Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: sissi149    06/12/2020    3 recensioni
Dopo la fine del World Youth Tsubasa ha chiesto a Sanae di sposarlo e la ragazza ha accettato.
I festeggiamenti sono nel culmine, ma andrà davvero tutto liscio?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Nakazawa, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jun guidava nervosamente la berlina nera sulla quale stava trasportando Natureza verso il confine ovest della cittadina, da dove il brasiliano aveva ritenuto fosse più sicuro scappare.
Aveva tentato di opporre resistenza alle sue richieste, non voleva essere complice della sua fuga, ma le sue argomentazioni erano state parecchio consistenti. La vita di Yayoi era letteralmente nelle sue mani e lui non aveva avuto la forza per giocare con il fuoco.  Il brasiliano gli aveva fatto capire che un suo movimento falso sarebbe bastato per condannare la ragazza, distruggendo il piccolo oggetto che teneva in mano. Ancora non capiva come funzionasse il tutto, la sua indole razionale rifiutava di essere di fronte a qualcosa di soprannaturale, ma aveva compreso che la minaccia era reale e non un bluff per costringerlo ad accettare le sue condizioni. Lui non poteva permettersi di mettere a repentaglio la vita di Yayoi.
Forse era stato egoista a scegliere la vita della donna che sapeva di amare rispetto alla giustizia per tutti loro. Scelta che non gli dava in ogni caso la garanzia di poter salvare Aoba: Natureza gli aveva promesso che, una volta lo avesse condotto sufficientemente lontano da New Team Town, gli avrebbe consegnato il frammento del cuore di Yayoi, ma avrebbe potuto benissimo non farlo. Non era la persona più affidabile che lui conoscesse.
Non si sentiva completamente a posto nell’aver scelto la lealtà nei confronti di Yayoi a discapito di quella di tutti amici, ma sapeva anche che era l’unica opzione che sarebbe stata praticabile per lui.
“Potresti fare un po’ più in fretta?”
Dal sedile posteriore gli giunse la voce seccata del suo passeggero.
“Per farci scoprire subito? Non so se hai notato, ma c’è più movimento in giro di quello che mi sarei aspettato a quest’ora della notte.”
“Motivo in più per fare in fretta. O stai cercando di fare il doppio gioco. Non mi ci vuole molto a ricordarti cosa c’è in ballo qui!”
Jun scosse la testa, mentre lo stomaco si contorceva. Sapeva che ogni suo movimento era sotto osservazione.
“Come vuoi tu, ma poi non lamentarti.”
Misugi premette il piede sull’acceleratore quel tanto che bastava ad accontentare Natureza, senza però esagerare.
Erano arrivati alla periferia della cittadina, una volta superate le ultime case avrebbero ragionevolmente potuto pensare che la via fosse libera.
Forse Jun si era fatto prendere dalla paranoia nel vedere andirivieni di gente in centro: non solo loro abitavano a New Team Town, c’era tutta una folla di personaggi di contorno che non c’entravano nulla con le loro vicende e che avrebbero continuato con le loro abitudini di sempre. Gettò uno sguardo all’orologio da polso, erano vicini all’orario di chiusura del Cyborg, molta gente probabilmente era in strada per quello.
Il pensiero della discoteca gli riportò alla mente Yayoi: se solo fosse intervenuto con più solerzia, se l’avesse trascinata lontano da quel posto ancora la prima volta che l’aveva soccorsa…
Sospirò. Era inutile perdersi in congetture ed in “se” che non si sarebbero mai realizzati, Natureza avrebbe giocato sporco in ogni caso, qualunque cosa lui avesse fatto in anticipo. Non valeva come consolazione, anzi, lo faceva sentire ancora più frustrato. Non era stato in grado di proteggerla, non ne aveva mai avuto la possibilità.
La campagna si spalancò davanti a loro, erano quasi al confine. Se superavano i limiti della cittadina avrebbero avuto una possibilità. Invece di rilassarsi, Misugi si irrigidì maggiormente, poiché sapeva che quello era il momento della verità. Quante volte in vista del traguardo si rischiava di commettere un errore fatale?
Solo un ultima curva a sinistra, dietro un vecchio capanno abbandonato.
“Merda!”
L’imprecazione gli uscì diretta, mentre con il piede cercava di modulare il freno per rallentare in maniera non troppo vistosa.
Di traverso sulla loro corsia era parcheggiata un auto, sembrava quella del Sindaco Becker. Di sicuro sorvegliavano il confine.
“Vedi di non fare scherzi! Attieniti al piano.”
Natureza si accucciò dietro al sedile del passeggero e si buttò addosso una coperta per tentare di camuffarsi. Jun sperò che, anche se lo avessero fermato, non avrebbero guardato con troppa attenzione sui sedili posteriori: i vetri oscurati erano un buono schermo, ma non erano impenetrabili.
Tsubasa e Taro cominciarono a sbracciarsi, facendogli segno di accostare. Era incredibile come quei due alla fine si trovassero sempre, a discapito di qualunque situazione, e finissero per lavorare in coppia.
Si fermò a poco dalla loro auto, rimanendo sulla strada, pronto a scattare in caso le cose fossero precipitate al punto da dare il via ad un inseguimento.
Strinse le mani attorno al volante e prese un paio di respiri profondi per cercare di apparire il più calmo possibile. Un suo errore e Yayoi sarebbe stata perduta per sempre.
Abbassò un poco il finestrino, per poter parlare con loro.
“Ozora! Misaki! Che bello vedervi! Che ci fate qui?”
Erano frasi banali, ma erano l’unico modo per non apparire sospetto ai loro occhi.
“Potremmo chiederti la stessa cosa…” Gli rispose a tono Misaki.
“Sono stato chiamato per un’emergenza. Sapete, di solito assistevo, cioè, Padre Ross assisteva anche persone fuori dai confini di New Team Town…” Sperò se la bevessero.
“A quest’ora della notte? O del mattino?”
Tsubasa gli sembrava molto sospettoso. Del resto era prevedibile che loro fossero all’erta e le sue scuse piuttosto stiracchiate.
“Non hai ricevuto i nostri messaggi? – continuò il numero dieci della nazionale – Perché non sei venuto in piazza insieme a tutti gli altri?”
“L’avrei fatto volentieri, ma questo era altrettanto importante.”
Misaki sbottò, perdendo la calma che l’aveva sempre contraddistinto, o almeno nei momenti in cui lui aveva avuto occasione di interagire con Taro.
“Cosa c’è di così importante rispetto allo scoprire di aver vissuto in un enorme castello di bugie, di essere stati tutti costretti ad interpretare ruoli che non sono nostri e che a volte ci hanno fatto spingere al limite della legalità? Credevo che tra tutti tu saresti stato il primo ad accorrere…”
Jun sentiva il sudore scendergli lungo la schiena, nonostante fuori si gelasse.
“Ragazzi, voi siete in tanti, siete perfettamente in grado di cavarvela senza di me. Io devo occuparmi di una persona sola e malata.”
L’ultima parte non era troppo lontana dalla verità, si stava occupando di Yayoi sola e in fin di vita in un letto d’ospedale. Sperò che il velato accenno alla situazione reale lo rendesse più credibile, mentire basandosi sulla realtà.
“Jun – il tono di Tsubasa non gli piacque per niente – sei sicuro di stare bene? Mi sembri pallido e nervoso. Forse dovresti scendere dall’auto.”
“No, sto benissimo così. Devo andare. Per favore.” Lo disse quasi come una supplica e si maledisse mentalmente per averlo fatto. Aveva fornito a Tsubasa un motivo per essere ancora più insistente.
“Jun, perché vuoi lasciare la città a tutti i costi? Non ci starai nascondendo qualcosa.”
“Assolutamente no!”
Misugi sentì gli occhi di Tsubasa scrutarlo e tentare di penetrare ogni centimetro della berlina nera. Sperò che non notasse la coperta sotto la quale era nascosto Natureza.
L’osservazione di Taro arrivò imprevista, a quello proprio non aveva pensato:
“Misugi, hai forse cambiato auto? Mi sembrava che la tua fosse blu scuro…”
Fu costretto ad inventare una scusa, l’ennesima, al volo:
“È guasta, è dal meccanico. Questa è l’auto di cortesia.”
Non poteva reggere, Ozora sapeva che la sua auto non aveva nessun guasto, l’aveva vista parcheggiata in parrocchia fino a quella sera, quando erano entrambi usciti per strade diverse. Gli bastava fare due più due.
“Misugi, da dove viene quest’auto?”
“Parti subito!”
Jun non ebbe bisogno di altro, era già pronto a scattare, ormai non se la poteva cavare con le parole.
Nella partenza rischiò di travolgere sia Tsubasa che Taro, ma entrambi ebbero dei buoni riflessi ed evitarono l’impatto. Doveva allontanarsi da lì prima che si riavessero dalla sorpresa.
L’auto cominciò a sbandare, si muoveva come se lui non avesse più avuto alcun controllo. Uscì di strada, fermandosi in mezzo ad un campo, senza ribaltarsi fortunatamente.
“Che cazzo hai fatto?” Urlò Natureza, spostando la coperta.
Jun si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.
“Non ho fatto nulla. Credi che volessi farci ammazzare entrambi? Se vuoi avere ancora una speranza di fuggire, vedi di restartene buono.”
Con uno scatto nervoso si slacciò la cintura e scese dal veicolo, per andare a controllare cosa fosse successo. Trovò le ruote posteriori completamente a terra, mentre i due calciatori lo raggiungevano di corsa.
Si voltò verso di loro e sgranò gli occhi: Misaki teneva in mano una pistola che aveva tutta l’aria di essere appena stata utilizzata.
“Da quando hai una pistola Taro?” Gli chiese.
Dall’espressione sul volto di Tsubasa si rese conto che nemmeno lui si era aspettato quella mossa da parte dell’altro uomo.
“Sai, pare che il Sindaco di New Team Town sia una persona poco raccomandabile ed invischiato con i peggiori loschi figuri della cittadina, per cui avvertiva il bisogno di avere una pistola in cassaforte in casa.”
Il tono di Misaki era secco e tagliente.
“Non te lo chiederò un’altra volta, perché stavi fuggendo? Sei forse in combutta con Natureza?”
“Ma che dici? Che c’entra Natureza?” Ormai stava raschiando il fondo del barile, se lo sentiva. Non ci avrebbero messo molto a trovare il brasiliano.
Tsubasa scosse la testa.
“Se non hai nulla da nascondere, non ti dispiacerà se guardiamo nell’auto.”
“No, non c’è nulla lì dentro. Devi credermi!”
Ma Tsubasa non lo ascoltava più. Si stava dirigendo verso la portiera posteriore, spalancandola poco dopo. Spostò bruscamente la coperta e trovò il nascondiglio di Natureza.
Il mondo crollò sotto i piedi di Jun, tutto stava andando nel verso sbagliato.
Il brasiliano uscì dall’auto con un’espressione stupita, sapeva bluffare dannatamente bene.
“Tsubasa? Non credevo fossi in questo posto.”
“Risparmiaci la commedia, Natureza!”
Il capitano della nazionale si avventò contro il suo nemico e Jun si gettò addosso ad Ozora.
“Tsubasa, ti prego, lascialo andare.”
Misugi non fingeva più, tutto stava andando in malora, tanto valeva giocare a carte scoperte.
“Perché lo difendi, Jun? Sai cosa ci ha fatto?”
“Ucciderà Yayoi se non lo lasciamo fuggire!”
Lo gridò in faccia a Tsubasa, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
Natureza scoppiò a ridere:
“Credevate davvero che fosse così facile fermarmi? Poveri illusi! Ora, se non volete avere tutti e tre sulla coscienza la vita della graziosa signorina con i capelli rossi vi conviene lasciarmi andare. E porterò con me questo – sollevò in alto il frammento di cuore – a garanzia che non tenterete di inseguirmi.”
Misugi si voltò di scatto verso il brasiliano, come se fosse stato colpito in pieno volto da uno schiaffo per essere risvegliato.
“Schifoso bugiardo! Avevi promesso che se ti avessi aiutato mi avresti riconsegnato la vita di Yayoi!”
Fece per andargli incontro, ma l’uomo cominciò a stringere il pugno.
“Non credevo che tra tutti proprio tu avresti messo a repentaglio la vita della tua fidanzata.”
Subito Jun si bloccò, sapeva cosa stava facendo Natureza e gli effetti che aveva su Aoba il suo gesto.
“Maledetto! – Sibilò, facendo segno anche agli altri di desistere da qualsiasi azione – Ogni volta che schiaccia quell’affare Yayoi ha un attacco di cuore. Ha già avuto due arresti cardiaci stanotte.”
Jun sentì la mano di Tsubasa stringersi sulla sua in un gesto di solidarietà, facendogli capire che aveva compreso come stavano le cose e che non avrebbe fatto nulla per mettere a repentaglio l’incolumità di Yayoi. In fondo la donna era anche una sua cara amica d’infanzia.
Natureza continuava a mostrarsi trionfante.
“Sai come si dice: non c’è due senza tre. Forse il terzo sarà quello definitivo, ma non credo tu voglia scoprirlo.”
Tuttavia Misaki non sembrava essere così arrendevole e sollevò di nuovo la pistola, puntandola contro il brasiliano.
“Credi davvero di cavartela così?”
“Taro, che stai facendo? Non puoi rischiare la vita di una nostra amica!” Tsusbasa cercava di far ragionare Misaki, mentre Jun non aveva quasi più forza per reagire.
“Non ho intenzione di lasciar andare via questo stronzo! – rispose il numero undici – Mi ha trasformato in una persona orribile, mi ha costretto ad essere l’origine di molti dei vostri mali e pretendi che lo lasci libero?”
La voce del calciatore era carica di astio e odio, il suo risveglio doveva essere stato uno dei più traumatici.
“Taro, ti prego, ragiona…” Provò Jun con un filo di voce, nel tentativo di non perdere anche l’ultima traccia di speranza.
“Io voglio vendetta per me e per gli altri.”
Il centrocampista della Nankatsu era quasi irriconoscibile nella sua ira.
“Taro, non farlo! – Tsubasa non aveva intenzione di darsi per vinto – Se non lo lascerai andare diventerai veramente come lui ha cercato di trasformarti. Gliela darai vinta maggiormente.”
Natureza sghignazzò un’altra volta:
“Intanto che voi disquisite di filosofia, io me ne allontanerei.”
“Ti ho detto di non muoverti!” Urlò Misaki.
“Allora che aspetti? Sparami! Così ucciderai sia me che la vostra amica. Ma tu non ne hai il coraggio, vero? Sei solo un’ombra alle spalle di Tsubasa!”
Natureza cominciò a voltarsi per andarsene.
Jun visse tutta la scena come se fosse al rallentatore: sentì il colpo di pistola, vide il proiettile che colpiva il polso destro del brasiliano e la sua mano aprirsi per il dolore, lasciando cadere il frammento del cuore di Yayoi. Con uno sforzo disperato si tuffò per raggiungerlo, non aveva idea di quanto l’oggetto fosse resistente e potesse o meno resistere ad una caduta da quell’altezza. Riuscì ad afferrarlo pochi centimetri prima che toccasse terra, provando un immediato sollievo.
Natureza ululò per il dolore. Poi cominciò a prenderlo a calci, doveva essersi reso conto di aver perso il suo asso nella manica.
“Maledetto! Quello è mio, ridammelo!”
“Basta Natureza! È finita.” La voce di Tsubasa era calma, come se stesse semplicemente annunciando la fine di una partita.
Il brasiliano smise di colpire Jun.
“Non mi avrai mai!”
Scattò di corsa per fuggire, ma Tsubasa era alle sue calcagna, mentre Jun riprendeva fiato e si rialzava, custodendo preziosamente il frammento.
“Stai bene?” Gli chiese Misaki.
“Sei stato un incosciente – gli rispose – poteva finire peggio.”
Tsubasa aveva raggiunto Natureza in pochi passi, era sempre stato velocissimo col pallone al piede, figurarsi senza.
I due iniziarono a colpirsi più volte a calci e pugni. Jun si stupì di come il brasiliano sembrasse non avere risorse aggiuntive oltre alla sua forza bruta. Che avesse esaurito i suoi trucchetti di magia? Forse non era così temibile come sembrava in un primo momento, si era costruito attorno pure lui un mantello di inafferrabilità e di terrore col quale teneva legati a sé i suoi scagnozzi, ma nella sostanza era poco più di un uomo.
Tsubasa era in difficoltà, sembrava stesse per avere la peggio.
Misaki aveva alzato di nuovo il braccio, ma esitava a sparare.
“Maledizione, sono troppo appiccicati, rischierei di colpire Tsubasa.”
“Solo ora ti fai degli scrupoli?” Jun ancora non l’aveva perdonato, pur sapendo che era merito suo se la situazione si era sbloccata.
Tsubasa era a terra, Natureza estrasse un coltello e si preparò a colpire il giapponese, ma questo all’ultimo momento si spostò e la lama si conficcò nel terreno duro. Ozora ruotò su sé stesso e con un calcio ben assestato sbilanciò Natureza, buttandolo di faccia nell’erba. Con un piede lo tenne premuto sul terreno.
“Portatemi una corda!” Gridò loro.
Quando ebbero legato Natureza nei pressi dell’auto di Misaki il cielo stava cominciando a rischiararsi.
Quella notte terribile stava giungendo alla fine. Jun non vedeva l’ora di tornare in ospedale per scoprire come stesse Yayoi, il pensiero non lo abbandonava mai.
Tsubasa non sembrava avere la sua fretta, infatti il numero dieci si rivolse a Natureza, guardandolo dritto negli occhi.
“Perché?” Gli chiese semplicemente.
Se l’era domandato anche Jun, che motivo aveva Natureza per prendersela con tutti loro?
“E me lo domandi pure? – il brasiliano non perdeva neppure nella sconfitta il suo tono arrogante – Tu mi hai fatto un affronto imperdonabile: hai rovinato la mia ascesa!”
Jun poteva sentire la stessa perplessità che provava lui anche negli altri due compagni di squadra.
“Solo perché ti ho sconfitto durante un torneo? Ci sarebbero state altre occasioni per scontrarsi di nuovo.”
“Davvero non capisci? Quello non era solo un torneo di calcio, quella doveva essere la mia consacrazione definitiva come solo ed unico campione e tu e i tuoi amichetti avete avuto l’ardire di mettermi i bastoni tra le ruote! Io sono il migliore di tutti! Io dovevo ritornare a casa ricoperto di onori e di gloria! Io dovevo trionfare!”
L’uomo stava decisamente delirando.
“Tu e i tuoi amichetti dovevate pagare per l’affronto. Avete distrutto la mia vita ed io dovevo distruggere la vostra, riducendovi ad essere solo delle ombre e delle marionette ai miei comandi!”
“Tu non stai bene. – Fu il laconico commento di Misaki – Mi fai solo pena.”
Natureza scoppiò a ridere in maniera incontrollata.
“Ma sentilo, quello che credeva di avere tutto ed invece aveva solo un pugno di mosche in mano!”
Misugi non riuscì a trattenersi a sua volta dal fare una domanda:
“Come hai fatto a realizzare tutto questo?”
Natureza lo guardò come si guarda un bambino a cui bisogna spiegare la più semplice delle addizioni.
“Dimentichi che ho vissuto per anni nella foresta Amazzonica: voi non avete idea dei poteri e dei segreti ancestrali che sono custoditi nel suo profondo. Forze di cui non sospettate nemmeno l’esistenza e che io sono in parte in grado di dominare. Ecco perché sono migliore di voi, ecco perché voi dovevate essere puniti per aver osato battermi. Voi e quel traditore di Roberto che ha svelato i segreti del calcio brasiliano ad un giapponese. Bleah.”
La pazienza di Tsubasa era giunta al limite:
“Chiudi la bocca, essere patetico. Se davvero ragioni così non sei degno di nulla.”
Jun e Taro spinsero il brasiliano sui sedili posteriori dell’auto.
Misaki diede le chiavi a Jun.
“Guida tu, io sorveglio il nostro ospite fino all’arrivo in prigione. Ho degli argomenti convincenti. – Taro mosse la mano destra che non aveva abbandonato un secondo la pistola. – Ho un solo colpo, ma questo lui non lo sa.”
“Io però vorrei sapere che ne ha fatto di Kumi: Atsushi dice che l’aveva portata con sé nella fuga.” Commentò Tsubasa.
Jun scosse la testa:
“Io non l’ho vista. In ospedale mi ha avvicinato solo Natureza e da quel momento mi è sempre stato alle costole. Mi dispiace Tsubasa se l’ho aiutato, ma ne andava della vita di Yayoi.”
Tsubasa gli sorrise comprensivo.
“Probabilmente avrei fatto lo stesso se si fosse trattato di Sanae. Non fartene una colpa, stavi proteggendo chi ami.”
Jun annuì grato, poi il suo sguardo si portò sulla berlina nera, rimasta fuori uso nel campo.
“Aspetta un momento: prima volevo mettere qualcosa nel bagagliaio, ma Natureza me l’ha vietato con veemenza. Scommetterei qualunque cosa che è lì che tiene Kumi!”





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E questa lunga notte è giunta alla sua conclusione, dopo aver fatto patire le pene dell'inferno al povero Jun che ha retto tutto il capitolo col suo punto di vista. Se non gli è venuto un infarto a questo giro, non l'ammazza più nulla. XD
Le giustificazioni di Natureza, invece, per ora sono piuttosto scarne e deliranti...

Non diciamolo troppo forte, ma spero di potervi fornire i successivi aggiornamenti con intervalli minori dei 15 giorni, in modo da poter chiudere prima della fine dell'anno.
 
  
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