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Autore: MaryFangirl    05/04/2021    4 recensioni
[Sequel di 'Una presenza così familiare']
Prosegue la vita familiare dei nostri adorati sweeper...
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Mentre la piccola automobile rossa percorreva il grande viale di cemento verso l'edificio, l'imponente complesso emanava dalla sua architettura il suo 'potere' difensivo. Dopo alcuni colloqui con le guardie di sicurezza, la Mini proseguì attraverso le strade dall'aria fredda.
 
Appena l'uomo ebbe tirato il freno a mano, la giovane donna arrabbiata era scesa del veicolo prendendo gentilmente la mano del bambino.
 
“Aspettatemi qui, non ci metterò molto” disse con voce che non ammetteva repliche.
 
Ryo, appoggiandosi al cofano dell'auto, guardò sorridendo Kaori che si attivava dirigendosi verso lo stabilimento.
 
“Non vorrei essere al tuo posto, amico...” rise.
 
La bambina, intimidita, scese a sua volta dalla macchina rossa e prese la mano di suo padre con cautela mentre fissava la porta vetrata che si chiudeva dietro sua madre.
 
“Credi che la mamma sia arrabbiata anche con me?”
 
Dolcemente, lui la prese tra le braccia e lei si rannicchiò contro di lui automaticamente.
 
“Non credo, per il momento mi preoccupo di più del padre di questo bambino che del tuo destino” sorrise teneramente.
 
I passi rumorosi di Kaori echeggiarono nel grande corridoio deserto, poi rallentò davanti a una grande porta in legno intagliato davanti alla quale c'era un uomo vestito di nero. La sua corporatura imponente avrebbe scoraggiato qualsiasi furbetto, ma la determinazione della donna era notevole.
 
“Chi è lei?” chiese, sbarrando loro la strada.
 
“Sono venuta a parlare con il signor Mirizawa” fece lei bruscamente.
 
Lo sguardo dell'uomo cadde sulla piccola figura che cercava di nascondersi dietro la donna.
 
“Kito, che ci fai qui?” chiese.
 
“Sono venuto a trovare papà” balbettò lui, abbassando la testa.
 
Con il dito indice appoggiato sul suo auricolare, la guarda interrogò il suo capo sul possibile ingresso dei visitatori inattesi.
 
“Signore! Una donna è insieme a suo figlio e vuole parlare con lei”

“Bene, lasciali entrare”
 
La figura torreggiante si scostò per lasciar passare la donna furiosa e il bambino; entrarono entrambi in una stanza enormi, le cui pareti erano ricoperte di mappe di tutti i paesi. Al centro, un tavolo ovale in legno lasciava vedere a un'estremità una sagoma maschile che finiva di dare alcune raccomandazioni a una segretaria. L'uomo dalle spalle larghe e la carnagione abbronzata che faceva risaltare i suoi occhi verdi si avvicinò a loro. Il taglio corto dei capelli castani e il passo cadenzato mostravano la sua precedente appartenenza all'esercito.
 
Quando il suo sguardo cadde sugli 'intrusi', la sua espressione si indurì; la segretaria si eclissò per dar loro libertà, accarezzando nel passaggio i capelli del bambino e sorridendo. Kito, contento, sorrise di rimando, finché non udì la voce fragorosa di suo padre.
 
“Kito, cosa ci fai qui?” ringhiò. “Eppure te l'ho detto di non seguire mai gli sconosciuti, anche se sembrano gentili” si arrabbiò avanzando verso di loro.
 
Kaori, la cui rabbia percorreva i suoi bei occhi nocciola, sentì la manina del bambino stringere di più la propria al suono dei passi del padre nella loro direzione e, come per proteggerlo, si frappose tra loro facendo un passo di lato.
 
“Lei trova normale che un bambino abbia così paura di suo padre?” sbottò.
 
“Con chi ho l'onore di parlare?” chiese lui con voce più dolce e affascinante.
 
“Kaori...Kaori Makimura!”

“Beh, signora Makimura...”

“Signorina!”

“Bene, signorina, grazie per aver usato il suo tempo per accompagnare mio figlio” disse, allungando una mano.
 
“Non se la caverà in questo modo!”

“Come?”

“Sono venuta a parlare con lei, non solo a riaccompagnare suo figlio! Trovo terribile il modo in cui tratta un bambino così piccolo! Ha solo quattro anni” disse, guardando con affetto il bambino che la fissava. “E a quanto pare lei non ha mai tempo da concedergli”

“Pensa che sia facile gestire gli affari e la vita personale!”

“Non dico il contrario, chiunque deve combinare le due cose! Ma apparentemente è troppo per lei!” disse, toccandogli il petto con il dito indice. “Come si aspetta che suo figlio cresca bene se lo trascura?”

“Sta sempre con la signorina Sachiwa, la mia segretaria, non è solo!”

“Non pensa che spetti a lei occuparsene e non a qualcun altro!”

“Mi è impossibile...signorina Sachiwa, può venire qui?” chiese, attivando l'interfono.
 
La donna in questione arrivò.
 
“Si occupi di Kito, Sumire, per favore. Devo terminare questa conversazione”

“Bene, signore”

Il ragazzino corse dalla donna e non si fece pregare per seguirla; quando uscirono dalla stanza, lui proseguì:
 
“Ho molto lavoro, come pensa che possa trovare il tempo da dedicargli? Tutte le mie decisioni influenzano la vita dell'intero paese!”

“Non è mai impossibile quando ci si sforza! Capisco perfettamente le conseguenze di tutte le sue decisioni, ma si prenda anche solo poche ore al giorno per mangiare con lui, per lasciarlo avvicinarsi a lei mentre compila i suoi moduli. Sono sicura che lui ne sarebbe felice” disse con voce addolcita.
 
“Ma è un bambino terribile!” si lamentò lui.
 
“Non crede che sia per attirare la sua attenzione?” esclamò lei sbattendo vigorosamente il pugno sul tavolo. “Avrebbe dovuto vederlo prima, mentre l'aspettava a scuola; era così triste nel non vederla arrivare. Nessun genitore dovrebbe causare una tale sofferenza al proprio figlio”

“Sono rimasto solo a crescerlo dopo la morte di mia moglie! Ho sofferto così tanto che mi sono buttato a capofitto nel lavoro” confessò, fissando l'orizzonte attraverso le finestre vetrate.
 
“Capisco che abbia bisogno di aiuto per la sua educazione, ma non si affidi completamente alla sua assistente. Anche lui è solo e deve sicuramente soffrire per la scomparsa di sua madre. Suo figlio ha bisogno del suo amore, di suo padre. Sua moglie vive attraverso lui; cosa penserebbe se vedesse il suo bambino così triste?”

L'espressione fredda cedette gradualmente il posto a una dolcezza paterna, poi l'uomo convocò di nuovo la segretaria e il figlio. L'uomo guardò attentamente il bambino avanzare ma non osava guardarlo.
 
“Kito, vieni qui” disse, inginocchiandosi alla sua altezza.
 
Timidamente, con la testa tra le spalle, il ragazzino alzò il viso verso il padre; l'uomo di fronte a lui sorrise ampiamente e allargò le braccia per accoglierlo. Gettando un'ultima occhiata a Kaori, come a chiedere il suo consenso, lui si avviò con cautela dal padre finché quest'ultimo non lo prese tra le sue braccia stringendolo forte.
 
“Perdonami, figliolo!”

Un largo sorriso apparve sul volto di Kaori, che ne approfittò per andarsene, ma non mancò di notare l'affetto che traspirava dalla giovane assistente. I suoi capelli neri, raccolti in una crocchia e gli occhiali dello stesso colore le davano un'aria severa, ma i suoi occhi castani mostravano bontà e amore verso i due protagonisti abbracciati.
 
Allegramente, Kaori prese la direzione dell'uscita e fu accolta da sua figlia che le corse incontro.
 
“Mamma, mi sei mancata!” disse, abbracciandole le gambe.
 
Dolcemente, Kaori la sollevò tra le braccia.
 
“Ti voglio bene, tesoro!” disse baciandola. “Ma promettimi che non userai più il martello sui tuoi piccoli compagni”

“Promesso” balbettò. “Ehi, mamma...Kito non sarà più triste?”

“Lo spero”

Delicatamente, Kaori la rimise atterra e poi si avvicinò per entrare nella Mini; sorridendo, la donna si avvicinò a Ryo e lo baciò.
 
“Ti amo” sussurrò. Amorevolmente, lui l'abbracciò.
 
“Beh, ti lascerò parlare più spesso con questo ministro!” disse sorridendo e baciandola di nuovo.
 
Di buon umore, tornarono a casa; ai piedi del grande edificio, A-Shan saltò giù dal veicolo prendendo per mano i suoi genitori.
 
“Vi voglio bene!” disse con un sorriso radioso.
 
“Anche noi ti vogliamo bene, tesoro” disse Kaori mostrando un sorriso meraviglioso.
 
“Ho fame, quando mangiamo?” chiese la bambina imbronciata.
 
“Sei davvero il ritratto di tuo padre! Dopo una dichiarazione, ecco che la pancia prende il sopravvento!”

“Cosa sono queste insinuazioni?” borbottò lo sweeper.
 
“Una semplice osservazione” disse lei ironicamente, baciandolo sulla guancia.
 
In casa, Ryo seguì Kaori in cucina per sapere com'era andata la discussione con il politico; A-Shan, tranquillamente seduta in salotto, scarabocchiava alcuni fogli bianchi con colori vivaci. Sebbene la sua attenzione fosse concentrata sul disegno, vide l'angolo di una rivista sporgere da sotto i cuscini del divano. Con fatica tirò fuori la rivista e il suo sguardo attonito cadde sulla bella donna nuda che indossava, in tutto e per tutto, un cappello da Babbo Natale.
 
“Signora, non bisogna rimanere nudi! Me l'hanno detto mamma e papà” disse severamente, aggrottando la fronte. “Avrai freddo”

Con attenzione, mise la rivista davanti a sé e iniziò a colorare accuratamente sulle rotondità della donna bionda.
 
Poco dopo, con un sorriso e le mani nelle tasche, Ryo tornò in salotto e si bloccò quando scoprì la visione che gli si svolgeva davanti. In due falcate attraversò la stanza e prese la rivista dalle mani della bambina.
 
“Shan In! Che cos'hai fatto?!” gridò sussultando, lasciandosi pesantemente sul divano.
 
Armata del suo pennarello, la bambina, sbalordita, fissò suo padre con gli occhi spalancati che piangeva calde lacrime per un disegno che lei aveva pensato di realizzare per fargli piacere. Kaori, allertata dalle urla, si precipitò in sala.
 
“Che succede?” chiese preoccupata.
 
“Shan In ha colorato su Miss Dicembre!” gridò lui, piangendo ancora di più.
 
La bella bionda procace sfoggiava ora mille colori che coprivano le sue forme generose e nascondevano così l'attrazione suscitata dalla foto. Sorridendo, Kaori dettagliò le macchie colorate principalmente distribuite sulle nudità.
 
Tirando su col naso, la bambina se lo strofinò; aveva pensato di fare una cosa bella per suo padre. Inginocchiandosi al suo fianco, Kaori le mise una mano sulla spalla.
 
“Cosa c'è, tesoro?”

“Volevo fare un disegno per papà!” balbettò, stringendo il suo pennarello. “La signora non aveva vestiti, ho voluto disegnarglieli” ansimò. “Dici sempre che non si deve andare in giro nudi altrimenti si prende freddo”

“Amore, sai bene che non si scrive sui libri” disse Kaori a bassa voce.
 
“Pensi che papà sia arrabbiato?” farfugliò, voltandosi verso sua madre con un'espressione triste e le lacrime agli occhi.
 
“No tesoro, vai da papà” le sorrise.
 
Con cautela, Shan In si avvicinò al padre e gli posò delicatamente le manine sull'avambraccio.
 
“Non mi vuoi più bene?” chiese in un sussurro, abbassando la testa.
 
Il cuore di Ryo si strinse nel sentire le parole turbate della figlia, come se una delle sue riviste potesse davvero provocargli un tale sentimento verso la sua bambina; lentamente, lasciò il giornale sul tavolino e prese dolcemente la mano di Shan In, attirandola a sé.
 
“Non dubitare mai dell'amore di papà” disse teneramente. Con l'indice le sollevò il mento. “Guardami, piccola”

Piccole lacrime cominciavano a formarsi nei suoi occhi neri; aveva visto quell'espressione troppe volte in passato nello sguardo di sua madre, non poteva perdonarsi di aver fatto lo stesso con sua figlia. La sollevò tra le braccia per farla sedere sulle sue ginocchia, con attenzione:

“Tu e la mamma siete tutta la mia vita; non potrei mai smettere di amarvi, cuore mio”
 
“Allora domani a scuola ti farò un disegno!” disse lei con entusiasmo.
 
Infatti, il pomeriggio successivo, lui rimase sorpreso nel vedere sua figlia offrirgli un suo lavoro che avrebbe dovuto rappresentare una donna dal seno generoso. Si potevano distinguere due curve che rappresentavano così le forme femminili. Con orgoglio, Shan In aveva disegnato la donna per sostituire quella che aveva scarabocchiato; la maestra, perplessa, aveva guardato il disegno incuriosita.
 
“Cos'è, mia cara?” aveva chiesto sorridendo.
 
“È la signora di papà!” aveva detto con aria dignitosa.
 
Kaori capiva ora lo sguardo insistente della maestra quando lei era andata a prendere A-Shan.
 
La sera, mentre Kaori preparava la cena, qualcuno bussò alla porta.
 
“Ryo, puoi aprire per favore!” gridò Kaori dalla cucina.
 
Con un balzo, lui si alzò andando alla porta e sistemare l'intruso che si presentava così tardi.
 
“Chi è?” chiese con voce solenne.
 
Immerso in un magnifico mazzo di rose rosse, il fattorino, tremando dalla testa ai piedi, porse la sua consegna.
 
“Per la signorina Makimura!”

Non appena lasciò il suo pacco, se la diede a gambe; Ryo fissò beffardamente la figura che incespicava qualche metro più lontano.
 
“Che c'è?” chiese Kaori.
 
“Delle rose per te” disse lui alzando le spalle.
 
“Mi domando da parte di chi!”

Sulle punte dei piedi, lei prese il piccolo biglietto.
 
“Oh, è il padre di Kito che mi invita a cena per domani sera!”
 
“Come sarebbe ti invita a cena domani sera?!”

“Forse non ha resistito al mio incredibile fascino!” disse trionfante notando l'espressione arrabbiata di Ryo.
 
“Non intenderai andarci?” ruggì lui.
 
“Sì...non sei stato tu a dirmi che mi avresti lasciato vedere quell'uomo per tornare da te a baciarti? Questo compenserà le innumerevoli volte in passato in cui mi hai piantata qui per uscire con le tue affascinanti conquiste notturne” gli sussurrò lei all'orecchio.
 
“Come sono belli i tuoi fiori, mamma!” esclamò la bambina con gli occhi luccicanti.
 
“Tieni, tesoro, te ne do uno” disse Kaori porgendole una bellissima rosa fiammeggiante.
 
“Grazie!” gridò la bambina gettandosi contro sua madre.
 
“Vieni, mettiamo i fiori nell'acqua!”

“Sì!”

Poco dopo, Kaori, con le braccia cariche del magnifico bouquet, preceduta da Shan In, appoggiò il vaso sul mobiletto all'entrata, poi A-Shan mise il suo vaso più piccolo accanto a quello della madre.
 
“È tutto bello adesso!” proclamò Shan In fieramente.
 
“Sì” brontolò Ryo.
 
Sorridendo, Kaori aggiunse: “Il nostro stallone è geloso?”

“Non sono geloso!” sibilò lui.
 
“Se lo dici tu” scherzò lei. “Forza, tutti a tavola, la cena è pronta”

Il pasto fu silenzioso, Ryo continuava a fissare Kaori con la coda dell'occhio mentre lei rispondeva con un sorriso radioso. Di cattivo umore, Ryo se ne andò a letto per primo.
 
“Cos'ha papà?”

“Non preoccuparti tesoro, è il suo orgoglio da macho che subisce un colpo” sorrise.
 
“Cos'è l'orgoglio da macho?”

“È quando i ragazzi fanno delle cose e non vogliono che le ragazze facciano lo stesso”

Accigliandosi, annuì per affermare quanto asserito; Kaori sistemò i piatti e prese per mano la bambina.
 
“Forza signorina, si fa tardi, a letto!”

Shan In non si fece pregare e subito salì le scale fino in bagno, uscendone poco dopo con addosso il suo pigiama rosa.
 
“Non ho dato un bacio a papà”

“Puoi andare, sicuramente non sta dormendo”

Con cautela, A-Shan aprì la porta della stanza; nell'oscurità, guidata dall'alone di luce proveniente dal corridoio, la bambina cercò a tentoni il letto dei genitori e ci girò intorno. Delicatamente, baciò suo padre sulla guancia:

“Dormi bene papà” sussurrò.
 
A passo svelto, tornò in camera sua dove Kaori la aspettava, le rimboccò le coperte e le raccontò la sua storia preferita. In breve, la bambina partì tra le braccia di Morfeo con un sorriso angelico. Kaori andò nella sua stanza e lentamente scivolò nel letto matrimoniale, venendo improvvisamente rapita da due forti braccia. Nascondendo il naso nel suo collo, lui si rannicchiò contro di lei.
 
“Non sarai rimasta affascinata da quel bellimbusto!”

“Che dici?” sospirò lei.
 
“Non si sa mai! A quanto pare è molto attraente”

“Beh, lo scoprirai domani sera vedendo se torno o no” lo prese in giro.
 
“Ah, è così!” disse lui, mettendosi a cavalcioni su di lei. “Ti farò rimpiangere le tue parole” disse con voce suadente, solleticando le curve del suo collo.
 
Quella notte fu più ardente, più bestiale; il suo onore maschile era stato scalfito dalle parole scherzose della sua donna. Durante i suoi assalti intraprendenti, ammalianti e sensuali, non le diede il tempo di riprendere fiato. Con baci vogliosi e impazienti, accarezzò e toccò ogni parte di quel corpo femminile fremente di desiderio, sfiorando con le mani e le dita la sua intimità sempre più umida e accogliente. Il suo piacere giunse al massimo quando lei gridò, in un gemito carico di sensualità, il suo nome; poco dopo, lui la raggiunse in un orgasmo mozzafiato.
 
 
Il giorno dopo, fiero come un gallo, Ryo scese per raggiungere le sue donne e le baciò a turno.
 
“Stai meglio papà?” si preoccupò A-Shan.
 
“Sì, mia cara, papà ha dormito bene” disse con un sorriso affascinante, lanciando uno sguardo di sbieco alla donna che arrossì leggermente.
 
La giornata di routine passò abbastanza velocemente; A-Shan trovò un nuovo compagno di giochi in Kito. A-Shan, Shin Hon, Pai Lan e Kito erano le piccole canaglie del cortile; tutti e quattro, insieme, facevano impazzire le povere maestre.
 
In serata Kaori, dopo aver preparato la cena, salì in camera per cambiarsi per il suo appuntamento con il signor Mirizawa. Con cautela e avendo ai piedi i tacchi alti, scese le scale per raggiungere il salotto; lentamente, A-Shan guardò con occhi scintillanti sua madre.
 
“Come sei bella, mamma!” esclamò, abbracciandola.
 
Leggermente truccata, Kaori, che indossava un semplice ma grazioso vestito color salmone, sorrideva angelicamente; senza fiato, Ryo non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, abbagliato da tanta bellezza naturale. Con calma, chiuse il giornale e si alzò a sua volta.
 
“Non so se ti lascerò uscire adesso” disse con un sorrisetto.
 
“Sono una ragazza cresciuta, signor Saeba!”

“A che ora esci?”

“La macchina mi aspetta in cortile, l'ho vista dalla finestra”

Avvolgendosi in uno scialle, prese la borsetta e baciò i suoi due amori.
 
“Fate i bravi in mia assenza”

“Sì mamma!” esclamò la bambina.
 
Non proprio felice di lasciarla andare, istintivamente Ryo si avvicinò alla finestra e con sguardo seccato fissò l'elegante uomo che apriva la portiera del passeggero del veicolo. Incapace di resistere oltre, fissò la bambina in tenuta da soldato – il suo regalo di compleanno -, poi con aria cospiratoria disse:

“Che ne dici di fare un gioco, piccola?”

Stupita, lei alzò la testa.
 
“Quale gioco?”

“Il gioco delle spie” rise lui machiavellico.
 
“Sì, sì!”

Con passo svelto, lei recuperò i suoi walkie-talkie e il suo binocolo.
 
“Chi spiamo?” chiese con entusiasmo.
 
“La mamma!”

Velocemente, sollevò la bambina che trasportò come un pacchetto tra le braccia, afferrando la giacca con l'altra mano; a grandi passi scese i gradini per posizionare con cura la figlia nel seggiolino dell'auto e mettersi alle calcagna della grande berlina nera. Come una trottola, si infilò tra i vari vicoli per non perderli di vista.
 
“Svelto papà, si allontanano!” trepidò la bambina.
 
Con gesti precisi, lui inserì la marcia superiore mentre continuava a zigzagare; poco dopo, la grossa auto si fermò davanti a un grande ristorante. I tappeti rossi che ricoprivano i pavimenti delle varie stanze esaltavano la brillantezza dei lampadari di cristallo che sembravano risplendere di mille luci. Candelieri appoggiati al centro dei tavoli accentuavano l'intimità delle coppie e una dolce melodia suonata al pianoforte rendeva l'atmosfera romantica.
 
“Forse in fondo non sarei dovuta venire” mormorò Kaori mordendosi il labbro inferiore.
 
Nascosti in una strada buia, Ryo e A-Shan non volevano perdere una briciola di quello che stava succedendo.
 
“Papà, non vedo niente!” borbottò lei a bassa voce. Rapidamente lui se la mise sulle spalle.
 
“Va meglio?”

“Sì!”

Con orgoglio, tirò fuori il binocolo e fissò la coppia che si accomodava sotto la finestra vetrata.
 
“Cosa vedi?” chiese Ryo con impazienza.
 
“Papà, devi giocare!” si lamentò lei. “Dobbiamo parlare nei walkie-talkie!”

“Beh, va meglio così?” chiese lui parlando al trasmettitore.
 
“Sì!”

“Allora, cosa vedi?”

“La mamma parla con un signore, sta sorridendo! C'è un altro signore che dà loro delle grandi carte”

“E poi?”

“Aspetta un attimo...è per via del tuo orgoglio da macho che stiamo seguendo la mamma?”

“Chi ti ha detto una cosa del genere?” borbottò lui.
 
“La mamma!” disse lei tornando a fissare la coppia.
 
“Non posso dirmi sorpreso” sospirò lui.
 
Stupita, Shan In staccò gli occhi dal binocolo e fissò suo padre.
 
“Papà, perché il signore tocca la mano della mamma?”

Senza attendere, Ryo attraversò la strada; fermandosi bruscamente, entrò con attenzione nell'atrio del ristorante poi, lasciando la bambina a terra, si inginocchiò accanto a lei.
 
“Ascoltami molto attentamente, ti affido una missione” le sussurrò. Lei annuì. “Proverai ad avvicinarti di soppiatto al tavolo dove si trova la mamma e premerai il pulsante del tuo walkie-talkie per far sentire a papà quello che stanno dicendo, okay?”

Fieramente, lei strinse il trasmettitore contro di sé, poi approfittò della luce fioca e, il più discretamente possibile, si infilò tra i tavoli. Ryo, al bar, ascoltava attentamente.
 
“Papà, non sono lontana” mormorò lei.
 
“Bene, piccola, nasconditi bene!”

Mentre i due compari proseguivano il loro piccolo piano, Kaori, imbarazzata, ritirò subito la mano da quello del suo interlocutore.
 
“Signor Mirizawa, temo che ci sia un equivoco da parte sua”

“Sto andando troppo veloce?”

“No, non è questo” sorrise amabilmente. “Io...ma cos'è questo crepitio?”

Esaminando l'ambiente circostante, si chinò per sollevare la tovaglia e scoprì con sorpresa sua figlia sotto la tavola.
 
“Papà, la mamma mi ha trovato” disse con una smorfia.
 
“Che ci fai qui, Shan In?”

“Sto giocando alle spie con papà”

“Chi è questa bambina?” si stupì il ministro.
 
“È mia figlia” sorrise Kaori. Prontamente, prese il trasmettitore della ragazzina e furiosamente premette il pulsante. “Saeba, porta qui le tue chiappe e subito!”

Poco dopo, un alto e tenebroso bruno fece la sua apparizione.
 
“Oh tesoro cosa ci fai qui? Ah eccoti A-Shan, ti stavo cercando ovunque!” rise nervosamente.
 
“Ma sei stato tu a dirmi di nascondermi per ascoltare la mamma”

“Allora è così?” ringhiò Kaori gentilmente.
 
“Scusate se vi interrompo, ma chi sono queste persone?” intervenne Yuri.
 
“Beh, come le dicevo, questa deliziosa bambina è mia figlia A-Shan e lui è suo padre...”

“Piacere, Ryo Saeba!” esclamò con un'occhiataccia, tendendogli poi una mano 'amichevole'. Vedendo i lineamenti tirati dei due uomini, Kaori capì che stavano misurando la loro mascolinità con una nervosa stretta di mano.
 
“Ryo, smettila, okay?”

“Ha una stretta incredibile” disse il ministro massaggiandosi le dita arrossate.
 
“Ricambio il complimento” ammise Ryo stiracchiandosi le dita.
 
“Pensavo che mi avesse detto di essere la signorina Makimura, non la signora Saeba” disse l'uomo.
 
“Sì, in effetti non siamo sposati...” aggiunse lei confusa.
 
“Ma è come se lo fossimo” aggiunse Ryo prendendola per le spalle.
 
“Capisco che il suo compagno abbia preso male le mie azioni. Volete unirvi a noi?” disse indicando due sedie vicine.
 
“No, se ne torneranno a casa tranquillamente” disse Kaori, irritata.
 
“Sì, si sta facendo tardi e nostra figlia deve andare a letto” disse lui, insistendo su 'nostra figlia'. Non comprendendo la scena che le si svolgeva davanti, A-Shan osservò i vari protagonisti.
 
“Chi sei tu signore?”

“Dai, A-Shan, non si parla così alle persone” arrossì Kaori.
 
“Non c'è problema. Sono il papà di Kito”

Con la fronte corrugata e la mascella serrata, lei lo guardò male.
 
“Non è di tuo interesse, signore, far piangere di nuovo Kito o sarà il mio papà a farti paura con la sua pistola!”

Frettolosamente, Ryo le tappò la bocca con la mano.
 
“Passa una buona serata mia cara, ci vediamo più tardi!” rise nervosamente, fuggendo col suo piccolo fardello. Imbarazzata al massimo, Kaori offrì al suo accompagnatore un sorriso più ghignante che piacevole.
 
“Non si preoccupi. Conosco la reputazione del suo compagno e lungi da me l'idea di volergli nuocere. È troppo importante per l'equilibrio di questa città”

Un lungo sospiro uscì dalle labbra della giovane donna, come se si stesse liberando del peso del mondo; da perfetto gentiluomo, Yuri proseguì la sua serata con l'affascinante compagnia di Kaori. Durante la cena, lei buttò due o tre parole a favore della giovane segreteria che, sotto le sue arie severe, mostrava un notevole interesse per il suo capo.
 
Considerata l'ora tarda, il signor Mirizawa l'accompagnò a casa e la lasciò baciandole la mano; con uno sguardo divertito verso la figura maschile che la spiava dalla finestra, lei salì lentamente i pianerottoli. Quando aprì la porta dell'appartamento, Ryo era seduto sul divano e fingeva di leggere il giornale.
 
“Allora è trascorso bene questo fine serata?” chiese per mantenere le apparenze.
 
“Sì” sospirò lei. “È stato grandioso, anzi”

Perplesso, lui alzò un sopracciglio interrogativo, seguendola con lo sguardo finché lei si sedette accanto a lui, rannicchiandoglisi contro.
 
“È stata così bella la tua serata!” bofonchiò lui.
 
“Sei geloso!” sorrise lei.
 
“Ma che stai dicendo!” borbottò lui, immergendosi nuovamente nella sua lettura.
 
“Quindi non ti dispiacerà se mi ha rinvitato a cena...”

“Cosa?!” gridò lui sbattendo il giornale sul tavolino.
 
Contenta del suo successo, Kaori scoppiò a ridere.
 
“Se vedessi la tua faccia!”

“E questo ti diverte?” fece lui mettendo il broncio e incrociando le braccia sul petto.
 
“Lo vedi che sei geloso” sorrise lei scherzosamente.
 
Lui l'abbracciò improvvisamente e le sussurrò all'orecchio:
 
“Se ti dico un po', sarai soddisfatta?”

“Meglio di niente” sorrise lei mentre lui la baciava e la accarezzava lascivamente. Quella sera, Ryo seppe una volta in più di essere il numero uno...non solo come sweeper né come seduttore. Era il numero uno nel cuore di Kaori.
  
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