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Autore: sissi149    13/12/2020    3 recensioni
Dopo la fine del World Youth Tsubasa ha chiesto a Sanae di sposarlo e la ragazza ha accettato.
I festeggiamenti sono nel culmine, ma andrà davvero tutto liscio?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Nakazawa, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era passato qualche giorno da quando si era svegliata in un letto d’ospedale senza sapere bene come ci fosse arrivata e perché, prima di capire che non si trovava a Tokyo o in qualche altra parte del Giappone, ma addirittura in una fittizia cittadina degli Stati Uniti. Quando aveva aperto gli occhi, il suo ultimo ricordo era stato il forte vento al matrimonio di Tsubasa e Sanae. Dopo qualche ora passata a brancolare nel buio alla sua mente era riaffiorato anche tutto ciò che aveva fatto a New Team Town come Amy e, nell’assurda situazione, tutto aveva iniziato ad acquistare più senso, a cominciare dai balbettii confusi di Jun.
Secondo Kumi, lo strano scherzo della sua memoria, rispetto a tutti gli altri, era molto probabilmente dovuto al fatto che si trovasse incosciente nel momento in cui la maledizione era stata spezzata, resettando temporaneamente ciò che aveva vissuto nel periodo della stessa.
Yayoi era seduta nel letto, con la schiena appoggiata al cuscino, nella sua stanza in ospedale, mentre le altre ragazze erano distribuite un po’ dove capitava: Kumi accoccolata sulla poltrona, Yoshiko seduta sul letto ai piedi dal lato sinistro, Sanae e Yukari si erano appropriate del secondo letto momentaneamente non occupato, mentre Maki era in piedi appoggiata alla parete, pronta ad uscire in caso di chiamata.
“Si può sapere quando il tuo primario avrà intenzione di dimettermi? Io sto bene.” Sbuffò Aoba, sistemando i due codini in cui teneva raccolti i lunghi capelli rossi.
Maki si strinse nelle spalle:
“Non ne ho idea. Sai, non riesce molto a fare quadrare gli esami, quello che ti è successo e la tua strana ripresa.”
Yayoi sospirò, voltando la testa in direzione del comodino, dove era appoggiato lo scrigno che custodiva il frammento del suo cuore. Anche se non erano ancora riusciti a capire come poter rimetterlo al suo posto, il solo fatto di averlo vicino aveva stabilizzato le sue condizioni e l’aveva fatta riprendere. Ma quale medico avrebbe mai accettato una spiegazione del genere? Chi avrebbe creduto che i problemi della propria paziente derivavano da una specie di trucco di magia nera e non da una causa oggettiva?
“Se non si decide, firmerò per uscire senza il consenso del medico e anche Misugi dovrà farsene una ragione.”
Lei avrebbe già voluto andarsene almeno il giorno precedente, ma il compagno aveva insistito che stesse riguardata ed alla fine aveva ceduto più per farlo stare tranquillo che per sé stessa. Aveva saputo cosa aveva dovuto passare la notte in cui la maledizione era crollata e non se la sentiva di farlo preoccupare ulteriormente, almeno finché si trattava di un paio di giorni.
Yoshiko allungò una mano a sfiorarle la gamba da sopra le lenzuola.
“Sai che si preoccupa per te.”
“Lo so, ma non sono più sotto il controllo di Natureza, cosa può succedermi di male?”
Non le sfuggì il brivido di Sugimoto quando nominò il brasiliano: la donna si stava ancora riprendendo da quanto subito dall’uomo nei mesi di prigionia e soprattutto negli ultimi giorni.
“Come stai, Kumi?”
“Sono stata meglio, ma non mi lamento. L’importante è essere tornati noi stessi. – rispose con semplicità, poi si rivolse verso Sanae – E Atsushi?”
La signora Ozora spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Si sta riprendendo anche lui.”
“Non avrei mai voluto metterlo in pericolo, ma avevo pensato che richiamarlo qui fosse l’unico modo di interrompere la spirale d’infelicità in cui la maledizione ci aveva spediti.”
Yayoi avvertì nella sua voce tutto il suo rammarico ed avrebbe voluto dirle qualcosa, ma spettava a Sanae fare quel passo, Atsushi era suo fratello. Fu invece Yukari a parlare:
“Beh, ha funzionato. Da quando è arrivato lui, le cose hanno cominciato a muoversi in modo diverso.”
“Anche se non sempre in modo piacevole.” Sospirò Yoshiko.
Yayoi sorrise a tutte, cercando di allontanare il momento malinconico.
“Beh, fare la classifica di chi se l’è passata peggio non credo sia molto costruttivo adesso!”
“Decisamente no. – Sanae allargò le braccia – Sapere quello che ha passato Atsushi non mi rende felice, e avrei voluto disintegrare Natureza, ma comprendo che portarlo qui fosse necessario. Devo dire che sono comunque rimasta scioccata: mi aspettavo un adolescente ribelle ed invece mi sono ritrovata un uomo quasi fatto e finito.”
Yukari fece un gesto provocatorio.
“Mettila così: almeno ti sei risparmiata la fase da adolescemo!”
Nel gruppo scoppiò una risata sonora e cristallina, come nessuna di loro faceva da molto, troppo tempo. Il pomeriggio insieme si stava rivelando un’ottima idea, anche se tra le mura di un ospedale.
Una fitta di dolore alle costole fece sussultare Yayoi.
“Ahi!”
“Che hai?” Le chiese subito Sanae.
Aoba fece una smorfia.
“Diciamo che Jun non ci è andato leggero quando mi ha rianimato. Sono ancora tutta indolenzita.”
“Pure le scariche di defibrillatore non è che siano state una passeggiata. – Le ricordò Maki – Dovresti startene buona ancora per qualche giorno.”
“Agli ordini dottore!” Yayoi simulò il saluto militare, ritrovandosi come risposta una linguaccia da Akamine.
“Scema!”
Nishimoto sprimacciò il cuscino che aveva alla sua destra, poi si rivolse a Kumi:
“Mi sto ancora domandando come tu sia riuscita a salvarci tutti.”
“Non esagerare, non ho spezzato io la maledizione.”
“Sì, beh ok. Il bacio del vero amore tra Sanae ed il nostro capitano ha di sicuro fatto la sua parte, ma tu hai messo in moto gli ingranaggi.”
Yoshiko annuì vistosamente:
“Yukari ha ragione: sei stata l’unica a renderti conto di qualcosa. Come hai fatto?”
Kumi si strinse nelle spalle, probabilmente non sapeva bene nemmeno lei come fosse successo tutto. Yayoi era curiosa come tutte le altre, tuttavia sapeva di dover rispettare i tempi ed i modi di Sugimoto, non doveva essere facile in ogni caso parlare di questa esperienza.
“Nonna. – rispose con semplicità – Sapete che mia nonna era un’esperta dell’occulto e mi ha insegnato alcune cose. Alcune abilità sono trasmesse di generazione in generazione nella nostra famiglia.”
Sanae si sistemò meglio sul letto.
“Onestamente, ho sempre creduto che fosse un po’ fuori di testa, invece non la ringrazierò mai abbastanza.”
“Sanae, scusa – la voce di Yukari era maliziosa – chi non hai mai considerato un po’ fuori di testa?”
“Ma smettila.” La signora Ozora diede una spintarella alla vicina.
Yayoi era felice di vederle ridere e scherzare come un tempo, mentre la prima volta che le aveva riviste le era sembrato di percepire una certa distanza e freddezza tra loro. Strascichi della maledizione che non erano ancora svaniti.
Kumi continuò il suo racconto:
“Probabilmente gli insegnamenti di nonna hanno protetto una parte della mia mente dagli effetti della maledizione e ad un certo punto ho cominciato a ricordare e a mettere insieme i pezzi del puzzle. Non devo essere stata molto discreta, ho attirato l’attenzione delle persone sbagliate e sono stata catturata prima di caprie chi fosse il vero responsabile e quali fossero gli schieramenti in campo.”
“Ma tu non ti sei arresa – La confortò Maki. – Hai dato vita a Kitty.”
“Ho impiegato molto tempo, troppo. In questa realtà tutto funziona in modo diverso, la magia è molto più debole rispetto a dove proveniamo. Anche lo stesso Natureza deve essersene reso conto. Qualche incantesimo che si è portato qui insieme alla maledizione ha dato buoni frutti, ma non credo sia riuscito ad avere il pieno controllo di tutto ciò che aveva pianificato.”
Yayoi sbuffò.
“Ovviamente io sono finita in una delle poche situazioni che hanno funzionato!”
“Mi dispiace.” Sospirò Kumi.
“E di cosa? Non è mica colpa tua se quello è psicopatico!”
Sanae mise le mani sui fianchi
“Signorina Aoba, da quando sei così maleducata?”
“Beh, scusa Sanae, in che altro modo definiresti il nostro ‘amico’ brasiliano?” Nishimoto mimò vistosamente delle virgolette nell’aria.
“Bastardo forse?”
La domanda sprezzante di Yoshiko fece voltare di scatto tutte le teste nella sua direzione: Yayoi non aveva mai sentito l’amica utilizzare certe espressioni. Quella odiosa maledizione aveva colpito molto più in profondità di quanto poteva sembrare.
“Yoshi…” Sospirò, allungando una mano verso di lei.
“Scusate, ma per me il risveglio è stato così traumatico: stavo litigando con Jack e lui stava per colpirmi.”
Si passò una mano sul polso destro, dove in passato il fidanzato le aveva lasciato dei lividi. Yayoi li aveva intravisti qualche volta al Fiore del Nord, quando non era impegnata a smaltire qualche sbornia.
“Io mi sono svegliata mentre stavo mettendo i punti ad un tizio in pronto soccorso e sono rimasta a guardare con la faccia da ebete il filo di sutura per almeno un minuto. Chissà cos’avrà pensato quel poveretto.”
Il racconto di Maki fece ridacchiare nuovamente tutte.
“E tu Yukari, che stavi facendo?” Indagò Aoba.
“Io… Non posso, è troppo imbarazzante.” La donna nascose la faccia, arrossita di colpo, tra le mani.
“Cosa stavi combinando, per gli dei?” Domandò Akamine.
“Ero con Misaki.” La sua voce era un sussurro poco percepibile.
“Parla più forte.” La stuzzicò Sanae, cominciando a farle il solletico per costringerla a mostrare il viso a tutte.
“Smettila!”
“E cosa facevi dal Sindaco a quell’ora di notte?”
“Realizzava il sogno della vita di Evelyn!”
“Sanae! È stato troppo imbarazzante! Mi sono svegliata ed ero in braccio a Taro, senza la parte sopra dei vestiti, avevo solo la biancheria. E la faccia di Misaki era indecifrabile. Avrei voluto seppellirmi viva!”
Nishimoto tornò a tuffare il volto nelle mani, mentre Sanae le passava un braccio intorno alle spalle.
“In realtà credevo aveste fatto di peggio!”
“Se può consolarti – intervenne Yayoi – credo che tu sia comunque stata vestita più di me certe volte in discoteca e lì mi vedeva un sacco di gente.”
“Immagino che Jun abbia fatto i salti di gioia.” Commentò Yoshiko.
Il trillo del cercapersone di Maki interruppe il momento delle confidenze.
“Devo andare, c’è un arrivo in reparto.”
La dottoressa aprì la porta e sobbalzò: davanti a lei c’era Santana con una mano sollevata a pugno, come se stesse per bussare.
L’uomo si irrigidì.
“Buongiorno. Volevo parlare con Aoba, possibilmente a quattr’occhi.”
Yayoi sbatté le palpebre, stupita di trovarlo lì, poi annuì.
“Va bene, entra pure.”
Sanae si alzò dal letto e le puntò addosso uno sguardo scettico.
“Ne sei sicura?”
“È tutto a posto, andate pure.”
“Ci vediamo domani.” Salutò Yoshiko.
Una a una le ragazze uscirono, lasciandoli da soli.
L’uomo si avvicinò al letto ed afferrò con entrambe le mani la pediera.
“Come stai?”
“Io sto bene, grazie.”
Dopo il convenevole, il brasiliano sembrava aver perso le parole e rimase in silenzio per alcuni minuti, facendo aumentare la curiosità di Yayoi su quanto volesse dirle. Certamente era qualcosa di importante, non avrebbe chiesto di restare soli per un semplice saluto.
“Perché sei qui? Non credo tu sia venuto solo per sapere se fossi ancora viva.”
Il proprietario del Cyborg deglutì vistosamente, mentre le sue mani stringevano la presa.
“Volevo scusarmi per essere stato un mostro con te. Quello che hai passato è in gran parte colpa mia.”
“Non essere sciocco, eravamo tutti sotto una maledizione: era Francisco, non Carlos quello che voleva portarmi a letto.”
Santana strinse le labbra, come a soppesare le parole.
“Non esattamente…”
“Che vuoi dire?”
“Io ti trovo attraente. Ti ho visto al party di inaugurazione del World Youth e mi hai colpita. Io ti avrei cercata dopo la finale se non avessi saputo che eri la fidanzata di Misugi.”
“Oh – Yayoi spalancò gli occhi – Oh!” Ripeté, comprendendo a fondo il significato delle parole del brasiliano.
“Ho parlato di sfuggita a Natureza di te e credo che lui abbia sfruttato questa cosa nella sua maledizione, mi spiace.”
La donna non sapeva che rispondere, aveva detestato così a fondo Francisco e tutta la situazione del Cyborg che sarebbe stato facile mandarlo a quel paese in quel momento, ma non era nella sua natura. Aveva cominciato a tormentare il lenzuolo con le mani.
“Se tu non volessi più avere nulla a che fare con me lo comprenderei – riprese Santana – Volevo solo la possibilità di scusarmi, ma so che non può essere sufficiente.”
“Non impazzisco all’idea di passare del tempo con te ed a volte avrei voluto che sparissi, ma non posso nemmeno dimenticare che alla fine hai cercato di proteggermi in qualche modo.”
Carlos alzò di colpo la testa, guardandola negli occhi.
“Quando?”
“Quando non hai riferito a Natureza del mio fallimento con Kitty.”
“Era il minimo…”
“Non per Francisco, lui non avrebbe mai rischiato la sua pelle per qualcun altro. Forse l’attrazione che provavi come Carlos ha smosso qualcosa inconsciamente per convincerlo e di questo ti sono grata.”
Santana sospirò pesantemente:
“Come fai a trovare del buono in questa storia?”
Yayoi sorrise appena, aveva scoperto il segreto da molto tempo:
“Quando hai vicino persone con seri problemi di salute, impari a valorizzare ogni briciola di positività.”
 
 
 
 
Erano tutti al campo da calcio, tirato quasi a nuovo con la collaborazione di ognuno di loro. Avevano bisogno di sfogarsi e di passare qualche mezz’ora spensierata dopo l’ultimo periodo. Dopo la gioia nel ritrovarsi, dopo le discussioni pacificatrici, era emersa l’insoddisfazione per non sapere come tornare alle loro vere case.
Natureza non era stato molto d’aiuto, anzi, in uno dei suoi rari momenti collaborativi aveva sentenziato che la magia in quel luogo era talmente debole che non era possibile trovare una via di ritorno.
Tsubasa tornò a concentrarsi sul gioco, scartando agilmente Sawada per poi passare la palla ad uno dei gemelli Tachibana che saltò per compiere una delle sue acrobazie e trovarsi irrimediabilmente con la schiena a terra.
“Masao, tutto bene?” Il fratello accorse preoccupato.
“Sono stato meglio. Non capisco perché non riesca più a fare le nostre mosse.”
Entrambi si guardarono scuotendo la testa.
La palla fu recuperata da Kojiro che partì alla volta della porta avversaria. Giunto in prossimità dell’area di rigore si preparò ad eseguire il suo famoso Tiro della Tigre. Colpì il pallone con tutta la sua forza, ma questo si limitò a percorrere lo spazio verso la porta cadendo comodamente tra le braccia di Wakabayashi.
“Hyuga, ti sei rammollito facendo l’edicolante?” Chiese il portiere con ironia.
Kojiro si limitò ad imprecare tra i denti e a calciare una zolla di terra per l’ennesimo tentativo fallito.
Tsubasa pensò che fosse il momento di rivelare ai compagni quello che ormai riteneva fosse una certezza:
“Credo che qui non potremmo mai eseguire i nostri tiri speciali, le nostre parate migliori e le varie acrobazie.”
Matsuyama non sembrava esserne molto convinto.
“Dici sul serio?”
“Nel periodo in cui sono stato sveglio prima che si spezzasse la maledizione, ho provato innumerevoli volte in questo stesso campo ad eseguire una rovesciata e l’unico risultato che ho ottenuto è stato quello di riempirmi di lividi.”
“Sarai stato fuori allenamento. Come tutti noi.” Suggerì Taro.
Tsubasa scosse la testa in maniera convinta, aveva provato troppe volte e non aveva ottenuto il minimo miglioramento, la soluzione poteva essere solo una.
“Credo che qui funzioni in modo diverso, la fisica ha delle regole diverse rispetto a dove siamo cresciuti.”
Hyuga masticò una mezza imprecazione tra i denti, prima di domandargli:
“E da quando saresti un esperto di regole della fisica?”
“Qui avrei studiato da architetto, anche se non so quando effettivamente.”
“Tsubasa, lasciatelo dire – Genzo si avvicinò sistemando il berretto – Tu sei un architetto tanto quanto Misugi è un prete!”
Molti del gruppo si misero a ridere per la battuta del portiere, che sottolineava l’assurdità della loro situazione. Lui stesso sorrise prima di voltare lo sguardo alla ricerca di Misugi che se ne stava sempre un po’ in disparte rispetto agli altri.
“Riprendiamo a giocare comunque?” Hikaru riuscì a trascinare gli amici di nuovo in mezzo al campo.
Tsubasa decise di prendersi una piccola pausa e di raggiungere Misugi che si era seduto su una delle vecchie panchine.
“Jun, è tutto a posto?”
L’interpellato alzò la testa ed esitò un attimo prima di rispondere.
“Io direi di sì.”
“Non sei stanco o cose del genere?”
Jun agitò le mani.
“No, affatto. Qui non ho mai avuto problemi, anzi sembrano essersi trasferiti tutti a Yayoi.” L’uomo emise un profondo e lungo sospiro, tanto che a Tsubasa sembrò che stesse svuotando i polmoni di tutta l’aria.
Decise di sedersi accanto a lui.
“Troveremo il modo di sistemare anche questa faccenda. Ho notato però che tendi ad isolarti, a stare da solo.”
“Io mi sento ancora in colpa per avervi traditi.”
Tsubasa aveva immaginato che Misugi si stesse ancora tormentando per parte di quanto accaduto la notte in cui la maledizione si era sciolta ed avevano catturato Natureza.
“Tu non ci hai tradito, proteggevi uno di noi: Yayoi è parte del gruppo e non avremmo mai permesso che le succedesse qualcosa. Se qualcuno ha problemi con questo fatto dovrà discuterne con me.”
Finalmente Jun sorrise.
“Sei un vero amico, Tsubasa! Ma ora dimmi, c’è qualcosa che disturba anche te.”
Ozora si portò una mano dietro alla nuca, colto in fallo: Misugi era perspicace come sempre.
“Sei stato di nuovo da Natureza?”
Il Capitano della nazionale annuì.
“Speravo di ottenere da lui qualcosa di più, una spiegazione più plausibile rispetto a ciò che ci ha raccontato quella notte.”
“E…”
“E ogni volta l’ho trovato sempre più delirante, quasi come se stesse perdendo l’uso della ragione. Non riesco a capacitarmi che ci abbia fatto tutto questo solo per averlo battuto.”
“Nella sua mente contorta e malata è stato un affronto imperdonabile. Immagino che non ti abbia nemmeno detto come annullare del tutto questa maledizione e riportarci a casa.”
Quella era la parte più frustrante, pensare che anche se l’avevano catturato, erano comunque condannati a rimanere prigionieri in quel posto e a non rivedere più molte persone a loro care. Lui poteva ritenersi fortunato, aveva Sanae con sé, aveva ritrovato Daichi e pure i suoi genitori erano risultati essere ospiti della casa di riposo, ma molti altri compagni sarebbero stati separati per sempre dalle loro famiglie.
“Secondo lui è impossibile. Ci ha condannati due volte.”
“Oh, eccovi qui! – Una voce alle loro spalle li fece sussultare entrambi – Avrei dovuto immaginare che voi fissati sareste stati al campo da calcio.”
“Kanda!” Tsubasa si alzò in piedi per accogliere il nuovo venuto.
“Nemmeno in una realtà distorta vi si può tenere lontani dal pallone.”
“Avevamo bisogno di sfogarci. – abbassando lo sguardo si accorse delle mani piene di tagli e lividi del pugile – Tu, piuttosto, che hai fatto alle mani?”
Kanda si strinse nelle spalle.
“Mi sono sfogato a modo mio.”
“Spero non contro qualcuno.”
“Contro qualche albero! Per chi mi hai preso? Non sono più il bulletto delle scuole medie.”
Tsubasa annuì, credendo senza esitazione alle parole dell’ex rivale in amore.
“Io mi domando una cosa – Misugi si inserì nel discorso – perché Natureza ha trascinato anche te quaggiù?”
“Posto sbagliato al momento sbagliato.”
Tsubasa era stupito dalla semplicità delle conclusioni di Kanda.
“Che vuoi dire?”
“Quando il vostro amichetto pazzoide ha scatenato quel tornado, io stavo tranquillamente passeggiando nei pressi di Villa Wakabayashi.”
“Sei stato proprio sfortunato.” Commentò Jun.
Passarono qualche istante in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. La rivelazione di Kanda rendeva Tsubasa ancora più disgustato nei confronti di Natureza: nei suoi folli propositi di vendetta non si era preoccupato di aver trascinato lontano da casa anche chi non aveva nulla a che fare con le loro vicende e questioni. Che fosse folle era ormai evidente.
“Credo proprio che proverò questo gioco.”
Senza aspettare altro Koshi si allontanò dalla panchina ed andò a raggiungere il gruppo a centrocampo, dove Takeshi Kishida si stava rialzando dall’ennesimo volo.
Tsubasa si ritrovò ad osservare la scena ad occhi sbarrati: Kanda che si metteva a giocare a calcio era davvero roba dell’altro mondo!





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Capitolo più tranquillo, perché avevamo bisogno di vedere i ragazzi e le ragazze in un momento un po' sereno e con la possibilità di spiegare alcuni dei misteri che erano rimasti aperti, come ad esempio la presenza di Kanda che è finito lì con loro per puro caso.
Finalmente abbiamo la conferma di ciò che tutti sospettavamo: Kitty era una creatura/proiezione di Kumi ed è anche per questo motivo che in tutta la storia non abbiamo mai avuto una scena dal suo punto di vista.
In attesa del prossimo capitolo, vado a riprendermi dallo shock della rivelazione inaspettata di Santana: finché non me l'ha detto lui in questo capitolo non avevo idea che la sua versione non lavaggiocervellata avesse un debole per Yayoi. XD
  
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