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Autore: Novelist Nemesi    27/08/2009    2 recensioni
Bene, finalmente trovo il coraggio di postare una fan fiction sui una band che apprezzo molto, i My Chemical Romance. Tutto procede nella maniera più tranquilla nella vita di Gerard e del fratello Mikey, liceali, insieme al loro amico Frank, che combina solo pasticci. Sono ragazzi, hanno voglia di fare, di dire, di parlare. Questa storia è un viaggio, signori. Che ho cercato di rendere. E spero vi piaccia.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio sembrò meno lungo del previsto, con Bob che chiacchierava su tutto ciò che gli passava per la testa e Frank che lo seguiva a ruota. Parlavano di musica, ed era saltato fuori che Bob suonava la batteria nel tempo libero, sebbene lavorasse come tecnico del suono. Almeno, fino a quel momento. Sembrava non importargli nulla del lavoro perso, dei soldi mancati. E i suoi genitori? non dicevano niente? gerard non poteva viaggiare con uno sprovveduto del genere, ma Bob disse ripetutamente che a casa non si preoccupavano, e comunque li aveva avvertiti giustificando quell’imminente partenza come un viaggio-studio. Quanto al lavoro, diceva nella maniera più tranquilla e naturale possibile, che l’avrebbe trovato immediatamente, non appena questa storia sarebbe finita.

-A proposito di soldi, noi come stiamo messi?- chiese Ray.

Gerard frugò nelle tasche, prese il portafogli, tirò fuori tutti gli spiccioli che aveva –Io ho 26 dollari e 55 centesimi-

-Io 20 dollari e 35- disse Frank

-Io 24 e 12-

Guardarono tutti Bob, che fece un sorriso smagliante e mostrò la sua monetina –Una quarto di dollaro!-

Avevano fatto davvero bene, a portarselo in giro? Tuttavia, era l’unico a conoscere New York come le sue tasche. Sperarono solo di non ritrovarsi a dover scappare da qualche negozietto derubato dal biondino in assenza di soldi.

Notarono poi che il treno andava a una velocità minore, sbuffava più del solito e fischiava. Forse erano arrivati?

A dare la conferma fu Bob –Bene, gentili passeggeri, benvenuti a New York. Restate seduti ai vostri posti e non scendete finchè il treno non sarà del tutto fermo. Ricordiamo che è assolutamente vietato fumare, bere, dormire, leggere riviste porno, provarci con le belle signorine a bordo, e andare in bagno di nascosto per sfuggire al controllo del biglietto-

-Cavoli!- disse Frank –Già da qui sembra tutto un altro pianeta!-

-Siamo arrivati, finalmente-

-Già… Siamo finalmente a New York-

Uscirono più in fretta che poterono dalla stazione, ritrovandosi spaesati, eccetto Bob, di fronte a quei grattacieli immensi. Alti , altissimi. E loro che prendevano in giro Frank per la bassa statura… In mezzo a quella caotica città si sentirono delle nullità, senza possibilità di cavarsela da soli. Se loro si sentivano così, figuriamoci Mikey.

-Ray, sembri impressionato anche tu. Non avevi detto di esserci già stato?-

-Sì, ma quella volta ero tutto impegnato a pensare ai Maiden, che a fare il turista-

-Bene, gentili signori- disse Bob imitando una voce femminile –Benvenuti a New York, la Grande Mela, il fulcro dell’America, l’insieme delle culture eccetera eccetera. Alla vostra destra potrete trovare dei tipici cittadini newyorkesi camminare per le strade-

-Ooooooh…- esclamò Frank

-Non è il momento di fare i turisti, abbiamo già perso fin troppo tempo. Andiamo-

Fermarono chiunque, anche stranieri, descrivendo in modo dettagliatissimo Mikey. Ma nessuno sembrava averlo visto. Stavano per perdere le speranze, mentre si riposavano davanti alla statua della libertà. Normalmente l’avrebbero ammirata e scattato qualche foto, ma non era proprio l’umore giusto quello.

-Almeno possiamo dirgli che non gli è successo niente, ancora. Anche se questa è una grande città, se per caso ci fosse un incidente o cosa ne sarebbero tutti informati- disse Ray

-Non voglio nemmeno pensarci- Gerard prese un binocolo, tra i tanti che venivano usati per vedere meglio la statua, e ci giocherellò un po’.

-Certo che quella statua è enorme anche vista da questa distanza- disse Frank –Fa un certo effetto vedere una cosa simile e poi il mare…-

-E’ davvero enorme- spiegò Bob –Senza il piedistallo è alta 46m, da terra fino alla fiaccola 93. E’ stata costruita dai francesi Bartholdi e Eiffel, come ideale di benvenuto a chiunque sarebbe venuto a New York. Rappresenta una donna con una corona e vestita come gli antichi romani con in alto la fiaccola della libertà, mentre nell’altra mano ha il libro con segnata la data del 4 luglio 1776, quando abbiamo ottenuto l’indipendenza. Le sette punte della corona rappresentano i continenti e i mari. Ai piedi vi sono delle catene spezzate che simboleggiano la liberazione-

-Come diavolo fai a sapere tutte queste cose?-

-Le ho studiate a scuola. Voi no?-

-Ehm…- erano proprio di un altro livello, loro.

Gerard, senza un interesse particolare, cominciò a fare innocue domande da turista –Quindi è possibile vederla da vicino?- si mise il binocolo –E’ su un’isola…-

-Certo che si può. l’isola, insieme alla statua, è considerata monumento nazionale-

-Vedo del movimento verso la statua…-

-Dentro c’è un ascensore che porta fino alle corone, dove ci sono delle finestre da cui è possibile vedere New York-

-Significa che è possibile… Entrare nella statua?-

-Certo. Però non ho idea se si paghi e quanto-

-Cavolo… E’ bestiale…-

Gerard ebbe un’idea –Vi va di farvi un giro nella statua?-

-Come?-

-Aspetta, ho capito…- disse Ray –Mikey potrebbe essere lì-

-E se siamo fortunati lo becchiamo. Andiamo- disse Gerard, ritrovando la speranza.

Purtroppo, per salire su quella statua, ci volevano soldi, e Bob non ne aveva.

-Non c’è problema, ragazzi. Andate voi, io aspetto qui-

-Scherzi, vero? Dobbiamo stare uniti qui-

-Dobbiamo trovarci i soldi, ma come?-

-Ah, questo non è un problema. Avete degli strumenti a portata di mano?-

-No-

-Sapete ballare?-

-No-

-Cantare?-

-Gerard sa cantare!- disse Frank come se avesse avuto un colpo di genio –E anche piuttosto bene-

Gerard arrossì –No, non credo che…-

-E invece sì sì sì sì…- gli fece il solletico sul collo –Ti fai insegnare da tua nonna! Non negare l’evidenza, io ti ho sentito-

-Non so se c’è da fidarsi molto dei tuoi gusti- disse Ray

-Però è pur sempre qualcosa. Venite con me- disse Bob

camminarono per un bel po’, si sentivano i piedi quasi stanchi e non avevano la minima idea di dove li stesse portando Bob. Quando finalmente entrarono in un negozio di musica.

-Bob! Che sorpresa vederti qui senza il signor Thomas! Cosa posso fare per te?-

-Come andiamo, Jackie?- disse Bob salutando calorosamente la ragazza tutta tatuata, proprietaria del negozio –Ho bisogno di un grandissimo favore. Mi servono degli strumenti-

-Certo, dimmi pure. Immagino una batteria-

-No, troppo ingombrante. Un tamburello è più che sufficiente. E due chitarre classiche, mi servono giusto per una mezz’oretta, te li riporto subito. Ti pago il noleggio-

-Uh, d’accordo. Ti farò un notevole sconto. Aspetta qui un secondo-

Mentre aspettavano l’arrivo degli strumenti, Ray e Frank tartassarono di domande Bob, il quale rispondeva sempre “Aspettate e vedrete”. Gerard era invece impegnato ad ascoltare la radio, la musica di quel negozio. Un brano di David Bowie. E, se prima teneva leggermente il ritmo, dopo non si controllò e cominciò a canticchiare, seppure a voce non troppo alta -He looked a lot like Che Guevara… Drove a diesel van… Kept his gun in quiet seclusion… Such a humble man… The only survivor… Of the national people's gang…-

Non immaginava che qualcun altro lo stava ascoltando –A quanto pare Frank ha gusto- disse Bob facendo un sorriso sghembo.

-Bene, ora che siamo fuori…- disse Frank con una chitarra classica in mano –Ci spieghi che dobbiamo fare con questi strumenti a noleggio e in mezzo a una strada?-

-E’ moooooolto semplice, Frank. Noi suoniamo, Gerard canta, la gente ci butta i soldi e poi andiamo alla statua-

Lo guardarono tutti sbalorditi. Che razza di piano. Assurdo.

-Ci potrebbero volere ore prima che troviamo i soldi necessari. Senza contare che dobbiamo pagare anche il noleggio di questi-

-Con Jackie me la risolvo io. Voi suonate e basta-

-No, non credo di poterlo fare…-

-E invece sì, Gerard! non devi aver paura! Anzi, cogli l’occasione per fare il tuo debutto in grande stile in una città come New York!-

-No, no. Stonerò. Oh, se stonerò! Rovinerei tutto e la gente non ci darebbe nemmeno un centesimo-

-Non ti preoccupare. Pensa che la gente al posto della testa abbia… Abbia… La faccia della statua della libertà. Ok?-

-Cosa?-

-Dai, tutti ai vostri posti!-

La statua della libertà sulle teste dei passanti? Gli sarebbe venuto da ridere e avrebbe peggiorato la situazione. Però ormai c’era, non poteva mollare tutto. Si sentì la responsabilità di tutti e tre sulle spalle. E Mikey. Doveva farlo per Mikey. Lui gli chiedeva sempre di cantargli qualcosa.

Qualcosa di Bowie, per esempio.

Gerard chiuse gli occhi. Non ce l’avrebbe fatta a reggere gli sguardi della gente.

Malgrado tutto, erano stati abbastanza bravi. La gente buttava soldi, molta più gente di quanto non si aspettavano.

-Mamma, è cieco quello che canta?-

-No, tesoro, non lo vedi che ha solo gli occhi chiusi?-

-Vai, Gerard, stai andando alla grande. Ci mancherebbe un balletto-

-Gerard un balletto? Questa sì che è bella!-

-Però, sai suonare, Iero…-

-Direi che ora puoi anche chiamarmi Frank, amigo-

C’era sintonia tra loro, contrariamente a quel che si pensava. In particolare, c’era una ragazzina che si era fermata ad ascoltarli. E anche compiaciuta. Gli lasciò ben 20 dollari. Bè, era ancora una ragazzina, non aveva molto senso del denaro. Ma ai ragazzi faceva comodo.

-Siete stati davvero bravi!-

-Eh?- Gerard aprì gli occhi, connettendo di nuovo con la realtà –Dici a noi?-

-No, al palo…-

-Ehm… Grazie…-

-Come si chiama la vostra band? È uno spreco suonare per strada, e senza nemmeno un basso-

-Non siamo una band-

-Davvero? Che peccato…- poi osservò attentamente Gerard –Tu mi ricordi qualcuno…-

-Ragazzina, non ho molto tempo da perdere…-

-Eppure mi ricordi qualcuno che ho incrociato per strada. Mi era venuto addosso, doveva aver inciampato da qualche parte. portava gli occhiali…-

Occhiali?

-Sei sicura? Quando l’hai visto?-

-Uhm… Mezz’ora fa… Poi mi ha chiesto come arrivare alla statua della libertà, ma io non sono di queste parti…-

Gerard sorrise in maniera esagerata –Grazie! Grazie, ragazzina!- prese zaino e soldi velocissimo –Andiamo, ragazzi! Mikey ci aspetta!-

@ LaSereRomancer: Siamo tutte preoccupate per Mikey, eh? xD Grazie per la recensione!

 

@ Wonderland: E’ un onore per me sapere che ti sei iscritta solo per recensire la mia storia! Grazie e continua a seguirmi!

 

@ Emanuela_Smile: Grazie infinite per la recensione, spero di non annoiarti nei seguenti capitoli!

 

@ Purple: Sei gentilissima, grazie!

 

@ Prinzesschen: Sei stata la prima a recensire, ti ringrazio!

* Panic In Detroit - David Bowie
  
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