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Autore: Ale24    22/08/2009    4 recensioni
Noi l'avevamo già organizzata questa estate, io e Alex intendo; i nostri genitori che si erano conosciuti ed erano diventati amici dalle medie, avevano programmato una crocira sul Mar Rosso e avrebbero lasciato casa libera sia a me che ad Alex: semplicemente fantastico!
Il nostro piano non era poi tanto difficile: io mi sarei traferita temporaneamente a casa di Alex, quel castello che chiamava casa, in sette anni non ero mai riuscita a girarla interamente al punto di capire quale stanza fosse accanto al bagno; lì avremo passato insieme l'estate senza genitori, ovvero senza orari, avremo potuto fare tutto: andare a ballare la sera, rientrare alle sei del mattino per poi andare alle tre del pomeriggio ad una festa in piscina e ubriacarci finendo a dormire sui divani di una casa altrui in cui eravamo probabilmente imbucati; ricordo che aveva ipotetizzato addirittura di partire un giorno per passare una settimana a Rimini o a Montecarlo dato che i suoi avevano comprato una casa là, io non ci ero mai stata, ma l'idea, confesso, mi terrorizzava conoscendolo.
Sarebbe stata una splendida estate tra amici, ci saremo divertiti.
Ma nulla di ciò si sarebbe fatto a causa di un'imprevisto non molto piacevole.
Il mio primo originale. Recensite!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano partiti.
Mi avevano lasciata dandomi un bacio in fronte dicendomi di non fare sciocchezze, non sapevano nulla del piano mio e di Alex, non potevano dubitare lo avrei messo in atto anche senza di lui; eppure il coma del loro mancato figlio li rendeva ancora più fragili, tanto da temere che IO facessi sciocchezze.

Il bianco grigiastro dei corridoi mi mette la nausea, non mi sono mai fatta male al punto da dover andare in ospedale, al massimo avevo fatto visita a mia nonna, quando era quasi in fin di vita; decisamente non mi aiuta questo ricordo quindi lo ricaccio da dove era venuto.
La targhetta in plastica rigida riporta il numero tanto temuto: 16.
Mi fermo davanti alla porta bianca fissandola.
Non aspetto nulla.
Sono rimasta ad ascoltare.
Ad occhi chiusi, i fiori stretti al petto, ascolto i battiti del cuore di Alex che la macchina fa rimbombare per la stanza.
Un brivido mi percorre lungo tutta la schiena. Deglutisco e respiro profondamente mentre mi giro a dare le spalle alla porta.
Di fronte ci sono una serie di grandi finestre che dal corridoio del secondo piano danno sul giardino interno all'ospedale.
Giugno è agli sgoccioli e il sole del pomeriggio fa brillare di un magnifico color smeraldo le foglie degli alberi spostate dalla brezza estiva.
"Posso esserle d'aiuto signorina?"
Una minuscola ragazza in camicie da infermiera con un perfetto carré castano mi è accanto e mi fissa con gli occhi castani da dietro gli occhiali da vista dalla forma regolare.
Accenno un timido sorriso mentre declino e la ringrazio. "Non vorrei sembrare scortese, ma immagino che quei fiori siano per qualcuno che sta qui; sa, di solito loro li ricevono e a parte i bambini è raro che qualcuno esca con un mazzo." Mi confessa lei ironica nel tentativo di strapparmi un sorriso, e riuscendoci; evidentemente la mia ansia, paura, confusione, terrore; qualsiasi cosa sia; è leggibile, e lei, tanto gentile quanto giovane, cerca di infondermi coraggio. Pensavo non esistessero più persone così, che la vita le avesse divorate, invece questa ragazza che deve avere all'incirca la mia età ha negli occhi ancora l’ingenuità di un cerbiatto.
"Che ne dice, l'aiuto ad aprire la porta?" esordisce con sguardo complice.
Accetto volentieri l'aiuto più psicologico che fisico e così finalmente apro la porta 16.

La sento sorridere mentre mi appoggia una mano sulla spalla per poi sparire nel vuoto dei corridoi del reparto di rianimazione.
La stanza è così, così, così bianca, così vuota, così fredda, come i macchinari accanto a quel letto.
La luce del lento tramonto entra dalla finestra e accarezza il suo volto.
Ci sono altri tre letti nella stanza, vuoti, Marianna e Giovanni devono aver pagato bene perchè il loro figlio maggiore fosse lasciato tranquillo, non bastava la clinica privata migliore della città; eppure nonostante tanta premura l'hanno lasciato da solo partendo per il Mar Rosso, non solo "Lo lasciamo nelle tue mani Valentina" mi aveva detto Marianna quando la sera prima di partire mia madre, invitatili, a cena aveva sfiorato l'argomento e la madre del mio migliore amico aveva notato la mia espressione non affatto consenziente riguardo tale decisione. Non ero mai venuta a trovarlo prima della loro partenza eppure lei sapeva già che lo avrei fatto il giorno seguente; quella donna da quando la conoscevo sapeva sempre le mie decisioni prima che io stessa le prendessi e in fondo un po' la odiavo per questo; le volevo bene come se ne vuole ad una zia dispettosa: la donna lampadata, dal trucco pesante ed aggressivo, con i capelli tinti di un biondo troppo chiaro e giovanile per quel volto ripieno di botulino; una madre un po' assente per Alex e Cristina, la piccola sorella di appena dodici anni; attribuivo a lei più che a suo marito il merito e la colpa per ciò che Alex era diventato, lei con il suo lavoro, le sue continue feste in casa e da amici, lei con la sua vita frenetica e frivola, basata sull'apparire e non sui valori, lei aveva cresciuto quell'allegro donnaiolo che è il mio amico, lei che ora che quel suo tanto amato figlio, perchè lo ama nonostante la scialba personalità; cammina tra vita e morte vegetando lo ha lasciato in mano a me, la ragazza a cui dice sempre che un giorno dobbiamo andare a fare shopping insieme. Mi viene da sorridere.
Il letto di fronte al quale pare dormire beatamente il mio amico è ricolmo di peluches di tutte le dimensioni, fiori e lettere.
penso subito con un lieve sorriso sul volto, ma poi mi ricredo, lì non c'è nessuno, sul suo comodino non c'è nulla, il telefono nel secondo ripiano non suona per i messaggi non letti .
Incuriosita mi avvicino al colorato letto per leggere qualcuno dei biglietti.
Io non ne ho scritti... non sapevo cosa scrivere, ogni cosa sembrava banale e dannatamente stupida.
Quello attaccato ad un orsacchiotto diceva : Riprenditi presto. TVTTTB Anna
Non la conosco, e probabilmente nemmeno lui, dal bacio con il rossetto rosso sul biglietto devono avere passato insieme una notte.
Passo a una lettera che trovo poco lontano, dalla calligrafia deve essere un ragazzo..
Hey Ale!
Devi riprenderti amico!
Lo sai bene che di estate ce n'è una sola all'anno e dopo che l'abbiamo aspettata tanto non te la puoi perdere così! Forza ragazzo io lo so che sei un tipo tosto!
Sappi che quando ti svegli devi venire immediatamente a Milano Marittima che voglio la rivincita a beachvolley!
Quella partita dell'anno scorso me la sono legata al dito e ora dovrai pagare tu da bere a tutto il locale!
Ci si vede
Max
Un po' delusa per la lettera frivola la ripongo al suo posto, non mi aspettavo nulla di particolare da un ragazzo, ma tutto questo era parecchio scontato; mi aveva raccontato di Max, era un suo amico, di quelli che potevano definirsi tali davvero, l'estate scorsa l'avevano passata insieme a Milano Marittima, nella casa estiva di Maxi, come lo chiama lui, al rientro mi aveva raccontato di essersi divertito parecchio "La prossima estate ce la passiamo io e te sappilo non prendere impegni!" non gli avevo voluto credere quando mi aveva avvisata seduti a quel bar, invece poi aveva organizzato già praticamente tutto..
Mi avvicino alla finestra per appoggiarci le orchidee, non sapevo quale fosse un fiore adatto da portare quando uno era in ospedale, non mi risultava nemmeno che Alex avesse un fiore preferito... "Ma che razza di domanda è? E' una cosa da donne avere un fiore preferito!" aveva sghignazzato quando ancora alle medie glielo avevo chiesto, ricordo che gli girai la domanda chiedendogli quali fiori avrei dovuto portargli quando qualche settimana dopo si sarebbe dovuto far togliere le tonsille, lui di rimando mi aveva chiesto quale fosse il mio "Mi piacciono le primule, ma solo perche è primavera ora.." gli avevo risposto; lui incuriosito dal riferimento temporale mi aveva chiesto quali nelle altre stagioni "Primule e violette in primavera, orchidea e girasole in estate, calle in autunno e giacinto in inverno." avevo esordito orgogliosa; lui scoppiò a ridere "Nemmeno sapevo esistessero tanti fiori! Comunque mi vanno bene." disse nuovamente serio "Sono sicuro che i fiori che mi porterai saranno comunque bellissimi", avevo cercato di nascondere il rossore di fronte a quella frase; non ricordo cosa gli portai infine, ma ricordo nitidamente gli altri, quelli che arrivarono per la comunione: calle, quelli per il natale i due anni fa: giacinti, le vari primule e viole per i suoi ritardi e mancate ricorrenze e non ultimi i girasoli per non essersi fato sentire tutta l'estate scorsa e il giro in centro, come ciliegina sulla torta, in cui ci raccontammo tutto.
Alex non aveva mai dimenticato quali fiori mi piacessero e non perdeva occasione per farmelo notare; la scorsa primavera gli avevo anche chiesto perchè non la smettesse, dicendogli addirittura che si metteva in ridicolo riempiendomi la casa di fiori, a me che nel giro di una settimana le facevo tutti morire quelle povere piante con il pollice verde che mi ritrovavo "Trovi che sia ridicolo?" mi aveva chiesto di rimando, senza lasciarmi il tempo di rispondere aveva continuato "Io non lo trovo affatto ridicolo! Sei la mia migliore amica e io ci tengo a te e dato che spesso sono un cattivo bambino questo è il mio modo di farmi perdonare" lo aveva detto seriamente, guardandomi negli occhi tanto intensamente che ero riuscita a vedere che non c'era la minima incertezza o bugia nelle sue parole, ma non ero così forte e piena di me da reggere lo sguardo e ricordo che mi avviai per la strada cambiando argomento.
mi chiedo irritata abbandonandoli velocemente sul davanzale.
Esito ad avvicinare la sedia al letto in ferro e infine decido di lasciarla al su posto, i capelli biondi leggermente disordinati e lunghi come suo solito, gli occhi mogano chiusi e le labbra leggermente dischiuse, sembra proprio che dorma serenamente; respira autonomamente, i medici dicono che è sempre meglio se non dipendono interamente da delle macchine.
Gli passo una mano tra i capelli stropicciati e prendo la sua, è calda, come sempre Il mio termosifone lo chiamavo così alle medie, e ogni tanto lo facevo ancora..
Sospiro lasciando le dita del mio amico distese sul lenzuolo.
Rassegnata prendo la sedia e la porto accanto al letto, incrociandovi sopra le braccia ci appoggio la testa guardandolo.
Cosa si fa quando si va a trovare qualcuno che sta male?
Di solito gli si parla, raccontandogli cosa succede fuori, ma sempre di solito quel qualcuno partecipa alla conversazione. Ma con te cosa ci devo fare?
Sbuffo e sconsolata appoggio la fronte alle braccia.
Il respiro si fa affannoso fino a diventare singhiozzi.
A breve sento le lacrime solcare il mio volto.
"Cosa devo fare?" chiedo tra i singhiozzi.
"Cosa vuoi che faccia?"
"Mi sento così inutile.." sibilo mentre le lacrime non accennano smettere.
"Vuoi che ti legga una di quelle lettere?"
"Vuoi che ti porti uno di quei peluches?"
"Vuoi che ti porti Anna?!"
"Vuoi che ti porti una di quelle schifose sgualdrine che sei andato a cercare alla Cristal!!!" urlo alzandomi piantando i pugni nel materasso.
Niente, non una smorfia, un movimento, nulla per placare quell'ira irreprimibile che sento dentro.
"Svegliati." gli ordino tornando al mio tono normale mentre le lacrime non mi danno tregua.
"Svegliati, svegliati, svegliati..." gli dico tornando con la fronte sulle mie braccia.

Placate le lacrime torno con lo sguardo a lui.
Non accenna a volermi obbedire allora mi arrendo.
Mi arrendo alla sua tacita volontà e faccio l'unica cosa che mi venga naturale in quella stanza così vuota e così piena.
"Mi hanno detto che eri sobrio... che è stato un'abbaglio..."inizio a raccontargli.
"Non è da te girare sobrio la sera, mi hai stupita davvero, pensavo non ne fosi in grado"
Gli dico che è ormai fine giugno, che contavo che mi sarei già ubriacata da star male almeno sette volte, che un giorno mi avrebbe dovuto fare la pianta di casa sua, che si doveva svegliare perchè quella era la nostra estate, che me lo aveva promesso e lo minacciai che questa volta non sarebbero bastati i fiori per farsi perdonare, gli racconto della prima volta che l'ho invitato a casa mia, mia madre era preoccupatissima eppure felice perchè pensava che fosse il mio ragazzino, che eravamo andati al parco, sulle altalene alti fino a toccare gli alberi, di quella volta dei fiori e di cento altre ancora che avevamo passato insieme: io e lui; che mi aveva insegnato a sciare.
"Signorina, l'orario delle visite è concluso ormai da tempo."
La giovane infermiera mi ha presa alla sprovvista, d'istinto guardo l'orologio 19:45 porca la miseria!
Mi scuso e salutato Alex mi dirigo al parcheggio dove mi aspetta l'AlfaRomeo di mia madre.
penso tra me guidando rido divertita della scemenza pensata e continuo a guidare verso casa.



◊ Spazio autrice:
Ecco postato il terzo capitolo di Innamorami, questa storia che in tanti siete passati a leggere, che quancuna a gentilemente messo tra preferiti e seguiti e che una squisita persona ha avuto la gentilezza di recensire. Imitatela!! C'è scritto grande come una casa recensisci qui sotto per un motivo! Chiedo solo pochi minuti, secondi del vostro tempo! Renderete una ragazza felice che vi ricambierà la gentilezza recensendo una vostra storia a sua volta, cosa volete di più dalla vita?!
Scusate ma tre capitoli e una sola recensione innervosiscono, quindi vi prego, anche se vi fa schifo ditemelo!Farò l'impossibile per rendere questa storia gradibile a voi deliziose lettrici.
Detto questo vi ringrazio per l'attenzione e vi prometto che i prossimi capitoli saranno più brevi.
Un bacio con affetto.
Ale24
  
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