Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: findtheargusapocraphex    19/11/2020    0 recensioni
2025: i Thirty Seconds to Mars si sono sciolti da qualche anno e la band è diventata un ricordo nelle vite dei suoi componenti, che hanno preso ognuno la propria strada dedicandosi ai propri interessi in modo del tutto individuale. Nella notte tra Natale e il proprio compleanno, tuttavia, a Jared capita di ripensare (a causa di una delle solite chiamata d'auguri) all'uomo che è stato in passato e a tutto ciò che ha fatto follemente e con orgoglio nell'arco della sua esistenza, per cui nel profondo sente ancora scorrere dell'adrenalina. Scatta inevitabilmente il clic, contornato come per magia da piccoli avvenimenti che sembrano essere legati a qualche segno del destino, ed inizia il lungo e non poco nostalgico viaggio nei ricordi, in cui si rivivono le sensazioni di tutte le esperienze fatte e si rivedono i volti delle persone amate, arrivando addirittura a pensare di poterne ascoltare ancora la voce quando tutto intorno tace. Sarebbe giusto lasciare tutta quell'energia sprecata tra le pareti della propria mente?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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« Probabilmente avrei fatto più danno che altro, ma so che non è stata comunque una grande idea prendere scorciatoie. Mi sarei tolta il dubbio chiamando direttamente. »
« Perché hai pensato che avresti fatto un danno? »
« Non lo so, in questi casi è sempre tutto così... strano. »
« Sai che le convenzioni non sono il mio forte, quindi non lo vedo come un qualcosa di strano. Non ti preoccupare, è stato un bel pensiero. »
Dall'altro lato calò il silenzio ma nessuno dei due mise giù. Piuttosto, la conversazione riprese dopo quello che aveva tutta l'impressione di essere un pit stop. Un respiro profondo. Qualcuno ha mai pensato che in una conversazione telefonica ci fosse bisogno dei pit stop? Ebbene...
« Da quanto non ci vediamo? » Chiese Scarlett ad un tratto, nella voce l'accenno di una risata che si agganciava prepotentemente ai ricordi — sicuramente più a quelli recenti che a quelli di vent'anni prima.
« Credo che l'ultima volta sia stato nel 2018. Met Gala? »
« Met Gala, bravo. »
« E il 2012 lo ricordi? »
« Il discorso di Obama. Lo ricordo bene. »
« Il discorso o...? »
Risero entrambi. Entrambi sapevano di essere avvolti nello spettro dello scherzo, della burla, e che il passato era una specie di quadro dall'elevato valore — in mezzo a tanti falsi — da tenere incorniciato ed esposto a mezz'aria, tra i se e i ma, nella zona franca di chi finiva a volersi bene dopo essersi amato. In tanti casi non succedeva mai, né prima né dopo, e loro invece erano due dei pochi fortunati.
« La bambina cresce. »
« Sì... è fantastica, di un'intelligenza straordinaria, e ovviamente ha preso da me. » 
« Non avevo dubbi. Sono felice per il fatto che la tua vita stia andando a gonfie vele, sapere che Rose stia bene, che il lavoro vada bene, che il matrimonio vada altrettanto bene. »
« E tu? »
« Io cosa? »
« Insomma—... » non sapeva per quale verso prenderlo. Non voleva in nessun modo turbarlo, ma al tempo stesso le era abbondantemente noto quanto potesse essere suscettibile.
« Il gruppo? Abbiamo ancora tutti gli arti, quindi suppongo che si possa continuare a fare musica anche da separati. » Sempre la risposta pronta. Intuito e risposte pronte: Jared era questo, era sempre stato questo.
« L'importante è che tu sia felice. Ora... scusami, la bambina mi sta chiamando e devo andare. Ancora auguri. Ciao, J. »
« Ancora grazie. Ciao, Scarlett. »

L'importante è che tu sia felice. Nulla da dire, la frase era bellissima, ma la spaccatura profonda che Jared aveva sempre percepito tra lo stato di quiete in cui si ritirava volentieri e lo stato di felicità che mai abbastanza spesso aveva raggiunto nonostante i successi, le rivincite, i premi e i riconoscimenti, pareva costantemente insanabile. L'insoddisfazione tutto sommato era quello che lo disturbava di più, in qualsiasi ambito, e assieme a quello l'insopportabile sensazione di star sprecando il tempo, le idee, perché lui era una delle bestie creative, degli irrecuperabili sognatori, degli idealisti il cui cuore tendeva al suicidio ad ogni scatto delle lancette se l'alternativa era starsene con le mani in mano e chiudersi in una teca protettiva che ben presto sarebbe diventata una fitta ragnatela. No, lui doveva sentire. Aveva il bisogno disperato di sentire e non importava come poi si mostrasse, se lo mostrasse: a prescindere da qualsiasi cosa, lui doveva sentire tutto e in profondità sulla pelle e nelle vene, e in quel momento tutto provava tranne che la felicità. Era sereno... tutta un'altra storia.
Rientrando in casa, lanciò con pigrizia il cellulare sulla superficie morbida del divano e ricordò di aver dimenticato in camera da letto la felpa che avrebbe dovuto mettere per uscire, perciò a grandi falcate corse al piano di sopra e raggiunse la porta della camera, sfilando l'indumento dalla maniglia a cui l'aveva agganciato per poi tornare di sotto ed afferrare al volo anche le chiavi dell'auto. Solo ed unicamente quelle, il cellulare nemmeno lo guardò.

Le strade erano piene, piene zeppe di persone, e nonostante il sole fosse alto nel cielo c'era chi non se la sentiva proprio di aspettare la sera per uscire e far festa: il periodo natalizio era perfetto per la baldoria e i raduni a qualsiasi ora, dall'alba al tramonto all'alba dopo, e in una città come Los Angeles la folla a piede libero era talmente fitta ed intensa che anche dove i mezzi circolavano bisognava stare particolarmente attenti ai pedoni se non si voleva far danno a qualcuno. In radio passava una vecchia canzone dei The Fray, You found me, e l'attore ed ex cantante teneva il ritmo con le mani che picchiettavano sul volante della BMW grigia attendendo che l'ennesimo semaforo rosso si esaurisse. La meta di quel giorno, il giorno del suo compleanno, era il solito appuntamento nel solito studio del solito regista per rifiutare il solito copione che con lui non c'entrava assolutamente nulla. Niente, zero. Una storia d'amore futuristica e tragica tra uno scienziato e la sua creatura dalle sembianze perfettamente umane, con percezioni che imitavano molto bene gli stati d'animo degli uomini, destinata tuttavia a fallire per le insormontabili differenze tra i due: solo a pensarci gli veniva la pelle d'oca. Mentre era intento a controllare i brividi d'orrore che gli avevano fatto storcere per l'ennesima volta il naso non si rese conto di aver passato più della metà del percorso a rimuginarci, ritrovandosi direttamente a parcheggiare — e pure male —nel luogo idoneo, tamponando accidentalmente una Audi che sembrava nuova di zecca per colpa della propria distrazione. Poco male, avrebbe ripagato il guaio, se non fosse che appena sceso dal proprio veicolo e ancora parzialmente coperto dalla portiera aperta era stato beccato da una voce femminile, presumibilmente la padrona dell'auto.
« Lo sai che la patente va guadagnata e non comprata? E che diamine. » Lei suonava ancora in lontananza e lui aveva già capito che la questione non si sarebbe limitata al solo risarcimento monetario per la vernice rovinata, o qualsiasi altra cosa fosse successa all'altro mezzo. La cosa lo annoiava, più che infastidirlo.
« Perdonami, colpa mia, ero distratto. » Si limitò a rispondere, intento a chiudere finalmente la portiera.
« Vorrei ben vedere, di certo non è stata colpa m—... »
Lui si voltò dunque nella sua direzione e rimase quasi pietrificato, lei lo vide per intero e arrestò lo sproloquio. Fu come un secondo imprinting.
« ...Jared. » Esclamò la donna mettendo fine in tal modo alla precedente sentenza, talmente sorpresa da aver sgranato gli occhi e lasciato schiusa la bocca.
« Emma?! » Continuò lui, non riuscendo a trattenere un sorriso spontaneo che si impadronì delle sue labbra sottili: era sconvolto tanto quanto lei.


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Buonasera a tutti e ben ritrovati su questi lidi! Dopo il pilot, ecco il prosieguo di questa mirabolante storia. Penso di non dover affatto specificare chi siano le protagoniste femminili di questo capitolo e... voi cosa ne pensate? Vi aspettavate la loro presenza in questo racconto? Come pensate che andranno avanti, se andranno avanti, questi ritorni? Come sempre, un piccolo scambio di opinioni tramite il vostro recensire è sempre gradito.
Vi ricordo (anche se non ce n'è bisogno) che tutti i fatti narrati sono perlopiù frutto della mia fantasia, quindi in questo caso modello secondo la mia ispirazione tutto quello che mi passa per la testa, ma voi siete sempre i benvenuti anche per criticare in maniera costruttiva e chiedere eventualmente delucidazioni. 
Un grosso abbraccio a chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare fin qui e alla prossima! 

   
 
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