Capitolo
10
Rein si ritrovò a sospirare mentre si abbandonava sul
suo letto. Era stata una mattinata terribilmente lunga e faticosa. La colazione
aveva portato via, tra una chiacchera e un’altra, un paio d’ore e la turchina
si era ritrovata più stanca di quello che pensava. Non era poi così abituata ad
essere al centro delle attenzioni e quella esposizione l’aveva provata più del
dovuto, soprattutto perché Rein aveva avuto
l’impressione che Moon Maria avesse organizzato quella mattinata con uno scopo
ben preciso. La principessa temeva, infatti, che la regina avesse scelto di
organizzare quell’incontro con quelle persone e con quelle dame specifiche, con
l’obbiettivo di farle scegliere una dama di compagnia, o più dame di compagnia.
Dopotutto era una principessa e, come tale, avrebbe avuto ogni diritto ad avere
delle dame al suo fianco sia per passare del tempo al di fuori di eventi
sociali o eventi di corte, sia, soprattutto, per avere delle alleate durante
gli aventi ufficiali. La scelta non doveva assolutamente essere presa alla
leggera o senza le giuste valutazioni, poiché le donne avrebbero dovuto passare
molto tempo insieme, per questo era preferibile scegliere delle dame con cui si
poteva andare d’accordo e con cui si poteva pensare di instaurare un rapporto
che non fosse propriamente formale, ma che potesse sfociare in una sincera
amicizia basata su rispetto e fiducia. E avere un’amicizia a corte voleva dire,
avere degli alleati e avere alleati significata, molto spesso, avere una vita
abbastanza tranquilla e serena sapendo di poter contare sull’appoggio di
persone fidate in momenti o situazioni difficili o complicate. Inoltre per Rein
poteva essere un’ottima occasione per fare amicizia e passare del tempo con
persone della sua età per potersi godere dei momenti di tranquillità e
spensieratezza senza dovere per forza seguire una rigida etichetta di corte. E
la principessa doveva ammettere che aveva avuto subito un incredibile feeling
con la giovane baronessa Charlotte di Amoundgnac. Aveva solo diciotto anni la
baronessa, ed era appena entrata in società, ma la sua allegria e freschezza
avevano conquistato subito la turchina, e già Rein sapeva che con lei poteva
mostrare il suo vero carattere senza preoccupazioni. La viscontessa Daphne Marimbon
era una donna modesta, un po’ schiva, ma terribilmente sincera. Non iniziava
mai una conversazione ma ogni volta che era stata interpellata aveva sempre
espresso con chiarezza le sue opinioni senza esitare. Poteva essere una buona
dama di compagnia, una che non si sarebbe fatta problemi a dare un parere
sincero anche discordante dal suo se necessario, il che poteva rivelarsi un
dono prezioso a corte. Ma la donna si era sposata da poco più di due mesi con
il visconte Marimbon, e sapeva che una giovane sposa doveva avere già molte
preoccupazioni e pensieri, e Rein non se la sentiva di caricarla di un altro
peso se si fosse trovata nella situazione di dovere scegliere veramente una
dama di compagnia. La contessa Alexandre, al contrario, si era dimostrata fin
troppo contenta di passare del tempo con la principessa. Aveva un carattere
molto solare e allegro, ma si vedeva tutta la tremenda voglia della donna di
emergere a corte. Era la secondogenita dei conti di Alembert, l’unica femmina
dei tre figli avuti dal conte. L’unico modo per lei di uscire dalla famiglia
era fare un buon matrimonio e avere delle buone connessioni a corte le avrebbe
permesso di farsi conoscere da giovani eredi delle altre famiglie nobiliari. E
a Rein quest’atteggiamento, se pur capendolo, l’aveva un attimo infastidita. Tuttavia,
la persona che cui era certa non sarebbe mai riuscita ad avere un rapporto di
nessun tipo e che anzi, le aveva fatto venire persino i brividi quando l’aveva
guardata negli occhi, era la contessa Trudy. Rein si era sentita subito a
disagio quella mattina sotto il suo sguardo e quella frase bisbigliata le
aveva, purtroppo, confermato tutti i suoi dubbi. Trudy era una sua nemica a
corte, una nemica che non sapeva nemmeno come avesse fatto a farsi in tutta
sincerità, ma soprattutto una nemica che Rein aveva capito potesse essere molto
pericolosa e con cui, se si fosse presentata l’occasione, non era affatto certa
sarebbe stata in grado di affrontare alla pari. Il fatto poi che fosse una cara
amica d’infanzia di Thomas la faceva stare ancora più in apprensione e a
disagio. Non capiva da dove venisse tutto quel risentimento e odio verso di
lei, anche perché l’unica occasione in cui l’aveva conosciuta era stata durante
la presentazione al ballo di corte. Sì, sapeva che il valzer che aveva ballato
con Shade poteva avere creato molti fraintendimenti, onestamente nemmeno lei
sapeva bene cosa fosse successo in quel momento. Si era lasciata andare
totalmente e si era sentita bene tra le braccia del principe, non lo negava.
Però doveva ammettere con se stessa, che non aveva fatto qualcosa di così
sconveniente o d’allarmante. Persino Shade aveva messo in chiaro la situazione,
spiegando che la loro amicizia e il loro legame risalivano a molti anni ormai e
che quindi era innegabile la loro sintonia. Era anche vero, però, che in poco
tempo loro due avevano creato un legame, un feeling, che era si era rafforzato velocemente,
forse anche fin troppo, qualcosa che sì, poteva sembrare strano agli occhi di
molti, persino per lei lo era in certi momenti, ma era stato tutto dettato
dalla situazione in cui si erano ritrovati. Erano successe più cose in quelle
settimane che non in anni della sua vita e Shade era
stato il suo punto fermo in tutto quel vortice di eventi in cui era stata
catapultata. Era qualcuno con cui si era sentita libera di potere essere se
stessa, perché si conoscevano fin da bambini, e lei sapeva di potere mostrarsi
senza quella maschera di perfezione che doveva sempre indossare essendo una
principessa, perché lui aveva conosciuto prima Rein che
la principessa Rein. Così aveva potuto mostrare le
sue emozioni senza avere paura delle conseguenze, perché sapeva che mai Shade
avrebbe sfruttato le sue emozioni o debolezze per farle del male, ma sapeva in
cuor suo, forse anche inconsciamente, ma lo sapeva, che lui l’avrebbe capita. E
infatti così era stato. Non le aveva mai chiesto una vera e propria
spiegazione, aveva aspettato che fosse lei a parlare, le aveva saputo dare i
suoi tempi e i suoi modi per farsi capire. Per questo, inconsciamente e inaspettatamente,
lui era diventato il suo punto fermo, il suo punto sicuro, perché l’aveva
capita senza che lei si spiegasse. Era qualcosa di così travolgente e
inaspettato ma così naturale, che Rein sapeva di
potere contare su Shade e sulla famiglia reale della Luna, senza dubbio o
esitazione. Era stata accolta nella famiglia, era come se ne facesse parte da
anni e non solo da poche settimane e se per lei quella evoluzione era parsa
strana ma naturale, era stata ingenua a pensare che la corte avrebbe capito e
accettato il tutto con naturalezza e senza porsi domande o fare speculazioni.
Si sarebbe dovuta immaginare che ci sarebbero state delle fazioni che si
sarebbero opposte a lei e che non l’avrebbero accettata qualsiasi cosa lei
facesse o dicesse, ma non si era aspettata di essersi inimicata qualcuno in
così poco tempo e con così tanto rancore. E ora non poteva non domandarsi quali
fossero le motivazioni di tale rancore da parte della contessa. Che Trudy avesse
delle aspirazioni verso Shade? Che fosse una donna
desiderosa di indossare una corona per ottenere potere e prestigio? Che temesse
che anche Rein avesse lo stesso obbiettivo e che quindi fosse una sua rivale?
Onestamente, Trudy non le aveva fatto quell’impressione, non era sembrata una
donna così ambiziosa e desiderosa della corona e del titolo di reale, tuttavia lei
non la conosceva, quindi poteva essere plausibile. Il fatto poi che Trudy e
Thomas fossero ottimi amici la metteva ancora più in difficoltà. Che fosse il caso di
parlare di questi sospetti con Thomas? E se parlando con lui avesse fatto peggiorare
la situazione, invece che migliorarla? Ma lasciare perdere poteva essere
persino peggio che non intervenire per niente. Si ritrovò a sospirare.
-Tutte a me devono succedere... Una settimana senza crisi, è
possibile? Universo cosa ti ho fatto di così male?-
Si ritrovò a mormorare contro il cuscino. Un improvviso bussare
alla porta la fece sollevare dai suoi pensieri
-Ora che altro c’è. Avanti-
La porta della stanza si aprì e Dreamy entrò
-Scusate principessa. So che avevate chiesto di essere lasciata in
pace a riposare, ma qualcuno richiede la vostra presenza-
-Chi?-
Dreamy non le rispose, e onestamente Rein
non le diede neanche il tempo di farlo, perché si avviò veloce verso l’ingresso
dei suoi appartamenti. Sulla soglia, fermo immobile, l’attendeva una guardia
reale.
-Altezza-
Disse l’uomo, inchinandosi non appena l’ebbe vista.
-Cosa posso fare per voi…-
-Conte Andrew Nicholanos, altezza, secondogenito del conte
Nicholanos, membro della guardia reale e tenente della guardia personale di sua
altezza il principe Shade-
Rein si ritrovò un attimo perplessa di fronte all’uomo. Non era
insolito che i membri secondogeniti delle famiglie nobiliari scegliessero una
vita militare, e dato il suo lignaggio, aveva perfettamente senso che fosse un
membro delle guardie poste alla sicurezza di Shade, ma era terribilmente raro
che una guardia si presentasse in modo così ufficiale.
-Cosa posso fare per voi, conte Nicholanos?-
Il conte allungò verso di lei una mano che teneva salda una busta
-Per voi altezza-
Rein esitò solo un attimo, poi afferrò la busta. Era una semplice
busta bianca, senza sigillo né nome del mittente. Rein la aprì perplessa,
tuttavia, non appena vide il contenuto della lettera e chi gliela aveva mandata,
sul suo volto si aprì un sorriso. Lesse con attenzione il contenuto e alla fine
si ritrovò a sorridere
-Riferite al mittente che mi farò trovare pronta-
Il conte la fissò perplessa, tuttavia fece un inchino, si scusò e
si avviò lungo il corridoio. Dreamy, che era rimasta nella stanza con la
principessa per tutto il tempo, fissò Rein con uno
sguardo strano sul volto, sicuramente curiosa di sapere il contenuto della lettera
e di chi l’aveva mandata, ma conscia del fatto di non potere esprimere la sua curiosità
apertamente per non sembrare un’impicciona. Non poteva esserci niente di peggio
che essere una cameriera, per di più una cameriera personale, che non sapeva
trattenersi dal farsi gli affari della sua signora. Rein sventolò con
noncuranza la lettera che aveva in mano
-Niente di cui tu ti debba preoccupare Dreamy.
Semplice vita di corte, niente di che-
Dreamy non sembrò convinta del tutto della risposta, ma non aveva
mai avuto modo di non fidarsi della principessa, quindi si accontentò della
risposta. Si stava avviando per riprendere i suoi soliti servizi, quando la
voce di Rein la trattenne
-Una cosa, non mi preparare il the per oggi pomeriggio-
-Niente the?-
Chiese quasi basita la giovane. Rein annuì
-Si, niente the grazie. Molto probabilmente lo prenderò con sua
maestà. Sono certa vorrà sapere com’è andato l’incontro di stamattina-
-Ma non ho ricevuto notizia alcuna di questo…-
-Nemmeno io, ancora, ma conosco abbastanza ormai Moon Maria da
immaginare che voglia sapere se sia andato tutto bene e se mi sono sentita a
mio agio. Fidati, sarà sicuramente così-
Dreamy aveva la netta sensazione
che qualcosa non fosse giusto in quel momento, che le parole della principessa
fosse in qualche modo sbagliate. Ma si diede della stupida da sola. Rein era
perfettamente calma e tranquilla, come tutti gli altri giorni, anzi si era
addirittura seduta sulla sua poltrona, aveva afferrato il libro che in quel
momento stava leggendo e ci si era immersa dentro, come faceva ogni volta che
si voleva rilassare. Dreamy fissò la turchina, e si ridiede della stupida.
Forse le ore di sonno arretrato dell’ultimo periodo la stavano facendo
diventare paranoica. Non era raro che i nobili ricevessero lettere, e poi a Rein era stata consegnata da una guardia reale, per di più
di sua altezza il principe. Forse il principe voleva sincerarsi che stesse
bene, o addirittura poteva essere stata la giovane principessa Milky a scriverla. Tante potevano essere le spiegazioni.
Decise quindi di non pensarci oltre, e di tornare a fare il suo lavoro. A un
tratto vide la principessa contrarsi per un brivido
-Sentite freddo altezza?-
-Leggermente…-
-Volete che vi accenda il camino?-
Rein scosse la testa
-No, il camino mi sembra eccessivo… però una cosa per me la puoi
fare-
-Ditemi altezza-
-Da qualche parte, in camera, ci dovrebbe essere il mio scialle-
-Scialle?-
-Si, quello blu-
-Non ricordo uno scialle blu-
-E’ uno di quelli nuovi. Deve essere ancora imballato dentro una
delle confezioni con cui sono arrivati gli abiti che mi sono fatta confezionare-
Dreamy sbiancò un attimo. Nel guardaroba della principessa erano
presenti ancora molti pacchi da aprire, la ricerca di questo scialle poteva
rivelarsi lunga e complicata.
-Siete sicura di non volerne un altro?-
Rein scosse la testa
-No gradirei quello. Si intona al vestito che indosso-
-Siete certa di avere ordinato lo scialle? Non ricordo, quando vi
hanno consegnato il vostro guardaroba, alcun accenno ad esso-
-Sono certa di averlo ordinato, Dreamy, e
sono certa sia già stato consegnato. Potresti per favore cercarmelo? So che ci
vorrà molto ma, ne sento proprio il bisogno ora-
Dreamy sospirò, ma annuì.
-Certo altezza, farò il più velocemente possibile-
-Grazie Dreamy, come sempre. Io ti
aspetto qui-
Una volta che Dreamy fu sparita nella sua
stanza da letto e la sentì tirare la porta del guardaroba, Rein si alzò piano
dalla poltrona, appoggiò il libro su di essa e si avviò veloce verso la porta
dei suoi appartamenti. Cercando di non fare rumore, girò piano la maniglia e
una volta aperta la porta, aprì quel tanto che bastava per permetterle di
uscire. Una volta fuori, la accostò piano e veloce si avviò lungo il corridoio.
Aveva portato con sé la lettera ricevuta, non voleva fare sapere a tutti quello
che stava, o per meglio dire, stavano per fare. Certo, si sentiva in colpa per
quello che aveva fatto alla sua Dreamy. Le aveva mentito, e le stava facendo
cercare qualcosa che sapeva, non avrebbe mai trovato. Infatti Rein aveva sì ordinato uno scialle blu, ma lo scialle
faceva parte di un abito che ancora il sarto di corte le doveva consegnare.
Sapeva che Dreamy gliel’avrebbe fatta pagare, ne era
certa, ma doveva assicurarsi di potere guadagnare più tempo possibile e quella
era la sola scusa a cui era riuscita a pensare in così poco tempo. Tuttavia,
mentre correva veloce lungo le scale, il senso di colpa che provava per la sua
cameriera personale si affievoliva sempre di più, mentre sentiva dentro di se rinascere
una sensazione che per troppo tempo aveva cercato di dimenticare e di relegare
negli spiragli più bui della sua anima. Non solo si sentiva viva in quel
momento, stava iniziando a sentirsi felice.
Thomas era nel suo studio, intento a rivedere alcuni rapporti delle
sue guardie. Essere il capitano delle guardie reali era un compito notevolmente
impegnativo e Thomas rimpiangeva certe volte la scelta fatta. Non s’immaginava
all’epoca, quando aveva accettato l’incarico, l’immane volume di scartoffie cui
si sarebbe dovuto sottoporre. Almeno con la scusa del lavoro, si poteva
allontanare dal principe e non essere costretto a passare intere ore immobile
ad ascoltare tediosi discorsi di ministri e uomini del regno. Aveva passato
quel compito a una giovane guardia reale quel pomeriggio, e lui si era preso la
libertà di passare del tempo seduto alla sua scrivania, a sbrigare i suoi
compiti con calma. Anche se doveva lavorare, almeno era seduto e con a
disposizione una caraffa di caffè tutta per lui. Erano ore in cui nessuno lo doveva
disturbare e, soprattutto, dove non doveva essere sempre sull’attenti. Era vero
che il suo compito era quello di difendere la famiglia reale, ma aveva bisogno
anche del suo riposo. Infatti c’era una regola non scritta tra lui e i suoi
sottoposti: se era nello studio, non andava disturbato per nessun motivo. Solo
in caso di attentato doveva essere disturbato, altrimenti nessuno doveva farlo,
pena ore interminabili di turni notturni ed esercitazioni massacranti. Perciò,
quando un bussare forte e deciso si sentì sulla porta, Thomas alzò lo sguardo,
sbalordito. Chi mai poteva essere, ma soprattutto, cosa poteva esserci di così
importante da osare disturbarlo? Quando sentì bussare di nuovo, Thomas reagì
-Avanti-
Era già pronto a fare una sfuriata al mal capitato di turno per
essere stato disturbato senza una giusta causa, quando vide chi era chi aveva
bussato alla sua porta e si zittì immediatamente. Di fronte a lui, infatti,
c’era il conte Philip di Hoteval.
-Conte-
Disse semplicemente Thomas alzandosi. L’uomo fece un leggero cenno
con il capo, mentre entrava nell’ufficio
-Mi dispiace disturbarla, comandante-
-No, non si preoccupi-
Disse Thomas, mentre si sforzava di riordinare il disordine che
imperversava sulla sua scrivania, in un vano tentativo di rendere il tutto più
presentabile.
-A proposito è capitano, non comandante-
-Come?-
Philip lo fissò interdetto.
-Quando sono qui sono solo capitano delle guardie reali. Spero di
non dovere mai comportarmi come comandante delle forze reali. Vorrebbe dire…-
-Che siamo in guerra-
Thomas annuì.
-Diciamo che è più una forma di scaramanzia. Ognuno qui mi chiama
solo capitano-
- Capitano, allora-
I due rimasero in silenzio, a fissarsi, il conte ancora in piedi
sulla porta e Thomas dietro la sua scrivania.
-Conte mi perdoni. Prego si accomodi-
-Grazie-
Il conte si sedette su una delle sedie poste di fronte alla
scrivania e non appena l’uomo si era seduto, anche Thomas aveva fatto lo stesso
-Posso fare qualcosa per voi?-
-In realtà si-
Thomas fissò l’uomo, perplesso. Non conosceva personalmente il
conte, ma da quello che aveva sentito su di lui era un uomo tranquillo, molto
discreto e poco propenso a chiedere dei favori. Quindi quella frase lo aveva
lasciato esitante e, soprattutto, sbalordito e anche incuriosito
-So che voi, oltre ad essere il capitano delle guardie reali e
della scorta personale del principe, siete anche un suo ottimo amico. E oggi,
alla colazione, ne ho avuto la conferma-
-Ci conosciamo ormai da molti anni io e il principe ma non…-
-Quindi immagino siate la persona migliore per chiedervi quello che
devo sapere-
Thomas lo fissò interdetto. Guardava il conte, che lo stava
fissando intensamente negli occhi e mostrava un volto molto serio e sicuro di
se, ma che, tuttavia, con le mani, stava tormentando il bordo della sua giacca,
segno che ciò che stava facendo lo stava mettendo a dura prova.
-Chiedete pure e se potrò aiutarvi sarà un piacere-
-Voi credete che sua altezza il principe mi detesti?-
La domanda lasciò talmente sbalordito Thomas che rimase a fissarlo
con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
-Come?-
Thomas doveva avere capito male. O molto più probabilmente si era
addormentato sulle scartoffie e ora stava sognando. Perché solo la sua fervida
immaginazione poteva avere creato quella situazione, non poteva in alcun modo essere
reale. Tuttavia il conte era fin troppo reale davanti a lui e lo stato di
tensione che emanava l’uomo non poteva essere solo un sogno.
-Mi riferisco a quello che è successo ieri sera-
Proseguì il conte, come se quelle parole avessero il potere di
spiegare tutto quanto
-Ieri sera?-
Ripeté Thomas, sempre più perplesso e confuso. Vedendo il suo
sguardo, il conte alzò gli occhi al cielo e si affrettò a spiegare
-Quando ho chiesto alla principessa di ballare-
-La principessa…-
-E al momento che è successo subito dopo…-
In quel momento, il cervello di Thomas riemerse dalle nebbie della
confusione e capì. Riebbe davanti agli occhi la scena. Rein e il conte al
centro della sala e Shade, scuro in volto e terribilmente determinato che
avanzava a grandi passi verso di loro. E comprese
-Vi riferite al modo in cui il principe ha occupato il vostro posto
al fianco della principessa-
-Esattamente-
Thomas si lasciò andare contro lo schienale della sedia e si
ritrovò a sospirare. Come poteva spiegare cosa fosse successo dentro la testa
di quello stupido principe senza dire troppo e allo stesso tempo
tranquillizzare il conte?
-Conte, posso permettermi di pensare che ciò che verrà detto tra
queste mura rimarrà tra di esse?-
-Sul mio onore di Hoteval, questa conversazione rimarrà tra noi-
Thomas sospirò, poi fissò il conte negli occhi e con l’espressione
più seria che riuscì a fare proferì la sua spiegazione
-Shade è un idiota-
Il conte di Hoteval fece un piccolo salto sulla sedia in cui era
seduto. Fissò con gli occhi sgranati Thomas interdetto
-Credo di non avere capito bene…-
-Shade è un idiota. Passa la metà del suo tempo a vantarsi di
seguire un comportamento impeccabile che non si rende conto dei suoi stessi
errori e, quando capita, raramente tuttavia mi tocca specificare, reagisce nel
modo più diplomatico, semplice e terribilmente principesco che io abbia mai
visto: diventa come un bambino di tre anni, mette su il broncio e si arrabbia-
-Io credo di non seguirla, capitano-
-Quella sera non era arrabbiato con voi ma con se stesso-
-In che senso?-
-Era suo dovere ballare con la principessa Rein ieri sera. Il
cerimoniale lo imponeva, ma oltre al cerimoniale lo avrebbe dovuto fare per l’amicizia
che lo lega alla principessa. Invece, da idiota quale è, era convinto che
ballare insieme avrebbe aumentato le già numerose chiacchiere che girano per il
palazzo sul loro conto-
-Credevo che il principe non badasse a queste cose-
-Quando si tratta di se stesso non vi bada, ma detesta quando
riguardano persone a cui tiene e crede siano sotto la sua responsabilità-
-E la principessa è ovviamente già al centro delle chiacchiere per
tutto quello che è successo-
-Esattamente-
Philip si adagiò sulla sedia, improvvisamente più tranquillo.
-Temevo di avere recato danno alla famiglia reale-
-Assolutamente no. Avete solo ricordato al principe i suoi doveri. Ma
Shade non ama essere preso in contropiede così, in casa sua, davanti alla sua
corte e, soprattutto, quando è in torto marcio-
-Non volevo fare niente di tutto ciò-
-Lo so, e lo sa anche quel
cocciuto di un principe, fidatevi-
-Stamattina si è scusato con me, ma siccome poi ha quasi ignorato
la mia presenza, pensavo fosse solo un…-
Philip non terminò la frase ma il senso era chiaro. Il conte aveva
creduto si trattassero di scuse fittizie, cose dette per ristabilire una pace
solo apparente. Una tecnica fin troppo comune tra i nobili, purtroppo.
-Conte d’Hoteval, mi ascolti. Il principe, il nostro principe è un
so tutto io, presuntuoso e testardo. Ma è un bravo principe, onesto, corretto e
affidabile. Pensa sempre al bene del suo popolo e poi al suo. Passa metà della
notte sui rapporti, dorme sei ore al massimo e poi torna al lavoro e so queste cose
perché sono spesso con lui. E vi posso giurare, sul mio nome, che ogni cosa che
Shade dice lo pensa sul serio. Se si è scusato con voi, le sue erano e sono
scuse sincere. Sul fatto di avervi ignorato, lasciate passare un po’ di tempo.
Fategli passare l’imbarazzo e vedrete che la vostra sensazione sparirà-
-Quindi non devo fare nulla?-
-Siate voi stesso, conte. Non forzate la mano e fate ciò che
credete sia la cosa migliore. Vedrete che ogni cosa si sistemerà-
-Vi ringrazio-
Thomas fece un solo cenno con il capo, ma il conte gli tese la
mano. Thomas esitò solo un istante, ma poi allungò anche la sua e i due si
scambiarono una stretta veloce. Il conte Philip era un uomo certamente con una
rigidità nei modi eccessiva per la sua giovane età. Aveva solo qualche anno più
di lui, eppure sembrava un uomo già di mezza età, un vecchio nobile cresciuto
con dei principi che molto spesso i giovani tendevano a dimenticare o a tralasciare.
Istintivamente Thomas ebbe la sensazione che il conte Philip non solo fosse una
persona meritevole di fiducia, qualcuno che si sarebbe potuto rivelare un
valido sostegno in futuro, ma percepiva anche che c’era qualcosa di non detto,
una malinconia di fondo che non si sapeva spiegare. Avrebbe dovuto dire a Shade
di stringere subito un rapporto, se non proprio di amicizia, di pacifica
convivenza. Ne avrebbero guadagnato tutti. E a proposito di guadagnarci
qualcosa, il suo dannato principe era in un enorme debito nei suoi confronti.
Avrebbe dovuto chiedergli come minimo due mesi di ferie, lontano dalla corte e
da lui. Sì, era la giusta ricompensa per quello che aveva appena fatto. E
proprio mentre stava pensando che aveva già risolto in quella mattina fin
troppi problemi legati a quella testa coronata, un forte bussare si fece
sentire alla porta.
-Ma cosa sta succedendo oggi pomeriggio? Avanti-
Chiese esasperato Thomas, alzando gli occhi al cielo. Dalla porta
entrò, quasi timidamente, una giovane guardia, una matricola a giudicare dai
suoi modi impacciati. Tuttavia, oltre all’imbarazzo, Thomas vide negli occhi
della guardia anche una certa preoccupazione
-Che cosa succede?-
Chiese senza perdere tempo in convenevoli
-Mi scusi per averla disturbata capitano, ma c’è una… piccola
emergenza-
-A meno che qualcuno non sia morto o non stia per farlo non vedo quale
possa essere l’emergenza in questione tale per venirmi a disturbare. Oltretutto
quando non sono nemmeno solo nello studio…-
La guardia esitò prima di parlare, guardando il capitano e poi
spostando lo sguardo sul conte, che era rimasto fermo e osservava.
-Guardia, quale sarebbe questa emergenza-
-Capitano, non credo sia il caso…-
-Qual è l’emergenza!-
Disse con autorità Thomas, facendo trasalire la guardia, che senza
più alcuna esitazione, si affrettò a parlare
-Si tratta del principe, capitano-
-Cosa ha combinato quell’incompetente ora? Ha cercato di fare fuori
uno dei ministri per caso?-
-No capitano-
-C’è riuscito veramente? Chi ha eliminato? Commercio, finanza, tasse?-
-No capitano-
-E allora cosa?-
-E' sparito capitano-
-Si certo ovvio, dovevo immaginarmelo che se la sarebbe data…
aspetta cosa?-
Thomas si alzò di scatto dalla sedia e come lui si alzò anche il
conte di Hoteval.
-Il principe non si trova da nessuna parte all’interno del palazzo,
capitano-
-Dov’è Nicholanos? Gli avevo affidato il compito di sorvegliare il
principe-
-Sua maestà gli ha chiesto di occuparsi di una faccenda, capitano.
E quando è tornato nello studio…-
-Se l’era già svignata-
La guardia annuì
-Dannato di un principe! Chiama la guardia reale, tra cinque minuti
tutti nella sala d’addestramento-
-Si capitano-
-E portami subito qui Nicholanos-
-Agli ordini capitano-
Quando la guardia sparì, Thomas si rivolse al conte
-Vi chiedo scusa conte ma credo sarebbe più opportuno terminare il
nostro incontro. A quanto pare mi devo occupare di una testa coronata decisa a
mandarmi a miglior vita prematuramente-
-Certo, capisco la situazione-
-E conte… vi pregherei di non dire niente a nessuno di questo,
diciamo… inconveniente-
-Certo, potete contare sulla mia discrezione-
Thomas gli fece un piccolo cenno di riconoscenza con il capo. Il
conte Philip non perse tempo e si affrettò a congedarsi, ma una volta arrivato
alla porta, questa, si aprì di scatto e l’uomo fece appena in tempo a spostarsi
ed evitare così di prendere la porta in pieno volto. Come una furia, entrò
dentro la stanza Dreamy, con al seguito una guardia che aveva cercato, invano,
di trattenerla
-E' un’emergenza-
Disse la giovane, che nel frattempo era sgusciata dietro la
scrivania e aveva efferato Thomas per la giacca.
-Si può sapere cosa sta succedendo?-
-Si tratta di una emergenza, la più grave che ci possa essere-
Thomas alzò gli occhi al cielo
-Dreamy, non ti preoccupare, vedrai che quell’idiota di un principe
salterà fuori e…-
-La principessa Rein è fuggita!-
Thomas fissò la ragazza ad occhi sgranati e a bocca aperta. Mentre
il suo cervello processava la notizia, una idea si stava lentamente formando
dentro la sua testa. Prima Shade, e ora Rein, spariti, nello stesso pomeriggio,
in pratica alla stessa ora.
-Vuoi vedere che…-
Thomas afferrò per le mani Dreamy e la fece sedere sulla sua sedia.
-Calmati ragazza. Credo di sapere dove si trova Rein-
Tuttavia Dreamy scosse velocemente la testa
-No conte, non capite. Lei mi ha distratto, con una scusa. Mi ha
volutamente fatto cercare qualcosa che non c’era e quando sono tornata nella
stanza… non c’era più. La principessa Rein è fuggita,
vi dico, fuggita! Da me, da noi, dal palazzo. Ho cercato ovunque, non si trova.
Lei...-
-Tranquilla Dreamy. A quanto pare è una
caratteristica reale quella di fuggire via dai palazzi in pieno giorno, senza
essere visti, e senza lasciare tracce a quanto pare-
-Che cosa?-
Chiese Dreamy confusa
-Anche quel cocciuto del principe Shade è
sparito cara Dreamy e qualcosa mi dice che quando è
voluto scappare da palazzo si sia voluto portare con se anche la bella
principessa-
Dreamy sbiancò all’improvviso
-La lettera… era da parte del principe?-
-Quale lettera?-
-Una guardia reale ha portato una lettera alla principessa-
-Ed ecco spiegato come ha distratto Nicholanos-
Dreamy fissò Thomas non capendo
-Il principe e la principessa sono fuggiti… insieme?-
Dreamy spalancò gli occhi per lo
spavento
-Non faranno mica qualcosa di sconveniente, non è vero? Il nostro
principe non è certo quel tipo di uomo, conte. Deve essere per forza successo
qualcosa. Capitano voi dovete fare qualcosa!-
Thomas afferrò la mano di Dreamy e la
guardò dritta negli occhi, calmandola
-Non ti preoccupare, ti riporterò la tua principessa sana e salva.
Sono assolutamente certo che ci sia una validissima spiegazione a tutto ciò e
non temere, credo che Shade non sappia nemmeno come
fare ad attentare alla virtù di una donna-
Dreamy che era scossa dai singhiozzi,
si accasciò sulla sedia e cercò di calmarsi, anche se lanciò un’occhiataccia
poco cortese nei confronti del capitano al velato insulto al suo principe.
Thomas non vi badò molto, si voltò verso la porta, dove fermi c’erano il conte
d’Hoteval e la guardia, ancora in attesa.
-Conte d’Hoteval?-
-Si capitano?-
-Vi chiedo scusa per il trambusto e mi auguro…-
-Non trapelerà nulla da me riguardo questa… situazione-
-Grazie-
Disse sinceramente Thomas.
-E vi prego anche, conte, di non travisare-
Il conte alzò un sopracciglio, interdetto
-Sia il principe che la principessa hanno vissuto momenti
decisamente intensi nelle ultime settimane, ne siete stato testimone anche voi
dopotutto. Considerando che solo loro possono capirsi su determinati aspetti
della vita reale, penso che il nostro principe abbia voluto concedere alla
principessa un pomeriggio di spensieratezza lontana da impegni, ma soprattutto
dal loro ruolo. So che può sembrare infantile e irresponsabile ma… vi prego,
cercate di capire e di non fraintendere-
Il conte lo fissò, e alla fine si ritrovò ad annuire
-Non capisco perfettamente la situazione ma ve lo prometto, non
traviserò. Anche se non sembra, nutro estrema fiducia e rispetto nel nostro
principe, non oserei mai pensare che sia in atto qualcosa di sconveniente-
-Vi ringrazio-
-E conte…-
-Non temete capitano. Massima discrezione, lo so-
Detto questo il conte fece un piccolo inchino e se ne andò. Quando
rimasero soli Thomas si rivolse a Dreamy
-Asciugati quelle lacrime ragazza. Rein
non è sparita e tantomeno non è in pericolo e come ho detto, te la riporterò a
casa sana e salva. Una volta che ti sarai calmata torna al tuo lavoro e fai
finta di niente. Se ti chiedono della principessa di che non l’hai più vista da
quando è andata alla colazione, mi hai capito? L’ultima cosa che ci manca ora è
fare sapere che quei due sono fuggiti via, insieme-
-Ma io…-
-Ti prometto che entro la sera la tua principessa sarà tornata a
casa e stanotte dormirà nel suo letto-
-Ma tutto questo non è…-
Thomas non le badò più e puntò un dito contro la guardia che era
rimasta dentro la stanza
-Tu non ti muovere da qui finché questa cameriera non si sarà
calmata, sono stato chiaro? E assicurati che non dica o faccia qualcosa di
spropositato durante il pomeriggio intesi? Dovrai essere la sua ombra, dovrai
seguire ogni sua mossa e non perderla mai di vista, sono stato chiaro?-
La guardia annuì senza ribattere niente. Detto questo Thomas si
avviò verso la porta, diretto verso la sala di addestramento. Una volta fuori,
vide il conte Nicholanos venirgli incontro, profondamente sconsolato per avere
fallito nel suo compito
-Nicholanos, levati quell’espressione da cane bastonato. Non è
colpa tua, è solo colpa di quel dannato principe. Forza, seguimi-
-Ma era sotto la mia responsabilità e…-
-No Nicholanos, è tutta colpa di quella
testa calda di un principe. Hai fatto ciò che ti è stato chiesto, hai eseguito
gli ordini e hai fatto il tuo dovere. Non è colpa tua se dobbiamo fare la
guardia ad uno stupido di un principe che ci ritroviamo-
Detto questo si avviarono insieme verso la sala di addestramento
delle guardi reali e per tutto il tragitto le uniche parole che uscirono dalla
bocca di Thomas furono “dannato principe” “chi me lo ha fatto fare” e “mi
merito una maledetta vacanza”.
Rein sentiva il cuore batterle all’impazzata. Era da tanto, troppo
tempo che non si sentiva così libera e spensierata. Non sapeva da quanto tempo
non era montata su un cavallo per una cavalcata, e sentire il vento sulla pelle
e il calore del sole sul viso l’aveva fatta sentire veramente libera dalle
catene di buoi e solitudine che negli ultimi anni l’avevano imprigionata e
avevano cercato di spegnerla a poco a poco.. Ed ora
era lì, seduta all’ombra di una grande quercia, a contemplare lo scenario delle
colline verdi davanti a se, godendosi quell’inatteso e liberatorio memento di
serenità.
-Lo fai spesso?-
La turchina si voltò e guardò il ragazzo che era disteso al suo
fianco. Shade aveva gli occhi chiusi e le braccia incrociate dietro la testa.
La brezza del pomeriggio muoveva leggermente i suoi capelli scuri e la luce del
sole che filtrava dai rami della quercia rendeva il suo volto sereno e
tranquillo come mai lo aveva visto a palazzo. Anche se aveva gli occhi chiusi,
sapeva che il ragazzo era sveglio, infatti le rispose senza problemi
-Qualche volta…-
-Tipo?-
Shade aprì un solo occhio e la guardò, con uno sguardo sornione e
ironico
-Ogni volta che voglio fare dannare Thomas-
-Ah capisco-
-E ogni volta che mi sento sopraffatto dalla corte-
-Questo ha notevolmente più senso-
Shade ora aveva entrambi gli occhi aperti e la fissava
-Credi che sia una cosa sbagliata?-
-Fare dannare il povero Thomas?-
Shade la guardò torvo, ma poi le sorrise.
-No, mi riferivo alla seconda spiegazione-
Rein ricambiò il sorriso
-No, niente affatto. Anzi, la considero una cosa molto umana. Anzi,
ti dirò, è piacevole sapere che anche tu sei un comune mortale, come tutti noi-
-Credevi che non lo fossi?-
-“Dedito al lavoro, sempre in consiglio con
qualche ministro, preoccupato continuamente per il suo popolo, intento a non
fare mai nulla di sbagliato, instancabile lavoratore, impassibile di fronte a
qualsiasi situazione….”-
-Questo cosa sarebbe?-
-Il modo in cui parlano di te nelle altre corti-
Ora Shade si era alzato con il busto e guardava direttamente Rein
negli occhi
-Parlano di me?-
-Oh sì. Sei un argomento di conversazione molto popolare. So che
molti nobili ti prendono come modello per i loro figli. E, ovviamente, sei
decisamente l’argomento principale delle chiacchiere femminili di ogni corte-
Shade sgranò gli occhi per la sorpresa e Rein vedendolo, si lasciò
andare ad una risata
-Dai, non dirmi che non lo sapevi-
Shade scosse la testa, incredulo.
-Parlano di me le donne… perché?-
Rein roteò leggermente gli occhi con una finta espressione stizzita
-E poi dicono che sei un principe intelligente. Veramente non lo immagini?-
Shade scosse la testa
-Erede al trono e senza una fidanzata in vista, dovresti sapere che
sono una combinazione molto potente se messe insieme-
-Che cosa?-
Rein annuì, convinta di ciò che aveva detto
-Non esserne così sconvolto, se ci pensi, ha senso-
-Non sono sconvolto…-
-Lo sembri però-
Disse Rein ridacchiando. Shade le lanciò un’occhiataccia
-Sono semplicemente sorpreso. Non sapevo di essere così al centro
delle vostre chiacchiere. E… cosa si dice di me?-
-Curioso principe?-
-Solo vagamente interessato-
-Ammetto, non ti facevo un tipo vanitoso-
-Non sono vanitoso-
I due si guardarono, poi alla fine fu Shade a distogliere lo
sguardo. Rein vide le guance del ragazzo tingersi di un leggero rossore
-E va bene, sono curioso-
Rein sorrise, compiaciuta. Stava conoscendo un lato di Shade che
non credeva avrebbe mai avuto la possibilità di vedere, e vederlo così onesto
e, in un certo senso, vulnerabile, le fece scaldare un attimo il cuore. Sapeva
che Shade non si mostrava mai se non con persone di cui si fidava, e sapere di
avere quella fiducia la faceva stare bene.
-Va bene, se insisti così tanto, ti svelerò quello che so, anche se
per farlo verrò meno al sacro vincolo di segretezza femminile. Allora, oltre a
quello che ho detto prima, c’è una cosa su cui tutte noi principesse o dame di
corte abbiamo sempre concordato riguardo a te-
-E sarebbe?-
-Che sei bello-
Shade la tornò a fissare in volto, letteralmente sorpreso da ciò
che aveva sentito uscire dalla bocca della turchina. Poi si fece tutto rosso in
viso e aprì la bocca un paio di volte, come a volere dire qualcosa, ma poi la richiuse
e rimase in silenzio sconvolto
-Non mi dirai sul serio che ti ho messo in imbarazzo-
-Ovvio… ovvio che no-
Rein gli scoppiò a ridere in faccia, terribilmente divertita da
quella situazione. Shade si fece ancora più rosso d’imbarazzo e le mugugnò
contro
-E smettila…-
-Scusami, ma è troppo divertente. Dovresti vedere la tua
espressione-
-Mi piacerebbe vedere la tua se io ti avessi detto una cosa del
genere-
-Onestamente credevo lo sapessi…-
-No, non lo sapevo. Cioè, notavo che potevo avere attirato
l’attenzione di qualcuna ma non sapevo… cioè non mi immaginavo che tu mi
dicessi una cosa del genere-
Shade la fissò, ancora con le gote arrossate.
-Anche tu lo pensi, allora?-
Rein lo fissò un attimo interdetta. Sentì le sue guance
imporporarsi, e anche se una parte di lei desiderava ardentemente distogliere
lo sguardo da lui, qualcosa le impediva di farlo. Era come una vibrazione
nell’aria, qualcosa di così forte che era impossibile combattere. Senza
rendersene conto, si ritrovò a mormorare poche parole
-Si, lo penso anche io-
Shade la guardò sempre negli occhi. Per un attimo le
sembrò che lui fece un piccolo movimento verso di lei, come se si volesse
avvicinare ancora di più alla turchina, ma alla fine rimase immobile. Un
silenzio intenso era sceso su di loro. Non si dissero niente, si guardarono
solo negli occhi. Alla fine fu Shade a sciogliere
quel momento, distogliendo lo sguardo da lei. Rein si
sentì come ridestata all’improvviso, e si voltò, tutta rossa in volto e in
imbarazzo. E spinta da quell’emozione, si ritrovò a parlare, veloce,
imbarazzata
-E' la verità, comunque. Lo sei dopotutto, sarei una folle a non
dire ciò che è ovvio. Sei un bel ragazzo Shade, lo sei sempre stato. Mi
meraviglia che nessuno te lo abbia mai detto esplicitamente così, ma ti
assicuro è ciò che pensano in molte… veramente credevo lo sapessi. Cioè,
chiunque me lo chiedeva io confermavo sempre che ti consideravo il più bello
tra tutti i principi, sia di aspetto che come modo di fare e…-
Shade la guardò. Ormai l’imbarazzo sembrava essere sparito dal suo
volto, sostituito dal suo solito volto impassibile
-Nessuno me lo aveva mai detto, te lo giuro-
Rein cercava di ricomporsi. Sentiva lo sguardo di Shade su di se, ma ancora sapeva di non potere ricambiare.
Le sue guance erano ancora rosse, lo percepiva perché sentiva il calore
propagarsi da esse sulla sua cute. Così cercò di spostare la conversazione su
un altro argomento, per ricomporsi e tornare normale
-Questo si che è strano… nemmeno da Bright?-
Shade la guardò perplesso
-Cosa c’entra ora Bright?-
-Non facevo che ripetere, soprattutto davanti a lui, quanto tu
fossi decisamente più bello e regale di lui-
-Che cosa facevi?-
Chiese Shade sconvolto. Rein, per tutta risposta, non fece che un
gesto stizzito con la mano, come a cercare di minimizzare la cosa
-Non hai mai notato come Bright cercasse di farsi pomposo davanti
ai miei occhi negli ultimi anni?-
Shade scosse la testa
-No, non ci ho mai fatto caso. Ma ammetto che evitavo certi eventi
molto volentieri-
-Fortunato. Quando Fine non voleva andare da qualche parte i miei
mandavano me. Soprattutto se sapevano che c’era Bright nei paraggi-
-Speravano in un vostro fidanzamento?-
-Credo di si… anche se avevo già espresso il mio parere contrario-
-Ti credevo innamorata di lui-
Rein sospirò, rassegnata
-Avevo dieci anni-
-Lo so, ma…-
-Una persona può anche cambiare idea, no? E io avevo solo dieci
anni. Ma la cosa peggiore è che credo che Bright pensi veramente che quello che
potevo provare per lui allora io lo possa provare ancora adesso. Per questo
molte volte ti usavo… insomma, affermavo con molta insistenza quanto ti
trovassi decisamente più bello e affascinante di lui e di come certamente
saresti stato un meraviglioso re-
Shade sollevò un sopracciglio
-Non mi guardare così. Sai che Bright prova una certa gelosia verso
di te, no? Per un periodo non faceva che elencare tutti i tuoi difetti per
mettere in luce i suoi pregi. Così io non perdevo tempo a dire che tu eri
decisamente più bello di lui e migliore in decisamente molti più aspetti-
-Usavi me per colpire il suo ego?-
-Esattamente. Ogni volta che dicevo così si irrigidiva e poi mi
lasciava in pace. Ama sentirsi lodato, non apprezza affatto quando qualcuno
brilla più di lui-
-Mi usavi come scudo, diciamo-
-In un certo senso. Ti lodavo e lui mi lasciava in pace. Poi ha
smesso di tirarti in ballo ogni volta, almeno quando parlava con me-
Shade scosse la testa, incredulo
-Bright è un brav’uomo e un buon principe-
-Non ho mai detto il contrario. Solo un po’ troppo… pesante.
Soprattutto con noi donne-
-Ma è un buon partito-
Rein lo fissò
-Che cosa intendi?-
-Non ti sentivi lusingata per il fatto che cercasse le tue
attenzioni? Dopotutto è l’erede al trono del regno del gioiello. Potevi essere
regina un giorno, potevi diventare la padrona del castello del gioiello. Non ci
hai mai pensato?-
Rein rimase in silenzio per alcuni minuti mentre fissava il
panorama. Shade, che non aveva smesso un secondo di
osservarla, vide nei suoi occhi tornare quella tristezza che aveva, per troppo
tempo, solcato il bel volto della turchina.
-Onestamente, certo che ho pensato molte volte a quella
possibilità. Andarmene, allontanarmi da tutto e tutti e provare ad essere di
nuovo felice. Ma più ci pensavo, più ben presto ho capito che non sarei mai
stata veramente felice al fianco di Bright. Per quanto Bright possa essere un
brav’uomo, lui ha bisogno di avere al fianco una donna che lo faccia
risplendere, una bambola da acconciare e sistemare a suo piacimento, qualcuno
che non vada mai contro di lui o al suo modo di agire. Io invece voglio essere
me stessa, libera, libera di parlare liberamente e esprimere la mia opinione ma,
soprattutto, vorrei essere amata per ciò che sono, non per chi sono. Non voglio
che qualcuno mi corteggi perché sono la principessa Rein del regno del Sole,
voglio che qualcuno mi corteggi perché sono Rein che è anche la principessa del
regno del Sole. Non sarei mai potuta stare al fianco di Bright,
non sono la donna ideale per lui. Certo è innegabile che provi un sincero
sentimento di affetto nei suoi confronti per tutto quello che abbiamo passato
da piccoli, anche se è pomposo ed egocentrico so che è buono e so quanto possa
essere altruista e mosso da un sincero sentimento di altruismo. Ci conosciamo
da tanto e conservo con molta cura quei ricordi, ma non basta solo questo, non
basta questo sentimento per potere passare tutta una vita insieme, o peggio,
per formare una famiglia insieme. So che non posso parlare di amore, so
perfettamente che non farò mai un matrimonio d’amore, ma vorrei almeno avere un
sincero sentimento di affetto e rispetto con la persona che andrò a sposare, un
sentimento che possa cementare la nostra unione anche senza un sentimento di
amore. Non sono fatta per Bright, non sono la donna
giusta per lui, ci saremmo solo fatti del male a vicenda alla fine e avremmo
sofferto per una situazione che sarebbe diventata insostenibile. Non posso
dargli ciò che lui vuole e sono certa che un giorno lo capirà, o almeno lo
spero-
Shade non disse niente. Aveva lasciato parlare la turchina senza
dire niente, capendo che l’unica cosa che doveva fare era ascoltare, in
silenzio.
-Se fossi diventata regina al fianco di Bright avrei finito per
vivere esattamente come vivevo nel palazzo del sole. Prigioniera dentro una
gabbia dorata. Almeno, se dovevo scegliere una prigione, preferivo la prigione di
casa mia e anche se avevo la sensazione di morire ogni giorno, era meglio che
non l’idea di essere sposata con qualcuno che sapevo non avrebbe mai capito ciò
che ero e che, in fondo, non amavo. Lo trovi un discorso troppo egoistico?-
Shade scosse la testa
-No, affatto. Non sei egoista. Solo…-
-Solo cosa?-
-Perché non hai chiesto aiuto?-
Rein scoppiò a ridere, una risata sarcastica, non allegra
-A chi? Chi poteva aiutarmi? O meglio, chi avrebbe rischiato tutto
per aiutarmi?-
-Io lo avrei fatto-
Rein sgranò gli occhi e fissò gli occhi scuri di Shade. Shade era terribilmente serio in quel momento, e lei,
fissando quello sguardo scuro e intenso che la guardava, sapeva che ciò che gli
aveva appena detto corrispondeva alla verità.
Una sensazione di calore si diffuse dentro il petto di Rein e si ritrovò
costretta, di nuovo, a distogliere lo sguardo da quello di lui. Le sue guance
si tinsero di un rosso acceso e i battiti del suo cuore aumentarono in modo
esponenziale. Nessuno dei due disse niente per molto tempo. Shade non sapeva
cosa fare. Non aveva voluto imbarazzare Rein ma si era ritrovato a rispondere
prima ancora di avere il tempo di realizzare quello che stava dicendo. Tuttavia
era la verità. Se avesse saputo prima che cosa stava passando la turchina la
sarebbe andata a salvare già da molto tempo. Rein rannicchiò le gambe contro il
suo petto, appoggiò sopra le ginocchia le sue braccia incrociandole e sopra di
esse vi appoggiò il volto, girato nella direzione di Shade
-Grazie-
Rein aveva parlato con un tono di voce così basso che Shade pensò di esserselo quasi sognato.
-Lo avrei fatto sul serio-
-Lo so. E in un certo senso lo hai fatto veramente-
Shade scosse la testo
-No, io non ho fatto niente-
-Ti sei dimenticato cosa è successo dai sette saggi?-
-E' stata mia madre a fare tutto. Io non ho fatto niente quel
giorno, ho solo fatto il mio dovere-
Rein ridacchiò e lo guardò. Era incredibile come fosse capace di
sminuirsi nelle situazioni. Credeva sempre di avere fatto solo il suo dovere,
invece faceva sempre più di quello che diceva. E la sua non era finta modestia,
lo pensava veramente
-Mi hai sostenuto, davanti a tutti, in un momento in cui nessun
altro lo avrebbe fatto. È stata la tua mano a darmi coraggio-
Shade non disse niente. Fissò prima Rein, poi la sua mano, poi
tornò a fissare Rein
-Sei un brav’uomo Shade. Sono fortunata ad averti al mio fianco-
Non c’era malizia negli occhi di Rein, le sue parole erano oneste e
sincere, Shade non ebbe dubbi su questo. Non le disse niente, le fece solo un
cenno con il capo. Poi, come se fosse la cosa più normale del mondo, afferrò la
mano di Rein.
-Potrai sempre contare su di me. Ovunque sarai, se sarai in
pericolo, se avrai bisogno del mio aiuto, io ci sarò-
Rein strinse la mano nella sua, senza dire niente
altro, e al tempo stesso dicendo tutto. Erano lì, solo loro due, ancora intenti
a fissarsi, quando all’improvviso un rumore di zoccoli si fece sentire, e Shade lasciò andare veloce la sua mano. Quando il rumore si
fece più intenso, anche una voce arrivò forte e chiara ai due, una voce che
entrambi conoscevano, la voce del capitano delle guardie reali del regno della
Luna, ed era una voce decisamente alterata dalla rabbia
-Dannato di un principe-
Shade alzò gli occhi al cielo
-Thomas-
-No, non osare dire il mio nome, tu… tu… tu… dannato di un
principe-
Thomas era fermo davanti a loro, in sella al suo cavallo. Li stava
fissando dall’alto in basso, con uno sguardo torvo e abbastanza arrabbiato.
-Thomas…-
-No Shade, dannazione, no. Lo sai cosa hai creato questa volta, eh?
Un intero palazzo nel caos. Te lo ripeto nel caso ti fosse sfuggito: un intero
palazzo nel CAOS! Ho le mie guardie in preda ad un attacco isterico. Per non
parlare di un nutrito gruppo di domestici e domestiche in preda alla confusione
e il povero conte Nicholanos… Crede di avere mancato
ai suoi doveri e parla di dimettersi dalle guardie reali. Dannazione Shade sarà
arrivato anche da poco ma si sta dimostrando un bravo soldato, uno dei miei
uomini migliori. E tu cosa fai? Decidi di traumatizzarmelo praticamente a vita?
Dovrei essere io quello che si dimette dato tutti i problemi che mi stai
causando-
Shade lo fissò perplesso
-Non è la prima volta che sparisco. Tutti sanno che ogni tanto vado
fuori dal palazzo-
-Oh certo, dato che tutti lo sanno, pensi che sia una cosa normale,
no? Lo sai qual è il compito delle guardie? Sorvegliare! E se chi devono
sorvegliare sparisce, all’improvviso, in pieno giorno, sotto il loro naso, cosa
pensi che possano pensare? Che non sanno fare il loro lavoro, ecco cosa si
ritrovano a pensare!-
-Andiamo Thomas, ora stai esagerando-
-No, non sto esagerando. E questa volta l’hai fatta veramente grossa!-
-Thomas, stai avendo una crisi isterica, lo sai?-
-No, non ho una crisi isterica! Sto cercando di evitare una crisi
isterica e la colpa è tua! E anche sua-
Thomas puntò il dito contro Rein, che si ritrovò ad indietreggiare
lentamente e a farsi rossa per l’imbarazzo. A quel punto Shade si alzò, e si
frappose fra i due
-Thomas, ora stai esagerando. Rein…-
-Esagernado? ESAGERANDO? C’è un intero palazzo nel caos, per LEI!-
Rein si alzò in piedi di scatto e si mise di fianco a Shade,
meravigliata. Anche Shade aveva la stessa espressione sul volto. Addirittura,
si ritrovarono a parlare insieme
-Per lei?-
-Per me?-
Thomas scese da cavallo e si avvicinò alla coppia, ma fissò Rein
negli occhi
-No no no, non userai i tuoi begli occhioni blu su di me
principessa, non questa volta. Tu sei in assoluto la peggiore di tutti in
questo momento. Ogni briciolo di simpatia nei tuoi confronti, sparita. Ma io
dico, credevo fossi una mia alleata, non una sua… complice. E quella tua
cameriera… è arrivata da me, in lacrime!-
-Cosa è successo a Dreamy?-
Chiese Rein, preoccupata per lei
-Cosa è successo a Dreamy? Oh, niente. Ha solo avuto una crisi di
nervi perché, ah sì, sei sparita! Sparita così, all’improvviso, non solo da
camera tua, ma da un palazzo intero!-
Rein sentì le gote arrossarsi ancora di più, e abbassò lo sguardo.
Shade, a quel punto, si fece avanti
-E' colpa mia-
-Questo lo so. So che la principessa da sola non farebbe mai niente
di simile-
Disse Thomas, fissando in cagnesco Shade
-Thomas, ora basta-
Thomas si avvicinò ancora di più a Shade, e i due si ritrovarono a
fissarsi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Rein, preoccupata, cercò di
frapporsi tra loro
-Ragazzi, vi prego, sono certa che…-
Ma non fece in tempo a finire la frase che Thomas si lasciò andare
ad un sospiro, prima di sorridere al suo principe
-Dannazione Shade, ma come fai? Tutte le volte così, ti metto sotto
stretta sorveglianza e tu… sparito. In pieno giorno! Si può sapere da dove
diamone te ne esci ogni volta?-
Shade sorrise sarcasticamente all’amico
-Segreto reale, non sei autorizzato a saperlo-
-Si come no… segreto reale un accidente. Va bene, tieniti i tuoi
segreti. Ma la principessa sono certa…-
-Non te lo dirà. Me l’ha giurato-
-Rein, ma come hai potuto?-
I due si voltarono verso di lei, e vedendo la sua espressione
incredula, ridacchiarono. Rein era senza parole. Aveva veramente creduto che
per poco quei due non facessero a botte, o peggio, e ora ridacchiavano, come se
niente fosse. La rabbia di Thomas, totalmente sparita. Vedendo il suo sguardo,
Thomas si affrettò ad inchinarsi e a scusarsi
-Perdonatemi principessa, non era mia intenzione spaventarti…
almeno non troppo-
-Io non…-
-Io e Thomas abbiamo una specie di gioco in corso-
-Un gioco che hai inventato tu e che decidi tu di giocare solo
quando vuoi tu-
-Non vorrei mai renderti le cose troppo facili, altrimenti come
potresti poi sfoggiare le tue doti di capitano delle guardie reali?-
-E' fin troppo facile sfoggiare le mie doti quando tu ti nascondi
praticamente ogni volta nello stesso posto-
-Almeno quando ho intenzione di farmi trovare-
Thomas rifilò un’occhiataccia al suo principe, prima di sedersi
anche lui sul prato, vicino ai due. Rein era rimasta interdetta da quello
scambio di parole, e fissava quei due sbalordita.
-Voi due siete strani-
Mormorò scuotendo la testa. Shade e Thomas la fissarono, si
guardarono e si sorrisero
-In realtà diciamo che questo è un nostro piccolo compromesso-
Spiegò Shade. La turchina lo fissò
-Compromesso?-
-Esatto. Ogni tanto devo uscire da palazzo, devo allontanarmi da
quello studio o dai miei ministri, o finirei per ucciderne qualcuno,
seriamente. E anche Thomas ha diritto allo stesso. È la nostra boccata d’aria
fuori lavoro. So che può sembrare una cosa infantile ma… non possiamo solo
lavorare. E diciamo che adesso possiamo ancora permetterci di farlo, le nostre
responsabilità, le mie soprattutto, sono ancora limitate. Quando diventerò re…
sarà decisamente tutto diverso. Ma per adesso ogni volta che ho la possibilità,
sparisco-
-E con il fatto che il principe sparisce, io ho il compito di
“riprenderlo e portarlo a casa”. È una scocciatura, ma qualcuno deve pur farlo-
-Certo. Così hai una scusa ufficiale per uscire senza destare
sospetti-
-Esatto. Anche se, dato che sparisce all’improvviso, mi ritrovo
veramente a dovere affrontare una crisi isterica di palazzo. Ma almeno così sua
maestà non può rimproverami-
-Come scusa?-
-Mia madre non ama troppo queste mie… uscite. E sa perfettamente
che con la scusa di cercarmi Thomas si fa anche lui un po’ di libera uscita. E
la cosa la infastidisce, perché Thomas non lo può riprendere perché sta facendo
il suo lavoro che è, appunto, quello di cercarmi, e io non ho il divieto di
uscire da palazzo, tecnicamente. Quindi non può dirci ufficialmente niente-
-Anche se ogni tanto ci fa una bella lavata di capo a tutti e due-
-Come quella volta che ce ne siamo andati durante la visita della
delegazione del regno della goccia-
-Vero, non mi ha praticamente rivolto la parola per due settimane-
I due scoppiarono a ridere al ricordo. Rein li fissò, trovandosi a
sorridere anche lei, contagiata dalla loro risata.
-In pratica siete due bambini dispettosi che si divertono a fare
infuriare la mamma. Chissà cosa darebbero le persone della corte della luna per
conoscere veramente la vostra natura-
-Non ci crederebbe nessuno… sono troppo ben voluto alla mia corte,
nessuno dubiterebbe di me…-
-Ma io sono una principessa. Principe contro principessa, a chi
credi che darebbero retta?-
-Non oseresti…-
-Non mi conosci così bene allora-
Thomas scoppiò a ridere, poi si avvicinò a Rein, le prese la mano e
le fece un inchino
-Principessa, siete in assoluto la cosa più bella che sia capitata
nella mia vita. Finalmente un alleato contro quella testa calda di un principe.
Siete una benedizione-
-Lieta di essere d’aiuto-
Shade li guardò, si portò una mano sugli occhi e bofonchiò qualcosa
che nessuno dei due riuscì a capire. Tuttavia, quel breve periodo di
tranquillità fu presto interrotto dalla voce dello stesso principe
-Tuttavia c’è una cosa che non mi torna. Di solito ci metti
decisamente più tempo a trovarmi Thomas-
-Perché questa volta, mio caro principe, pur capendo le tue
intenzioni, hai decisamente esagerato-
Shade alzò un sopracciglio perplesso
-Non capisco cosa intendi dire-
-Su questo non avevo dubbi. Mio caro principe hai, per caso,
pensato come sarebbe stato possibile per te e la principessa rientrare a
palazzo nello stesso momento senza destare sospetti o dare adito a chiacchiere
di natura discutibile?-
-Di certo non sarei entrato dalla porta principale insieme, questo
mi pare ovvio…-
-Oh certo, perché l’unico problema sarebbe solo essere visti
tornare insieme. Ovvio, come potevo pensare che la tua mente potesse pensare
più a fondo di quello che in realtà fa? Non ti sei minimamente posto il
problema, invece, che la sparizione, in contemporanea ci tengo a precisare, tua
e della principessa non sarebbe stata decisamente notata? E non hai minimamente
pensato al fatto che non ci sarebbe voluto molto prima che un certo tipo di
chiacchiere, di certo non di natura lusinghiera, iniziasse a circolare tra le
mura del palazzo?-
Il volto di Shade diventò improvvisamente pallido. Vedendolo Thomas
rimase leggermente stupito
-Non ci posso credere, non ci avevi veramente pensato?-
Il principe scosse il capo. Come aveva potuto non pensare a quell’evenienza?
Tutto quello cui aveva pensato era stato semplicemente portare Rein fuori dal palazzo per un pomeriggio di totale relax. E
pensando solo alla sua serenità non aveva minimamente considerato il resto
-Dovete andare, subito-
Si affrettò a dire. Thomas tuttavia scosse il capo
-Non posso tornare io con Rein. Cosa potrei dire? Stavo cercando il
principe e la principessa è spuntata all’improvviso dal terreno e l’ho riportata
a casa?-
-Allora torno prima io e poi voi…-
-La situazione non cambierebbe-
I due ragazzi si guardarono senza sapere cosa fare. Rein,
timidamente, provò a dire la sua
-Potete accompagnarmi, farmi entrare in giardino e potrei dire che
ero semplicemente uscita per una passeggiata solitaria…-
Thomas scosse il capo
-Non è plausibile. Non appena un membro della famiglia reale
sparisce, la prima cosa che viene fatta è perlustrare tutto il palazzo, giardini
compresi. Non sarebbe credibile dire che eri lì. Qualcuno delle guardie ti
avrebbe vista di sicuro nel caso-
Rein abbassò lo sguardo, non sapendo cosa fare, o cosa dire.
All’improvviso, una folata di vento portò con sé un leggero suono di campane.
Il suono, trasportato dal vento, si era fatto debole, ma nel silenzio, fu
possibile per i tre ragazzi percepirlo con precisione. E Shade, sentendo quel
rumore, si illuminò
-Mia madre-
Thomas e Rein lo fissarono, perplessi
-Mia madre si dovrebbe trovare ancora al tempio-
Thomas capì subito cosa volesse dire Shade, e si affrettò ad
annuire con il capo
-Potrebbe funzionare-
Shade si alzò e si avvicinò a Rein, offrendole la mano per farla
alzare
-Ci dobbiamo sbrigare. Se la manchiamo, perdiamo la soluzione al
nostro problema-
-Non capisco cosa…-
-Non c’è tempo per le spiegazioni ora, principessa. Shade, devi
galoppare come non mai-
Il principe annuì. Si affrettò ad avvicinarsi al suo cavallo,
liberò le briglie dall’albero cui lo aveva legato e salì sopra la sella con un
movimento veloce e preciso. Si avvicinò a Rein e la aiuto a salire sulla sella,
davanti a lui, in modo da tenerla salda durante la cavalcata.
-Io mi avvio verso il luogo d’incontro con le altre guardie. Dirò
che non ti ho trovato e continueremo la ricerca. Vedi di farti trovare sotto
gli alberi di frassino al vecchio crocevia-
-Il vecchio crocevia? È esattamente dall’altra parte del tempio!-
-Per questo è il luogo migliore. Ti lasciò un’ora di tempo, pensi
di farcela?-
Shade annuì. I due non si dissero niente altro e Shade fece partire
al galoppo il suo cavallo. Thomas rimase a fissare i due galoppare via veloci,
e solo quando furono abbastanza lontani, si decise a mettersi in sella anche
lui. Si voltò dalla parte opposta e si avviò veloce. Tuttavia, mentre
cavalcava, Thomas si ritrovò a domandarsi quale fosse stata l’ultima volta che Shade avesse fatto qualcosa senza pensare a tutte le
possibili conseguenze. Non era da lui comportarsi così. Sembrava avere agito
semplicemente d’istinto, guidato da un impulso improvviso. Possibile che
l’arrivo di una donna nella sua vita potesse avere avuto il potere di fare
stravolgere completamente tutto quanto?
Tra tutti i vari impegni di corte cui Moon Maria doveva attendere e
presiedere poiché regina, era praticamente impossibile per lei uscire da
palazzo. Non si era mai sottratta ai suoi doveri, non aveva mai rinunciato a
niente per capriccio o per noia, tuttavia solo su una cosa era stata irremovibile
nel corso degli anni: ogni pomeriggio e ogni volta che la sua salute glielo
consentiva, la regina andava a pregare al tempio della Luna e decideva di
fermarsi tutto il tempo che riteneva necessario. Certi giorni potevano bastare
anche poche decine di minuti, in altri si prendeva tutto il tempo che
desiderava. Era un’abitudine che aveva preso dopo la morte del marito. Non
andava al tempio spinta solo dal desiderio di pregare, ma lì sentiva di potersi
confidare e sfogare le sue preoccupazioni al suo defunto marito in cerca di
consiglio. Sapeva, a livello razionale, che ciò era impossibile, Skyler non le
aveva mai comunicato dall’aldilà, ma andare lì, e rivolgere a lui le sue
preoccupazioni la faceva sentire meglio. Era il solo momento in cui si lasciava
andare alle preoccupazioni, e ogni volta che tornava a palazzo, anche se non
aveva trovato conforto o soluzioni a determinate situazioni, si sentiva meglio
e sapeva che in poco tempo tutto si sarebbe sistemato. E lei credeva fermamente
che ovunque il suo Skyler fosse, lui vegliasse ancora su di lei e i loro figli
e quella vicinanza, anche se non più fisica ma solo spirituale, l’avevano
aiutata in tutti quegli anni senza di lui. Era per quel motivo che ogni volta
che andava al tempio non aveva bisogno di un folto gruppo di accompagnatori,
anzi desiderava l’esatto opposto. Gli unici ad accompagnarla erano due guardie
reali, il suo fidato cocchiere e la sua dama di compagnia. Tendenzialmente il
tempio non era mai molto frequentato quando lei andava in visita, e Moon Maria apprezzava
quel silenzio rispettoso così diverso dal trambusto della corte reale. Era
forse l’unico momento in cui poteva stare completamente sola. Le guardie che la
accompagnavano, infatti, aspettavano il suo ritorno fuori dal tempio poiché dentro
di esso non era ammesso portare nessun tipo di arma, dopotutto il tempio era un
luogo sacro, e chiunque avesse deciso di deturpare tale luogo spargendo sangue
o uccidendo delle vite sarebbe stato certamente condannato alla dannazione. Per
questo la regina entrava solo accompagnata dalla sua dama e quel pomeriggio non
era stato diverso dal solito. Aveva trascorso forse qualche momento in più al
tempio rispetto a ciò che aveva previsto, per questo si stava apprestando a
tornare a palazzo con una certa fretta. Dopotutto sapeva che la stavano
aspettando, quindi desiderava tornare a casa, soprattutto perché desiderava
parlare con il figlio prima della cena. Sperava di essere ancora in tempo per
poterlo fare. Non appena le guardie la videro arrivare, si affrettarono a
mettersi sull’attenti
-Siete pronta per tornare a casa, altezza?-
-Si tenente-
-Chiamo il cocchiere con la vostra carrozza allora, maestà-
Moon Maria si limitò a fare un cenno di assenso all’uomo e si voltò
verso la sua dama di compagnia
-Impegni per la serata?-
-Nulla al momento, maestà. Cenerete con i principi come ogni sera e
al momento dopo, non avete altri impegni-
-Perfetto. Desidererei che le cose restassero così, vorrei
coricarmi presto-
La donna le fece un cenno di assenso con il capo. Nel frattempo la
carrozza si era avvicinata e Moon Maria sorrise al vecchio uomo che la portava.
Era stata la regina stessa a richiedere lui per quel compito specifico, un
ormai anziano cocchiere di corte, Davion. Moon Maria
era particolarmente legata al vecchio uomo, era stato un servo fedele e leale
di suo marito e si era sempre occupato lui dei suoi spostamenti, fin da quando
era stata incoronata regina. Quando fu abbastanza vicino, Davion
fece un piccolo inchino alla donna
-Pronta per essere portata a casa, altezza?-
-Come sempre, Davion. Posso contare sul
fatto di tornare a casa sana e salva?-
-Non lo dovete neanche chiedere, maestà-
Moon Maria sorrise all’uomo. Una guardia aprì lo sportello della
carrozza e offrì la sua mano come aiuto per farla salire. La regina aveva
appena messo un piede sul predellino, quando un rumore di un cavallo al galoppo
la fece fermare. Era insolito che qualcuno si avvicinasse ad un luogo sacro con
una cavalca così veloce, e la sua sorpresa fu doppia quando vide chi stava
spronando al galoppo quell’animale.
-Shade?-
Chiese sbalordita. Si affrettò a scendere velocemente. La sua
meraviglia crebbe ancora non appena vide che tra le braccia di Shade c’era anche Rein. La regina
non fece nemmeno in tempo a processare mentalmente ciò che stava accadendo che Shade era arrivato vicino a lei e Rein
stava già smontando da cavallo.
-Mamma…-
-Shade, Rein!
Cosa ci fate qui?-
Rein e Shade si
guardarono, ma fu il principe a rispondere a sua madre
-E' una lunga storia, mamma, ti spiegherò tutto quando torneremo a
palazzo. Ho bisogno però che tu e Rein torniate a
palazzo insieme-
Moon Maria fissò suo figlio, perplessa. Poi, ad un tratto, sembrò
capire esattamente cosa fosse successo
-Non mi dirai che sei di nuovo sgattaiolato fuori da palazzo, vero?
Per di più hai trascinato con te Rein?-
Rein si limitò a fissare il suolo, incapace di
guardare la regina negli occhi. Shade invece fece un
mezzo cenno di assenso a sua madre.
-Shade! Ti rendi conto di cosa…-
-Mamma, non c’è tempo adesso per questo. Devo avviarmi verso il
luogo d’incontro con Thomas. Tu e Rein invece
tornerete a palazzo e, ti prego so che cosa può sembrare ma…-
Moon Maria alzò la mano, bloccando le parole del figlio.
-Ne riparleremo a palazzo. Tutti e quattro ne parleremo, tu, io, Rein e anche Thomas. Ma almeno ti rendi conto di quello che
hai fatto? Hai trascinato Rein con te… Spero che la
tua spiegazione sia abbastanza convincente quando me la dirai. Mio dio, non oso
nemmeno immaginare cosa stia succedendo a casa-
-Per questo ho bisogno del tuo aiuto. Mamma, per favore-
Moon Maria sospirò, sconfitta.
- Va’ ora. Al resto penso io-
Shade sorride a sua madre, poi si soffermò a fissare
per un attimo Rein. La turchina ricambiò il suo
sguardo, poi, rapido, fece voltare il cavallo e si avviò veloce. Tutti i
presenti rimasero interdetti sul da farsi per qualche secondo. Poi la regina si
voltò verso Rein
-In carrozza, subito-
Rein annuì e si affrettò a salire, in silenzio.
Moon Maria si voltò verso i suoi accompagnatori.
-Vorrei sperare che ciò che è appena accaduto rimanga tra i soli
presenti-
Le guardie, il cocchiere e Lady Vivian annuirono quasi all’unisono.
-Chiunque vi chieda informazioni riguardo ad oggi, la principessa Rein è venuta al tempio della Luna su mia richiesta ed è
sempre stata in mia compagnia. E per quanto riguarda mio figlio, nessuno di noi
lo ha mai visto. Sono stata sufficientemente chiara?-
-Si maestà-
Dissero in coro i presenti. Per fortuna di Moon Maria e dei due
principi, le persone che erano con lei in quel momento erano persone fidate, e
lei sapeva che avrebbero mantenuto la parola, preservando quello che era
accaduto.
-Davion, torniamo a casa. Ora sono
veramente stanca-
Il vecchio uomo annuì. Sia la regina che lady Vivian salirono in
carrozza, e una volta che furono sistemate il cocchiere diede un leggero sprone
alle redini e i cavalli si misero in cammino. Dentro l’abitacolo nessuno
parlava. Rein si limitava a fissare il suo vestito,
incapace di alzare lo sguardo. Moon Maria, che si era seduta vicino a lei, non
sapeva bene cosa fare. Si scambiò uno sguardo con la sua dama di compagnia, la
quale le fece un cenno con il capo indicando la ragazza. Si, sapeva che doveva
dirle qualcosa, il problema era che non sapeva bene come formulare le parole
per tutte le cose che voleva dirle. Tuttavia, alla fine decise di comportarsi
nell’unico modo che riteneva avrebbe potuto veramente funzionare: comportarsi come
una madre
-Rein, so che il tuo vestito è di tuo
piacimento, ma saresti così gentile da alzare lo sguardo, per favore? Detesto
parlare a qualcuno che non ha il coraggio di guardarmi in volto-
La giovane sussultò leggermente sentendosi chiamare. Alla fine si
fece coraggio, e alzò lo sguardo. Si voltò a fissare la regina e Moon Maria
vide le gote rosse della ragazza.
-Non sentirti in imbarazzo cara…-
-Come posso non esserlo?-
-Prima di tutto, so che questa situazione non è colpa tua, almeno
non del tutto. So riconoscere la mano di mio figlio dietro tutto questo-
-Non è successo niente, maestà, ve lo giuro-
-Intendi a parte il fatto che siete usciti di nascosto dal mio palazzo?
Due principi di sangue reale, non legati tra loro da nessuna parentela, men che
meno due fidanzati, di cui già si parla fin troppo a corte per il loro legame
particolare, che sgattaiolano fuori senza scorta e senza avvisare nessuno?
Credo, mia cara, che abbiamo due concezioni molto diverse sul significato della
frase “non è successo niente”-
Rein aprì la bocca per replicare, ma non seppe cosa
rispondere. Si fece ancora più rossa in volto, e tornò a fissare abbattuta il
suo abito, completamente sconfitta dalla brutalità delle parole della regina,
parole fin troppo vere per potere essere contraddette. Si era comportata come
una incosciente bambina di dieci anni, senza pensare né alla situazione né
tanto meno alla sua reputazione. Era stata incosciente e sconsiderata, e per di
più, si era comportata in modo tremendo contro la donna che l’aveva accolta in
casa sua come fosse una figlia. Vedendo lo stato d’animo di Rein,
e ,forse, accorgendosi di avere esagerato con le sue
parole, Moon Maria prese la mano della ragazza tra le sue. La principessa
sussultò a quel tocco e si affrettò a fissare la regina
-Rein voglio che tu sappia che conosco
mio figlio, so che non ha fatto assolutamente niente di sconveniente nei tuoi
confronti e so che non c’era malizia nelle vostre intenzioni. Tuttavia spero vi
siate resi conto delle vostre azioni e…-
-E' proprio questo il punto, maestà. Non abbiamo pensato, non ho
pensato. Quando mi ha proposto di uscire, io non ho riflettuto e ho sbagliato. Ho
agito e basta, senza pensare alle conseguenze. Il fatto è che volevo solo… solo
respirare un po’ d’aria all’aperto-
Rein abbassò di nuovo lo sguardo. Moon Maria le
strinse la mano
-Credi non capisca questo tuo bisogno? Credi che non possa capire,
soprattutto dopo anni che hai passato rinchiusa in un palazzo ignorata da chi
avrebbe dovuto ascoltarti, il desiderio di potere essere libera anche solo per
un paio d’ore? Rein una parte di me è terribilmente
contenta di sapere che vi siete potuti godere un pomeriggio da semplici
ragazzi, sono una madre, lo capisco, ma il fatto è che voi non siete semplici
ragazzi. Siete due reali, mio figlio è destinato a diventare re un giorno e non
hai certamente bisogno che sia io a ricordarti cosa sarebbe potuto succedere se
qualcuno vi avesse visti. Lui se la sarebbe cavata con poco ma tu… Rein capisci quanto sia importante preservare la tua
reputazione in modo immacolato?-
Rein annuì
-Mi dispiace maestà. Non volevo tradire la vostra fiducia o peggio-
La donna le sorrise
-Non mi sento tradita. Solo dovete sempre pensare alle conseguenze
delle vostre azioni. E se una cosa del genere dovesse ricapitare, almeno
progettate anche il ritorno. Potrei non essere al tempio la prossima volta-
Rein la fissò, sbalordita
-Prossima volta?-
La regina ridacchiò
-Oh, fidati di me Rein, ci sarà
sicuramente una prossima volta. Conosco molto meglio mio figlio di quanto lui
stesso pensi. Ho l’assoluta certezza, sia da regina che da madre, che ve la
svignerete ancora e ancora. Solo che non sono ancora mai riuscita a capire cosa
fa ad uscire dal palazzo-
Rein fissò la regina. Aveva capito cosa volesse
sottintendere la donna, ma si ritrovò a dovere disattendere la sua velata richiesta
-Mi ha fatto andare in un punto preciso del giardino e siamo usciti
da un cancello laterale. Sapeva bene quando le guardie sarebbero passate e
siamo passati senza problemi. Ma non so come abbia fatto a procurarsi il suo
cavallo senza essere visto, o come sia uscito da palazzo. E, ne sono certa,
conosce altre vie di uscita, sicuramente molto più…-
-Nascoste-
Finì la regina per lei. Rein annuì.
-Ma come hai fatto ad uscire dal palazzo e andare in giardino senza
essere vista?-
-In realtà non ho fatto nessuna fatica. Sono semplicemente stata
attenta a passare quando nessuno era nei paraggi. Mi sono tenuta nascosta
dietro alcune colonne e sono uscita nel giardino dalle vetrate principali-
La donna la fissò meravigliata
-Non hai veramente incontrato nessuno?-
-No maestà. Ma era primo pomeriggio, credo che molti dei nobili
fossero tutti nelle loro stanze dopo il pranzo e…-
-E di giorni le guardie che perlustrano il palazzo sono decisamente
in numero inferiore rispetto alla notte-
-Dovete riconoscere, maestà, che vostro figlio è veramente abile
quando vuole-
Sia la regina che la principessa si voltarono verso lady Vivian.
-Abile nel farmi preoccupare e spaventare di sicuro-
Lady Vivian sorrise alla sua regina.
-Credo che dovrò impegnarmi a scoprire le vie di fuga che usa mio
figlio, di nuovo. Sono anni che provo a capire come fa, ma sembra sparire nel
nulla. È come se conoscesse dei passaggi segreti di cui io sono all’oscuro-
Le tre donne rimasero in silenzio per alcuni minuti. Poi la regina
sospirò, si voltò di nuovo verso Rein e le sorrise
-Molto bene, ormai non serve a niente rimuginare su questa
situazione ancora per molto. Quello che dobbiamo fare è prepararti alle
possibili domande che ti faranno non appena torneremo a palazzo-
-Domande?-
-Non penserai sul serio che se è veramente trapelato il fatto che
tu e mio figlio siete spariti da palazzo, alla corte basterà vederti tornare
con me per sedare le chiacchere, vero? So di essere la regina, ma tutti sanno
che per i miei figli farei qualsiasi cosa, forse persino coprire uno scandalo-
-Quindi cosa devo fare?-
-Semplicemente dovrai imparare a memoria tutto ciò che oggi io e
lady Vivian abbiamo fatto, compresa la struttura stessa del tempio. Lady
Vivian, vi dispiace aiutarmi? Vi dovrete occupare dei capelli della
principessa. Quella cavalcata li ha decisamente spettinati e sono decisamente
sospetti per una semplice visita al tempio. Forza, manca meno di una decina di
minuti prima di tornare a palazzo, non abbiamo molto tempo. Rein
ora ascoltami attentamente e non farmi perdere tempo-
-Farò del mio meglio, maestà-
Disse la principessa. Moon Maria le sorrise
-Me lo auguro proprio. Perché so essere una temibile insegnante,
quindi mi aspetto la massima attenzione, sono stata chiara?-
Rein annuì.
-Bene. Iniziamo allora da quando ti ho fatto chiamare oggi
pomeriggio…-
La comparsa di Rein con la regina aveva
suscitato un certo scalpore tra la corte del palazzo della Luna. Era
praticamente impossibile per qualsiasi membro della corte infatti, tranne che
per Lady Vivian, accompagnare sua maestà alle visite pomeridiane al tempio.
Eppure, come se fosse la cosa più normale e naturale del mondo, le tre donne
erano scese e avevano fatto ritorno come se niente fosse. Anche il ritorno del
principe, accompagnato dal capitano delle guardie e da un manipolo di esse,
aveva fatto alzare quante nobile sopracciglio. Tuttavia, tutti si stavano
comportando come se non fosse successo niente, come se il pomeriggio si fosse
svolto esattamente come si doveva svolgere infatti non c’era stato nessun
comportamento strano da parte della famiglia reale, anzi il programma della
giornata era andato avanti senza cambiamenti. La cena si era svolta come
sempre, e il tono a tavola era sembrato cordiale tra tutti i presenti. Eppure,
qualcuno aveva bisbigliato che la cosa sembrava decisamente troppo strana,
tutto sembrava decisamente troppo normale e tranquillo, e questo, per una
corte, risultava essere ancora più sospetto. Anche perché, ad un certo punto,
era trapelato qualcosa di totalmente inaspettato: si vociferava, infatti, che
il principe Shade e la principessa Rein fossero scappati insieme da palazzo quel giorno. Tutto
era nato quando le guardie erano entrare in subbuglio, e qualcuno aveva visto
il capitano Thomas uscire di corsa da palazzo con una decine di guardie al
seguito. E poi, tra le cameriere era circolata la voce che Dreamy,
la cameriera personale della principessa, fosse sconvolta per l’improvvisa
sparizione della turchina. Certo, erano semplici chiacchiere, nessuno aveva
materialmente visto il principe e la principessa andare via insieme, ma era
anche vero che nessuno a corte aveva visto sia l’uno che l’atro quel pomeriggio.
In poco tempo, quindi, la notizia era già sulla bocca di tutti, e lo scandalo
stava già prendendo forma ed era pronto ad esplodere, quando l’improvviso
ritorno della principessa con la regina sembrava avere ucciso all’istante
quella malignità. Ma si sa come funzionano le chiacchiere, anche quando
sembrano morte, in realtà sono sempre pronte a riprendere vita. Sarebbe bastato
poco, infatti, per far sì che la notizia della possibile fuga dei due giovani facesse
il giro di quasi tutte le corti di Wonder. E se la
voce fosse arrivata alle orecchie di una determinata persona, il corso delle
vite di varie persone avrebbe preso una piega decisamente imprevista. Infatti,
se qualcuno gli avesse riferito quello che era successo, la sua reazione non sarebbe
stata quella di incredulità, ma sarebbe stata una reazione di pura rabbia. Infatti,
se lo scandalo si fosse rivelato vero, tutto ciò che lui avrebbe provato
sarebbe stato un sentimento di rabbia così travolgente e forte perché avrebbe
voluto dire che quei due, consciamente, fuggendo così insieme, si erano voluti
fare beffa di lui, senza alcun ritegno o considerazione per la sua persona. E a
quel punto, l’unico modo che avrebbe avuto per porre rimedio a tutto ciò, prima
di perdere per sempre il suo status o la considerazione che il mondo aveva di
lui, e per punirli di una tale avventatezza, sarebbe stato quello di correre ai
ripari il più presto possibile e di fare qualcosa di così plateale che avrebbe
fatto capire a chiunque come stavano realmente le cose. E il modo migliore per
farlo sarebbe stato quello di organizzare un ballo, un ballo a cui Rein sarebbe stata obbligatoriamente presente, un ballo in
cui la realtà dei fatti sarebbe stata finalmente messa in evidenza, a tutti, in
tutto il regno e anche e soprattutto, a Shade. Perché
se qualcuno decideva di sfidarlo, doveva poi essere pronto al suo contrattacco.
Presto tutta Wonder avrebbe assistito al più grande,
sfarzoso e impareggiabile ballo reale come non se ne vedevano da molti decenni
ormai e per farlo, lui avrebbe avuto bisogno del supporto e del sostegno di una
persona così vicina alla turchina che tutto sarebbe andato obbligatoriamente
per il meglio. Questo ovviamente sarebbe successo solo se il pettegolezzo fosse
uscito dalla corte della Luna, avesse fatto il giro delle corti reali di Wonder e fosse arrivato a lui. Ma come abbiamo già detto i pettegolezzi
non muoiono mai, e il destino, che aveva già iniziato a far muovere i fili dei
suoi personaggi, quel giorno, li aveva mossi in modo così forte, che qualcuno
avrebbe potuto dire che tutto, in realtà, era partito proprio da lì, da quella
fuga apparentemente innocente e che proprio da sotto quei rami di una quercia
secolare, dove due giovani, un uomo e una donna, si erano parlati senza titoli
o nomi altisonanti, senza filtri, proprio da quel momento la vera storia era
iniziata. E anche se nemmeno loro potevano immaginare realmente la portata reale
dei loro discorsi, qualcosa si era mosso dentro di loro e presto tutto sarebbe
esploso al momento opportuno con la differenze che questa volta sarebbe stato
tutto sotto la luce del sole e in presenza di più spettatori. E il destino
stava lavorando proprio per creare quel momento, e per farlo continuava a
tessere la sua trama, incrociando vite e storie di persone che ancora andavano
raccontate e vissute.
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Ciao a tutti ragazzi!
Come state? So che veniamo da un periodo decisamente traumatico per
tutti quanti, e spero che sia voi che le vostre famiglie stiano tutti bene.
Non vi sto a dire più niente su di me, lo so, avevo promesso il
capitolo decisamente molto tempo prima di oggi, e invece, come mio solito,
eccomi qua, in ritardo, ma spero mi vogliate bene lo stesso.
È un capitolo un po’ strano, me ne rendo conto, come penso che
nessuno di voi caschi sul mio fintissimo alone di mistero che ho voluto dare
nell’ultimo paragrafo. Penso perfettamente che sappiate chi sia che parla e
forse addirittura qualcuno mi indovinerà perfettamente anche come si svolgerà
tutto quanto, ma vi prego lasciatemi l’illusione di essere stata brava e non
avervi fatto capire niente. Ovviamente sto scherzando, lasciatemi commenti e
pareri e idee, leggo sempre tutti, anche se non sembra, e mi fa sempre piacere
vedere cosa ne pensate della storia.
Vi saluto, vi mando un bacio grande, anzi ancora più grande dato
quello che stiamo vivendo e noi ci vediamo al prossimo capitolo.
Un bacio, la vostra come sempre
Juls