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Autore: Novelist Nemesi    26/08/2009    2 recensioni
Bene, finalmente trovo il coraggio di postare una fan fiction sui una band che apprezzo molto, i My Chemical Romance. Tutto procede nella maniera più tranquilla nella vita di Gerard e del fratello Mikey, liceali, insieme al loro amico Frank, che combina solo pasticci. Sono ragazzi, hanno voglia di fare, di dire, di parlare. Questa storia è un viaggio, signori. Che ho cercato di rendere. E spero vi piaccia.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ora che erano arrivati, più che ragazzi alla ricerca di un loro amico sembravano turisti. O almeno, Frank lo sembrava. Non faceva altro che ammirare e urlare a destra e a manca “quanto è bello questo, quanto è bello quello”. Ray cercava di mostrare pazienza, mentre Gerard era intento a pensare a tutt’altre cose.
-Mancano ancora tre ore al prossimo treno…-
-Non c’è molto da fare, Gerard- rispose Ray –A meno che tu non voglia fartela a piedi, ci tocca aspettare. E sarà meglio per noi scegliere la seconda opzione-
-Per una volta il capellone ha ragione- disse Frank –E poi possiamo approfittarne per ammirare Chicago! Non mi aspettavo che fosse così bella! Certo, niente batterà il New Jersey, ma anche questo posto non è male. Insomma, Mikey ci sta regalando un’esperienza in più! gli darò una sculacciata in meno per questo!-
Ma Gerard non ne era convinto. Per forza di cose: come fai a rilassarti quando tuo fratello è scomparso e tu hai sbagliato treno?
Un caffè era quello che ci voleva. O una birra. Anzi, no, meglio il caffè: non era proprio il caso di buttarsi in qualche alcolico, altrimenti erano capaci di arrivare in Alaska. E poi il caffè era la bevanda preferita di Mikey; un po’ per gioco un po’ per convincersi che non era poi così lontano, chiese una pausa caffè. Urgente.
Entrarono in un bar piuttosto appartato, in periferia, un locale old fashion, dallo stile molto ricercato, e con una musica jazz di sottofondo. Luci soffuse, tavoli rotondi circondati da divanetti e lampadine. C’era anche un piccolo palco, ma era vuoto, se non per un pianoforte e per un paio di uomini che maneggiavano con qualche amplificatore.
Un posto rilassante, quello che ci voleva, senza contare che sembrava un posto dove la gente si faceva gli affari propri.
-Ora che ci siamo un po’ rifocillati…- esordì Ray, una volta finito il pacchetto di patatine –Vi andrebbe di fare un piccolo e veloce punto della situazione?-
Frank ingoiò velocemente la Coca Cola –Mikey è a New York, noi siamo finiti per sbaglio a Chicago, abbiamo un treno tra un’ora e 35 minuti, il mio lettore di è scaricato, Gerard non si calma e tu vuoi mostrarti brillante. Fine- tornò a scolarsi di Coca Cola
-Un momento- disse Gerard prima che potesse scoppiare una litigata –Ogni minuto che passa è uno svantaggio per noi-
-Credi che Mikey possa andarsene?-
-Dopotutto, com’è andato può tornare…-
-Magari in questo momento ha preso un treno per il New Jersey e la sua è voluta essere solo una scampagnata nella Grande Mela-
-No, Mikey non è il tipo. Non se ne va di casa senza dire nulla a nessuno, tantomeno a me, per una scampagnata. Può darsi che voglia andare da qualche altra parte, ma non riesco a pensare dove-
-Scusate, non la state facendo troppo facile?- chiese Frank –E’ vero, è molto possibile che se ne sia andato da solo, ma se ora che è a New York avesse incontrato qualche malintenzionato? New York è grande, rispetto a Belleville è praticamente il mondo, e Mikey non c’è mai stato, non sa niente di niente di lì. E nemmeno noi sappiamo come muoverci da quelle parti…-
-Per fortuna abbiamo Ray- disse Gerard –Lui è già stato a New York-
Ray fece un sorriso compiaciuto.
Purtroppo, anche scervellandosi, non trovavano una soluzione, ma in compenso la preoccupazione cresceva. Frank cercò comunque di risollevare il morale.
-Oh, stanno per iniziare un concertino. Hanno appena portato degli strumenti. Magari fanno qualche cover…-
-Se anche la fanno, non credo della musica che ascolti tu- rispose Ray, osservando attentamente gli strumenti e chi li portava –Però, si mantengono bene… Ho sempre desiderato una Epiphone, peccato che costano…-
-Davvero? Anch’io!- disse Frank
-Però tu sembri così piccolino… Avresti la forza di portare una Epiphone? Scommetto che suoni una Fender-
-E che ci vuole? Basta un po’ di allenamento. Sarò basso per la mia età, ma non un pappamolle. E la Fender rimane comunque una delle chitarre più apprezzate. Ed economiche-
Ray fischiò –Ti avevo sottovalutato… Quanti anni sono che suoni?-
-Da quando avevo 11 anni, per essere precisi a fine mese saranno 4 anni che la suono-
-Però da come parli sai il fatto tuo-
-Il merito è del cantante dei Green Day, Billie Joe Armostrong. Mi è bastato vederlo in tv una sola volta e bam! Illuminazione!-
E mentre loro chiacchieravano sulla musica, lasciando finalmente da parte i loro dissapori, Gerard osservava i musicisti del palco, tanto per buttare l’occhio. Non riusciva a togliersi dalla testa Mikey.
Qualcosa però catturò la sua attenzione, anzi, l’attenzione di tutti. Un signore mezzo pelato, maglietta nera dei Metallica e con la barba, sgridava a voce non molto bassa un ragazzo biondo, che guardava i fili per terra con rabbia.
-Ti ho detto mille volte di stare attento! Per poco non ammazzavi tutti con quei fili! Possibile che non hai imparato nulla?! Vuoi essere licenziato, moccioso?-
-Mi perdoni, non succederà più- rispose semplicemente il ragazzo.
-Fila di là a sistemare le ultime cose! Tsk… Questi ragazzini…-
Gerard a quel punto si alzò –Vado in bagno… Torno subito-
Camminava quasi strisciando i piedi per terra. Fu forse questa la causa che lo fece ritrovare col mento per terra. O forse c’era dell’altro.
-Oh, cielo, mi dispiace! Ti sei fatto male?-
-No, no… Cioè, sì, però non fa niente…-
Il ragazzo biondo di prima gli tese la mano –Scusa, scusa, scusa…-
-Ma no, ma no… Piuttosto… Non ti separi da quei fili?-
-Se succedesse qualcosa a questi fili la qualità del suono ne risentirebbe. Stai andando in bagno? Anche io-
-Lavori qui?- chiese Gerard senza nemmeno fare le presentazioni. Aveva bisogno di tenere la mente occupata con qualcos’altro. parlare con quel ragazzo forse faceva bene.
-Sì, a casa ho un po’ di problemi e cerco di contribuire. Poi mi piace lavorare in mezzo agli strumenti musicali. E credo di riuscirci piuttosto bene, è quello stronzo del signor Thomas che ha sempre da ridire. Non capisce che i fili non vanno calpestati troppo, e soprattutto non cura gli strumenti come si devono. Prima stava prendendo a calci le casse di una batteria, e per poco non lo mandavo a quel paese, ma poi penso sempre che alla fine mi paga bene, e quindi meglio non farlo incazzare…-
Gerard ascoltava, passivo. Quel ragazzo chiacchierava molto. Chissà se tutti quelli di Chicago, o i cittadini in generale, erano così. Inoltre, sembrava che lavorare non gli pesasse affatto, nonostante fosse un ragazzo.
-A proposito, tu come mai da queste parti? Non sembri di Chicago. Anzi, non sembri proprio di città-
-Vengo dal New Jersey-
-Eeeeeh?! E che ci sei venuto a fare qui?! La band che si esibisce oggi non è mica così famosa!-
-Un errore di navigazione-
-Stai cercando un’altra India passando per ovest?*-disse ridendo
-Più che India, direi un evaso- sospirò –Mio fratello è andato a New York di nascosto e per sbaglio sono finito qui con i miei amici. Aspettiamo un altro treno e ripartiamo-
-Cavoli. In bocca al lupo, allora-
-Crepi..-
-Non sembri un tipo a cui piace viaggiare-
-Al contrario… Gerard frugò nella tasche, senza trovare nulla –Merda…-
-Ne vuoi una?- disse il ragazzo offrendogli una sigaretta
-Grazie… Comunque, il problema è che non sono mai stato a New York-
-Davvero? Eppure il New Jersey è vicino! Io ci vado praticamente sempre, per lavoro. Il signor Thomas è abbastanza richiesto come tecnico, anche al di fuori dell’Illinois-
Continuarono a chiacchierare, cioè, quel ragazzo parlò e Gerard ascoltava. Finchè non si fece davvero tardi.
-Non voglio rischiare di sbagliare ancora treno…-
-Sei sicuro di farcela? Voglio dire, a New York…-
-Certo… Bè, mi tocca…-
-A proposito, non so come ti chiami-
-Gerard… Gerard Way-
-Robert. Anzi, Bob Bryar- disse il biondino sorridendo –E’ stato un piacere conoscerti-
-Sì, anche per me… A presto- anche se non si sarebbero visti più
-Uaaaaaaah, che bel riposino! Ci voleva una pausa! Ora possiamo andare… Verso New Yooooooork!- disse Frank esuberante.
-Bene, la stazione è da questa parte…-
Si sentirono altre urla, dal locale. Gerard pensò che evidentemente Bob ne aveva combinata un’altra, ma non ci diede molta importanza.
Avevano ormai attraversato la strada, quando vennero fermati da una voce.
-Io conosco una scorciatoia per arrivare prima alla stazione-
Gerard lo guardò di stucco –Bob? Che fai qui?-
-Eh eh eh… Mi hanno licenziato!- disse ridendo –E, visto che non ho niente da fare, e voi dovete andare a New York senza supporto, perché non imbucarmi? Sempre che per voi non è un problema-
-No, ci fa comodo un aiuto in più- disse sbrigativo Ray. gerard lo guardò, capendo al volo le sue intenzioni, in effetti faceva comodo.
-D’accordo. Benvenuto a bordo, Robert-
-Vi prego, chiamatemi Bob- rispose lui sorridendo.

* Cristoforo Colombo voleva scoprire le Indie viaggiando verso ovest e non verso est. Arrivò in America nel 1492, precisamente nelle isole centrali, e chiamò la sua prima isola San Salvador. Vi trovarono anche molto oro, e i francesi e gli inglesi, spinti dal desiderio di colonizzare e arricchirsi, iniziarono a viaggiare verso le Americhe. I francesi verso il Canada e gli inglesi negli States. Ecco perchè in Canada parlano sia inglese che francese, mentre nel sud portoghese e spagnolo. Bob scherza sul fatto che Gerard abbia sbagliato metà, in quanto l'America, in fin dei conti, non è altro che il frutto di un errore di navigazione Grazie infinite per le recensioni!
  
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