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Autore: Little Firestar84    21/02/2021    7 recensioni
A Tokyo, Ryo Saeba delude ancora una volta la donna che aveva detto di amare, spedendola in una spirale di tristezza e delusione, mentre a Shinjuku un killer semina la morte tra le donne...
A Austin, Patrick Jane scopre che la morte di John Il Rosso potrebbe non essere la fine della sua storia, e che ancora una volta, Visualize e Bret Stiles potrebbero essere connessi alla sua caccia.
Ancora non lo sanno, ma i destini di Ryo Saeba e Patrick Jane sono destinati ad incrociarsi- ed il tutto per il bene delle donne che amano, e in nome del futuro che con loro desiderano creare.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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- Questa storia fa parte della serie 'The Consultant'
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L’aereo destinato a riportarli negli Stati Uniti partì poco meno di una settimana dopo; Abbot se n’era già andato, lasciando il paese subito dopo l’incendio alla “sussidiaria” di Visualize; Cho era partito con lui per riorganizzare l’ufficio di Austin per l’assenza che si sarebbe ancora prolungata per un breve periodo di Jane e Lisbon- ma, Jane ne era certo, l'ultima notte in Giappone il misterioso coreano non l’aveva passata da solo, ma in compagnia della bella Saeko. Non ne sarebbe uscito nulla, il mentalista lo sapeva, ma aveva l’impressione che la bella ispettrice, dopo quella scappatella, si sarebbe ammorbidita, e avrebbe deciso di credere di nuovo all’amore e alla passione, dopo la perdita del fratello di Kaori. Jane era rimasto con Lisbon: il professore, che era stato così gentile da ospitarli nella sua casa per tutto il tempo, aveva voluto tenere sotto controllo le ferite che Teresa aveva riportato quando Haffner aveva tentato di ucciderla. Lei era stata reticente, non volendo far restare Evan senza la sua mamma per così tanti giorni, ma aveva avuto almeno la grazia di poterlo vedere sullo smartphone, in video-chiamata… e poi, aveva la certezza che, con Grace e Wayne, il figlio sarebbe stato in buone mani.

Jane sorrise, ripensando al professore. Era un bravo vecchio, strano, ma bravo, e Jane aveva il vago dubbio che tutta quell’apparente idiozia fosse solo per combattere la solitudine, il senso di perdita… e tentare, disperatamente, di dimenticare qualcosa di orribile che era accaduto nel suo passato. Non aveva indagato- una volta lo avrebbe fatto, ma adesso aveva Teresa a fargli da bussola morale- ma lo sguardo carico di affetto che l’anziano indirizzava a Ryo, il modo in cui lo chiamava Baby Face, non per schernirlo, ma quasi fosse un padre…

Quei due, avevano un passato in comune. E ambedue avevano visto, e forse anche vissuto, l’inferno. Li capiva: anche lui non aveva avuto vita facile, e poi, era successo quello che era successo, e per tanto tempo era stato guidato solo dal desiderio di vendicarsi, perso nelle tenebre da cui solo il suo amore era riuscito a salvarlo: Teresa, il suo primo amore adulto, a oltre quarant’anni.

Con un sorriso soddisfatto, Jane si palpò compiaciuto la tasca della giacca; la sera prima, Saeba lo aveva accompagnato in un club che lui e l’amico americano conoscevano bene, frequentato da espatriati statunitensi e britannici, e aveva tentato la fortuna tanto al biliardo quanto al tavolo da gioco, ripulendo bellamente i suoi avversari nonostante fosse da parecchio che non giocava più, dal momento che ovunque andasse era considerato “persona non grata”... aveva fatto una donazione al Professore per ringraziarlo del suo aiuto, lasciato qualcosa per aiutare le persone danneggiate dall’incendio della sede di Visualize ed era ancora riuscito a mettersi da parte una discreta sommetta: conoscendo Teresa, lei avrebbe insistito in un fondo studi per il figlio, ma lui aveva tutte le intenzioni di farle un bel regalino per esorcizzare il male ed il dolore che quel viaggio aveva causato loro: smeraldi, la pietra che stava meglio addosso alla sua donna.

La cercò con lo sguardo, controllando un’ultima volta l’orario sul telefono: stava chiacchierando con Miki e Kaori- soprattutto Miki, che era quella con la parlantina più sciolta in Inglese, e con cui lei sembrava avere più affinità. E Jane la fissò da lontano, senza vergognarsi di apparire come un cretino o sdolcinato, sorridendo come un idiota- tanto, non è che la gente avesse chissà quale alta opinione di lui, e poi, non aveva la benché minima intenzione di tornare in quella città, dove solo quel gruppo sgangherato lo conosceva, e nemmeno bene, alla fine.

“Beh, devo dirtelo, Jane, te la sei davvero scelta bene… quella donna è davvero una forza della natura!” Ryo apparve alle sue spalle, con le mani in tasca dei jeans neri. Stava sorridendo anche lui, guardando la scena, ma Patrick sapeva su chi il suo carezzevole sguardo si stava posando, approfittando del fatto che solo lui, un alleato destinato a lasciare le loro vite, era al suo fianco: Kaori. Anche lei pareva provare un profondo sentimento per lui- d'altronde, era stato il bacio di Ryo a svegliarla, come una moderna bella addormentata- ma c’era qualcosa che sembrava frenarli; sembrava, addirittura, che lei, ferita, fuggisse lo sguardo dell’uomo, o che non fosse certa di cosa stesse accadendo.

Ah,  la bella Kaori non sembra ricordare nulla di quello che è successo tra di loro… Jane sogghignò, guardando Ryo con un sorriso fin troppo compiaciuto per il suo bene, un’espressione che fece tremare Ryo perché sembrava non presagire nulla di buono. Lo sweeper guardò per un attimo Teresa di sottecchi, chiedendosi quanta pazienza quella donna possedesse  per avere a che fare ogni sacrosanto giorno della sua esistenza con il biondino e come esattamente avesse fatto ad innamorarsi di un esemplare del genere.

“Dì un po’, Saeba, esattamente, cosa è successo tra te e Kaori?” gli domandò senza troppi preamboli, con la sua solita aria saccente. “E non dire che non è successo nulla, perché non ti credo… carpire i segreti delle persone è la mia specialità da quando ho tre anni, e non sto scherzando- mi chiamavano il bambino che parlava coi morti. Figurati che a fare domande del genere ho guadagnato abbastanza soldi da comprami una mega-villa a Malibu, una collezione di auto vintage del valore di sette milioni di dollari, un Jason Pollock originale in salotto sopra al pianoforte a coda  ed un guardaroba Armani e Calvin Klein. Quindi, prima che tu me lo chieda o decida di provare a raccontarmi balle, sappi che sì, ero bravo, molto bravo.

Ryo alzò gli occhi al cielo, sbuffando lieve; avrebbe voluto non rispondere, magari inventarsi qualcosa, ma un’occhiata al mentalista gli disse che, se lo avesse fatto, Jane avrebbe trovato il modo di tirargli un tiro mancino, come un bimbetto petulante a cui era stato negato il giocattolo tanto desiderato.

“Beh, ecco… tempo fa le ho detto che l’amavo, più o meno, però poi me lo sono rimangiato…” Ryo disse, grattandosi il collo e fissandosi i piedi;  Jane si addolcì, e sospirò, comprensivo, rammentando quando era stato lui a dire a Lisbon che l’amava (prima di fingere di decapitarla per John il Rosso) per poi dire che era una cosa detta per vendersi meglio al killer… cosa a cui Teresa aveva creduto, anche in virtù che nemmeno due giorni dopo aveva scoperto che Jane aveva rotto il suo voto di celibato spassandosela con Lorelai Martins, una delle groupie di John il Rosso.

“Nel momento in cui hai detto di amarla eri sincero, ma poi hai riflettuto, hai capito che se fosse stata lontana da te, se non avesse fatto parte del tuo mondo, sarebbe stata più al sicuro…” Jane scosse il capo, senza mai smettere di fissare Teresa, con una voce così bassa e grave che stupì perfino Ryo. “Molti anni fa, lo feci anch’io. Confessai a Teresa di amarla mentre tenevo in mano una pistola, e poi le dissi che era stata una cosa detta sul momento solo per vendermi a John il Rosso, che volevo fargli credere che ero disposto ad uccidere ciò che più amavo pur di unirmi a lui. Lo sai cosa ci ho guadagnato?”

Ryo non rispose; tuttavia, il suo sguardo valeva più di mille parole.

“Io me ne stavo rannicchiato nel mio solaio a bere tè corretto con allucinogeni per sentirmi dire che ero amato da una versione adolescente di mia figlia che mi rompeva le palle perché mi facessi Teresa,  e lei ha iniziato ad uscire con altri uomini.”

“Sì, ma…” Ryo iniziò a balbettare, volgendo sguardi furtivi a Kaori, le mani in tasca. “Considerando la vita che faccio…forse sarebbe più al sicuro se non stesse con me, no?”

“Già, perché con me ha funzionato parecchio…” Jane fissò Ryo con espressione giudicante, usando lo stesso tono che avrebbe usato per spiegare, ad un adulto, che due più due faceva quattro. “Vuoi che ti elenchi il numero di volte in cui qualcuno che ce l’aveva con me se l’è presa con lei? Oh, e sto parlando di prima che ci mettessimo insieme.  Cosa che è accaduta dopo che mi era salita su un aereo per andare a sposarsi con un belloccio idiota che voleva prendere tutte le decisioni per lei.”

“Spo- sposarsi?” Ryo impallidì, terrorizzato, mentre guardava Kaori ridere.

Kaori sposata? Non con lui? Lontana da lui?

MAI!

“Già. Sono salito sull’aereo intrufolandomi a bordo, dopo aver scavalcato le recinzioni. Mi hanno arrestato con l’accusa di terrorismo. E mi sono pure rotto una gamba. Grazie al cielo Abbott ci ha pensato e mi ha pulito la fedina, altrimenti adesso non sarei qui ma a marcire in galera per l’omicidio di McAllister.”

“Sposata…” Ryo ripeté, come in trance, neanche fosse stato un disco rotto; Jane si strofinò le mani soddisfatto, vedendo finalmente la sua finestra aprirsi per scoprire tutti i torbidi segreti della relazione dello sweeper con la sua bella.

“Già, e tu non lo vuoi, vero Ryo?” gli diede una gomitata nelle costole, parlando con voce bassa ed un tono amichevole, che ispirasse fiducia. “Allora Ryo, me lo vuoi dire cosa è successo tra te e Kaori?”

“Alcuni giorni fa…” Ryo iniziò a raccontare, senza nemmeno rendersene conto, guidato dalle parole di Jane. “Alcuni giorni fa mi sono svegliato a letto col mio migliore amico e una tizia che non avevo mai visto, e Kaori ci è stata male perché ha pensato che io me la fossi spassata con un’altra, anche se io voglio solo lei. Ora, io so che non è successo nulla, che era solo una ragazza che abbiamo aiutato e poi lei si è ubriacata con noi, ma… mi dico anche che se non fosse accaduto, forse Kaori sarebbe stata più, non so. Non si sarebbe lasciata convincere da Haffner a seguirlo… e poi...”

“E poi? Su, continua, dai… apriti con me, confidami i tuoi dubbi e le tue tribolazioni.” Cullato da quella voce soave, tranquillizzato da quella presenza rassicurante, dalla presa sulla spalla che sembrava sprigionare vicinanza e non forza bruta, Ryo continuò a parlare, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, senza nemmeno rendersene conto, senza, forse, nemmeno volerlo: era come se fosse qualcun altro a parlare, come se lui non fosse lì e stesse guardando quel curioso spettacolo dall’esterno del suo corpo.

“Beh, io le ho detto di amarla e l’ho baciata per svegliarla, ma… ma adesso lei dice di non ricordare nulla, anche se ogni tanto sembra che mi guardi di nascosto e si sfiori le labbra, come per ricordare un bacio, e io non so come parlarle o se le dovrei parlare, perché non credo che lei si metterà a discutere di questa cosa rompendo il ghiaccio e....” Jane si staccò da Ryo ridendo, e gli batté le mani davanti agli occhi due volte; Ryo aprì e chiuse gli occhi, guardandosi intorno un po’ smarrito, poi lanciò un’occhiata assassina al mentalista, stringendo i denti. “Dì un po’, stronzetto, mica mi avrai ipnotizzato?!”

Jane scrollò le spalle con nonchalance, forse per dire forse sì, forse no, o magari e allora… qualunque cosa fosse, lui continuava a fare quel suo sorrisetto da so-tutto-io, da primo della classe e cocco dei professori che poteva averla sempre vinta. Era a dir poco irritante, e Ryo si chiese se, avesse deciso di strozzarlo o sparargli addosso, la cara Teresa se la sarebbe presa...

“Comunque, Saeba, ho i miei dubbi che la tua bella abbia remore ad affrontare l'argomento relazione sentimentale  con te... guarda un po’ la chi sta arrivando?” Jane gli mise una mano sulla spalla, stringendola in segno di amicizia, e gli sorrise, facendogli segno con il capo di voltarsi. Davanti a loro, c’era lei, l’unica donna a cui Ryo avesse pensato da diversi anni a quella parte, e si stava avvicinando con passo sempre più veloce, ed una curiosa luce negli occhi. “Saeba, ho aspettato quasi quindici anni per dire a quella donna favolosa che ero pazzo di lei, ed è stato per puro miracolo- non che io ci creda a queste cose- che lei ha mollato per me un uomo più bello, sano, equilibrato, giovane, atletico e messo meglio economicamente.   Sul serio, non so cosa ci trovi lei in me. Ora fatti una domanda, anzi, due: la prima, è se è possibile che esista un’altra donna, oltre a Teresa,  con un tale livello di abnegazione, la seconda se esiste, e mettiamo sia Kaori… perché cavolo la vuoi far soffrire così tanto?”

“Sì, ma….” Ryo arrossì, grattandosi il collo, e Jane sbuffò; quasi pestò i piedi allo sweeper nella speranza di farlo rinsavire.

“Niente se e niente ma, Ryo, ascoltami: se non vuoi che quella dea si stufi di aspettare e si metta a guardarsi intorno, tu esci da qui e vai in una bella boutique, le compri un vestito, sexy, ma di classe, niente di volgare, ed i suoi fiori preferiti… margherite? No… tulipani? Nemmeno… ah! Ci sono: garofani, giusto? Comunque…” Si mise a contare i punti sulle dita della mano, parlottando con Ryo e facendo attenzione che Kaori fosse ancora abbastanza lontana da non sentirli complottare alle sue spalle come sedurla. “Ricapitoliamo; vestito, fiori, cena, qualcosa di non troppo pretenzioso, ma nemmeno roba da fast-food, mi raccomando, e ricordati di servire nei piatti e non nei cartoni da asporto… ah, e dopo cena le fai un bel discorsetto, o magari prima del dolce, sesso e dolce sono davvero una gran bella accoppiata, e mi raccomando, l’onestà prima di tutto o non funzionerà. Sii onesto, e, amico mio, preparati a non passare mai più una singola notte da solo. Raccontale una balla, e  finirai col beccarti  il bicchiere del vino in faccia come è successo a me la prima volta che ho provato quel trucchetto.”

Jane terminò la frase con un sospiro languido, mentre i ricordi della sua confessione a Teresa gli riempivano l’anima e la memoria… il caso in Florida, inventato, in quel grazioso alberghetto, i vestiti che le aveva regalato, e poi… beh, lui le aveva detto la verità molto dopo, però alla fine era andato tutto bene. Adesso erano sposati e avevano un bambino che non vedeva l’ora di rivedere.

Ryo scoppiò a ridere, scuotendo il capo, e mentre il volo degli americani veniva chiamato, si allontanò, alzando un braccio come saluto. Gli sarebbe piaciuto rivederlo? Assolutamente sì, quel tipo gli stava simpatico, ma solo in circostanze migliori.

“Allora, socia, pronta a tornare a casa?” Le chiese, sfoggiando il suo sorriso da seduttore, e camminando al suo fianco tenendole un braccio intorno alle spalle. Kaori non rispose, ma abbassò lo sguardo e si morse le labbra, una cosa che incuriosì, e non poco, Ryo. “Beh, ma si può sapere cosa ti prende adesso?”

“Ryo, io… Mick mi ha detto cosa è successo con quella ragazza. Che… che non siete stati con lei.” Kaori si fermò, e mentre si stropicciava le dita, si mise faccia a faccia con Ryo. Alzò gli occhi verso di lui, ed arrossì. Deglutì, imbarazzata, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta: dire la verità, o non dirla? Esporsi, o salvare l’orgoglio? Rischiare il suo cuore, o no? “E… ecco… io mi ricordo tutto, Ryo. Di… di come mi hai svegliata, ecco. E di cosa mi hai detto.”

Ryo non seppe cosa dire: l’ultima volta che era accaduta una cosa del genere, dopo il loro quasi-bacio sulla nave di Kaibara, Kaori aveva preferito mettere tutto nelle mani di lui e aspettare, una cosa che, in un certo senso, stava ancora facendo. Ma adesso era stufa, ed aveva capito di essere abbastanza adulta- abbastanza donna- da prendere in mano le redini della situazione. perciò, con un sorrisetto sulle labbra, si mise sulle punte dei piedi, e lasciò un delicato bacio sulle labbra di Ryo prima di ritirarsi, attendendo una sua reazione.

“Piccola Cenerentola intrigante, è così che si bacia un uomo, eh?” Scoppiò a ridere, mentre la prese per mano, intrecciando le loro dita mentre si avvicinavano sempre di più all’uscita dell'aeroporto, pronti per tornare a casa e alla loro vita di tutti i giorni.

“Ma visto che mi hai svegliata con un bacio,  non sarei meglio come Bella addormentata?” Lo schernì leggermente, stringendosi al braccio solido e caldo di Ryo.

“Eh, no, Kaori, tu per me sei tutte e due, anzi, tu sei un po’ tutte quelle principesse sdolcinate delle favole che ti piacciono tanto, anche se il tuo principe azzurro è un po’ particolare. Ma…” le fece l’occhiolino, stringendosi ancora di più a lei e solleticandole il lobo dell’orecchio con il suo caldo respiro malizioso. “Mi sembra che ti avessi fatto una certa promessa mentre eri dal professore…”

Kaori arrossì ed abbassò lo sguardo, ricordando quella lasciva promessa di Ryo, che una volta che fossero stati nella loro casa, soli, lui le avrebbe dimostrato esattamente come si fosse guadagnato il soprannome di cui faceva vanto. Ryo, deliziato dalla silenziosa risposta ben esplicitata però dal corpo della sua dona – sì, ora la poteva finalmente chiamare così -  con un sorriso smaliziato le palpò il sedere, e, staccatosi da lei, si mise a correre verso la Mini, con Kaori che lo rincorreva, rossa in volto ed imbarazzata, ma stavolta, senza martelli.

Dopotutto, stavolta, era lei che lui voleva.

   
 
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