata camuffata con numerose attenzioni da parte di chi gli viveva attorno,in realtà erano stati in pochi a costruire con lui qualcosa di più profondo,per poi abbandonarlo una volta trovato qualcosa di più proficuo su cui investire attenzioni. In un certo senso anche l’ombra aveva fatto la stessa cosa,finendo per essere fagocitato dall’essenza stessa del suo disagio.

 

 

Atto sesto

Conversazioni tra un ombra che inizia a divorare ed una che è già sazia

 

 

Provocazione:

 

-Buonasera.-

-Salve…-

-Mi aspettavi,vero?-

-Vorrei poterti dire di no,ma sarebbe stupido negare.-

-Ebbene,posso entrare o devo restare qui fuori?-

-Se ti dicessi che non puoi?-

-Me ne andrei,ma dubito che lo farai!-

-Credi di conoscermi così bene?-

-Quante domande…allora me ne devo andare?-

-No,entra.-

-Come stai?-

-Credevo di stare bene,ma adesso che ti vedo mi sento molto peggio…-

-Dovrei esserne lusingato? O dovrei sentirmi in colpa?-

-…nessuna delle due cose,dipende solo da me,tu non sei che uno dei tanti motivi per i quali mi sento così…-

-Stasera sei più giù del solito,è dovuto ad un qualche evento particolare?-

-…Non credo,comunque non trovi odioso tutto questo insieme di domande? Stiamo riempiendo l’aria con parole così stupide da risultare irritanti!-

-Già! Perché cazzo stiamo perdendo tempo in questo modo,cercando di riempire il silenzio con curiosità sui nostri reciproci stati d’animo? Perché non andiamo sul letto e la facciamo finita?!-

-…Il tuo sarcasmo è fastidioso.-

-E tu sei solo un’acida! Come caspita faceva quel tizio a sopportarti?-

-Sta zitto…-

-Perché dovrei? Cosa fai se non la smetto di parlare? Mi tappi la bocca usando la lingua eh?-

-…fuori da qui…-

-Oh,un kunai,che paura!-

-Vattene,subito.-

-Come desidera…ma tanto tornerò domani.-

-Non mi interessa,non ti aprirò!-

-Sai benissimo che non potrai resistere.-

-…-

 

[…]

 

Insinuazione:

 

-Buonasera!-

-…-

-Siamo proprio euforici oggi! Come mai mi tieni il broncio?-

-…-

-Ah,ho capito! Ti senti in imbarazzo per l’avermi aperto nonostante l’altro giorno avessi detto che non l’avresti fatto!-

-…-

-…Non è così?-

-Perché ieri non sei venuto?-

-Ahn,è per questo allora! Non sarai mica gelosa?-

-Non è gelosia la mia,sono solo stufa di questo tuo atteggiamento,credi di poter arrivare qui a dettare legge e parlarmi con quel tono da stronzo come se niente fosse?-

-Oh,sei arrabbiata…ah beh,allora penso che dovrò farmi perdonare…-

-…-

-…-

-Hai mai pensato all’aborto?-

- …-

-Ok…meglio per me,non devo usare alcuna precauzione,tanto il danno è già fatto…-

-Chi ti dice che stasera sarà come le altre volte?-

-Il semplice fatto di averti baciata e dell’averti vista rabbrividire quando sono arrivato…-

-E se fossi rabbrividita dalla paura?-

-Tu non hai paura di me Kurenai. Tu hai paura di pochissime cose,una di queste è l’essere sola…quindi io sono qui per farti passare questo timore.-

-No,tu sei qui solo perché altrimenti non avresti niente di meglio da fare!-

-Dammi retta,ho più impegni di quanto tu non creda. Il primo è l’andarmene il più lontano possibile da qui…-

-Eppure continui a tornare...-

-…Non ti ho ancora detto qual è il mio secondo interesse…-

-…?-

-Correre avanti e indietro dal mio nascondiglio fino a questo villaggio pidocchioso per fare sesso con te.-

 

[…]

 

Consolazione:

 

-Oggi piangi.-

-Sì!-

-Perché?-

-Mi fa male la schiena…-

-…Vuoi un massaggio?-

-Non sorridere in quel modo,mi da fastidio la tua espressione.-

-Ti inquieto!-

-In parte…I tuoi occhi soprattutto…-

-Detto da una con gli occhi rosso sangue non è obiettiva come cosa!-

-…-

-Che c’è? Perché mi guardi così?-

-Hai una strana risata.-

-E’ la risata di chi ride per finta.-

-per finta?-

-Ho dimenticato come si ride per davvero…-

 

[…]

 

Scaccia-ombre

 

-‘Sera!-

-Come mai quello squarcio sul petto?-

-Ho avuto problemi con il mio compagno di squadra…ha scoperto dove vado tutte le notti…-

-Il tuo compagno di squadra ha spesso reazioni di questo tipo?-

-Spesso…è peggio! Ah,ma non preoccuparti per lui…non potendo uccidermi può solo limitarsi alla tortura…e di certo non mi dispiace come cosa…-

-Sei un deviato…-

-Lo so!-

-…-

-Sono lieto di constatare quanto tu stia diventando simile a me.-

-Io invece ne sono spaventata.-

-Non è tanto male in fondo…-

-Inizio a sentirmi diversa dopo ogni volta che ci vediamo…-

-E’ la paura di diventare come me che ti sta facendo cambiare-

 

[…]

 

Improvvisazione:

 

-Sei un assassino…-

-E tu sei una vedova…siamo fatti l’uno per l’altra! Siamo legati dalla morte in maniera estremamente salda non trovi?-

-…la morte ci lega adesso come ci separerà in futuro…-

-Perché? Credi che in futuro il nostro “rapporto” potrebbe continuare?-

-…non ho detto questo…-

 

[…]

 

-…come ti chiami?-

-Ah,dimmi tu un nome!-

-Ombra.-

-…!-

-Hai proprio un modo odioso di ridere…-

 

 

Atto quinto

Dove questo breve spettacolo si accinge a concludersi

 

 

 

La notizia della loro scomparsa era arrivata come un fulmine a ciel sereno.

Solo che nel caso di Asuma era stata una cosa del tutto inaspettata. L’ombra sapeva di averla mandata a morire senza avvertirla. Probabilmente lo aveva fatto come una sorta di vendetta,senza però premeditare la cosa o essere realmente convinta delle proprie azioni. Aveva sofferto per la morte del suo compagno,sapeva di essere stata solo il debole giocattolo sfruttato da quel entità maligna,. Però tutti gli avvenimenti accadutile fino a quel momento erano stati così effimeri,impalpabili e irreali da sembrarle solo un sogno. Forse era stato in quello stesso stato di cose che aveva visto l’ombra andarsene via per non tornare più.

Non ci aveva pensato neanche tanto,era una di quegli avvenimenti che dovevano succedere con leggerezza,così come il rimanere incinta e il venire ad apprendere della morte dell’uomo che amava. Doveva succedere,le cose andavano lasciate così come erano. Lei avrebbe continuato a piangere per tutto il giorno pur sapendo che nulla sarebbe potuto cambiare,e che in effetti le sue lacrime erano ingiustificate.

L’ombra aveva ucciso una persona importante. Meritava di morire.

Però pianse lo stesso.

 

Madre

Terra

La conclusione di questo spettacolo

 

 

Mentre nel suo corpo si stava sviluppando una vita (o forse solo un’altra ombra?) la terra ne stava custodendo due che ormai non potevano più definirsi tali.

La sensazione di calpestare il suolo,contenente migliaia di cadaveri in composizione,prima non l’aveva mai toccata,ma ora ad ogni passo cercava di percepire l’energia contenuta sotto i suoi piedi,nel terreno sapeva che ristagnava qualcosa. Qualcosa di putrido e sgradevole. La terra era un simbolo di fertilità,più di una volta da bambina Kurenai si era soffermata a guardare i campi attorno a Konoha,spesso li aveva anche attraversati a piedi,godendo l’energia vibrante contenuta nel terreno e nelle piante che crescevano direttamente da essa.

Ora invece sapeva come la terra potesse essere un presagio di morte,il simbolo di quello che iniziava e finiva.

Dopo aver appreso della scomparsa dell’ombra aveva iniziato a dormire sul pavimento,di tanto in tanto sussurrava contro di esso,parlava dei suoi pensieri e delle sue sensazioni. Poggiava con forza i palmi delle mani al suolo,quasi come a voler captare qualche segnale,qualche vibrazione che non c’era,e si addormentava così,con una guancia premuta sul terreno.

Non sapeva dove fosse stata sepolta l’ombra. Sapeva solo che non sarebbe morta,avrebbe continuato a stare lì,sotto di lei,senza poter sentire ne vedere nulla,in una condizione di morte cosciente. Kurenai capì dopo molto tempo che in realtà la terra dove stavano i morti era priva di energia,non trasmetteva nulla. Rabbrividì al pensiero di poter finire anche lei là sotto. Dopo che ebbe pensato così a lungo all’ombra,all’incenso,alla massa che si formava dentro di lei e alla terra,decise di smetterla. Di smettere di pensare a tutto quello,come ombra adesso aveva bisogno anche lei di scomparire in qualche modo,doveva diventare una figura esistente solo per se stessa.

Kurenai si alzò dal pavimento,e in piena notte,scalza,si mise a camminare per Konoha. Non sapeva neanche dove stesse andando. Sotto i suoi piedi la terra aveva ricominciato ad emanare un fetore di morte.

A notte inoltrata,senza meta,aveva (ri)cominciato a vivere.

 

-Sto iniziando a vivere di notte…-

-Colpa mia?-

-Direi di sì!-

-Mi piace pensare a te di notte,con la luna che ti illumina appena il viso,il seno e l’inguine,mi piace ricordarti così.-

-Quindi pensi solo a me nel letto.-

-Ti dispiace?-

-Stranamente no. E comunque smettila di sogghignare in quel modo!-

-Kurenai…?-

-Mhn?-

-Ti capita di pensare a me?-

-Sì,come ad una massa scura…-

-Allora vorrei che se mai dovessi ricordarti di me,oltre che come massa scura,o per il mio possente pene…No,non guardarmi così…è un discorso serio…-

-Questa sera stai parlando fin troppo…-

-Ti eri abituata allo stare zitta con me,vero?-

-…Continua il discorso di prima.-

-…ricordati di me come Hidan,stampati questo nome in mente e pensa a me solo per il suono che gli dai…-

-Hidan.-

-Non so se mi piace il modo in cui lo dici.-

-Non piace neanche a me.-

-Allora sarò solo un brutto ricordo!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tobichan dice:

 

Oh oh oh,babbo natale è arrivato con tanti bei regali!

Sto pubblicando parecchie fanfic,le sforno come se fossero pagnotte! Mi faccio paura da sola…dopo un periodo di totale disinteresse per lo scrivere ho ripreso (forse perché ho più tempo libero?)

Boh?

Comunque questa one-shot era in cantiere da così tanto tempo da essere diventata irritante,pensate che inizialmente avevo scritto solo la frase iniziale e poi l’avevo lasciata nei documenti per mesi,poi intorno ad agosto scorso ho scribacchiato qualche altra riga…e solo a partire da questo febbraio ho costruito la storia vera e propria.

Non è un granchè,però mi piace moltissimo! Probabilmente proprio per questo motivo sarà ignorata da molti…oh povera me! Sola ed incompresa!

Per favore,vi scongiuro e vi prego,se non avete davvero niente da dire non commentate! Non scrivetemi cose tipo: “No,cioèèèèèè che beeeeellaaaaaa,scrivi troppo bene CIAU!” Vi prego,ve lo chiedo proprio in ginocchio,preferisco che la leggiate solamente per poi fare un piccolo sorriso a fine lettura,so che non potrò vedervi mentre (e se) lo farete,ma mi renderete felice con questo piccolo gesto.

Grazie di cuore.

Ah,ovviamente la fanfic ha anche una dedica tutta speciale alla mia senpai,ElderClaud!

Spero che le piaccia la fanfic,spero che abbia passato un buon compleanno e le auguro come sempre tante care cose!

Un bacione anche a tutti i lettori,sappiate che la vostra tobichan è veramente felice dopo tanto tempo!

 

Tobichan,che sta ascoltanto “Getting away with murder” di Papa Roach e che si sta chiedendo perché non si è messa la crema domenica al mare e che adesso sta cercando di non pensare alla sua schiena ustionata.

Un momento…in questo modo ci penso ancora di più! Wah!

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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