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Autore: Anna Wanderer Love    22/11/2020    5 recensioni
La sua vista si schiarì, e riuscì a vedere un volto umano davanti a lui, dai grandi occhi verdi che lo fissavano preoccupati. Le labbra dell’umana si mossero veloci, di nuovo, ma di nuovo Thranduil non riuscì a comprendere cosa stesse dicendo e fece una smorfia mentre un fischio copriva ogni rumore, tranne quello del suo cuore che batteva sempre più lento.
Sentì le palpebre farsi sempre più pesanti, e appoggiò la nuca al tronco ruvido dietro di sé.
No, lesse sulle labbra dell’umana. Non addormentarti.
La vide estrarre qualcosa da sotto al mantello grigio, una fiala dal contenuto azzurrognolo. La avvicinò alle sue labbra, afferrandogli il mento per socchiudere la sua bocca. Versò un sorso del liquido, il sapore dolciastro si mischiò a quello acre del sangue. Thranduil fece in tempo a mandare giù, poi gli abissi calarono su di lui.
O:
Thranduil rimane ferito mentre viaggia per raggiungere le sue truppe, che si stanno radunando per cacciare il male da Bosco Atro. Da chi sarà salvato? E come farà a tornare dal suo popolo?
Kairos: dal greco, "momento giusto o opportuno, momento supremo". Un momento in cui accade qualcosa di speciale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGO



La luce della candela spargeva ombre irregolari sulle pergamene distese sul tavolo. Con un leggero sospiro, Thranduil posò la penna d'oca e osservò pensieroso le lunghe ed eleganti lettere che aveva appena finito di leggere, gli occhi nebulosi di emozioni contrastanti. Il suo petto era stretto da una morsa feroce, dilaniato da sentimenti vorticosi che lo stavano portando a pensare quasi con timore a ciò che era appena venuto a sapere. Era talmente assorto nelle onde dell'immaginazione che non si accorse delle due delicate mani che si posarono sulle sue spalle, non finché non si mossero dolcemente per accarezzare i suoi lunghi capelli d'oro bianco, spostandoli delicatamente dietro alle sue orecchie. Sospirò, riscuotendosi, e si abbandonò allo schienale della sedia, allungandosi rapido a stringere quelle dita minute per evitare che lasciassero la presa sul suo corpo. Le intrecciò alle proprie, inclinando la testa all'indietro fino ad appoggiarla al suo petto. Il profumo di gelsomino e vaniglia lo avvolse in una nuvola, la cascata di capelli spettinati che gli accarezzava la guancia, mentre lei si chinava a baciargli la fronte. Thranduil lasciò che dalle sue labbra sfuggisse un piccolo gemito, avvertendo la stanchezza che gravava sul suo corpo allentarsi al tocco umido di quelle labbra sulla sua pelle. 
Asinna strinse la presa, accarezzando il dorso della sua mano con il pollice, sfiorando la superficie fredda e dura dell'anello dalla gemma rossa che lo adornava. Thranduil si lasciò completamente andare contro di lei, lasciando che le sue braccia circondassero il suo collo e le sue mani si posassero sul suo petto, ricoperto da fini vesti color neve. Ad Asinna piaceva sentire il battito del suo cuore, e in quegli ultimi mesi si era abituato al calore della sua mano, ferma e aperta lì, sopra ad esso, a sciogliere lentamente la coltre di ghiaccio in cui l'aveva rinchiuso per secoli. 
Thranduil inspirò lentamente, ricevendo un secondo morbido bacio sulla fronte. Subito dopo sentì un piccolo sbuffo scaldargli la pelle e trattenne un sorriso. Ad Asinna dava estremamente fastidio la sottile tiara che gli cingeva la testa. Gliel'aveva rivelato qualche notte prima, mentre tra le morbide coperte lui accarezzava la sua schiena, la mano che si insinuava sotto alla sua camicia, i suoi occhi di giada che fissavano crucciati quel filo d'oro. Solo dal suo sguardo, Thranduil aveva capito che gliel'avrebbe tolta, se solo non avesse avuto timore della sua reazione -togliere la corona a un re era un gesto che nessuno avrebbe potuto permettersi di fare con leggerezza. Le sue lunghe dita allora erano andate a sfilarla, abbandonandola in un angolo del letto, tra le coperte di seta -e lei aveva sorriso, immediatamente, sorprendendolo mentre con un movimento veloce si ribellava al suo abbraccio e si sdraiava sopra di lui, il volto sospeso. Thranduil si era sentito felice come non mai, mentre lei lasciava soffici baci su tutto il suo viso, mentre posava le dita sui suoi fianchi e accarezzava il suo corpo. 
Momenti di una tale dolcezza gli facevano quasi dolere il cuore, tanto era intensa l'emozione che sentiva racchiuderlo nelle sue grinfie. E Thranduil non l'avrebbe mai ammesso, ma il fatto che si verificassero sempre più spesso guariva ogni ferita che ancora solcava la sua anima. Non ogni notte, ma quasi, Asinna lo raggiungeva nelle sue stanze e lo assisteva -durante il giorno aiutava i guaritori, si occupava dei giardini di erbe che aveva rimesso in sesto con le sue sole forze, girava per il palazzo mentre lui era indaffarato a seguire i progressi delle truppe e a ricevere generali. Ma la sera era il loro momento -quando la luna saliva in cielo, Thranduil sapeva che lei sarebbe arrivata, e quello era l'unico pensiero che gli impediva di perdere la calma, di punire i servitori, di prendersela con gli inetti che avevano fatto cadere i suoi esploratori in trappola pochi giorni prima. Quando arrivava la sera, Asinna si rivelava, e godevano semplicemente della loro presenza reciproca. 
Non avevano dato un nome al rapporto che li legava -Thranduil aveva spiegato ad Asinna alcune delle usanze degli elfi, anche se lei aveva iniziato a documentarsi nell'enorme biblioteca al centro del palazzo sotterraneo. Come aveva intuito fin da quando aveva visto le piccole mensole ricolme di libri sulle pendici della montagna, a lei piaceva imparare -passava ore a leggere aneddoti, storie, racconti di ogni tipo, trattati e manuali. 
Non avevano dato un nome al rapporto, ma entrambi sapevano che nulla sarebbe cambiato per questo. Il modo in cui Thranduil si lasciava lentamente andare, aprendosi a lei, prendendosene cura, era già un segno. E per quanto la loro vicinanza alimentasse chiacchiere e pettegolezzi, Asinna era educata, riservata e si mostrava sempre indaffarata per aiutare quando necessario. Sebbene non fosse diventata amica di nessuno, molti gradivano la sua presenza. Thranduil aveva accennato all'argomento, ma lei l'aveva fermato -specchiandosi nelle sue iridi plumbee, gli aveva sorriso. 
- È abbastanza – aveva mormorato, sfiorando le sue labbra con un bacio. Thranduil le aveva afferrato il polso, impedendole di allontanarsi, beandosi di quella bocca soffice, accarezzandole la cicatrice e cingendole la vita con un braccio, di modo che nemmeno un soffio d'aria separasse i loro corpi, portandola sulle sue gambe. 
Erano diventati due anime affini -entrambe danneggiate, trovavano tranquillità e comprensione solo una nell'altra. Alla luce delle candele, parlavano -di ogni cosa, importante o futile che fosse, mentre i loro cuori si fondevano. Non erano ancora andati oltre -entrambi avevano bisogno di tempo. Lei soprattutto -le ferite del suo corpo non erano ancora guarite del tutto, e l'ultima cosa che Thranduil voleva era danneggiarla ancora di più. La stringeva a sé, la cullava tra le sue braccia, seminava dolci baci ovunque i vestiti lasciassero trasparire la sua pelle, mordeva delicatamente l'incavo della sua spalla -e lei faceva lo stesso, e anche di più, ma non erano ancora pronti a lasciarsi andare del tutto. C'erano ancora alcune questioni da sistemare.
Intanto, però, il gelsomino e la vaniglia erano diventati il profumo dei suoi sogni. 
Thranduil si riscosse dalla piega frammentata dei pensieri, aprendo gli occhi e trovandosi davanti un verde sguardo indagatore davanti. Accennò un sorriso debole, ma la preoccupazione non smise di adombrare i suoi occhi. 
- Mio figlio – sussurrò, e Asinna esitò. 
Thranduil tornò a fissare la lettera davanti a sé. 
- Legolas sta arrivando.

La foresta sembrava strana. Legolas percepiva il suo respiro antico, il ritmo del battito arcaico che animava ogni ombra e ogni luce, ogni pianta e creatura attorno a lui. Ma qualcosa era cambiato, e ai suoi occhi chiari, non più abituati a quella vista, ormai soliti scorgere infinite pianure e bassi tetti di casupole umili, appariva ancora più evidente. Era come se il bosco si fosse risvegliato -ora i suoni che udiva erano dolci, pieni di vita, quasi armoniosi. Un'ombra ancora era ben percepibile -ma non era nulla in confronto a come ricordava l'atmosfera che regnava nella foresta. 
Al galoppo, il cavallo procedeva spedito mentre il principe aguzzava la vista e scorgeva mille lievi segni di vita attorno a sé -il suo cuore era aggredito da un misto di gioia, di stupore, di meraviglia, di perplessità. Sapeva che suo padre aveva fatto progressi, scacciando le creature maligne dal territorio, spingendole verso sud; ma mai si sarebbe aspettato di trovare la foresta quasi del tutto guarita dal veleno della loro presenza. 
In cuor suo, il principe di Bosco Atro sentiva che qualcosa era successo, qualcosa che durante la sua assenza aveva ribaltato l'equilibrio in favore della vita della foresta, non più della sua morte. Qualcosa che aveva fatto tornare casa sua all'antico splendore, o che era sulla via di riuscirci. Qualcosa a cui lui non aveva potuto assistere, impiegato nella ricerca di un cammino diverso, ma che ben presto avrebbe potuto conoscere di persona. 
Il sole filtrava tra i rami e il fogliame, illuminando il tessuto ruvido del suo mantello nero e facendo rilucere in contrasto la cascata di capelli biondi che scivolava sotto al cappuccio. L'elfo non riusciva a smettere di guardarsi attorno, colpito dalla vista, mentre un solo pensiero si faceva strada nella sua mente accanto allo stupore. 
Padre.

Thranduil era immerso nella tranquillità di una piccola stanza ricavata dalla grigia pietra scavata. Seduto tra vari cuscini d'oro e d'argento, aveva lasciato andare ogni apparenza. La stanchezza si faceva sentire -le parole dei generali gli echeggiavano ancora in mente, dipingendo un quadro piuttosto difficile. Non aveva dubbi che le truppe se la sarebbero cavata -il problema era riuscire a limitare le perdite. L'ultima cosa che voleva era sacrificare vite inutilmente. 
Thranduil si stava massaggiando la fronte, gli occhi chiusi, la schiena appoggiata alla parete da dove riusciva a vedere, tramite la spaccatura nella roccia, i giardini molti piedi più in basso. Sentì dei passi echeggiare fuori dal corridoio e sospirò, cercando di scacciare ogni malessere e gettando un'occhiata all'entrata -rimanendo di stucco.
Legolas era in piedi sotto all'arco di roccia decorato da preziose incisioni; i suoi duri occhi azzurri lo fissavano implacabili. 
Era uguale a quando se n'era andato, ma qualcosa nei suoi lineamenti era cambiato. 
Thranduil ricordava i vestiti che il figlio indossava quando si erano separati, nelle conche della montagna, immersi nel silenzio del lutto. Ricordava la morsa che gli aveva stretto la gola e il petto in una stretta agonizzante, ricordava il dolore che aveva provato nel porgere l'ultimo saluto, nel vedere la schiena del figlio allontanarsi da lui verso la luce del cielo annebbiato dai fumi, nel sussurrare quelle ultime parole. 
Quando Legolas aveva esitato, per un secondo, un mero istante, Thranduil aveva sperato che sarebbe tornato indietro. A quelle parole, l'irrazionale, irresistibile impulso di correre verso di lui, di afferrarlo, di stringerlo tra le braccia l'aveva quasi spinto a tirarlo indietro, a tirarlo a sé. 
Ma Legolas si era mosso. Aveva fatto un passo, poi due, tre, finché Thranduil si era ritrovato a fissare la roccia con gli occhi annebbiati da lacrime amare, dalla consapevolezza che per il momento aveva perso suo figlio, e che la vittoria non significava niente a confronto. 
Ricordava l'espressione combattuta sui suoi dolci lineamenti -l'incertezza, il timore, ma anche la decisione nel prendere un'altra strada, nel fare ciò che si era negato fino ad allora, perché finalmente era arrivato il momento di provare qualcosa a se stesso, e non più a suo padre. Thranduil ricordava la scintilla di rimorso che aveva scorto nei suoi occhi color del cielo mentre gli diceva di doversene andare. 
Ma in quel momento tutto ciò che poteva vedere nelle iridi cerulee del figlio era solo cautela.
Fu quella stessa cautela a graffiare prepotentemente il suo cuore. Un dolore acuto al petto risvegliò Thranduil dai suoi pensieri, mentre si alzava, lo sguardo incantato fisso su quella figura finalmente così vicina, eppure ancora così lontana. 
Me lo merito. 
Legolas indossava abiti da viaggio dalle tinte scure. La casacca color muschio era visibile sotto alla stoffa del mantello. Sulla schiena portava arco e faretra, come sempre aveva fatto. Ma al suo fianco Thranduil intravide la sagoma di un pugnale che non conosceva. I suoi capelli biondi erano raccolti in modo diverso a quello che era abituato a vedere; alcune ciocche cadevano ai lati del suo volto, meno trecce impedivano ai capelli di cadere davanti al suo viso. 
Padre
Persino la sua voce fece male
Thranduil si avvicinò, lasciando cadere a terra il mantello che gli copriva le spalle, attento ad osservare ogni minimo movimento del figlio mentre a passi misurati andava nella sua direzione. Eppure ciò che vide fu il nulla, in quegli occhi azzurri. 
Legolas aveva finalmente imparato a nascondere i sentimenti dietro a uno specchio di ghiaccio, come Thranduil gli aveva sempre ricordato di fare. Il principe non poteva rivelare ciò che pensava, non poteva far capire di essere arrabbiato, o triste, o felice. 
E ora i ruoli si erano invertiti: le iridi un tempo calde e focose erano diventate una barriera di freddezza. Gli occhi un tempo glaciali di Thranduil, invece, ora facevano trapelare ogni goccia di emozione. 
- Legolas – mormorò. Per un secondo il re degli elfi esitò -Legolas era dritto come un fuso, ancora immobile, il suo sguardo intento ad analizzare il viso addolcito dalla sorpresa e dalla violenta felicità di suo padre. 
Poi Thranduil fece qualcosa che solo qualche anno prima non avrebbe mai pensato di fare.
Eliminò ogni briciolo di distanza, avvolgendo bruscamente le braccia attorno alla schiena del figlio, pressando le mani sul suo dorso per spingerlo contro di sé, per sentire il calore del suo corpo finalmente contro al proprio. Thranduil appoggiò la guancia alla testa di Legolas, che era diventato un frammento di ghiaccio, colto dalla sorpresa. Con gli occhi sgranati che rivelavano la meraviglia che lo stava scuotendo da capo a piedi, Legolas per un secondo rimase fermo, rigido tra le braccia del padre, il volto mezzo seppellito nella sua spalla. Il suo cuore lo tradì: Thranduil poteva sentirne distintamente il battito accelerato tramite gli strati di vestiti che li separavano, mentre suo figlio percepiva la sua mano delicata accarezzare come un soffio di brezza i suoi capelli d'oro colato, andare a posarsi sulla sua nuca. Per un istante, Thranduil dovette chiudere gli occhi per scacciare la violenta commozione che l'aveva catturato.
Riuscì a stento a contenerla quando sentì le braccia di Legolas posarsi cautamente ai suoi fianchi, le sue mani aprirsi indecise sulla parte bassa della sua schiena. Suo figlio appoggiò lentamente la fronte nell'incavo del suo collo, e stavolta fu il respiro di Thranduil a tradirlo. Legolas avvertì il suo sospiro spezzato accarezzagli la tempia, mentre quel gesto li riportava entrambi nel passato -quando da bambino appoggiava il volto al collo di suo padre, e rimaneva lì, addormentandosi col calore della sua pelle, il suo piccolo corpo rannicchiato contro al suo, enorme. 
In un baleno, tutto ciò che Legolas si era immaginato -le parole dette, le frasi sottintese, i gesti duri, i sentimenti repressi che aveva anticipato nella sua mente durante il viaggio per prepararsi a quell'incontro, tutto scomparve.
Rimase solamente lì, tremante tra le braccia di suo padre, aggrappato a lui come mille volte aveva fatto da bambino e come mai avrebbe pensato fare di nuovo. 
Mi sei mancato – il sussurro lo colse impreparato, ed entrambi percepirono il brivido che gli scosse la schiena. Thranduil trattenne un sorriso intenerito. 
Infine, lo sciolse dall'abbraccio. Quando fu in grado di rivedere il volto di suo figlio, notò un lieve colore rosato sulle sue guance. E anche che la barriera di ghiaccio si era sciolta, permettendogli di intravedere l'intensa emozione che trapelava dalle sue iridi azzurre. 
Thranduil non si sarebbe mai aspettato la sua risposta. 
Anche tu, papà.

Asinna stava premendo le mani sui grumi di terra, cercando di romperli e spargere il terriccio umido in modo uniforme sulle radici della pianta che aveva appena sistemato nel terreno. Un ricciolo le scivolò davanti agli occhi e sbuffò, irritata, ma prima che la sua mano sporca potesse afferrarlo altre dita, più lunghe ed eleganti, lo sistemarono dietro al suo orecchio. La donna trasalì, girandosi di scatto -si era spaventata, nonostante avesse già riconosciuto chi fosse dalla marea di anelli scintillanti. Ad accogliere il suo sguardo sorpreso trovò un accecante sorriso e due occhi color argento. 
- Mi spaventi – mormorò, e Thranduil osservò il volto arrossato, le labbra segnate dai denti, torturate mentre le piante si rifiutavano di collaborare. 
- Sono uno spettacolo così poco piacevole per gli occhi?
Asinna abbozzò un sorrisetto, sbuffando, mentre si sedeva definitivamente per terra, mentre lui rimaneva accucciato davanti a lei, le braccia elegantemente posate sulle ginocchia coperte dalla stoffa della tunica intarsiata di sete preziose. 
- Ovviamente. 
Thranduil aggrottò le sopracciglia, incupendosi. 
- Dovrai pagare per questo insulto alla mia persona. 
- E come? – lo canzonò Asinna, guardandosi attorno. Erano in una stanza ricavata dalla pietra dove l'aria era umida e intrisa dell'odore di vita, uno spettacolo di colori e piante a beare i loro occhi. Persino dal soffitto piccole radici e fusti colorati si intrecciavano creando ragnatele verdi e marroni. Quel luogo era stato abbandonato dai guaritori di Thranduil perché preferivano andare a cercare le erbe nella foresta, e a lungo era stato dimenticato. Solo il re ne aveva conservato la memoria, e l'aveva mostrato ad Asinna, consapevole che grazie alle sue cuore la vita sarebbe rifiorita in modo ancora più splendente. E aveva ragione. Era passato solo qualche mese ma il numero di fiori e foglie era raddoppiato, così come i dolci profumi che decoravano l'aria. 
Thranduil le afferrò il volto, posando una mano sulla sua guancia e obbligandola a girarsi verso di lui. Non lasciò che la sorpresa si fermasse troppo sul suo viso; facendo scorrere la mano sul suo collo, fino ad afferrarle la nuca, il re si avvicinò e catturò le sue labbra, sorridendo vittorioso nel sentirla immediatamente abbandonarsi a quel contatto. Asinna si aggrappò alle sue spalle, cercando di evitare di toccarlo con le mani per non macchiare le sue vesti, mentre l'elfo la imprigionava in quel bacio, giocando con lei. Ogni volta che la donna cercava un contatto più profondo l'elfo si ritraeva immediatamente, lasciandosi sfuggire un sospiro roco che le accarezzava il viso, per poi tornare immediatamente a sfiorare delicatamente le sue labbra, lasciando un piccolo morso feroce a contrastare con la dolcezza con cui le sue dita premevano sulla sua pelle. Solo quando lei emise un lamento indignato, Thranduil ridacchiò e finalmente lasciò che trovasse quello che stava cercando così disperatamente. Sfiorando la sua lingua con la propria, Thranduil approfondì il bacio e arrivò a morderle delicatamente la gola dopo aver lasciato una scia bollente di lievi tocchi, dalle labbra all'incavo del collo. 
- Così – mormorò, e la sentì rabbrividire sotto di sé, mentre una mano della donna si stringeva al suo fianco. 
- Terribile – si lamentò con voce tremante lei, mentre l'elfo ghignava e fulmineo mordeva di nuovo il suo labbro, stavolta con tale forza da farla sussultare. Con un gesto rapido la afferrò e la mise seduta su di sé. Asinna sgranò gli occhi e lui si beò della confusione e del panico nelle sue iridi verdi, mentre lasciava scorrere le mani lungo le sue gambe, tracciando delicatamente il profilo delle cosce fino ad esitare prima di stringerle con forza la parte bassa della sua schiena. 
Il volto della donna diventò di un rosso intenso, così come il suo collo, facendolo sorridere. Il modo in cui la sua pelle cambiava colore così velocemente era davvero adorabile. 
- Thranduil! – esclamò lei, aggrappandosi alle sue spalle. L'elfo si limitò a guardarla, una scintilla maliziosa nelle iridi così come nel sorriso ironico che aleggiava sul suo volto.
- Asinna – il mormorio uscì dalle sue labbra di qualche tono più basso del solito, roco. Thranduil sentiva il battito forsennato del cuore di lei, il modo in cui il suo intero corpo era in tensione tra le sue braccia, in cui un leggero tremore rivelava la sua apprensione. Non l'aveva mai toccata in modo così esplicito, e probabilmente lei aveva pensato che essendo una creatura antica non provasse più certi desideri. Ma si sbagliava. Si era solo trattenuto, come aveva sempre fatto nei lunghi secoli dove la luce della luna era stata la sua sola compagna. 
Si avvicinò lentamente, posando un lento bacio sull'incavo della sua spalla, affondando le dita nei suoi fianchi morbidi. Sentì Asinna rabbrividire e sibilò sorpreso quando lei gli afferrò la nuca con forza, aggrappandosi alle sue spalle e inevitabilmente spingendo certe parti del suo corpo contro di lui. Thranduil per un secondo dovette farsi violenza per non rotolare a terra, spingerla sotto di sé e dare inizio a tutto. Chiuse gli occhi, trattenendo il respiro per non sentire il gelsomino e la vaniglia, cercando di ignorare il modo in cui i fianchi di lei si erano spinti contro la sua cinta e avevano risvegliato un fuoco nel suo ventre che credeva assopito da secoli. 
Non si rese conto di aver emesso un gemito se non quando si trovò davanti il sorriso vittorioso di lei e un secondo movimento gli fece accelerare all'impazzata il battito del cuore, torturandolo senza alcuna briciola di pietà. Il re si ritrovò a boccheggiare, le guance colte da una vampata di calore mentre Asinna lo obbligava a distendersi sotto di sé, afferrando i suoi polsi e inchiodandolo a terra. I suoi capelli caddero come una cascata attorno a loro e Thranduil si morse a sangue il labbro pur di non emettere altri suoni, fissando spudoratamente quelle iridi maliziose mentre sentiva il sangue bruciargli nelle vene. 
- Mai avrei pensato di essere sottomesso da una donna – le sue iridi lampeggiarono mentre Asinna scoppiava a ridere, ignorando il suo drammatico sbuffo contrariato. Thranduil nascose un sorriso mentre lei posava la testa nell'incavo del suo collo, facendo scorrere lentamente le mani lungo le stoffe preziose che gli ricoprivano le braccia in una dolce carezza, fino ad aggrapparsi alle sue spalle. L'elfo la cinse in un abbraccio, rallentando il respiro e fissando le iridi nebulose sul soffitto, immergendosi nei suoi pensieri. 
Rimasero immobili a lungo, mentre il profumo dolciastro di terra e di fiori li cullava in un silenzio pieno di dolcezza. 
- Legolas è arrivato – Thranduil percepì il brivido che la scosse, e accarezzò con dita lievi l'incavo della sua schiena. Sentiva il battito accelerato del suo cuore riverberare sul suo stesso petto, mentre il suo respiro agitato gli accarezzava il collo. Asinna strinse la presa sulla sua spalla e aspettò, senza scorgere lo scintillio di lacrime nascosto nell'argento delle sue iridi. 
- Mio figlio è a casa – la voce si spezzò e Thranduil si ritrovò avvolto dalle sue braccia dolci. Affondò il viso nel suo collo, negandole la vista di quelle lacrime di sollievo e dolore, ma Asinna sapeva. Sapeva tutto. E posò un bacio sulla fronte del re, mentre le sue braccia si serravano disperate attorno al suo corpo fragile -e lasciò che la stringessero fino a spezzarle il fiato, mentre Thranduil trovava finalmente il porto sicuro dove poter lasciare sfogare quella marea di emozioni.

L'atmosfera era cambiata. Legolas era sempre più curioso e sempre più perplesso. Aveva notato le occhiate sfuggenti degli elfi a palazzo, i loro sorrisi genuini che celavano un'ombra di preoccupazione. I loro occhi non si posavano mai in quelli del principe; Legolas percepiva la loro gioia nel riaverlo lì, ma sentiva anche che qualcosa era successo, qualcosa che si sarebbe presto rivelato -e che loro non azzardavano ad accennargli. 
Lindir era stata la prima persona da cui si era recato, dopo aver osservato la scia argentata del mantello di suo padre svanire lungo i corridoi. Con la testa leggera come dopo troppi bicchieri di vino e uno strano groppo in gola, Legolas si era lasciato andare contro la parete, mentre il suo cuore batteva forte nel petto. Aveva scacciato le lacrime che infine erano arrivate a tracciare due brevi scie salate sulle guance, sospirando a fondo per calmare la commozione che gli stringeva la gola. 
Padre
L'aria era pervasa di parole non dette, di emozioni ruvide e dolci. Ma non era ancora il momento di rivelarle, di lasciarle andare. O almeno così aveva pensato, mentre una parte di lui gli urlava invece di correre dietro a quella figura così amata e così rimpianta, di afferrare il lembo della sua manica come quando era piccolo -e di stringerlo a sé, e piangere, e urlare. 
Ma Legolas non era più un bambino. Non poteva farlo. 
Perciò i suoi lineamenti si erano induriti, la sua schiena raddrizzata, e a passi sicuri e leggeri si era recato lì dove anche da piccolo era solito rifugiarsi -Lindir, il suo fedele amico, quella figura che gli era stata sempre accanto anche quando suo padre si alienava da lui. 
Nemmeno Lindir aveva voluto rivelargli cosa fosse cambiato, però- con un cenno del capo aveva semplicemente annuito e sorriso mentre Legolas gli raccontava come aveva percepito di nuovo la vita nella foresta. Non si era sbilanciato, in nessun commento; e il principe sapeva che il più fidato consigliere del re non avrebbe ceduto a nessuna pressione, perciò non aveva tentato nemmeno di fare domande sull'argomento. C'era un motivo se Lindir era rimasto accanto del sovrano per secoli. 
Così Legolas si era ritrovato infine al banchetto proclamato quel giorno stesso da suo padre -lo scintillio dei calici, il dolce sgorgare dei vini profumati, il lieve mormorio gioioso rendevano l'atmosfera elettrizzante. La felicità era nell'aria -il principe era a casa. 
Lui stesso era felice. Sebbene non avesse toccato un bicchiere la sua testa era leggera, per la prima volta priva delle apprensioni che l'avevano tormentato nel lungo viaggio. La vista delle caverne scintillanti, delle fiaccole luminose, delle stoffe morbide e splendenti, dei volti che nonostante gli anni erano ancora ugualmente cari e sorridenti -tutto ciò era come un balsamo che aveva sciolto ogni traccia di inquietudine. 
Dopo mille sorrisi genuini e ancor più parole con gentili sconosciuti venuti a dargli il bentornato, Legolas era intento a parlare con Tauriel quando una delicata pressione alla coscia gli fece abbassare lo sguardo. I suoi occhi cristallini incrociarono due iridi verde giada perse nella meraviglia. 
Interdetto, un sorriso affiorò alle sue labbra mentre le manine della piccola elfa si aggrappavano al lembo della sua manica. 
Questa bambina è innamorata dei reali - udì Tauriel scherzare. 
Legolas voltò il palmo e prese le dita della piccola tra le proprie, accarezzandole il palmo con una lieve carezza. Si inginocchiò, sorridendo, cercando di ignorare il lieve imbarazzo -non era mai stato bravo con i bambini. Ma prima che potesse dire qualcosa, la piccola allungò l'altra mano e accarezzò una delle lunghe ciocche d'oro colato che riposavano sul suo petto, contrastando con la stoffa azzurra decorata da fili d'argento.
- Bentornato – la voce timida e delicata della bimba riempì il suo cuore di tenerezza. Legolas sorrise e chinò lentamente il capo, l'azzurro e il verde che si mischiavano in un unico dolce sguardo. 
- Ti ringrazio. 
- Legolas. 
La voce imperiosa gli fece voltare la testa. Trovò il re, a guardarlo -immenso e maestoso nelle vesti bianche, la tiara brillante a circondargli la fronte, gli occhi grigi rischiarati dall'inquietudine che vi aveva dimorato per secoli. Legolas sentì una stretta al cuore mentre le labbra rosate di suo padre si addolcivano in un accenno di sorriso e le sue iridi si posavano sulla piccola dai capelli corvini. 
- Vieni con me. 
- Sì, padre. 
Legolas si rialzò, percependo l'improvvisa mancanza della piccola mano posata nella propria. Ma prima che potesse avvicinarsi a Thranduil, il re avanzò solenne di qualche passo. Il principe rimase quasi a bocca aperta quando la mano ingioiellata di suo padre accarezzò lievemente la guancia rosata della piccola, e i suoi occhi scintillarono mentre le rivolgeva un sorriso, e per la prima volta da secoli piccole, quasi invisibili linee apparivano ai lati dei suoi occhi -era un sorriso genuino, ampio, come da secoli non si era visto. Legolas percepì il cambiamento nell'atmosfera -la gioia si propagò ad onde attorno a loro, mentre un lieve mormorio accarezzava le sue orecchie. Tutta la corte aveva visto quell'effimero momento, quando, per la prima volta da centinaia d'anni, il re si era lasciato andare a quel breve gesto di affetto. Thranduil si rialzò e posò lo sguardo su suo figlio, rimasto a fissarlo ad occhi sgranati, l'emozione che gli stringeva la gola.
Tutto è cambiato, pensò il principe -e i suoi occhi adesso brillavano per le lacrime di commozione. Tutto è cambiato, e mio padre è di nuovo se stesso.

Thranduil lo condusse nei giardini, nel piccolo chiostro dove Legolas era solito trovarlo da piccolo a respirare il dolce profumo dei fiori dopo un'interminabile giornata. O dove Legolas si rifugiava nelle notti tormentate dagli incubi, e mentre la luna dipingeva i suoi capelli di sfumature lucenti si rannicchiava piangente –lì dove Thranduil lo cullava con una melodia struggente per scacciare via le ombre che infestavano i suoi sogni, lì dove il piccolo Legolas si addormentava al ritmo del battito del cuore del sovrano, aggrappato alle sue spalle, avvolto dal suo profumo di casa.
Thranduil si fermò davanti a lui, alzando lievemente il mento verso la spaccatura nella roccia che lasciava intravedere il luccichio delle stelle. Dei soffici passi incerti precedettero il lieve tocco insicuro sulla sua spalla -e la voce morbida di suo figlio.
- Padre. 
Thranduil abbassò il mento, le iridi argentee sofferme sui gigli delicati che decoravano gli intrecci verdi. 
- Mi sei mancato – una crepa si aprì nel petto di Legolas, il respiro gli si spezzò -ad occhi sgranati, le labbra socchiuse, incrociò lo sguardo malinconico di suo padre, mentre Thranduil si voltava e osservava la sorpresa sul suo volto con rimpianto. 
- Non dovresti avere quell'espressione sul viso nel sentire queste parole – le lacrime affiorarono ai suoi occhi cerulei, mentre le lunghe ed eleganti dita di Thranduil si sollevavano ad accarezzare lievi la sua guancia, disperdendo una goccia salata caduta senza controllo. 
- Padre – Thranduil si lasciò sfuggire un respiro sorpreso mentre in un istante Legolas lasciava andare ogni briciola controllo -e si rannicchiava contro di lui, la testa nell'incavo del suo collo, le braccia attorno al suo torace, rimpicciolendosi come a voler ritornare della stessa taglia di quando era bambino per far sì che le braccia di suo padre riuscissero ad avvolgerlo in una dolce culla, non più semplicemente posate sulle sue spalle. Thranduil posò una mano sulla sua testa, avvolgendo con l'altro braccio la vita di suo figlio, il groppo in gola che non accennava ad andarsene. Si morse il labbro, mentre il battito forte del cuore del suo bambino riverberava nel suo stesso petto. 
- Perdonami – fu ciò che riuscì a mormorare, la voce spezzata. Incurante del tremolio, strinse ancora più forte a sé quel corpo che aveva desiderato di riavere tra le braccia così a lungo, e che ora finalmente era lì, rannicchiato di lui – perdonami per tutto ciò che ho fatto. Avevi ragione. 
Legolas rimase immobile sul suo petto, mentre i suoi respiri profondi accarezzavano la pelle del sovrano -mentre inalava il profumo di casa e il dolore scivolava via. 
- Padre, cosa è successo? 
Thranduil sorrise lievemente, accarezzando con dolcezza i suoi capelli, sfiorando la sua fronte con un bacio delicato. Legolas non voleva lasciarlo andare, ma si costrinse ad allontanarsi, sfregando via le tracce di lacrime con l'avambraccio, arrossando la pelle delle guance. Suo padre sorrise intenerito a quel gesto mentre la sua mente sovrapponeva a quel Legolas adulto l'immagine del piccolo elfo che si rimetteva in piedi asciugandosi le lacrime, dopo esser caduto dal salice rigoglioso che aveva cercato di scalare. 
- La tua cicatrice... - il tono di Legolas era incerto -come se avesse paura che si arrabbiasse a quella domanda. Le dita di Thranduil accarezzarono lievemente la linea quasi invisibile che era rimasta a solcargli il sopracciglio dall'attacco di tanti anni prima -l'attacco che aveva dato inizio a tutto.
- Sono successe molte cose durante la tua assenza. Per questo vorrei che tu ascoltassi, tutto. 
Il giovane elfo annuì, lo sguardo fisso su quello del padre, vacuo al silenzio esitante di Thranduil. Il re prese un lieve respiro e girò la testa, e fu allora che Legolas si rese conto di una terza presenza – una presenza timida che era rimasta nascosta all'ombra del grande salice. 
La figura emerse dall'oscurità e Legolas aggrottò le sopracciglia, stupito. 
Era una donna bassa, dalle forme morbide e dagli occhi di un verde brillante -dal lato sinistro del volto attraversato da una lunga cicatrice ormai guarita. 
Anche se visibilmente tesa, la donna si piegò lievemente in avanti in un inchino e i lunghi ricci scivolarono davanti al suo viso, e quando parlò la sua voce era chiara e tranquilla.
- Il mio nome è Asinna, principe Legolas.

Il racconto era statolungo. Asinna aveva impiegato circa un'ora per raccontare tutto, dall'inizioalla fine -Legolas era rimasto stupito dalla precisione con cui avevaintrecciato le trame della storia, dal modo in cui la voce aveva tremato ma nonsi era mai fermata, nemmeno nel momento in cui aveva rivelato le parti piùdolorose della loro storia. Il cuore di Legolas era ribollito di rabbia, di sorpresa,di compassione -il tutto mentre i suoi occhi vagavano dal volto composto delladonna a quello impassibile del padre, senza perdere la lieve ombra di dolcezzache compariva nei suoi occhi argentei quando le sue iridi si posavano sulladonna minuta, seduta al suo fianco sulle radici del salice. 
Thranduil aveva preso la parola alla fine, aggiungendo qualche dettaglio più macabro,ma Legolas aveva già capito tutto quello che c'era da capire da tempo -fin daquando Asinna era apparsa e il volto di suo padre si era illuminato in un modo chenon aveva visto da secoli. Fin da quando sua madre era in vita.
Quando calò il silenzio, Legolas abbassò gli occhi sulle proprie mani, un lievesorriso sulle labbra. Sentiva i loro sguardi scrutare ogni suamicroespressione, ogni dettaglio del suo volto. Asinna era visibilmente tesa,le mani strette a pugno sul grembo e le dita avvolte attorno all'anello dallagemma color acquamarina che Legolas aveva donato a suo padre decine di anniprima. 
- La foresta sta tornando in vita – sussurrò, e alzò gli occhi sul volto dilei, il dolce azzurro limpido e pieno di gratitudine. Legolas allungò una mano eAsinna trasalì quando le sue dita si avvolsero alla sua mano fredda,sciogliendo la presa nervosa attorno all'anello. Era un tocco caldo, più cautorispetto a quello del padre -Asinna sentì le lacrime affiorare agli occhimentre Legolas chinava la fronte e le rivolgeva un sorriso luminoso.
- La foresta sta guarendo, ed è anche merito tuo. Sei stata il momento giusto cheha permesso a mio padre di trovare la forza di tornare alla vita. E per questonon ti ringrazierò mai abbastanza. 
Asinna sorrise, il verde delle iridi scintillante di gratitudine. Con unsospiro tremante, distolse lo sguardo da Legolas e incontrò quello dolce e grigiodel sovrano. Con un tocco gentile asciugò la traccia di una lacrima che eracaduta sulla sua pelle pallida e prese la sua mano, posandola sulla propria ancoraintrecciata a quella di Legolas. 
- Sarò per sempre il suo momento giusto. E sarò anche il tuo, se me lopermetterai.
Il principe sorrise dolcemente. 
- Non chiedo altro. 

 

 

 

 

 

angolino
ecco la fine, questa volta per davvero. 
avevo deciso di scrivere un epilogo, ma vi chiedo scusa se ho impiegato mesi -è stato un periodo complicato per tutti, spero solo che stiate bene, sia fisicamente che psicologicamente. se non è così, spero che possiate trovare un po' di serenità e di forza nella fine di questa storia -o nel rileggerla. asinna e thranduil saranno sempre qui, ad accogliervi a braccia spalancate, quando ne avrete bisogno. 
ringrazio davvero dal profondo del cuore chiunque abbia partecipato a questa storia -leggendo, commentando, mettendo delle stelline, parlandone ad amici, scrivendomi -grazie per tutto l'amore che avete dedicato alle mie parole, è ciò che mi spinge ad andare avanti. mi sono allontanata dalla scrittura in questi mesi, ma è una mancanza che non sono più disposta ad accettare -spero di ritrovarvi, se in futuro tornerò a scrivere di questi personaggi. 
grazie davvero di cuore. 
spero che questo epilogo vi sia piaciuto -spero che l'ultima impressione che avrete di questa storia sia positiva. e spero che, anche per quest'ultima volta, mi direte che ne pensate: è un addio dolceamaro e le vostre parole mi aiuterebbero a mettere la parola fine con un po' più di serenità. 
se volete seguirmi sui social, vi lascio qui i miei contatti (nell'ultimo periodo mi sono rifugiata nella musica dei bts, che mi ha aiutata ad ad andare avanti nonostante tutto, perciò parlo e scrivo prevalentemente su questo; mi farebbe comunque piacere trovarvi anche lì)
twt: jiminsstarss (personale) o thetruthmon (account dove pubblicherò le mie fic); 
ao3: jiminsstarss
wattpad: AnnaWandererLove 
Alla prossima, 
Anna.

 

   
 
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