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Autore: ChiarainWonderland    06/03/2021    0 recensioni
Rose Weasley potrebbe passare come una semplice adolescente con i tipici problemi di un adolescente nella media. La scoperta di particolari oggetti di antiquariato, però, potrebbe stravolgere le carte in tavola e rivelare antichi segreti celati per lungo tempo. Se ci aggiungiamo una leale migliore amica, una famiglia non proprio tra le righe, un nemico che non è poi un vero e proprio nemico, un cugino impiccione e una famosa scuola di magia e stregoneria, le cose non possono fare altro che peggiorare.
* * *
"Rose sapeva di non potersi ritenere la figlia migliore del mondo. Per quanto somigliasse a sua madre, alcune cose erano proprietà esclusiva del suo carattere, procrastinamento cronico incluso."
"Ad un certo punto una bancarella di un venditore ambulante attirò l'attenzione di Rose, che si avvicinò per osservare le cianfrusaglie esposte. C'erano vecchi orologi incantati, vari oggetti di antiquariato, fotografie magiche di persone vissute secoli prima e molto altro ancora."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO VENTITREESIMO

DUE PROMESSE

 

Erano di nuovo in Biblioteca. Considerando le informazioni trovate sui Rowle e la consapevolezza di non poter optare per un’altra pista, Rose non aveva esitato un istante a consultare ogni libro di Storia della Magia che si concentrasse sugli avvenimenti storici dal tredicesimo al quindicesimo secolo. D’altronde, come citava l’enorme volume sulle dinastie magiche, “…primi accenni riguardanti il cognome dei Rowle risalgono al tredicesimo secolo, anche se la famiglia acquistò potere e prestigio solamente nel quindicesimo secolo con Finward l’Astuto”. Il problema si concretizzò nel trovare delle effettive informazioni su Finward l’Astuto, o sulle attività della famiglia Rowle in quei due particolari secoli. Incredibilmente, tutto quello che le ragazze riuscirono a scoprire si rivelò essere un garbuglio di frammenti e accenni sparsi.

«Impossibile» sospirò Rose. Chiuse di scatto il tomo che aveva appena terminato di sfogliare. Il titolo era scritto in un corsivo dorato, sbiadito dagli anni: “Sotterfugi e inganni nel Medioevo inglese”.

Alice era in equilibrio sulle gambe posteriori della sedia, intenta a osservarsi le unghie. «Pensi ancora di poter trovare qualcosa?»

«Tutta questa faccenda è strana» continuò Rose, lanciandole un’occhiataccia, «se la famiglia Rowle aveva questo grande prestigio, come mai è citata così raramente?»

«Magari si è astutamente limitata a occuparsi degli affari propri, senza intromettersi nelle nefandezze che il genere umano commetteva a quei tempi».

Rose si pizzicò distrattamente la base del naso. Era già da due giorni che la speranza aveva iniziato a scivolarle dalle dita come sabbia, da quando aveva consultato per tre volte “Personaggi famosi del quindicesimo secolo” invano. Era sicura che quel grezzo libro pieno di ragnatele contenesse una qualche preziosa informazione. Ma la famiglia Rowle veniva citata un paio di volte per poche righe. Nulla di rilevante. Rose era rimasta a contemplare il vuoto per parecchi minuti. Davvero le ricerche avevano raggiunto un punto morto? L’unico risultato a cui sarebbe arrivata era una completa delusione? Aveva sprecato tutti quei mesi, quelle innumerevoli ore in Biblioteca, quelle notti insonni a rigirarsi nel letto inseguita da fantasmi di ragazze bionde e luci sinistre, solo per finire con l’amaro in bocca? No, non poteva accettarlo. E infatti aveva marciato fino all’ufficio di Madama Wells per scambiare due chiacchiere con lei, il tutto sotto lo sguardo stupefatto di Alice. Nonostante fossero passati già due giorni, si ricordava la conversazione parola per parola…

«Ehm… mi scusi» aveva balbettato, attraversando l’arco di pietra che separava l’ufficio dalla Biblioteca. “Personaggi famosi del quindicesimo secolo” era al sicuro sotto il suo braccio. Per un attimo, i famigerati cassetti zeppi di giornali parvero inghiottirla.

Madama Wells era seduta alla sua scrivania a riempire frettolosamente una pergamena. Ovviamente, non fu sorpresa di vederla nonostante fosse sabato. «Weasley… ti conviene trasferirti qui, ormai».

Rose tossicchiò per dissipare l’imbarazzo e si avvicinò, un passo dopo l’altro. «Volevo solo porle una domanda riguardo a questo volume».

Madama Wells alzò un sopracciglio. «È da mesi» iniziò, «che mi chiedo cosa diavolo tu e Paciock stiate combinando».

«Madama?»

«Non ho mai visto nessuno passare così tante ore tra i miei amati scaffali. E non provare a rifilarmi la storia della ricerca scolastica» si affrettò ad aggiungere, e Rose strabuzzò gli occhi all’uso di un linguaggio così informale, «siete le uniche studentesse del sesto anno che passano in Biblioteca i sabati pomeriggio. Anzi, a pensarci bene siete le uniche studentesse in tutta la scuola a farlo. Merlino, ho provato a vedervi qui persino di domenica…»

Rose si maledisse mentalmente. Alice l’aveva messa in guardia sul non presentarsi in Biblioteca agli orari più disparati: nel fine settimana gli studenti si barricavano nelle Sale Comuni. Ma d’altronde, le giornate scolastiche erano spesso occupate da verifiche e compiti che non lasciavano altra scelta che non fosse quella di procrastinare le ricerche.

«Ecco, io e Alice abbiamo… deciso di portarci avanti p-per… i MAGO…». Non esisteva scusa più improbabile. Rose si diede ripetutamente dell’idiota, accompagnando la cantilena con epiteti non classificabili come lusinghieri. Rimase a riflettere un secondo su quanto fosse senza speranza per maledirsi da sola due volte nello stesso minuto.

Madama Wells aveva alzato tutte e due le sopracciglia. Guai in arrivo. «Un anno e mezzo prima? Ambizioso. Persino per una studentessa del tuo calibro».

“Per Godric, datti un contegno” si disse Rose. Aveva evitato argomenti pericolosi in conversazioni di gran lunga peggiori di questa. «Credevo l’avrebbe resa felice vedere ragazze che hanno così a cuore lo studio».

«Io… b-bè, certo» rispose Madama Wells, presa alla sprovvista. Rimase senza parole per pochi attimi. Poi sospirò, sfregandosi gli occhi, e roteò la penna d’oca tra le dita. «E va bene, Weasley, cosa volevi chiedermi?»

Rose si avvicinò ancora di più e appoggiò “Personaggi famosi del quindicesimo secolo” sulla scrivania di mogano. Madama Wells smise di roteare la penna d’oca, posandola accanto al libro. I suoi occhi scuri incontrarono quelli di Rose in una muta domanda.

«Sono quasi certa che manchino delle pagine».

«Impossibile».

Rose sbuffò, beccandosi un’occhiataccia. «Stavo cercando informazioni sulla famiglia Rowle, che da quanto so era molto importante in questo periodo storico. Ma non c’è nulla. Qualche accenno al massimo».

«Tutto quello che c’è da sapere è lì dentro».

«No, non è realistico che in un libro incentrato sui personaggi celebri del quindicesimo secolo non si parli di una famiglia che aveva un tale prestigio per almeno tre capitoli interi! Magari… che ne so… qualcuno ha per sbaglio fatto evanescere delle pagine, o cose del genere…»

«Ti dico che è impossibile, Weasley».

«Ma perché?!» insistette Rose. Non si accorse nemmeno di aver iniziato ad alzare la voce. «Vuole che nei mille anni in cui è esistito questo castello nessuno abbia mai provato a…»

«NO! E anche se qualcuno ci avesse provato, non avrebbe comunque ottenuto grandi risultati» scattò Madama Wells. Anche lei aveva alzato la voce: si portò una mano alle labbra quando se ne rese conto. Rose la osservò fare due respiri profondi prima di riprendere a parlare. «I libri… i libri della Biblioteca sono protetti da un incantesimo che preserva le parole al loro interno. Le parole sono l’essenza stessa della conoscenza, capisci? Non possono essere intaccate. Nessuno riuscirebbe a far evanescere le pagine, o a incendiarle, o a distruggerle completamente per quel che importa. Non possono nemmeno essere portate fuori dal castello. Se qualcuno ci provasse, esse riapparirebbero subito qui, nel posto a cui appartengono».

Rose spalancò la bocca. «Io n-non… non lo sapevo».

«Ovvio che non lo sapevi» sbuffò Madama Wells, «non vado di certo in giro a spifferare i segreti della Biblioteca».

«Giusto… quindi mi sta dicendo che questi libri sono praticamente indistruttibili».

«Non i libri, Weasley, le parole! Se sulla carta non ci fosse scritto nulla, allora saresti in grado di farne ciò che vuoi. In effetti, le pagine possono essere strappate dal libro. Basta solo che non ne vengano intaccate le parole».

«Ma quindi» s’illuminò Rose, «è possibile…»

«Tu hai visto i segni di pagine strappate in quel libro per caso? Carta stracciata, rilegatura rovinata, discontinuità nel testo?»

Rose negò con la testa. «No» borbottò, «non ci sono irregolarità». La speranza non era più sabbia che le scivolava dalle dita, ma aria che le usciva da tutti i pori. Aveva sfogliato quel libro decine di volte. Si sarebbe accorta anche del più minuscolo particolare fuori posto. In un attimo, Rose si chiese perché mai si trovasse in quell’ufficio. «Mi scusi. Ha ragione. Non c’è nulla che non va».

Era già pronta a girarsi e tagliare la corda quando la voce decisa di Madama Wells la raggiunse di nuovo: «Sono certa che c’è un altro libro in questa Biblioteca che saprà rispondere alle tue domande».

«Non ne sono sicura, ma grazie lo stesso» fu la pronta risposta. Rose esitò, guardando la bibliotecaria dritta negli occhi. «Perché mi ha confidato queste cose? Sull’incantesimo protettivo e il resto?»

«Perché anche se non lo credi, Weasley, mi rende felice vedere ragazze che hanno così a cuore lo studio» dichiarò Madama Wells con tono di sfida. Quando le sue labbra si aprirono in un sorrisetto orgoglioso Rose si era già girata per andarsene…


…e da quel momento il suo umore, e di conseguenza quello di Alice, si erano incrinati. Si era fatto lunedì e si trovavano al punto di partenza. Rose sbuffò, posando con un tonfo “Sotterfugi e inganni nel Medioevo inglese” sul tavolo. Alice si dette una spinta in avanti e le gambe anteriori della sedia discesero fino a toccare terra. «Rose» disse, con un tono che non lasciava adito a dubbi.

«Non provare a compatirmi».

«Sai anche tu che è tutto inutile. Se ci fosse stato qualcosa da scoprire, l’avremmo già scoperto giorni fa».

«So… so che c’è dell’altro. Non può essere tutto qui».

«Oh, cosa vuoi che ci sia?» scattò Alice, «abbiamo sondato ogni maledetto libro sulla storia del mondo magico, ci manca solo che tu voglia controllare i libri che risalgono direttamente al quindicesimo secolo…»

La testa di Rose si rialzò così in fretta da causarle un capogiro. «Che hai detto?»

«…o che mi trascini agli archivi del Ministero… cosa?»

«Prima, sui libri del quindicesimo secolo».

«Ho detto che ci manca solo… Rose, stavo scherzando!»

Ma la mente di Rose aveva già iniziato a lavorare frenetica. «Ha una sua logica. Se i Rowle avevano qualcosa da nascondere, sarà stato facile far sparire qualunque evidenza sulle loro azioni passate… ma i tomi antichi di secoli, rari da scovare e spesso custoditi con la massima attenzione? Quelli sono un’altra storia». Si osservò intorno, mentre Alice la soppesava terrorizzata. «I libri della Biblioteca sono tutti abbastanza recenti, diciottesimo secolo al massimo. Quelli più antichi devono per forza trovarsi» e qui uno scintillio eccitato le balenò nelle iridi azzurre, «nel Reparto Proibito».

«Rose, tu non ti rendi conto di quello che stai dicendo!»

«Ma certo, non capisci? Sei un genio! Le risposte che desideriamo ottenere devono per forza nascondersi lì!»

«E quindi, cosa vorresti fare?» rispose a tono Alice, pur sempre bisbigliando in modo da non attirare attenzioni indesiderate, «chiedere a Madama Wells un’altra autorizzazione per entrare nel Reparto Proibito?»

La spirale di emozioni che aveva preso in ostaggio la mente di Rose si fermò bruscamente. «No» mormorò, ricordandosi la conversazione avvenuta due giorni prima. Si sforzò di ragionare a sangue freddo. «No, non possiamo più chiedere nulla a Madama Wells. Sospetta fin troppo».

«Ehi, questo non me l’avevi detto!»

Rose ignorò il commento, tant’era impegnata a riflettere. «Resta un’unica possibilità» si limitò infine a dire.

Le sopracciglia di Alice si incurvarono comicamente. «Non vorrai…»

«Sì» confermò Rose, «dobbiamo entrarci di nascosto».

Alice spalancò la bocca, quasi fosse pronta a protestare e a rinfacciarle addosso ogni difetto e insensatezza di una simile idea, ma Rose la bloccò prima che riuscisse a spiccicare una parola. «So che sei contraria e che ti chiedo un enorme favore, ma giuro su Godric Grifondoro che se non provo da me che nel Reparto Proibito non c’è nulla di rilevante, il rimpianto mi mangerà viva per i prossimi dieci anni».

«Rose, io… ah, lascia perdere. Posso chiederti una cosa in tutta sincerità?»

«Sicuro».

L’attimo di esitazione che seguì fu rivelatore di quanto Alice avesse dovuto rimuginarci e rimuginarci sopra, chissà da quanto tempo. «Perché lo stiamo facendo? Perché ci tieni così tanto?»

Rose aprì subito la bocca, ma non ne uscì un suono. Rimase così, a labbra spalancate, gli occhi che sfioravano i libri impilati sugli scaffali in una lieve carezza. La risposta alla domanda le pervenne da un angolo della sua mente di cui non era nemmeno a conoscenza, un pezzo di subconscio che parve risvegliarsi sul momento. “Perché devo farlo. Perché c’è una vocina che mi sussurra che è la cosa giusta da fare. Perché so che è importante”. Ovviamente nessuna di queste parole venne pronunciata. Eppure erano lì, incastrate tra le corde vocali, bloccate da quello stesso pezzo di subconscio che aveva permesso loro di riaffiorare.

«Non è questo ciò che conta adesso. Come ho già detto, Madama Wells ha ormai fin troppi sospetti e non credo sia saggio continuare con le solite ricerche. Quello che sto cercando di dire è che…»

Si fermò, le sillabe difficili da articolare. La vocina tornò puntuale a infastidirla, a sussurrarle all’orecchio lo sbaglio che stava commettendo. Non fare promesse che non puoi mantenere. «Se non troveremo nulla di rilevante nel Reparto Proibito» riprese a uno sguardo incoraggiante di Alice, «lasceremo perdere tutto. Il medaglione, le rune, Georgiana… sarà come se non avessimo mai scoperto niente. Getterò il medaglione nel Lago Nero, come mi avevi suggerito di fare tempo fa. Te lo prometto, Alice».

Dal canto suo, Alice sembrava essere stata appena colpita da un Bolide. Si avvicinò impercettibilmente. Era stupefatta. «Dici sul serio?»

Rose annuì. Si dovette sforzare per riuscirci. La vocina continuava a bisbigliare sbagliato, sbagliato, sbagliato. «Ho bisogno di te, ma non voglio costringerti in qualcosa che non vuoi. Andrò da sola nel Reparto Proibito, se necessario».

Alice si lasciò scappare uno sbuffo divertito. Il suo umore era cambiato: ora lasciava trapelare una nuova leggerezza, chiaro indizio di quanto desiderasse lasciarsi tutta quella storia alle spalle. «Sai che non ti lascerei mai sola a vagare nei corridoi bui del castello. E poi è passato così tanto tempo dalla nostra ultima gita notturna… magari riusciamo persino a fare una capatina nelle Cucine».

«Verrai davvero con me?»

«Sì, è il giusto modo per concludere questa storia. Tutto è iniziato con un’incursione segreta in Biblioteca, e così finirà. Perché sono sicura, Weasley, che non c’è niente nel Reparto Proibito che sia in grado di rispondere alle tue domande» disse Alice perentoria. La sua espressione si ammorbidì in un sorriso indulgente. «Forza» disse, «ora abbiamo un piano da organizzare».

Rose si sforzò di ricambiare il sorriso. Mentre la vocina proveniente dal subconscio continuava a sussurrarle quanto fosse sbagliato interrompere le ricerche, il suo cuore si strinse al pensiero di aver fatto una promessa alla sua migliore amica solo per ottenere il suo appoggio.

*  *  *

Il giorno successivo non parlarono d’altro ogni volta in cui erano da sole. Rose si era dimenticata quanto fosse difficile discutere in segreto di piani e congetture, con Isabel e Samantha sempre attorno. Ma loro non costituivano l’unico problema: sembrava che tutti avessero il bisogno di interromperla di quei tempi. L’ultimo era stato Ben, che era corso verso di loro a perdifiato rischiando di finire faccia a terra. Samantha era arrossita all’inverosimile non appena l’aveva visto.

«Rose?! Alice?»

«Ben! È successo qualcosa?»

Il ragazzo si fermò, le mani poggiate sulle ginocchia nel tentativo di riprendere fiato. «Ho iniziato a cercarvi non appena ho saputo… James ha programmato i prossimi allenamenti per giovedì. Me l’ha detto David».

«Bè, era ora» commentò Alice, «di questo passo saremmo arrivati alla partita contro i Tassorosso senza esserci allenati una sola volta!»

«James non ha nemmeno la decenza di avvisarci lui stesso, a quanto vedo. Grazie per averci informate, Ben» disse Rose con un sorriso.

Ben annuì, e sembrò accorgersi solo in quel momento della presenza delle altre due Grifondoro. «Isabel… Samantha…» mormorò, e il suo sguardo si soffermò un istante su quest’ultima. A Rose il dettaglio non sfuggì. Forse i sentimenti dell’amica erano ricambiati, dopotutto. O forse, Ben aveva solamente notato le guance di Samantha, più rosse delle piume di una fenice, e il suo bizzarro comportamento irrequieto.

Dopo quell’incontro con Ben e durante il corso della giornata, si alternarono interruzioni da Peeves, alcuni professori – tra cui Lumacorno, che non si dimenticò di proclamare con quanto ardore stesse aspettando la festa natalizia – e perfino la Signora Grassa. L’unico momento di pace arrivò dopo pranzo: Rose e Alice approfittarono della scusa di dover spedire delle lettere per rifugiarsi in Guferia.

«Potter e Malfoy sono il vero problema» ripeté per l’ennesima volta Alice. Porse un bocconcino di carne cruda a Lesto, il gufo di Rose, che lo divorò con avidità.

«Ne sono consapevole. So che con la Mappa e il Mantello sono più pericolosi di Gazza e Madama Wells messi insieme, ed è per questo che voglio prendere una precauzione che la scorsa volta avevo ignorato».

«Cioè?»

«Le ronde dei Prefetti. Dobbiamo agire in una notte in cui Albus e Malfoy non sono di ronda, in cui non c’è ragione di controllare la Mappa».

Alice soppesò con attenzione la proposta. «Ha perfettamente senso… Merlino, perché non ci abbiamo pensato prima?»

«Eravamo giovani e ingenue» scherzò Rose, «e poi, non sapevamo ancora della Mappa».

«Ah-ah. Resta però un dubbio. Come facciamo a mettere le mani sul programma delle ronde?»

«Solo i Prefetti e i Capiscuola ne sono al corrente. Escluderei già quelli di Corvonero e Tassorosso, visto che non li conosciamo nemmeno…».

«…e immagino che il Caposcuola di Serpeverde sia fuori discussione».

Rose sorrise. «Pure Abigail Midgen, la Caposcuola di Grifondoro, sarebbe da evitare. Troppo pettegola. Rimangono perciò i Prefetti di Grifondoro, ovvero…»

Alice mugugnò. «…Baston e Smith».

«Sì, l’idea non alletta neanche me».

«Preferisco Abigail Midgen».

«Baston e Smith non sono pettegoli quanto Abigail Midgen».

«Ma sono due palloni gonfiati! Non accetteranno mai senza fare domande! Insomma, si chiederanno come mai siamo così interessate all’orario delle ronde…»

«Abbiamo altra scelta?» chiuse la questione Rose, accennando a Lesto di avvicinarsi. Legò delicatamente un rotolo di pergamena arrotolato a una zampa. Era la lettera periodica indirizzata a sua madre. Dopo aver accettato di buon grado una carezza, Lesto si librò in volo. Uscì da una delle finestre della Guferia e si perse nel cielo pallido, lasciandosi indietro le due ragazze che lo osservarono scomparire.

Finite le lezioni pomeridiane, si rivelò difficile rintracciare Smith e Baston. I due Prefetti solevano trascorrere il tempo libero a spassarsela per i corridoi e a confabulare su fantomatiche tattiche di Quidditch, ma alla terza circospezione del terzo piano l’unico risultato che ottennero fu un alquanto imbarazzante incontro con Gazza.

«Così non risolviamo nulla» mormorò Alice dopo che anche Mrs Purr, la spelacchiata gatta del custode, ebbe voltato l’angolo.

«Per caso hai un’idea migliore?»

«Potremmo chiedere a Ben. Sono compagni di Dormitorio, no? Magari sa dove potrebbero trovarsi».

«E ora noi dove lo troviamo Ben?» rispose Rose sarcastica.

Alice sorrise, la prese per mano e iniziò a percorrere il corridoio a ritroso. In un attimo si trovarono fuori, in balia della brezza di dicembre e di sporadici fiocchi di neve, davanti all’imponente campo di Quidditch. Rose inspirò a fondo. Una sensazione di calma l’avvolse. Come se al mondo tutto fosse al proprio posto. Come se da un giorno all’altro non dovesse entrare nel Reparto Proibito di nascosto.

«Perché siamo qui?»

Le labbra di Alice si distesero in un sorriso pacato. «Perché è qui che Ben si trova».

Salirono sulle tribune stando attente a non scivolare sui gradini ghiacciati, e davanti a loro si aprì la vista dei boschi innevati che circondavano il castello. In mezzo alla neve, combattendo contro il vento gelido, una figura solitaria volava con una Pluffa in mano. La figura saettò verso gli anelli, compì una brusca curva come se stesse scartando un avversario e tirò. La Pluffa attraversò l’anello centrale, ma prima che cadesse troppo in basso venne riacciuffata dal suo tiratore. Rose avrebbe riconosciuto quello stile di volo ovunque. Si girò verso Alice.

«È dalla partita contro Serpeverde che viene qui appena ha tempo e quando il campo è libero» spiegò Alice, «ho sentito Millie e Malfoy che ne parlavano a Babbanologia. A quanto pare l’hanno beccato allenarsi durante una tormenta di neve settimana scorsa… sta di fatto che di martedì nessuno ha gli allenamenti, quindi ero abbastanza certa che fosse qui».

Rose tornò a guardare Ben. Aveva appena segnato un’altra volta e, dopo che la Pluffa fu di nuovo al sicuro tra le sue braccia, si fermò a mezz’aria a prendere fiato. Il dorso della mano libera raggiunse la fronte sudata, forse alla ricerca di un po’ di sollievo. «Giuro che se lo fa per quello che gli ha detto James…»

«Se così fosse?»

«Be’» borbottò Rose, «penso proprio che la famiglia riuscirà a sopravvivere con un cugino in meno».

Alice non rispose, gli occhi di nuovo volti al solitario giocatore. Ben aveva ripreso a volare verso le tribune opposte alle loro, dove si stagliavano altre due figure che applaudivano entusiaste. Rose ne rimase sorpresa: non aveva prestato attenzione ad altro che non fosse Ben, e di certo le condizioni atmosferiche non aiutavano. Ma in quel momento, nonostante la barriera nebbiosa creata dai fiocchi di neve, le sciarpe rosse e oro dei due ragazzi – perché erano chiaramente dei ragazzi – parvero impossibili da ignorare.

Al suo fianco Alice trattenne il respiro. «Non ci posso credere».

«Che…»

«Muoviti!»

Alice aveva iniziato a percorrere le tribune con la schiena piegata, quasi volesse passare inosservata. Rose alzò gli occhi al cielo. Stava per dirle che nascondersi non sarebbe servito a nulla, ma Alice con un movimento brusco del braccio la esortò a raggiungerla. E appena fu abbastanza vicina, fu il turno di Rose di restare a bocca aperta.

«Non ci posso credere!» disse, ripetendo le parole di Alice.

La zazzera color nocciola e la corporatura robusta del primo ragazzo non potevano che appartenere a Baston. Così come la figura esile e i capelli biondicci identificavano il secondo come Smith. I due Prefetti di Grifondoro erano lì, appollaiati sui gradini di legno e intenti a gesticolare entusiasti a Ben, che li ascoltava con un sorriso rassegnato. Quando Rose e Alice furono vicine abbastanza da essere notate il Cacciatore era già tornato in campo con la Pluffa sottobraccio, ignaro di tutto.

«Ehi, voi!» urlò Alice. Rose strinse le labbra. Non avevano iniziato bene.

Smith fu il primo a girarsi. Osservò Alice con interesse, come se fosse uno strano animale da laboratorio. «Paciock?»

«Sì, Smith, dico a te. Anche tu, Baston. Dobbiamo chiedervi un favore. È un buon momento?»

Baston spostò per un attimo gli occhi su Ben, impegnato a centrare l’ennesimo anello. «Dicci pure».

«Ecco, noi…» iniziò Alice. Si interruppe, guardando Rose in attesa, e in un istante la spavalderia aveva lasciato posto alla sua tipica timidezza con gli estranei. Rose sospirò. «Sapete per caso i giorni in cui Potter e Malfoy sono di ronda?»

Smith e Baston si scambiarono un’occhiata. «Certamente» disse infine quest’ultimo.

L’aria era fredda, resa ancora più gelida dal silenzio che calò. Rose aspettò qualche secondo, riprendendo a parlare solo quando fu sicura che quella sarebbe stata l’unica risposta che avrebbe ottenuto. «Ebbene? Quali sono?»

«Non capisco come questa informazione possa interessarti, Weasley, visto che non sei più un Prefetto dall’anno scorso» intervenne Smith con aria di superiorità.

Alice fece un passo avanti, già pronta a ribattere a tono, ma Rose la fermò con un braccio. «Coraggio, ragazzi, non vi stiamo chiedendo chissà quale favore. Diteci i giorni e vi lasceremo in pace».

«Vedi» rispose Smith, «di solito domande del genere portano solo guai. A chi mai interessa degli orari delle ronde se non per un motivo… come dire… illecito? E se per caso trascinaste anche noi nei casini con la scusa di avervi aiutate, spifferando quello che volevate sapere?»

«Quindi date già per scontato che non abbiamo buone intenzioni».

«Perché, le avete invece?» chiese Baston. «Forza, Weasley, dimmi il motivo per cui ti serve conoscere gli orari delle ronde, e magari posso anche pensare di rivelarteli».

Rose serrò la mandibola e strinse i pugni. Detestava quando qualcuno le parlava con un tono di superiorità, soprattutto se quel qualcuno era un individuo come Baston. E soprattutto in un caso come quello, in cui le parole adatte non le salivano alle labbra. Incrociò di sfuggita le iridi di Alice, e dal timore che vi lesse dentro capì che nemmeno lei sapeva come sfuggire alla domanda.

I due Prefetti presero il silenzio come risposta e risero malevoli. «Non disperatevi, sarà per un’altra volta…»

«Vi divertite, vero?» esclamò Alice, «dopotutto non avreste diversi motivi per comportarvi così».

«Non hai sentito prima, Paciock? Se per caso finite nei casini e trascinate pure noi…»

«Promettiamo di non farlo. Quello che viene detto qui resta qui» disse Rose. Cercò lo sguardo di Baston, pregando che i suoi occhi suggerissero a quelli scuri del ragazzo una sincerità limpida tanto quanto il loro colore.

«Tsk, promesse… sai che me ne faccio di una promessa? Ne ho viste più infrangersi che avverarsi» decretò Smith, ma per la prima volta Baston non gli si unì. Stava ancora fissando Rose dritto negli occhi. Poi, lentamente, il suo sguardo si spostò fino a raggiungere Ben, intento a volare così vicino a terra da sfiorare lo strato di neve.

«Sei una che mantiene la parola, Weasley?»

Rose sgranò gli occhi. «Ci provo».

Baston annuì, lo sguardo ancora puntato su Ben. «Ti dirò i giorni in cui Potter e Malfoy sono di ronda» concesse, «se tu mi prometti che quando l’anno prossimo sarai Capitano della squadra…»

«Non so se l’anno prossimo sarò Capitano della squadra».

«Con tuo cugino, Mitchell e Sheperd diplomati, chi vuoi che il professor Paciock nominerà Capitano?»

Rose non lo contrariò, e Baston riprese: «Come stavo dicendo, quando sarai Capitano della squadra e noi ci presenteremo alle selezioni come ogni anno, dovrai… ecco… trattarci con un occhio di riguardo».

«Neanche per sogno!» protestò Alice, mentre Smith ghignava deliziato, come se non stesse credendo alle proprie orecchie, «Rose, non puoi…»

«Calmati Paciock, non le sto chiedendo di farci entrare in squadra. Solo… di non dimenticare questo favore» precisò Baston, scambiando un sorriso sodisfatto con Smith. Poi la sua espressione divenne seria. «Perché noi di certo non lo dimenticheremo».

Rose si morse le labbra. Da un lato il pensiero di infangare la sacralità che circondava il Quidditch la portava a rifiutare di getto l’offerta. Ma una parte del suo subconscio, quella che temeva di essere scoperta dai Serpeverde nel Reparto Proibito, le suggeriva di accettare. Le sussurrava che quello era un accordo onesto. Che il prezzo da pagare non era poi così alto. E alla fine fu quella parte a prevalere.

«Io…» iniziò, ma si accorse di non essere l’unica a dover accettare. Osservò Alice chiudere gli occhi e strizzare le palpebre per qualche secondo. La immaginò ripetersi che tutto quello a cui stava acconsentendo serviva a lasciarsi la storia del medaglione alle spalle. E dopo un impercettibile cenno del capo, Rose seppe di avere il suo consenso. «Va bene».

«Prometti?»

«Prometto».

Il sorriso di Baston si allargò. «Potter e Malfoy sono di ronda lunedì, mercoledì, venerdì e sabato. È questa l’informazione che volevate, no?» concluse, e lui e Smith tornarono a guardare Ben. «Usatela bene».

 






 

Angolo autrice (abbastanza in ritardo)
Eeeeeeehilà!
Sono troppo felice di essere riuscita finalmente a pubblicare! Ho passato un periodo abbastanza impegnativo tra test universitari e l’esame teorico di patente, fortunatamente andato a buon fine, ma ormai dovrei esserne quasi uscita… (inoltre in questa quarantena ho visto per la prima volta Game of Thrones, e devo ancora riprendermi dal finale).
Tornando al capitolo, succedono un bel po’ di cose! Non vedevo l’ora di scrivere la conversazione tra Rose e Madama Wells, perché si rivelerà parecchio importante. Stesso discorso per quella tra Rose e Alice in Biblioteca. E poi a quanto pare una nuova disavv- ehm, avventura aspetta le nostre due sventurate Grifondoro. Tra gli allenamenti e l’inevitabile incontro con James, la visita al reparto Proibito, Potter e Malfoy che incombono come una nuvola temporalesca e la spensierata chiacchierata con Baston e Smith, Rose e Alice ne affronteranno delle belle. A proposito, mi dispiace di aver reso Baston abbastanza antipatico: ho sempre adorato Oliver con tutto il mio cuore, e giuro che suo figlio non è così male come sembra. Bisogna tenere a mente che vediamo tutto dal punto di vista di Rose ;)
Ultima cosa e poi chiudo, visto che l’angolo dell’autrice rischia di diventare più lungo del capitolo stesso. Sia Lesto, il gufo di Rose, che i due Prefetti di Grifondoro (Baston e Smith, appunto) vengono già nominati nel capitolo 2, se qualcuno si fosse dimenticato. D’altronde è passato un bel po’ di tempo.
Al prossimo capitolo (in tempi brevi, spero)!
ChiarainWonderland

 

 
 

   
 
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