Era
un sabato sera come tanti altri.
Mi ero organizzato con degli amici per
una delle nostre solite uscite, ed ero appena arrivato sotto il palazzo
di
Marika, quando ricevetti una decina di messaggi privatamente.
Sbiancai.
Con scuse più o meno palesi mi stavano
dando tutti buca, e ai miei occhi si rese sempre più chiaro
un piano che aveva
un che di diabolico: farmi restare da solo con Marika.
Proprio in quel momento lei uscì dal
portone del suo palazzo, vanificando i miei piani di fuga: era bella,
Marika,
un corpo niente male davvero che sapeva come valorizzare con abiti che
non
lasciavano niente all'immaginazione.
Era davvero un peccato che fosse
totalmente fuori di testa.
Iniziai mentalmente a maledire i miei
migliori amici, che probabilmente in quel momento se la stavano ridendo
alla
grossa, e mi ripromisi di fargliela pagare.
Mi stampai in volto la migliore faccia
da poker del mio repertorio e sbloccai la portiera dell’auto
per permetterle di
salire.
Mi bastò vederla sorridere per capire
che era a conoscenza del piano per farci rimanere soli: indossava una
minigonna
nera che più che altro era una cinta tanto era mini, e un
top nero scollato
semitrasparente dal quale fuoriusciva un reggiseno in pizzo dello
stesso
colore.
Che poi il perché lo indossasse era
davvero un mistero, considerato che aveva più seno fuori
dalle coppe che
dentro, ma vabbè.
La salutai senza entusiasmo, eppure
dovetti tenere a freno il mio amichetto quando per darmi un bacio sulla
guancia
mi mise le tette in faccia.
Mio dio... Poteva un essere umano cadere
così in basso?
Cercando di darmi un tono avviai la
macchina e partimmo verso il locale che avevamo scelto con quei
decerebrati dei
nostri amici. Marika era la sola a parlare, aveva la tendenza a non
aspettarsi mai
veramente una risposta, e io preferii concentrarmi unicamente sul
navigatore,
tuttavia d'improvviso incappammo in un traffico assurdo e io mi
ritrovai
costretto a spegnere la mia macchina in mezzo alle altre, e a
rispondere ad una
domanda che in verità non avevo proprio sentito.
Nemmeno il tempo di girarmi verso di lei
per chiederle di ripetersi che la vidi senza top, unicamente con il
reggiseno,
mentre mi prendeva la mano ferma sul cambio per farsi toccare le tette.
Spalancai gli occhi e mi ritrassi contro
la portiera del guidatore.
Con un sorriso che lei riteneva
malizioso, ma che io giudicai da pazza, la vidi chiedermi un parere sul
suo
reggiseno.
Io ero senza parole e, vedendo che non
reagivo, lei mi chiese impaziente se ci tenessi a vedere anche le sue
mutandine
coordinate.
Neanche il tempo di risponderle che si
era già abbassata la gonna, mostrandomi come, a dispetto
delle sue parole, le
mutandine non le indossasse proprio!
Abbozzó un 'ops' intimidito prima di
gattonare sensualmente verso di me, che nel frattempo ero rimasto
ancora
totalmente impietrito contro la portiera senza la minima idea di come
comportarmi.
Ci aveva già provato spudoratamente con
me altre volte, ovviamente, pur sapendo del mio totale disinteresse per
lei.
Una volta ero così sbronzo che me la
scopai senza nemmeno sapere chi fosse.
Mi svegliai nella sua camera da letto,
circondato da foto che mi ritraevano nei momenti più
disparati della giornata,
con lei in mezzo la stanza che mi guardava spiritata con una revolver
in mano
in attesa di giocare alla roulette russa.
Appena riuscii a connettere i neuroni
finsi un attacco asmatico grave e riuscii a convincerla a chiamare mio
fratello
per farmi venire a prendere.
I miei amici erano scoppiati a ridere
quando raccontai loro l'accaduto, non credendo alle mie parole,
ovviamente, e
questo era il risultato: dare una seconda possibilità a
Marika per loro era
necessario...
Ritornando al presente, Marika mi aveva
raggiunto e si era posizionata a cavalcioni su di me.
«La mia patata vibra per te.» mi
sussurrò sensualmente all'orecchio, e fu allora che il mio
corpo ancora in
stato di shock decise di agire: aprii di scatto la porta del guidatore
e mi
ritrovai a cadere con la schiena sull'asfalto; lanciai Marika via da me
ancora
svestita, e ci volle poco prima che gli uomini presenti nelle auto
intorno a
noi iniziassero a bussare per lo spettacolo che era stato loro offerto.
Immaginai che Marika si fosse rifugiata
al sicuro nell'auto, vista la sua mise, ma sinceramente non mi fermai a
controllare.
Ero troppo impegnato a correre lontano
da lei, facendo slalom tra le auto.
I miei amici ne ridono ancora.
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Tratto
da storie vere… avere amici
maschi è davvero uno spasso certe volte XD