CAPITOLO X
Erano già venti minuti che se ne stava in quella macchina, senza giacca, senza scarpe, ad urlare nel petto di Emanuele. A piangere in un modo che somigliava troppo a quel 3 Ottobre in cui aveva riaperto gli occhi in ospedale.
- Vado a chiamare Olga. – disse stremata Arianne, che non sapeva più cosa dirle per aiutarla a tranquillizzarsi. Federica era ancora intrappolata all’interno, insieme a Ed Sheeran e Stuart Camp.
Quando aveva riaperto gli occhi aveva creduto di essere tornata indietro, solo le domande del soccorritore l’avevano fatta rinsavire.
Come ti chiami?
Quanti anni hai?
Dove ti trovi?
Aveva dato tutte le risposte sbagliate. Un pugno nello stomaco. Il conato di vomito. L’assenza delle cuffie.
E poi tutte quelle assurde pretese. Come avevano osato? Come si erano permessi di contrattare sulla sua vita? Come?
Proprio quel viso così familiare l’aveva guardata con quella freddezza.
- Shhhh. – Emanuele continuava a carezzarle il capo, abbracciandola, seduto sui sedili posteriori con lei da un tempo che gli sembrò infinito. – Cerca di respirare con me.
Quello non era Edward. C’era il suo corpo, le sue spalle, i suoi occhi, ma quello non era Edward. Lui non l’avrebbe mai guardata con quegli occhi sudici, approfittando della sua instabilità. Non avrebbe fatto lo sbruffone.
Quello non era Edward. Era solo Ed Sheeran. Qualcuno che, si rese conto, non somigliava a suo marito e nemmeno all’idea che si era fatta del cantante famoso. Continuava a farselo rimbombare nella testa per restare aggrappata al presente. Forse l’unica cosa sensata che avesse fatto quella mattina, fu proprio l’averlo guardato dritto negli occhi per distinguere il sogno dalla realtà.
Se solo le persone avessero saputo la verità, non l’avrebbero mai fatto arrivare fin lì. Se solo avessero saputo, tutti i suoi sforzi non sarebbero stati vanificati.
Si maledisse mentre stringeva più forte il maglione di Emanuele, ormai fradicio delle sue lacrime. Ancora una volta pensò che la sua cura stesse diventando il suo veleno, ma non avrebbe permesso a nessuno, tantomeno a quella copia malfatta di Edward, di sfiorare quel libro. A costo di infliggersi la punizione di partecipare a tutte le riprese.
La sensazione che aveva provato, vedendolo davanti a sé, reale, su quella sedia, le trapassò ancora una volta il cuore.
- Vieni qui – riprese a parlare Emanuele – appoggiati a me.
- Io non capisco… - rispose Sara, nel mezzo di un singhiozzo.
Sentiva i suoi singhiozzi costanti e ogni tanto stringeva gli occhi, sentendola urlare. Dopo una lunga ora di dondolii e lacrime riuscì a farla calmare, costringendola a guardarlo negli occhi per tutto il tempo necessario a riagganciarsi alla realtà, fronte contro fronte. Avrebbe costretto il suo viso con le mani finché non gli si sarebbero addormentate le braccia. Non sopportava di vederla in quello stato.
Alla fine si addormentò, sfinita.
Arianne li scortò a casa, portando con sé anche Federica. Sussurrarono in auto pregando di non svegliarla e quando Emanuele riuscì a metterla a letto, sciogliendo quelle braccia dal suo collo, si chiusero in cucina per discutere seriamente di quella situazione.
- Solo in quel momento ho capito perché mi stessi chiamando.
Non aveva capito quanto fosse difficile quella situazione fin quando non se l’era ritrovata addosso nel parcheggio, confermando le preoccupazioni della sua amica.
Sentiva quel dolore addosso e non riusciva a scrollarlo via.
Arianne e Federica parlarono a lungo con Olga, mentre Sara dormiva, spiegando i dettagli di quella mattinata fino all’eccesso, cercando di capire come avrebbero dovuto comportarsi.
- Ha avuto la forza di riprendersi e continuare la riunione e questo è un segno molto positivo, - commentò Olga, con la sua voce serena e tranquillizzante attraverso il telefono – non siate troppo spaventate dalla reazione successiva. Soltanto due mesi fa non sarebbe stata in grado nemmeno di restare nell’edificio.
- Se era davvero arrabbiata come dite, - continuò – sono sicura che andrà tutto bene. Ha reagito. Questa è la cosa che conta. Se Emanuele è stato d’aiuto, gli chiederei di restare con voi, se fosse possibile.
Chiusero la chiamata e si guardarono entrambe, quasi rincuorate dalle parole della giovane psicologa.
Siete la sua unica sicurezza, vi chiedo di non tirarvi indietro proprio adesso. Sara conta su di voi e voi potrete contare su di lei, statene certe. Vi vuole davvero bene.
- Quindi andrete avanti. – commentò con un tono di risentimento Emanuele.
- È stata Sara a deciderlo. – sospirò Federica. – Nemmeno io ci avrei scommesso.
- Forse…è meglio che sia così. Avete sentito Olga. – l’assecondò Arianne. – Forse tutta questa storia non potrà farle che bene.
Mentre riguardava la copia del contratto, con la firma di Ed Sheeran, quel cantante che aveva tanto apprezzato negli anni, sentì la porta dietro di lei aprirsi e si voltarono tutti.
- Ben svegliata! – tentò Arianne, posando la teiera bollente sulla tavola.
- Dov’è Edward? – chiese flebilmente.
- Edward non c’è, Sara, ricordi? – la sua voce doveva sembrare serena.
- E dov’è andato? – chiese lei, con lo sguardo corrucciato.
- Non esiste, tesoro. – Federica le poggiò una mano sul braccio. – Oggi è il 25 Marzo 2015 e siamo a Reggio Emilia per il tuo libro.
- Stamattina ti sei sentita poco bene, - continuò Arianne. – ricordi il motivo?
- Perché… - e guardò Emanuele come per costringersi a restare cosciente. – Edward…
- Cioè, Ed…è venuto alla riunione. – si portò una mano alla testa, per cercare la sua cicatrice. – Non era Edward, vero?
- Come ti chiami? – chiese Federica.
- Sara De Amicis.
- Quanti anni hai?
- 22.
- Che giorno è oggi?
- Il 25 Marzo 2015. – la sua voce si incrinò.
- Dove ci troviamo e perché?
- A Reggio Emilia per decidere di girare un film.
- Chi sono loro due?
- Arianne ed Emanuele. – li guardò entrambi come per accertarsi di aver risposto bene.
- Bravissima! – rise Arianne, abbracciandola di soprassalto, per stemperare un po’ la tensione.
- Giuro che pensavo li avrebbe picchiati! – rise senza fiato Federica, ripensando a freddo a quella scena.
- Ema invece ha pensato a trucidare Ed Sheeran con lo sguardo per tutto il tempo in cui è stato fuori. – insinuò con malizia Arianne, mentre il suo amico la fulminava con lo sguardo cercando di deviare il discorso.
- Mi dispiace per la crisi che ho avuto dopo. – sospirò Sara. – Ma sono sicura, voglio farlo. Fede… - la guardò negli occhi con serietà. – Tu va a casa. Io saprò cavarmela, vedrai.
- Ma sei impazzita? – si sentì rispondere – Io voglio restare!
- Io invece – disse Arianne – vorrei propormi come tua sceneggiatrice.
- Sarebbe fantastico! – sorrise finalmente Sara. – E poi, chi meglio di voi come squadra?
Firmò quel contratto come se sotto i suoi piedi avesse una incrollabile montagna. Ce l’avrebbe fatta. Avrebbe onorato la memoria del vero e unico Edward che conoscesse e avrebbe fatto capire a quel ragazzo che gli somigliava soltanto nell’aspetto che i suoi sentimenti meritavano rispetto e né la sua fama né i suoi soldi avrebbero potuto sminuirli.
Emanuele la portò a passeggiare, mentre Federica e Arianne cominciavano ad occupare il bagno per rinfrescarsi. Con i loro capelli lunghi e folti avrebbe dovuto aspettare un’eternità. Una sigaretta le fumava tra le dita mentre percorrevano il lungo Po di Guastalla, discutendo di come avrebbe gestito le sue crisi da quel momento in avanti.
- Grazie – gli disse – per quello che hai fatto. Mi rendo conto che possa essere scomodo trovarsi in mia compagnia, a volte.
- Non dirlo neanche. Spero solo di non vederti più in quel modo.
- Sei serio? – l’accento buffo. – Non posso crederci. Sì, è una mia amica. Quindi ci vediamo tra una settimana in studio. Già. La sceneggiatura verrà scritta questa settimana. Va bene, a presto.
- Sarò il gobbista per il tuo film. – le disse. – Dovrò studiarmi per bene la sceneggiatura. – osservò.
Si guardarono, prima di sciogliere definitivamente le braccia. Lui la guardò come in cerca di un suggerimento che gli occhi di Sara non gli davano. Titubante, fece per baciarla, avvicinando le dita e le labbra al suo viso, il suo odore sembrò sentirsi più forte, ma con dispiacere lesse troppa paura nel suo sguardo. Il cuore di Sara si fermò per un istante, mentre lo stomaco le si accartocciava. Quell’oscurità incombente la rendeva semicosciente, nel buio non sapeva se stesse per baciare Edward o Emanuele. Soltanto il suo profumo le assicurava che non fosse la sua testa rossa. Non capiva cosa stesse provando.
Emanuele si fermò, interrompendo il contatto visivo e si limitò a baciarle la fronte. Si decise a tenerle la mano ad ormai pochi metri dall’auto.
Tornarono a casa per dare la notizia a Federica e Arianne.
I loro occhi continuarono a cercarsi fin quando lui non dovette tornare a casa.
A diversi chilometri di distanza, Ed Sheeran se ne stava brontolante nella SPA del suo hotel a 5 stelle. Stanza all’ultimo piano, come sempre. Stuart gli stava facendo il lavaggio del cervello riguardo i risvolti positivi di quell’esperienza, ma non riuscì a convincerlo che sarebbe andato d’accordo con quelle persone. Con quella ragazza. Una che si era presa una cotta per lui senza nemmeno conoscerlo e che sapeva scrivere decentemente.
Si massaggiò la fronte lentigginosa, sfiorandosi i capelli chiari, pensando a quanto si sarebbe rotto a sentirla protestare per ogni singola scena, perché l’aveva capito che fosse una rompi coglioni. Come tutte quelle che fanno le santarelline innamorate e invece pensano solo al loro tornaconto. Lei non era certamente diversa. Era persino svenuta quando l’aveva visto.
- Eddai, è stata in coma! – lo rimproverò Stuart, nella vasca idromassaggio. – Dovresti cercare di essere un po’ più compassionevole.
- Come se me ne importasse qualcosa. – ribadì lui, aspro.
- Beh, per tua fortuna è viva e ha scritto quel libro.
Si ritirò nella sua stanza e si masturbò ripensando a quello sguardo torvo e a quelle gote rosse. Negò - subito dopo - di aver pensato di spogliarla.
In fondo che interesse poteva provare lui verso una donna così superficiale?
Altro che storielle d’amore e filmetti mediocri.
Lui era Ed Sheeran.
Note dell'autrice:
Mi auguro che questo nuovo anno possa essere per tutti migliore. A me ha regalato di nuovo quella voglia di perdermi nei sogni che negli anni scorsi e nel 2020 avevo perso. Spero che questo ritorno sia gradito e che la lettura vi abbia fatto compagnia, in questi giorni di festa. :)
Dopo l'uscita di Afterglow non ho potuto non rileggere Afire Love e riaprire il file di questa storia abbandonato da tempo. Riprendo a scriverla come una persona molto diversa da quella che aveva cominciato nel 2015, ma spero che questo abbia portato solo miglioramenti alla narrazione.
Fatta questa premessa, volevo dire che - riprendendo il lavoro in questi giorni - non so quando e quanto spesso aggiornerò la storia, mi auguro di riuscire ad inserire almeno un capitolo la settimana, magari estendendoli in lunghezza, ma giuro che stavolta non mollo.
La finirò e mi divertirò un sacco.
Che voi possiate goderne altrettanto.
Intanto, al prossimo capitolo. :)
S.
PS:
FaithBoss mi ha convinto a provare ad usare altre piattaforme/social per diffondere la storia e creare un luogo virtuale in cui condividerla con voi, ma vi avverto che non so quanta pazienza avrò nel gestire questa cosa. XD
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