-Sono
pur sempre 93m. Dagli tempo- rispose Bob.
Da
quando quella ragazzina aveva detto di aver incrociato Mikey e
quest’ultimo si
stava recando alla statua della libertà, Gerard perse il
sangue freddo, aveva
fretta, e rispondeva quasi acidamente a tutto e tutti. In una
situazione
normale l’avrebbero tutti mandato a quel paese, ma in quel
frangente non
potevano che capirlo.
Il
trillo segnò l’arrivo a destinazione. Finalmente
Mikey non sembrò poi così
lontano.
O
forse sì. Che amara illusione ricevettero. Nessuna traccia
di Mikey.
-Merda…
Dev’essersene andato prima di noi!-
-Oppure
potrebbe non esserci venuto proprio qui. Mai fidarsi dei ragazzini. Si
sarà
sbagliata-
In
quello stesso istante la ragazzina che avevo dato indicazione ai
ragazzi prima,
era davanti a una caffetteria e aspettava impaziente che un ragazzo con
gli
occhiali, corpo alto e snello, visibilmente stanco, finisse di contare
i soldi.
-28,
29 e 30. 30 dollari, ragazzina. Grazie ancora. Se ti fermano ancora
quei
ragazzi di prima, non mi hai visto, ok?-
-Ok…
E’ stato un piacere fare affari con te! Ciao ciao!-
Mikey
si rimise il cappuccio, dopo la sua pausa caffè, e si rimise
in marcia. Per
dove ancora non lo sapeva. L’importante era sparire dalla
vista di Gerard,
almeno in quel momento. Per poco non si faceva beccare, vicino alla
stazione.
Si aspettava che Gerard lo cercasse, ma non così in fretta.
E quel biondino che
girava con loro chi era?
-Gerard,
rallenta il passo, cavolo…-
-Muovetevi!-
-Ho
bisogno di 5 minuti di riposo…-
-E
poi tra poco si farà buio. Non potremmo andare molto
lontano. Almeno
cerchiamoci qualche bed&breakfast-
Era
da un po’ che si lamentavano. Bè, in effetti li
stava facendo sgobbare più del
dovuto. Non poteva che acconsentire.
-E
va bene- disse Gerard sbuffando –Se la guida vuole indicarci
qualcosa adatto al
nostro portafogli…-
-Agli
ordini, mon capitain!- disse Bob sorridente –Ce
n’è uno non molto lontano da
qui. Seguitemi, prego-
Mikey
entrò nel piccolo hotel dall’arredamento moderno,
spaesato, a disagio in
quell’ambiente così pulito, mentre lui aveva degli
abiti che lavava nelle
lavanderie newyorkesi, e ormai si stavano consumando.
-Salve…
Vorrei una stanza… Parto domattina presto, niente
colazione…-
-Va
bene… Firmate sul registro…-
-Devo
pagare subito?-
-Se
vi fa comodo sì-
Una
volta pagato, si fece dare la chiave, e chiese espressamente di non
essere
disturbato. Finalmente poteva farsi una doccia come si deve, starsene
tranquillo. Svuotò lo zaino, si svestì
velocemente e corse al bagno, sicuro che
avrebbe fatto presto amicizia con la vasca da bagno-
-Sicuro
che possiamo permettercelo?- chiese Ray alla loro “guida
turistica”
improvvisata –Sembra così lussuoso…-
-Sì,
non ti preoccupare. Non siamo nemmeno obbligati a fare colazione-
-Eh,
no- disse Frank –Ho proprio bisogno di un pasto decente-
-Riposatevi
finchè potete- disse Gerard, cupo in viso –Io vado
a fare una telefonata-
La
vecchie scale di legno scricchiolavano. Si erano trovati un edificio
molto
vecchio, ma in ottimo stato, dal gusto retrò. Sentiva odore
di carne alla
griglia, e lo stomaco diceva aiuto. Ma cercò di scacciare
quel desiderio.
Chiese invece di fare una telefonata.
-Mamma…
Sì, tutto bene… Bè, nella
norma… Non so quando tornerò a casa, ma va tutto
bene… Vedrai che tornerà… No, mamma,
non piangere…- sentì poi degli strani
rumori, per poi udire una voce diversa –Nonna?-
-Non
hai nulla da dire, Gerard?-
Aveva
capito –Non dirlo a mamma, ti prego…-
-Ok,
ma stai attento. Stai sicuro che ti sta pensando. È un bravo
ragazzo, non darà
colpi di testa-
-Sì,
però…-
-E
anche tu sei un bravo ragazzo, Gerard. sei sempre troppo in pena per
tuo
fratello-
-Ma
io…-
-Sei
proprio un bravo ragazzo, Gerard. sono orgogliosa di te. E anche Mikey
lo sarà,
non sentirti troppo in colpa- ridacchiò –Ora non
metterti a piangere, sei un
uomo!-
-Ma
nonna…- Gerard singhiozzava –Io…-
cercava di soffocare i singhiozzi –Grazie…
Vedrai che te lo riporto…-
Restò
a piangere davanti al telefono per diverso tempo. Si vergognava di
mostrare
queste emozioni davanti ad altre persone, tranne che con la nonna.
Sentiva un
peso strano, sulle spalle, un qualcosa di molto più grande
di lui da
affrontare. Sembrava che tutti pretendessero troppo da lui, aveva 18
anni,
cazzo! Eppure bastava chiacchierare con lei per sentirsi meglio.
-Io
però continuo a dire che non ce lo possiamo
permettere…-
-Invece
sì- disse Bob –Guarda fuori dalla finestra-
aprì la tenda –Quello
è lussuoso-
Davanti
avevano un hotel dall’architettura molto più
moderna, molto più bello, molto
più lussuoso, senza dubbio.
Ma
Bob rise –Ci sei cascato! In realtà costa poco
più di questo! Voi provinciali
sembrate venire davvero da un altro pianeta! Qui l’apparenza
non è tutto-
Gerard
era appena arrivato, e si stava togliendo la maglietta per farsi una
doccia.
-Oh,
Gee, sei tornato! Vai a farti una doccia?-
-Ne
ho proprio bisogno-
-Ok…-
poi fece una faccia strana –Fermo lì!-
Gerard
si fermò, un po’ perplesso
-Sei
dimagrito!-
-Eh?-
-Mettiti
di profilo- Gerard, seppur controvoglia, si girò
–Cavolo, sei dimagrito
davvero! Però è perché stai mangiando
molto meno, vero?-
-Bè,
non ho mai fatto così tanto movimento in vita mia. e ora, se
vuoi scusarmi…- si
chiuse in bagno, sorridendo compiaciuto.