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Autore: Amily Ross    21/12/2020    2 recensioni
(Sequel de: “Lontano dagli Occhi, vicini col Cuore”)
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Dopo la tempesta, inevitabilmente, arriva la quiete! Il sole torna alto ad irradiare il cielo con i suoi caldi raggi, creando a volte l’arcobaleno e di sera le stelle tornano a illuminare le tenebre della notte; così anche nella vita, dopo un brutto periodo, ne torna uno bello – con le persone amate accanto – tutto è più semplice. La vita è un po’ come una giostra, ci sono le salite e ci sono le discese – i dolori e le gioie – ed inevitabilmente continua, non si ferma mai a differenza delle montagne russe. Una vita muore, ma un’altra nuova ne nascerà e sarà quella nuova vita a riportare il sole dove prima c’era la tempesta e tutto sembrava inesorabilmente vicino alla fine.
Generi aggiuntivi: Drammatico e un pelino Angst dai capitoli successivi, per almeno metà delle seconda parte della storia!
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Questa fiction è temporalmente collocata alla fine del 2029, i calciatori e le managers sono ormai tutti adulti e…
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18: Infinitamente!

 

Sono passati quasi quattro mesi dalla nascita del piccolo Bernd Thomas Schneider; la Bundesliga è ricominciata e con essa le sfide si susseguono portando vittorie e grandi emozioni nei club, ma anche alle tifoserie e con largo anticipo il Bayer Leverkusen del Kaiser si è già laureato campione dʼinverno, dimostrando ancora una volta l’immensa forza che da sempre contraddistingue ogni singolo membro della rosa, se li si potesse premiare singolarmente ognuno di loro avrebbe un premio – ma non è fattibile – però ogni competizione vinta in patria e in Europa è testimonianza reale del talento della squadra; testimonianza della fatica, del sudore, degli infortuni, dell’impegno di ogni singolo calciatore che ha – e ha avuto – l’onore e l’onere di giocare in una squadra immensa come il Bayer Leverkusen; molti di essi si sono contraddistinti negli anni e molti altri ancora lo faranno, ma ogni anno solo uno di loro sarà decretato campione indiscusso – non solo a livello nazionale, ma anche europeo e mondiale – solo uno tra tantissimi potrà vincere il tanto ambito Pallone d’Oro, che sin dalla sua prima edizione, ogni calciatore vorrebbe vincere una volta nella vita.

Anche quest’anno, come ogni anno, i nomi che svettano in quella lista sono innumerevoli, ma solo cinque avranno il privilegio di esser i possibili vincitori e infine solo uno sarà l’immenso campione che meriterà il premio. Cosa mai successa prima d’ora, tra i nomi dei cinque candidati, si vocifera che tre possano appartenere ai calciatori del Bayer Leverkusen e già di per sé il fatto che tre di essi potrebbero far parte della top five, è motivo di orgoglio e immensa soddisfazione per tutti – anche se non sarà poi matematico al cento per cento – ma c’è più di una possibilità che uno di loro possa essere dichiarato vincitore e ancora una volta la squadra tedesca dell’omonima casa farmaceutica potrebbe avere tra le sue file un altro nome da aggiungere alla già forbita lista dei detentori di quel prezioso premio; quel riconoscimento che manca ormai da tempo immemore a casa Bayer – ma non perché in questi sedici lunghi anni nessuno sia stato degno di nota – ma perché da un preciso giorno molte cose sono cambiate all’interno dell’intera società e anche per i tifosi è stato così, perché da un unico – spiacevole, spietato e inaspettato – evento i cuori di tutti hanno subito un’immensa perdita che rimarrà sempre una profonda e inguaribile ferita aperta; quella stessa ferita che però, in parte, è stata cauterizzata da quella stessa persona che, involontariamente, l’ha causata: lui, un giovane campione a tutto tondo, un ragazzo come tanti – un calciatore come pochissimi – che già in tenerissima età ha dimostrato il suo immenso – quasi ineguagliabile – talento a soli sedici anni, quando divenne titolare in prima squadra e leader indiscusso dell’intero attacco tedesco, colui che da subito venne amato, elogiato e acclamato da ogni persona appartenente al mondo calcistico: un enfant prodige, il Goldene Kind, di Germania, l’immenso e infinito Bernd Schneider, colui che prematuramente e brutalmente venne strappato troppo presto dalla vita e dai quei rettangoli verdi che erano tutto il suo mondo, colui che nonostante la prematura morte sarà ricordato dalle generazioni passate, presenti e future come l’ultimo vincitore di quel Pallone d’Oro in casa Bayer, un immenso campione – Infinitamente!

***

Leverkusen: sabato 23 novembre, 2030 Bay Bernd Arena, h. 20:30

Ma c’è ancora un’ultima partita da giocare prima della tanto agognata premiazione, una partita che da sempre è considerata il derby di Germania; una partita che suscita sempre grande emozione tra le due fazioni – e quasi all’intera nazione – ancora una volta il Bayer Leverkusen ospiterà in casa propria l’Amburgo, ancora una volta i riflettori del Bay Bernd Arena verranno accesi e vedranno protagoniste le due squadre che hanno reso grande il cognome degli Schneider per tre generazioni: Bernd Schneider, la bandiera dell’attacco della squadra di casa, suo fratello maggiore Thomas – prima stella della difesa di Leverkusen e poi di Amburgo – e infine Karl Heinz Schneider, bandiera dell’attacco – come lo fu il compianto zio a suo tempo – prima dell’Amburgo e ora del Bayer Leverkusen, l’unica squadra che vanta di aver avuto tra i suoi giocatori tre campioni appartenenti a una sola famiglia. Ormai è tutto pronto, i posti del tutto esauriti e le tifoserie già cariche a sostenere i loro beniamini ed è quando i ventidue uomini in pantaloncini mettono piede in campo, che i cori si accendono e gridano a una sola voce quel cognome – come un inno – che da solo ha il potere di accomunare padroni di casa e ospiti. Il fischio d’inizio placa la folla e il Kaiser affiancato da Lukas Köhler  – anch’esso grandissimo campione che nella sua carriera è stato compagno di tutti e tre gli Schneider e amico fraterno di Bernd – dà il calcio d’inizio, i due calciatori mostrano subito determinazione nella loro azione totalmente sincronizzata e la difesa dell’Amburgo è subito costretta a difendere la propria porta, ma i due sembrano inarrestabili ormai sulla linea dell’area di rigore, dal centrocampo Jamie raggiunge i compagni per dar loro manforte e immediatamente contrasta il suo mentore – il Kaiser, che per nulla sorpreso di trovarselo addosso cerca in tutti i modi di mantenere il possesso, ma il Welpe in questo anno e mezzo in Bundesliga è cresciuto tantissimo, dimostrando di esser un valido e temibile avversario ed è proprio il più piccolo ad avere la meglio sul pallone, commettendo però, involontariamente, fallo ai danni dell’amico/rivale, l’arbitro è costretto a fischiare e ad assegnare la punizione e il Kaiser si rialza da terra con una smorfia di dolore sul viso, che non sfugge agli occhi sempre attenti di Lukas, che gli si avvicina per sincerarsi della sua condizione e poi calcia personalmente la punizione al limite dell’area con un tiro che ha una straordinaria potenza, che con eleganza, nonostante l’immensa forza si insacca prepotentemente in rete portando la sua squadra in vantaggio a soli cinque minuti di gioco, ritrovandosi poi Karl sulle spalle e i tifosi a fare la ola.

Il gioco riprende con la rimessa di Deuter Müller e i difensori dell’Amburgo impostano l’azione portando palla al centrocampo, mentre i calciatori del Leverkusen tentano di ostacolarli, ma la determinazione della squadra ospite è pari a quella della squadra ospitante e tra finte e marcature emozionanti è l’Amburgo ad avere la meglio sul pallone ed è il piccolo Jamie che si fa carico di concludere l’azione che tutti i suoi compagni hanno impostato, ormai solo davanti la porta di Benji, carica il destro e il pallone vola prepotente verso la porta, ma il grande portiere nipponico riesce a bloccarlo e rilancia lungo verso il centrocampo, dove il Lavoratore stoppa di petto e, magistralmente, imposta l’azione spingendosi egli stesso in attacco e crossando poi al capitano che a differenza dell’uomo assist – Lukas – è libero da marcature, il Kaiser aggancia il passaggio e tira di sinistro il suo Fire Shot, che beffa il portiere Enigmatico di Germania e sigla il secondo goal per la propria squadra, ma ancora una volta il suo viso di porcellana è solcato da una lieve smorfia di dolore e una mano va a toccare il ginocchio sinistro un po’ dolorante dal fallo subito, ma di certo non si fermerà davanti a una botta; Müller rilancia e la squadra avversaria riparte in contropiede, ma questa volta non riesca ad arrivare oltre il centrocampo dove inizia una sfida che non è mai uguale a se stessa – che emoziona ogni volta che la si vede – e i padroni di casa guidati da Lukas –  che nonostante i suoi quarant'anni suonati è ancora uno dei più forti calciatori che il Bayer Leverkusen abbia mai avuto – organizza e imposta tutto il campo, magistralmente, affiancato e aiutato da Hermann Kaltz che come sempre dimostra di esser una validissima spalla e oggi sembra esser anche l’uomo assist della squadra, dopo che era stato reinventato trequartista e Lukas sembra esser passato da seconda punta a centravanti, visto che sono loro a concludere le azioni – perché Karl che è il centravanti – sembra non esser in partita, nonostante abbia segnato il secondo goal, sembra esser uscito ammaccato dal fallo subito, ma nonostante questo cerca sempre di dare il massimo; Hermann crossa a Lukas che tenta il tiro, ma non va a segno perché Deuter para e i calciatori di Amburgo ripartono alla carica, ma nemmeno questa volta riescono a trovare la conclusione – che viene bloccata dal palo – la partita procede quasi in stallo per i restanti minuti del primo tempo, il Kaiser è vistosamente dolorante e fuori fase, ma ciò non gli impedisce di aiutare i compagni e le azioni si susseguono tra le due formazioni e nessun altro pallone entra in rete fino al fischio del 45’+1 e i calciatori raggiungono gli spogliatoi.

Giunti nello spogliatoio Karl si siede sulla panca sotto al poster di suo zio e chiude gli occhi sospirando, mentre i compagni lo osservano apprensivi e preoccupati, ma è suo padre a dar voce al pensiero comune. «Che succede?» gli chiede sedendosi al suo fianco, mettendogli la mano destra sulla coscia sinistra. «Nulla, sono uscito un po’ dolorante dallo scontro con Jamie, ma non è così grave.» risponde il Kaiser riaprendo gli occhi e sorridendo ai compagni. «Allora avevo ragione ad aver visto una smorfia sul tuo viso, ma pensavo che fosse solo per l’imminente botta, se non fosse perché ne ho vista una seconda a metà del primo tempo.» afferma Lukas, guardando il compagno negli occhi e sospirando, senza però ottenere risposta dall’altro. «Perché non ti sei avvicinato alla panchina a farti controllare e mettere il ghiaccio?» gli chiede questa volta Benji, che riceve dal suo migliore amico una scrollata di spalle; Thomas sbuffa e per un attimo ha l’istinto di prendere a sberle il figlio – che si sta comportando come un bambino capriccioso che solitamente non è – i due medici sociali e il fisioterapista si avvicinano e controllano attentamente il ginocchio sinistro del capitano che nonostante il fastidio rimane impassibile – paurosamente glaciale – mentre l’intero spogliatoio pende dalla labbra dei tre medici. «Sembra una distorsione.» dichiara dopo un po’ il dottor Ehrenstein, facendo concordare il dottor Dittmar ed Elsinger – il fisioterapista – subito viene preso il ghiaccio sintetico e applicato sulla parte offesa, mentre il Kaiser continua a esser impassibile e l’intero spogliatoio tira un sospiro di sollievo nell’apprendere che non è nulla di serio e che il loro capitano potrà continuare a disputare l’incontro senza esser costretto a lasciare il campo. «Adesso ti applico un bendaggio, sarebbe meglio non rientrare in campo, ma se preferisci puoi farlo, cerca comunque di non caricare troppo sulla gamba e nei prossimi giorni faremo i dovuti controlli per accertarci che non ci sia dell’altro, appurare con certezza di che distorsione si tratta e capire se sarai costretto a star fuori e per quanto.» dichiara il dottor Ehrenstein, applicando prima una pomata e poi il bendaggio. «Grazie.» risponde Karl con un sorriso, felice di non dover abbandonare il campo, ma sbuffando nel pensare che con molta probabilità dovrà saltare le ultime partite prima della pausa natalizia.

Il secondo tempo riprende con i padroni di casa in vantaggio, per due reti a zero e la grinta di segnare ancora e vincere l’incontro, per concludere la prima fase del campionato con il titolo di campioni d’inverno; dall’altra parte gli avversari, secondi in classifica, hanno tutte le intenzioni di recuperare i goal subiti e vincere la partita – che si sta dimostrando esser una sfida tra Titani. È Jamie che dal centrocampo ridà inizio al gioco, spingendosi subito nell’area avversaria con i compagni, che prontamente vengono contrastati dagli avversari e mentre i difensori marcano e cercano di rubar loro palla, Karl e Lukas vanno su Jamie per contrastare il suo tiro – il ragazzino nota la fasciatura sul ginocchio del Kaiser e capisce subito che è per il loro scontro di inizio gara e gli dispiace – ma non per questo lo tratterà diversamente e ciò non gli impedirà nemmeno di portare a casa la vittoria; lo scontro che ne esce fuori è uno spettacolo per tutto lo stadio, Karl dimostra sempre la sua maestria nel dribbling e Jamie dimostra un grandissimo possesso di palla, che però rischia più e più volte di perdere, ma Schneider non riesce nel suo intento – forse perché ancora un po’ dolorante – ma il piccolo riesce a crossare verso un compagno che riesce a liberarsi da un avversario e tenta la conclusione ma il tiro viene deviato da un colpo di testa di Kaltz e poi raccolto facilmente da Price, che rilancia ai compagni che partono immediatamente verso la metà campo avversaria con Karl e Lukas a dirigere l’attacco, Terminator passa al capitano e si spinge più avanti – sotto porta – scartando abilmente ogni avversario, ma il Kaiser resta bloccato da due difensori che gli impediscono la conclusione, li dribbla abilmente, salta, gira su se stesso cercando di liberarsene, ma i due non lo mollano e non è nemmeno in una posizione favorevole per tirare in porta e come se non bastasse il fastidio al ginocchio continua a essere costante – ma la sua determinazione ha sempre la meglio – e con uno sforzo che gli causa una fitta più acuta riesce a crearsi uno spiraglio tra i due difensori e carica il cross di sinistro, servendo un assist da manuale a Lukas che conclude in rete con un magnifico tiro al volo che quasi lascia spiazzato Müller e la seconda punta del Bayer Leverkusen esulta la sua doppietta, dedicando silenziosamente la rete al suo defunto migliore amico.

La partita riprende dunque con il contropiede dell’Amburgo che viene subito contrastato dai giocatori della squadra di casa, ma Jamie riesce a scavalcare tutti quanti e tira segnando il primo goal, guardando Benji negli occhi e, facendogli intendere silenziosamente, di aspettarsene di altri; il Bayer Leverkusen però non ha intenzione di cedere quel titolo e quindi non risparmia gli avversari dai loro attacchi e mette a dura prova tutta la squadra ospite, la partita però a un certo punto, sembra procedere in stallo – ancora una volta –  visto che entrambe le formazioni sono determinate a vincere e si contrastano l’una con l’altra senza che nessuna delle due riesca ad andare in rete. All’80’ di gioco il Kaiser sbaglia paurosamente un tiro e il pallone viene servito direttamente nelle mani di Deuter, che rinvia ai suoi che partono in contropiede e Karl sbuffa – non tanto per la magra figura appena fatta – più per il fatto di non riuscire a essere quello che solitamente è in campo, il ginocchio continua a infastidirlo, nonostante sia stato bendato per alleviare un po’ il dolore, ma lui di certo non si è risparmiato come gli aveva consigliato il medico e ora è anche stanco e non riesce a essere decisivo come solitamente è; ma sa bene che la squadra non è lui, che in campo ci sono altri dieci uomini che valgono tantissimo e che hanno la sua stessa grinta e determinazione e sa che non getteranno facilmente la spugna, cedendo la vittoria agli avversari con leggerezza. Adesso è l’Amburgo che sembra esser in vantaggio, visto che sta facendo letteralmente ballare gli avversari per tutto il campo e giunti in area di rigore, il piccolo Jamie mette a dura prova la bravura di Benji, costringendolo a un salvataggio estremo ancora un’altra volta, ma anche stavolta il grande portiere nipponico salva la sua porta e rilancia lungo – quasi in attacco – dove il Kaiser salta e stoppa di petto, ma un’altra fitta al ginocchio lo destabilizza e rischia di fargli perdere palla, ma lui non ci sta di certo e nonostante il dolore, passa a Hermann poco distante e riesce a fregare Jamie. «Mi dispiace averti causato problemi, si vede che sei dolorante, non stai giocando come tuo solito.» gli dice il Welpe, sostenendolo vedendolo rimanere fermo mentre solleva un po’ il piede sinistro da terra. «Non è niente, è solo una lieve distorsione, mi dà un po’ fastidio è vero, ma non ce l’ho con te. Sappiamo benissimo che sono cose all’ordine del giorno nel nostro lavoro.» risponde Karl con un sorriso, facendo sorridere anche l’amico, che va poi ad aiutare i compagni; il cronometro segna ormai l’85’ quando Köhler riceve il cross di Kaltz e sgancia il suo destro micidiale beffando anche questa volta Müller che sbuffa e dà un pugno al palo per la rabbia di aver subito quattro reti, Lukas sorride e corre a festeggiare la sua tripletta – che dedica sempre al suo migliore amico defunto – e si ferma sotto la tribuna mandando un bacio alla fidanzata, che con indosso la maglia numero venticinque che a suo tempo fu di Bernd, sorride con occhi pieni di felicità, vedendo quello che adesso è il suo nuovo uomo e padre del piccolo cucciolo che porta in grembo, così determinato e scatenato – come non lo vedeva ormai da anni – come quando Bernd era al suo fianco in campo.

***

Parigi: lunedì 25 novembre, 2030 Théâtre du Châtelet, h. 20:30

È la grande notte dell’assegnazione del Pallone dʼOro, finalmente, il Théâtre du Châtelet di Parigi è gremito di calciatori e l’emozione è tangibile, soprattutto Lukas, Karl e Benji – che sono tra i cinque candidati – non sanno esprimere la loro gioia, così  come Pierre Le Blanc del Paris Saint-Germain e Olivier Hutton del Barcellona, ma i tre calciatori del Leverkusen hanno un altro motivo per avere un emozione particolare, quel motivo ha un solo nome: Bernd Schneider, l’ultimo detentore di quel riconoscimento in casa Bayer e sia per Lukas che per Karl sarebbe un grandissimo onore vincerlo dopo sedici anni, dopo che l’ultimo fu vinto dal migliore amico del primo e zio del secondo – e anche per Benji sarebbe un grande onore – un po’ per il medesimo motivo dei due compagni, un po’ perché per un portiere è più difficile. Il teatro è gremito di spettatori, oltre i compagni dei cinque candidati, per il Bayer Leverkusen è presente tutto lo staff al completo e anche le famiglie sono andate ad assistere; la piccola Violet non sta più nella pelle – in primis solo per il fatto di trovarsi lì – e poi perché il suo papà potrebbe finalmente vincerlo, perché sa bene quanto sia importante quel premio e quanto ne sarebbe onorato perché lo ha vinto anche l’amato zio, osserva tutto quanto con gli occhi che brillano di gioia ed emozione e attende il momento tanto atteso un po’ come tutti i presenti. Thomas ha come un déjà vu nel ritrovarsi in quel luogo che porta con sé dei piacevolissimi ricordi, se chiude gli occhi riesce ancora a vedere il suo fratellino venir chiamato sul palco, emozionato come mai in vita sua alzare quel globo d’oro con le lacrime agli occhi che ringrazia tutti quanti con la voce tremante; anche per Marika è così, anche lei se chiude gli occhi riesce ancora a vedere il suo grande amore coronare quel sogno in uno degli anni più belli della loro vita, e ora, il fatto di ritrovarsi ancora in quel luogo – sapendo che il medesimo premio potrebbe vincerlo suo nipote o Lukas – la emoziona come allora; Grace sorride osservando le spalle tese di suo marito seduto in prima fila assieme a Lukas, Benji, Pierre e Holly e non può che esser emozionata e felice, ma anche se non lo vincerà sarà sempre fiera e orgogliosa di lui.

Ma il più teso ed emozionato di tutti è sicuramente Lukas, che pure sedici anni fa entrò nella top five – anche negli anni successivi fu in lizza, ma mai tra i primi cinque – e ora dopo sedici anni, eccolo di nuovo lì con il cuore che batte a mille e non sa contenere l’emozione o la nostalgia di quel ricordo; i capelli li ha lasciati direttamente sciolti, perché se li avesse legati sarebbe stato tutto il tempo a scioglierli e toccarli e a giocare nervosamente con l’elastico, sospira e chiude gli occhi deglutendo a vuoto e cercando di cacciare via l’ansia e la tensione e Karl gli mette la mano sulla coscia. «Lo so come ti senti, anche per me è uguale.» sussurra emozionato e sorridente, mentre il presidente di giuria fa il consueto discorso e intanto la giuria – composta da vari giornalisti di rappresentanza per ogni nazione – votano per i candidati. «Lo so.» risponde semplicemente Lukas, incapace di non pensare a quella notte di sedici anni fa, riapre gli occhi e si lecca le labbra, giocando nervosamente con l’elastico che ha al polso destro, oltre a sentire addosso tutta l’emozione di ritrovarsi lì ci sono anche i ricordi a fare la loro parte e render tutto ancora più difficile – quasi doloroso – sente gli occhi pizzicare mentre ascolta il presidente parlare e li chiude con forza imponendosi di non piangere e loro – i ricordi – tornano prepotenti, senza permesso, ed eccoli lì: sedici anni addietro, lui ventiquattrenne e Bernd ventitreenne entrambi candidati ed entrambi potenziali vincitori in quel meraviglioso anno costellato di successi sia in club che in nazionale; entrambi erano dei giovani calciatori con tanti sogni realizzati – e tanti ancora da realizzare – con tante ambizioni per il futuro, sia nel calcio sia nella vita privata.

“Sono io, amico mio, quello che fa a modo suo…
penso che, tra me e te, meglio un pugno che un addio.
Come sai non ti ho mai detto una parola in più…
E ora che, non ci sei, vorrei parlassi tu…
il tuo
 ricordo
[1] ancora c’è
e lo tengo lì perché…”

Riapre gli occhi e osserva la giuria, il presidente che parla, e sorride, quasi non riesce a distinguere con chiarezza le sue parole, che nella sua mente risuonano come qualcosa di già vissuto, come se il tempo fosse veramente tornato indietro, come se al suo fianco – al posto di Karl – ci fosse seduto Benrd che da un momento all’altro verrà chiamato sul palco ad alzare quel trofeo ineguagliabile; intanto il presidente procede col suo discorso al quale Lukas continua a essere sordo, assorto, e tutto nella sua mente assume un sapore distorto – irreale. «Finalmente ho l’onore di comunicarvi i cinque finalisti di questa edizione del Ballon d’Or.[2] È con immenso piacere e un augurio a tutti che li rendo noti. Lukas Köhler, Karl Heinz Schneider e Benjamin Price per il Bayer Leverkusen; Oliver Hutton per il Barcellona e Pierre Le Blanc per il Paris Saint-Germain.» dichiara, mentre l’entusiasmo generale sale ancora di più in quel teatro e i cinque chiamati in causa non stanno più nella pelle per l’emozione – così come i compagni, lo staff e le famiglie – mentre Kyle, Violet, Keira e Frederic esultano gasatissimi per il loro papà; Lukas fa un respiro profondo e chiude ancora una volta gli occhi, i ricordi ancora nitidi come se li stesse vivendo in questo momento e non riuscisse a distinguere il passato dal presente. «Ci siamo tutti e tre, ma in fondo lo sapevamo già.» dice Karl ai due compagni, emozionato e sorridente, anch’egli con gli occhi lucidi perché ricorda quello vinto dallo zio. «Ci siamo entrambi, ma in fondo lo sapevamo già.» è così che giunge la frase alle orecchie di Lukas che, perso nei ricordi, sovrappone la figura al suo fianco per un’altra, in un occasione analoga. «Hai ragione, Ber. Sono curioso di vedere chi dei due lo vincerà e sarà comunque un emozione unica se sarai tu o io a salire sul quel palco.» risponde Lukas senza rendersi conto di quello che ha detto, quelle stesse parole che disse sedici anni addietro al suo migliore amico; il Kaiser lo guarda un attimo perso, rielaborando quella frase e sorride commosso stringendolo. «Oh, Lukas, amico mio… credo sia più doloroso per te.» sussurra, incapace di aggiungere altro, tenendolo stretto tra le sue braccia, mentre sul maxi schermo vengono proiettate alcune delle azioni più belle dei cinque finalisti.

“Perché mi ha misurato il tempo senza te, senza te…
Infinitamente!
Manchi ma ci sei, silenziosamente, dentro ai giorni miei.
Infinitamente!
Son sicuro che, quando chiudo gli occhi stai ridendo,
qui con me.
Qui con me!”

 

«Scusa, io… non ha senso quello che ho detto.» mormora Lukas, ricambiando la stretta, sentendo gli occhi pizzicare ancora e il cuore incontenibile vivendo il qui e ora e rimembrando l’ieri, incapace al momento nel riuscire a scindere i due momenti. «Tranquillo, so perché l’hai detto e non posso biasimarti. Anche io mi sento un po’ proiettato indietro nel tempo, ma per te che l’hai vissuto da protagonista assieme a mio zio è diverso.» risponde Karl staccandosi e guardandolo negli occhi. «Ha ragione lui, Lukas, per quanto per noi possa esser emozionante per lo stesso motivo per te è diverso, è tutto più amplificato e ti sembra di rivivere quel momento.» aggiunge Benji con un sorriso. «È vero, mi sento come se fossi dentro a una bolla senza riuscire a distinguere il passato dal presente.» ammette il Teminator di Germania; Karl e Benji annuiscono con un sorriso. «Immagino, è impossibile non pensare a quel che è stato e per quanto possano esser ricordi felici ed emozionanti sono anche dolorosi. Ma non abbatterti, pensa che hai ancora l’onore di essere qui e di poter essere il vincitore come lo è stato Bernd quell’anno, pensa che se lui fosse qui sarebbe felice come allora e che non avrebbe alcuna importanza se fossi tu o fosse lui a vincerlo, perché sarebbe felice ed emozionato allo stesso modo.» dice Karl, inevitabilmente con la voce tremante, ricordando bene quanto era emozionato quella lontana sera quando udì i nomi di suo zio e del suo migliore amico. «Esatto, Lukas, vedila sotto quest’ottica. Inoltre, sono sicuro che Bernd sia qui accanto a noi stasera.» aggiunge Benji, credendo veramente alle sue parole.

“Sono io, sempre io, da lontano, amico mio…
penso a te, agli anni che,
tu ti rivedevi in me.
Su quel tuo pallone
[3] ancora c’è… c’è la stessa polvere.
E se do un valore al tempo è grazie anche a te.
Grazie a te!

Infinitamente!”

«Avete ragione, grazie, ragazzi.» risponde Lukas con un sorriso carico di mille e più emozioni, che si mischiano e confondono caoticamente dentro di lui, amplificando il momento e rendendolo ancora più emozionante e importante. Intanto sul maxischermo continuano a essere proiettate le imprese sul campo dei cinque campioni, sia col proprio club sia con le rispettive nazionali, ed è un vero piacere per il pubblico vedere quei momenti che sono impressi nel cuore di tutti – tutti accomunanti più o meno della stessa emozione – tutti accomunanti da quello sport che è la loro vita che li ha resi amici fuori dai campi di gioco, facendo crescere quelle amicizie proprio su quei rettangoli verdi di tutto il mondo, rendendoli successivamente rivali nelle varie competizioni, ma pur sempre amici – prima di tutto – dietro a ogni partita. La platea, fatta di calciatori, staff tecnici e famiglie è in visibilio, ognuno di loro emozionato per motivi simili e differenti, ognuno onorato di trovarsi in quel teatro parigino anche se non è più in lizza per il premio, perché il solo fatto di esser lì è onorevole ed emozionante per tutti. Anche Marie Käte, che per una sera ha dismesso le sue punte, è presente al teatro come spettatrice – affiancata da François – per festeggiare il fratello, Lukas o Benji e anche lei, anche se poco, ricorda quell’anno che fu lo zio a vincerlo. Sullo schermo vengono ora proiettate le immagini dei campioni di Leverkusen che danno sfoggio della loro magnificenza sul loro stadio: Lukas con i suoi assist perfetti, i suoi tiri potenti ed emozionanti, Karl con il suo noto ed emozionante Fire Shot e anche con l’Ice Shot dello zio, Benji con le sue parate magistrali; tutti e tre indistintamente campioni nel proprio ruolo, alzano adesso l’ultimo Meisterschale vinto e poi ancora la coppa dalle grandi orecchie, per poi passare alle imprese con le nazionali, che vedono protagonisti anche gli altri due calciatori con il Giappone e la Francia e poi ancora le imprese di club degli altri due.

Lukas osserva le immagini con un sorriso, rivendendo le sue azioni in campo e rivedendo al contempo le azioni passate al fianco del suo migliore amico, sognando quasi un presente alternativo nel quale lui non è mai morto ed è lì al loro fianco in quel teatro, al loro fianco su quei campi di calcio a giocare e incantare come solo lui sapeva fare, lo rivede al posto di Karl mentre calcia il suo meraviglioso, letale e imparabile Ice Shot e se chiude gli occhi riesce ancora a sentire il coro dei tifosi che si scatenava ogni volta che Bernd segnava, riesce a vederlo correre per il campo a festeggiare e quasi riesce a sentirlo saltare sulle sue spalle alla fine di quella corsa, le sue braccia strette al suo collo, lui che gliele cinge e corre con l’amico sulle spalle fino a che – come due deficienti – cadono entrambi a terra ed esultano e ridono come se non ci fosse un domani; arridevano a quel domani che doveva essere il loro futuro, quello stesso domani che avrebbe avuto ancora tante avventure ed emozioni da vivere insieme, quello stesso domani che è stato spezzato troppo presto e che non potranno mai vivere insieme, quel domani così doloroso che Lukas sta oggi vivendo da solo, per se stesso e soprattutto per il suo defunto migliore amico, quell’oggi fatto inevitabilmente di ieri che mai potrà esser cancellato e dimenticato; non solo perché il domani può esser vissuto solo dopo aver vissuto l’ieri, ma perché quell’ieri resterà sempre infinitamente indimenticabile, meraviglioso e doloroso al contempo e imperituro nella sua memoria.

“Manchi ma ci sei, silenziosamente,
dentro ai giorni miei.
Infinitamente!

Son sicuro che, quando chiudo gli occhi stai ridendo, qui con me.
Qui con me!”

Chiude gli occhi e sorride, ritrovandosi ancora una volta preda di quei ricordi indelebili – dolorosi e meravigliosi – e si commuove, inevitabilmente le lacrime scendono sul suo viso e quasi si sente stupido non riuscendo a controllarle, vorrebbe non farlo, ma non può farci nulla le emozioni che danzano dentro la sua mente e il suo cuore sono tante – troppe – per esser controllate e arginate e quindi decide di non darci peso; mentre la giuria vota ancora per il finalista il presidente parla ancora di cose che lui non ascolta minimamente, anche se sembra esser attento al discorso e guardandolo fisso – in realtà senza vederlo – mentre altre immagini e altri ricordi più recenti gli ritornano alla mente, gli scaldano il cuore e gli disegnano un sorriso sulle labbra e quasi rivede la scena davanti ai suoi occhi come se in questo momento non fosse in quel teatro, non a Parigi ma a Leverkusen, alla vigna degli Schneider, in camera del suo migliore amico assieme a Marika che gli ha appena rivelato di essere incinta e poi lo vedono: Bernd è lì, con loro, accanto a loro a festeggiare quella lieta notizia, quel giorno che lo ha rivisto dopo quattordici anni ed è stato inspiegabilmente emozionate e al tempo stesso strano, ma lui era lì, lui è sempre lì – anche adesso – perché lui non li ha mai abbandonati e mai lo farà. «Il vincitore del Ballon d’Or per l’anno 2029/30 è Lukas Köhler del Bayer Leverkusen.» annuncia a un certo punto il presidente, dopo che ha concluso il discorso nell’attesa della votazione finale, quello stesso discorso che Lukas si è perso perché distratto dai suoi pensieri e che adesso lo fissa incapace di proferire verbo. «Vai, campione, hai vinto.» gli sussurra Karl all’orecchio, dandogli una pacca sulla schiena; Lukas si alza e raggiunge il palco visibilmente commosso e non solo per essere il vincitore.

«Congratulazione, campione!» sorride il presidente, mentre il vincitore dell’anno precedente –Tom Becker – sale sul palco a passare simbolicamente il Pallone d’Oro al nuovo vincitore,  Lukas gli sorride e lo prende con le mani tremanti, lo afferra più saldamente e lo alza in aria, mentre l’applauso che si scatena – soprattutto dai compagni, dallo staff e dagli amici – sovrasta quasi la musica di sottofondo; gli occhi blu di Lukas inevitabilmente si riempiono di lacrime e guarda tutti sorridente, come se stesse cercando il suo migliore amico tra la folla, si morde le labbra, posa il premio sul tavolo e fa un respiro profondo chiudendo gli occhi. «Io… grazie infinitamente a tutti. È per me un grandissimo onore ed emozione essere qui stasera e ricevere questo Pallone d’Oro, che di per sé è già emozionante alzarlo una volta nella vita – e questa è la mia prima volta, ma visto che è il mio ultimo anno come calciatore sarà anche l’ultima. Ma non è questo, io… vorrei dedicarlo alla mia squadra, che in questi anni è stata una seconda famiglia, alla mia ragazza e a tantissime altre persone e soprattutto a un grandissimo amico che oggi non è più con noi e che lo vinse a sua volta a soli ventitré  anni, quell’immenso e infinito campione che fu Bernd Schneider il solo e unico migliore amico che la vita mi abbia mai regalato. Grazie, grazie semplicemente a tutti!» dice con le lacrime agli occhi, la voce che trema ma alla quale impone un tono alto e squillante. Il nuovo applauso è letteralmente una standing ovation, ogni persona presente condivide quelle belle e sincere parole nessuno ha altro da aggiungere se non le lacrime degli Schneider, di Marika e del resto della società.

“E vorrei poterti ancora stringere,
dirti solo un’altra volta che:
ti voglio bene…
e fra tutti quanti questi applausi
spero sempre che il tuo sia per me.
Infinitamente!”

Forse gli unici a essere rimasti un po’ delusi sono i piccoli Price, ma non Kyle, lui sorride e applaude Lukas come se fosse stato il suo papà a vincerlo – anche se avrebbe un sapore diverso quella vittoria – ma lui è più grande dei fratellini, più arguto e conosce il grande significato che questa vittoria ha per lui e quindi se lo merita tutto; Violet per quanto avrebbe voluto vederci anche lei il suo papà là sopra, inevitabilmente rimane un po’ delusa, ma è sempre felice perché Lukas se lo merita di più, ogni anno ci è andato vicino o quasi e ogni anno non lo ha mai vinto e poi c’è il ricordo dell’amico che ha per lui un significato particolare, sorride con le lacrime agli occhi la piccola Schneider e applaude con tutta se stessa, poi scorge una figura che ben conosce su quel palco e che non tutti possono vedere, ma lui e lì, sorride e applaude il suo migliore amico com’egli stesso fece in quel lontano 2014; il sorriso della piccola si amplifica ancora di più e le lacrime aumentano. «Mamma… c’è lo zio Bernd sul palco, sta applaudendo anche lui Lukas.» sussurra all’orecchio di Grace al suo fianco, che le sorride. «Lo so, amore, lo vedo anche io.» risponde la donna, scoprendosi sorpresa nel riscoprire – per la seconda volta in pochi mesi – quel dono che con gli anni aveva perso. Il presidente sorride e stringe il calciatore vincitore. «Hai ragione, per te è un’emozione amplificata e sono sicuro che Bernd ovunque sia starà gioendo con te.» gli dice, non sapendo che Bernd è proprio lì con loro a gioire e festeggiare quell’amico che è come un fratello, gioendo anche per il nipote che è arrivato secondo. «Grazie!» sussurra ancora Lukas con il sorriso e le lacrime agli occhi, riprendendo in mano il suo Pallone d’Oro  e tornando al suo posto, incrociando il sorriso entusiasta e commosso di Marika; Karl lo stringe forte a sé appena torna al suo posto e lo stesso fa Benji. «Questo vale per due.» sorride Karl. «Esatto, è come se l’avesse vinto anche Bernd questa sera, perché sarà sempre lui il più grande campione che il Bayer Leverkusen abbia mai avuto.» risponde Lukas sorridendo commosso. «Esatto, sarà sempre lui, infinitamente.» risponde ancora Karl sorridendo e piangendo.

“Infinitamente!
Manchi ma ci sei, quando chiudo gli occhi stai ridendo,
qui con me.
Qui con me!
Infinitamente tu!”

***

 

Angolo dell’Autrice: eccomi qua! Ovviamente, come sempre, con un bel concentrato di angst – ma ormai lo sapete che se non lo metto non sono felice – questo capitolo  è molto particolare, perché appunto è un mix di passato e presente – soprattutto per Lukas – che ha vinto il Pallone d’Oro, ma che al tempo stesso rivive quello vinto dal suo migliore amico, (ovviamente quello vinto da Bernd sarà narrato in Chronicles) poi mi piace particolarmente come sia uscito fuori e per una volta me la tiro da sola. xD la canzone, da cui anche il titolo prende il nome, è “Infinitamente” di “Eros Ramazzotti” che scrisse e dedicò al collega – nonché amico – “Alex Baroni” quando morì, e trovo che sia assolutamente perfetta per questo capitolo – inoltre non è solo il titolo e la canzone, ma come avrete sicuramente visto leggendo è una costante, che ritorna in più punti nel capitolo – proprio a voler sottolineare quanto fosse infinito Bernd per tutti. La partita tra Bayer Leverkusen e Amburgo – come ho già detto – nella mia serie è considerato il derby di Germania perché sono le due squadre dei miei Schneider, adesso si è anche accentuato per i tre che dall’Amburgo sono passati al Leverkusen e che resteranno sempre nel cuore dei tifosi. Ah, ehm… non preoccupatevi per il piccolo infortunio del Kaiser, al momento non è davvero nulla di grave, poi adesso il campionato va anche in pausa natalizia, quindi ha tempo di riprendersi, ma in futuro chissà cosa accadrà! xD ma la storia non è ancora finita! xD questo capitolo segna la fine del primo arco narrativo, il prossimo che è ancora in via di stesura, sarà a tema natalizio e sarà un ponte tra questo e il ventuno, dal quale si entrerà nella seconda parte della storia, che per certi versi prenderà una piega differente da quella avuta finora, ma continuerà comunque a raccontare di ciò che è rimasto in sospeso in questa prima parte (per alcuni versi, forse, prenderà una piega più angst – no, non uccido nessuno in questa storia, se è quello che sta pensando. xD) quello che non è ancora stato detto e concluso verrà detto e concluso e si apriranno nuovi scenari. Credo di non dovervi dire altro, se non ringraziare tutti coloro che leggono, chi recensisce e in particolare la mia Darling e Barby, che sono ormai delle amiche e dei supporti! <3 in ultimo, ma non meno importante: auguro a tutti quanti un felice Natale (seppur insolito, forse più triste, vista la situazione in cui ci troviamo) ma spero altrettanto sereno, sperando che il prossimo anno possa esser migliore in tutti i sensi. Ci ritroviamo a gennaio con l’aggiornamento di Chronicles!

Amy

 

 

 


[1] La chitarra

[2] Pallone d’Oro in francese

[3] Su quel disco 

 

   
 
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