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Autore: Inevitabilmente_Dea    12/01/2021    1 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Minho ci condusse velocemente lungo il resto del percorso, ricordandosi alla perfezione ogni svolta e ogni indicazione. Quando fummo abbastanza vicini alla Sala Controlli, Minho ci fece segno di rallentare e ci rintanammo tutti dietro all'ultima svolta, nel tentativo di riprendere fiato e prepararci al prossimo combattimento.
Mi morsi il labbro, ansiosa più che mai, domandandomi quante guardie ci stessero aspettando nel prossimo corridoio e quanto tempo ci avrebbe messo Jorge a tornare alla sede portando il resto degli altri. Mi chiesi anche quanto ci avrebbero messo Teresa e Brenda a raggiungerci, portando con loro i nostri nuovi alleati biomeccanici.

Sentii le dita tremarmi, improvvisamente ansiosa. Ora che avevamo salvato i bambini, non potevo fare a meno di temere per la vita dei miei amici: questa volta non importava quanto saremmo stati tenaci nel combattere, se davvero le guardie si stavano riorganizzando come ci aveva detto Newt, aumentando i loro numeri, allora forse per noi sarebbe stata una partita persa in partenza, almeno finché non fossero arrivati i rinforzi.
Presi l'arco titubante, domandandomi se anche i miei amici fossero tanto ansiosi e spaventati quanto me in quel momento e quando incontrai lo sguardo di Minho, il ragazzo parve accorgersi della mia inquietudine improvvisa, perché mi sorrise gentile, con quel suo solito ghigno deciso e mi fece un occhiolino.

Poi, quando lo vidi spostare lo sguardo sui miei compagni, guardandoli uno a uno come a sottintendere che a breve avremo dovuto entrare in azione, il terrore di perderli mi attanagliò lo stomaco. Presi il polso di Minho, pregandolo con lo sguardo di attendere ancora un momento e il ragazzo mi guardò confuso, assumendo un'espressione che mi chiedeva spiegazioni plausibili per quel mio improvviso tentennamento. Feci un respiro profondo, mentre poco distante da noi i rumori di forti colpi e ordini urlati si faceva sempre più alto. Sembrava che le guardie si stessero moltiplicando col passare dei secondi e non c'era tempo per stupidi ripensamenti o paure. E allora perché non riuscivo più a muovermi?

Era la prima volta che permettevo alle mie emozioni di paralizzarmi così tanto. 
"Ragazzi..." borbottai piano, sentendo la mia voce tremare sotto il peso dell'ansia e della paura. "I-Io..." 
Li guardai negli occhi, uno dopo l'altro, notando quanto tutti in realtà fossero sulle spine di entrare in azione, seppur comunque spaventati. Guardai Stephen che mi capì con un solo sguardo, i suoi occhi cupi di preoccupazione si fecero più chiari. Il ragazzo assottigliò lo sguardo, poi mi accennò un sorriso, annuendo in mia direzione come a dirmi che tutto sarebbe andato secondo i piani. Per un attimo desiderai rinchiudermi tra le sue braccia proprio come faceva Hailie ogni volta e farmi cullare per tranquillizzarmi.

Poi passai lo sguardo su Violet, tanto in ansia quanto me, e notai la sua mano stretta forte con quella di Minho. Le sorrisi debolmente e inspirai ancora. 
Per ultimo posai lo sguardo su Gally, vedendolo preoccupato e serio come non mai. Il ragazzo incatenò i suoi occhi ai miei e quando si accorse che lo stavo guardando i suoi occhi si illuminarono, preoccupandosi di nascondere ogni sentimento negativo e di farsi vedere sicuro per tranquillizzarmi. "Io... ecco..." sentii una mano stringersi sulla mia gola al solo pensiero che forse quel giorno avrei potuto perdere qualcuno, se non perdermi io stessa.
Avevo promesso a me stessa che sarei riuscita a salvare tutti e a liberare ogni buon anima dalle grinfie della W.I.C.K.E.D., e allora perché ora iniziavo a dubitare di me stessa?

"Vi voglio bene, tutto qui." mi limitai a dire, non sapendo nemmeno io quale fossero le parole migliori per quel momento. "Siete la mia famiglia, quindi... cercate di non farvi ammazzare, okay?" borbottai, accennando un sorriso per rendere quella mia frase meno drammatica e pesante.
"Diamine, bambolina." mi rispose Minho, scompigliandomi i capelli. "Stai sottovalutando il potere dei miei muscoli. Vedrai che ce la caveremo... grazie a me, ovviamente." mi bisbigliò sarcastico, gonfiandosi i bicipiti come per supportare la sua tesi.
Vidi Violet sorridere gentile, forse riconoscente per i tentativi inutili di Minho di farmi rilassare un po'.
"Vedrai che tra qualche anno quando ripenseremo a questo momento, ci rideremo sopra ripensando a tutta la sploff di paura che abbiamo avuto." intervenne Stephen, allungando un braccio e depositandomi una carezza sulla guancia. Gli sorrisi incoraggiante e repressi le lacrime.

Perché mi stava prendendo così male? Da dove veniva tutto quel terrore? Insomma, dietro l'angolo Newt e Thomas stavano aspettando disperati un nostro intervento, perché dovevo bloccarmi proprio ora?
Gally mi diede una spallata amichevole per attirare la mia attenzione, poi parlò. "Sì, facciamogli il culo, così poi rideremo anche di quello." propose, dando per una volta ragione a Stephen, stupendomi. "Vedi di non sbagliare mira, potresti per sbaglio colpire Stephen e involontariamente liberarci tutti di un enorme peso."
Oh, ecco... in effetti si era sbilanciato troppo dandogli ragione, doveva per forza ristabilire l'equilibrio. Pensai tra me e me, sentendo un peso alleggerirsi dal mio petto. Sorrisi spontaneamente e scossi la testa, sperando in fondo al mio cuore che nulla sarebbe mai cambiato da quel momento.

"Farò del mio meglio." replicai, tentando di soffocare una risata non appena incontrai lo sguardo truce, ma allo stesso tempo divertito di Stephen. 
"Che dite?" intervenne Minho, guardandoci uno dopo l'altro con uno sguardo convinto e determinato. "Andiamo a salvare le chiappette a quelle due teste puzzone?" 
Annuii, sentendomi improvvisamente riempire di adrenalina. Cavai una freccia dalla faretra e la incoccai, rimanendo però con l'arco ancora abbassato.
Dopo uno scambio profondo di sguardi, Minho si voltò e si preparò a darci il segnale d'inizio. Sentii il mio cuore pompare sangue nel petto, quasi impazzito e le mie dita formicolare, come se anche loro fossero impazienti di entrare in azione. 
Quando il Velocista alzò il braccio in aria, tutti insieme partimmo correndo nel corridoio, buttandoci finalmente nella mischia.




 

La lotta era iniziata ormai da tanto e la stanchezza iniziava a farsi sentire sul mio corpo, rendendolo sempre più lento e meno reattivo. Eravamo riusciti a eliminare la prima ondata di guardie che si era riversata davanti la porta della Sala Controlli nel tentativo di riprendere il possesso del cuore della sede e di sterminare i due infiltrati.
Eravamo riusciti a liberare Newt e Thomas, che uscirono dalla stanza paonazzi e grondanti di sudore, come se avessero corso una maratona. Abbracciai Newt, felice finalmente di vederlo sano e salvo, e sorrisi a Thomas, contenta di vedere anche lui e fiera di me stessa per essere nuovamente riuscita a fidarmi del ragazzo.
Ma per nostra sfortuna non ci fu tempo per noi di riunirci e curare le ferite, che un altro squadrone di guardie ci arrivò addosso più accanito che mai. 
Arrivati a quel punto, dopo che ci eravamo ripresi i bambini e dopo esserci rifiutati di rimanere nella sede per permettere loro di giocare nuovamente coi nostri cervelli, era ovvio che l'ordine 'catturateli, ma fatelo con cura' non valeva più.

Anzi, le guardie sembravano piuttosto decise a rompere ogni osso del nostro corpo e a gettarci poi nella spazzatura, magari tagliandoci la testa e altri parti del corpo che gli sarebbero servite per i loro stupidi studi ed esperimenti.
Iniziammo a combattere disperatamente anche contro la seconda orda, ma solo pochi di noi riuscirono a disarmare in tempo le guardie precedentemente atterrate, rifornendo così i nostri unici mezzi di difesa. Io, dal mio canto, essendo rimasta sempre in disparte ad attaccare con l'arco chiunque si avvicinasse troppo ai miei amici, non solo avevo esaurito tutte le mie frecce, ma non ero nemmeno riuscita ad armarmi con una pistola o almeno un coltellino, rimanendo completamente disarmata.
Sapevo che avrei dovuto agire e gettarmi su uno dei tanti corpi morti a terra per riuscire a prendere almeno un'arma, ma dopo aver realizzato di essere rimasta scoperta, non ero riuscita a resistere all'impulso di guardarmi attorno per rendermi conto della situazione generale.

Ognuno dei miei amici stava facendo del suo meglio per combattere le guardie sempre più accanite e spietate, ma la stanchezza e i continui colpi iniziavano a farsi sentire, riducendo a vista d'occhio le nostre possibilità di vittoria. 
Quando vidi Stephen venir bloccato da due guardie, mentre una terza lo colpiva forte allo stomaco, capii di dover agire e armarmi prima che qualcuna delle guardie si accorgesse dell'assenza di un'arma carica nelle mani. Così mi lanciai sul primo corpo stordito che trovai, rubando alla guardia la pistola ancora chiusa tra le sue mani. Gliela strappai di dosso e subito la puntai contro le guardie che ancora stavano tartassando il povero Stephen di colpi, senza che riuscisse a reagire.
Sparai il mio primo colpo alla guardia che lo teneva fermo, beccandola sul braccio, poi il secondo dritto alla testa della guardia che per una frazione di secondo, distratta dalle urla del compagno, aveva smesso di tartassare il mio amico. La terza pallottola andò a finire sulla gamba del terzo aggressore di Stephen, facendolo indietreggiare.

Mi avvicinai di poco nella speranza di riuscire a migliorare la mia mira, ma il rinculo dell'arma, nonostante fosse decisamente più leggero di quello di un lanciagranate, continuava a farmi sbagliare. Provai un quarto colpo contro la prima guardia che avevo mirato, riuscendo a colpirla da qualche parte nell'addome. Pensando di aver fatto soffrire fin troppo l'uomo con la mia pessima mira, passai alla guardia successiva che si era rimessa in piedi, guardandomi in modo truce. Non seppi esattamente come, ma riuscii a ficcargli una pallottola in testa, vedendolo subito dopo cadere.
Mi disgustai di me stessa e del sangue freddo che avevo ormai nell'uccidere. Mi venne in mente per una frazione di secondo la prima volta che avevo mai ucciso qualcuno. Certo, era solo uno spaccato della Zona Bruciata e la mia era stata autodifesa, ma mi ricordavo perfettamente la nausea e la sensazione di ribrezzo nei miei confronti e nei confronti del sangue che da allora mi aveva macchiato le mani.

Ci avevo sofferto per settimane, credendomi un'assassina e facendomi schifo da sola, ma poi avevo imparato ad accettare quel mio sbaglio. Da quel giorno era passato fin troppo tempo e troppe cose erano cambiate. La W.I.C.K.E.D. mi aveva tolto tutto, certo, ma ero stata io stessa a togliermi ciò che mi rendeva umana e, in un certo senso, diversa dai mostri che mi avevano fatto soffrire per tutto quel tempo. E ora eccomi là, pronta a prendere un grilletto per salvare la mia pelle e quella dei miei amici. Era diventata un'azione semplice, quasi naturale, per me, annullando così tutta la brutalità e la morte che seguiva quell'orribile click metallico.
Da quando avevo iniziato a giustificare le mie uccisioni? Da quando avevo smesso di avere incubi al riguardo?

Vidi Stephen rialzarsi e la sua figura mi fece uscire bruscamente dai miei pensieri. Il ragazzo si tirò su a fatica, tenendosi una mano premuta contro lo stomaco e ringraziandomi con quella libera. Raccolse le sue armi, si prese un secondo di respiro e poi stringendo i denti si ributtò nella mischia per aiutare Violet a liberarsi da due guardie. 
Mi voltai, osservandomi ancora in torno e poco distante da me vidi Newt, rannicchiato su sé stesso e con le braccia alzate verso la testa per proteggersi. Il ragazzo non stava emettendo un fiato, nonostante la guardia lo stesse riempendo di colpi forti e ben assestati. L'uomo sembrava essersi ben presto stancato di colpire il ragazzo a pugni usando quel guantone da box duro, decidendo così di iniziare a usare un pezzo di legno che una volta doveva appartenere forse ad una porta di legno o al suo cornicione.

Quasi automaticamente puntai la mia pistola contro la guardia, presi un profondo respiro e pregai questa volta di riuscire a prendere la giusta mira. Quando premetti il grilletto, tuttavia, nessun frastuono o rinculo partì dalla mia pistola dopo quel click. La abbassai scioccata, realizzando quasi immediatamente che per la seconda volta nel giro di pochi minuti mi ritrovavo nuovamente disarmata. Quando sentii il biondino urlare lanciai la pistola contro il suo aggressore, riuscendo quasi per fortuna a colpirlo dietro la schiena, ma senza distrarlo minimamente. Presa dalla rabbia mi abbassai e tastai nuovamente il corpo della guardia esanime ai miei piedi, ma quando non trovai nient'altro che potesse tornarmi utile, compresi di non avere più tempo: mollai tutto e presi a correre in direzione della guardia che stava attaccando Newt.

Quando fui a poca distanza dai due, mi gettai sull'uomo, aggrappandomi al suo collo e tirando in tutte le direzioni nel tentativo di sbilanciarlo. Iniziai a colpirlo alla rinfusa, assestando pugni, calci e gomitate dove capitava. Non feci nemmeno in tempo a farlo urlare un po', che vidi il suo braccio allungarsi dietro la schiena e afferrarmi per la maglietta. Tentai di aumentare i miei colpi, di renderli più mirati e forti, ma non riuscii a smuoverlo di un millimetro. Nel giro di qualche secondo, la guardia girò improvvisamente il busto e allo stesso tempo mi tirò verso l'alto quasi stracciandomi la maglia. Mi ritrovai a cadere su Newt, sentendolo mugugnare per colpa del mio peso improvviso sul suo corpo pieno di lividi, ma non feci nemmeno in tempo a sistemarmi che la guardia prese a colpirci entrambi.

Presa dal panico urlai e mi gettai d'istinto sopra Newt nel tentativo di coprirlo come meglio potevo. Ricevetti diversi colpi, incassandoli uno dietro l'altro senza fiatare, cercando nonostante il dolore di rimanere concentrata e di pensare lucidamente a un modo per contrattaccare e levarci entrambi da quella situazione sfavorevole.
Sentii Newt muoversi sotto di me nel tentativo di spostarmi da sopra di lui, mi urlò di smetterla di proteggerlo, di non fare la stupida, ma non lo ascoltai, bloccandolo nuovamente a terra e ricevendo un colpo sulla schiena che mi fece inarcare all'indietro.

Mugugnai e, presa alla sprovvista, lanciai un calcio verso la guardia senza nemmeno prendere bene la mira. Fortunatamente il mio colpo andò a segno su una delle caviglie dell'uomo, facendolo indietreggiare e zoppicare un attimo per il dolore. Gli diedi un secondo colpo il doppio più forte, mettendomi immediatamente a sedere per riuscire a bilanciare meglio la mia forza e, quando la guardia abbandonò a terra il pezzo di legno per tenersi la caviglia, rimanendo in piedi su una sola gamba, mossi velocemente il piede in sua direzione, affibbiandogli un ultimo colpo.

La guardia a quel punto non riuscì più a mantenere l'equilibrio, ribaltandosi all'indietro e colpendo la testa sul pavimento duro. Senza sprecare tempo prezioso mi alzai in fretta e furia, mettendo da parte i giramenti di testa che seguirono quella mia azione e piegandomi all'avanti per afferrare Newt ancora sotto di me. Lo aiutai ad alzarsi e, quando fummo entrambi stabili presi a trascinarlo con me il più lontano possibile dalla battaglia per riuscire a riprendere un po' di fiato. Riuscimmo appena a compiere un paio di passi che subito la guardia si sollevò da terra, puntandoci contro la pistola a sonniferi e mirando in direzione di Newt. Senza nemmeno pensarci su gettai il ragazzo di lato e mi accanii nuovamente sulla guardia, gettando la mia testa di lato e buttando sul resto del corpo la poca forza che mi era rimasta.

Sfruttando il mio peso e il forte impatto creato sull'addome dell'uomo, riuscii ad atterrarlo e a fargli volare via il casco protettivo affibbiandogli un paio di pugni. Ma la guardia non si diede per vinta, alzando la mano serrata a pugno in aria e mirando alla mia testa. I miei movimenti furono troppo lenti e le sue nocche incontrarono ben presto la mia tempia, scaraventando la mia testa di lato e imbambolandomi i secondi necessari alla guardia per buttarmi a terra e invertire i ruoli.
L'uomo non si fermò, riprendendo ad assestarmi un pugno dopo l'altro sul volto. Sentii il mio viso prendere fuoco, la pelle tirarmi e la mia bocca si riempì di un liquido caldo che subito sputai fuori per paura di soffocare. Il sangue macchiò le mattonelle bianche e, come se quella fosse stata la goccia che fece traboccare il vaso, mi sentii liberare dal peso della guardia. Vidi la sua sagoma venir scaraventata a pochi metri di distanza da me e per un attimo mi sorpresi quando vidi Gally atterrare subito il nuovo avversario e colpirlo col calcio di un lanciagranate probabilmente rubato a qualche guardia.

Mi sarei aspettata di vedere Newt al posto del Costruttore, ma lo vidi alle prese contro un altro uomo mingherlino. Mi tirai su a gattoni, pulendomi l'angolo della bocca e sentendo il mio zigomo vibrare di dolore non appena il dorso della mia mano entrò in contatto con la pelle ferita. Notai Newt avere la meglio contro il suo avversario e Gally continuare a bombardare il suo nemico senza alcuna pietà, facendogli sputare sangue finché l'uomo non smise di dibattersi. Mi aspettai che il Costruttore si sarebbe fermato, passando ad un'altra vittima, ma anche arrivato a quel punto il ragazzo continuò ad agitare l'arma in modo convulso, fuori controllo. Vidi una guardia distaccarsi dallo sciame di casacche nere per venire in aiuto del collega appena morto o privo di sensi e vendicarlo, ma quando riconobbi il suo volto, la paura mi attanagliò le membra, facendomi scattare in ginocchio.

Quando tentai di sollevarmi in piedi il mondo si ribaltò a faccia in giù e improvvisamente mi ritrovai a fissare il soffitto. Digrignando i denti e chiudendo gli occhi nella speranza che quei giramenti si sarebbero finalmente assestati, rotolai su me stessa e puntai le braccia al suolo, impiegando tutta la forza rimasta per tirarmi su. Quando ci riuscii mi accorsi di essermi persa secondi preziosi di combattimento e di ritrovarmi davanti uno scenario completamente diverso: Gally, steso a terra sotto David tentava disperatamente di parare i continui colpi della guardia, infastidita nel mentre da Newt, che aveva preso a colpirlo con calci e manate e allo stesso tempo a saltellargli intorno per evitare di essere un bersaglio facile.

Stanco probabilmente del moscerino che continuava a balzargli attorno, David riuscì ad assestare un forte colpo alla mandibola di Gally, mettendolo K.O. per il momento, per poi concentrarsi totalmente sul biondino che, totalmente indebolito dal suo precedente scontro, non poté fare altro che indietreggiare.
David abbandonò il suo lanciagranate a terra, muovendosi poi veloce verso Newt e afferrandolo per il colletto. Strinse la maglia del biondino tra le nocche e lo sbatté violentemente al muro, sollevandolo di peso e impedendogli di toccare terra con i piedi. Vidi David allungare una mano dietro la schiena e cavare fuori una pistola che subito riconobbi: era una delle tante armi che avevamo trovato nel magazzino, quelle di cui Gally si era perdutamente innamorato.

Stretta al petto dal terrore, mi urlai di dovercela fare e a quel punto tutto si fece più semplice: il tremore del mondo attorno a me sembrò acquietarsi quando bastava per riuscire a rimettermi in piedi. Le mie gambe cedettero e mi sentii ricadere a terra, sbattendo forte le ginocchia e facendo partire una scossa di dolore dalla mia spina dorsale fino ad arrivare alle tempie, che presero a martellarmi, confondendomi più del dovuto.
Spalancai gli occhi per riuscire meglio a mettere fuoco la scena davanti e me e mi sollevai nuovamente in piedi, cercando di scorgere qualcosa oltre al muro nero che ora mi si parava davanti.
Sbattei più volte gli occhi e mossi un altro passo in avanti, riuscendo questa volta a tagliare uno scorcio di luce da tutto quel velo. Sentii David pronunciare qualcosa, ma solo dopo diversi attimi riuscii a comprendere davvero le sue parole. "Sei una creazione della W.I.C.K.E.D., niente di più. Non ti permetterò mai di uscire da qui vivo."

 

   
 
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