Warning:
questa one shot
contiene riferimenti alla serie La donna chiamata Fujiko Mine
Lo
stridio dei gabbiani
faceva da sottofondo a una bellissima giornata di sole, la cui luce
veniva
filtrata dalle lenti scure dei suoi occhiali da sole.
Prese
dal tavolino il
bicchiere con il suo drink analcolico (non poteva certo bere in
servizio) e ne
fece tintinnare i cubetti di ghiaccio al suo interno prima di prenderne
un
sorso dalla cannuccia colorata.
Abbassò
la montatura
degli occhiali per lanciare una lunga occhiata sulla piscina davanti a
lui,
dove bambini in costume da bagno scorrazzavano e schizzavano acqua da
tutte le
parti, signore in minuscoli costumi da bagno prendevano il sole e
leggevano
riviste di gossip e uomini in boxer giocavano a racchettoni o
chiacchieravano
animatamente.
Dal
canto suo, Oscar non
aveva occhi che per lui, il suo ispettore, che seduto a un tavolino del
bar
sotto un ombrellone a righe, beveva una tazza di caffè
bollente con 40° ti
temperatura atmosferica e leggeva il giornale.
Oscar
sapeva molto bene
che in realtà la sua attenzione era concentrata sui
movimenti all’interno della
suite reale del resort, da cui si poteva vedere l’interno
dalla sua posizione.
Avevano
seguito i
movimenti di Jotaro Maeda ininterrottamente per mesi e si stavano
preparando a
raccogliere le ultime prove per mandarlo in galera per associazione
mafiosa,
omicidio plurimo di primo grado, corruzione e concussione di cariche
istituzionali, furto aggravato, ricettazione, spaccio di
droga… Insomma, un curriculum
vitae criminale di tutto rispetto e quella era stata una loro
missione.
A
ripensarci, Oscar si
rattristava un po' al pensiero che quel caso sarebbe stato chiuso a
breve e che
lui e il suo ispettore non avrebbero passato più giorni e
notti insieme ininterrottamente
a lavorarci.
Osservava
a distanza la
figura forte e solida del suo superiore, avvolta in bermuda e camicia a
fiori
su suo suggerimento: avrebbe attirato troppe attenzioni su di
sé se si fosse
fatto vedere con la sua solita tenuta in un villaggio
turistico.
Vederlo
uscire dalla
stanza con gli abiti che aveva scelto per lui aveva scosso il corpo del
tenente
con ondate di emozione: l'azzurro della camicia esaltava
meravigliosamente la
pelle dell'ispettore abbronzata dal sole estivo e i bermuda mostravano
centimetri e centimetri delle sue gambe lunghe e solide che altrimenti
gli
sarebbero state completamente nascoste.
Oscar
aveva dovuto
tornare in sé alla svelta, dato che l'ispettore era una
macchina da guerra e
non poteva certo permettersi di perdere tempo in frivolezze come
l'abbigliamento.
A
distanza, nella
postazione dove la cimice che avevano piazzato nella suite di Maeda
dava una
migliore ricezione, Oscar ascoltava con attenzione quello che accadeva
nella
stanza e si concedeva il lusso di ammirare l'ispettore Zenigata in
tutto il suo
splendore.
Di
tanto in tanto,
quando una donna si avvicinava eccessivamente, per i suoi gusti,
all’ispettore,
il giovane tenente sentiva una scossa di ira attraversargli le braccia
e le
mani, fino a serrarle involontariamente in pugni così
stretti da far
impallidire le nocche delle dita.
Quando
accadeva e Oscar
se ne rendeva conto, si imponeva di rilassarsi e di concentrarsi sul
lavoro:
non poteva permettere che la sua gelosia mettesse a repentaglio il
lavoro di
mesi!
Dal
canto suo Zenigata,
concentrato come era sulla sua mansione, sembrava essere del tutto
cieco alle
occhiate maliziose e infuocate delle bagnanti intorno a lui e del suo
stacanovismo Oscar era grato.
Lui,
in quanto suo
sottoposto, era nella privilegiata posizione di potergli stare a fianco
durante
il lavoro, che per Zenigata rappresentava praticamente tutta la sua
giornata, e
Oscar non avrebbe fatto nient’altro che lavorare fianco a
fianco del suo
ispettore nelle ore più buie della notte come in quelle
più luminose del
giorno.
Il
tenente ammirava
profondamente la determinazione e la passione che Zenigata riversava
nel
cercare prove, analizzare fatti, scoprire e scoperchiare torbidi
misteri,
inseguire e arrestare i criminali. Per lui Zenigata, suo maestro e
protettore,
era un modello irraggiungibile di vita, nonché, aveva
scoperto con il passare
degli anni, destinatario ignaro dei suoi sentimenti più
dolci e al tempo stesso
più furiosi.
C’erano
notti in cui non
riusciva a prendere sonno al solo pensiero di un suo commento sul suo
modo di
stilare rapporti o su un indizio ben analizzato. Nella sua testa le
parole
dell’ispettore, spesso poche e prive di enfasi, rimbombavano
per ore ed ore
fino a mutare e diventare ambigue dichiarazioni d’amore,
messaggi in codice,
timidezze inespresse.
Alla
mattina, quando il
sole sorgeva e si faceva il tempo di tornare al lavoro, la magia di
quell’eco
svaniva alla luce dell’alba come neve ai primi raggi della
primavera e Oscar si
rimproverava per la facilità con cui era caduto, di nuovo,
nell’illusione di un
sentimento ricambiato.
La
verità agli occhi di
Oscar era evidente e dolorosa: per quanto sapesse di essergli caro,
come un
pupillo o addirittura un figlio, l’ispettore non provava e
non sarebbe mai
stato in grado di provare sentimenti romantici nei suoi confronti.
L’amore
impetuoso e devoto del tenente sarebbe rimasto una nave in balia delle
onde
nella stolida attesa della luce di un faro che non si sarebbe mai
accesa.
Quella
consapevolezza lo
feriva come filo spinato e ad ogni battito le spine arrugginite scavano
la
carne del suo cuore.
Allo
stesso tempo, però,
per lui era un sollievo sapere che quel suo amore impetuoso e celato
non
avrebbe mai conosciuto alla luce del sole: con il tempo era riuscito a
crearsi
una propria dimensione interiore in cui riusciva a conciliare i suoi
sentimenti
con il lavoro senza che gli uni intaccassero l’altro. Sapeva
che se avesse
avuto anche solo il sospetto di essere ricambiato, quel fragile
equilibrio
sarebbe stato spezzato e avrebbe potuto dire addio alla sua carriera in
polizia.
E lui
aveva bisogno del
suo lavoro, non solo perché era quello che sapeva fare
meglio e ne traeva
orgoglio, ma anche perché si trattava del solo mezzo per
poter essere visibile
agli occhi di Zenigata, per cui tutto ciò che stava al mondo
veniva filtrato
tra le maglie di ciò che era nelle competenze di un
ispettore di polizia.
Tutto
il resto scivolava
via come aria in una rete e svaniva inosservato.
Oscar
non avrebbe potuto
sopravvivere all’idea di diventare invisibile agli occhi di
Zenigata e, di
conseguenza, doveva rimanere concentrato sul suo lavoro, farlo bene e
stare al
passo. Così come lui gli aveva insegnato.
Sentendosi
osservato con
insistenza, l’ispettore rivolse lo sguardo verso di lui e
Oscar per un attimo
si sentì colto in flagrante, ma Zenigata non parve
attribuire al suo sguardo
significati sentimentali, quanto piuttosto di tipo lavorativo e
portò l’indice
all’orecchio, come a voler chiedere se avesse sentito
qualcosa di particolare,
ma Osca scosse leggermente il capo in segno negativo e Zenigata
tornò ad
osservare l’interno della suite, fingendo di leggere il
giornale.
Il
tenente emise un
lungo sospiro e tornò a sua volta a occuparsi della sua
mansione.
La
giornata passò lenta
e quando finalmente Zenigata si alzò dalla sua postazione,
decretando la fine
della giornata, Oscar fu felice di togliersi gli auricolari dalle
orecchie e
tornare a sentire il mondo esterno.
Secondo
i loro accordi
avrebbero confrontato i dati ottenuti durante la giornata a tarda
notte, quando
il personale del resort sarebbe stato dimezzato e i villeggianti
sarebbero
stati impegnati o a dormire o a fare festa nei locali del paese,
pertanto avrebbe
avuto tutto il tempo di riposarsi e farsi una nuotata in solitaria
nella
piscina.
Quando
riemerse dalla
sua stanza il buio era calato sul resort e la piscina era chiusa al
pubblico,
ma un ragazzo agile come lui non ebbe problemi a scavalcare la
recinzione.
Infilò
dapprima i piedi
nell’acqua fredda e attese di adattarsi alla temperatura, poi
si gettò e si
immerse con tutta la testa.
In
poche bracciate la
sua mente era già più leggera e il suo corpo
più rilassato. L’acqua era sempre
stato il suo elemento, amava sentirsi immerso in quel liquido fresco e
rinvigorente, mentre i suoi muscoli si gonfiavano e si flettevano nello
sforzo.
Arrivò
in fondo alla
vasca, disegnò una capriola nell’acqua e riprese a
nuotare. Mentre i suoi
polmoni si svuotavano dell’aria, la sua testa si svuotava dai
pensieri.
L’acqua
scura scorreva
sul suo volto e con essa l’immagine di Zenigata in bermuda,
le bollicine che si
formavano dalla sua bocca gli accarezzavano il collo e le spalle e la
voce
dell’ispettore smise di sussurrargli all’orecchio,
le gambe si agitavano con
ritmo perfetto e l’odore di caffè e sigaretta che
Zenigata aveva addosso ogni
mattina svanì dalle sue narici.
Un'altra
capriola a fine
vasca e un nuovo giro, mentre il suo corpo prendeva il ritmo. Fece
diverse
vasche, senza contarle, fino a che non raggiunse uno stato di quiete
interiore
e di stanchezza fisica. Si abbandonò alle acque a braccia e
gambe aperte per
osservare il cielo stellato, cercando di identificare qualche
costellazione, ma
inutilmente. Le luci del resort e dei locali nei paesi vicini era
troppo forte
per permettergli di vedere alcunché.
Decise
allora di farsi
immergere di nuovo dall'oscurità, visto che le luci che
avrebbe voluto vedere
gli erano nascoste. Prese un lungo respiro e si lasciò
sprofondare nella
piscina. Tenne gli occhi aperti, ignorando il bruciore provocato dal
cloro, per
ammirare i giochi di luci e ombre che i flutti creavano sopra di
lui.
All'improvviso
una
grossa ombra scura comparve nel suo campo visivo e la quiete dell'acqua
venne
spezzata da un grosso tonfo.
Oscar
vide l'ombra
avvicinarsi a lui, facendosi sempre più grossa e…
familiare, poi si sentì
afferrare per un braccio e sorreggere per il busto e le gambe.
La
stranezza di quella
situazione lo trattenne dal reagire. Sembrava di vivere un'esperienza
onirica e
Oscar, capace di difendersi in qualunque momento, era curioso di
scoprire cosa
sarebbe successo.
Venne
sollevato fuori
dal pelo dell'acqua, stretto nell'abbraccio (o nella morsa) di
quell'ombra
scura e la sentì parlare: - Oscar, stai bene?
Il
tenente sentì il
proprio cuore fermarsi e per un attimo pensò di morire,
credendo che non
avrebbe più ripreso a battere, ma poi i suoi polmoni si
riempirono d’aria e il
battito continuò a farsi sentire nel suo petto.
-Ispettore?-
chiamò
Oscar, quasi sottovoce per paura di spezzare quell'incantesimo
insperato.
Sentiva le mani del suo amato Zenigata sul suo corpo e la pelle, pur
nella
fredda aria della sera e nell’umidità della
piscina, bruciava al suo tocco. Lo
teneva come un marito sorregge la sposa sulla soglia di casa e Oscar
era ebbro
di quella sensazione. Sentiva la muscolatura del suo torace affiorare
dal
tessuto bagnato della sua camicia (si era gettato in acqua con tutti i
vestiti
addosso per andare da lui!) e avvicinando l’orecchio al suo
petto percepiva i
battiti forsennati del suo cuore da toro.
Il
tenente, in una
frazione di secondo, fece appello a tutta la sua lucidità
per immagazzinare
nella memoria quelle prodigiose sensazioni e custodirle per sempre
nella loro
rarità.
-Per
la miseria,
ragazzo!- esclamò Zenigata -Mi hai fatto prendere un colpo!
Riesci a muoverti?
Oscar
dovette annuire
con il capo e la separazione dal corpo e dalle mani del suo ispettore
fu un
dolore che dovette incassare a denti stretti.
Camminarono
nell’acqua
fino alla scaletta ed uscirono dalla vasca, gocciolando e formando
ampie pozze
sulle piastrelle del bordo.
-Cosa
ti è saltato in
mente?- gli domandò rabbioso l’ispettore quando
furono fuori. L’acqua gli
incollava i vestiti addosso, disegnando le forme del suo corpo
attraverso la
fantasia a fiori della camicia, e ciò che permise ad Oscar
di rimanere presente
e concentrato era il tono furibondo della sua voce.
-Ti
ho visto nuotare,
per poi fermarti di botto e finire a fondo come un sasso!-
continuò Zenigata
-Pensavo ti fosse venuto un crampo o una congestione! Come ti viene in
mente di
metterti a nuotare a quest’ora?
Sentendo
quella
ramanzina, Oscar desiderò di sprofondare nella terra e
svanire per non udire
più le parole di rimprovero che il suo amato ispettore gli
stava rivolgendo.
L’incanto
di un attimo
prima era andato in frantumi, sostituito dalla vergogna e
dall’imbarazzo. Gli
era stato concesso per un istante di sfiorare il cielo, ma ora doveva
pagare ed
espiare quel lusso.
-Sono
mortificato,
signore- riuscì a dire il ragazzo, incapace di sostenere lo
sguardo infuocato
del suo superiore -Avevo pensato di ingannare l’attesa del
suo arrivo con una
nuotata, non era mia intenzione farla preoccupare.
-Ci
puoi scommettere che
mi sono preoccupato!- ribatté Zenigata, un po’
più calmo di fronte alla
contrizione del suo giovane tenente -Sei il mio uomo migliore e non
posso
permettermi di perderti.
Quelle
parole
attraversarono il cervello di Oscar come una freccia che fende
l’aria e lo
lasciarono spiazzato ad osservare l’ispettore mentre si
strizzava la camicia e
borbottava tra sé e sé.
Solo
in quel momento
realizzò davvero quanto era accaduto: l’ispettore,
il suo ispettore, lo
aveva creduto in difficoltà e si era gettato in acqua per
salvarlo senza
pensarci due volte.
Oscar
conosceva molto
bene lo spirito di sacrificio e l’incauto altruismo che
Zenigata era capace di
dimostrare nelle situazioni di emergenza, caratteristiche che ai suoi
occhi lo
elevavano al grado di un eroe quasi leggendario, ma mai e poi mai
avrebbe
potuto immaginare che un giorno le avrebbe rivolte alla sua persona.
Zenigata
lo considerava
“il migliore” e nelle sue orecchie quella parola
rimbombava con la stessa forza
di una campana suonata la notte di capodanno.
Stava
di nuovo toccando
il cielo e si domandò come avrebbe pagato quella nuova
ondata di felicità, ma
prima lui e il suo ispettore avevano un compito da svolgere e Oscar,
offrendo a
Zenigata l’asciugamano che si era portato, gli propose di
discutere i dati
della giornata davanti a una tazza di thè caldo.
Era
tornato al fianco
del suo eroe e, per il momento, null’altro aveva importanza.
Note
dell’autrice: Ciao a tutt* e
bentrovat* alla fine del
capitolo n° 13 della raccolta Slices
of
Life!
Vorrei
innanzitutto scusarmi per le lunghe tempistiche di pubblicazione, ma
tra
lavoro, feste e un trasloco in corso, in questo periodo la mia vita
è particolarmente
frenetica!
Ringrazio
di cuore Fujikofran per le sue recensioni e fravi per seguire la mia
storia e
averla addirittura aggiunta alle sue preferite! Grazie di cuore!
Spero
di riuscire a pubblicare presto, nel frattempo vi mando un abbraccio,
Desma