Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Nebula216    10/03/2021    0 recensioni
"[...] Corsero ai loro rispettivi dormitori, vedendo Connie urlare spaventato verso Jean, ridotto in quel momento a uno stato catatonico.
Karissa li fissò, vedendo Marco avvicinarsi all’amico castano.
- Jean, ehi tutto bene?-
Connie rispose al posto suo, irritato per chissà quale gesto.
- SPERO PER TE CHE QUELLA FOSSE DAVVERO ACQUA!-
La ragazza scosse la testa, accennando un lieve sorriso per l’espressione buffa assunta da Springer.
Marco scosse Kirschtein per le spalle, il quale si riprese appena; Connie infine si concentrò su di lei, causandole non poco timore per la domanda che stava per porle.
Il ragazzo sorrise furbescamente, fissando Bodt con malizia e dandogli una leggera gomitata sul braccio destro.
- E voi due invece? Dove eravate?-
Se prima si sentiva tranquilla e divertita, quelle emozioni ben presto si congelarono e diventarono acuminate come lame.[...]"
ATTENZIONE: La storia segue le vicende dell'anime (dialoghi inclusi) e potrebbe variare in avvertimenti e genere andando avanti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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4. Doma

 

Consumò la colazione in silenzio, ascoltando con un sorriso appena accennato Marco ancora esaltato per le varie uscite esterne con il movimento tridimensionale.

Se ci ripensava, effettivamente, poteva ancora sentire il vento schiaffeggiarle la faccia e la potenza del gas mandarla in aria con una velocità tale da farle credere di essere un falco pellegrino: era stato un momento che non avrebbe dimenticato tanto facilmente.

La natura, gli alberi, i giochi di luci ed ombre… tutto era sembrato magico e, in quei giorni, aveva avuto modo di non pensare a niente: un toccasana.

Bevve l’infuso di erbe, vedendo poi gli occhi del ragazzo concentrarsi, curioso, su di lei, mentre Jean sbuffava quasi disgustato.

 

- Sei stata in gamba nell’esterna.-

 

La ragazza quasi si strozzò con il sorso di tisana, vedendo Kirschtein trattenersi dalle risate: dio se lo odiava, avrebbe tanto voluto che si soffocasse con quello che rimaneva della sua colazione.

Si schiarì la voce.

 

- Grazie Marco… penso fortuna...-

 

- Non credo, sai? Hai una predisposizione, un po' come Jean.-

 

Il castano, sentendosi chiamato in causa, lo fissò severamente e masticò l’ultimo boccone del suo rancio molto lentamente.

 

- Ci stai paragonando?-

 

Karissa sospirò, guardandolo con occhi falsamente dolci.

 

- Oh, povero Kirschtein, ti sta paragonando a una nana.-

 

Marco sorrise, prendendo le sue scodelle e alzandosi, una specie di segnale per gli altri due che si affrettarono a finire la colazione: la campana avrebbe suonato e Shadis non avrebbe gradito alcun tipo di ritardo.

Sia lei che Jean si alzarono, vedendo tuttavia Sasha entrare bianca e con passi piuttosto lenti: non era da lei, specie dopo un’abbondante colazione come aveva appena fatto.

Karissa inarcò un sopracciglio, avvicinandosi ancora con i tegami nelle mani.

 

- Sasha, ehi tutto...-

 

- NO AFFATTO!-

 

L’albina sobbalzò: sì, decisamente qualcosa non andava.

Marco e Jean si avvicinarono, vedendo la ragazza tenersi la testa e tremare, sussurrando parole poco comprensibili. Connie si avvicinò a loro, non capendo cosa stesse accadendo all’amica: si inginocchiò vicino a lei, appoggiandole una mano sulla spalla.

 

- Sasha, ehi...-

 

- I CAVALLI! OGGI! No, non posso!-

 

Quella frase, seppur priva di senso, ebbe lo stesso effetto del primo rinculo avuto con l’attrezzatura del movimento: una scarica di brividi le percorse il corpo e i suoi occhi si illuminarono.

Shadis aveva veramente organizzato l’addestramento equestre?

Sorrise, lasciando bicchiere, scodella e posate al lavaggio e correndo fuori, ricomponendosi nello stesso momento lo chignon: finalmente qualcosa in cui poteva dimostrare di essere sé stessa, di rivivere quello che era, di…

 

- Mi raccomando, i cavalli sono sensibili ai cambiamenti. Sii l’equilibrio, la dolcezza e la loro guida. Se li tratterai come meritano, loro sapranno come aiutarti, sempre.-”

 

Ricordare.

Si bloccò all’improvviso, fissando la terra sotto i suoi piedi per un tempo quasi interminabile: non poteva ricordare, non doveva assolutamente.

Strinse con forza i pugni, guardando davanti a sé i soldati sottoposti di Shadis preparare alcuni cavalli per la prova: perché doveva essere tutto così dannatamente difficile?

Sospirò, vedendo Marco affiancarla dopo una corsa e Jean, non molto distante, con il solito sguardo annoiato.

Il moro con le lentiggini le sorrise, guardando a sua volta i purosangue pronti per la prova del giorno.

 

- Sei euforica. Sarai la migliore e non negarlo.-

 

Karissa guardò l’amico, pensando a come fosse possibile che una persona gentile come lui avesse deciso di arruolarsi e rischiare la vita.

Sospirò.

 

- Ne sei...-

 

- Sicuro? Ho visto come ti prendi cura dei cavalli… credimi, è il tuo campo.-

 

Provò a convincersi che Marco avesse ragione, che quella sarebbe stata una giornata all’insegna di quello che sapeva fare di più.

Annuì, guardando gli occhi castani scuri dell’amico e accennando un sorriso, un po' timido e alla ricerca di una sicurezza, un gesto che fece arrossire appena il ragazzo.

 

- Grazie Marco.-

 

- M-ma di che? È la verità, non serve...-

 

- Shh, arriva Shadis.-

 

Sebbene odiasse Kirschtein purtroppo doveva dargli ragione: il mentore non voleva sentire alcun tipo di discorso.

Si sistemarono con le braccia conserte dietro la schiena, salutando quando l’istruttore si fermò al centro del recinto, ignorando i cavalli agitare le code e sbuffare per scacciare le mosche.

Keith li fissò con il solito sguardo schifato e severo, salvo poi parlare.

 

- Come ben sapete, dannati, il cavallo è il miglior compagno del soldato. Specie di chi, dopo l’addestramento, sceglierà il corpo di ricerca. Quindi saper stare in sella, saper schizzare via da essa al momento opportuno è di vitale importanza. Fatevi coraggio, prendete dei finimenti e preparate un dannato cavallo!-

 

Karissa prese un respiro profondo, avvicinandosi a un destriero sauro intento a masticare del fieno con tranquillità. Gli carezzò il collo a sinistra, vedendo la sua testa caratterizzata da un’ampia lista centrale al muso girarsi verso di lei e annusarla, un gesto che la fece sorridere.

 

- Ciao piccolo. Sono Karissa e… beh, sì parlo con i cavalli. Tanti dicono che non sia sano ma… a me piace.-

 

Pulì il pelo con una spazzola e controllò lo stato degli zoccoli, assicurandosi che non ci fossero sassolini incastrati nel fettone o nel ferro: considerato quello che aveva visto nel baio scuro non si sarebbe stupita se avesse trovato gli zoccoli con la terra indurita.

Una volta verificata la salute della sua cavalcatura, sistemò il sottosella e la sella sulla groppa, evitando che fosse posizionata male e generasse fiaccature dolorose; in aggiunta sistemò il pettorale che avrebbe impedito ulteriori scivolamenti scomodi dei finimenti. Strinse il sottopancia con gentilezza e verificò la lunghezza delle staffe, constatando solo in quel momento quanto fossero indietro gli altri suoi commilitoni. Carezzò il cavallo, concludendo la bardatura con la testiera e percependo alle sue spalle l’istruttore avvicinarsi silenzioso.

Deglutì e si voltò, carezzando per ottenere sicurezza la ganascia destra del sauro.

 

- Signore...-

 

- Sei veloce, Jones. Quindi, sarai tu ad aprire le danze.-

 

Aprire le danze.

Di nuovo la prima.

Lanciò uno sguardo a Marco, vedendolo ricambiare con un sorriso sicuro: poteva farcela, alla fine era la cosa in cui riusciva meglio. Prese le redini della cavalcatura e schioccò appena la lingua, avanzando nel recinto e fermandosi poco lontano dalla staccionata. Appena controllò la lunghezza delle staffe non poté evitare di constatare la curiosità degli altri ragazzi: per quanto avesse fatto tutto il possibile non era riuscita a tenere un basso profilo.

Inspirò profondamente, mettendo il piede sinistro nella relativa staffa e salendo in sella.

 

- Papà è bellissimo quassù!-”

- Vero? Ascolta il movimento del cavallo, segui i suoi muscoli...-”

 

 

Strinse le gambe attorno al costato del cavallo, facendolo avanzare nel recinto al passo e annullando tutto quello che la circondava.

C’erano solo lei e il cavallo.

Diede un leggero colpo di talloni, assecondando il trotto preso dal suo nuovo amico quadrupede e avanzando lungo tutta la lunghezza del campo, almeno fino a quando un ordine di Shadis non la fece partire al galoppo. Si lasciò trasportare dal ritmo incalzante dell’andatura, iniziando a prenderci gusto e a tornare quella che era un tempo. Ridusse e aumentò la velocità, fece cambi di galoppo al volo e girate strette, utili per un dietrofront improvviso.

In seguito, si abbassò sul collo del cavallo, accennando un sorriso sbarazzino e felice: sembravano passati secoli da quando aveva provato delle emozioni così forti e positive, quindi perché non approfittarne?

 

- Che dici? Alziamo il livello?-

 

Lo sbuffo e una leggera sgroppata giocosa del sauro le fece intendere che, forse, anche lui si stesse divertendo.

Accorciò le redini e, appena si trovò in posizione, scattò lungo il rettilineo centrale, abbandonando le staffe e scendendo rapidamente, senza mai lasciare le redini. Si dette una leggera spinta al suolo, scavalcando come un grillo la schiena del cavallo e ripetendo nuovamente dal lato opposto, tornando seduta sul seggio di cuoio e girando per tornare indietro.

Quando sentì il cavallo ripartire a gran velocità si levò solo una staffa, scivolando lungo tutto il lato destro dell’animale e restando appesa parallela al terreno, salvo poi tornare dritta in pochi secondi.

Shadis osservò attentamente e in silenzio, mentre i suoi compagni iniziavano a esultare per quelle acrobazie forse mai viste.

Poi parlò.

 

- Jones, unisci il movimento tridimensionale.-

 

La ragazza guardò il mentore stralunata, ben intuendo che quella non fosse una richiesta.

Non sapeva se ci sarebbe riuscita, ma non poteva sottrarsi a un ordine. Dopo qualche tempo di trotto, chiese al destriero di allungare la falcata e, quando sentì il ritmo giusto, si girò con lo sguardo rivolto ai posteriori del cavallo e si alzò lentamente, traballando un poco per la cadenza incalzante del galoppo.

Aprì un poco le braccia per non perdere l’equilibrio, poi portò le mani sui manipoli e azionò il dispositivo di manovra tridimensionale, schizzando in aria con velocità e immaginandosi di avere davanti a lei un gigante. Volò intorno, tenendo d’occhio il cavallo sotto di lei galoppare ancora nel recinto e solo quando si ritrovò in traiettoria atterrò al suolo, qualche metro davanti al sauro. Prese pomello e arcione della sella, correndo al suo fianco e saltando su, accucciata per lo sbalzo datosi.

Afferrò le redini al volo e frenò davanti alla recinzione, mentre tutti i suoi compagni le riempirono le orecchie con un boato di gioia.

Keith carezzò appena il muso del sauro, fissandola senza tradire alcuna emozione.

 

- Notevole Jones… ora scendi da questa bestia e sistemala.-

 

Si limitò ad annuire e ad eseguire l’ordine impartito, non calcolando tuttavia la reazione degli altri camerati. Marco, euforico, la strinse e la sollevò in aria, cogliendola impreparata e facendole fare la figura del sacco di patate. Connie, Thomas e Mina andarono lì con occhi colmi di esaltazione, sorpresi per tutto quello che avevano visto.

Aveva fatto così tanto colpo da avvicinare persino quei taciturni di Berthold e Reiner.

 

- MARCO!-

 

- Io lo dicevo che oggi avresti lasciato il segno!-

 

- Cavolo, questo sì che è andare a cavallo!-

 

Esclamò Springer, incapace di contenersi per l’adrenalina. Thomas annuì subito dopo, guardandosi le mani tremanti.

 

- Sarebbe bello poter fare queste cose. Dove hai imparato?-

 

Karissa li guardò, sempre in braccio all’amico moro, non sapendo cosa rispondere.

Deglutì, un po' per il dubbio e un po' per l’arsura, poi rispose.

 

- Io… a casa mia...-

 

- Davvero notevole Karissa.-

 

La voce decisa di Reiner fu una vera sorpresa, dato che fino a quel momento il biondo non si era minimamente esposto con lei.

La ragazza lo guardò, vedendolo sorridere soddisfatto e in modo amichevole.

Marco la mise giù, permettendole di ricomporsi e rispondere a tutte quelle lusinghe alle quali, visto il suo imbarazzo, non era abituata. Karissa si sistemò una ciocca dietro l’orecchio, scostando lo sguardo per quella miriade di complimenti che stava ricevendo: adesso sarebbe stato veramente difficile mantenere un profilo basso.

 

- Grazie Reiner… non è niente di così… beh, eclatante...-

 

- Spero tu stia scherzando! Trovami qualcun altro che sa fare queste cose!-

 

Esplose Connie quasi infuriato, causando negli altri una risata di pura allegria per la faccia buffa che aveva assunto. Nonostante il divertimento, Karissa avrebbe saputo cosa rispondere al commilitone: un paio di persone più brave di lei le conosceva. Scosse energicamente la testa, rammentandosi che non era il tempo per ricordare.

Dissellò il cavallo e lo sistemò, cercando di ringraziare e, forse, anche sminuirsi un poco davanti a quella miriade di elogi. Mentre si stava levando tutta la strumentazione per il movimento tridimensionale, Marco le si avvicinò con un baio rossastro al suo fianco, dandole un leggero tocco sulla spalla sinistra.

 

- Non sarò bravo come te, ma ce la metterò tutta.-

 

L’albina accennò un sorriso, lasciando il cavallo libero di brucare in un recinto apposito.

 

- Non azzardare, Marco. Son mosse belle da vedere, ma quando le fai il rischio di rompersi il collo è elevato. Per ora limitati alle cose basilari, poi vi insegnerò qualche trucco.-

 

Vide il ragazzo porgerle la mano, il classico gesto usato per suggellare un patto.

 

- Promesso?-

 

Karissa strinse la mano dell’amico, annuendo vigorosamente.

 

- Prom...-

 

Prima che potesse finire, le sue orecchie captarono un nitrito così acuto da sembrare uno strillo demoniaco. Ogni singolo pelo reagì a quel suono, ogni singolo muscolo si contrasse per il terrore: li aveva sentiti tante volte nel suo passato e, nonostante tutto, ancora non era riuscita a controllare la pelle d’oca.

Guardò verso le scuderie, vedendo uno stallone morello, imbrigliato e con la sella storta, uscire al gran galoppo e travolgere alcuni soldati e cadetti.

Rivolse i suoi occhi chiari lungo la traiettoria del cavallo, vedendo Jean distratto di spalle: non sarebbe riuscito a scansarsi in tempo.

Le sue gambe agirono più velocemente del suo cervello, correndo così lestamente da farle credere di star volando ancora, ignorando le urla dei compagni che, invece, fecero voltare Kirschtein. Karissa gli dette una spallata per spingerlo via, non riuscendo tuttavia ad evitare la carica del morello.

Afferrò le redini in una frazione di secondo, ignorando la terra sotto il suo corpo che la stava graffiando: se avesse continuato a fare il pazzo si sarebbe fatto seriamente male o addirittura ammazzato.

Non poteva permetterlo.

Provò a rialzarsi, correndo zoppicante a fianco del purosangue e cercando qualcosa dentro alla camicia. Estrasse un piccolo pugnale, un oggetto che non pensava potesse tornarle nuovamente comodo, e recise con decisione i ganci del sottopancia, evitando che la sella la colpisse in pieno viso. Poi, per quanto dolorante, gli balzò sulla schiena, resistendo a malapena alla sgroppata data dall’equino: scivolò di lato e si tenne con entrambe le braccia al collo del cavallo, tirandosi su con un colpo di reni e preparandosi alla seconda ribellione stringendo il costato con tutta la forza rimasta nelle gambe.

Il cavallo smontonò furiosamente più volte, non riuscendo tuttavia a scollarsela dalla groppa: era il momento.

Karissa afferrò correttamente le redini e decise di farlo sgambare, anche se questo l’avrebbe fatta rischiare di più. Assecondò per un primo momento la velocità, prevedendo le sgroppate e preparandosi a non cadere rovinosamente, poi iniziò a mettere l’animale in circolo, giocando con le redini e, di conseguenza, con l’imboccatura. Il morello provò a ribellarsi, arrivando a fare un’impennata a candela che fece urlare le ragazze più sensibili.

Jean guardò la scena pallido e riuscì a tirarsi su solo per l’aiuto di Marco, mentre Connie decise di incoraggiare la ragazza.

 

- RESISTI KARISSA! NON MOLLARE!-

 

Non era facile.

Le ginocchia presero a tremarle, come ogni singolo muscolo delle sue gambe: non poteva mollare, ma tutto le faceva credere di esserci dannatamente vicina.

Si strinse al collo del cavallo e, quando questo tornò su tutte e quattro le zampe, seguì nuovamente il galoppo, riducendo il diametro del circolo e facendogli fare girate strette.

La testa, la spalla sinistra e le labbra le stavano pulsando dall’inizio di quello spettacolo, segno che probabilmente si era procurata delle abrasioni o peggio. Finalmente, dopo un tempo apparentemente illimitato, lo stallone rallentò l’andatura, passando al trotto e infine fermandosi sfinito.

Karissa, tremante per lo sforzo, gli carezzò il collo e scivolò giù dal fianco sinistro, venendo presa in tempo da Marco e Reiner.

Il moro la guardò pallido.

 

- Karissa, stai bene?!-

 

Non sapeva in che condizioni avesse la faccia, ma il sapore di ferro in bocca le fece ben capire che il taglio sulle labbra non se lo era risparmiato. Annuì appena, prendendo volentieri la borraccia che le stava porgendo Braun e bevendone avidamente il contenuto. Guardò nuovamente il cavallo, staccandosi dai due ragazzi e carezzandogli il muso: cosa lo aveva spaventato?

Lo stallone, precedentemente considerato pericoloso, si fece lisciare con tranquillità e solo in quel momento Karissa si rese conto delle abrasioni: i vestiti erano praticamente da buttare, visto il tessuto liso sul lato sinistro e la sua pelle, già delicata, avrebbe fatto fatica a guarire senza lasciare cicatrici. Per fortuna, almeno così sperava, soltanto il taglio al labbro sembrava più profondo e questo, anche se minimo, la rassicurava: non avrebbe portato troppi bendaggi strani nel viso.

Controllò gli arti del cavallo, constatando con sollievo che non si era fatto male: avrebbe potuto sentirsi in colpa per anni.

 

- Grandi, grossi e fifoni, eh?-

 

Sorrise, vedendo Connie e Jean affiancare Marco e Reiner.

 

- Cavolo Karissa! Devi farti medicare! Sicura di stare bene?!-

 

Esordì pallido Springer, mentre Kirschtein la stava guardando ancora scosso per quello che aveva rischiato: non doveva essere bello vedersi passare tutta la vita davanti.

Karissa annuì sorridendo, ignorando i dolori che avevano preso a farsi sentire e i capelli scomposti davanti al viso.

Lei che salvava la vita a quell’odioso di Jean… doveva essere impazzita.

 

- Mai stata meglio, Connie. Tu Kirschtein? Tutto bene?-

 

Il ragazzo si riscosse, annuendo appena e guardandola in faccia, per una volta riconoscente.

 

- Sì, io… grazie, Jones.-

 

La ragazza annuì appena, prendendo le redini del cavallo morello e sorridendo, come se non le fosse successo assolutamente nulla.

 

- Prego, Kirschtein.-

 

Schioccò appena la lingua, conducendo zoppicante il morello nelle scuderie e prendendosi carico della sua cura. Verificò che non avesse alcun tipo di disturbo muscolare, che tutti i denti fossero sani e che non avesse strani ascessi in bocca; poi, una volta finito, fece degli impacchi ai quattro arti dell’animale, non riuscendo ad evitare gli sguardi di Shadis e degli addetti alle scuderie.

Li guardò.

 

- Creta. Gli eviterà gonfiori agli arti. Domani andrà sciacquata e...-

 

- Vai a farti medicare, Jones.-

 

L’ordine dell’istruttore, per quanto ragionevole, le sembrò simile a una stilettata in pieno petto.

Lo guardò e tentò di replicare, venendo preceduta dal superiore.

 

- Al cavallo ci penseranno i soldati addetti. Penso che tu abbia già fatto abbastanza per oggi. Mi hai stupito: abile in sella, certo, ma con una propensione a salvaguardare la propria unità e i propri compagni… insomma, solo un soldato pronto a sacrificarsi o un pazzo avrebbe fatto un gesto come il tuo. Questo ti fa onore, tuttavia la strada è lunga.. non montarti la testa. Ti verranno dati degli abiti nuovi.-

 

Per quanto Shadis le facesse paura, quella volta non sentiva nelle sue parole alcun tipo di astio.

Lo guardò, alzandosi con difficoltà da terra e annuendo: non era tipa da montarsi la testa, non lo aveva mai fatto e non avrebbe certo iniziato in quel momento.

Fece il saluto militare e uscì zoppicante dalla scuderia, venendo immediatamente sorretta da Marco: sì, forse doveva veramente farsi curare.

 

- Ce la fai a camminare?-

 

Prima che potesse rispondere il ragazzo la prese in braccio, facendola arrossire per l’imbarazzo, soprattutto quando notò Connie e Thomas ridacchiare furbescamente.

 

- Marco! Ce la faccio, mettimi giù!-

 

- Bugia. Avanti, ti porto dal medico.-

 

Inutile controbattere: per quel genere di cose quel ragazzo era più testardo di un mulo.

Sospirò, lasciando che l’amico la portasse nella struttura riservata alle medicazioni, fortunatamente non molto distante dall’arena equestre: non era raro che qualche cadetto venisse disarcionato o restasse staffato, per questo e non solo era stata attivata una struttura medica.

Sentì la testa pulsarle sempre più forte e, per un attimo, vide tutto sdoppiato: non poteva aver picchiato anche la testa, non le era sembrato fino a poco prima.

Si portò una mano nei capelli e iniziò a cercare una qualsiasi ferita, vedendo Marco fermarla con una stretta tranquilla.

 

- Non hai ferite alla testa, per fortuna. Il medico adesso verificherà eventuali traumi non visibili e ti curerà le abrasioni.-

 

Prima che potesse annuire, la ragazza realizzò che il dottore avrebbe dovuto spogliarla.

Si irrigidì, controllandosi meglio e con il terrore negli occhi il fianco sinistro, constatando con enorme sollievo che almeno nella zona del pube i pantaloni erano rimasti integri: non poteva rischiare che tutti gli altri compagni vedessero, non poteva rivelare niente.

Marco la guardò, stringendola appena e aprendo la porta senza esitazioni, iniziando a raccontare al medico tutto quello che era successo. L’anziano la osservò, permettendo al giovane di farla stendere su un lettino e verificando che la vista fosse a posto. Iniziò a muovere un dito a destra e sinistra, constatando che non vi erano danni agli occhi, salvo poi passare alle ferite evidenti e guardare il ragazzo.

 

- Figliolo, esci adesso. Devo spogliarla. Ti chiamerò quando avrò finito di medicarla.-

 

Karissa guardò il ragazzo provare a ribattere o, almeno, pensare a come evitare di lasciarla sola, salvo poi sospirare e annuire.

 

- Va bene… grazie dottore.-

 

Guardò la ragazza, abbassandosi appena e sorridendole serenamente.

 

- Ci vediamo dopo. Non fare l’eroina, mh?-

 

- Va bene… grazie Marco...-

 

Quando lo vide uscire, quando capì di essere rimasta sola con il medico, pregò che la sua mente non le facesse scherzi strani, che non si divertisse a farla impazzire.

L’anziano si avvicinò, controllando delicatamente le escoriazioni sul corpo, non potendo non notare la tensione che stava dominando ogni suo muscolo; la guardò negli occhi, non capendo cosa le stesse accadendo.

 

- Ragazza, stai tranquilla. Non farà male...-

 

Forse non avrebbe fatto male fisicamente, ma tutto quello che c’era dietro… quello sì.

Guardò l’anziano, vedendolo iniziare a tagliare, con l’aiuto di un paio di forbici, il tessuto già liso dei pantaloni e della camicia. Le si raggelò il sangue e, prima che se ne rendesse conto, saettò più lontana dalle mani del medico, tirandogli quasi un calcio in pieno viso.

 

- Ragazza, non posso curarti se fai così. Andrà tutto bene, tranquilla.-

 

Tornò a levarle i rimasugli di tessuto, notando sulla zona pubica della ragazza un simbolo impresso a fuoco sulla sua povera pelle candida: una lupa rampante, un segno che fece fermare l’uomo. La osservò in silenzio, bloccandosi ad un solo pensiero e chiudendo appena gli occhi, evidentemente dispiaciuto. Karissa lo guardò, pregandolo con le iridi intrise di lacrime di tacere. Deglutì un groppo di saliva e la voce, per quanto cercasse di controllarla, le uscì con un flebile tremolio.

 

- Dottore...-

 

- Non dirò niente, ragazza… adesso lasciati medicare.-

 

Karissa non reagì, lasciò che l’uomo le levasse i vestiti e le medicasse le abrasioni, evitando di guardare troppo ciò che lei voleva celare al mondo. Le bendò il braccio e la gamba, facendola sedere in seguito e avvolgendo anche il fianco, passando infine ai punti sul lato sinistro della bocca.

 

- Ho finito. Chiederò all’istruttore Shadis di non sfiancarti, devi riposare e rimetterti. Le ferite non sono gravi, ma meglio non prenderle alla leggera.-

 

La ragazza annuì, scendendo lentamente dal lettino e coprendosi con il lenzuolo, guardando l’uomo in attesa degli abiti di ricambio. L’anziano annuì, dandole le spalle e recuperando da una mensola alcune parti della divisa. Karissa, in silenzio, osservò il pavimento, tenendosi la testa e dandosi dei leggeri colpi alla tempia destra per non ricordare, per non cadere in quell’incubo continuo che già non le consentiva di dormire adeguatamente: non poteva, non doveva!

Strinse i denti, bloccandosi quando percepì la mano del medico posarsi sulla sua testa con fare comprensivo.

 

- Ragazza… ne ho viste tante come te. Mi dispiace per quello che ti è successo, ma devi pensare diversamente: tu stai uscendo da quel ruolo che ti volevano imporre, dalla vita che ti stavano obbligando a seguire. Hai trovato… uno scopo e dovresti esserne fiera. Starò zitto, tranquilla.-

 

Karissa abbassò lo sguardo: sapeva che non avrebbe detto a nessuno del marchio, ma chi avrebbe detto al suo passato di non rifarsi vivo?

Purtroppo quello era un compito esclusivamente suo.

Si infilò come prima cosa i pantaloni bianchi, imponendosi di ignorare il dolore e tornare dai suoi amici. Si strappò la fasciatura al seno, prendendo nel silenzio più totale delle bende pulite e iniziando ad avvolgerle intorno al petto, salvo poi indossare una camicia scura e il giubbotto dei cadetti.

Guardò nuovamente l’anziano medico, mostrando il pugnale con il quale aveva staccato i finimenti dal morello.

 

- Sa cos’è questo, signore?-

 

L’uomo fu preso in contropiede, iniziando a pensare dove volesse andare a parare la ragazza.

 

- Beh, sembra un pugnale...-

 

L’albina rimase in silenzio, fissando la lama fine e affilata con occhi velati.

 

- Così appare… per me è stata la mia unica salvezza. Non sarei qui se non fosse stato per questo piccolo.-

 

Si sistemò le cinghie per il movimento tridimensionale e gli stivali, mentre la sua mente vagava nei ricordi del passato. Ruotò veloce la lama, piantandola nella parete e conficcandola quasi fino all’elsa, proseguendo con il discorso.

 

- Dicono che l’omicidio porti alla dannazione eterna, giusto? Anche se questo è eseguito per legittima difesa? Mi risponda dottore, perché se così fosse...-

 

Si fermò, tirando via il coltello dal legno e riponendolo con cura nella fasciatura del seno, rivolgendosi infine all’uomo ammutolito. Poi proseguì.

 

- Mi ritroverei molto vicina all’origine dell’inferno. Grazie per le cure...-

 

Non attese replica, si limitò a varcare la porta e a trattenere le lacrime: non aveva avuto modo, non le era stata data alcuna scelta se non quella di agire per avere salva la vita. Marco le corse incontro insieme a Connie, Jean e Reiner, bloccandosi appena la vide asciugarsi le lacrime.

 

- Karissa...-

 

- Sto bene… per favore, andiamo al dormitorio. Devo riposare...-

 

Il moro annuì e si fece avanti, prendendola sulle spalle per evitarle ulteriori affaticamenti. Karissa non si oppose, non si divincolò come prima, anzi accettò il tutto con una leggera apatia negli occhi cerulei, inerzia che non passò inosservata a Jean.

In silenzio tornarono tutti al dormitorio e, una volta raggiunta la camerata femminile, la ragazza scese dalla schiena di Bodt, trattenendo delle smorfie causate dal dolore, arrivando ad alzare una mano per non ricevere alcun aiuto dai ragazzi. Connie prese parola.

 

- Karissa, sei sicura di farcela?-

 

- Sono solo quattro scalini Connie… se mi fermo per delle escoriazioni cosa farò quando mi ritroverò davanti ad un gigante?-

 

- Devi pensarci proprio ora?-

 

Domandò con un tono leggermente seccato Kirschtein, non riuscendo tuttavia a celare una leggera vena di preoccupazione. L’albina lo guardò, percependo perfettamente il terrore che quelle creature causassero a lui e a tutti gli altri commilitoni: poteva comprenderlo, poteva capire che la paura di essere divorati potesse essere così presente, quasi palpabile e non riusciva a dar loro torto.

Il castano proseguì.

 

- Sembra quasi che tu non abbia paura di loro.-

 

Un mezzo sorriso amaro si dipinse sulle labbra candide ed escoriate della giovane, costringendola a fermarsi per non riaprire i punti di sutura.

 

- Credimi, ho paura… ma quando vedi altri appetiti… e compi certe azioni per un solo fine… credimi, riesci a riflettere il tutto anche su quei mostri.-

 

Reiner, confuso, la guardò a braccia conserte, cercando di capire come tutti gli altri il senso del suo discorso.

 

- Che intendi, Karissa?-

 

Avrebbe voluto spiegare tutto, ma era meglio per lei, per tutti loro, mantenere il silenzio più totale.

Scosse la testa e si lasciò scappare un sorriso sincero ma carico di rabbia, di terrore; gesto che le costò tuttavia un punto e causò in Marco ulteriore preoccupazione.

 

- Attenta i...-

 

Leccò il sangue velocemente, ignorando le facce dei ragazzi a metà fra lo spaventato e lo stregato: inutile preoccuparsi per delle cuciture, non sarebbero state certamente le ultime.

Salutò con un cenno della mano e salì i gradini, cercando di non sovraccaricare troppo la gamba ferita e imponendosi, nonostante il dolore, di non chiedere aiuto: la botta era stata discreta, avrebbe impiegato dei giorni a rimettersi del tutto e questo, purtroppo, significava restare indietro con gli allenamenti. Strinse con forza il corrimano ligneo, dandosi la spinta anche con le braccia per concludere la salita ed entrare nel dormitorio dove, una volta chiusa la porta, si lasciò andare ad un lungo sospiro, interrotto da qualche inspirazione guidata dall’ansia. Si toccò le labbra con la mano destra e osservò il sangue che iniziò a scivolare dai polpastrelli fino al polso, costringendola a correre, come meglio poteva, verso il suo letto e cercare un panno per pulire il tutto.

 

- KARISSA SCAPPA!-”

- NON FERMARTI TESORO! CORRI!-”

 

Tremò vistosamente e si costrinse, per non crollare rovinosamente a terra, ad appoggiarsi alla parete e scivolare lungo essa, mentre gli occhi iniziarono a liberare lacrime a lungo trattenute.

 

- Di questa che ne facciamo, capo?-”

- Tranquilli… so io dove poterla vendere.-”

 

Si tenne la testa e premette così tanto che, se ne avesse avuto la forza, probabilmente si sarebbe fatta scoppiare il cranio. Supplicò di smetterla, cercò di convincersi a non ricordare, tentò in ogni modo di sopprimere quelle voci, quelle immagini, ma ogni tentativo risultò vano. Il corpo iniziò a tremare vistosamente, il respiro a farsi sempre più corto e i battiti del cuore ancor più veloci, poi tutto si trasformò in un urlo carico di ogni sentimento negativo: rabbia, dolore, terrore.

Non si rese conto del tonfo della porta, non riconobbe Marco e Jean correrle incontro e accucciarsi di fronte a lei, non sentì le loro voci preoccupate: era tutto così confuso, cosa volevano?

Marco le prese le spalle e, non curante della forza che lei stava mettendo per svicolarsi da quella stretta, la portò al suo petto e la strinse piano, non riuscendo tuttavia a farla smettere di urlare: voleva scappare, voleva allontanarsi da lui.

 

- Karissa, Karissa sono Marco! Calmati...-

 

Jean guardò, decidendo infine di separare l’amico dalla ragazza: ricordava come lei avesse reagito quella sera, fuori dalle scuderie, con la costante presenza di una paura a loro nascosta e sentiva che, ad agire in quel modo, non avrebbero fatto meglio. Il moro lo guardò, concentrandosi nuovamente sull’amica rannicchiata nell’angolo fra il muro e il suo letto: come potevano lasciarla in quello stato?

Guardò Kirschtein quasi irato.

 

- Jean, non possiamo lasciarla così!-

 

- Lo so Marco… ma stringendola, almeno adesso, peggioriamo la situazione invece che migliorarla.-

 

Rimasero in silenzio, capaci soltanto di attendere che il picco di quella crisi calasse. Dopo qualche minuto, i singulti divennero sempre meno evidenti e il pianto, prima carico di odio e dolore, scemò in un flebile singhiozzare. Fu solo allora che Jean, sempre con movimenti lenti, decise di prenderla in braccio, guardando l’amico con occhi decisi.

 

- Non può dormire qui. Le altre ragazze inizieranno a farle domande e lei potrebbe ricadere in questo scempio.-

 

Marco sospirò, guardando Karissa intenta a fissare il vuoto, con occhi rossi per il pianto e velati per il dolore appena provato; nel punto dove le era saltata la sutura poteva vedere il sangue raggrumato, spalmato in alcuni punti del mento a causa dello sfregamento con i vestiti.

Sospirò, guardando deciso Jean.

 

- Cosa proponi?-

 

- Che dorma in un posto più tranquillo. Noi faremo la guardia a ore alterne, per poi riportarla nella camerata prima del suono della campana.-

 

Il moro annuì, identificando subito un luogo dove la ragazza avrebbe potuto dormire in tranquillità. Prese la coperta dal suo letto e precedette l’amico verso l’uscita, controllando che non ci fossero altre ragazze nei dintorni e camminando con passo spedito verso le scuderie, seguito con altrettanta fretta dal castano. Kirschtein si guardò intorno, concentrandosi ogni tanto sulla ragazza: sembrava essersi calmata, quasi come se quella crisi le avesse completamente prosciugato ogni energia, rendendola molto più simile a un burattino che ad una persona.

Sospirò e decise di parlarle a bassa voce.

 

- Jones, non so cosa ti stia accadendo… ma tu non sei così. Non dico che tu sia perfetta, non dico che tu sia inscalfibile, ma diavolo piangere come una bambina? Proprio tu che mi tieni testa? Quando mai, eh? Avanti, hai dimostrato di essere tutto fuorché una donzella in pericolo… stai persino superando la tua difficoltà fisica.-

 

Rimase un attimo in silenzio, cercando di capire se ci fosse un qualche cenno di ripresa da parte sua, poi proseguì.

 

- Ti invidio. Sinceramente pensavo che gettassi la spugna prima, che non arrivassi a questo punto, eppure guarda, sei una delle più promettenti qui dentro.-

 

Marco aprì la porta delle stalle e permise all’altro di superarlo, chiudendo immediatamente il tutto e cercando un posto dove poterla far riposare. Scrutò ogni posta, trovandone una libera e iniziando a buttarci della paglia pulita per evitarle di dormire sul terreno duro, il tutto mentre Jean continuava a tenerla in braccio e a parlare, sempre in un sussurro appena percettibile.

 

- Sai, credo che tu piaccia a Marco. Dovevi sentirlo durante la tua prova a cavallo: o non fiatava o non faceva che commentare quanto fossi brava e a tuo agio sulla sella. Per non parlare di quella del movimento tridimensionale: io aspettavo solo una sequela di cadute, lui invece non faceva che incitarti a non mollare...-

 

Accennò un sorriso, proseguendo quello che ormai era diventato un monologo.

 

- Non mi sei simpatica, lo ammetto, ma… penso che combattere con te sarebbe una sicurezza in più. Non so se accadrà, io voglio entrare nel corpo di gendarmeria e tu… beh, lo sappiamo quanto tu sia pazza, sceglieresti l’armata ricognitiva. Però una cosa posso dirla e questa volta ti parlo con sincerità. Chi ti avrà accanto, sul campo di battaglia, può ritenersi fortunato.-

 

- Ho fatto Jean.-

 

Il ragazzo annuì e si avvicinò al letto di paglia, sistemando la ragazza al meglio ed accorgendosi che, nel mentre, aveva chiuso gli occhi. Marco sorrise in modo mesto, coprendola e pensando a come fare per il rancio: solitamente lo consumavano tutti insieme nella mensa, ma quella volta cosa avrebbero potuto dire?

Jean si girò, incamminandosi verso l’uscita.

 

- Jean, dove vai?-

 

Domandò il moro confuso, ricevendo come risposta un cenno non curante della mano.

 

- Pensa a Karissa. Torno con la cena.-


Angolo Autrice: Ed ecco il quarto capitolo! Finalmente Karissa affronta una prova più nelle sue corde e, finalmente, la vediamo sorridere un po' di più. Nonostante tutto continuano ad esserci tante domande sul suo passato.. che le sarà successo?
Per aiutarvi con alcune acrobazie effettuate a cavallo vi lascio un video di uno stuntman a cui mi sono ispirata per la stesura della parte.
Al prossimo capitolo!
Bacioni!


Nebula216 <3

https://www.youtube.com/watch?v=1c7gAMZi6Po

   
 
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