Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: seamari    14/11/2020    2 recensioni
DARK!MERLIN and MERTHUR AU
Durante l'assedio di Camelot a causa di Cornelius Sigan Arthur scopre che Merlin è uno stregone e, sentendosi tradito, lo bandisce da Camelot. Merlin, disperato, accetta la proposta di Sigan di unirsi a lui e per qualche mese nessuno sa più niente del giovane servo finchè il regno non è di nuovo sotto attacco.
DAL TESTO:
Non può essere lui.. Non può..
La mente di Arthur rifiutava l'impossibile. I suoi occhi vedevano quel ragazzo che credeva di conoscere come le sue tasche e che aveva imparato ad amare ma la ragione non riusciva ad accettarlo.
Che fine avevano fatto i suoi occhi?
Quegli occhi azzurri, dolci e pieni di malizia che gli facevano tremare il cuore?
Se n'erano andati insieme a lui.. lasciando il posto a quella grottesca parodia.
Sentì le gambe tremare. Stavano per cedere, lo sapeva. La vista era quasi appannata e il respiro usciva spezzato.
Il ghigno freddo del suo ex servitore gli aveva letteralmente bloccato il cuore per un attimo.
Aprì la bocca, cercando di dire qualcosa ma l’unica parola che gli uscì in quel momento fu:
“Merlin..”
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"È come se tu stessi urlando, e nessuno ti riuscisse a sentire.

Quasi ti vergogni del fatto che qualcuno possa essere così importante, che senza di lui ti senti niente.

Nessuno capirà mai quanto fa male.

Ti senti senza speranza, come se niente potesse salvarti.

E quando è finito, ed è passato, tu speri quasi che tutto questo male possa tornare indietro, così da poter avere il bene."

 

 

 "Arthur... Arthur, resistete... Siete più forte, resistete..."

Arthur aprì gli occhi. La luce lo accecò immediatamente. Si coprì gli occhi con le mani e cercò faticosamente di rimettersi in piedi.

Non capiva. Si aspettava di vedere il corridoio buio e le macerie intorno a sè, di sentire il crepitio delle fiamme e l'odore acre del fumo ma non c'era niente di tutto ciò. 

Guradandosi intorno il biondo realizzò di essere in un luogo a lui famigliare.

Il tavolo di legno alla sua destra, la scrivania di mogano con le sue carte, gli arazzi color rosso Pendragon sulle pareti... 

Era nelle sue stanze.

 "Arthur..." Il principe si girò di scatto. Seduto sul suo letto c'era Merlin, i capelli corvini sempre in disordine e due luminosi occhi azzurri che lo guardavano preoccupati.

"Merlin?"

Il ragazzo sorrise, addolcendo i lineamenti. "Sono qui, Sire".

Arthur fece qualche passo verso di lui, guardingo. Non sembrava la stessa persona che aveva appena incendiato il suo castello e che lo aveva minacciato. Sembrava il ragazzo che era stato il suo servitore per due anni, il goffo, maldestro servo che era diventato il suo migliore amico. L'altro lato della medaglia.

"Sei davvero tu?"

Sentiva il cuore battere forte nel petto. Non osava sperava tanto, aveva il terrore di vedere quegli occhi tramutarsi di nuovo in oro fuso, ma non riuscì a impedirsi di fare qualche passo incerto verso di lui.

"Sono io."  Merlin alzò una mano verso di lui, come un invito. Un gesto che sapeva di casa, di conforto, di amore.

Il principe si avvicinò, lo sguardo fisso su quella mano tesa. L'aveva stretta tante volte, accarezzata, baciata.

Ne conosceva ogni linea, ogni increspatura... eppure i suoi sensi erano all'erta, come se si aspettase che quella da salvezza diventasse arma. Rimase dov'era, lo sguardo fisso sulla mano.

Alla fine, il moro l'abbassò.

"Dovete resistere, Sire. Dovete combattere" ripetè il mago. Arthur inclinò la testa. Non capiva di cosa stesse parlando Merlin. Lì c'era caldo, luce e pace. Nulla contro cui combattere.

"Non abbiamo molto tempo, Arthur. Dovete ascoltarmi."

 Il Principe lo fissò, ancora spaesato. Non capiva ma voleva fidarsi del ragazzo davanti a lui. Fidarsi come una volta...

"Ti ascolto." Disse infine.

Il moro si alzò. Non si avvicinò, sembrava non potesse, come se ci fosse una barriera invisibile tra loro. Rimase semplicemente li, a qualche passo di distanza.

"Puoi mettere fine a tutto questo Arthur, sei l'unico che può. Ma dovete resistere."

Nell'istante in cui Merlin pronunciò quella frase Arthur sentì una fitta di dolore acuto attraversargli la testa. Barcollò, stordito e si prese la testa tra le mani, cercando di tener a bada il dolore.

"Ma cosa..." disse ansimando a denti stretti.

Merlin lo guardò con occhi sempre più preoccupati.

Non si era mosso di un millimetro.

"Arthur." lo richiamò. Il principe alzò faticosamente lo sguardo. La fitta era sparita, ora sentiva un dolore più tenue ma costante, che gli impediva di concentrarsi davvero su ciò che aveva intorno. 

"Il dolore diventerà sempre più forte, presto tornerete lì. Ma c'è un modo per salvarvi. Un modo per salvare me."

"Di cosa stai parlando... io non-" Arthur scrollò il capo, come per togliere un pensiero doloroso dalla mente. Non riusciva a capire, non riusciva a concentrarsi sulle parole del ragazzo. Più si sforzava, pià il dolore aumentava. "Non c'è nulla da salvare" sibilò a denti stretti. "Tutto ciò che conoscevo è diventato polvere e cenere".

Per un attimo in quella stanza calò il silenzio. I loro occhi si incontrarono, entrambi consapevoli delle parole del Principe.

"Polvere e cenere non sono sinonimi di morte, Arthur. Non necessariamente." mormorò Merlin.

Il biondo socchiuse gli occhi, sorpreso dalle parole dell'altro.

 

"Non finchè c'è speranza."

 

 

Sentiva il pavimento freddo contro la schiena e un dolore acuto per tutto il corpo, come se qualcuno lo avesse preso a calci per intere veglie. Una strana sensazione di calore sul labbro superiore gli disse che stava perdendo sangue dal naso, ma non se ne curò.

Cominciò a tossire, cercando di liberare i polmoni, ma ogni tentativo non faceva altro che procurargli ulteriore dolore. Aprì gli occhi e si girò su un fianco, cercando di tenere a bada la nausea che sentiva salire a ondate.

"Siete già stanco, Maestà?"

Arthur ignorò la voce. Continuò a tossire, non curandosi del fatto che l'altro fosse lì, in piedi accanto a lui.

Non riusciva a capacitarsi di cosa fosse successo. Era svenuto? Aveva avuto una visione? Era davvero Merlin che aveva visto?

Alzò lo sguardo sul moro e per un attimo gli si strinsero le viscere: i capelli neri, il fisico sottile, gli zigomi pronunciati. Sembrava la stessa persona con cui credeva di aver parlato.

Eppure quegli occhi... non riusciva a guardarli.

L'oro delle iridi sembrava vivo, come se la magia stessa ci scorresse dentro. Erano pieni di potere e non riusciva ad abituarsi a vederlo esplodere proprio in Merlin, in chi aveva sempre considerato più fragile. 

Quell'oro era lì, a testimonianza del suo fallimento, della sua incapacità di ammettere che non era al di sopra di tutti.

Ma soprattuto del fatto che non era stato in grado di accettare che Merlin l'avesse tradito.

Si rimise in piedi a fatica e con la manica della casacca si pulì il sangue che gli usciva copioso dal naso. Notò che aveva la mano piena di graffi e per un attimo si chiese come dovesse apparire in quel momento, coperto com'era di lividi e sangue.

La testa gli doleva terribilmente. Sentiva le tempie pulsare talmente forte da offuscargli quasi la vista. Ricacciò indietro un altro conato di nausea e si concentrò sul ragazzo.

"Sei soddisfatto?" Aveva la voce roca, come se non la usasse da tempo. Tossì di nuovo, questa volta senza distogliere lo sguardo dall'altro.

Merlin sorrise, alzando appena un angolo delle labbra. "Non so. Credo si possa fare di meglio, Arthur. Che dici?" Lo canzonò.

Arthur sembrò non sentire la risposta. Fece un passo avanti zoppicando vista una fitta acuta al ginocchio sinistro e si appoggiò al muro con una smorfia di dolore. "Merlin..."

Il sorriso del moro scomparve immediatamente. Il principe vide un lampo di odio nei suoi occhi e la mascella contrarsi. In un attimo, capì cosa stava per succedere.

"Non. Chiamarmi. MERLIN!"

L'aria intorno a lui esplose. Arthur si sentì volare e senza capire più nulla crollò a terra, colpendo con forza il muro dietro di lui.

Per un orribile momento non riuscì a respirare. I polmoni non riuscivano a far entrare l'aria nel suo corpo e rimase immobile, incapace di muoversi.

 

"Quale speranza? Il mio castello è in fiamme, il popolo è ferito, e tu... tu non ci sei più."

Merlin scosse il capo, un sorriso triste apena accennato. "Puoi ancora riportarmi indietro. Puoi ancora salvarmi.."

"Come?" chiese Arthur disperato. "Non posso combattere la tua magia."

"Non devi combatterla, Arthur." mormorò Merlin. "Devi accettarla."

 

"A-avevi... avevi ragione tu..." Arthur tossì più forte, le mani strette sulla gola in fiamme e gli occhi lucidi per la mancanza di aria. "E' colpa mia, Merlin. E' solo colpa mia..."

Il mago era ancora in pedi, le braccia spalancate per la forza della magia che era esplosa e il petto che si alzava e abbassava velocemente per lo sforzo. "Tu... tu non sai niente..." ansimò.

"Non ti ho fatto parlare, non ti ho dato la possibilità di spiegare..." Arthur si rimise in piedi per l'ennesima volta, stavolta senza avvicinarsi. "Ti ho esiliato come il peggiore dei traditori e... dopo tutto quello che avevamo... tutto quello che..." Si schiarì la gola, incapace di andare avanti. Stava richiamando a sè tutto il coraggio per non distogliere lo sguardo dal ragazzo che sembrava pietrificato.

Merlin sbarrò gli occhi, la mascella serrata. Sembrava aver perso la voce. "Cosa stai-"

"Ti chiedo scusa per quello che ho fatto. Sono stato un vigliacco." Il principe cominciò a fare qualche passo verso Merlin, lo sguardo ancora puntato sull'altro, come se stesse cercando di non spaventarlo. Gli arrivò abbastanza vicino da toccarlo ma l'altro non accennò a spostarsi.

"Io accetto la tua magia. Accetto te."

 

"Da polvere e cenere si può rinascere, lo sai." Il suo sorriso era luminoso, ora. Pieno di fiducia, calore e affetto.

Arthur cercò di avvicinarsi, attratto dalle parole dell'altro, ma il dolore alla testa era ormai impossibile, gli occhi si stavano chiudendo

"Salvami."

 

 Il pavimento iniziò a tremare.

Arthur si guardò intorno, allarmato. Gli arazzi si staccavano dalle pareti, quadri e statue crollavano a terra distruggendosi, armature si ripiegavano su loro stesse con un fragore assordante.

Cercò di mantenere l'equilibrio, anche se con enorme difficoltà e con la coda dell'occhio vide il mago barcollare all'indietro.

Merlin abbassò lentamente la testa, prendendola tra le mani.

In un attimo, Arthur capì che era lui. Lui stava causando quelle scosse..

La sua magia si stava ribellando, cercava di evadere e di trovare sfogo ma il mago sembrava stesse combattendo una battaglia interiore, nel tentativo di domarla.

Quella era l'ultima occasione, Arthur lo sapeva ormai.

E sperò.

"Non mi importa se sei uno stregone... non mi importa se e quanto potere hai. Se sei molto più forte di me, se saresti capace di distruggermi e distruggere Camelot." disse con urgenza a voce alta, cercando di superare il frastuono. "Non voglio che cambi. Tutto quello che hai fatto per Camelot... per me, lo so ora."

Lo sapeva davvero. Non poteva negare che da quando aveva scoperto il suo segreto, Arthur aveva capito molte cose. Alcuni fatti di cui non si capacitava avevano trovato una spiegazione, tutte le volte che dava a Merlin decine di incarichi impossibili al giorno e quello riusciva a portarli a termine, volte in cui credeva di aver riportato ferite troppo profonde per poter guarire...

Era grazie a Merlin se era vivo.

"Ho bisogno di te, Merlin"

 

Le scosse aumentarono.

Il mago ora era ripiegato su se stesso, le mani strette talmente forti sul capo che Arthur riusciva a vedere i muscoli tenderi sugli avambarcci.

Poi Merlin alzò la testa di scatto.

Il viso era contratto dal dolore per lo sforzo di tenere a bada la magia e l'oro nelle sue iridi sembrava quasi incandescente. "N-no... basta. Sta' zitto..." ansimò.

"Non abbandonarmi." Continuò Arthur. "Ti prego, non farlo."

Allungò una mano verso di lui, cercando di toccarlo. Sapeva che c'era l'enorme possibilità che Merlin lo sbalzasse via di nuovo, ma non gli importava.

Tutto quello che era successo era colpa sua e ne avrebbe pagato le conseguenze,

"Resta con me."

Non aspettò una risposta.

Si fece coraggio e lo abbracciò.

 

"NO!"

Merlin urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Una ad una le finestre si infransero con forza e migliaia di frammenti di vetro volarono per tutto il corridoio.

Arthur d'istinto fece scudo col il suo corpo, cercando di proteggere se stesso e il mago e trasalì al dolore di tanti, minuscoli tagli che si aprirono sulle braccia e sulla schiena.

Gli sfuggì un'imprecazione e trattenne il respiro cercando di ingnorare il bruciore ma non fece neanche in tempo a rimettersi dritto che con orrore avvertì Merlin accasciarsi a peso morto tra le sue braccia.

All'istente, il pavimento cessò di tremare.

"No, no, no... Merlin..." lo poggiò delicatamente a terra e sistemò la testa sopra le sue gambe. Il volto era arrossato e caldo, come se avesse la febbre alta, gli occhi chiusi.

Sembrava addormentato.

Arthur resto immobile. Non riusciva a muovere un muscolo, o a distogliere lo sguardo dal volto del ragazzo. Aveva gli occhi sbarrati, pieni di terrore e incredulità.

Non poteva essere morto, non poteva...

"Merlin" sussurò con voce spezzata. Cercò di smuoverlo ma l'altro rimase inerme; una mano semi aperta scivolò giù dal petto e toccò il pavimento freddo.

Il cuore di Arthur sprofondò. Sentì gli occhi inumidirsi ma non aveva le forze di alzare le braccia per fermare le lacrime.

Accostò la fronte a quella di Merlin, stringedolo a sè e cullandolo tra le braccia.

"...perdonami..." riuscì a mormorare.

D'un tratto il castello iniziò a tremare, per la seconda volta. La scossa sembrava partire da esattamente il centro del corridoio, dov'erano loro.

Arthur si staccò appena dal corpo del mago e si guardò attorno, il volto ancora rigato dalle lacrime. Sentì un boato, come se ci fosse stata un'esplosione sotto terra e il pavimento tremò ancora di più.

Poi, qualcosa di incredibile accadde. La mano di Merlin si mosse appena, arricciando impercettibilmente le dita e in quello stesso istante, tutto il corpo venne avvolto da una nebbia dorata.

Arthur si coprì gli occhi con una mano. L'aura d'oro stava diventando sempre più intensa, illuminando a giorno l'intero corridoio. Ci fu una scossa fortissima e Arthur cadde all'indietro, allontanandosi dal corpo di Merlin. La luce era talmente forte che il principe non riusciva a vedere quasi più niente. Socchiuse ancora di più gli occhi e cercò di riavvicinarsi al ragazzo ma un lampo abbagliante lo fermò.

Per un attimo. Arthur credette di vedere qualcosa liberarsi da quel bagliore... qualcosa di familiare e allo stesso tempo incredibile...

Una fenice.

 

All'improvviso, così com'era iniziato, tutto finì. Le scosse si fermarono, la luce svanì.

Con un sussulto, Merlin riaprì gli occhi.

Arthur trattenne il respiro, il cuore in gola.

“Merlin?”

Il ragazzo girò appena il viso verso di lui e Arthur credette di morire.

Azzurri.

I suoi occhi erano azzurri.

“Merlin?” ripeté con voce tremante.

Si riavvicinò al mago e gli afferrò la mano. La strinse e percepì la familiarità, il calore, la sicurezza che si infondevano in lui.

Non c’era più paura, non più timore.

Quelle mani non gli avrebbero fatto del male. Ne era certo.

“Mi hai salvato” Arthur girò la testa verso di lui.

Il volto di Merlin era pallido ora, le occhiaie gli cerchiavano gli occhi ed era coperto di sudore. Quando incontrò il suo sguardo il viso del mago si aprì in un sorriso stanco.

Il primo vero sorriso dopo tanto tempo.

 

“Grazie.”

 

***

Arthur entrò nelle sue camere.

Era sfinito, la mattinata era stata lunghissima. Era anche piuttosto soddisfatto, però: la riunione con i Re e gli ambasciatori dei Regni limitrofi era andata più che bene e aveva assicurato a Camelot altri cinque anni di pace grazie agli Accordi che avevano firmato.

Sentiva addosso un'enorme responsabilità. Essere Re non era così facile. Aveva sempre visto suo padre governare con pugno di ferro e durezza facendola sembrare la cosa più facile del mondo. Ma lui non voleva questo. Non voleva essere un Re come suo padre. Camelot meritava di più.

Voleva regnare con giustizia, con onore. Voleva ascoltare il suo popolo, i suoi bisogni e non lasciare che i suoi pregiudizi gli offuscassero la vista.

L'aveva imparato a sue spese e non avrebbe rifatto gli stessi errori.

La cerimonia di incoronazione sarebbe stata da li a qualche veglia e tutto il popolo era in festa. Suo padre, Uther era morto appena quattro giorni prima e sebbene tutto il Regno per tre giorni avesse pianto un grande leader, l'entusiasmo per il nuovo Re era più forte che mai.

Arthur era pronto a fare quel passo, a prendere il posto di suo padre. Sentiva che tutti i pezzi stavano tornando al loro posto.

Tranne uno.

Andò verso la scrivania e si sedette. Fece un respiro e prese la piccola chiave d'oro che ortava sempre con se. Aprì il cassettino della scrivania e afferrò il foglio di pergamena che iìgiaceva lì dentro.

Era qualche tempo che non lo riprendeva in mano, che non ne leggeva le parole impresse sopra.

Sembravano passate molte lune e allo stesso tempo solo qualche veglia da quando se n'era andato.

Da quando aveva trovato quella lettera sulla sua scrivania.

Merlin era rimasto nelle camere di Gaius per mezza luna dopo essere tornato in sè. Era andato a trovarlo solo una volta, mentre riposava e Gaius gli aveva detto che ci avrebbe messo del tempo a riprendersi del tutto. La sua magia si era come azzerata e ci sarebbero volute intere lune prima che riuscisse a riavere il controllo dei suoi poteri.

Lui non aveva detto niente, si era limitato a fissare il mago dormire in quel giaciglio scomodo e poi, mormorando un saluto a mezza bocca a Gaius, si era congedado.

Quella era stata l'ultima volta che l'aveva visto.

Aprì la pergamena e vide la scrittura sottile di Merlin, le lettere un pò tremanti, come se non riuscisse a tenere la piuma con fermezza mentre scriveva quelle parole.

Gli mancava.

Non riusciva a parlarne con nessuno, neanche con Gaius anche se sapeva che anche il vecchio cerusico soffriva terribilmente la mancanza del suo pupillo.

Ma la sua non era semplice mancanza. Era come se avesse perso una parte di se stesso, l'altro lato della medaglia.

E ora, ad una veglia dalla sua incoronazione, sentiva la sua assenza logorarlo dentro.

Si alzò e andò verso la grande finestra alle sue spalle. Da lì poteva vedere tutta Camelot e i boschi che dividevano il suo Regno da quello di Cenred.

Era lì che si trovava ora? In quei boschi? O era ancora più lontano, nel Nord, in terre che non avrebbe mai raggiunto?

Era un intero anno che se lo chiedeva e ormai da tempo aveva perso la speranza di scoprirlo.

Merlin se n'era andato e nonostante le parole nella sua lettera, non sarebbe tornato.

 

Sentì bussare alla porta e con un sospiro poggiò la lettera sulla scrivania.

"Avanti." fece con voce bassa. La porta si aprì e fece capolino la testa di Sir Lancelot.

"Maestà, è tutto pronto. E' ora di andare." lo informò il Cavaliere.

Arthur annuì. Buttò un ultimo sguardo alla lettera e poi seguì Lancelot per la cerimona di vestizione prima dell'incoronazione.

Una volta alla porta si girò. Diede un'occhiata alle sue spalle, ricordando quando quelle erano state il suo luogo felice, il luogo in cui era stato se stesso grazie a Merlin, grazie alla loro complicità.

Era ora di dire addio a tutto quello.

Prese un profondo respiro, poi afferrò la maniglia e chiuse la porta dietro di sè.

 

"Arthur,

sono contento di sapere che il popolo è salvo e che Camelot è tornata ad essere un luogo di pace come è sempre stata.

Ricordo quasi tutto e Gaius mi ha aiutato a riempire alcuni dei vuoti che avevo grazie anche ai tuoi racconti.

Non chiedo il tuo perdono.

Ciò che è accaduto è troppo grande per poter essere accantonato così, con delle semplici scuse.

Un giorno, forse, sapremo dimenticare, guardare avanti. Riusciremo a imparare dai nostri errori e non commetterli mai più.

Non so se questo tempo arriverà presto ma so che arriverà. "

 

Arthur era in piedi, nella sala del trono, il lungo mantello rosso Pendragon che scendeva fino ai piedi e lo scettro in mano.

Il Vescovo stava recitando il rito in latino, la Corona tra le sue mani, pronta ad essere posta sul suo capo.

Si era inginocchiato, aveva pronunciato il suo giuramento davanti ai cavalieri e davanti al suo popolo e ora era pronto.

 

"Credevo di sapere molte cose. Di sapere quale fosse il mio destino, la mia strada.

Credevo che il mio scopo fosse quello di aiutare te a diventare un grande Re, di salvarti.

Ma mi sbagliavo.

Sei stato tu a salvare me."

 

Il Vescovo terminò il suo discorso e alzò la corona.

Arthur sollevò leggermente il capo, pronto a riceverla e fu lì che lo vide.

Era in fondo alla sala, la casacca blu e un fazzoletto intorno al collo.

E il suo sorriso irriverente che gli illuminava gli occhi azzurri.

 

"Nonostante avessi sparso cenere e polvere mi hai riportato in vita."

"Lunga vita al Re!"

La Corona venne poggiata sui capelli dorati e tutto il popolo si inginocchiò ripetendo le parole del Vescovo.

Un lungo applauso risuonò per la sala ma Arthur aveva gli occhi solo per lui.

 

"Non dimenticarlo, Arthur.

Per il tuo popolo, per Camelot, per Albion, per me,

tu sei..."

 

Arthur lo vide muovere le labbra e anche se non riuscì a sentirne la voce, capì perfettamente.

 

"Speranza."

 

 

Angolo autrice:

Siamo giunti alla fine.

Due settimane avevo detto? Facciamo due mesi, meglio.

L'università mi ha tolto la vita ma spero davvero, con tutto il cuore, che questo finale sia stato degno della storia.

Scrivendo, ho immaginato ogni momento nella mia testa e spero sia lo stesso per voi.

Voglio immensamente ringraziare tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite, seguite e ricordate nonostante questa infinita pausa di due mesi.

Un ringraziamento speciale però, va a quelle meravigliose persone che hanno spesso due minuti per scrivermi qualcosa. E' per voi che ho stretto i denti e sono riuscita a scrivere l'ultima parola di questa ff.

Soprattutto in questo momento così assurdo che stiamo vivendo spero che questa storia vi abbia lasciato qualcosina.

Il tema della speranza, dell'avere fede, del rialzarsi quando tutto sembra impossibilie è qualcosa che mi sta molto a cuore.

Detto questo vi saluto e spero davvero di leggere qualsiasi vostra opinione su questa parte finale.

Long Live a tutti!

Mari

This Web Page was Built with PageBreeze Free HTML Editor  

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: seamari