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Autore: Little Firestar84    27/04/2021    7 recensioni
E poi, mentre lei si stava stiracchiando, mani giunte sopra al capo, lo sweeper notò il delicato fiorellino, il Tricyrtis del bouquet da sposa di Miki che si era impigliato negli abiti di Kaori durante l’attacco alla chiesa; dopo che lui glielo aveva porto nella radura, la giovane donna lo aveva sistemato sul giacchetto, appuntandolo sull’intaglio che percorreva il bavero. Tornando a casa però la Mini aveva preso un paio di buche, col risultato che il delicato bocciolo era andato fuori posto.
“Kaori, aspetta…” le disse dolcemente, la voce bassa e roca, lo sguardo dolce eppure caldo, avvolgente, sfiorandole con le dita ruvide il delicato polso mentre lei si apprestava ad aprire la portiera. “Il fiore è andato fuori posto. Ti spiace se lo sistemo?”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Un piccolo stralcio, una scena roamntica, e forse un po' stucchevole, ambientata dopo la radura: il primo bacio di Ryo e Kaori. Per gentile  concessione di Proust, che nel primo dei sette volumi di "Alla Ricerca del tempo perduto" racconta come Swann avesse dato ad Odette il primo bacio con la scusa del fiore che ella teneva appuntato al corsetto dell'abito. Il  Trcyrtis del titolo è, nella traduzione Panini, il fiore che Miki aveva nel bouquet - Pan di Cuculo nell'edizione Starcomics. Il Pandicuculo (o Anacamptis morio) è un'ochidea selvatica, del bacino del Mediterraneo, che fiorisce da Aprile a Giugno, mentre invece il  Tricytis è una liliacea asiatica che fiorisce in estate ed in autunno, a seconda dei tipi.
 
Non avevano più parlato, né tantomeno si erano sfiorati, dopo che Ryo aveva fatto quell’ammissione, anche per la preoccupazione per le condizioni della loro cara amica. Quando però, tornati a casa, rassicurati circa la sorte di Miki, Ryo stava parcheggiando la Mini, rivolse lo sguardo, timido ed un po’ impacciato, verso Kaori. Lei, mani in grembo, si fissava alternativamente le dita, il mondo fuori dal finestrino, la strada davanti a sé.
In poche parole: tutto, tranne lui.
La comprendeva. Dopo anni passati a rinfacciarle tutte le peggio manchevolezze, dopo mille passi indietro, probabilmente non ci credeva nemmeno più lei a quella dichiarazione, o forse già si aspettava che lui si richiudesse nel suo mutismo, lasciando passare il momento, dandogli ancora una volta l’occasione di far finta di nulla e rimangiarsi quelle parole non con le parole ma con la mancanza di fatti.
Kaori era, in pratica, rassegnata; e per una volta, lui stesso se ne rammaricava, eppure Ryo non era certo nemmeno lui di sapere come si potesse abbattere quel muro che li divideva, quella barriera eretta da lui stesso, mattone dopo mattone, nel corso di quei lunghi anni che lui e la socia avevano condiviso l’uno accanto all’altra. Di una cosa sola era pienamente consapevole: se non avesse detto o fatto qualcosa, forse le cose tra di loro non sarebbero più potute cambiare.
Cosa dire? Cosa fare?
Una volta aveva detto a Saeko che lui, sotto, sotto, era un ragazzo timido; l’amica l’aveva presa sul ridere, senza però rendersi conto di quanta verità ci fosse in quella semplice frase. Lui sapeva fare lo sciocco, il buffone, faceva il cretino con le donne, ma si trovava perduto ed incapace quando si trattava di affrontare sentimenti reali e profondi. Lo stesso si poteva dire di Kaori, che ancora faticava a capire quando un uomo la corteggiava, e che era ritrosa nell’affrontare con lui il discorso della loro precaria situazione sentimentale, temendo un rifiuto o di rovinare la loro partnership.
Erano, come sempre, ad un impasse.
E poi, mentre lei si stava stiracchiando, mani giunte sopra al capo, lo sweeper notò il delicato fiorellino, il Tricyrtis del bouquet da sposa di Miki che si era impigliato negli abiti di Kaori durante l’attacco alla chiesa; dopo che lui glielo aveva porto nella radura, la giovane donna lo aveva sistemato sul giacchetto, appuntandolo sull’intaglio che percorreva il bavero. Tornando a casa però la Mini aveva preso un paio di buche, col risultato che il delicato bocciolo era andato fuori posto.
“Kaori, aspetta…” le disse dolcemente, la voce bassa e roca, lo sguardo dolce eppure caldo, avvolgente, sfiorandole con le dita ruvide il delicato polso mentre lei si apprestava ad aprire la portiera. “Il fiore è andato fuori posto. Ti spiace se lo sistemo?”
Lei, arrossendo, non abituata a ricevere quello sguardo caldo e dolce dal partner, fece un timido cenno di assenso col capo, avvertendo come quella semplice richiesta significasse in realtà molto di più di quanto potesse sembrare.
“Non muoverti, non vorrei che andasse ancora più fuori posto e tu lo perdessi. Sarebbe un peccato perdere l’unico fiore del mazzo…” sussurrò, guardandola negli occhi, sorridendole. “Lo sai cosa si dice di chi prende il bouquet, no?”
Lunghe ciglia che le tenevano celati gli occhi, Kaori distese le labbra in un sorriso tenero ed innamorato. Ryo si protese verso di lei, il naso che la sfiorava, e le sistemò il fiore. Indugiò sul bavero della giacchetta, percorrendolo con il pollice, senza mai staccare gli occhi da lei, poi passò a sfiorare la pelle diafana del petto e del collo, lasciata scoperta dai capi di abbigliamento.
“Sei sporca di polline… posso?” le disse, e senza attendere una risposta prese a spolverare l’immaginaria polvere, facendola fremere di ardente desiderio, incapace di distogliere gli occhi da lui, che la guardava quasi ammiccante. Ryo alzò lo sguardo, fissandola intensamente, il seduttore a cui le donne cadevano ai piedi e non lo sciocco donnaiolo pervertito e maniaco, e le passò un dito prima sul mento e poi sul labbro inferiore, facendole aprire le labbra delicate. “Ho tanta voglia di annusarlo, Kaori…posso?”
Era chiaro come il sole che non si attendeva davvero una risposta.
L’uomo abbassò il capo sul fiore, il naso che le solleticava la delicata vallata tra i seni, ed inspirò sonoramente, prendendo tutto di lei: il profumo del fiore, quello di polvere e terra, di polvere da sparo, l’aroma di vaniglia del bagnoschiuma di Kaori e dell’ammorbidente che utilizzava usualmente. Respirandola, percorse la delicata pelle, sfiorandola con la punta del naso che la fece fremere, e poi salì, ritrovandosi le sue labbra ad un millimetro dalla sua stessa bocca.
Visi che si sfioravano, i due si fissavano intensamente, ma con una dolcezza infinita, uno sguardo carico di amore in cui era rinchiuso tutto- passato, presente e futuro – e poi Ryo sfiorò con la bocca quella di lei, senza toccarla altrove. Il timido approccio si fece più caldo quando lei dischiuse le labbra e sfiorò con la punta della lingua la bocca di Ryo, facendolo mugolare di piacere e desiderio, e si persero, in un bacio che sapeva d’infinito, l’uno nelle braccia dell’altra, continuando ad assaporarsi fino  a che il bisogno di aria non divenne più che impellente; riluttanti, si separarono, dopo un tempo che a loro parve incredibilmente lungo, eppure troppo breve.
Ryo, felice come un ragazzino, scese dall’auto e andò ad aprire la porta a Kaori, praticamente trascinandola fuori dall’abitacolo e prendendola in braccio, e tra risate e battute e baci, la portò in casa, facendola sdraiare sul divano. Calata ormai la notte, si accoccolò contro di lei, stringendola forte contro il proprio massiccio torace, il naso tuffato in quei delicati capelli rossi che lo solleticavano e che lo avevano sempre stuzzicato, fin dal primo giorno in cui si erano incontrati, nelle sue più ardite fantasie.
Cullati dal calore dei rispettivi corpi e dai loro stessi respiri, dai battiti dei loro cuori, caddero addormentati, in un profondo sonno, con una sola certezza: non ci sarebbero più stati passi indietro, solo avanti.
   
 
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