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Autore: reggina    20/11/2020    1 recensioni
La recidiva è come il Big One: il nome giornalisticamente dato ad un possibile futuro terremoto che colpirà la California. Quando quel mostro, che si credeva sconfitto torna ,come lo affronteranno i Derrick?
Senza armi speciali ma con amore, devozione, pazienza. Ed errori…
Sequel (dal tono decisamente più drammatico) di "Twins"
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Gemelli, Tachibana/Derrick
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Lydia esce dalla palestra, al termine della lezione di danza, è una calda pioggia di dolcezza: i capelli, ancora un po' umidi, che vanno per conto loro; la pelle liscia come la buccia di un frutto commestibile, i fuseaux neri che ne mettono in evidenza i glutei tondi...

James non vorrebbe imbruttirla e trasformarla in una pioggia acida rovesciando su di lei il residuo acre delle sue amarezze, come una slavina di schiuma sporca.

Vorrebbe che Lydia restasse semplicemente capelli al vento e sguardo pulito ma, allo stesso tempo, la vuole accanto nella sua nuova battaglia.

La guarda incantato mentre la ragazza imprigiona i capelli in una coda di cavallo e appena lo nota gli va incontro con un sorriso complice e divertito.

"Cosa ci fai qui?"

È piacevolmente sorpresa mentre James, con gesto cavalleresco, le sfila il borsone per metterselo sulla sua spalla.

"Ti ho vista flirtare con un bel fusto! Non lo conosco..."

Lei sta al gioco.

"Incredibile come si socializzi in palestra. Vero?"

Si scosta una ciocca ribelle dalla fronte. Dietro quel sorriso velato, che non lascia trapelare troppe emozioni, si nascondono nuvole di pensieri neri.

Nella testa di Lydia, senza che lei possa impedire che si formino, iniziano ad affollarsi le parole dei dottori mescolate a quello che ha letto su internet e al ricordo di quanto lei e Jamie hanno già superato insieme.

"Le infermiere mi hanno trovato così carino da propormi un compromesso: prima di rendere le mie braccia piene di buchi come un formaggio svizzero, mi hanno consigliato un PICC!"

La malattia non è un tabù e James ha imparato a parlarne senza cercare di aggirare l'ostacolo, anzi andando dritto al punto con il suo bisogno di raccontare e condividere le sue esperienze con la persona che ama. La fidanzata però e spiazzata, come se lui stesse parlando una lingua straniera.

"Che cos'è?"

"Un miracolo della tecnologia! Vorresti venire con me in ospedale nel fatidico giorno ?"

Le ultime settimane hanno cambiato James che è già più magro e con gli occhi tristi e fatica a rivolgerle quella domanda quando l'unico posto dove vorrebbe portarla è Disneyland.

"Ci sarò!"

Non c'è nessuna esitazione e James le cinge la vita da vespa attirandola a sé, come un affamato davanti ad un lauto banchetto, si impossessa avidamente della sua bocca.

Si scambiano un bacio passionale che infiamma i suoi sensi e lo fa quasi svenire per il sollievo di averla con sé. Le braccia di Lydia sono la risposta a tutte le sue preghiere.


Il giorno dopo Lydia è davanti all'armadio in una posizione da sfinge, concentrata nel farsi carina: cerca qualcosa di carino da mettersi per tirare su il morale a James.

I pantaloni neri sono decisamente inadeguati, quell'abito a portafoglio, che ricorda un kimono, avvolto ancora nella carta velina è troppo elegante...

Sospira e lancia uno sguardo allo schermo della TV: stanno trasmettendo uno di quei bei vecchi film d'amore che nella realtà non esisteranno mai.

Una magia posticcia che non attira Lydia ma forse oggi non c'è nulla che la interessi davvero.

Cambia distrattamente canale sintonizzandosi su una rete locale. Un programma sportivo, un'intervista insolita che attira la sua attenzione.

Una ragazza scivola nell'inquadratura da sinistra: mani intrecciate, sguardo basso e camicia di un colore perfetto per far risaltare la sua bellezza.

Sembra una reale inglese, una dama d'altri tempi. Ha la pelle lattea e curata e lo sguardo benevolo e profondo; lo sguardo di chi sa molte cose ma non ostenta saggezza, di chi ha visto tanto ma ha ancora voglia di imparare. Fissa la telecamera con gentilezza e parla con un tono dolce e pieno di grazia.

"Ho smussato gli angoli pazientemente, ho innaffiato e quando ho visto crescere ho intensificato la fatica e migliorato il sacrificio. Così si costruisce.

Ho scoperto che è bello coltivare i propri sogni e se questi non si avverano non importa. Loro ti portano tanta energia!"

Lydia la riconosce.

Amy Aoba: l'angelo nell'ombra di Julian Ross. Non le piacciono gloria e competizione ma ama molto condividere pensieri ed emozioni.

"Ho conosciuto occhi che vedevano solo il buio ma la cui luminosità era più forte di quella del cielo!"

Si commuove ancora quando, a distanza di anni, parla della malformazione del più grande talento (mancato) del calcio giapponese.

Julian non è più solo un cuore malato. Insieme sono due cuori giovani ed inesperti.

Sono riusciti a coronare quel sogno che oggi sorride birichina dalle foto delle cover dei profili social dei suoi innamorati e bellissimi genitori.


Anche la vita di Lydia fino all'altro ieri era la favola semplice di una ragazza che aveva tutto ciò che si può desiderare ma adesso, un po' come succede a scuola, è arrivata l'interrogazione a sorpresa. Ed è arrivata quando meno se lo aspettava. Un colpo che le affonda nel cuore e nell'anima.

Per lei cancro non è il nome in codice di una guerra in pantofole ma un nemico reale, concreto, che bussa con prepotenza alla porta del suo futuro.

Il fatto è che le parole sono troppe nella sua testa. Dapprima vivaci e ballerine, piano piano di colorano, escono, prendono forma e cominciano ad essere troppe perché lei da sola possa contenerle.

Non ricordava quanto odiasse gli ospedali fino a questo pomeriggio: disinfettate, caffè stantio e non abbastanza candeggina da coprire l'odore pungente di malattia e sofferenza.

È in ritardo e si sente ridicola con quella gonna nera che le lascia intravedere le gambe affusolate e la camicetta che le arriva all'ombelico: sembra che abbia rubato i vestiti ad una ragazzina. E si sente davvero come una bambina che gioca a fare l'adulta con quel palloncino intrecciato tra le dita e che ha rischiato di perdere più volte mentre correva da James.

Non entra subito. Lo spia dal corridoio, oltre la veneziana, e lo spettacolo la destabilizza come un cervo davanti ai fanali di un automobile: vedere James su quella poltroncina del reparto di oncologia, nel suo nodo di aghi e di fili, la colpisce come uno schiaffo in pieno viso.

I pensieri la inseguono come una lunga scia di lattine sbatacchianti: in una c'è lo stage di danza di cui ancora non ha parlato a James, in un'altra c'è il nuovo ragazzo del corso di cui vuole scordarsi pure il nome perché da lì potrebbero scaturire solo guai.

Altre lattine grandi e piccole si urtano nella sua testa ma, al di sopra di tutte, c'è quella che si trascina dietro ormai da settimane e il cui suono metallico la sta facendo impazzire: James, il suo ragazzo sempre così vitale e pieno di energia, sembra spegnersi giorno dopo giorno riducendosi all'ombra di sé stesso.

Dovrebbe fermarsi un momento, mettere un po' d'ordine in quell'insopportabile groviglio ma sente il mondo perdere consistenza.

Scappa via.

Il palloncino colorato, che avrebbe dovuto regalare un sorriso a James, vola nell'aria. Dopo pochi metri cade, senza scampo, sulle paure affilate di Lydia.

   
 
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