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Autore: LorasWeasley    08/06/2021    1 recensioni
AU [iwaoi] [accenni daisuga e altre coppie]
"Nel momento stesso in cui Tooru l’aveva baciato tutto il resto era scomparso e nella mente di Iwaizumi era rimasto solo un grande ronzio.
...
-Ti voglio così tanto, per favore…
-È quello che dici a tutti, vero?- ringhiò l’altro spingendoselo però meglio contro.
Oikawa rise lasciandogli un bacio sul collo –Sì certo, il problema è che penso sempre a te quando lo faccio."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Hajime Iwaizumi, Koushi Sugawara, Takeru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Haikyuu - Azienda di articoli sportivi'
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Ciao!
Uso questo piccolo spazio per informarvi che QUESTA SETTIMANA ci sarà il TRIPLO APPUNTAMENTO. Questo capitolo, insieme ai prossimi due, sono collegati tra di loro in un modo che capirete solo leggendo e non mi va di dividerli. Quindi ho deciso di pubblicare oggi il 9, domani il 10 e giovedì l'11! Non perdetevi i vari appuntamenti e non saltate capitoli per sbaglio!
Buona lettura (e non odiatemi troppo).
Deh
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Capitolo 9

Oikawa non aveva idea di quando fosse successo, ma a un certo punto la sua vita iniziò ad andare totalmente alla deriva e lui non poté far nulla per sistemarla.
Tutto era iniziato con la pallavolo.
Era sempre stato uno dei punti fissi della sua vita quello sport e fin da piccolo aveva sempre saputo cosa avrebbe voluto “fare da grande”.
Quando, tra le medie e il liceo, aveva quasi distrutto il suo ginocchio per poco non era entrato in depressione. Era successo perché si era allenato troppo nonostante il suo coach gli avesse detto che questo non avrebbe migliorato di certo le sue capacità.
Fu Iwaizumi a salvarlo.
Il suo migliore amico l’aveva preso a pugni, ma aveva bloccato il suo autodistruggersi e l’aveva portato in ospedale in tempo.
Il medico, dopo pochi mesi di riposo e terapia, gli disse che era quasi un miracolo che potesse ancora giocare. Ovviamente però non avrebbe più dovuto strafare e, solo rispettato tutto quello, riuscì a diventare un atleta professionista.
Oikawa però non aveva più il controllo delle sue emozioni, non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse passando per la testa e il perché ormai tutto fosse diventato così complicato.
Erano le dieci di sera e stava ancora provando i suoi servizi. Le palle erano sparse per tutto il campo della palestra deserta e le cinque ore di allenamento ininterrotto si facevano sentire.
Infine arrivò il punto di limite per il suo ginocchio, fece un terribile rumore e Oikawa cadde.
Rimase a terra a riprendere fiato per un lasso di tempo indefinito, non riusciva a muoversi senza sentire delle fitte orribili che gli facevano solo mancare il fiato, ma nessuno sarebbe venuto a salvarlo, non a quell’ora tarda.
Mordendosi il labbro a sangue per non urlare dal dolore a ogni minimo spostamento, si trascinò fino alla panchina e riuscì a gettare la borsa a terra per poi cercare il proprio cellulare.
Chiamò Iwaizumi. Il cellulare che squillava a vuoto per quelle che parvero ore, ma il ragazzo non rispose mai.
Dopo il quarto tentativo andato a vuoto, Oikawa gridò un’imprecazione e si costrinse infine a chiamare i soccorsi.
E mentre aspettava che un’ambulanza lo raggiungesse si permise di piangere, anche se non sapeva più se lo stesse facendo per il dolore al ginocchio o al cuore.
 
In ospedale gli sembrò come se tutto fosse confuso, ma diede la colpa agli antidolorifici e alla anestesia parziale che gli avevano fatto.
Fece finta di ascoltare il dottore e tutti i discorsi che questo gli stava facendo, annuiva di tanto in tanto e sembrava bastare.
L’uomo aveva iniziato con il dire che sicuramente non avrebbe più potuto giocare fino alla fine della stagione, per la successiva era ancora tutto da vedere. Subito dopo aver capito quanto avesse compromesso la sua carriera, si rifiutò di ascoltare tutto quello che venne dopo. Erano comunque discorsi che conosceva e che per troppe volte gli erano stati ripetuti.
I suoi genitori lo vennero a trovare quasi subito, corsero preoccupati nella sua stanza e sua madre gli prese a coppa il volto come per cercare una ferita.
-Sto bene- mentì Tooru con un sorriso –è solo il ginocchio. Ma ci sono abituato.
I suoi genitori non sembravano convinti, suo padre commentò –Probabilmente dovremmo annullare il viaggio.
Tooru a quel punto ricordò che i suoi genitori sarebbero dovuti partire poche ore dopo per l’Europa, da quando sua sorella si era trasferita lì, passavano tre settimane da lei ogni sei mesi.
-No, no- si affrettò Tooru a placare ogni loro nuovo piano –dovete andare. Sappiamo tutti e tre quanto sia costoso rinunciare a viaggio e alloggio a solo poche ore dalla partenza. Io sto bene, davvero! E poi ci sarà Iwa-chan!
Una fitta gli trafisse il cuore a quella frase, ma il suo finto sorriso non vacillò neanche un po'.
Sua madre non sembrava per nulla convinta, ma dopo diverse altre chiacchiere e qualche abbraccio Tooru li convinse ad andare, con la promessa che li avrebbe chiamati ogni giorno.
I suoi genitori dovettero andare via abbastanza presto, non era orario di visite e gli avevano concesso meno di mezz’ora.
Quando infine furono fuori dalla porta, il suo sorriso scomparve e i suoi occhi si fecero di nuovo lucidi.
Si sistemò meglio nel letto, cercando con fatica una posizione che non desse troppo fastidio al ginocchio immobilizzato. Stava per addormentarsi quando il suo cellulare squillò.
Erano da poco passate le undici e mezza, ma fortunatamente Oikawa si trovava solo nella stanza, il letto accanto inutilizzato e la porta chiusa.
Sospirò quando vide il nome “Iwa-chan” che brillava sullo schermo, sentì il suo stomaco chiudersi in una morsa ma rispose comunque dopo solo due squilli.
Non disse nulla dopo aver accettato la chiamata, aspettando che fosse l’altro a parlare.
-Oikawa- la voce di Hajime era stanca –Scusa, ho visto solo ora le chiamate.
Tooru strinse i denti –Eri impegnato con lei?
Non aveva pensato di dirlo fino a quando le parole non vennero effettivamente dette, la sua voce era tagliente e lasciò Iwaizumi spiazzato per diversi secondi.
-Come scusa?- il suo tono si era fatto più alto –Non vedo perché tu debba iniziare a commentare con questo tono la mia vita privata!
-Puoi fare quello che vuoi, ma non si abbandonano gli amici per le ragazze!
Anche il tono di Oikawa si era alzato.
Sapeva di essere ingiusto, ma non riusciva a non odiare quella donna che solo tre giorni prima aveva visto di fronte la propria agenzia. Si era rifiutato di conoscere il suo nome o qualsiasi altra cosa sul suo conto perché l’avrebbe resa troppo vera.
-Sai cosa? Mi hai rotto le palle! Sono quindici ore che sto nella tua fottutissima agenzia a gestire tutti i problemi che sono sorti stamattina! Suppongo che tu neanche li conosca visto che non ti interessi a nient’altro se non a te stesso! E non starò qui a farmi insultare da te perché non ho sentito le tue chiamate, considerando inoltre che ti ho ricontattato non appena mi sono liberato!
Oikawa rimase in silenzio, come avrebbe dovuto protestare in ogni caso?
-E visto che ci tieni tanto a saperlo- continuò Hajime –Non mi vedo più con quella ragazza! Ha deciso che ero troppo impegnato con il lavoro e non era quello che cercava. Quindi, se non è importante, vorrei solo tornare a casa e recuperare qualche ora di sonno.
Tooru non aveva idea di come quella nuova informazione lo facesse sentire, diede un breve sguardo al suo ginocchio fasciato e infine sussurrò –Non è importante.
-Bene- sentì il suo amico sospirare e cercare di far tornare la sua voce a un livello normale –Allora ci sentiamo domani.
Oikawa deglutì –Sì- concesse infine –Ci sentiamo.
  
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