Fanfic su artisti musicali > Malice Mizer
Segui la storia  |       
Autore: GurenSuzuki    24/08/2009    1 recensioni
E se, agli inizi del 2010, i Malice Mizer decidessero di riunirsi?
E Gackt percepì mille altre parole contenute in quell'arrivederci.
Mille parole tra cui una spiccava prepotentemente sopra le altre.
Addio.
[AVVISO DELL'AUTRICE]
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gackt, Közi, Mana, Nuovo personaggio, Yu~ki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6
Birthday and vocalist

Passeggiava per le strade di Tokyo, coperta da un cielo plumbeo e grigio, che non faceva altro che accentuare la sua già marcata malinconia.
Procedeva con le mani affondate nelle tasche del lungo cappotto grigio, a grandi falcate un tantito strascicate.
Era perso nei suoi pensieri e nella contemplazione dell'asfalto antracite.
Quando alzò gli occhi ambrati, scorse un fioraio.
Lesse l'insegna.
Flora Carino.
Attraverò la strada trafficata, in un alternarsi di clacson e imprecazioni mezze trattenute.
Entrò e la porta tintinnò. Osservò l'interno: fiori in ogni dove, colorati e gioiosi, un piccolo bancone bianco latte con una cassa anch'essa bianca e dietro tutto ciò un incantevole donna bionda -senza dubbio occidentale, con un grosso e pesante grembiule verde.
Si dimenticò all'istante della malinconia che l'aveva attorciglianto nelle sue spirali apatiche.
Carezzò lievemente con l'indice la corolla di un fiore rosso di cui non conosceva il nome: senza dubbio esotico.
"Buongiorno, signore, posso esserle d'aiuto?" La fioraia sfoggiò un sorriso smagliante e felice.
Non potè fare a meno di ricambiare.
Si osservò un secondo attorno.
"Ehm. Volevo un mazzo di rose bianche..." disse il bassista balbettando appena.
Lei ampliò il sorriso ancor di più, prima di dirigersi verso un piccolo anfratto del negozietto, da dove prese una decina di rose bianche: bellissime, stupende e definite. Sembravano cioccolata bianca colata.
Per un secondo tornò indietro nel tempo di undici anni.
"Yu-chan! Yu-chan! Finalmente sei tornato dov--" il rossino si bloccò a metà della frase, modellando le belle labbra in una definita "o" di puro stupore.
Yu-ki gli porse il pensiero, col volto talmente rosso da far concorrenza alla capigliatura del fidanzato.
All'amante si inumidirono gli occhi di una dolcezza infinita, in cui Yu-ki si sciolse completamente.
Lo vide tuffarsi tra i petali di quei fiori stupendi, inspirandone il profumo e carezzandoli lievemente.
Poi due piccole lacrime gli scivolarono, andando a morire sulla bocca rosea, che il bassista provvedette a baciare con immensa dolcezza.
Dio solo sapeva quanto lo amava.
Dio solo.
E forse era troppo persino per lui.
Per tutti.
Il rossino poggiò il meraviglioso mazzo sul ripiano della cucina, prima di saltare al collo del bassista, e stringerlo a sè teneramente.
"Non dovevi.." gli sussurrò in un orecchio.
Oh si che doveva, il suo amato adorava quel tipo di fiori.
"E' solo un pensiero.."
".. un pensiero stupendo"
"Rose bianche per la mia rosa" disse ciò marcando bene la parola 'mia'.
"Ti amo, Yu-chan"
"Ti amo anche io.."
Si riscosse quando la commessa gli disse il prezzo, mentre le incartava.
"Sono per la sua fidanzata?"
"Ehm... no... cioè sì... insomma... più o meno"
Lei rise.
Poi il bassista notò alcuni piccoli fermagli blu a forma di farfalla.
"Cosa sono?" domandò rapito dalla bellezza di tale manufatti.
"Fermaglietti per i fiori, solitamente si appendono alla base del mazzo per tenerli fermi. Vengono duecento yen, ne desidera uno?"
"Sì grazie.. questo qui a forma di farfalla"
Pagò ed uscì.
Dopo qualche minuto di cammino giunse dinnanzi al grande portone di ferro. Sospirò.
La malinconia -che era sparita entrando nel Flora, era tornata appena quella cancellata si era insinuata nella sua visuale.
Entrò, affondando il volto nel bavero del cappotto e strascicando i piedi tra i ciottoli di ghiaia.
Camminò e camminò per i vicoletti, osservando i monumenti e le composizioni alle volte stupende, alle volte misere, di fiori.
Finchè non giunse dinnanzi al pezzo squadrato di marmo bianco.

Si sentiva una vera e propria merda. Come ogni primo Febbraio dell'anno.
Accostò la macchina alla grande chiesa sul retro.
Poggiò la testa sconsolatamente sul volante, stando attento a non far suonare il clacson.
La vita prendeva pieghe inaspettate alle volte, decisamente.
Si era riscoperto così attratto dal progetto Malice Mizer, nonostante non ne facesse parte.
Il suo stupido orgoglio gli impediva di alzare il telefono e comporre un numero. Uno stupido, semplice e chiaro numero di telefono.
Eppure non ne aveva il coraggio.
Iniziò a squillargli il cellulare. Accidenti a lui, che si era dimenticato di spegnerlo.
Pigiò senza voglia il tasto verde del telefonino, lo accostò all'orecchio e rispose con voce bassa -ancor più del normale, e malinconica.
"Moshi-moshi"
"Gacchan!" la voce limpida e gioiosa gli giunse alle orecchie. Tutta quella felicità pensò che l'avrebbe reso ancor più scontroso, triste e malinconico. Invece, inaspettatamente, si risollevò un poco.
"Ciao Shin-shi" curvò gli angoli delle belle labbra in un appena accennato sorriso.
"Sei a casa?"
"No, sono fuori" non diede altre spiegazioni.
"Oh" una nota di tristezza si aggiunse alla bella voce di Shin, ma fu solo un secondo "Sai pensavo di passare a trovarti, appena finito qui. Ma facciamo sta sera..o sei impegnato?" chiese con tono infantile.
"No, Shin. Sono libero. Allora ci vediamo per cena, ok?"
"Certo, Gacky!" un soprannome che odiava, ma che detto da Shin assumeva una vena dolce."Vabè, adesso vado, che sono venuto in bagno solo per chiamarti. Mi piacerebber restare, ma se non mi trovano in ufficio poi il superiore si incazza! E vorrei arrivare a sta sera con la mia virilità tutta intera!"
Gackt rise di gusto, solo Shin poteva avere certe uscite.
"Ma quale virilità Shin-shi?" gli chiese, ironico.
"Ehi, cosa vorresti dire?" domandò quello con tono tagliente.
"Oooh, nulla carissimo."
"Mh" esalò Shin poco convinto "Però ora vado davvero, un bacissimo"
"Anche a te, ciao"
E chiuse.
Scese dalla vettura ancora col sorriso sulle labbra.
Sicuramente era per il dolce pensiero di ciò che avrebbe fatto quella sera.
Si sicuramente è così.
Si autoconvinse mentalmente, mentre il sorriso si eclissava, una volta superato il pesante cancello di ferro battuto.

"Takanori!" chiamò il corvino a gran voce per tutta casa.
"Non urlare, cazzo. Cosa c'è?" chiese questi, con la voce ancora impastata dal sonno, rigirandosi nelle coltri.
"Non parlarmi con questo tono" controbattè tagliente Mana.
"Se non vuoi che ti risponda così non svegliarmi più a quest'ora del mattino!" disse il ragazzo, tuffando il volto sotto al cuscino.
"A proposito" riemerse dal piumone "Perchè mi hai svegliato?"
"Per chiederti le chiavi del motorino"
"E perchè?"
"La mia macchina è dal meccanico, e non vado fin a piedi"
" dove?" chiese Takanori, ancora addormentato.
"Taka, oggi è il suo compleanno" disse Mana con voce maliconica.
"Oh è vero. Me ne ero dimenticato, cazzo. Vuoi che ti accompagni?"
"Nha. Non c'è ne bisogno, tranquillo"
"Mh, ok." e si alzò dal grande letto a due piazze, dirigendosi verso i pantaloni malamente abbandonati su una sedia. Frugò nelle tasche, finchè un tintinnìo metallico non lo informò di essere appena incappato nelle chiavi, che porse al padre.
"Torno per pranzo. Avremo l'onore della tua presenza?" chiese ironico.
"Sì" disse ridendo il ragazzo, scompigliandosi le corte ciocche blu.
"Ciao.. a ehm.. Taka?"chiamò sulla porta.
"Seh?"
"Non credi che sarebbe ora di rifarsi la tinta?" e lasciata questa perla di saggezza uscì di casa.
Il ragazzo si fissò la cute nello specchio. Effettivamente sotto al blu elettrico iniziava a scorgersi il nero corvino della ricrescita.
"Moo" imprecò sotto voce.
Intanto Mana cercava di guidare per le strade di Tokyo sul motorino senza far vedere a tutti i passanti la propria biancheria.
La gonna era troppo ampia e alla minima folata di vento svolazzava.
Soffocava le imprecazioni tra i piccoli e regolari denti bianchi, ficcando l'indumento sotto al sedile cercando di non andare a sbattere.
Anche perchè se non si fosse fatto niente nell'incidente, vi avrebbe posto rimedio Takanori.
Fu quasi estasiato di poter scendere da quella porcheria con le ruote.
Ma quand'è che prende la patente?
Sorpassò i cancelli di ferro battuto con una smorfia in volto, cercando di non indirizzare il pensiero verso la meta.

Aprì con un gesto seccato l'anta dell'armadio a muro. Prese il completo rosso, quello che gli aveva regalato lui.
Era di una stoffa stupenda, rosso cremisi, con intricati deisegni e ghirigori sui polsini, con la cravatta nera e la camicia bianco latte.
Stava davvero bene, anche perchè il vestito richiamava il rosso fuoco dei capelli.
Si osservò per poco, prima di dirigersi in bagno per truccarsi il minimo indispensabile.
Evitò accuratamente ogni contatto con Sachiko -consapevole di essere intrattabile quella mattina. E non era difficile capire il perchè. Bevve il caffè in fretta, scottandosi e finalmente uscì di casa.
Il viaggio in macchina fu abbastanza tranquillo. Cercò di distrarsi in ogni modo possibile: accendendo la radio, mettendosi a ingaggiare un lungo filo di pensieri partito da un nonnulla, ironizzando sul vestiario delle miriadi di persone che camminavano per le strade semi-affollate.
Eppure nei suoi pensieri c'era sempre il suo volto, e non se ne andava nemmeno se si impegnava con ogni grammo delle proprie forze.
Alla fine desistette.
Gli mancava, indubbiamente. La ferita procurata dal suo abbandono non si rimarginava, nemmeno dopo undici anni. Quello che andava a festeggiare, sarebbe stato il suo trentasettesimo compleanno. Undici anni senza di lui.
Varcò il cancello di ferro battuto stringendo il mazzo di girasoli tra le affusolate mani tremanti.

Si erano ritrovati tutti lì, senza mettersi d'accordo.
Tutti e quattro i Malice Mizer erano davanti alla sua tomba di marmo.
La tensione era ben visibile, nascosta dalle mani giunte in silenziose preghiere e dallo sguardo fisso sul monumento di pietra, tanto semplice, ma che a suo tempo richiamò a se mille e più lacrime di cuori spezzati da mani invisibili:

Ukyo Kamimura "Kami" (1973-1999)
We'll love you for ever

Questo l'epitaffio. Semplice ed elegante, in caratteri dorati.
Kozi battè una mano sulla spalla di Yu-ki, che piangeva silenziosamente il fidanzato scomparso prematuramente.
Mana pregava per l'amico, cercando di catalizzare tutte le sue energie nelle semplici parole d'amore che fluivano dai suoi pensieri.
Gackt si limitava a fissare la tomba con le mani affondate nelle tasche del cappotto e col volto tuffato dietro al bavero rialzato.
Nessuno parlava, tutti però erano d'accordo nell'asserire che era solo merito del destino se erano giunti in quel luogo alla stessa ora.
"Ho sentito che vi riunite" esordì Gackt, soffiando le parole col suo tono basso.
"Già." rispose Mana.
Nonostante avessero iniziato a parlare non si guardavano ancora.
"Vi auguro buona fortuna."
"Grazie"
"Però so che non avete un cantante. Posso chiederti come mai Mana, se non sono troppo indiscreto?" pronunciare quel nome dopo così tanti anni gli provocò una scarica di brividi lungo la spina dorsale.
"Klaha si è ritirato dalle scene e non siamo riusciti a convincerlo"
"Ah"
Passarono qualche altro minuto in silenzio. Kozi sapeva che entrambi erano troppo orgogliosi per iniziare il discorso, così si intromise.
"Camui" lo chiamò.
Il vocalist si voltò, e così la nocciola dei suoi occhi entrò in contatto con la colata ambrata del Pierrot che disse "Ti piacerebbe essere il nostro cantante?"
Dritto. Sicuro. Mana boccheggiò.
Gackt tergiversò, guardò la tomba e poi si perse nella contemplazione del fazzoletto di cielo plumbeo sopra le loro teste.
"... sì"

Note: sì due aggiornamenti sta volta.. ma non abituatevi u.ù E' che non vedevo l'ora di postare questo capitolo decisivo **
Baci,
LadyWay
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Malice Mizer / Vai alla pagina dell'autore: GurenSuzuki