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Autore: RaElle    08/11/2020    5 recensioni
Neville odiava stare al centro dell'attenzione, una persona banale e debole come lui meritava di stare all'ombra, dietro le quinte, qualche passo indietro rispetto a tutti.
“Questa raccolta partecipa al Contest “Torneo Tremaghi” indetto da Artnifa sul forum di EFP”
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neville Paciock
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Strinse con forza le dita attorno alla bacchetta, aspettandosi di vedere il professor Piton apparire da un momento all'altro davanti a lui.
La Sala Grande sembrava essersi triplicata agli occhi spaesati di Neville, i lunghi tavoli erano stati rimossi e file di sedie erano state stipate contro le pareti, dando così modo agli studenti di tutte le case di poter assistere comodamente alla prova.
Non c'era qualcos'altro di più interessante da fare che non fosse stare lì nella sala a guardarlo fallire la sua prova? 
Neville odiava stare al centro dell'attenzione, una persona banale e debole come lui meritava di stare all'ombra, dietro le quinte, qualche passo indietro rispetto a tutti. 
L'armadio posto al centro della stanza si mosse, facendo venire la pelle d'oca a Neville, ricordandogli che non era il luogo né il tempo dei ripensamenti. 
Non era pronto, non voleva sapere... 
Quando anche le ante cigolarono nell'aprirsi, Neville si aspettò di vedere il temuto professore di pozioni uscirne. 
Chiuse gli occhi, si impose di mantenere il sangue freddo.
Non voleva apparire così debole davanti alla scuola intera. Buttò fuori l'aria dai polmoni e infine aprì gli occhi.
L'armadio era spalancato, ma non c'era nessuno lì davanti. 
Neville tese la bacchetta, non capendo cosa stesse succedendo.
Si guardò attorno, poi vide delle fotografie sparpagliate sul pavimento. Decine, centinaia di fotografie di persone che non conosceva.
Si inginocchiò accanto a loro e ne prese alcune tra le mani, appoggiando per un attimo la bacchetta per terra.
Chi...
Passò da un ritratto all'altro, le contemplò alla ricerca di un volto familiare ma senza riuscirci.
Chi mai si era fatto fare la cicatrice a forma di piantina della metropolitana di Londra? E quei capelli platinati, i denti così pronunciati, la cicatrice a forma di saetta...?
Più guardava le foto, più il respiro veniva a mancargli.
Perché non riconosceva nessuno?
Chi erano quelle persone? Perché ora gli sembravano così anonimi? 
È solo un incubo, si disse. Svegliati, Neville
Non era la prima volta che si ritrovava a vivere sogni così vividi da sembrare reali, e non erano poche le volte in cui si era accorto che era solo un brutto scherzo del suo inconscio. Si imponeva sempre di alzarsi per porre fine alla sofferenza, ma quella volta non stava dormendo.
Stava affrontando la prima prova al Torneo Tremaghi! 
Neville fu attirato da una mano che lo salutava da una fotografia seminascosta dalle altre. 
La estrasse e la guardò, mentre gli occhi si facevano lucidi, rendendogli la vista difficoltosa. 
Un uomo e una donna lo salutavano con un sorriso incerto ma ricolmo di dolcezza, vestiti con le tipiche vestaglie del San Mungo. Avevano qualcosa di famigliare, ma Neville non sapeva chi fossero. 
Strinse la foto a sé e cercò a tentoni la bacchetta. 
Si rialzò in piedi e mise la fotografia al sicuro nella tasca dei pantaloni. Nel fare questo, le dita si scontrarono con un incarto di plastica che si era portato dietro come un portafortuna. Neville si passò una mano sugli occhi e puntò la bacchetta davanti a sé. 
"Riddikulus" pronunciò con poca convinzione la formula, ma non accadde nulla. 
Neville inspirò ed espirò un paio di volte, richiamò alla memoria una lezione tenuta da un vecchio professore di cui non ricordava più nulla, e si impose di pensare a qualcosa di divertente che rendesse meno spaventoso ciò che aveva davanti. 
La mente viaggiava e il non ricordo di quelle persone fece sì che la soluzione gli arrivasse più veloce del previsto.
Tese la mano e agitò la bacchetta davanti a sé, ora con più sicurezza: "riddikulus!"
Alcune fotografie esplosero di colpo in mille colori diversi, come i coriandoli che la nonna faceva scoppiare per intrattenerlo durante le sue feste di compleanno quando era ancora bambino. 
Neville avvertì le guance tendersi in un sorriso sollevato, fino a scoppiare in una risata lieve, grato di essersi ricordato almeno della prima infanzia felice vissuta con la nonna.
 
Le fotografie sparirono insieme al molliccio, e così come il mondo gli era diventato estraneo durante la prova, improvvisamente tornò a vivere: Ron gli era saltato addosso, festeggiandolo per la prova superata, Harry si stava complimentando con lui e insieme a loro anche gli altri compagni di Grifondoro.
Neville li guardò uno ad uno, incredulo non solo di aver superato la prima difficile prova, ma contento in cuor suo di non aver perso il ricordo delle persone che amava.
Ficcò le mani nelle tasche e avvertì l'involucro della caramella ancora lì.
Il San Mungo non aveva dato l'autorizzazione ai coniugi Paciock per poter uscire ed assistere alla gara del figlio, ma la mamma si era premurata di mandargli l'ennesimo incarto vuoto. 
Per quante torture avessero subito, nonostante la pazzia in cui erano stati ridotti, nemmeno loro si erano del tutto scordati di avere un figlio.
Neville sorrise.


#Inizialmente volevo scrivere una storia sui genitori di Neville, con Alice o Frank che aveano come molliccio proprio la perdita della memoria per quanto riguardasse la loro famiglia. Ma con loro da studenti era più difficile da sfruttare questa idea, quindi ho dato questa paura a Neville. Canonicamente il molliccio di Neville è proprio Piton, ma chi lo dice che le paure non cambiano? 
Questa storia si colloca durante il quinto anno, durante L'ordine della Fenice, semplicemente perché è lì che scopriamo per intero la storia dei suoi genitori. 
Per chi non ha letto i libri: Neville va a trovare i suoi genitori al San Mungo, e sua madre gli regala gli incarti vuoti delle caramelle, e da quanto ci fa capire la nonna, glieli regala sempre.
 
   
 
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