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Autore: Merry brandybuck    11/05/2021    1 recensioni
Una storia Russingon in chiave moderna; i nostri due innamorati riusciranno ad avere un loro personale “ per sempre felici e contenti” ?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Figli di Fëanor, Figli di Fingolfin, Fingon, Maedhros
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Incest
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Capitolo 3: Vodka, risse e questura

 

Sabato sera finalmente arrivò e Aredhel era già pronta per andare in discoteca; si era messa un vestito candido e i tacchi alti, si era acconciata i capelli e aveva preso i documenti: doveva pur dimostrare di avere diciannove anni per poter bere. Si diede un’ultima spazzolata alla chioma e si accinse a scendere al piano di sotto; era nel corridoio quando Turgon le si parò davanti, sbarrandole la strada: “ Dove intendi andare, signorinella ?” Lei emise uno sbuffo: “ Guarda che te l’ho già detto la settimana scorsa: vado in discoteca a ballare !” “ Non ho ancora l'alzheimer a differenza del nonno, me lo ricordo esattamente dove vai; intendevo dove stai andando senza di me” Improvvisamente apparve anche Fingon, facendo il suo ingresso con un elegante moonwalk: “ Non vi scordate di me” la ragazza aveva uno sguardo enigmatico spiccicato in faccia, che lasciava comunque trasparire la sua voglia di incendiarli; ma sapeva che non se li sarebbe mai tolti dalle corna tanto facilmente, quindi seguì la filosofia del “ se non puoi combatterlo fattelo amico”: “ Va bene ragazzi, avete vinto: andremo tutti insieme. Chi guida ?”. I due si scompisciarono dalle risate: “ Pensi davvero che papà ci lascerebbe prendere la sua macchina ?” chiese il maggiore, ancora piegato a metà; quella gli ribattè in modo sarcastico: “ Visto che il posto è dall’altra parte della città credo ci siano solo due alternative: la prima è andare in auto e la seconda è volare”; ancora ridacchiando andarono a prendere le giacche e, controllato di aver preso anche le chiavi, si avviarono a passo di marcia. Irissë si guardava in giro e dopo un susseguirsi marciapiedi, svincoli, incroci e semafori tutti uguali vide un cartello familiare; le venne un mezzo infarto quando percepì un sorriso diabolico sul volto del primogenito: “ Non ci serve diventare un aereo della Thorodhor per andare alla balera: ci basta solo chiedere alle persone giuste” Dopo aver svoltato l’angolo si ritrovarono davanti alla villetta dei Feanorians; la giovane ci avrebbe scommesso l’anima che anche i cugini avevano messo il naso dentro la questione e che pure loro sarebbero venuti, ma non se la prese: quella banda di matti portava sempre un po’ più di divertimento alle feste. Si stavano avvicinando quatti quatti quando un ululato strozzato uscì dall’edificio; allarmati, i Nolofinwions corsero verso l’ingresso credendo che qualcuno si stesse sentendo male e Turondo si attaccò al campanello come un ossesso: un trillo, due, tre di fila. Dall’altra parte si udirono dei passi e sull’uscio apparve Celegorm, bello come il sole e tranquillo come se fosse sotto effetto del Valium: “ Benarrivati ! Pronti per divertirc… ma cosa sono quelle facce ? Somigliate a uno che ha appena scorto un fantasma” nel vederlo così calmo, i corvini rimasero leggermente stupiti: la prima a riprendersi fu la minore: “ Come giustifichi questi gridi che provengono da casa tua ? Sembra che stiano sgozzando un maiale  !” il biondo sorrise, imbarazzato, e si grattò la nuca: “ Non è nulla di grave: come ogni anno Maedhros sta tagliando i capelli a Maglor e, come puntualmente accade, si sta consumando una tragedia greca” Con un gesto gentile li fece entrare; passando per l’ingresso, vicino allo studio, poterono sentire il Rondò alla Turca sparato a tutto volume, segno che il capofamiglia stava lavorando e che la moglie stava disegnando un progetto per una statua: evidentemente non volevano sapere nulla di ciò che avrebbero fatto i figli durante la serata. Salirono le scale e proseguirono fino a che non giunsero davanti alla porta del bagno; con una spintarella il flavo aprì e davanti a loro si prospettò uno spettacolo impressionante: Kanafinwe era seduto con la testa nel lavandino, i due fratelli più piccoli gli tenevano ferme le braccia e gli altri le gambe, mentre Nelyafinwe armato di forbici gli spuntava la chioma. Il musicista si lamentava in preda al panico e ad ogni lacrima mista a versi da morente il ramato gli rispondeva un po’ infastidito: “ Mag hai ventisei anni, porca miseria: già per me è difficile andare dritto se poi ti muovi è la fine ! Guarda, non ti sto tagliando manco un centimetro; non fare il bambino per cortesia !” Secondo Findekano, Russandol era ancora più bello con le guance rosse, il volto sudato, gli occhiali sulla punta del naso e la lingua tra i denti; così chino e concentrato gli sembrava un vero parrucchiere, di quelli che hanno studiato a scuola: era insolitamente sexy anche se così conciato. Quando si accorse di loro, li salutò distrattamente ma comunque cercando di far sembrare di avere la situazione sotto controllo: “ Ciao ragazzi ! Non preoccupatevi, fra pochissimo sarò da voi; fatemi prima finire questa cosa e poi sono tutto vostro” si poteva notare che tutti i suoi fratelli erano già vestiti di tutto punto, mentre lui era ancora in pantaloni della tuta e canottiera, con uno chignon disordinato e le infradito ai piedi: non gli avevano lasciato nemmeno il tempo di prepararsi, quelle pesti. Nel vederlo così straordinariamente occupato, l’erede di Fingolfin decise di dargli una mano a velocizzare il processo: si fece largo tra gli spettatori e, messosi davanti a Makalaurë, gli puntò un dito contro la carotide: “ Ora fermo, taci e mosca !” gli intimò; questi si imbalsamò e il rosso poté finire il lavoro in una manciata di minuti. Nel momento in cui il giovane si alzò la combriccola venne prontamente scacciata ( quasi a calci nel sedere) dal giovine; quando il ventisettenne lo squadrò come se fosse totalmente fuori di testa, gli rispose con un sorriso dolce: “ Preparati con calma Maitimo; noi ti aspettiamo giù” e chiuse la porta, spingendo gli altri verso il corridoio. 

 

Dopo circa dieci minuti Fin’ era quasi pronto per suicidarsi: già gli ci stava volendo uno sforzo immane per non cedere all’istinto di salire di sopra ed infilarsi in doccia con il suo amato, in aggiunta i due gemellini gli stavano saltando sulle ginocchia nel frattempo che quelli intorno a lui ciarlavano chiassosamente; nessuno che gli desse una mano neanche a pagare. Ad un certo punto si sentì un lieve cigolio e Maedhros fece irruzione in mezzo a quel casino in tutto il suo divino splendore: indossava una camicia bianca, calzoni gessati, scarpe da ginnastica e un chiodo poggiato sulle spalle: “ Allora rimba, andiamo o no ?” Con quegli occhi grigi che sprizzavano euforia e un sorriso sincero piantato in volto, si mise a correre giù, attaccandosi ai corrimani, mentre i parenti gli stavano dietro a fatica; arrivato allo svuota tasche aveva afferrato le chiavi della macchina e stava per uscire di volata quando si udì un richiamo di suo padre: tutti i ragazzi rimasero pietrificati sui gradini. Il maggiore si avvicinò alla soglia dell’ufficio ed entrò nella stanza col capo chino, causato dal timore reverenziale; gli altri si schiacciarono alla parete per ascoltare meglio il discorso, in particolare il suo amante: se il ramato non sarebbe potuto venire, lui sarebbe stato a casa a fargli compagnia. Dall’altra parte si udivano i due uomini che parlavano in una lingua straniera; il corvino la conosceva già: l’aveva vista scrivere e l’aveva sentita parlare dal nonno, dal suo babbo e dagli zii, ma le uniche persone della sua generazione a padroneggiarla erano la prole di Fëanor. All’improvviso Kano, che si era posizionato poco sopra di lui, scoppiò a ridere e dovette tapparsi la bocca con un palmo per evitare di farsi scoprire; si voltarono in sua direzione, ma questi fece un gesto strano come se volesse dire che non avrebbe parlato neanche sotto tortura cinese: visto che non riusciva a trattenersi si precipitò fuori e poi mimò il fatto che sarebbe rimasto vicino all’auto fino a che non sarebbero partiti; tutti decisero di seguirlo e di imitarlo. Amrod e Amras si misero a giocare sul vialetto sterrato mentre i grandi sbuffavano, appoggiati alle portiere del minivan; dovettero attendere un paio di minuti prima di vedere il loro autista varcare l’uscio, seguito dallo sguardo truce del papà, e poter entrare in macchina: naturalmente si scatenò il sempreverde finimondo per decidere i posti. “ Io sto davanti !” “ Stammi bene a sentire, sbarbatello infame: tu hai solo quindici anni e io sono molto più vecchio di te, ho il diritto di dire che il posto vicino a Russo è mio” “ Questo si chiama nonnismo !” “ Esatto pivellino” Kanafinwe era più agguerrito che mai e non avrebbe mai mollato il suo sedile nemmeno se avessero provato a levarcelo col piede di porco, ma per sua sfortuna poté continuare a dibattere con Curvo: infatti, Nelya rimase a fissarli per qualche istante prima di contrarre tutti i muscoli in uno spasmo adirato: “ Piantatela di fare i bambini o giuro, solennemente sulla tomba di babushka, che non vi accompagnerò mai più da qualche parte per tutta la vostra intera esistenza, sia anche in ospedale !” aveva alzato la voce e, cosa peggiore, aveva fulminato i presenti con lo sguardo. Fin’ si mise seduto sul posto dietro a quello del rosso, di fianco a Tylekormo, davanti a Turgon; accanto al secondogenito stava Aredhel e dietro di loro sedevano Carnastir e Curufin: al posto del pilota e del copilota si erano accomodati i maggiori. Il musicista e il quintogenito avevano il volto dipinto di un’espressione contrita: evidentemente si erano pentiti di aver fatto arrabbiare il fratellone; il ramato tolse il freno a mano e premette dolcemente l’acceleratore, uscendo lentamente dal cancello. Un breve tratto di strada fu silenzioso, per paura che partisse un’altra sfuriata, ma poi Ty fece una domanda abbastanza strana: “ Il viaggio è ancora lungo; qualcuno può mettere della musica ?” Senza la benché minima esitazione il moro si mise a cercare un disco nel cruscotto; ne tirò su uno a caso e lo inserì nel mangiadischi: una musica anni 90’ si diffuse pian piano nell’abitacolo… 

 

Arrivarono alla discoteca che sembravano dei deficienti: tutti che cantavano stonatissimi a squarciagola e che se la ridevano come non ci fosse un domani. Parcheggiato il loro mezzo e preso il portafoglio, si misero in coda per entrare; Irissë venne subito affiancata da Turukano e Turkafinwe che,da bravi iperprotettivi, la isolarono da potenziali pericoli e attaccabrighe: non volevano che le accadesse nulla di male. Fingon stava guardando la lunga fila di persone che scorreva quando sentì un braccio intorno alle spalle; si voltò, pronto a urlare, ma vide la figura imponente di Russandol che lo aveva tirato a sé con aria indifferente: il ventitreenne si avvicinò, godendosi il calore di quell’abbraccio che per tutto il mondo simboleggiava una profonda amicizia, ma per lui era la più grande dimostrazione di amore che il suo fidanzato gli avesse mai fatto. Mentre il sole spariva dietro il profilo dei grattacieli, i nostri otto giovani varcarono le porte di una delle più famose ( e losche) balere della città di Arda: il Beledrian. Già da subito dovettero strizzare gli occhi per potersi adattare alla bassissima luminosità: c’era un sacco di gente ammassata l’una sull’altra, musica a palla, luci stroboscopiche, persone ubriache fradice, aria di stalla, pregna di sudore, zone di luce e d’ombra, un bancone pieno di superalcolici e baristi indaffaratissimi nel servire i clienti; roba da vida loca, insomma. Quando erano ancora vicino all’ingresso Maglor scorse tra la folla il suo ex compagno di classe al Conservatorio e grande amico Daeron, quindi salutò sbrigativamente i parenti e si diresse da lui; Caranthir vide la sua ragazza Halet e mollò tutti per andare da lei, intanto che la Bianca e Tur’ si allontanavano verso la pista: dopo solo cinque minuti erano rimasti in tre. Si spostarono dal flusso di persone che stavano entrando e si trovarono in fianco a delle poltroncine grigie e luride da far spavento; il biondo si lanciò sopra di esse, stravaccandosi; gli altri due stettero un po’ più composti. “ Non so voi, ma io ho una sete pazzesca: che ne dite di berci qualcosa ?” domandò il flavo, in penombra, e immediatamente il fratello mise mano al portafoglio; quello gli bloccò il polso: “ Oggi non si paga” uno sbuffo rassegnato misto a seccato: “ Guarda che non possiamo rapinare il bar; siamo già stati fotografati con la polizia, sulla prima pagina del giornale, e ti ricordi la reazione del babbo” il minore rise: “ Guarda qua” il Nolofinwion aveva una paura boia di cosa il cugino avesse intenzione di fare, ma rimase piacevolmente sorpreso: il Fëanorion aveva tirato fuori un oggetto misterioso dalla tasca del giacchetto e ora sotto una delle luci scintillavano il suo tatuaggio verde e una bottiglia da litro di vodka. Il maggiore si tenne il setto nasale per non lanciare imprecazioni, mentre l’altro stappava la bevanda; ne tracannò due sorsate e poi la tese ai compari: “ Eddai, solo un pochino !” Il Valoroso la afferrò, ancora titubante, e ne bevve un goccio, prima di passarla al suo amato; questi arrivò a svuotarla fino al primo segno e poi ricominciò il giro. L’alcolico finì nel giro di mezz’ora: per fortuna quasi tutti i giovanotti avevano portato qualcosa ed era bastato andare a chiedere. Reggendo bene avevano finito per scolarsi cinque bottiglie in tre e poi erano rimasti spaparanzati nel loro cantuccio; a un certo punto Fin’ sentì una strana scarica elettrica lungo la spina dorsale che lo spinse ad accostarsi alle guance rosse d'ebrezza di Nelyafinwe: si sentiva come se quella pelle fosse una calamita da cui non riusciva a staccarsi. Iniziò a passargli l’indice sul cavallo dei pantaloni mentre l’altro sospirava, con le palpebre abbassate; d’un tratto quest’ultimo si mise a mormorare nella strana favella familiare, quasi fosse ancora sotto gli effetti delle febbri, ma l’amato gli tappò le labbra con un dito: “ Io non parlo la tua lingua, ma questo…” gli avvinghiò una natica “ … non ha bisogno di spiegazioni; l’unica cosa che devo capire è quando mi dici porcherie”* concluse lascivo, prima di baciarlo con ardore. Quando si rese conto di dove erano le mani del moroso, Maedhros balzò dalla posizione in petto a Cristo a quella seduta nel giro di tre secondi netti e fermò quel che stava accadendo: “ Non qui, non ora”; constatando l’espressione delusa dello zito, provò subito a rimediare subito al suo errore e gli offrì di andare a ballare: mentre il ventitreenne si allontanava verso la pista gli lanciò un ultimo fischio: “ Non preoccuparti, tu vai intanto: ti raggiungo tra poco !” 

 

L’erede di Fingolfin stava iniziando a preoccuparsi: era almeno un quarto d’ora che ballava da solo e il suo Maitimo non si era ancora fatto vivo; probabilmente era andato a controllare che i suoi fratelli non stessero facendo casino in giro per il locale, ma non riusciva a non stare in pensiero. Era così tanto immerso nella sua bolla di pensieri fumosi che non si accorse di aver urtato qualcuno: infatti un losco energumeno, grosso quanto un armadio a due ante si voltò, facendogli gli occhiacci: “ Uè cerchi botte ?!  Cerchi botte ?!?” accortosi che uno gli stava urlando qualcosa, il giovane si girò di scatto e si incassò nelle spalle: “ Ah scusami, non ti avevo visto, mi dispiace” il gigante iniziò a spintonarlo con violenza inaudita e altri membri della sua cricca si misero ad accerchiarlo: “ Cazzo vuoi, frocio di merda ?” A quella provocazione il ragazzo cominciò a prendersela sul personale: “ Chiamami ancora così e ti rimescolo i connotati” un ceffone gli colpì in pieno la guancia destra e l’ematoma bruciò come un marchio a fuoco; preso alla sprovvista perse l’equilibrio all’indietro, finendo seduto sul pavimento sozzo. Un calcio gli centrò in pieno le reni e un dolore lancinante si propagò su per la schiena, bloccandolo in terra; venne afferrato per i baveri e venne scosso con una foga del diavolo: intontito com’era non riusciva a reagire o a fare qualunque cosa per provare a difendersi. Lo scagliarono al suolo e l’aggressore gli tenne ferma la testa, preparando un pugno da infrangergli sul volto; Findekano serrò la mascella, chiuse i pugni e gli occhi, aspettando quel colpo che gli avrebbe quasi sicuramente spaccato la faccia… 

 

L’impatto non avvenne mai: riaprendo gli occhi scorse il viso del suo fidanzato; il mondo continuava a girare a velocità vorticosa e la luce gli dava un violento fastidio. I piantagrane sembravano essersi momentaneamente allontanati e al suo fianco c’era anche Celegorm, che nonostante fosse ubriaco marcio era venuto ad aiutarlo; il Saggio e Aredhel lo avevano visto mentre cercava disperatamente di pararsi in qualche modo ed erano venuti a soccorrerlo: ma il più preoccupato rimaneva sempre il fulvo. “ Fin’, Fin’ mi senti ? Stai bene ? Stai svenendo ?” Avrebbe voluto strappargli quelle labbra perfette a morsi se solo non si fosse sentito così nauseato; le forti braccia di Nelya gli sorressero la parte bassa del torso nell’aiutarlo ad alzarsi e poi lo strinsero con forza: “ Vieni, andiamo a casa”. Pian piano tutti e cinque si diressero verso l’uscita ( gli altri li avrebbero raggiunti dopo) senza far troppo caso a chi si scansava per farli passare; attraversarono tutta la gigantesca sala e si ritrovarono in pochissimo tempo davanti alle porte: mancavano solo un paio di metri. Stavano per uscire, quando gli attaccabrighe si rifecero vivi: come un grosso muro iniziarono a isolarli e quelli più grossi e cattivi cominciarono a malmenarli; i nipoti di Finwe non sapevano più che fare e sulle prime rimasero a prenderle come dei beoti. Ma quando sembrava che non ci fosse via di fuga arrivò un aiuto inaspettato: Carnastir, che li stava seguendo da lontano in compagnia della sua bella, prese ad agitarsi in mezzo alla calca per attirare l’attenzione dei fratelli: “ In cerchio ! Mettete al centro i feriti e i deboli ! Alzate la guardia e colpite duro !” Vedendo che non riuscivano a reagire chiese ausilio a Maglor e Curufin: avrebbero dovuto avvicinarsi a forza di gomitate e comunicare le sue direttive agli altri; i due eseguirono con fin troppa solerzia. Tyleko e Fingon vennero messi sotto protezione perché avevano i movimenti troppo lenti per una scazzottata del genere ( uno dal male e l’altro dall’alcol); gli altri iniziarono a tirare pugni a destra e a manca. Irissë si beccò un colpo sulla mascella, Turgon si prese un occhio nero e Maedhros venne colpito sul naso: i restanti fortunatamente non ricevettero lesioni rilevanti. Lo scorrere del tempo si congelò; erano loro e i violenti, nessun’altro incluso: tra sangue sudore e un’indicibile fatica riuscirono a bucare la sacca. Mentre si rendevano ancora conto di cosa avevano fatto qualcuno nella folla urlò una frase chiara e nitida: “ Siamo fottuti: arriva la madama !” Il più grande cadde dalle nuvole e si scambiò degli sguardi confusi coi compari; la ragazza fece ricorso a tutta la sua saggezza da amica di personaggi implicati in faccende non propriamente legali: “ Sette sette sette, insieme fan ventuno; arriva la pula qui non c’è più nessuno”*1. Dopo un primo attimo di stupore gli altri seguirono il suo consiglio: si caricarono in spalla Turkafinwe e il primogenito di Nolo e si misero a correre verso l’uscita meno distante; spintonarono tante persone che correvano in giro come vacche impazzite, ma riuscirono a raggiungere una delle uscite di sicurezza. Dall’afa irrespirabile passarono all’aria fresca della sera che batteva sulla loro pelle; una cancellata recintata da filo spinato si parava loro davanti: si poteva sentire la tensione e il panico che si stava generando. “ E adesso che si fa ?” chiese Kano “ Ora si scavalca” concluse Mae. Le sirene della polizia si stavano avvicinando pericolosamente quando Fin’ sentì che il suo corpo veniva sollevato e spostato al di là della recinzione, appena in tempo per non essere visto; si allontanarono in fretta e furia: nel frattempo che tutti ansimavano, spompati dallo sforzo, Findekano sentì le forze venirgli meno e chiuse gli occhi, sapendo di essere ormai al sicuro… 

 

Si risvegliò in un posto che gli sembrava familiare e iniziò a guardarsi intorno: era stato messo disteso sul sedile posteriore della macchina dei Fëanorians, di fianco a suo cugino; provò a sollevarsi con estrema lentezza e a controllare se ci fosse qualcuno vicino a lui. La portiera era aperta e i parenti erano seduti fuori; quando provò a scendere, accorse subito sua sorella per aiutarlo a camminare: guardandola si vedeva che era gonfia per le botte, ma le avevano messo del ghiaccio quindi presto il liquido sarebbe stato drenato. Tutti sembravano in pensiero ed era davvero facile capire il perché: stavano fissando le porte spalancate del commissariato. “ Quando sei finito nel mondo dei sogni ci siamo resi conto che Moryo non c’era; infatti è rimasto bloccato nella calca. L’hanno preso i pulotti e ora lo stanno tirando fuori” suo fratello aveva una sigaretta stretta fra le labbra. Attesero una ventina di minuti, pieni d’ansia, quando finalmente videro riemergere dalla luce tre figure alte e snelle: erano Russandol, col naso fasciato, Carnastir e Curufin, che era così sudato da somigliare a un gamberone tempura; arrivarono con calma e montarono in auto, premendo l’acceleratore a tutto gas. Era calato un silenzio di tomba, che andava a nascondere un dubbio che attanagliava le viscere di tutti i presenti; questo dilemma venne espresso da Tyleko, perché si sa che vino veritas: “ Ma non abbiamo chiamato papà, Mo non è ancora indipendente e tu non sei il tuo tutore legale; come hai fatto ?” Il ramato ridacchiò e poi tirò fuori dalla tasca una carta d’identità: “ Dobbiamo ringraziare il fatto che Curvo sia identico a papà e che papi abbia la stessa memoria di una sedia: ha scordato i documenti nel cruscotto e il resto lo capirete da soli” si misero a ridere, ora che il peggio era passato. Mae tirò un sospiro di sollievo: anche oggi era riuscito a proteggere quella banda di deficienti a lui tanto cari.

 

La tana della scrittrice 

Kia ora koutou katoa! Kei te pēhea koe? Parto spiegando gli asterischi: il primo è riferito a una traduzione del ritornello della canzone “ Talk dirty to me” di Jason Derulo, mentre il secondo asterisco è riferito a un detto popolare divenuto famoso dopo l’uso spropositato che ne hanno fatto i black block. Anyway vi chiedo come al solito di commentare cosa ne pensate nella sezione commenti; mi scuso per eventuali errori nel testo o se non è stato di vostro gradimento, saluti e baci hobbit 

Sempre vostro 

 

Merry

   
 
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