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Autore: arashinosora5927    31/03/2021    1 recensioni
Santo cielo, armatevi di insulina perché se potessi taggare fluff tre volte lo farei.
Dunque sono qui a portarvi non ironicamente la mia prima 5927 in assoluto riscritta che altro non è che come immaginavo il continuo della Doujinshi Suki Suki Daisuki della mia dea Kubyou Azami del circolo Mononoke Hobaku Butai. Al tempo avevo le idee proprio confuse oggi invece oltre allo stile strutturato e la padronanza dei personaggi ho anche i volumi originali seguito di questa storia.
Questo scritto è infatti misto della traduzione dei volumi stessi e della mia fantasia.
Spero vi piaccia.
Voglio dedicare il primo capitolo di questa storia al mio Decimo che oggi compie 18 anni il che rende la nostra relazione a 6 anni di differenza ufficialmente legale. Tanti auguri, amore mio.
Il secondo capitolo invece è tutto per Ghostclimber.
Trama concreta: a causa di un esperimento di Bianchi adesso Tsuna si comporta in modo strano e Gokudera se ne deve fare carico. Corteggiato dal suo amato Decimo si trova in conflitto con se stesso. Il sogno è diventato finalmente realtà, ma è tutto finto, non può cedere alla tentazione.
Ah per motivi di trama Tsuna è piuttosto OOC e credevo fosse giusto specificarlo.
[5927]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La strada per raggiungere il suo appartamento non gli era mai sembrata più lunga, interminabile, chilometri di asfalto.

Si mise a piovere, ma per una volta a Gokudera non dispiacque non avere l'ombrello, anzi, trovò conforto in quelle gocce perché il cielo si era messo a piangere con lui dandogli la possibilità di nascondersi qualora avesse incontrato qualcuno che aveva intenzione di attaccarlo e a Namimori erano in tanti a voler farlo per colpa della sua attitudine provocatoria.

Poco male, aveva talmente i coglioni girati in quel momento che se un malcapitato teppistello di seconda categoria lo avesse aggredito sarebbe stata l'ultima volta.

Nell'istante in cui aveva realizzato che ogni ricordo andava cancellato perché falso si era sentito vuoto, perso, ma passo dopo passo, quasi bruciando il terreno, Gokudera si era reso conto in realtà di essere arrabbiato, anzi incazzato nero, con se stesso.

Lo sapeva, lo sapeva dall'inizio che era tutta una farsa e anche se c'erano stati quei dieci secondi in cui era stato all'oscuro e aveva toccato il cielo con un dito poi Bianchi era giunta con le spiegazioni inequivocabili.

Si fermò, la pioggia batteva sulla sua felpa ormai zuppa, la tentazione di dare un pugno al muro era così forte che quasi sperava di imbattersi in uno dei suoi nemici di quartiere.

Era stato un tale idiota, niente di nuovo insomma. Non sapeva dire se si pentiva o meno ora che il fantasma delle labbra di Tsuna bruciava sulle sue, così come ogni momento intimo che avevano condiviso, lo sentiva bruciare sulla pelle.

La tenerezza che aveva visto sbocciare doveva ora farla a pezzi e cancellarla prima che divenisse pericolosa anche se non poteva rimangiarsi le proprie parole e a differenza di Tsuna non aveva nessuna scusa a cui aggrapparsi.

Scosse la testa, si diede un contegno, problemi o meno non era più un quattordicenne impaurito e dimenticato dal mondo, lui era Gokudera Hayato, guardiano della tempesta della Decima generazione dei Vongola, un giorno lo sarebbe stato a pieno titolo. Era un quindicenne che viveva da solo in un appartamento che amministrava con le proprie forze, tirando avanti lavorando part-time al kombini locale perché allo stipendio da mafioso non aveva ancora avuto accesso. Non era l'ultimo scemo della situazione insomma ed era giunto il momento di riconoscerselo.

Era cresciuto, al fianco di Tsuna era maturato così tanto, una maturità positiva diversa da quella che gli avevano imposto ripetuti traumi costringendolo a crescere troppo in fretta ad abbandonare l'innocenza prima ancora di comprendere di essere solo un bambino. Ora poteva assumersi la responsabilità delle sue azioni, anzi doveva, perché al diavolo gli esperimenti di Bianchi i suoi sentimenti erano reali e aveva passato fin troppo tempo a negarli e nasconderli giustificandoli dietro mera ammirazione.

Con quella consapevolezza riuscì a rimettersi in cammino, la rabbia era ancora in circolazione, ma si era aggiunto anche un senso di orgoglio sconosciuto che la stava assorbendo.

Rientrò al suo appartamento lasciando impronte sul pavimento, sbuffò al pensiero di dover pulire, ma ricordò a se stesso che la cosa migliore fosse cambiarsi prima di ammalarsi e non solo perché il Decimo si sarebbe preoccupato, ma perché la sua fottuta vita ce lo aveva un valore.

Si avvicinò alla porta del bagno e vide Tsuna, l'asciugamano tra i capelli bagnati e l'accappatoio a nascondere quel bel corpo, gli occhi chiusi in attesa di un bacio che Gokudera non gli poteva dare.

Scacciò l'immagine in preda alla frustrazione e non seppe se ringraziare o meno che non avesse fatto il bagno assieme perché sarebbe stato un ricordo in più da rimuovere, ma al contempo avrebbe avuto un sapore di intimità maggiore che non gli sarebbe dispiaciuto poter conservare gelosamente nel suo cuore.

Si spogliò e preparò il bagno più rilassante che avesse mai pensato di fare. Acqua calda, bagnoschiuma alla lavanda e profumatore d'aria alla vaniglia giusto per aggiungere un tocco in più.

Si immerse e appoggiò la testa sul marmo, gli sembrò così scomodo eppure così accogliente. Non aveva una reggia, né niente di simile a una casa vera, ma il suo appartamento non gli era mai sembrato più confortevole.

Chiuse gli occhi, si deterse il viso e usò una spugna per strofinare il corpo, immaginò di poter rimuovere ogni traccia di sofferenza da sé con quel gesto gentile.

A metà strada del processo si rese conto che per la prima volta nella sua vita si stava inconsciamente premiando, perché Tsuna lo aveva messo a dura prova e lui tranne due o tre piccoli sgarri aveva resistito.

La prima volta lo aveva baciato perché smettesse di piangere, certo lo aveva fatto anche perché non desiderava altro, ma nessuna delle sue azioni aveva rispecchiato l'egoismo o mancato di rispetto a Tsuna. Anche il bacio che si erano dati a letto se lo era concesso sempre per tranquillizzarlo.

"Quindi questi sentimenti svaniranno con l'antidoto secondo te?" si vide gli occhi dolci di Tsuna davanti, così determinati come lo erano stati quella notte.

"E se io non volessi? Sono felice con te, Gokudera-kun. Se perdessi questi sentimenti mi sentirei molto vuoto e ti ci sentiresti anche tu" le parole risuonarono nella sua testa.

"Mi domando se sia vero, Decimo... mi chiedo se adesso vi sentiate vuoto come pensavate..." sussurrò.

Rimase ancora per qualche minuto a mollo nella vasca poi decise di immergere anche il viso e fece a gara con se stesso a quanto tempo riuscisse a rimanere in apnea. Riemerse con un enorme presa di fiato dopo quelli che gli sembrarono secondi interminabili.

"Buono l'ossigeno..." esalò respirando a pieni polmoni. Non era stata una cattiva idea, adesso si sentiva più sicuro e consapevole che il passato era rimasto nel passato.

Uscì dalla vasca e si diresse nella sua stanza, prese i vestiti per la notte anche se non era neanche ora di pranzo perché aveva voglia di chiudere la giornata.

Tsuna era ovunque: sul letto ad aspettarlo con il lenzuolo sollevato, sul ripiano della cucina a bocca aperta aspettando di essere imboccato, seduto sul divano a sorridergli, accovacciato vicino al divano baciandolo dolcemente sulle labbra.

Gokudera sospirò, non aveva la più pallida idea di come fare a sopravvivere a tutte quelle ore in quell'appartamento che ormai aveva memorizzato il suo profumo e addirittura lo esaltava. Come aveva detto il Decimo? Che quella casa sapeva di lui? Ora invece aveva tutto un altro aroma, il più prezioso al mondo.

Il livello di frustrazione non era quantificabile e non importava quanti libri leggesse, da quanto giochi cercasse di farsi distrarre, Tsuna era pronto ad apparire in ogni istante chiamandolo "amore" e rivolgendogli quegli sguardi che avrebbero potuto tranquillamente ammazzarlo.

Quando scattarono le dieci di sera Gokudera si convinse che era socialmente accettabile andare a dormire e anche se il pranzo e la cena erano state una tortura in cui aveva visto Tsuna preparare la Siciliana e mangiarla insieme a lui, il sonno fu una deliziosa carezza perché a metà da sogno e realtà si concesse di immaginare di essere tra le sue braccia e sentì un bacio dietro la schiena così come il giorno prima vi era stato davvero.

Al risveglio le sensazioni non furono così gentili con lui, il freddo del letto vuoto misto al pugno nello stomaco che fu riemergere da un sogno in cui aveva già parlato con Tsuna e risolto.

Di prendere un caffè neanche se ne parlava, dato il suo stato d'animo come minimo avrebbe avuto acidità di stomaco.

Nonostante si fosse svegliato prima che negli ultimi dieci anni della sua vita e avesse tempo per fare tutte quelle cose a cui sembrava non riuscire mai a dedicarsi impiegò ogni secondo di più a pensare a cosa dire a Tsuna. Come avrebbe reagito quando lo avrebbe visto? E quando il suo boss realmente ricordava? Questa parte dell'esperimento anche non gli era troppo chiara.

Pensò di scusarsi, ma non sapeva nemmeno di cosa o perché. Non aveva colpe stavolta né sentiva di aver fatto qualcosa di sbagliato. Quale era la cosa più giusta da dire per rimanere fedele al suo boss, ma anche a se stesso contemporaneamente?

Si rese conto che stava addirittura per fare tarsia furia di vivere momenti nella sua testa per rimandare quello reale.

Uscì di casa di tutta fretta e si diresse alla casa di Tsuna, aveva detto che sarebbe passato a prenderlo e di certo non avrebbe rispettato quella promessa.

Mentre ancora si tormentava per camminando per le strade giunse a una conclusione.

Decimo, non importa se non siete innamorato di me, io chiedo solo di rimanere al vostro fianco pensò determinato.

Giunto davanti casa Sawada bussò al campanello, attese la consueta trentina di secondi che ci voleva prima che Tsuna uscisse di tutta fretta dalla porta salutando i presenti e annunciando di andare a scuola, ma stavolta la porta si aprì esattamente cinque secondi dopo e apparve Nana sull'uscio, un bel sorriso sulle labbra.

"Buongiorno, Gokudera-kun" disse rivolgendogli uno sguardo gentile.

Gokudera accennò un inchino e ricambiò il sorriso.

"Buongiorno, mamma" disse.

Per un istante si fermò a pensare alla prima volta in cui l'aveva chiamata in quel modo. Le gambe avevano tremato e l'imbarazzo era salito nel viso. Era stato solo un piccolo lapsus a cui Nana aveva risposto con una carezza sulla testa.

"Puoi chiamarmi come preferisci, Gokudera-kun" aveva poi detto.

Per quanto gli sembrasse folle lentamente si era abituato a chiamarla così e doveva ammettere che ogni volta che lo faceva si immaginava automaticamente sposato con Tsuna e perdeva qualche battito.

"Gli amici di Tsu-kun sono tutti figli miei" aveva aggiunto senza dettagli, ma Gokudera aveva colto una nota amara nel suo sguardo e aveva capito che sapeva la sua triste storia o comunque un accenno e voleva aiutarlo.

"Il Decimo?" domandò gentilmente mantenendo lo stesso sorriso.

"Il Decimo?" chiese Nana di rimando alzando un sopracciglio confusa.

"Ah Tsuna? Non si sente bene, ha detto che ha un forte mal di testa per questo oggi resta a casa" spiegò ricordando che quel ragazzo si riferiva a suo figlio sempre con quello strano soprannome.

"Mi dispiace Gokudera-kun, hai fatto tutta questa strada solo per andare a scuola insieme..." disse poi con un piccolo sospiro.

Gokudera scosse la testa, agitò nervosamente le mani davanti al viso di Nana Sawada.

"No no, nessun problema, lo faccio con piacere" disse con un leggero imbarazzo.

"Allora se possibile riferitegli solo che sono passato e che gli auguro di rimettersi in fretta.
È meglio che vada a scuola così potrò prendere appunti anche per lui. Tornerò a fargli visita subito dopo le lezioni, riferitegli anche questo."

"Grazie Gokudera-kun, sei sempre così premuroso nei confronti di mio figlio" disse Nana rivolgendogli uno sguardo molto dolce.

Gokudera si sentì nuovamente a disagio, Nana doveva capire che ogni gesto non gli pesava affatto.

"Non è niente lo faccio con piacere, lui è molto importante per me" disse sforzandosi di avere un tono stabile anche mentre pronunciava quell'ultima frase così carica di significato.

"Lo so ed è di questo che ti sono grata. Tsuna è fortunato ad averti nella sua vita."

Gokudera arrossì vistosamente, per un attimo si domandò se l'intuito di una madre non lo avesse smascherato, ma poi decise che non se ne sarebbe fatto un problema in ogni caso e sorrise.

"Sono io quello fortunato, mamma."

Nana lo salutò con una carezza sul viso e gli augurò una buona giornata, poi si chiuse la porta alle spalle e sospirò appoggiando la schiena.

"È un così bravo ragazzo" mormorò.

Salì le scale per raggiungere la stanza del figlio e bussò gentilmente alla porta.

"Tsu-kun, posso?" domandò.

Tsuna sospirò guardò male Reborn che aveva appena messo il dito nella piaga come suo solito.

"Gokudera è venuto per te" aveva detto.

"Mama, entra pure. Tsuna sta facendo i capricci" rispose il tutor al suo posto.

Sentendosi autorizzata da Reborn Nana entrò nella stanza di suo figlio e si sedette a bordo del letto.

Tsuna aveva nascosto la testa sotto al cuscino e non accennava a muoversi di mezzo millimetro.

"Oh cielo, Tsu-kun. Ma che sarà mai potuto succedere con Gokudera-kun?" gli domandò sorpresa da quel comportamento inusuale.

"Te lo dico io cosa è successo, mama" infierì Reborn.

Tsuna gli rivolse uno sguardo talmente glaciale che persino Reborn rimase in silenzio e decise di attenersi.

Nana era sconvolta, non era cosa di tutti i giorni che suo figlio la supplicasse di mentire per liquidare uno dei suoi migliori amici e al contempo le chiedesse l'autorizzazione per rimanere a casa.

"Guarda Tsu-kun che se vuoi tagliare Gokudera-kun fuori dalla tua vita devi passare sul mio cadavere" disse.

Tsuna si ricompose, si asciugò le lacrime con la manica del pigiama e tirò su col naso.

"Che cosa? No, non potrei mai fare una cosa simile, non voglio... è lui che... ecco potrebbe..." disse affranto.

Nana era visibilmente spaesata perché la persona che poco prima aveva visto davanti alla porta sembrava tutto fuorché intenzionata a mettere fine a quel rapporto.

"Tsu-kun, perché dici così? Gokudera-kun ti vuole bene. Questo lo sai?"

Tsuna sospirò, si strinse nelle spalle avvolgendosi nelle coperte.

"Mamma, tu non lo conosci come lo conosco io. Gokudera-kun è troppo gentile, ma non è sincero... ed è questo il problema... che lui farà finta di niente, dirà persino che non gli ha dato fastidio..."

Nana sospirò a propria volta.

"Ti faccio una camomilla" disse.

"E se vorrai parlarmene, ti ascolterò" aggiunse prima di uscire dalla stanza.

Reborn saltò sul davanzale della finestra, gli rivolse un'occhiataccia.

"Gokudera è venuto qui per te, non per qualcun altro" sottolineò.

"Non mi parlare di Gokudera" soffiò Tsuna.

Reborn sospirò, si massaggiò appena le tempie.

"Passi oggi e ti faccio passare anche ieri, ma se domani non vai a scuola ti farò rimpiangere anche il giorno della tua nascita" disse con un tono via via più minaccioso.

Tsuna nascose nuovamente la testa sotto al cuscino e urlò.

"Lo sto già facendo!"

Svoltato l'angolo di casa Sawada Gokudera divenne spaventosamente serio perché forse stava sviluppando anche lui qualcosa di simile al super intuito di Tsuna, ma era certo che Tsuna non avesse mal di testa, ma lo stesse bensì evitando volutamente. Questa consapevolezza lo accompagnò per tutto il tempo come un fastidioso macigno sul petto e rimase anche durante l'intervallo.

Con una sigaretta in bocca, il cuore pesante e la testa affollata Gokudera si appoggiò alla grata che gli impediva di precipitare e sospirò. Si concesse di esplorare tutti quei caotici pensieri.

Si domandò dove fosse finita la sicurezza del giorno prima, la certezza sulle sue posizioni. Perché adesso sentiva di averne approfittato? Okay, forse in parte era vero, ma avrebbe potuto fare molto di più se non si fosse imposto di controllarsi.

"Hey Gokudera, sai che è successo a Tsuna? Ha detto il bambino che si deve allenare duramente sulle montagne" la voce di Yamamoto alle sue spalle lo fece sussultare rompendo la bolla in cioè da finito costringendolo a guardare in faccia la realtà.

"E infatti non c'è, non vedi?" sbraitò Gokudera, era prevedibile che si accanisse sul povero Yamamoto che non c'entrava niente, ma per fortuna sapeva come incassare.

"Il Decimo non si sente bene oggi" aggiunse con un tono molto triste conscio di star dicendo solo una mezza verità.

"È okay, succede nelle migliori famiglie" cercò di confortarlo Yamamoto.

"Anche se sono preoccupato per lui, è stata una botta forte" mormorò perdendo il suo solito sorriso.

Hayato aveva quasi rimosso quella pallonata, il pensiero lo fece rabbrividire, gli bastò un istante per ritrovarsi in infermeria e assaporare quel bacio innocente, ma sincero e la dichiarazione che l'aveva preceduto.

"Ti amo" quante volte lo aveva detto? Una? Due? Tre? Perché non aveva avuto la decenza di fingere al posto di sputtanarsi ogni giorno di più?

"Gokudera, stai bene? Hai una faccia orribile..." commentò Yamamoto vedendolo sbiancare.

Hayato non rispose, ripensò ancora a quei piccoli giorni di inferno travestiti da paradiso e comprese pienamente perché Tsuna lo stesse evitando.

"Il Decimo sta male a causa mia" mormorò.

_ Ammesso che lo abbia veramente però il mal di testa potrebbe essere un effetto collaterale dell'antidoto_ pensò.

C'è Reborn con lui quindi non devo preoccuparmi... però mi manca, mi domando per quanto tempo continuerà a non venire a scuola e a ignorarmi

"Gokudera?" lo richiamò Yamamoto alla ricerca di spiegazioni.

"Neanche io mi sento bene, non riesco a guardarmi in faccia" mormorò Hayato in risposta senza davvero rendersi conto di cosa avesse detto.

"Lo sento, non ha mal di testa, non mi vuole vedere. E come biasimarlo... ne ho approfittato. Lui non era in sé non ha alcuna colpa a differenza mia, però... stavo vivendo un cazzo di sogno..."

Yamamoto afferrò Gokudera per le spalle, lo scosse costringendolo a guardarlo negli occhi e riemergere da quello stato di dissociazione che lo vedeva parlare atono in maniera preoccupante.

"Si può sapere che stai dicendo? Stai delirando!" disse.

Gokudera sbatté le palpebre, riuscì a trattenere le lacrime solo per miracolo.

"Credo che io e il Decimo dobbiamo parlare" disse con un tono nuovamente vivo.

Tutti quei sentimenti da parte tua sono falsi, però io ti amo per davvero... pensò tristemente.

E mi piace amarti perché anche se a volte fa male è qualcosa che mi fa sentire vivo. Io provo emozioni così forti solo per una tua parola gentile, il tuo sorriso mi spedisce in paradiso e sono tutte cose che non renderebbero la mia giornata così speciale se non ci fossero. Io non voglio rinunciare ai miei sentimenti, hai ragione quando dici che mi sentirei vuoto e non voglio neanche che ti faccia il problema di rifiutarmi per paura di ferirmi. Voglio che le cose tra noi non cambino, voglio essere tuo amico, sempre, non smetterò mai di volerlo essere anche se mi piacerebbe essere qualcosa di più... se posso essere tuo amico io sono già felice, lo sono davvero.

Yamamoto lo guardò perplesso perché gli occhi di Gokudera erano vacui come se si fosse di nuovo perso nell'iperuranio.

"Dimmi che avete litigato, giustificherebbe questo tuo stato" disse.

Gokudera annuì ritornando pienamente in sé.

"Una cosa del genere" disse spegnendo la sigaretta contro la ringhiera.

"Torniamo in classe" aggiunse prima di sparire dietro la porta del tetto della scuola lasciando Yamamoto ancora più spaesato.

Quando la campanella suonò per l'ultima volta quel giorno Gokudera assaporò la libertà, si fiondò fuori dal cancello in direzione di casa di Tsuna, era talmente carico di sentimenti e parole che temeva di esplodere de avesse aspettato un momento di più.

Non aveva seguito una sola lezione era letteralmente andato a scaldare la sedia e di questo si sarebbe scusato con Nana in in secondo momento, adesso aveva solo bisogno di vedere Tsuna, ne aveva bisogno come l'aria.

Bussò al campanello stampandosi un sorriso sulle labbra che non raggiunse gli occhi per dissimulare la paura, non c'era bisogno di fare preoccupare anche una madre tanto amorevole. Era terrorizzato e aveva voglia di piangere e scappare, ma davanti a Tsuna doveva farsi forza perché non poteva dimostrargli di non saperlo affrontare.

"Gokudera-kun! Di parola come sempre" disse Nana aprendogli la porta.

"Sì, mamma. Il Decimo sta meglio?" chiese Gokudera mentre il suo tono veniva spezzato dagli ansiti ancora sconvolto per la corsa che ha fatto.

"Non direi..." mormorò Nana con rassegnazione.

"Se non è troppo di disturbo vorrei vedere come sta..." insistette Hayato.

"Va pure di sopra, sarà felice di vederti" disse Nana con un sorriso affettato che fece raggelare il sangue di Gokudera.

"Con permesso allora..." mormorò questo ultimo facendosi avanti sull'uscio.

Il cuore di Tsuna era esploso una prima volta sentendo il campanello, ma ora che aveva sentito anche le dita di Gokudera bussare contro il legno della sua porta era sicuro che fosse esploso di nuovo.

Batteva così forte da fargli venire mal di testa, da dargli l'impressione di poter perdere i sensi e vederlo davvero scoppiare.

"Decimo, sono Gokudera. Posso entrare? Devo avvertirvi che non accetterò un "no" come risposta" disse Hayato, si congratulò con se stesso perché nonostante la mente caotica che sembrava aver cancellato tutto il discorso che si era preparato era riuscito a mettere in fila parole per formare una frase di senso compiuto che rispettasse il suo volere, peccato per il tono che ribollendo di frustrazione era uscito più aggressivo di quanto volesse.

Tsuna sentì le mani tremare, quelle parole di certo non lo stavano aiutando a calmarsi, stavano anzi avendo l'effetto contrario.

Si sentiva quasi paralizzato se non fosse stato per i tremori diffusi nel corpo, la coperta tirata fin sotto gli occhi.

"E-Entra" disse, non avendo altra scelta.

"N-non era necessario che venissi... potrei contagiarti... non voglio che ti ammali..." aggiunse cercando accampare scuse.

"Cosa vi sentite di preciso?" domandò Gokudera cercando di ammorbidire il tono.

"H-Ho dei forti capogiri... un dolore al petto...mi fa male lo stomaco...ho la nausea..." rispose Tsuna senza guardarlo negli occhi.

"Riuscite ad alzarvi dal letto?" domandò Gokudera prendendo posto sulla sedia della scrivania.

Tsuna annuì con un cenno impercettibile del capo non credendo alla sua stessa risposta.

"Sono andato a scuola, Yamamoto era molto preoccupato per voi... crede che abbiate passato gli ultimi giorni ad allenarvi sulle montagne..." disse Gokudera cercando di stemperare la tensione affilatissima.

"Scommetto che glielo ha detto Reborn" aggiunse sforzandosi di sorridere.

"Come va il naso?" domandò non ricevendo risposta dopo interminabili secondi di silenzio.

"Gokudera?" disse Tsuna cercando di mettersi seduto.

"Sì?"

"Scusami... puoi andartene?" chiese con un tono sicuro che si spezzò sull'ultima sillaba.

"Mi dispiace, mi dispiace davvero... ma non riesco a guardarti in faccia..." scoppiò Tsuna incapace anche di piangere dopo averle versate tutte.

Gokudera sentì il cuore congelarsi tutto quel tono freddo ed era sicuro che avrebbe smesso di battere se Tsuna non avesse detto quelle altre parole che lo avevano fatto sentire meglio non tanto per il contenuto quanto per il calore in esse.

"Ricordate tutto, vero?" chiese amaramente.

Tsuna annuì, trovò la forza di alzare gli occhi dalle sue gambe nascoste sotto il lenzuolo.

"Sì... perfettamente" disse.

"Non riesco neanche a pensarci...e non riesco a non pensarci... mi dispiace."

"Decimo, non eravate in voi" sorrise benevolo Gokudera, si alzò dalla sedia per farsi più vicino solo ottenere che Tsuna si schiacciò completamente contro la testiera del letto.

"Volevo esservi di aiuto come braccio destro, ma mi sono spinto troppo oltre e per questo mi scuso, ma per favore Decimo, permettetemi di rimanere al vostro fianco... per favore, anche se non avete bisogno di m-"

Tsuna lo interruppe quasi urlando.

"No, io ho bisogno di te!"

Gokudera rimase fermo per una manciata di secondi aspettando che Tsuna riprendesse fiato e organizzasse le idee per poi ritorcersi inconsapevolmente a sorridere.

"Gokudera-kun, perché parli come se fosse colpa tua?" domandò Tsuna affranto.

"Perché lo è" ammise Gokudera parlando senza emozioni.

"L'ho mangiata io la cioccolata preparata da Bianchi... solo mia la colpa" ribatté Tsuna.

"Non è vero" insistette Gokudera.

"Gokudera-kun, tu sei stato gentilissimo e rispettoso mentre io... io ti ho molestato..." disse Tsuna permettendosi di sentire tutto quello sconvolgimento che derivava da quella consapevolezza, lo stomaco in subbuglio, l'acido in gola e la sensazione di essere sul punto di rimettere anche l'anima.

"E tu me lo hai lasciato fare..." aggiunse sempre più coinvolto dalle proprie parole con un tono molto triste.

"Gokudera, tu mi fai paura e sai perché? Perché se io mi fossi spinto oltre tu non avresti opposto la minima resistenza e questo mi terrorizza. Fino a che punto mi avresti assecondato solo per compiacermi?! Perché non puoi essere sincero con me e vedermi come una persona normale e non come una specie di divinità a cui sacrificarti?!"

Gokudera rimase in silenzio per una manciata di secondi, gli sembrava tutto surreale. Non aveva idea che Tsuna potesse sentirsi in quel modo e addirittura concepisse simili pensieri che neanche aveva sfiorato la mente di Hayato. La fase del braccio destro disposto a tutto senza riflettere l'avevano abbondantemente superata ed era sicuro di avergli dimostrato più e più volte che la sua non era cieca devozione, ma consapevole fiducia verso una persona imperfetta e fallace piena di difetti che non rendevano questa persona meno degna di quella fiducia. Lui cercava solo di essere un buon amico e adempiere al suo ruolo di braccio destro per Tsuna, niente di più, niente di meno. Le bugie le aveva accantonate molto tempo prima, quasi non era capace di mentirgli.

"Ma non ho ragioni per biasimarti, vero? Mi sono comportato da egoista e ti ho forzato a fare cose che non volevi eppure ti sei sempre preso cura di me senza neanche respingermi... che caro Gokudera-kun. Dovrei esserti grato, scommetto... mi dispiace, ma ero fuori controllo... fuori controllo..." proseguì Tsuna con un tono talmente inquietante che Gokudera si avvicinò al bordo del letto e lo prese per le spalle costringendolo ad affrontare il suo sguardo.

"La prima notte ti ho baciato mentre dormivi" continuò Tsuna tenendo gli occhi bassi.

"Non stavo dormendo, Decimo" specificò Gokudera.

"Pensi che non lo sappia?!" inveì Tsuna.

"Mi sento male solo a pensarci...è così imbarazzante. Non riesco a guardarti in faccia perché mi tornano a mente tutte quelle cose... quelle cose indecenti che ho fatto e mi torna in mente come hai retto il gioco al posto di dirmi la verità. Complimenti, Gokudera-kun, sei un attore nato... perché lo hai fatto?! Perché me lo hai permesso?!"

Gokudera sospirò profondamente perché mai nella sua vita aveva pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe desiderato prendere a pugni Sawada Tsunayoshi.

"Perché volevo!" urlò, si prese qualche istante per respirare dopo quello scoppio.

"Io stavo vivendo un cazzo di sogno, con la consapevolezza di star dormendo perché lo sapevo che era tutto finto. Dovrei essere io a scusarmi perché io non ero sotto l'effetto di un bel niente se non dei miei fottuti sentimenti e forse avete ragione quando dite che avrei dovuto respingervi, ma per voi, non per me. Cazzo, Decimo, questi tre giorni sono stati i ricordi più belli della mia vita, ma è tutto falso e li ho dovuti rimuovere o almeno ci ho dovuto provare... non mi avete fatto nessun torto e mi dispiace se vi fa così schifo ciò che è success-..."

Tsuna era rimasto in silenzio ascoltando quelle parole sentendosi improvvisamente stupido e sollevato allo stesso tempo, però era stato costretto a interromperlo.

"Non ho mai detto questo..." disse con sicurezza.

"Allora perché non riuscite a guardarmi e volete che me ne vada?" domandò Gokudera sull'orlo delle lacrime.

"Perché non avevo il tuo consenso, si vedeva che non volevi e mi sento in colpa per quello che ho fatto..." cercò di rispondere Tsuna ricercando le parole.

"Decimo, io cercavo di oppormi solo perché sapevo che voi non volevate. Sono io che non avevo il vostro consenso!" ribatté Gokudera.

"Ma il mio ve lo avrei dato senza battere ciglio se davvero fosse stato vostro desiderio..."

Tsuna si ammutolì, rimase per qualche istante a bocca aperta, poi si impose di chiudersela e alzò un dito come se avesse appena realizzato qualcosa.

"A-Aspetta... quindi mi stai dicendo che tu volevi e non per compiacermi?" domandò.

Gokudera annuì vigorosamente, a questo punto non aveva più alcun senso negare.

"Stai dicendo che io... che tu... che noi...?" disse Tsuna incoerentemente ritrovandosi a sorridere e a ridere per rilasciare la tensione.

Gokudera lo guardò confuso e si chiese quale fosse la domanda perché non l'aveva mica capito.

"Oh Dio, Gokudera-kun, ha ragione Reborn quando dice che sono lento. L'effetto dell'esperimento è svanito, ma io continuavo a pensarti... non che sia una novità insomma nell'ultimo anno non ho fatto altro. Mi spezzava il cuore sapere che tu fossi stato al mio gioco solo perché un giorno forse sarò Vongola Decimo, ma se provi davvero qualcosa per me allora...allora sono felice" disse Tsuna, si sentiva improvvisamente leggero come se si fosse tolto di dosso una corazza di due tonnellate.

Gokudera rimase a propria volta a bocca aperta, ricercò un ossigeno che forse era scomparso e sorrise come un ebete a propria volta.

"State dicendo che i sentimenti sono rimasti anche dopo che l'effetto della cioccolata è passato. Siete sicuro che l'antidoto abbia funzionato?" domandò.

Tsuna annuì lo accolse in un abbraccio a cui Gokudera non oppose resistenza e lo strinse forte.

"Penso che... ciò che ho mangiato... abbia solo portato a galla qualcosa che... qualcosa che c'era già... ma che non avevo capito... adesso lo vedo così chiaramente, Gokudera-kun" sussurrò timidamente al suo orecchio.

Gli occhi di Gokudera brillarono e tenere lacrime di gioia scorsero lungo le guance.

"I vostri sentimenti mi lusingano, Decimo" mormorò a propria volta.

"E a me lusingano i tuoi" rispose Tsuna.

Rimasero abbracciati per quella che sembrò un'eternità solo ad ascoltare il respiro e il battito accelerato dell'altro. Avevano entrambi paura di mettere fine a quel momento.

"Sono così felice... non sono mai stato così felice in tutta la mia vita" disse improvvisamente Gokudera rompendo il silenzio che si era creato, Tsuna lo strise più forte e gli diede istintivamente un bacio sulla guancia sentendo la lacrima che l'aveva rigata.

"Neanche io" mormorò.

"Non avrei mai pensato che ti sentissi così, Gokudera-kun. Se lo avessi saputo non mi sarei fatto così tanti problemi..."

Gokudera poteva solo concordare perché anche lui non avrebbe nascosto il suo amore se avesse saputo di poterglielo riversare addosso.

"E adesso?" domandò sentendo l'urgenza di definire le cose..

Tsuna ridacchiò, si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi e sorrise.

"E adesso possiamo smetterla di discutere circa di chi sia la colpa perché non c'è nessuna colpa" disse avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di Gokudera.

Hayato ebbe giusto il tempo di dire "De-" che Tsuna si chiuse le labbra con le sue.

Quando si sottrasse dal quel semplice contatto Tsuna mise ben in chiaro il fatto che aveva qualcosa da dire e poi avrebbe ascoltato tutte le eventuali proteste di Hayato in materia.

"Ti amo...forse è presto per dirlo, ma è così che mi sento e penso che posso dirlo anche perché è stata letteralmente la prima cosa che mi hai risposto quando mi sono dichiarato dopo aver mangiato la cioccolata..." disse leggermente imbarazzato.

Gokudera scoppiò a piangere, lacrime di gioia dolcissime che lo faceva sentire incredulo.

"Io non posso credere che mi ricambiate, mi sembra impossibile... che ho fatto di buono per meritarmi il vostro amore?" domandò.

Tsuna sorrise, lo accolse nuovamente tra le sue braccia accarezzandogli i capelli.

"È quello che mi chiedo anche io ogni giorno. Che ho fatto di buono per meritarti, Gokudera-kun?"

Per i successivi cinque minuti i singhiozzi si alternarono a intensi baci a stampo, poi entrambi si resero conto che in quella stanza non si respirava per via dell'odore che aveva creato la sofferenza di Tsuna ammuffendo tra le coperte.

"Vi va una passeggiata?" chiese Gokudera.

Tsuna annuì.

"Puoi darmi qualche minuto? Ho bisogno di una doccia prima di vestirmi. Farò in fretta, promesso."

Gokudera rispose con un gentile cenno del capo.

"Aspetto giù, allora."

Dopo qualche minuto come promesso, Tsuna scese le scale della sua casa vestito in maniera comoda, diversa dall'usuale divisa o dagli abiti a cui Hayato era abituato, aveva infatti scelto dei vestiti nuovi che aveva pensato di usare per un'occasione importante e che avevano ancora il cartellino un attimo prima.

Gokudera impulsivamente gli tese una mano e accennò un inchino, Bianchi si fece testimone di quel momento.

"E così ti sei messo con mio fratello, eh?" domandò facendoli arrossire entrambi.

Hayato ritirò la mano con se si fosse scottato, Tsuna distolse lo sguardo, ringraziò che Bianchi avesse preso l'abitudine di indossare gli occhiali da aviatore di default.

"Sorella, ma che cazz-?" ribatté Hayato prima di ritrovarsi interrotto.

"Fratellino, credi che io non lo abbia capito? "Prenditi la responsabilità di aver fatto innamorare Tsuna" te lo avevo detto, no?" domandò Bianchi.

Gokudera sospirò, distolse lo sguardo davanti all'espressione maliziosa e furbetta della sorella.

"Che stai dicendo?" chiese.

"Hayato, la mia cioccolata non ti fa innamorare della prima persona che vedi, ma amplifica ciò che provi per la persona che ami. Se Tsuna non avesse sentito niente per te nulla di tutto questo sarebbe mai successo" spiegò Bianchi.

Tsuna rimase in silenzio, sentì il suo istinto tintinnare.

"Stai dicendo che..?!" domandò poi di colpo.

Bianchi lo interruppe con un sorriso sadico e Reborn saltò sulla sua spalla.

"Esattamente, siamo stati noi ad architettare tutto. Sembrava aveste bisogno di una spintarella" disse Bianchi con un'espressione dolce e benevola.

"E ci stavate mettendo un'eternità" interferì Reborn.

"Ho detto io a Bianchi di lasciare la cioccolata sul tavolo, così la prossima volta che mangi cose non destinate a te ci pensi due volte, Dame-Tsuna."

Tsuna sospirò, doveva aspettarselo, era tipico di Bianchi e Reborn muovere i fili e poi fare gli gnorri.

Hayato era rimasto fermo a qualche frase più indietro.

"Mi prendo volentieri le mie responsabilità" disse carico di entusiasmo sotto le risate di Bianchi e l'imbarazzo di Tsuna.

"Reborn-san, mi prenderò cura di lui" aggiunse guardando il tutor come se si stesse rivolgendo al padre del ragazzo.

"Lo credo bene, Gokudera e lasciami farti i complimenti. Hai un autocontrollo che fa paura."

Gokudera si voltò verso Tsuna che era rimasto fermo con un piede su uno scalino e l'altro su quello avanti.

"Ti renderò felice per il resto della tua vita" dichiarò guardandolo negli occhi.

Tsuna avvampò e rischiò di cadere solo per quelle parole, si aggrappò al corrimano e riuscì ad atterrare tra le braccia di Hayato senza rompersi niente.

"Piccioncini, siete così dolci che ho bisogno di un'iniziezione d'insulina" commentò Reborn, rivolse poi lo sguardo ad Hayato.

"Gokudera guardami bene, se Tsuna salta un solo giorno di scuola, se i suoi voti calano, se non si allena a dovere io vi faccio lasciare. Sono stato chiaro?" domandò.

"Chiarissimo..." tremò Gokudera in risposta sapendo che il killer intendeva ogni singola parola.

Tsuna lo prese per mano e lo trascinò fuori da quella porta prima che un qualunque altro membro della famiglia potesse metterlo in imbarazzo.

Varcata la soglia di casa si rese conto che non era ancora pronto a farsi vedere in giro mano nella mano con Gokudera così si limitò semplicemente a camminargli molto vicino facendo appena sfiorare le loro dita.

Gokudera sorrise con la consapevolezza che non ancora in pubblico, ma in uno spazio reale della loro vita avrebbe potuto stringere forte quella mano e non lasciarla.

"Ero preoccupato che mi steste lasciando indietro, Decimo. Mi sembravate sempre più forte sempre più maturo e al confronto io mi sentivo nulla. Pensavo andasse bene perché un braccio destro deve stare dietro al suo boss, parargli le spalle, ma vi vedevo irraggiungibile e tendendo la mano mi sembrava di non trovarvi. Ora ho capito che non abbiamo smesso neanche un secondo di camminare fianco a fianco."

Tsuna sorrise, si concesse di accarezzargli appena il braccio esposto a sé e sussurrò.

"Dietro tutta questa forza ci sei sempre stato tu."



Con il potere a me conferitomi dal sapere usare un po' meglio l'HTML provo a fare un piccolo angolo autore. Dunque questa storia si conclude e spero davvero che vi sia piaciuta. Il terzo capitolo lo dedico al mio fidanzato, al mio Decimo per eccellenza il quale è comunque in buona parte responsabile su tutto ciò che so di come può funzionare veramente bene una relazione sentimentale. Ti amo tantissimo e ti ammiro così tanto, sei una persona bellissima e a volte ancora non mi pare vero che stiamo insieme da così tanto e che hai scelto me. Ora che ti faccio leggere le mie fanfiction ti posso anche lasciare dediche.

Special mention per Maggie che ruolando con me questo ultimo capitolo mi ha dato moltissimi spunti, questa storia è stata così anche grazie a lei.

E' tutto, Arashinosora5927/G passa e chiude
   
 
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