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Autore: LilaChan    15/11/2020    10 recensioni
AGGIUNTO VII CAPITOLO
Le cose erano presto tornate alla normale quotidianità, dopo il tentativo di matrimonio fallito.
Ranma e Akane non avevano mai trovato abbastanza coraggio per parlare e confrontarsi dopo il disastro di quella giornata, ma entrambi avevano accettato con filosofia l'ennesimo strambo epilogo.
In fondo erano dei ragazzini e il tempo per prendere le cose sul serio ce ne sarebbe stato.
Senza dirsi nulla, i due avevano tacitamente deciso di rimandare i chiarimenti, magari dopo la conclusione della scuola superiore.
Nel frattempo i giorni trascorrevano.
La collezione di biancheria intima di Happosai era sempre più ricca; Shan Pu non perdeva mai l'occasione di estorcere un appuntamento a Ranma con uno dei suoi trucchetti; Ryoga continuava ad essere convinto di aver raggiunto un nuovo capo del mondo, salvo accorgersi di ritrovarsi a pochi passi da Nerima ed Akane non era ancora riuscita a cucinare un pasto decente.
Ma assieme alle solite abitudini c'erano stati anche alcuni piccoli cambiamenti..
***Ho sempre letto con passione le storie di questo piccolo mondo.
***Da oggi provo anche io a mettermi in gioco.
***Vi prego di non risparmiare commenti e consigli.
***Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una cosa che non ho mai sofferto, da lettrice, è la lunga ed infinita attesa per trovare un nuovo aggiornamento alla fanfiction che più mi appassiona in un determinato periodo.
Perciò, concluso il sesto capitolo, mi ero ripromessa che avrei aggiornato solamente quando sarei riuscita a terminare tutto, con infinita riconoscenza verso chi mi ha accompagnata in questa nuova esperienza, trovando qualcosa di piacevole nella lettura della mia ff e donandomi la propria attenzione.
Ma le settimane sono scivolate via ed il tempo per dedicarmi ai capitoli si è sempre più ridotto, per cui più che andare avanti, sono soltanto tornata più volte indietro, correggendo e rivedendo le poche righe scritte.
Pubblico questo nuovo aggiornamento con la speranza di riuscire a terminare entro l'anno.
A chi vorrà attendere la conclusione di questo racconto senza troppe pretese, rivolgo la mia piena gratitudine.
A presto.







- Adesso sì che ci siamo! - si disse Ranma, tuffandosi all'indietro, sulle morbide lenzuola profumate di pulito.
Fissando il soffitto, si crogiolava al pensiero dello starsene beatamente per conto suo.
Sapeva già che quello sarebbe diventato il suo nuovo posto preferito, decisamente più comodo e asciutto del tetto, anche se con un panorama nettamente inferiore.
Ma soprattutto, lo elettrizzava l'idea di dormire finalmente nella stanza accanto a quella di Akane.
E che avesse pieno via libera alle incursioni nella sua camera, a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza dover cercare inutili scuse.

Sì, perché la camera di Nabiki aveva rivelato un importantissimo segreto. E quando Ranma l'aveva scoperto, aveva finalmente potuto cogliere l'allusione nelle parole della neo Sig.ra Kuno, quando aveva dichiarato < < Consideralo come il mio regalo di addio.. Anche se, ad essere sincera, ne avevo preparato un altro, ma lo scoprirai a tempo debito > >.
Non aveva però avuto cuore di raccontarlo alla fidanzata, già visibilmente inviperita.
- Ecco come diavolo faceva a rubarmi tutti quei vestiti senza che me ne accorgessi mai!! - constatò Akane, con i nervi a fior di pelle.
La più scaltra delle sorelle Tendo aveva confermato ancora una volta il proprio primato: era riuscita a ricavare un passaggio nella parete, esattamente alle spalle dei rispettivi armadi.
Se ne erano accorti quasi per caso, mentre erano impegnati a riassettare l'ambiente e ad eliminare qualche oggetto, cercando di accomodarlo secondo lo stile sobrio e frugale del ragazzo.

Il primo istinto di Akane fu quello di andare subito a riportarlo al padre, come una bimbetta risentita, offesa per il dispetto della sorella.
Ranma però era riuscito a placcarla e a farle notare l'enorme opportunità che avevano per poter continuare a godersi molto più che semplici attimi insieme, del tutto indisturbati.

E così le loro serate avevano preso una piega decisamente più piccante.
Ad Akane piaceva da morire starsene distesa sul letto, lungo il fianco di Ranma, abbracciandolo e affondando il viso imbarazzato nel suo torace, mentre lui reggeva svogliato il libro di scuola con una mano, e l'altra piegata dietro la testa, con le gambe distese ed incrociate.
Giorno dopo giorno, le coccole di lei acquisivano sempre più coraggio, trovandosi infine a sbottonargli la casacca e seguire le linee dei suoi pettorali scolpiti, scendendo con la mano sempre più giù, fino al confine segnato dal lembo dei suoi pantaloni; mentre lui cercava con estrema difficoltà di non farsi distrarre, fingendo di concentrarsi sui capitoli assegnati a scuola, da studiare per il giorno successivo.

Ma il ragazzo sapeva prendersi le proprie rivincite e attendeva i momenti in cui lei sedeva alla scrivania a studiare o si metteva a terra, a gambe incrociate, per dedicarsi agli esercizi quotidiani con i manubri.
Le prime volte trovò l'occasione di guadagnare un nuovo contatto fisico divertendosi ad infastidirla con un innocuo solletico, cercando di soffocare le sommesse risate con lunghi baci appassionati.
Ma le sue mani si fecero sempre più avide e bramose e non appena Akane lasciava la guardia scoperta, lui le tendeva un agguato assaltandole il collo con le sue calde labbra e lei si trovó presto a cedere al piacere di sentire le sue bollenti dita scorrerle sotto la maglietta.

Pian piano i ragazzi si stavano lasciando andare e il desiderio predominava prepotentemente. Iniziava ad essere sempre più complicato allontanarsi o interrompere le loro effusioni.
Ranma si impegnava tantissimo nel cercare di fermarsi quando sentiva arrivare l'erezione. Non voleva in alcun modo imbarazzare Akane o farla sentire in obbligo di rispondere ai solletici del suo corpo.
Ma era una vera tortura allontanarla quando lei gli si strusciava addosso e gli lasciava esplorare il suo corpo a tentoni.

Fu comunque totalmente inaspettato per lui, sebbene quanto mai legittimo, ricevere dalla fidanzata l'invito a procurarsi dei preservativi.
La richiesta lo aveva talmente spiazzato da non riuscire a ribattere nulla.
Ed era talmente impegnato a maledirsi, mentre cercava di prendere coraggio, tracciando lunghi solchi dinanzi all'ingresso della farmacia, assalito dal panico, da non accorgersi di essere osservato da un paio di minuti da una presenza familiare, che si godeva lo spettacolo da vicino.

- Se ti servono un paio di calmanti posso anche prenderteli io - si sentì dire, da chi osava interrompere il flusso dei suoi pensieri.
- Nana-Nabiki! C-cosa ci fai tututu qui?! - saltò indietro spaventato, con le corna sollevate.
- Mi diverto a guardarti, cercando di capire cosa ti imbarazzi tanto comprare - disse lei sorridendo. Poi tirò subito ad indovinare - Non ti avranno mandato di nuovo a prendere degli assorbenti? -
- C-c-che COSA?? Hai capito male! Non mi serve niente - affermò lui, chiudendosi a riccio.
- Come vuoi, se ci ripensi mentre entro dentro a comprare dei preservativi, fammi sapere - gli disse lei, sventolando la mano per salutarlo.

Ranma sbiancò come un lenzuolo, ammutolito.
Ormai Nabiki aveva imparato a conoscere il suo quasi cognato, per cui seppe chiaramente leggere la muta espressione sul suo viso. Sgranò gli occhi, stupita: - Non dirmi che siete già a quel punto! - facendo dietrofront e piazzandoglisi davanti con le mani sui fianchi - O siete diventati molto bravi con i sotterfugi o in casa si sono decisamente rammolliti, senza il mio aiuto! - constatò, divertita.
Uno scabroso pensiero raggelò Ranma- M-ma tu perché devi andare a comprarli?! - puntandole contro un dito, terrorizzato dalla risposta che già conosceva.
- Sono abbastanza sicura che tu non muoia dalla voglia di conoscere i dettagli del risveglio ormonale di Kuno - lo liquidó Nabiki, entrando in farmacia allegra.

- Eccoti la tua scatola - lanciò al volo, un paio di minuti dopo.
Ranma la guardò con aria assai riconoscente, oltre all'evidente imbarazzo dipinto sulla faccia imporporata. Poi, senza attendere un secondo oltre, saltò via, col desiderio di non ripetere mai più un'esperienza simile.

...

- Sì, ok.. Ne parlo subito con papà e gli altri e ti faccio sapere. A presto! - Kasumi riattaccò la cornetta con il suo consueto e familiare sorriso.
- Era Nabiki - spiegó tornando in sala.
Quel pomeriggio il cielo rumoreggiava furente, riversandosi in un'impetuosa ed incessante pioggia.
La ragazza riprese a rammendare affiancata da Nodoka, impegnata con una delle casacche di Ranma. Akane guardava svogliata un programma in tv, mentre Soun e Genma sonnecchiavano davanti alla loro scacchiera preferita, cullati dal crepitio delle gocce di pioggia sul tetto.

- Ha chiesto se questo sabato vogliamo andare tutti assieme a fare un giro per il mercato della fiera d'autunno -
- Che idea carina! - le rispose la sorella, riscuotendosi - Durante il periodo della Golden Week ho comprato un nuovo abito tradizionale da poter sfoggiare per l'occasione. Non vedevo l'ora! - dichiarò felice e civettuola, alzandosi per andare ad informare l'unico assente.

Nonostante l'aria fosse ormai più umida e fredda, trovò Ranma madido, impegnato in affondi e calci all'interno del dojo, con una canottiera nera, aderente al torso sudato che si sollevava e abbassava ritmicamente, seguendo il respiro affannato.
- Non sapevo ti stessi preparando ad una nuova sfida - commentò turbata Akane, notando l'elevata concentrazione del ragazzo.
- Non .. Devo .. Affrontare .. Nessuna .. Sfida - gli rispose lui serio, scandendo una parola alla volta ad ogni singolo colpo inferto nell'aria.
- Eppure mi sembri molto teso.. Pensavo fossi venuto qui per un semplice allenamento. - continuò lei, ingenuamente.
Ranma si fermò di spalle nascondendole lo sguardo innervosito. Un rivolo di sudore scese giù lungo la fronte, tuffandosi sul petto in tensione.
Poi riprese con gli affondi, rivolgendosi a lei aspro: - Un artista marziale si dedica ai propri allenamenti con cura e passione. Io non confondo una semplice corsetta mattutina di riscaldamento con la sessione quotidiana dei miei esercizi -.

L'eco delle sue parole rimbombò con lo squarcio di un tuono.
- Stai forse dicendo che io non sono all'altezza di essere una combattente? - colse Akane risentita, completamente spiazzata da quel tipo di confronto.
- Sto dicendo che non prendi più sul serio la palestra e la tua eredità - l'accusò lapidario, lui.

Ranma non aveva mancato di metterla al corrente dei suoi incontri negli ultimi giorni. Le aveva parlato sia del recente ed imbarazzante episodio con Nabiki che di quello più saliente con la vecchia Obaba.
I due avevano sempre avuto un rapporto molto schietto e diretto, ancor prima di decidere di stare insieme.
A lei aveva confessato apertamente le sue preoccupazioni riguardo possibili intenzioni bellicose da parte di Mei-Lan o, più in generale, delle probabili future beghe scaturite dal gruppetto cinese.
E lo mandava fuori di testa constatare quanto la sua fidanzata risultasse incurante della situazione e non riuscisse a cogliere i suoi stessi presagi negativi.
In più, negli ultimi tempi, aveva notato scemare l'interesse della ragazza per gli allenamenti. Non c'era più la stessa grinta nei suoi colpi, quando simulava uno scontro. La scintilla nei suoi occhi si era oramai offuscata da settimane, se non addirittura da mesi.

Akane percepì l'affermazione del ragazzo come uno schiaffo in pieno viso.
L'iniziale buonumore, che l'aveva condotta in palestra, si era dissolto in un secondo.
Non riusciva a capire il motivo di quell'attacco duro da parte del fidanzato, ma si sforzó comunque di ricacciare indietro l'istintiva abitudine a rispondere in modo aggressivo ad un assalto bellicoso.
Infine abbassò lo sguardo, incupita, ammettendo con un filo di voce - Già.. forse perché non sono più convinta che sia quella la mia strada -.

- CHE COSA?! - le chiese Ranma, sbalordito - C-che cosa intendi dire? Che non ti interessa più della palestra? - le si avvicinò ed iniziò a scuoterla leggermente per le spalle
- Che non vuoi più sposarmi? Qual è il problema? Akane spiegami! - la incalzò, visibilmente agitato.

La sentiva fremere leggermente, mentre teneva ancora la testa rivolta verso il basso, nascosta sotto la frangetta.
- Io.. io non lo so - gli rispose affranta.
Poi tirò su il capo, rivelando gli occhi traboccanti di lacrime sul viso sofferente.
- Non si tratta di noi due, Ranma - cercò di chiarire subito, aggrottando le sopracciglia e ritraendosi dalla sua presa - Si tratta di me e di quello che sono. Tu pensi che io sia un'artista marziale? - gli chiese in tono neutro, fissandolo negli occhi - Ti prego, sii sincero -.

Ranma non fu veloce nel ribattere. Era spiazzato. Non l'aveva minimamente sfiorato il pensiero che Akane potesse covare delle insicurezze e dei dubbi così profondi.
Stava filando tutto così liscio tra loro. Come avrebbe potuto accorgersi del suo malessere se lei non gliene aveva fatto mai un accenno? Perché non si era aperta con lui prima? Cos'altro avrebbe potuto nascondergli?
L'esitazione alla domanda fu però per lei una risposta eloquente.
- Io non voglio essere solo la moglie di Ranma Saotome - sputò fuori, tutto d'un fiato, stringendo i pugni con le braccia tese lungo i fianchi.

Lo disse con una punta di acredine che non sfuggì al ragazzo. E, in un attimo, le sue preoccupazioni furono scacciate via come delle fastidiose mosche ronzanti.
La vecchia natura orgogliosa e permalosa di Ranma non tardó a manifestarsi, impedendogli di comprendere quanto le parole di Akane fossero affini al suo stesso carattere.
Lui, che da sempre desiderava essere il primo ed il migliore. Lui, che di fronte ad ogni nuova sfida si accendeva e coglieva l'occasione per dimostrare di non essere secondo a nessuno. Non avrebbe mai permesso a sé stesso di essere un combattente qualunque, uno tra i tanti.
Ma troppo turbato per essere lucido, aveva completamente frainteso le parole della sua ragazza.
L'idea distorta che Akane non si sentisse più sicura dei propri sentimenti lo aveva scaraventato nel più profondo degli abissi. E questo, sebbene non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, lo atterriva da morire. Sembrava come se gli fosse venuta a mancare la terra sotto ai piedi.
Raccolse l'asciugamano da terra, si tamponó il sudore sul viso teso ed uscì dal dojo senza proferire parola, lasciando la ragazza sola, abbandonarsi sulle ginocchia con i pugni ancora stretti nelle mani.

La sera stessa, ed anche quelle a venire, il passaggio nella parete rimase chiuso.
Così come i loro cuori, totalmente inesperti nel doversi misurare con le ferite di un primo, autentico litigio di coppia.
L'errore di Ranma fu quello di concentrarsi sulla propria cocente delusione, inconsapevole di quanto Akane si stesse tormentando sul proprio futuro e sui suoi desideri. Era davvero arrabbiata con lui per non aver nemmeno provato a comprendere la sua inquietudine, precludendole un sostegno, come si sarebbe aspettata facesse un ragazzo con la propria fidanzata.

...

- Accidenti! Quante belle leccornie!!! -
La voce eccitata di Ranma ragazza, eccheggiava tra le bancarelle del mercatino. Con gli occhi estasiati e gli spiedini stretti tra le mani, si agitava spostandosi ora in una banchetta, ora in un tendone allestito per qualche spettacolo, senza la misera ombra di un contegno.
Akane cercava di ignorare il suo comportamento sguaiato, camminando affiancata alla sorella maggiore che intrecciava le dita con quelle del bel dottore.
"Ha fatto presto a riprendersi, quello stupido" pensava amareggiata, tenendogli ancora il broncio.
Aveva quasi sperato che, per l'occasione, Ranma avesse cercato di trovare il modo per riavvicinarsi, complice una passeggiata tra le stradine colorate. E invece era rimasta ignobilmente delusa nel ritrovarselo in tenuta femminile, pronto a sfogare la propria ingordigia, facendo leva sulla sua bellezza, per farsi offrire qualsiasi cosa di commestibile.

- Avrei preferito rimanere nella mia candida ignoranza - commentò Kuno dolente, combattuto tra un miscuglio di sentimenti contrastanti e, allo stesso tempo, disgustato da quell'atteggiamento che una volta venerava.
Il senpai appariva provato dalle recenti scoperte delle ultime settimane, in un'alternanza continua di alti e bassi generata dalle tante rivelazioni da parte di Nabiki.
Non riusciva ancora a digerire il recente episodio in cui la sua dolce mogliettina aveva vuotato, senza tanti preamboli, un bicchiere d'acqua addosso a quel meschino di un Ranma Saotome.
Si era quasi strozzato con la saliva.
Infine, con una strana riluttanza, aveva ringraziato i kami per non essere mai riuscito a baciare la sua amata ragazza col codino.
Quel pomeriggio aveva accettato di rimanere a braccetto di Nabiki, che lo guidava placida senza scomporre il proprio sorriso, tirandolo leggermente di tanto in tanto per riscuoterlo dai cupi pensieri o dalle trame omicida.

Camminando tra la folla intravidero Ukyo, impegnata con una lunga coda di clienti, che indirizzó loro un sorriso promettendo di raggiungerli in tempo per il dopocena.
- Se trovate Ryoga, portatelo qui da me, per favore - gracchiò con la testa china sulle piastre - Gli ho chiesto di andare a rifornire le bibite ma dev'essersi perso come al solito!!

- Che razza di passeggiata noiosa è mai questa? - sbottò ad un certo punto la cognata di Nabiki, che si era lasciata convincere ad unirsi alla congrega solo per poter approfittare della compagnia del suo adorato.
- Andrò a cercare il mio Ranma per conto mio - annunciò, sfilando da non si sa dove il nastro di ginnastica artistica - Sono sicura che si sia nascosto da qualche parte per prepararmi una sorpresa -.
E in un paio di salti, videro sparire la Rosa Nera in tenuta tradizionale, lasciando dietro di sé la nota scia di petali scuri accompagnata dalla caratteristica risata isterica.

Ben presto persero di vista anche i genitori. Genma, con un sadico sbrilluccichio negli occhi, sfidó Soun ad una gara alcolica all'ultimo pesciolino rosso. Armati di retino e bottiglia di sake, la competizione prevedeva di bere ogni volta che si fosse rotto un retino.
La povera Nodoka rimase a fare loro da balia, con l'accordo di rintracciarsi una volta che i due fossero rimasti svenuti a terra.

L'attenzione del gruppetto, ormai ridotto, fu presto rivolta ad uno spettacolo di lotta che si stava svolgendo nella piazzetta principale, in cui convergevano le strade in festa.
Un bellissimo sconosciuto si era appena liberato dell'ultimo avversario, stordendolo a terra con una presa coi piedi, mentre riceveva i complimenti dal giudice di gara per essere riuscito in pochi minuti a battere tutti i concorrenti.

I lunghi capelli neri, raccolti in uno chignon spettinato, lasciavano ben visibile e scoperto il viso dai dolci lineamenti e i grandi occhi cerulei con la curvatura a mandorla, che catturavano l'attenzione e i sospiri delle spettatrici radunate attorno al piccolo ring.
Il ragazzo era vestito in abiti cinesi, esattamente come Ranma: sopra i pantaloni neri risaltava la camicia bianca dagli alamari dorati, con larghe maniche in cui si celavano le mani a riposo.

Con il suo cipiglio sbruffoncello ed un semplice balzo, Ranma saltò sul palco arrivando di fronte allo sconosciuto.
- Allora, qual è il premio se riesco a battere questo damerino? - chiese lei con il kimono colorato che le scendeva sulla spalla, smangiucchiando uno degli spiedini che teneva ancora in mano.
- Una fornitura di noodles per un mese, grazie al nostro sponsor - le rispose il presentatore, che si affrettò subito ad aggiungere - Ma questa, signorina, sarebbe una sfida tra uomini, a cui bisognava iscriversi prima e lei comunque non può introm.. -
Ma non ebbe il tempo di terminare la spiegazione che delle lunghe catene si slanciarono velocemente nella loro direzione, sfiorando Ranma, che le scansò agilmente.


Riuscì appena ad appoggiare il piede sul ring, per atterrare, che se lo sentì trascinare via in un secondo, rapido attacco. In un attimo la ragazza si trovò con la schiena a terra e le gambe all'aria, con i boxer in bella mostra, ed il giovane atleta appollaiato sul suo petto, a gambe incrociate e con le mani infilate nelle maniche.
- Tssk. Ti sei rammollito, Saotome - sogghignò il ragazzo a palpebre socchiuse.
Ranma era talmente spiazzata per aver intuito l'identità di quel bell'imbusto da non rendersi conto di esserne stata appena battuta.

- Àilén! Ti sei fatto male? -.
Un'affascinante chioma lavanda, in un costume succinto, accorse preoccupata avvicinandosi ai due.
- Ma.. MA ALLORA SEI DAVVERO TU?! - chiese Ranma indignata verso lo straniero, collegando la presenza della cinesina - LEVATI SUBITO DI DOSSO, STUPIDO PAPERO!! - latrò, arrabbiata.
- MOUSSE?! - comprese finalmente Akane, in mezzo al pubblico che aveva assistito alla scena.
Per poco non le cascò la mandibola a terra per lo stupore.

...

- Davvero un grazioso spettacolo - commentò Obaba divertita.
L'avevano studiata bene, i soliti affaristi cinesi: una settimana prima dell'inizio della fiera avevano diffuso i volantini per pubblicizzare la competizione, incassando una quota d'iscrizione per ciascun contendente.
Ovviamente le intenzioni della vecchia erano ben lontane da quella di regalare una fornitura mensile di spaghetti.
Si era lasciata convincere da Mei-Lan, affidandosi al misterioso lottatore che altri non era che il proprio dipendente.

E così gli sfidanti caduti nell'inganno erano adesso riuniti attorno ai tavolini, allestiti dietro al piccolo ring, gustando il premio di consolazione: una ciotola di ramen.
- Ehi ma.. MA TU CI VEDI?! COME DIAVOLO FAI SENZA OCCHIALI?? - sbraitava ancora la rossa, sbigottita, risucchiando scomposta dalla propria scodella.
- ..Grazie al mistico potere di un semplice paio di lenti a contatto - le spiegò Mei-Lan in modo scontato, seduta accanto a Mousse, dal lato opposto al suo.
A Ranma dava sui nervi quell'amazzone che, con gli occhi ed il sorrisetto beffardo, lo scherniva tacitamente per la sconfitta subita.

- È bastato veramente poco per farci l'abitudine - ammise il ragazzo con un sorriso sincero, a cui seguirono a distanza dei lunghi sospiri ammaliati, provenienti dal nuovo gruppetto di fan assiepato lì attorno.
- Ricordami di portarti Kuno per un restyling, uno di questi giorni - attestò Nabiki piacevolmente colpita, dal tavolino accanto, rivolgendo i complimenti direttamente a Mei-Lan.

Akane osservava in silenzio, seduta al tavolo con le sorelle ed i loro compagni.
Finalmente aveva modo di scrutare e analizzare per proprio conto gli atteggiamenti di Shan Pu.
Anche se lei aveva preso posto vicino a Ranma, in opposizione all'altra coppia, le sembrava che la ragazza rimanesse un po' più sulle sue, rispetto al solito.
Non si era ancora abbandonata a carezze lascive né pareva rivolgere grosse attenzioni al suo fidanzato.
Seguendo la linea immaginaria del suo sguardo, si accorse infine che i suoi occhi erano posati sulla grande mano di Mousse, che raccoglieva nella propria quella più piccola di Mei-Lan.
E sentì una fitta coglierla impreparata.

...

Quando Ranma chiese l'ennesimo bis cercó di apparire il più calma possibile, allungandogli una nuova ciotola di ramen fumante con i soliti modi bruschi.

L'aveva osservato e studiato a fondo da quando era arrivata lì e ormai non aveva più dubbi: il momento in cui il codinato abbassava la guardia era quando portava alla bocca del cibo.
Così aveva fatto scivolare dalla manica dell'abito il sacchetto con la polvere speziata, che aveva avuto cura di preparare per l'occasione.
Fu talmente rapida da non destare alcun sospetto nemmeno agli occhi attenti degli altri commensali.
Poi la squadró di traverso con l'ennesimo sorriso canzonatorio sul viso.
E lei, col capo chino sul piatto, risucchió dalle bacchette una nuova porzione senza battere ciglio.

Le sembró di vivere quel momento al rallentatore.
Sentiva il battito del cuore pompare sempre più forte il sangue nelle membra.
La gamba si tese sotto al tavolo, in direzione di Shan Pu. L'avrebbe colpita quel tanto che bastava per farla scomporre e richiamare l'attenzione della ragazza che le sedeva accanto.
Sarebbe stato sufficiente quello per creare il contatto visivo con la sua preda. Per legarla a lei tutta la vita.

...

- MA DOVE ACCIDENTI SI È CACCIATA UKYO CON QUEL CARRETTO?!?? - urlò Ryoga, sbucando all'improvviso tra i due tavoli, con due casse di bibite sulle spalle.

Ed i piani di Mei-Lan saltarono dalla finestra nell'esatto momento in cui gli occhi vacui di Ranma si posarono sull'amico, eterno disperso.
- Ehilàaa! - lo salutò la rossa, con uno strano tono seducente.
- Dove te ne vai solo soletto, bel fustacchione? -
E senza attendere una sua risposta, gli saltò letteralmente tra le braccia, facendogli perdere la presa sulle casse, che rovinarono a terra con un sonoro fracasso.

- CHE DIAMINE DI SCHERZI TI VIENE IN MENTE DI FARE, STUPIDO?! - le urlò contro Ryoga, spettinandola e rovesciandola ai suoi piedi.
Poi cambiò di colpo espressione, in preda alla disperazione - Per farmi scontare quelle casse Ukyo mi renderà come minimo suo schiavo!! - tirandosi, preoccupato, le guance smunte.

- Sei davvero uno sciocchino, Ryoguccio! - recuperò Ranma, rialzandosi e rassettandosi l'abito con un sorriso dolce.
Poi gli si fece di nuovo vicino e, accarezzandogli la guancia, si portò piano verso le sue labbra - Di cosa ti preoccupi? Lascia che sia io a parlare ad Ukyo..-

Gli occhi di Ryoga non furono gli unici a schizzare fuori dalle orbite, di fronte a quell'assurda scena.
E mentre Akane riuscì ad interrompere il quadretto assestando un pugno deciso sulla testolina rossa, Shan Pu assaltò subito l'artefice della nuova trama.
- NON L'AVLAI FATTO DAVVELO?? DIMMI CHE NON L'HAI DATA AL MIO LANMA!! -

A quelle parole la piccola Tendo sussultò: aveva capito benissimo a cosa si riferisse Shan Pu.
Ma no! Si rifiutava di credere che fosse vero..
- Shan Pu, cosa vai blaterando? Mei-Lan non ha fatto nulla! Era qui accanto a me - sentì Mousse replicare.
Ma voltandosi, Akane ebbe appena il tempo di scorgere la perfidia dipinta sul volto dell'amazzone mentre il ragazzo le faceva da scudo. Poi, in un attimo, mutó espressione. E sembrò di colpo intimidita dalla violenta reazione dell'amica.
- GLI HAI DATO QUELL'INTLUGLIO! NON TI HO VISTA MA NE SONO SICULA! - insisteva Shan Pu, veemente.
- Forza ragazza, ti conviene subito confessare - si intromise Obaba, incupita.
- Ma di cosa diavolo state parlando? - cercava di seguire Mousse.

Nel frattempo Ranma si era ripresa e, dopo un primo momento di smarrimento, si strusciò addosso a Ryoga, ricordando l'atteggiamento di una nota cinesina. Inutile precisare quanto i suoi modi confondessero il povero malcapitato, mettendolo a disagio:
- Qu-qualcuno mi vuole spiegare cosa sta succedendo?? -
- Che razza di pervertito sei, Saotome? - riuscì a sputare fuori Kuno, smarrito e scandalizzato tanto quanto Ryoga.

- I-io volevo semplicemente aiutarti.. - cercò di spiegarsi Mei-Lan, con aria innocente -
- Se non fosse apparso quel tipo strambo, a quest'ora sarebbe diventato finalmente il tuo.. -
- SICURO! RIDUCENDOLO AD UNO STUPIDO BURATTINO IMBAMBOLATO! - sbottò inaspettatamente Akane.
La ragazza tremava dal nervosismo.
Non poteva pensare di aver perso così il suo fidanzato, a causa del suo orgoglio e di una disattenzione. E dopo le ultime parole che si erano scambiati qualche giorno prima..
Guardò dritto negli occhi Mei-Lan, cacciando indietro le lacrime che spingevano sulle ciglia.
- Sei riuscita a fargli inghiottire quella pozione subdolamente, mentre lui mangiava ignaro. Senza curarti dei suoi sentimenti e cancellando la sua identità! -.
Poi alzando il braccio, le puntó l'indice addosso - Giuro che te la farò pagare così cara da farti desiderare di non aver mai messo piede qui a Nerima!

L'atteggiamento minaccioso di Akane aveva zittito tutti quanti, rendendo palpabile la tensione.
Soltanto Obaba si permise di contraddirla, con un tono conciliante - Sarà meglio rinviare la resa dei conti, giovane Tendo. Non avete un attimo da perdere, se volete che Ranma trattenga i propri ricordi. Più tempo farete trascorrere e più si annebbierà la sua memoria -.

Un urletto frivolo riscosse l'attenzione.
Era quello di Ranma che aveva appena tastato il sedere sodo dell'amico, causandone l'immediata reazione.
Con l'epidermide ormai tendente al rosso fosforescente, Ryoga mise k.o. la piccola infoiata - Datti una regolata, razza di maniaco -
Poi guardò dritto in direzione di Akane, greve - Se non l'ho ucciso è solo perché credo che non sia a posto con le rotelle. Avete parlato di una pozione? -.

- Immagino sia da recuperare subito il fiore di loto - si intromise Ono, avendo seguito attentamente.
- Dottore! - un barlume di speranza riaffiorò negli occhi di Akane - Lei ne ha per caso uno nel suo studio?? -.
Tofu abbassò il capo desolato - Purtroppo no, non è così semplice da reperire. Ma posso darti un libro dove viene spiegato come preparare l'infuso da somministrargli come antidoto. Vi converrà partire portandovelo dietro, se non vorrete correre il rischio di raddoppiare il tempo, tra l'andata e il ritorno -.

- Quanto ci vorrà per raggiungere il luogo esatto dove trovarne uno adatto? - proseguì Akane preoccupata.
- Tle giolni di cammino da qui - le rispose Shan Pu seria, scambiandosi per la prima volta uno sguardo d'intesa.
- Plepala lo zaino. Paltiamo domattina - concluse risoluta.

...

Il ritorno a casa non era stato dei più semplici, per cercare di convincere Ranma a separarsi da Ryoga.
Avevano addirittura provato a fargli recuperare la propria identità maschile, bagnandolo con un bollitore, sperando di riuscire a riottenere un po' della sua virilità.
Ma ciò non aveva fatto desistere il ragazzo dal rimanere attaccato come una cozza all'amico.

Alla fine avevano concluso che Ranma avrebbe dormito in tenuta femminile in camera con Akane, lasciando a Ryoga la stanza accanto.
La rossa scivolò facilmente nel sonno, russando della grossa per tutta la notte, sotto lo sguardo sofferente della fidanzata, che non riuscì a trovare riposo.
Non sapeva e non voleva perdonarsi per essere stata così ingenua e per non aver dato mai troppo peso alle parole del suo ragazzo.
E la paura di non poterne più sfiorare le labbra le attanagliava lo stomaco.

Le era mancato il coraggio di porre domande a Ranma su che genere di rapporto pensasse di avere con lei. Ciò che la faceva più stare male era l'amara consapevolezza di dover recuperare un legame che non avrebbe più fatto parte dei ricordi di lui. L'unica consolazione era il fatto che quel brutto litigio sarebbe stato presto cancellato.
Si risvegliò poco prima che i timidi raggi dell'alba facessero capolino, con il cuore in gola, scossa da un brutto sogno, mentre le dita di lui le scivolavano via dalle sue mani, cercando di salvarlo da un profondo precipizio.
Quando uscirono dal portone nella strada silenziosa, con Ryoga già stretto nella morsa di Ranma, non si aspettarono di trovare un gruppo così numeroso ad attenderli a ridosso di una pila di zaini, mentre si scambiavano tra le mani un thermos caldo per il caffè.

- Folza, ci aspetta un bel po' di stlada da fale! - sorrise Shan Pu, con uno strano entusiasmo.
- Akane Tendo, ci saremo anche io e Mei-Lan ad aiutarvi - spiegò Mousse, portando in spalla gli zaini di entrambi.
- Mia dolce cognatina, non ti abbandoneremo tra le grinfie di questi infidi individui - la rassicurò Kuno.
- Pensavate che vi avrei lasciato andarvene a zonzo senza il mio aiuto? Se pensate di affidarvi all'esperienza di Ryoga, non tornerete più indietro - si giustificò Ukyo, con finta aria indifferente.

Infine le andò incontro Nabiki, rivolgendosi a lei sommessa - Ieri sera Ono mi ha lasciato il libro con una nota molto interessante. Pare che, se trattato nel modo giusto, sia possibile evitare che il potere del Loto cancelli i ricordi.. soprattutto quelli recenti - le disse con affetto, leggendo i suoi occhi stanchi.
Ed un timido sorriso riaffiorò sulle labbra della moretta.

Poi, tra chiacchiere e battibecchi, si misero in cammino.




  
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