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Autore: margheritanikolaevna    19/06/2021    7 recensioni
Ann Leary ha i capelli viola, un segreto e una missione da compiere. La sua missione include portare via con sè il Bambino e lei non si fermerà davanti a nulla pur di completarla.
Un nuovo amore, un nuovo nemico, un nuovo finale.
Questo racconto è dedicato alla mia amica meiousetsuna, fantastica autrice qui su efp, le cui bellissime storie mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere qualcosa che mi facesse battere il cuore
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO
 

Il vecchio re sistemò la testa canuta sul cuscino.
“Così va meglio” bisbigliò.
Distese braccia e gambe sotto la coltre di lenzuola candide e coperte raffinate, come un’impronta fossile nel bianco.
Il suo corpo cedeva, ma i suoi pensieri erano incredibilmente chiari. 
Ed era grazie a lui, che gli stava accanto e capiva tutto, senza bisogno di parole.
Del resto, tra loro due le parole non erano mai state davvero necessarie.
 
Allora ero un uomo giovane e arrogante e non sapevo quanto l’amavo. Lo capii solo alla fine, quando la tenevo tra le mie braccia per l’ultima volta.
Non conoscevo tutta la sua storia, ma l’amavo.
Di quel tipo di amore che arriva prima di qualunque senso morale, di qualunque comprensione. Come il vento e il mare e la sabbia sdraiati vicini per sempre.
Poi, quando ho scoperto tutto ho capito che il mio istinto su di lei non si era sbagliato.
 
Si voltò appena verso il piccolo viso dalla pelle verde, chino su di lui.
 
La gente cresce, invecchia.
Noi siamo cresciuti, invecchiati.
Ma lei non è cambiata, ha ancora i suoi strani capelli, è ancora giovane e bellissima.
La morte non permette di crescere o di cambiare.
Lei sarà giovane per sempre e io l’amerò per sempre.
 
Ricordò ancora quei momenti: da quelle dita che perdevano calore contro la sua guancia aveva sentito un fuoco gelido entrargli sotto la pelle, scendere lungo il braccio e il corpo, srotolando il filo del suo essere in modo incredibilmente doloroso.
Alla fine aveva trovato il suo cuore, morbida rosa rossa sospesa nel buio, e ne aveva bruciato i petali delicati, lentamente, uno ad uno. 
Ansimò, il respiro sempre più difficile.
Il momento era vicino.
Grogu non riusciva a staccare gli occhi dal suo volto, così familiare eppure tanto diverso da come lo ricordava.
Doveva andare così: gli umani sono deboli, la loro vita non dura che il battito d’ali di una farfalla. Lo sapeva, lo sapeva bene.
Una delle prime cose che il suo Maestro gli aveva spiegato era che la morte è una parte naturale della vita e che bisognava gioire per coloro che, morendo, si trasformano nella Forza.
E allora perché era così doloroso lasciarlo andare?
Guardò il suo vecchio volto avvizzito contorcersi in una smorfia di dolore.
Se era così che doveva finire, almeno avrebbe potuto aiutarlo un’ultima volta.
Proiettò le loro menti all’indietro.
“Molto tempo fa” sussurrò allora il vecchio re “feci un sogno”.
Era così bello e me lo stavo godendo così tanto, quando qualcuno mi svegliò bruscamente
Dov’ero? Cosa stavo facendo?
Era difficile riprendere il filo della sua lunga vita, in quel momento in cui tutto si confondeva fuori e dentro di lui.
Alungò la mano affilata verso la macchia verde indistinta al suo capezzale.
Ecco, sì, eccolo
Sorrise debolmente.
L’aveva trovato.
Lo vide formarsi quietamente nella sua testa: un sogno sognato infiniti anni prima sulla riva di una laguna sconosciuta, al margine di una giungla sconosciuta, su un pianeta sconosciuto.
Ora lasciò che quel vecchio sogno lo toccasse e lo sollevasse e lo facesse scivolare al di sopra del letto che riusciva a malapena a distinguere sotto di lui.
Nel corridoio, oltre la porta chiusa, si udiva l'eco di passi frettolosi, di voci lontane.
Non importava.
“Va tutto bene” bisbigliò a un tratto una voce accanto a lui.
Si voltò e Ann Leary fece un passo verso di lui, splendente.
Il suo sguardo lo accarezzava.
Gli tese le mani, come quella lontana volta - un milione di anni fa, in un mondo diverso - ma con un gesto mille volte più intenso, che gli fece battere forte il cuore.
Pensava le stesse cose che pensava lui, le stesse cose che avevano pensato insieme tante altre volte senza dirsele mai.
In fondo, era veramente assurdo - e nessuno l’avrebbe capito mai - che conoscendosi così poco ci si potesse amare così tanto.
Quando si erano incontrati erano entrambi diversi e molte cose da allora erano cambiate. Eppure gli sembrò che fossero giorni - anzi, ore - tutti quegli innumerevoli anni passati, quegli anni di lontananza, la solitudine e tutto il dolore.
Ore.
Anzi, minuti.
Nessuno dei due parlava.
Non ce n’era bisogno: lui era lì e lei l’aveva aspettato.
Nessun altro uomo per lei, nessun’altra donna per lui erano mai esistiti.
Quella era la verità, adesso lo capiva.  
Dinnanzi ai suoi occhi il paesaggio cominciò a vibrare, avvolto in una nebbia sempre più fitta.
Si guardò intorno disorientato.
La sua mente vacillava, confusa.
“D-dove devo andare?” chiese il vecchio re.  
Ann si chinò su di lui, sorridendo.
“Con me” rispose.
 
FINE
 


Note&credits: i pensieri di Grogu sulla morte riecheggiano le frasi pronunciate da Yoda in “La vendetta dei Sith”. Ci sono tracce dei miei racconti preferiti di Bradbury ("Il lago", "Il commiato") e di qualche bel racconto del misconosciuto Giorgio Scerbanenco. 
E così, cari lettori, siamo arrivati alla fine di questo racconto: è una storia a me molto cara, scriverla mi ha tenuto compagnia durante i mesi del secondo lockdown e mi ha aiutato a combattere la tristezza e l’isolamento. Spero di essere riuscita a trasmettere a chi l’ha letta anche solo parte delle emozioni che ho provato io a scriverla.
Grazie a tutti coloro che l’hanno letta e la leggeranno, a chi ha commentato ogni capitolo e a chi si limita a dare un’occhiata.
Grazie in particolare agli amici MaxT, meiousetsuna ed evolawho che l’hanno seguita fin dall’inizio.
Vi auguro un’estate serena e follemente divertente. Alla prossima 😊
 
 
  
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