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Autore: Nescio17    18/06/2021    0 recensioni
1920
L'Inghilterra è profondamente segnata dalla guerra, ma nell'ombra e tra i quartieri bui, una famiglia riesce a farsi strada.
Sono le sorelle Hall, rimaste orfane a causa della guerra. Questo non le ha scoraggiate dal portare avanti le attività storiche della famiglia: nei meandri di Liverpool, i Poison Absinthe, hanno costruito un impero attorno a scommesse, mercato nero, ma soprattutto vendendo il miglior assenzio di tutta la Gran Bretagna.
Il lavoro della banda sarà riposto nelle mani delle sorelle e gli affari nelle loro scelte.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mani di seta scorrevano sulla sua pelle ruvida, indurita dal freddo e dall'inverno: quel tocco gli faceva vedere e sentire il paradiso tutte le volte. Le sue labbra piene e peccaminose gli baciavano le spalle larghe e forti, lo marchiavano come tizzoni ardenti. La strinse a sé con foga, togliendole il respiro: voleva sentire il suo corpo ancora e ancora più vicino, ogni centimetro della sua pelle chiara come la porcellana. Il respiro accellerato risuonava nel suo orecchio, gli ansiti di un piacere indescrivibile, i gemiti tenuti al guinzaglio per non farsi sentire attraverso quelle pareti sottili e pericolanti. 
 

Nulla importava quando quei due si tenevano stretti l'uno tra le braccia dell'altro, come fili di un'unica matassa. 
 

Si ridestò da quei pensieri languidi e poco casti che gli attanagliavano la mente da giorni: da quando l'aveva rivista dopo tutto quel tempo i suoi sensi si erano risvegliati e ogni pensiero tornava a quando la bocca di lei era solo di suo dominio. 
 

La pioggia scendeva cadenzata, le nuvole nere ricoprivano il triste cielo di Liverpool e i passanti si agitavano sulle strade tutti presi da chissà quali impegni. La sigaretta emanava un leggero filo di fumo, intimidito anche lui dal brutto tempo: ne prese una boccata e poi la gettò dirigendosi nelle retrovie di una stradina più riservata. Lì trovò Mikey che po' aspettava, appoggiato alla Rolls Royce Twenty: una macchina forse troppo vistosa, ma ora che gli affari prendevano piede era giusto avere il giusto equipaggiamento. 
 

"Capo cosa ha intenzione di fare? Se quella matta dei Poison Absinthe ci trova qui ci taglia le palle e le dà ai maiali!" Dissi non poco intimorito da quella donna, il cui nome era sulle bocche di tutti i fuori legge. Mallory guardò divertito il suo lacchè e poi salì in macchina: nessuna donna avrebbe potuto fotterlo, nemmeno quella dannata che lo aveva già posseduto più di una volta. Ancora una volta i suoi pensieri tornarono a quelle fredde notti in cui i loro corpi si erano scaldati tanto amorevolmente e in cui avevano condiviso pensieri e parole come gli innamorati di un romanzo. E poi lui aveva mandato tutto a puttane, come era solito fare: aveva sporcato quell'amore così gentile per un bicchiere di troppo, un whisky soltanto. 
 

Accese il motore e silenziosamente si allontanò come la canaglia che era, come il bastardo che aveva spezzato il cuore della ragazza più in gamba di tutta Inghilterra. 
 

Un boato ruppe il cielo, pezzi di calcinacci volarono come coriandoli, vetri infranti si sparsero sulle strade rovinando tra i piedi delle persone che con foga si davano alla corsa, evitando i mattoni. Il caos regnava mentre le fiamme della dinamite divampavano annerendo il legno esposto: accorsero alcuni uomini con dei secchi d'acqua, sperando che la pioggia in quel momento potesse essere provvidenziale per evitare che il fuoco raggiungesse le case circostanti. Il Quaff bruciava come un fiammifero appena acceso, lambito dalle lingue rosse che cercavano di distruggere tutto quello che trovavano sul loro percorso. 


Mikey si girò per assicurarsi che nessuno li stesse seguendo e poi si strofinò le mani soddisfatto dell'operato del suo padrone che nel frattempo guidava, lo sguardo assente e il volto rilassato. Non sembrava al settimo cielo, ma sapeva che quella era una giusta punizione per la baldracca che aveva osato sfidare i black hands. 
 

"Mallory ora non ci resta che fregare quella banda di galline e appropriarci di tutto quello che hanno!" Disse con gli occhi lucidi: Mikey non era il più furbo della banda, ma era sempre stato fedele. Mason Mallory osservò la lunga strada davanti a sé e sorrise: forse stavolta ce l'avrebbe fatta. 
 

La macchina sterzò sul selciato, sollevando la terra asciutta: una nuvola di polvere ricoprì il mezzo. Harry aprì la portiera entusiasta che la notizia fosse già arrivata anche a loro: Mallory aveva fatto proprio un bel casino, ora bisognava solamente mettere le mani sul bottino. Corse dentro Dust House con foga, rischiando di scardinare la porta dell'edificio e si gettò a capofitto nell'ufficio di Mason: lo trovò seduto mentre discuteva con Jackson di qualcosa, le mani che correvano a destra e a sinistra sulla scrivania in cerca di qualcosa. 
 

"Capo è il momento di festeggiare, la notizia si è già sparsa per mezza Inghilterra! Sicuramente i Poison avranno un bel daffare, godiamoci questo momento." Disse starnazzando come un'oca già in preda ai fumi dell'alcool. 
 

Mallory battè un pugno con foga sulla superficie dura e si alzò con impeto: forse aveva ragione quello scemo di Harry, poteva permettersi di festeggiare. Finalmente stava ribaltando la situazione, si sarebbe preso tutto, fino all'ultima sterlina: i black hands non potevano perdere così facilmente. Riuscì a trovare il biglietto da porgere a Jackson che con velocità sparì dietro la porta e si infilò il cappotto, battendo alcune pacche sulla schiena muscolosa di Harry. 
 

Il locale era stra pieno, gente ovunque che beveva contenta e cameriere indaffarate a servire le pinte di birra e i bicchieri di brandy. La musica aleggiava leggera, riusciva ad attraversare il frastuono delle voci e delle risate, arrivando dritta dritta alle sue orecchie: sentiva tutto quel frastuono, ma niente riusciva a calmarlo. Da quando si era seduto al tavolo il suo cuore restava irrequieto, come se ci fosse qualcosa di molto importante che si era dimenticato di fare, un prurito sotto le mani. Neanche l'alcool sembrava sortire l'effetto desiderato, eppure aveva già ingollato qualche bicchiere bello tosto. 
 

Una ragazza dai lunghi capelli castani avvolse le braccia attorno al suo torace lasciandolo per un attimo senza respiro: quel tocco gli sembrava così familiare eppure quando si volse a guardare il volto di lei non riconobbe Magdalene. I suoi occhi tinti di bistro brillavano dietro le folte ciglia, invitandolo con sensualità ad occupare il suo tempo con faccende più divertenti che stare a sbronzarsi in mezzo a un branco di uomini. Quegli occhi lo incantarono, gli sembrò di avere un dejavu, un brivido gli percorse la schiena, l'eccitazione crescente nel suo corpo. 


Si alzò abbandonando i suoi compagni, seguito da fischi, applausi e qualche parola oscena che lo invitava a domare la puledra che gli stringeva la mano con decisione. Il vestito di seta l'avvolgeva come una seconda pelle, sotto si intravedevano i brividi di freddo che le punteggiavano le braccia. Salirono le scale e lei lo fece accomodare nell'ultima stanza di un lungo corridoio ricoperto di tappeti verdi, sbiaditi e tarlati: ma poco importava a chi decideva di salire. La stanza era scura, solo una tenue luce proveniva da una lampada ad olio che rischiarava il grande letto e la porta del bagno. 
 

"Aspettami qui. Torno subito." Disse sussurrando al suo orecchio, lasciandoci un bacio a fior di pelle. L'eccitazione ormai era massima, Mallory non capiva più un cazzo: non sapeva se fosse l'alcool o l'aspetto di quella ragazza che la faceva assomigliare a Magdalene in maniera impressionante. Si sedette sul letto accendendosi una sigaretta per calmare le emozioni e inspirò profondamente: quella maledetta non se n'era mai andata dalla sua testa, si era insediata come un chiodo e aveva messo radici nel suo cervello. La vedeva ovunque, sentiva ancora le sue mani toccarlo e il suo profumo avvolgerlo. Nel bel mezzo dei deliri mentali non si era accorto che la porta del bagno di era aperta e adesso una figura si stagliava, vestita solo con una vestaglia rossa come il fuoco. 
 

Mallory ci mise qualche secondo a realizzare la presenza di quella donna, il corpo sinuoso era delineato dalla luce, ma non riusciva a scorgerle il volto. Rimase pietrificato, i suoi sensi lo stavano ingannando, non c'era altro motivo, perché sennò come avrebbe fatto a esserci Magdalene davanti a lui, ricoperta solo da uno sottile strato di stoffa. Sbattè le palpebre alcune volte, mentre la figura si avvicinava, rivelandosi sempre di più alla luce: il suo cuore sembrò fermarsi, trattenne il respiro, non ci stava più capendo niente. 
 

Magdalene avanzò lentamente osservando la moltitudine di reazioni che passarono sulla faccia di Mallory: quel coglione aveva osato dichiarare guerra e ora lei stava cercando di sistemare le cose per non perdere terreno. Si ritrovò a pochi passi da lui, che ormai aveva la faccia completamente ferma in espressione incomprensibile: era sicuramente prossimo all'infarto. Gli sfilò la sigaretta dalle mani e tirò una boccata lasciando che la nicotina le riempisse i polmoni e il sangue. 
 

Mallory non riusciva più a ragionare: l'eccitazione era ormai prorompente nei pantaloni, ma il suo cervello non riusciva a registrate la persona davanti a sé. Che cosa aveva combinato per vederla ancora una volta in quelle vesti? La vide sporgersi e soffiargli il fumo nella bocca dischiusa dalla sorpresa: fissò quelle labbra così invitanti e infine il suo corpo si decise a reagire. Le afferrò la vita facendola sedere a cavalcioni sulle sue gambe: la sua pelle era così vicina, celata dalla vestaglia, il suo respiro caldo si infranse contro il suo orecchio, facendolo diventare matto. Le baciò la pelle, inalando il suo profumo come una droga, stringendo la presa sui fianchi. Voleva sentire di più, perdersi nella sua carne morbida, ubriacarsi del suo respiro ansimante.
 

Lo fece sdraiare in modo da sovrastarlo: non era cambiato per niente. Le sue mani forti la stringevano con una dolcezza inaudita, il suo cuore batteva ritmico quasi a sfondare il torace ben formato. Gli sbottonò la camicia, accarezzando e solleticando la pelle ruvida, lo sentiva sotto di lei scalpitante pronto a ribaltare quella situazione rovente: ma non era questo il suo obbiettivo. 

   
 
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