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Autore: Stellina_XxStarxX    06/12/2020    0 recensioni
Questa storia parla di una bambina , una bambina speciale , che scontrerà la propria vita con la persona che diverrà il suo amore .Il suo più grande amore.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Aro, Caius, Marcus, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Capitolo 3
La luce dell'anima

Capitolo 3


La visita guidata fu lunga e impegnativa, ma meravigliosa. Dopo aver visitato il museo Etrusco, superando la porta fiorentina arrivammo nel teatro romano. Decisamente il mio momento preferito, circordata da prati verdi e massi di 2000 anni fa dove avevo la sensazione di percepire risate e sorrisi di tante vite passate incastonate lì.
La luce del sole era stata molto forte tutta la giornata. Ero un pò spossata, ma tanto felice. Mia madre aveva un sorriso enorme, era felice e dispensava consigli a ogni turista. Con noi c'era anche qualche bambino, ne intravedevo qualcuno correre tra i prati immensi. Mia madre prima di decidere di lasciare il suo lavoro, a causa mia, era stata un insegnante incredibile di Arte e Storia. Amava questo lavoro e non aveva avuto diffcoltà ad ottenerlo, ma sarebbe stato temporaneo, sarebbe tornata ad insegnare il prima possibile.
Erano ormai le 20.15, il sole era calato da poco, ci trovavamo tutti in piazza ad attendere l'entrata nel grande palazzo di fronte a noi. La folla intorno che festeggiava  la festa di San Marco era immensa, tutto il giorno era stato un caos infinito di festeggiamenti.
All'improvviso senti una mano poggiarsi sulla mia spalla.
«Ciao Aylin»
«Ci..Ciao Heidi». Con tutta quella folla non mi ero accorta del suo improvviso arrivo. Il suo odore continuava ad essere strano, non ne capivo la provenienza.
«Dove si trova tua madre? Ormai è ora»
«Accanto la fontana». Si diresse spedita in quella direzione, facendomi l'occhiolino.
Le vidi parlare, infine mia madre alzo la bandiera verde e gialla che portava con lei per guidare tutto il gruppo e ci dirigemmo davanti il grande portone.


Nonostante le strane sensazioni che scorrevano dentro me ero entusiasta di aver accesso ad un altro posto sconosciuto.
La felicità era palese ma il mio sangue scorreva più veloce e ogni passo diventava più pesante. Non capivo questa reazione del mio corpo. Sentì il mio viso perdere colore e mi appoggiai su una elegante sedia, accanto una preziosa statua di quel lungo corridoio. Notai mia madre avvicinarsi in fretta e furia.
«Aylin, cosa c'è che non va? Ti senti male? Ehi.. guardami»
«Non lo so mamma, c'è qualcosa che non va. Forse dovrei uscire fuori, prendere un pò d'aria». Heidi si avvicinò a me, era preoccupata anche se non capivo per chi.
«Troverò per te un pò di acqua, mia cara. Sono sicura che a breve starai molto meglio». Lei non poteva sapere che io non stavo mai male. Non mi ammalavo. Potevo sentire la stanchezza, ma non era necessario che io dormissi per riprendermi. Mi bastava stare sotto la luna. Sceglievo di riposare solo quando il sole era alto e per avere una parvenza di vita normale.

Decisi di proseguire, senza più pensare ad altro. Mia madre mi camminava sempre accanto. Eravamo davvero piene di meraviglia alla vista di sale così sontuose, ricche di statue, pavimenti in marmo, tessuti pregiati e dipinti secolari.
Finalmente arrivammo davanti le porte della sala più bella, a detta di Heidi.
All'apertura lenta dell'enorme portone, la mia visione inizio a palpitare, diventava rossa a tratti. Perdevo la cognizione di pochi secondi, sembrava un tempo infinito.
Entrai, ci guardammo tutti intorno. Sembrava l'esatta fotocopia del pantheon di Roma che avevo visto in foto quando andavo a scuola, solo in miniatura. Al centro del tetto un foro da cui potevo iniziare a scorgere la luna, che ne illiminava flebilmente le pareti. Eravamo nella penombra ma ero strabiliata dalla bellezza di quel posto.


Ci fu un battito. Le porte si chiusero dietro le nostre spalle. Un altro battito. Un gemito strozzato, poi sempre di più. Tutto accadde in fretta.
Le persone iniziarono ad urlare, davanti a me tre troni che non avevo notato, tre figure vestite di nero che ci guardavano con occhi rossi e bramosi.




Perchè mi sembrava di averli già visti? Dietro di loro tante figure incapucciate. Erano tanti. La mia testa batteva forte, sentivo un calore fortissimo salire dal mio petto.
Poi mi voltai di scatto altre persone che urlavano e si accasciavano. Chiusi gli occhi, tappai le orecchie, non volevo sentire. Non potevo, ero sopraffatta da ricordi confusi.
Il mio nome fu urlato in modo straziante. Mi voltai.
«Mammaaaaaa».
Il mio corpo si spostò in un attimo da lei senza che potessi accorgermene, una figura le stava attaccato alla gola, lei sporgeva le sue mani verso di me. Tutto era a rallentatore dentro la mia testa, potevo vedere ogni singolo movimento nella stanza. Come sentivo il mio cuore spezzarsi per quella orribile visione. Era accaduto tutto troppo in fretta. Troppo.
Urlai, strappai quell'essere dal corpo quasi inerme di mia madre, mi buttai a terra prima che cadesse, la afferrai, me la misi in grembo. Mi tolsi la maglietta piangendo cercando di tamponarle la ferita. Le tre figure si alzarono in piedi di scatto, ma non feci caso a loro, ai movimenti di tutti loro.






La mia pelle bianca come alabastro entro a contatto con quella di mia madre più bruna e ricoperta di sangue. Mi guardava con un sorriso, come se fosse prossima ad un sonno ristoratore. Il mio viso era coperto di lacrime silenziose, echeggiavano quasi solo i miei leggeri singhiozzi in quella grande sala, i gemiti e i lamenti di poco prima erano quasi scomparsi. Per terra uomini,donne e bambini, il loro sangue rosso e fluido mi stava quasi per raggiungere dall'altra parte della stanza.
«Ti prego mamma, ti prego. Non mi lasciare. Non mi lasciare!Mammaaaaa». Il mio urlo riecheggiò per tutta la sala. L'uomo incapucciato sporco del sangue di mia madre mi si avvicinò con un sorriso spaventoso. La luce della luna mi trovò tra gli spiragli di quelle mura, chiusi gli occhi lasciando che tutto fluisse. Il dolore del mio cuore era insopportabile. La luce mi pervase, la mia pelle brillava, i miei occhi ora bianchi potevano finalmente tornare in vita. Il respiro di mia madre scomparse, sentivo la sua vita scorrere via tra le mie braccia.Tutto divenne silenzio.
Urlai ancora, piangendo, la mia profonda disperazione divenne luce più brillante e infuocata, fermai a mezz'aria quell'essere e lo scaraventai lontano, sbattendolo al muro fracassò il marmo in mille pezzi, il mio desiderio di distruggerlo divenne impellente. Ogni persona nella sala mi fissava, impietrita, sentivo i loro occhi ma ora non avevo paura. L'uomo al centro dei tre troni mi fissava incredulo e ammirato, con un sorriso per me incomprensibile. L'uomo alto alla sua destra aveva l'aria di uno che si sentisse in colpa, quello alla sua sinistra mi guardava con odio, forse. Posai delicatamente mia madre a terra, il mio viso e il suo erano ricoperti dalle mie lacrime. La portai più vicina ai fasci di luce. Il pavimento era pieno di sangue, mi sentivo così in colpa per farla macchiare ancora di più.
Mi inginocchiai davanti a lei e le sussurrai all'orecchio
«Perdonami, ma non posso vivere in questo mondo se tu non esisti. Sii forte, non sarò mai troppo lontana. Veglierò su di te». Sapevo che usare in quel modo il mio potere mi avrebbe portato quasi ad un punto di non ritorno. Ma che senso aveva se non potevo farlo per lei?
Mi fermai qualche secondo a guardare tutti quegli occhi rossi davanti a me, quasi tutti impauriti ma minacciosi e pronti.
All'improvviso qualcuno spalancò le porte del salone, mi voltai e vidi il sorriso di Heidi pietrificarsi. Molto probabilmente si aspettava fossi morta anchio. Si guardava intorno incredula, per poi soffermarsi spaventata sui miei occhi bianchi. La luce divenne infuocata in me, decisi d'istinto di prendere il controllo del suo corpo,era solo umana quindi potevo avere un controllo totale su di lei. Iniziò a strepitare e urlare, chiedendo aiuto, ma nessuno la soccorse. Mentre continuavo ad accarezzare il volto di mia madre, spinsi Heidi più più volte contro il muro, sentendo le sue ossa spezzarsi, fino a quando le sue urla scomparvero e restò solo un silenzio assordante.

«Maestro!» senti pronunciare da una ragazzina incappucciata verso l'uomo al centro della sala, con tono quasi preoccupato ma sempre rigido e freddo. La fermò con un cenno della mano.
«Lasciamo fare. Sono curioso di vedere.» Lui non aveva paura, era stranamente divertito. Nonostante la mia forza, sentivo di non avere il potere su di loro. Sapevo cosa erano perchè le leggende le avevo lette anchio, ma non volevo crederci. Che ingenua. Come poteva non esistere altro, oltre me?
«Aro..». L'uomo dal volto stanco alla sua destra lo chiamò. 
Il mio volto scattò all'insù. Riconoscevo quel nome, ma non sapevo dove l'avevo sentito. I ricordi erano confusi, ma rivedevo quei volti incappucciati, riconoscevo una stessa notte di luna di tempi che non ricordavo più. 
Un altro uomo incapucciato si avvicinò a lui
con fare rispettoso «Non so come sia possibile Maestro, tutti credevamo fosse morta come una semplice umana, di lei non vi era più traccia. Abbiamo passato secoli a cercarla, ma non avevamo alcuna prova della sua esistenza»
Aro mi fissava, non riuscivo a capire l'enigma dei suoi occhi. Ero stanca di sentirli parlare. L'uomo dal volto stanco si avvicinò ad Aro, gli poggiò una mano sulla spalla dandomi le spalle. Iniziarono tutti a bisbigliare tra loro all'improvviso, il loro vociare era per me assordante, nonostante fosse flebile come il vento.

«Basta! Silenzio» dissi alzando la voce. Mi misi le mani alle orecchie, i loro pensieri scorrevano nella mia testa ma non riuscivo ad individuarli, riconobbi solo vagamente i loro nomi. Marcus si voltò incredulo, Caius era stranamente calmo. Aro non smetteva di fissarmi con un aria incomprensibile. I suoi occhi nei miei erano come una calamita, io non potevo smetterla di osservarlo. Una sensazione che non volevo approfondire. Ero uno spettacolo strano con i miei occhi bianchi, con solo un reggiseno addosso e il mio corpo ricoperto di sangue di altri. Ero stremata dal dolore, i miei occhi pulsavano per le lacrime. Continuavo ad avere un aria spettrale. Avevo il sangue di mia madre ovunque, avevo bisogno di chiudere il canale di luce, ma non prima di aver riportato mia madre qui con me.

Misi la mano sul mio petto, sporcandolo di sangue. La voglia a forma di luna iniziò a brillare e bruciare, la luce dal soffitto entro sempre più forte e iniziò a scorrere come acqua verso il corpo di mia madre. Non ricordo di averlo mai fatto prima. La luce divenne sempre più forte, divenne un vortice costante. Diedi un bacio sulla fronte di mia madre.
«Lo so che non potrai ricordarti di me. So che sarà come se non fossi mai esistita, ma ogni volta che sentirai un vuoto sentirai di non essere sola
Ti amo tanto mamma
». La luce trasportò il suo corpo via, in un posto dove lei e nessun'altro poteva sapere della mia esistenza.
Io crollai a terra, senti tanti passi muoversi. La luce era scomparsa e i miei occhi erano ormai spenti. Poi solo il buio.





Buonasera! Avevo proprio bisogno di tirare fuori un pò di ciò che mi portavo dentro. Ho pubblicato tre capitoli in due giorni. Perdonatemi per gli errori, spero che non ci siano buchi nella trama o incongruenze evidenti. Intanto vi ringrazio se siete arrivati fino a qui. Mi piacerebbe avere vostri consigli, pareri sullo sviluppo di questa fanfiction. Ho sempre amato la coppia Aro/Bella, ma poi, anni fa mi sono lasciata ispirare da un video trovato su youtube, che mi ha portato a cambiare personaggio e trama. Grazie a tutti/e, a presto :)
   
 
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