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Autore: DanilaCobain    30/06/2021    1 recensioni
Olivia Stonebridge è una ragazza felice e spensierata. Non immagina che la notte possa nascondere simili pericoli e ignora che la sua famiglia discenda da un'antica stirpe di cacciatori di vampiri. Fa parte della sua eredità ma, secondo la tradizione, tutto dovrà esserle svelato al compimento del suo diciottesimo compleanno.
Un gruppo di vampiri assetati di vendetta sta per arrivare in città e niente più andrà secondo i piani. Vampiri potenti e passioni brucianti trascineranno Olivia in una nuova vita a cui dovrà presto abituarsi.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16. Giorno di festa



Olivia non dormì bene e quando si accorse che Craig non era andato a svegliarla alla solita ora cominciò ad agitarsi. La casa era silenziosa, la luce dell’alba filtrava delicata dalle finestre del corridoio, bagnandola a intermittenza mentre a piedi nudi si dirigeva in cucina a prendere da bere. Tamburellò con le dita sul tavolo meditando sul da farsi. Doveva svegliare sua nonna? O forse doveva solo aspettare. Sbuffò esasperata, cercando di calmarsi e di pensare che Orlando aveva ragione e loro erano perfettamente addestrati a fare ciò. Decise che avrebbe iniziato da sola a correre, forse Craig era stanco e stava riposando. Infilò la tuta, legò i capelli e scese in palestra.
Quando aprì la porta si rese conto che le luci erano accese e a terra c’erano dei vestiti ammassati. Spostò lo sguardo per la stanza e vide sua sorella inginocchiata dietro a Craig seduto su in tappetino a gambe incrociate. Alzarono entrambi lo sguardo verso di lei quando sentirono la porta richiudersi.
«Ollie.»
Scarlett si alzò e si avvicinò a lei. Con imbarazzo notò che sua sorella era mezza nuda. Non la imbarazzava vedere sua sorella così, quanto la sensazione di aver interrotto qualcosa di intimo.
«Scusate, io non volevo… non sapevo foste qui.»
«Tranquilla, stavo solo facendo un massaggio alla spalla a Craig.»
Le braccia toniche della sorella la strinsero in un abbraccio.
«Come è andata?» chiese lei, timidamente.
«Bene.»
«Grazie al cielo, ero preoccupata.»
Scarlett le accarezzò la guancia. «Orlando ci ha raccontato della tua reazione.»
«Ah, davvero?» Ma che razza di stronzo! Stava raccontando a tutti quanto fosse frignona?
Craig le raggiunse. Anche lui indossava solo un paio di slip e i muscoli dei pettorali risaltavano sotto la luce bianca dei neon. Lui le rivolse un sorriso a trentadue denti.
«Brava Olivia, sono fiero di te. Ti sei alzata senza che venissi a chiamarti.» Baciò Scarlett sulle labbra e le diede un colpetto sulle natiche. «Vai a riposare un po’, amore. E tu inizia a correre. Mi do una rinfrescata e ti raggiungo.»
 «Ma se sei stanco possiamo anche rimandare.»
Un ghigno malvagio gli comparve sul volto. «Ti piacerebbe. Sbrigati, non perdere tempo.» Scomparve dietro alla porta dei bagni.
Scarlett raccolse i vestiti e uscì mentre Olivia cominciava a mettere in moto i muscoli indolenziti.
 
***
 
La piazza era inondata di luci e voci allegre. Bambini giocavano a rincorrersi tra i tavoli disposti su tutto il perimetro, già quasi pieni. Si era messa un pantalone largo dai colori caldi e la stampa astratta e un top attillato color rame, leggermente scollato e bucato sui fianchi. Sua sorella invece era vestita da figa spaziale: aveva un abito aderente con delle strisce di tessuto che andavano a intrecciarsi dietro la schiena lasciandone scoperta buona parte. I capelli rossi ribelli erano stati domati in riccioli morbidi, anche le labbra erano di un rosso vivido e gli occhi verdi spiccavano più grandi e luminosi che mai. Aveva un’aria così felice da quando erano lì.
Nonna Ester si accomodò accanto a signori della sua età mentre loro si sedettero al tavolo con Orlando e gli altri ragazzi di Roccadipietra. Olivia capitò di fianco a Sonia, l’amica di Grazia, la quale era seduta accanto a Orlano, poco distanti da lei. Scarlett aveva attirato su di sé l’attenzione di molti uomini ma questo non sembrava disturbare minimamente Craig che invece le riservava degli sguardi di amore puro e occhiate di fuoco che promettevano momenti passionali, una volta soli.
«Allora Olivia, come ti stai trovando a Rocca?» Sonia aveva i capelli ricci e biondi, portati corti fino al mento e gentili occhi azzurri. Sorrideva spesso e aveva denti bianchissimi e dritti.
«Mi piace qui, ma mi mancano i miei amici a Tiern», ammise.
«Beh almeno adesso c’è Orlando.»
«Peccato che tra qualche giorno vada via» si intromise Grazia. Le labbra rosa scuro si arcuarono in un sorriso finto. Sonia aggrottò la fronte e scosse la testa in direzione di Olivia.
«Non farci caso, è gelosa di te.» E lo disse senza preoccuparsi che Grazia sentisse.
«Di me? E perché?»
«Per Orlando.»
Ma perché erano tutti fissati con questa storia? Le piaceva, certo, ma non pensava a lui in senso romantico. L’unica cosa che realmente desiderava in quel momento era riuscire a trovare un equilibrio, una via per riuscire a vivere serenamente come facevano tutti gli altri cacciatori e come ancora non riusciva a fare lei. Orlando le trasmetteva calma e trascorrere del tempo con lui la faceva stare bene ma niente di più. Stava per ribattere quando dagli altoparlanti uscì una voce profonda e mascolina.
«Buonasera, signore e signori.»
Tutti si voltarono in direzione del sagrato della chiesa dove un signore alto e ben piazzato con i capelli brizzolati e un completo scuro teneva in mano un microfono. Al suo fianco c’era Ronald, il padre di Orlando. Orlando e Marco si alzarono e raggiunsero i loro genitori mentre alcune donne passavano tra i tavoli e distribuivano bicchieri di vino.
«Anche quest’anno siamo tantissimi, venuti da tutta Italia per onorare la memoria del caro avo Rocco Sartori.» Ci fu un applauso. «Questo mi riempie di gioia e di orgoglio. Tutti conosciamo la storia di Rocco e di come il nostro ordine è nato, e tutti sappiamo quanto importante sia per l’umanità intera la nostra missione. Durante la caccia di stanotte abbiamo appreso che Luciana non è più in Italia, è in America, alla corte di Magnor.»
«Chi è Luciana?» chiese Olivia, reprimendo un brivido quando udì il nome di Magnor.
«È una regina tra i vampiri. Molto potente qui in Italia. Magnor invece è suo cugino, è un re nel territorio dove vivi tu», rispose Sonia.
Quindi era anche la cugina di Zaganos, pensò. E l’immagine di lui, ammantato dalla luce solare mentre suonava il violino in mezzo al bosco le riempì la mente, riportandola indietro a quei momenti intensi e terribili che sembravano appartenere a un’altra vita. Chissà se lo avrebbe mai più rivisto.
«Tra loro sta per succedere qualcosa, una guerra, e si cercano alleanze. È proprio nel momento in cui sono più deboli che dobbiamo attaccare per cercare di colpire al cuore del loro potere. Ma stasera siamo qui per festeggiare e divertirci, quindi alzate i vostri bicchieri e brindate! A Rocco Sartori! Ai cacciatori! Alla vittoria della luce sulla tenebra!»
La platea esplose in un’ovazione e ripeté le ultime frasi prima di bere il vino. Tornarono il vociare, le risate e una musica popolare italiana di sottofondo, insieme a Orlando e Marco che ripresero i loro posti. Cenarono, bevvero, risero, cantarono e qualcuno si mise anche a ballare il liscio. Olivia era allegra, parlava con tutti e aveva anche accettato l’invito di Marco a ballare anche se avevano passato tutto il tempo a ridere perché lei non riusciva a stare al passo. Si era appena seduta quando si avvicinò Orlando.
«Balli questo valzer con me?»
Olivia lo guardò da sotto le ciglia. «Mi è bastata l’esperienza di Tiern, grazie.»
Lui rise. «Prometto che stavolta non ti bacio» si sedette accanto a lei. «Come ti senti oggi?»
Olivia piantò gli occhi in quelli di lui. «Perché hai raccontato a tutti del mio crollo emotivo?»
«A tutti? L’ho detto solo a tua sorella e a Craig.»
«Beh, fa lo stesso.»
Poggiò una mano sulla sua. «Non ti preoccupare. Quando avrai l’anello sarà molto più facile, anche emotivamente.»
«Posso vedere il tuo anello?»
Alzò un sopracciglio. «Qui?»
«Perché dove ce l’hai?»
«Non lo sai?»
«No.»
«Vieni con me.»
 
Olivia seguì orlando nel vicolo che si snodava sul fianco sud della chiesa e poi per una piccola salita fino ad arrivare in un punto cieco, dove c’era un vecchio cancello arrugginito chiuso da un lucchetto. L’illuminazione era scarsa ma quella sera c’era la luna piena a rendere tutto più visibile. Lui armeggiò con il lucchetto.
«Che fai? Dove stiamo andando?» incuriosita dal posto.
Il cancello scricchiolò con un rumore terribile e Olivia si guardò intorno sentendosi come un rapinatore. Orlando oltrepassò il cancello con un luccichio divertito negli occhi e le fece segno di seguirlo. Esitò un attimo, poi si infilò nella fessura. Davanti a lei sembrava aprirsi una specie di giardino, circondato da un muro di pietra.
«Cos’è questo posto?»
«Era il vecchio ingresso del paese. Poi le mura sono state spostate più avanti e questo è rimasto un giardino. Ci veniamo noi ragazzi, perlopiù. Se prosegui verso sud vai nelle campagne, se invece vai a nord raggiungi il castello dalla parte del fossato.»
C’erano diverse querce gigantesche e qualche albero da frutto, ammantati dalla luce argentea della luna e circondati dalle lucciole che danzavano tra i loro rami e intorno al tronco.
«Guarda, le lucciole.» Fece qualche passo nell’erba, poi si voltò verso Orlando che era rimasto fermo a guardarla. «Perché siamo qui?»
Lui sollevò un sopracciglio. «Volevi vedere il mio anello…» senza lasciarle il tempo di dire altro, si sfilò la maglietta dalla testa.
Olivia rimase interdetta e imbarazzata per un istante. «Ma che fai?» chiese, senza riuscire a distogliere lo sguardo dai pettorali di Orlando.
Lui appallottolò la maglia in una mano e avanzò come un felino. Notò un tatuaggio attorno al capezzolo destro, uguale a quello che aveva visto su Craig proprio quella mattina. Non distolse lo sguardo dal tatuaggio fino a quando Orlando non fu a pochi centimetri da lei. D’istinto, alzò la mano per toccarlo ma la bloccò a mezz’aria. Le dita di lui erano calde quando si strinsero sul suo polso.
«Puoi toccarlo, se vuoi.»
Olivia alzò gli occhi su di lui. «È bellissimo.» Affascinata, percorse con i polpastrelli quelle linee, curve e ghirigori che dal capezzolo si estendevano sulla pelle per un raggio di due centimetri. «Anche il mio sarà così?»
Era un mandala, meraviglioso nella sua delicatezza e nella sua particolarità.
«Sì.» Orlando espirò forte quando Olivia tolse le dita. Sembrava che i suoi occhi avessero cambiato colore. Di sicuro avevano cambiato espressione. Non erano più divertiti e la scrutavano con intensità e qualcosa di molto simile al desiderio.
Anche lei prese consapevolezza di stare a pochi centimetri dal corpo muscoloso e nudo di Orlando. Abbassò lo sguardo, finendo di nuovo a fissare i pettorali tonici. Sul capezzolo sinistro brillava un piercing, un cerchietto d’argento. Alzò subito la testa, in preda a una sensazione di calore che si irradiava in tutto il corpo.
«Sarà nello stesso posto del tuo?»
Orlando avvicinò la mano al suo seno, senza toccarla ma facendo in modo che lei ne percepisse il calore. «Ti piacerebbe?» Spostò la mano verso la pancia della ragazza, fino ad arrivare all’ombelico, poggiandola sulla sua pelle nuda.
Olivia fremette prima di riuscire a controllarsi. Il cuore le batteva all’impazzata e il respiro si era fatto corto. Non riusciva a staccare gli occhi dal viso di Orlando. Con il pollice, lui descrisse un movimento circolare attorno all’ombelico.
«O lo preferiresti qui?»
«Posso scegliere?» la voce le si era arrochita.
Lui annuì. «A voi ragazze è concesso scegliere.» Tolse la mano e Olivia desiderò che non lo avesse fatto.
«Allora mi piacerebbe dietro la schiena.»
Orlando la fece voltare e le scostò i capelli, gettandoli su una spalla. «Dove?» Le accarezzò lentamente tutta la schiena.
«Sopra, un po' più giù del collo.»
Fermò la mano nel punto in cui gli aveva indicato e giocherellò con le dita, come a percorrere un disegno immaginario. Si fece più vicino e l’altra mano la strinse davanti, facendola aderire completamente a lui. Portò il viso a un soffio dal collo scoperto di Olivia, la quale aveva chiuso gli occhi, abbandonandosi alle bellissime sensazioni che Orlando stava provocando.
«Hai un profumo pazzesco, Olivia.»
Sentì il suo alito caldo sul collo e sull’orecchio. «Orlando.» Si girò, fissando lo sguardo sulle labbra di lui. «Non credo che sia una buona idea.»
«Non mi sono mai piaciute le buone idee.»
Calò la bocca su quella di lei in un bacio impetuoso che li lasciò subito senza fiato. Olivia passò le braccia dietro al suo collo, facendosi più vicina.
Tante volte, quando era più piccola e aveva una cotta per lui, aveva fantasticato sul loro primo bacio, ma mai si sarebbe aspettata da lui quella delicatezza che si celava dietro l’impeto mascolino. La divorava, la stringeva, le mordeva le labbra, eppure era delicato nel modo in cui la toccava.
Mai si sarebbe immaginata di condividere con lui il destino di cacciatori di vampiri, men che meno di trovarsi con lui in un piccolo paese dell’Italia centrale in una notte di festa, una notte calda, stellata e piena di lucciole.
Degli schiamazzi e un rumore di passi li fecero staccare. Orlando si affrettò a rimettersi la maglietta. Olivia mosse un passo verso il cancello, ma lui la trattenne e l’attirò a sé per un altro bacio. Lei protestò e rise quando si staccarono.
Il cancello cigolò e davanti a loro comparve Marco, in compagnia di una ragazza bassina, dai capelli lunghi e lisci. Si tenevano per mano, visibilmente alterati dall’alcool.
Quando li vide, Marco si bloccò. «Oh. Scusate ragazzi, non sapevo che foste qui.»
Orlando sorrise. «Tranquillo. Vieni, Olivia, lasciamoli soli.»
Una volta oltrepassato il cancello, il volto di Orlando tornò a pochi centimetri dal suo.
«Non mi sbagliavo su di te. Metti a nanna la brava ragazza e tira fuori lo spirito selvaggio che tieni nascosto lì dentro.»
Olivia sorrise e scosse un po’ la testa. Aveva soltanto ricambiato un bacio che desiderava da anni, con la stessa intensità che ci aveva messo lui. Le labbra di Orlando si poggiarono sulla sua guancia, la guardò un istante, un sorriso appena accennato e gli occhi che scintillavano come due grandi stelle.
Poi si incamminò e raggiunse la festa senza aspettarla.
   
 
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