L’aereo destinato a riportarli negli
Stati Uniti partì poco meno di una settimana dopo; Abbot se
n’era già andato,
lasciando il paese subito dopo l’incendio alla
“sussidiaria” di Visualize; Cho
era partito con lui per riorganizzare l’ufficio di Austin per
l’assenza che si
sarebbe ancora prolungata per un breve periodo di Jane e Lisbon- ma,
Jane ne
era certo, l'ultima notte in Giappone il misterioso coreano non
l’aveva passata
da solo, ma in compagnia della bella Saeko. Non ne sarebbe uscito
nulla, il
mentalista lo sapeva, ma aveva l’impressione che la bella
ispettrice, dopo
quella scappatella, si sarebbe ammorbidita, e avrebbe deciso di credere
di
nuovo all’amore e alla passione, dopo la perdita del fratello
di Kaori. Jane
era rimasto con Lisbon: il professore, che era stato così
gentile da ospitarli
nella sua casa per tutto il tempo, aveva voluto tenere sotto controllo
le
ferite che Teresa aveva riportato quando Haffner aveva tentato di
ucciderla.
Lei era stata reticente, non volendo far restare Evan senza la sua
mamma per
così tanti giorni, ma aveva avuto almeno la grazia di
poterlo vedere sullo
smartphone, in video-chiamata… e poi, aveva la certezza che,
con Grace e Wayne,
il figlio sarebbe stato in buone mani.
Jane sorrise, ripensando al professore.
Era un bravo vecchio, strano, ma bravo, e Jane aveva il vago dubbio che
tutta
quell’apparente idiozia fosse solo per combattere la
solitudine, il senso di
perdita… e tentare, disperatamente, di dimenticare qualcosa
di orribile che era
accaduto nel suo passato. Non aveva indagato- una volta lo avrebbe
fatto, ma
adesso aveva Teresa a fargli da bussola morale- ma lo sguardo carico di
affetto
che l’anziano indirizzava a Ryo, il modo in cui lo chiamava
Baby Face, non per
schernirlo, ma quasi fosse un padre…
Quei due, avevano un passato in comune.
E ambedue avevano visto, e forse anche
vissuto, l’inferno. Li capiva: anche lui non aveva
avuto vita facile, e
poi, era successo quello che era successo, e per tanto tempo era stato
guidato
solo dal desiderio di vendicarsi, perso nelle tenebre da cui solo il
suo amore
era riuscito a salvarlo: Teresa, il suo primo amore adulto, a oltre
quarant’anni.
Con un sorriso soddisfatto, Jane si
palpò compiaciuto la tasca della giacca; la sera prima,
Saeba lo aveva
accompagnato in un club che lui e l’amico americano
conoscevano bene,
frequentato da espatriati statunitensi e britannici, e aveva tentato la
fortuna
tanto al biliardo quanto al tavolo da gioco, ripulendo bellamente i
suoi
avversari nonostante fosse da parecchio che non giocava più,
dal momento che
ovunque andasse era considerato “persona non
grata”... aveva fatto una donazione
al Professore per ringraziarlo del suo aiuto, lasciato qualcosa per
aiutare le
persone danneggiate dall’incendio della sede di Visualize ed
era ancora
riuscito a mettersi da parte una discreta sommetta: conoscendo Teresa,
lei
avrebbe insistito in un fondo studi per il figlio, ma lui aveva tutte
le
intenzioni di farle un bel regalino per esorcizzare il male ed il
dolore che
quel viaggio aveva causato loro: smeraldi, la pietra che stava meglio
addosso
alla sua donna.
La cercò con lo sguardo, controllando
un’ultima volta l’orario sul telefono: stava
chiacchierando con Miki e Kaori-
soprattutto Miki, che era quella con la parlantina più
sciolta in Inglese, e
con cui lei sembrava avere più affinità. E Jane
la fissò da lontano, senza
vergognarsi di apparire come un cretino o sdolcinato, sorridendo come
un
idiota- tanto, non è che la gente avesse chissà
quale alta opinione di lui, e
poi, non aveva la benché minima intenzione di tornare in
quella città, dove
solo quel gruppo sgangherato lo conosceva, e nemmeno bene, alla fine.
“Beh, devo dirtelo, Jane, te la sei
davvero scelta bene… quella donna è davvero una
forza della natura!” Ryo
apparve alle sue spalle, con le mani in tasca dei jeans neri. Stava
sorridendo
anche lui, guardando la scena, ma Patrick sapeva su chi il suo
carezzevole
sguardo si stava posando, approfittando del fatto che solo lui, un
alleato
destinato a lasciare le loro vite, era al suo fianco: Kaori. Anche lei
pareva
provare un profondo sentimento per lui- d'altronde, era stato il bacio
di Ryo a
svegliarla, come una moderna bella addormentata- ma c’era
qualcosa che sembrava
frenarli; sembrava, addirittura, che lei, ferita, fuggisse lo sguardo
dell’uomo, o che non fosse certa di cosa stesse accadendo.
Ah, la
bella Kaori non sembra ricordare nulla di
quello che è successo tra di loro… Jane sogghignò, guardando Ryo con un
sorriso fin troppo compiaciuto per il suo bene,
un’espressione che fece tremare
Ryo perché sembrava non presagire nulla di buono. Lo sweeper
guardò per un
attimo Teresa di sottecchi, chiedendosi quanta pazienza quella donna
possedesse per
avere a che fare ogni
sacrosanto giorno della sua esistenza con il biondino e come
esattamente avesse
fatto ad innamorarsi di un esemplare del genere.
“Dì un po’, Saeba,
esattamente, cosa è
successo tra te e Kaori?” gli domandò senza troppi
preamboli, con la sua solita
aria saccente. “E non dire che non è successo
nulla, perché non ti credo…
carpire i segreti delle persone è la mia
specialità da quando ho tre anni, e
non sto scherzando- mi chiamavano il
bambino che parlava coi morti. Figurati che a fare domande
del genere ho
guadagnato abbastanza soldi da comprami una mega-villa a Malibu, una
collezione
di auto vintage del valore di sette milioni di dollari, un Jason
Pollock
originale in salotto sopra al pianoforte a coda
ed un guardaroba Armani e Calvin Klein. Quindi, prima che
tu me lo
chieda o decida di provare a raccontarmi balle, sappi che
sì, ero bravo, molto bravo.”
Ryo alzò gli occhi al cielo, sbuffando
lieve; avrebbe voluto non rispondere, magari inventarsi qualcosa, ma
un’occhiata al mentalista gli disse che, se lo avesse fatto,
Jane avrebbe
trovato il modo di tirargli un tiro mancino, come un bimbetto petulante
a cui
era stato negato il giocattolo tanto desiderato.
“Beh, ecco… tempo fa le ho
detto che
l’amavo, più o meno, però poi me lo
sono rimangiato…” Ryo disse, grattandosi il
collo e fissandosi i piedi; Jane
si
addolcì, e sospirò, comprensivo, rammentando
quando era stato lui a dire a
Lisbon che l’amava (prima di fingere di decapitarla per John
il Rosso) per poi
dire che era una cosa detta per vendersi meglio al killer…
cosa a cui Teresa
aveva creduto, anche in virtù che nemmeno due giorni dopo
aveva scoperto che
Jane aveva rotto il suo voto di celibato spassandosela con Lorelai
Martins, una
delle groupie di John il Rosso.
“Nel momento in cui hai detto di amarla
eri sincero, ma poi hai riflettuto, hai capito che se fosse stata
lontana da
te, se non avesse fatto parte del tuo mondo, sarebbe stata
più al sicuro…” Jane
scosse il capo, senza mai smettere di fissare Teresa, con una voce
così bassa e
grave che stupì perfino Ryo. “Molti anni fa, lo
feci anch’io. Confessai a
Teresa di amarla mentre tenevo in mano una pistola, e poi le dissi che
era
stata una cosa detta sul momento solo per vendermi a John il Rosso, che
volevo
fargli credere che ero disposto ad uccidere ciò che
più amavo pur di unirmi a
lui. Lo sai cosa ci ho guadagnato?”
Ryo non rispose; tuttavia, il suo
sguardo valeva più di mille parole.
“Io me ne stavo rannicchiato nel mio
solaio a bere tè corretto con allucinogeni per sentirmi dire
che ero amato da
una versione adolescente di mia figlia che mi rompeva le palle
perché mi
facessi Teresa, e lei ha iniziato ad uscire con altri
uomini.”
“Sì,
ma…” Ryo iniziò a balbettare,
volgendo sguardi furtivi a Kaori, le mani in tasca.
“Considerando la vita che
faccio…forse sarebbe più al sicuro se non stesse
con me, no?”
“Già, perché con
me ha funzionato
parecchio…” Jane fissò Ryo con
espressione giudicante, usando lo stesso tono
che avrebbe usato per spiegare, ad un adulto, che due più
due faceva quattro.
“Vuoi che ti elenchi il numero di volte in cui qualcuno che
ce l’aveva con me
se l’è presa con lei? Oh, e sto parlando di prima
che ci mettessimo insieme.
Cosa che
è accaduta dopo che mi era salita su un aereo per andare a
sposarsi con un
belloccio idiota che voleva prendere tutte le decisioni per
lei.”
“Spo- sposarsi?” Ryo
impallidì,
terrorizzato, mentre guardava Kaori ridere.
Kaori sposata? Non con lui? Lontana
da lui?
MAI!
“Già. Sono salito
sull’aereo
intrufolandomi a bordo, dopo aver scavalcato le recinzioni. Mi hanno
arrestato
con l’accusa di terrorismo. E mi sono pure rotto una gamba.
Grazie al cielo
Abbott ci ha pensato e mi ha pulito la fedina, altrimenti adesso non
sarei qui
ma a marcire in galera per l’omicidio di
McAllister.”
“Sposata…” Ryo
ripeté, come in trance,
neanche fosse stato un disco rotto; Jane si strofinò le mani
soddisfatto,
vedendo finalmente la sua finestra aprirsi per scoprire tutti i torbidi
segreti
della relazione dello sweeper con la sua bella.
“Già, e tu non lo vuoi, vero
Ryo?” gli
diede una gomitata nelle costole, parlando con voce bassa ed un tono
amichevole, che ispirasse fiducia. “Allora Ryo, me lo vuoi
dire cosa è successo
tra te e Kaori?”
“Alcuni giorni fa…”
Ryo iniziò a
raccontare, senza nemmeno rendersene conto, guidato dalle parole di
Jane.
“Alcuni giorni fa mi sono svegliato a letto col mio migliore
amico e una tizia
che non avevo mai visto, e Kaori ci è stata male
perché ha pensato che io me la
fossi spassata con un’altra, anche se io voglio solo lei.
Ora, io so che non è
successo nulla, che era solo una ragazza che abbiamo aiutato e poi lei
si è
ubriacata con noi, ma… mi dico anche che se non fosse
accaduto, forse Kaori
sarebbe stata più, non so. Non si sarebbe lasciata
convincere da Haffner a seguirlo…
e poi...”
“E poi? Su, continua, dai…
apriti con
me, confidami i tuoi dubbi e le tue tribolazioni.” Cullato da
quella voce
soave, tranquillizzato da quella presenza rassicurante, dalla presa
sulla
spalla che sembrava sprigionare vicinanza e non forza bruta, Ryo
continuò a
parlare, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo,
senza nemmeno
rendersene conto, senza, forse, nemmeno volerlo: era come se fosse
qualcun
altro a parlare, come se lui non fosse lì e stesse guardando
quel curioso
spettacolo dall’esterno del suo corpo.
“Beh, io le ho detto di amarla e
l’ho
baciata per svegliarla, ma… ma adesso lei dice di non
ricordare nulla, anche se
ogni tanto sembra che mi guardi di nascosto e si sfiori le labbra, come
per
ricordare un bacio, e io non so come parlarle o se le dovrei parlare,
perché
non credo che lei si metterà a discutere di questa cosa
rompendo il ghiaccio
e....” Jane si staccò da Ryo ridendo, e gli
batté le mani davanti agli occhi
due volte; Ryo aprì e chiuse gli occhi, guardandosi intorno
un po’ smarrito,
poi lanciò un’occhiata assassina al mentalista,
stringendo i denti. “Dì un po’,
stronzetto, mica mi avrai ipnotizzato?!”
Jane scrollò le spalle con nonchalance,
forse per dire forse sì, forse no, o
magari e allora…
qualunque cosa
fosse, lui continuava a fare quel suo sorrisetto da so-tutto-io, da
primo della
classe e cocco dei professori che poteva averla sempre vinta. Era a dir
poco
irritante, e Ryo si chiese se, avesse deciso di strozzarlo o sparargli
addosso,
la cara Teresa se la sarebbe presa...
“Comunque, Saeba, ho i miei dubbi che
la tua bella abbia remore ad affrontare l'argomento relazione
sentimentale con
te... guarda un po’ la chi sta arrivando?” Jane gli
mise una mano sulla spalla,
stringendola in segno di amicizia, e gli sorrise, facendogli segno con
il capo
di voltarsi. Davanti a loro, c’era lei, l’unica
donna a cui Ryo avesse pensato
da diversi anni a quella parte, e si stava avvicinando con passo sempre
più
veloce, ed una curiosa luce negli occhi. “Saeba, ho aspettato
quasi quindici
anni per dire a quella donna favolosa che ero pazzo di lei, ed
è stato per puro
miracolo- non che io ci creda a queste cose- che lei ha mollato per me un uomo più bello,
sano,
equilibrato, giovane, atletico e messo meglio economicamente. Sul serio, non
so cosa ci trovi lei in me.
Ora fatti una domanda, anzi, due: la prima, è se
è possibile che esista
un’altra donna, oltre a Teresa,
con un
tale livello di abnegazione, la seconda se esiste, e mettiamo sia
Kaori… perché
cavolo la vuoi far soffrire così tanto?”
“Sì,
ma….” Ryo arrossì, grattandosi il
collo, e Jane sbuffò; quasi pestò i piedi allo
sweeper nella speranza di farlo
rinsavire.
“Niente se e niente ma, Ryo, ascoltami:
se non vuoi che quella dea si stufi di aspettare e si metta a guardarsi
intorno,
tu esci da qui e vai in una bella boutique, le compri un vestito, sexy,
ma di
classe, niente di volgare, ed i suoi fiori preferiti…
margherite? No… tulipani?
Nemmeno… ah! Ci sono: garofani, giusto?
Comunque…” Si mise a contare i punti
sulle dita della mano, parlottando con Ryo e facendo attenzione che
Kaori fosse
ancora abbastanza lontana da non sentirli complottare alle sue spalle
come
sedurla. “Ricapitoliamo; vestito, fiori, cena, qualcosa di
non troppo
pretenzioso, ma nemmeno roba da fast-food, mi raccomando, e ricordati
di
servire nei piatti e non nei cartoni da asporto… ah, e dopo
cena le fai un bel
discorsetto, o magari prima del dolce, sesso e dolce sono davvero una
gran
bella accoppiata, e mi raccomando, l’onestà prima
di tutto o non funzionerà.
Sii onesto, e, amico mio, preparati a non passare mai più
una singola notte da
solo. Raccontale una balla, e finirai
col beccarti il
bicchiere del vino in
faccia come è successo a me la prima volta che ho provato
quel trucchetto.”
Jane terminò la frase con un sospiro
languido, mentre i ricordi della sua confessione a Teresa gli
riempivano
l’anima e la memoria… il caso in Florida,
inventato, in quel grazioso
alberghetto, i vestiti che le aveva regalato, e poi… beh,
lui le aveva detto la
verità molto dopo, però alla fine era andato
tutto bene. Adesso erano sposati e
avevano un bambino che non vedeva l’ora di rivedere.
Ryo scoppiò a ridere, scuotendo il
capo, e mentre il volo degli americani veniva chiamato, si
allontanò, alzando
un braccio come saluto. Gli sarebbe piaciuto rivederlo? Assolutamente
sì, quel
tipo gli stava simpatico, ma solo in circostanze migliori.
“Allora, socia, pronta a tornare a
casa?” Le chiese, sfoggiando il suo sorriso da seduttore, e
camminando al suo
fianco tenendole un braccio intorno alle spalle. Kaori non rispose, ma
abbassò
lo sguardo e si morse le labbra, una cosa che incuriosì, e
non poco, Ryo. “Beh,
ma si può sapere cosa ti prende adesso?”
“Ryo, io… Mick mi ha detto
cosa è
successo con quella ragazza. Che… che non siete stati con
lei.” Kaori si fermò,
e mentre si stropicciava le dita, si mise faccia a faccia con Ryo.
Alzò gli
occhi verso di lui, ed arrossì. Deglutì,
imbarazzata, chiedendosi se stesse
facendo la cosa giusta: dire la verità, o non dirla?
Esporsi, o salvare l’orgoglio?
Rischiare il suo cuore, o no? “E… ecco…
io mi ricordo tutto, Ryo. Di… di come
mi hai svegliata, ecco. E di cosa mi hai detto.”
Ryo non seppe cosa dire: l’ultima volta
che era accaduta una cosa del genere, dopo il loro quasi-bacio sulla
nave di Kaibara,
Kaori aveva preferito mettere tutto nelle mani di lui e aspettare, una
cosa
che, in un certo senso, stava ancora facendo. Ma adesso era stufa, ed
aveva
capito di essere abbastanza adulta- abbastanza donna- da prendere in
mano le
redini della situazione. perciò, con un sorrisetto sulle
labbra, si mise sulle
punte dei piedi, e lasciò un delicato bacio sulle labbra di
Ryo prima di
ritirarsi, attendendo una sua reazione.
“Piccola Cenerentola intrigante,
è così
che si bacia un uomo, eh?” Scoppiò a ridere,
mentre la prese per mano,
intrecciando le loro dita mentre si avvicinavano sempre di
più all’uscita
dell'aeroporto, pronti per tornare a casa e alla loro vita di tutti i
giorni.
“Ma visto che mi hai svegliata con un
bacio, non sarei
meglio come Bella addormentata?”
Lo schernì leggermente, stringendosi al braccio solido e
caldo di Ryo.
“Eh, no, Kaori, tu per me sei tutte e
due, anzi, tu sei un po’ tutte quelle principesse sdolcinate
delle favole che
ti piacciono tanto, anche se il tuo principe azzurro è un
po’ particolare. Ma…”
le fece l’occhiolino, stringendosi ancora di più a
lei e solleticandole il lobo
dell’orecchio con il suo caldo respiro malizioso.
“Mi sembra che ti avessi
fatto una certa promessa mentre eri dal
professore…”
Kaori arrossì ed abbassò lo
sguardo,
ricordando quella lasciva promessa di Ryo, che una volta che fossero
stati
nella loro casa, soli, lui le avrebbe dimostrato esattamente come si
fosse
guadagnato il soprannome di cui faceva vanto. Ryo, deliziato dalla
silenziosa
risposta ben esplicitata però dal corpo della sua dona
– sì, ora la poteva
finalmente chiamare così - con
un
sorriso smaliziato le palpò il sedere, e, staccatosi da lei,
si mise a correre
verso la Mini, con Kaori che lo rincorreva, rossa in volto ed
imbarazzata, ma
stavolta, senza martelli.
Dopotutto, stavolta, era lei che lui
voleva.