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Autore: Yuphie_96    23/12/2020    3 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
Okay… erano ufficialmente partiti… e questo gli fece montare non poca paura nel petto.
Come fermarli adesso?
Doveva inventarsi qualcosa, non poteva più rimandare, doveva farlo e doveva farlo alla svelta visto che sua madre era appena passata a parlare di ipotetici futuri nipotini (!), doveva… doveva… argh! Non riusciva a pensare a niente così sul momento, dannazione!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: Oh buonasera a tutt*! ♥
Sono tornata anche a ridosso delle feste natalizie e dopo aver fatto il tiramisù, sperando che mio padre non lo correga con dell'altro caffè come l'anno scorso, che vi devo dire, non mi piace con troppo caffè. xD
Ma basta parlare di dolci (anche perchè sono più buone le lasagne dico io), parliamo di questo capitolo che... vi farà venire un infarto, io ne sono più che sicura, o mi morite male o mi venite a sputare in faccia tramite messaggio privato, in quest'ultimo caso io accetterei pure gli sputi perchè... beh... leggerete, sappiate solo che mi ci è voluta quasi un'ora per scrivere quel pezzo perchè continuavo ad interrompermi per prendere a testate il tavolo. >.>'''
Detto questo, buona lettura a chi deciderà di avventurarsi in questo capitolo anche dopo l'avvertimento, siete coraggiosi! xD ♥



Ps: Tranquilli (?), non vi lascerò senza niente da leggere alla vigilia e a Natale. ♥
Sì, è una minaccia. u.u (xD)



 

Fu una sensazione di fresco a svegliare pian piano Genzo dal suo sonno.
All’inizio la percezione fu solo qualcosa di sfocato per via del fatto che fosse ancora dentro al regno dei sogni, ma poi iniziò a sentirla più concretamente, forse anche grazie alle carezze che quella fonte di freschezza iniziò a regalargli sulla fronte, facendolo mugugnare compiaciuto mentre iniziava ad aprire gli occhi verdi per affrontare il nuovo giorno.
Non male come risveglio, pensò… prima di mettere a fuoco il viso di Tsubasa a pochi centimetri dal suo.
Rimase per alcuni secondi senza fiato, e non perché Ozora non fosse presentabile… no.
Il volto di Tsubasa era umido, arrossato per via della doccia che doveva aver finito di fare poco prima, l’espressione era persa in quelle carezze che gli stava lasciando sulla fronte, gli occhi nero ossidiana lasciavano intravedere la sua concentrazione ma sembravano stranamente lontani… comunque quando notò che fosse finalmente sveglio, sul suo viso si aprì in un enorme sorriso pieno di dolcezza.
Wakabayashi sbatté un paio di volte le palpebre, mentre un paio di gocce d’acqua cadevano dai capelli del centrocampista e finivano sul suo viso, svegliandolo definitivamente.
Non male come prima visione del mattino, pensò, dandosi del cretino subito dopo.
Insomma, era solo Ozora, non era la prima volta che lo vedeva di primo mattino!
“Buongiorno”
Esclamò Tsubasa, intanto che lui si riprendeva dai suoi fumi mattutini, smettendo di accarezzargli la fronte e tirandosi in piedi dal letto.
“Buongiorno”
Ricambiò il saluto, il portiere, rimpiangendo quasi all’istante quel tocco… e dandosi del cretino per la seconda volta in pochi secondi.
Dannato lui e dannata la sua voglia di contatto, si faceva sentire più spesso nell’ultimo periodo visto che era da un po’ che non ‘usciva’ più con qualcuno, andiamo però, quello era solo Tsubasa, si ripeté mettendosi a sedere comodamente.
Era solo il suo capitano, solo un suo carissimo amico… che aveva pure accettato di tenergli il gioco con i suoi e fingersi suo fidanzato, si ricordò, stropicciandosi leggermente la faccia con una mano.
“Immagino sia inutile chiederti come hai dormito, visto che non hai sentito nemmeno la sveglia quando è suonata”
La voce del centrocampista gli fece riportare l’attenzione su di lui, e lo trovò che aveva iniziato a vestirsi con la tuta per poter andare agli allenamenti.
“Davvero? E’ la prima volta che mi capita di non sentirla”
Mormorò sorpreso, Genzo, sgranando leggermente gli occhi.
Di solito si destava non appena il cellulare iniziava ad emettere quel fastidioso trillo che segnava l’inizio di una nuova giornata.
“Io credo sia normale, dovevi essere stanco morto per tutto quello che ti è successo in questi pochi giorni”
“Uhm… può essere…”
Commentò il portiere, sbadigliando poco dopo.
Nel sentire quel rumore dietro di sé, Ozora ridacchiò.
“Se vuoi, puoi tornare a dormire”
“L’offerta stranamente mi tenta ma devo fare delle cose, sai, chiamare Schneider per sapere come sta andando la squadra, tentare di scoprire cosa stanno architettando i miei…”
“Cosa potrebbero mai fare?”
“Venire ad annunciarci che hanno prenotato una chiesa per stasera, ad esempio”
“Sei serio?”
“Come poche volte lo sono stato in vita mia”
Il centrocampista non riuscì a trattenere una seconda risata, e anche il portiere ne accennò una piccola.
“Restando in argomento, quanto tempo pensi che vi fermerete?”
“Mi piacerebbe risponderti ma non ne ho la più minima idea, spero il meno possibile comunque, non voglio disturbarti più di quanto non sto già facendo”
E lo stava facendo già fin troppo, aggiunse mentalmente Genzo, incupendosi un poco.
Per continuare ad avere la sua libertà, stava momentaneamente togliendo a Tsubasa la propria, e di questo non riusciva a non pentirsi, non era un comportamento da grande amico quale si definiva…
Pur se perso in quei pensieri non propriamente adatti per l’inizio di una nuova giornata, notò lo stesso Ozora girarsi un poco verso di lui dato che, mentre stavano ancora parlando tranquillamente, si era messo ad osservarlo finire di vestirsi siccome non aveva molto di meglio da fare… e se doveva dirlo, il centrocampista era proprio un bello spettacolo da vedere, impossibile non ammetterlo  alla vista del suo petto nudo… comunque si ritrovò a sorridere leggermente all’occhiolino che lui gli fece, sospettava per dirgli che non doveva preoccuparsi.
Tipico di Tsubasa.
Non tipico di Tsubasa leccarsi le labbra subito dopo.
Wakabayashi sgranò gli occhi ed il centrocampista rise ancora, dandogli nuovamente le spalle per infilarsi la maglia e sparire poi in bagno per finire di sistemarsi.
L’aveva fatto di proposito? Non l’aveva fatto di proposito? Era un modo per distrarlo dai suoi problemi? Si stava, forse, vendicando in qualche modo che solo la sua testolina nera sapeva?
Il SGGK rimase con quelle domande, scioccato.
… Ok, forse stava un filino esagerando… ma andiamo, era Tsubasa, si disse per la terza volta!
Tsubasa non si lecca le labbra maliziosamente! Neanche per scherzare!
… O forse sì?
Argh! Dannata astinenza, pensò nascondendosi sotto le coperte per calmare gli improvvisi bollenti spiriti, e dannati i suoi genitori per averlo trascinato, non sospettandolo minimamente, in quella situazione!

Genzo avrebbe, ormai, dovuto sapere di non dover fare o pensare niente di cattivo nei confronti di terzi, se non voleva che il suo karma glielo rifacesse pagare… avrebbe… ma il portiere la lezione non la imparava mai.
Aveva maledetto i coniugi Wakabayashi?
Ed ecco che se li ritrova sulla porta dell’appartamento di Ozora per andare a fare a colazione insieme!... Come avevano fatto a scoprire l’indirizzo?!
“Va tutto bene, tesoro?”
“A meraviglia mamma”
Sbiascicò Genzo, continuando a passarsi la mano sulla guancia destra e guardando velatamente male l’amico seduto al suo fianco che se la rideva, nascosto dalla tazza del thè.
Guardalo come se la sghignazzava, era tutta la mattina che lo faceva, come se non avesse fatto assolutamente niente di male, come se non si fosse leccato le labbra in stanza, come se non gli avesse lasciato un bacio sulla guancia con le stesse poco prima di aprire la porta di casa, convinto di andare tranquillo agli allenamenti.
Sì, doveva proprio essersi ingegnato qualche vendetta per farlo impazzire, evidentemente pensava non bastassero già i suoi genitori a farlo, ma parlando del diavolo…
“Bene… visto che siete venuti così volentieri a colazione con noi-“
Il ‘volentieri’ di sua madre ovviamente si riferiva al loro venir agguantati per la collottola e trascinati da Shuzo dall’appartamento fino al bar.
“E visto che ieri sera, purtroppo, non ne abbiamo avuta l’occasione… che ne dite se parliamo adesso del matrimonio?”
La nazionale giapponese rischiò di rimanere senza capitano e senza uno dei suoi portieri, dato che entrambi rischiarono di strozzarsi, uno con il thè e l’altro con un pezzo di torta.
Beh… almeno Tsubasa aveva smesso di ridere…
Ma il caro, piccolo – almeno rispetto a lui - ed ingenuo Ozora trovò presto un altro modo per ‘vendicarsi’ a spese sue…
“Scusate se vi interrompo, ma adesso devo proprio andare”
… ovvero svignarsela, lasciandolo da solo di fronte alla questione ‘matrimonio’ dei suoi genitori.
Avrebbe dovuto arrabbiarsi ma in verità non ci riusciva, anzi nel profondo lo capiva… e invidiava.
“Oh, così presto?”
Chiese mogia Hanabi, facendo alzare gli occhi al cielo al figlio, scommetteva che le dispiaceva più interrompere l’argomento che vederlo andare via…
Il centrocampista sorrise ed annuì, alzandosi dalla sedia e recuperando il borsone che aveva posato vicino ad essa.
“Allora buon allenamento Tsubasa, verremo a vederti ancora molto presto”
Lo informò Shuzo, allungando una mano per stringere la sua.
“Ah… magnifico, non vedo l’ora!”
Commentò Ozora, salutando il capofamiglia con quella presa.
Il SGGK si ritrovò a pregare che il padre non notasse quel tono impanicato, prima di essere salutato a sua volta.
Con un bacio.
Sulle labbra.
Fu una copia di quello del giorno prima, un semplice sfioramento, un contatto breve, in cui non riuscì a percepire nient’altro che il gusto del thè, dato solo per fare la scena davanti ai coniugi.
E per farlo impazzire, Genzo ormai ne era più che convinto.


Complice l’astinenza, la sua voglia di contatto o meno, il portiere si ritrovò a pensare a quelle labbra per tutta la mattina che seguì.
A nulla valsero i richiami di suo padre per fargli riportare l’attenzione sulla guida turistica davanti a loro che stava parlando di chissà quale monumento… forse della Sagrada Familia? Non ne era così sicuro… la riperdeva dopo a malapena qualche secondo per tornare a perdersi su quelle labbra e sul suo proprietario che si era divertito a stuzzicarlo con esse.
Perché quello era.
Ozora lo aveva stuzzicato solo per trovare un lato divertente in tutta quella situazione assurda, doveva essere così, non era niente di più quindi il suo tormento era solo un’esagerazione inutile… però era così dannatamente poco da Tsubasa!
Lo Tsubasa che conosceva lui era ingenuo, dolce, perfino timido a tratti.
Raramente lo si vedeva uscire dalla sua pacatezza, e le sporadiche volte successe erano legate sempre ed esclusivamente  al calcio che tanto amava, per tutto il resto mostrava sempre una tranquillità e calma che Genzo a volte si era ritrovato ad invidiargli, specialmente con un certo Hyuga di loro conoscenza, a distanza di anni lui ancora ci litigava, al contrario del centrocampista che non lo aveva mai fatto davvero.
Da dove usciva allora, all’improvviso, quel piccolo segno di intraprendenza? Quella malizia l’aveva vista davvero? C’era sempre stata? Era lui che doveva vergognarsi di pensare male di quel piccolo angelo puro che era Tsubasa Ozora?
Soprattutto, ma quanto era messo male per ritrovarsi con tali pensieri dopo a malapena due baci a stampo e uno sulla guancia?
La risposta doveva essere parecchio, dato che si ritrovò a domandarsi il vero sapore di quelle labbra morbide.
“Ma porc-!”
“Genzo! Non si bestemmia in chiesa!”
… Almeno capì di trovarsi davvero nella cattedrale più famosa della capitale catalana…

Dopo quella figura  per fortuna riuscì a ritrovare abbastanza lucidità da poter continuare la visita per le altre attrazioni di Barcellona senza nuovi incidenti.
A sorpresa, anche il pranzo da solo con i suoi passò senza questi o senza le solite frecciatine tra lui e suo padre, o ancora le domande scomode di sua madre, al contrario mangiarono tranquilli, godendosi sia le portate, che il piacevole scorrere delle persone sulla Rambla.
Ripresero, poi, a visitare altri monumenti nel primo pomeriggio… fino a quando Genzo decise che era arrivato il momento di abbandonare i suoi per poter fare una visitina al suo ‘fidanzato’.
Perché sì, nonostante le apparenze, quei pensieri molesti erano continuati, era stato impossibile rilegarli in un angolo della sua mente e tenerli buoni, e come poteva essere altrimenti?
Lui si era aspettato delle determinate situazioni quando aveva proposto al centrocampista di aiutarlo, nella maggior parte delle quali era lui a prendere l’iniziativa con Ozora in quella messinscena, convinto fino al midollo che quest’ultimo non l’avrebbe mai presa.
Invece, era successo l’esatto contrario.
Va bene, solo due volte, va bene, non aveva fatto neanche chissà che, va bene, poteva averlo fatto di proposito per farlo arrovellare in quel modo… anzi, sicuramente era stato così, ma Genzo non se l’era aspettato.
Si era ritrovato impreparato, sorpreso… e voglioso di rivalsa ad un certo punto.
Succedeva sempre così tra di loro, non era una novità che si considerassero ancora rivali nonostante fossero passati anni e anni da quella loro prima sfida e nonostante la loro grande amicizia, i miglioramenti dell’uno e dell’altro venivano presi da entrambi come spinta a dover fare ancora di meglio per potersi superare a vicenda, tutti e due provavano il desiderio costante di rincorrersi negli obbiettivi che si prefissavano, sapendo di poterli raggiungere anche grazie a quella sfida costante che c’era tra di loro, perché ehi, né a Tsubasa e né a Genzo piaceva perdere e il portiere si ritrovò a paragonare anche quella a una delle loro piccole sfide.
Forse era da bambini pensarlo, ma aveva iniziato Ozora quella volta, lui non aveva colpa, anzi, era suo diritto rispondere.
Per questo lo aspettò fuori dallo spogliatoio, per questo non appena uscì lo afferrò e lo baciò a sorpresa – o a tradimento, dipendeva dai punti di vista -, ma non mica il bacio a stampo che si erano scambiati come saluto le due volte prima, eh no, Wakabayashi aveva deciso di andarci giù pesante per fargli capire che poteva giocare anche lui a quel gioco, vincendolo pure visto che si riteneva essere il più esperto tra i due in quel campo.
Gli lambì le labbra con le sue, accarezzandole bene con la lingua per godersi meglio quel loro gusto di cioccolato sicuramente dovuto ai biscotti che il centrocampista mangiava appena ne aveva occasione, alla faccia della dieta, poi le oltrepassò per andare ad intrecciare la lingua con la sua, non dandogli neanche un secondo di tregua, voleva togliergli letteralmente il fiato, questo si era prefissato e si compiacque quando lo vide ansimare, non appena si separò da lui.
“Non ci sono i tuoi genitori”
Mormorò poi Tsubasa, sorridendogli un poco malizioso.
Il messaggio di quella frase era sottinteso: ‘i tuoi genitori, la causa per cui dobbiamo fingerci insieme, non ci sono, allora perché mi hai baciato lo stesso?’
Genzo ricambiò il sorriso con un altro uguale, come se non lo sapesse già o potesse immaginare da solo.
“No infatti, ma un saluto va fatto come si deve”
“Allora suppongo di dover ricambiare”
Punto per Ozora.
Il SGGK si ritrovò ancora una volta sorpreso di quella risposta, se lo avesse raccontato nessuno ci avrebbe creduto che fosse stato davvero Tsubasa a rispondergli così, ma si preparò quasi subito a ricevere il bacio che l’amico stava per dargli.
Stava.
“Tsubasa”
Li interruppe una voce dietro di loro, richiamando il centrocampista.
Si voltarono e trovarono alcuni giocatori del Barcellona fissarli divertiti e maliziosi, tra essi spiccava Rivaul, l’unico che  invece aveva lo sguardo duro, come se li stesse rimproverando, o meglio, come se stesse rimproverando il compagno di squadra per chissà cosa.
A ben pensarci, rifletté Genzo, gli aveva rivolto uno sguardo simile anche il giorno prima mentre lasciavano il campo insieme ai suoi e, come in quel momento, anche in quell’istante percepì Tsubasa irrigidirsi.
“Ci vediamo domani”
Continuò a dire il Falco, dando così una giustificazione al suo richiamo di poco prima.
“Sì… a domani…”
“Mi raccomando”
Gli disse il brasiliano, dopo aver lanciato una breve occhiata al portiere.
Il centrocampista gli annuì con un leggero cenno della testa, e Wakabayashi si ritrovò ad alzare il sopracciglio perplesso.
Mi raccomando di cosa?

Non riuscì a scoprirlo durante il tragitto verso l’appartamento, e non ci riuscì nemmeno durante la cena.
Non appena si erano seduti, Tsubasa aveva iniziato a scherzare sul fatto che quella fosse la prima volta che utilizzasse il tavolo, di solito, visto che era da solo, mangiava sempre seduto all’isola posta vicino ai fornelli, da quello era passato velocemente a raccontargli degli allenamenti di quella giornata, alle partite che lo aspettavano ancora prima della fine della stagione, ed ancora agli altri che si stavano tutti impegnando, chi in Giappone e chi fuori come loro.
Era talmente un fiume di parole che Wakabayashi fece quasi fatica a stargli dietro, e anche se capì che stesse facendo di tutto per non dover parlare dell’argomento ‘Rivaul’, decise di dargli comunque corda e rispondergli raccontagli a sua volta del Bayern Monaco, delle sue partite e dei suoi allenamenti, e dandogli le sue impressioni sui loro compagni di nazionale.
Se non voleva parlarne, allora lui non lo avrebbe costretto… anche se moriva dalla voglia di sapere.

“Mamma mi ha mandato giusto l’altro giorno un suo video, dovresti proprio vederlo, è bravissimo! Continua a migliorare ogni volta e senza nessun mentore, è semplicemente straordinario! Sono sicuro che lo aspetterà una grande carriera una volta che sarà grande, anzi non mi stupirei se un giorno venisse convocato in nazionale e-“
“Ehi frena, frena, sta ancora andando alle elementari”
Davanti a quella ripresa bonaria, Tsubasa si ritrovò ad arrossire e Genzo a ridere, scompigliandogli i capelli umidi per via della doccia che Ozora aveva fatto poco prima.
Siccome avevano la serata libera da impegni, e per impegni il portiere intendeva Shuzo e Hanabi, ovviamente, subito dopo cena avevano avuto tutta la tranquillità e la calma del mondo per poter fare la doccia a turno e decidere cosa fare prima di andare a letto, ma, prima che potessero accendere la tv per vedere se ci fosse qualche partita – dubitava, Genzo, di poter riuscire a seguire un programma in spagnolo -, era arrivata la chiamata di Daichi, e Wakabayashi aveva visto l’amico andare letteralmente in brodo di giuggole mentre vestiva i panni di fratello maggiore con il più piccolo di casa Ozora.
Aveva continuato perfino finita la chiamata, facendogli nascere l’ilarità nel petto.
“Scusa, è che… è il mio orgoglio”
Si vantò il centrocampista, sorridendo dolcemente nel pensare al fratellino che lo aveva preso come suo esempio.
“E tu sei il suo”
Gli disse sicuro, il portiere, accarezzandogli ancora i capelli.
“Non vedo l’ora che- oh…”
“Cosa?”
Domandò Genzo, non capendo perché l’espressione dell’amico si fosse scurita all’improvviso.
“Gli avevo promesso che sarei andato a trovarlo durante le vacanze estive, ma tornare in Giappone…”
“Significherebbe avere a che fare con i miei”
Mormorò Wakabayashi, togliendogli piano la mano dai fili neri, rabbuiandosi anche lui.
Ma c’era dell’altro in aggiunta, non solo avrebbe dovuto gestire la farsa con Hanabi e Shuzo senza Genzo, ma avrebbe dovuto farlo anche con Natsuko, Daichi e forse anche Kodai, per non parlare dei loro amici, sempre se non avesse voluto raccontare loro la verità e chiedere a tutti di reggere loro il gioco, però non era da Tsubasa chiedere un tale favore e il portiere si sentì nuovamente pessimo nei suoi confronti.
“Scusami, ti sto rovinando tutto”
Gli bisbigliò, abbassando lo sguardo verde colpevole.
“Non è un grosso problema, posso sempre farlo venire qua a Barcellona, anzi forse si divertirebbe di più e potrebbe anche fare amicizia e giocare con Pinto, vedi? Già risolto”
“Per questa volta, non so se sarà così facile per le prossime”
“Ehi, sei tu che mi hai chiesto aiuto, adesso non stare lì a pentirtene e a cambiare idea da solo, mi è già capitato una volta e non ci tengo a ripetere l’esperienza, grazie”
“Non gliel’hai ancora perdonata a Roberto?”
“Ovviamente no, glielo rinfaccerò fino alla morte!”
Il modo scandalizzato ed ironico in cui gli rispose,riuscì a farlo ridere di gusto e fargli mettere da parte il senso di colpa.
“Non so cosa farei senza di te”
Disse Genzo, una volta placate le risate.
Era sincero, senza l’aiuto che gli stava dando Tsubasa sarebbe stato perso e ancora in lotta con i suoi genitori, e probabilmente con una nuova pretendente tra le scatole, Ozora lo stava praticamente salvando da tutto quello e gliene era più che grato.
Il centrocampista gli sorrise con lo sguardo però divertito, e andò a pizzicargli una gota con una mano come per ammonirlo dal pensare ancora a tutto quello, ormai erano in ballo e tanto valeva continuare a ballare.
Il SGGK recepì il messaggio e alzò la mano per andare togliere quella dell’amico che ancora persisteva a pizzicargli la guancia… ma si bloccò quando il centrocampista passò da quello ad accarezzargliela…
Fosse stato quello il vero problema, no, il vero problema era che Tsubasa stava accarezzando un punto decisamente molto vicino alle sue labbra e lo stava pure facendo di proposito, visto lo sguardo ossidiana ancora divertito e il ghigno malizioso.
“Lo stai facendo di nuovo”
Lo riprese il portiere, divertito.
Se sperava di farlo rimanere ancora spiazzato com’era successo durante la mattinata, allora sperava davvero male.
Potevi fregarlo una volta il SGGK, non due.
“Cosa?”
Domandò con tono innocente, Ozora, facendo lo gnorri in modo più che palese.
Ma guarda tu che sorprendente faccia da schiaffi.
“Lo sai”
“Non so davvero di cosa tu stia parlando”
“Credi di potermi riuscire ad intortare così facilmente Ozora?”
“Finché non ci si prova, non si sa”
“Ma per favore, sai con chi stai parlando?”
“Naturalmente con il portiere che possiede il più grande ego del mondo, ecco con chi sto parlando”
“Ehi!”
Il centrocampista rise e Genzo l’osservò, decidendo di mettere da parte il divertimento e il gioco.
“Perché?”
Gli chiese, desideroso di sapere.
Tsubasa alzò le spalle, lasciando sfumare le risate in un sorriso tranquillo, non accennò neanche per un secondo a voler abbassare la mano, la fermò solamente vicino alle labbra, arrivando a sfiorargliele con un dito.
“Perché mi piace giocare… perché è divertente… perché se dobbiamo fingere, tanto vale approfittare dei lati positivi”
“I lati positivi…”
“Sì, ci sono… non ci sono solo cose brutte in questa recita, ci sono anche cose belle, basta concentrarsi su quest’ultime e giocarci sopra”
“I baci rientrano nelle cose belle?”
“I baci sono sempre belli, se dati dalla persona giusta”
“E… i morsi?”
Bisbigliò Genzo, mordendogli delicatamente un dito.
“Dipende dai morsi”
Ridacchiò piano, Tsubasa.
Il tono della loro voce si era abbassato man mano che la conversazione era andata avanti, e nello stesso modo anche i loro corpi e i loro volti si erano avvicinati, riducendo lentamente lo spazio tra di loro sul divano.
“Tsubasa?”
“Sì?”
“Mi è venuta voglia di giocare un po’…”
Non seppe dire con precisione, il portiere, chi fu esattamente dei due a scattare per primo dopo quel bisbiglio, percepì solo il peso del corpo del centrocampista sopra al suo e le sue labbra che prendevano il posto delle dita sulle sue.
Si baciarono con le labbra, si morsero con i denti, si rincorsero con la lingua, tutto senza darsi alcuna tregua, continuando anche quando il respiro iniziò a venire meno, ma questo non importava a nessuno dei due.
Non a Tsubasa, seduto a cavalcioni sul bacino dell’amico, troppo preso a scompigliargli il più possibile i corti capelli neri sentendo quasi la mancanza  del famigliare cappellino, e a godersi le carezze che quelle grandi mani gli stavano regalando sulla vita sopra la maglia.
Non a Genzo, che stringeva con impazienza quel corpo allenato contro il suo, accarezzandolo, cercando sempre più contatto tra di loro.
Eressero una specie di bolla intorno a loro due, dove persero la percezione del tempo e il contatto con il resto del mondo, avrebbero potuto continuare per tutta la notte senza mai fermarsi, senza mai distrarsi, totalmente persi in quei baci infiniti.
I momenti belli però, si sa, durano sempre poco.
A mettere fine a quello ci pensò il campanello d’ingresso prendendo a suonare, facendo scoppiare la bolla con lo stesso schiocco che fecero le loro labbra nel separarsi.
“Giuro che li uccido”
Sbottò Wakabayashi ansimando, convinto che fossero i suoi genitori.
Solo loro potevano presentarsi a quell’ora di sera, e solo per disturbarli, ne era sicuro.
La sua sicurezza vacillò quando, aperta la porta, invece delle figure famigliari di Hanabi e Shuzo si ritrovò davanti quella di Carlos Santana, campione del Valencia e della nazionale brasiliana.
Sgranarono entrambi gli occhi, fissandosi sorpresi, ma prima che il portiere potesse domandargli cosa diamine ci facesse sulla porta dell’appartamento di Tsubasa, quest’ultimo gli comparì alle spalle, curioso anche lui di scoprire chi fosse a quell’ora di sera.
“Carlos…”
Mormorò pure lui con tono sorpreso.
“Cosa…?”
“Scusa io… non credevo avessi compagnia e…”
Tentò di giustificare la sua visita, il brasiliano, bloccandosi però a metà.
Ozora gli fece cenno con la testa di aver capito cosa volesse continuare a dire, e si rivolse poi a Wakabayashi.
“Puoi tornare di là per favore? Dovrei parlare con Carlos da solo”
“Sì certo… va bene”
Mormorò il SGGK, reprimendo un leggero sentimento di stizza, ma facendo come gli era stato chiesto e tornando in sala sul divano.
Non era stizzito solo perché erano stati interrotti, lo era anche perché il giocatore del Valencia era stato chiamato con il suo nome.
Carlos.
Non Santana.
Da quando erano entrati in confidenza?
Perché lui, invece, veniva chiamato ancora per cognome – recita a parte -, anche se conosceva il centrocampista da più tempo e più intimamente?
… Forse non era proprio così, a giudicare dal modo in cui il brasiliano lasciò una carezza sul collo del giapponese…
Dopo quello, Genzo distolse lo sguardo verde che aveva posato su di loro sporgendosi dal mobile  ed incrociò le braccia sul petto, aspettando leggermente irrigidito il ritorno dell’amico.
Non appena successe dopo l’uscita di Santana, non riuscì ad evitare di notare che anche Tsubasa si fosse irrigidito e che si fosse seduto abbastanza lontano da lui.
Una situazione completamente opposta a quella di prima… e decisamente imbarazzante.
“Potevi dirmelo se eri fidanzato, non ti avrei chiesto niente e avrei rimediato da solo con i miei”
Fu il portiere a decidere di mettere fine al silenzio creatosi tra loro, ma l’imbarazzo non scese, anzi aumentò da parte del centrocampista, che prese a giocare con un filo che spuntava dal divano, rifiutando il contatto tra i loro sguardi.
“Carlos non è il mio fidanzato…”
“Io ho visto una cosa diversa”
“Era solo una carezza…”
“Come quelle che hai dato a me?”
Ozora sussultò, preso in pieno da quella frecciatina, e Wakabayashi sospirò.
“Senti… mi dispiace, non mi devi nessuna spiega-“
“Qualche volta succede”
“…Eh?”
“Lui viene da me o io vado lui… e succede…”
Confessò a voce bassa Tsubasa, guardandolo di soppiatto per sbirciare la sua reazione.
Genzo boccheggiò qualche secondo.
Se aveva intenzione di scioccarlo peggio di quella mattina, allora ci era riuscito eccome, dato che era impossibile non capire a cosa alludesse con quel ‘succede’.
Tsubasa Ozora faceva del sesso occasionale.
Tsubasa Ozora faceva del sesso occasionale con Carlos Santana.
Quel Carlos Santana.
“… Bene! Buon per te… insomma… non me lo sarei mai aspettato ma bene! Non sei né il primo né l’ultimo che lo fa, non c’è niente di male e non devi mica vergognarti, fai… bene!”
Esclamò il SGGK, con un sorriso abbastanza… decisamente tirato.
Il centrocampista pensò se farglielo notare o meno, insieme al fatto che continuasse a dire che i suoi incontri con il brasiliano fossero un ‘bene!’, ma per quella sera decise di lasciar perdere e accese la tv, cominciando a fare zapping per cercare una partita di calcio.

E dire Rivaul si era pure raccomandato…


*
Il 'bene' di Genzo è da pronunciare allo stesso modo di Leonardo Pieraccioni, sappiatelo. xD

   
 
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