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Autore: Kim WinterNight    01/07/2021    1 recensioni
[Scritta per il compleanno di Roddy ♥]
Il primo luglio è una data speciale.
È nato Roswell Christopher Bottum III, un bambino diventato uomo, musicista, amico.
Una persona come tante, con esperienze alle spalle e altre ancora da affrontare.
Un ragazzo che ha semplicemente intrapreso il suo viaggio attraverso le tante lezioni che la vita gli ha insegnato, i tanti affetti persi e trovati, i tanti momenti divertenti, emozionanti, indimenticabili.
Il primo luglio possono accadere davvero una miriade di cose.
E Roddy è pronto a viverle tutte.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Altri, Roddy Bottum
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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È il primo luglio
 

 
 
 
 
 
1971
 
 
È il primo luglio: si muore di caldo, è normale.
Roddy è seduto sull’amaca della nonna, le gambe incrociate e le mani sotto il mento, intento a osservare una lucertola che prende il sole.
Lei non sembra soffrire, anzi, sembra contenta.
La mamma gli ha spiegato che ci sono degli animali che adorano il caldo e che ne hanno bisogno per sopravvivere.
Roddy non sa proprio come sia possibile: è da pazzi ustionarsi sotto quei raggi che fanno sudare e arrossare la pelle. Non gli piace tantissimo neanche andare in spiaggia, però si diverte a fare il bagno insieme ai suoi genitori.
Tiene gli occhi blu fissi sull’animaletto dalla lunga coda e gli sembra quasi di trovarsi di fronte a un coccodrillo in miniatura. Le lucertole sono più piccole e innocue, non gli fanno paura.
Anche se non le capisce.
La osserva crogiolarsi sul cemento rovente, battuto dal sole del mezzogiorno, ed è contento di dondolarsi sull’amaca all’ombra delle grandi sequoie.
Si sente furbo e intelligente, non come quella stupida lucertola.
Gli viene quasi voglia di prenderla in mano e spostarla, sistemarla in un punto più fresco, ma subito si ricorda che il coccodrillo in miniatura soffrirebbe e tornerebbe esattamente al punto di partenza.
«Sei proprio scema» borbotta tra sé, inarcando le sopracciglia.
Chissà se quell’animale può capire le sue parole, chissà se è in grado di arrabbiarsi per un insulto o una presa in giro.
Il bambino sente un rumore di passi alla sua sinistra e alza lo sguardo, ritrovandosi faccia a faccia con nonno Roddy.
Gli sorride apertamente e indica la lucertola sul cemento a qualche metro da lui. «Nonno, hai visto?»
Lui si avvicina all’amaca e gli passa una mano tra i capelli dorati e sudati. «Ti piacciono le lucertole, Roddy?» gli chiede.
«Sì! Sembrano coccodrilli, ma più piccoli!» esclama, poi si fa un po’ più serio e si gratta una guancia paffuta. «E più stupidi dei coccodrilli veri, dato che stanno sempre al sole. Mamma dice che fa male!»
Il nonno ride di gusto e gli scompiglia ancora la chioma bionda. «La mamma ha sempre ragione. Sai che quella lucertola ha anche un nome?»
Il piccolo Roddy si illumina di gioia e balza giù dall’amaca. «Davvero?»
«Certo. È sempre qui in giro, ormai la riconosco. Mi fa compagnia quando faccio giardinaggio. Così le ho dato un bel nome!»
«E come si chiama?»
Il nonno gli carezza una guancia. «Roswell.»
«Quindi anche lei si chiama come me e come te?»
«Sì, e come il tuo papà!»
Roddy scoppia a ridere felice e indica la lucertola, la quale ancora non si è mossa dalla sua posizione. «Ehi, lucertolina, anche tu fai parte della famiglia! Sarai… Roswell Christopher Bottum IV!»
Il nonno annuisce e gli porge la mano. «Vieni ad aiutarmi? Devo raccogliere le patate dall’orto» gli propone.
Il bambino lancia un’ultima occhiata alla lucertola e non la trova più tanto stupida: avrà i suoi motivi se le piace tanto cuocersi sotto il sole.
E poi, se fa parte della sua famiglia, è intelligente per forza.
Sorride e afferra le dita forti e callose del nonno, allontanandosi insieme a lui.
È il suo ottavo compleanno e Roddy ha trovato un nuovo, bizzarro amico.
 
 
 
 
1981
 
 
È il primo luglio: si muore di caldo, è normale.
La piazza assolata è quasi completamente deserta, eppure Roddy nota che qualcuno sta sfidando le leggi della sopravvivenza: una ragazza è sdraiata su una panchina di cemento e prende il sole come fosse in spiaggia.
Avvicinandosi, la riconosce: con indosso un top e degli shorts, la sua amica Courtney pare quasi una lucertola in cerca di calore.
«Sono le quattro del pomeriggio, sei pazza?» la apostrofa.
La giovane ridacchia e apre gli occhi, immergendoli nei suoi. «Ciao tesoro!» esclama, per poi mettersi velocemente a sedere.
Roddy la osserva mentre si stiracchia sensualmente sotto il suo sguardo e gli viene voglia di distoglierlo.
Poi Courtney si alza e gli salta letteralmente al collo. «Auguri, amore mio!» strilla, riempiendogli le guance di baci.
Lui ride e ricambia affettuosamente l’abbraccio. «Grazie! Ehi, Lovie, piano… così mi strozzi!»
In tutta risposta, la ragazza si scosta appena da lui e sbatte le lunghe ciglia. «Devo darti il mio regalo!» afferma.
«Un regalo? Ma non dovevi, io…»
«Sì invece!»
«Perché non mi aiuti a montare l’attrezzatura per il concerto, invece? Questo sarebbe un dono molto gradito!»
Lei inclina il capo all’indietro e i lunghi capelli biondi le ricadono sulle spalle arrossate dal sole. «Certo, ma prima ti do il vero regalo.»
Roddy nota che non ci sono pacchetti sulla panchina e la curiosità si fa sempre più forte.
Ma quello che riceve lo spiazza talmente tanto da farlo irrigidire completamente.
In un attimo si ritrova con la bocca di Courtney sulla propria, le mani dell’amica che affondano tra le sue ciocche e lo stringono forte.
Non sa cosa fare perché non se l’aspettava minimamente: lui e Courtney sono come fratelli, non è possibile che lei provi qualcosa di più nei suoi confronti.
Quel contatto si interrompe con un sonoro schiocco da parte della ragazza, la quale fa un passo indietro per guardarlo negli occhi e tiene le braccia attorno al suo collo. «Ehi, che succede?» mormora.
Roddy solleva una mano e le sfiora una guancia. «Lovie…»
«Non ti piaccio?»
«Ma certo… certo che mi piaci, però noi siamo amici» farfuglia Roddy, sentendo il proprio viso andare a fuoco per l’imbarazzo.
«Ma possiamo essere molto di più, mmh?» Courtney sorride maliziosa e fa per tornare a baciarlo.
«No, Lovie.» Scuote il capo. «Aspetta, devo… devo pensarci, okay?»
Lei atteggia le labbra in un broncio e Roddy sa che è bellissima, qualsiasi ragazzo morirebbe dalla voglia di cancellare quell’espressione triste dal suo volto attraente. Chiunque morirebbe per avere quella bocca su di sé, per sentirsi stringere contro il suo seno perfetto, per ricevere anche solo una di quelle occhiate da cerbiatta.
Ma lui non è chiunque.
«Dopo il concerto ne riparliamo?» lo supplica Courtney, attirandolo in un nuovo abbraccio.
Lui le picchietta sulla schiena e annuisce. «Certo, Lovie, stai tranquilla.»
Lei sospira appena e lo lascia andare, tornando a distendersi al sole sulla panchina. «Beh, vorrà dire che mi farò una bella abbronzatura per essere più seducente!» scherza, stiracchiandosi nuovamente sotto il suo sguardo.
Roddy si sente stupido perché non riesce ad apprezzare tanta bellezza, non riesce a esserne totalmente ammaliato ed è qualcosa che lo mette totalmente a disagio.
Dà le spalle alla sua amica e si dirige nuovamente verso il centro della piazza, dove è stato allestito un piccolo palco.
Lo stesso dove lui e i suoi amici suoneranno per la prima volta. Hanno formato da poco una band, non hanno neanche un nome, eppure a breve potranno esibirsi insieme ad altri gruppi emergenti.
Roddy non vedeva l’ora che il live arrivasse, ma ora spera soltanto che il tutto duri il più a lungo possibile.
Non vuole affrontare Courtney.
Sa già cosa sarà costretto a dirle.
È il suo diciottesimo compleanno e Roddy ha capito che baciare una ragazza non fa decisamente per lui.
 
 
 
 
1991
 
 
È il primo luglio: si muore di caldo, è normale.
Soprattutto se si rimane per tutto il giorno chiusi in un afoso studio di registrazione senza l’aria condizionata.
I ragazzi dei Faith No More emergono dalla struttura in cemento battuta dal sole che sono le sei del pomeriggio, eppure la temperatura è ancora altissima.
«Ecco a voi Mister Maglietta Bagnata ’91!» esclama Mike a un certo punto.
Roddy si sente osservato e solleva lo sguardo, passandosi un braccio sulla fronte per asciugarla dal sudore. «Chi, io?»
Bill sghignazza. «Guardate quanto è sexy, come aderisce bene la stoffa bianca sul suo corpo scolpito…» lo prende in giro, dando di gomito al cantante.
«Io me lo scoperei!» prosegue Mike in tono malizioso.
«Beh, pure io!» concorda Bill.
«Che stronzi!» borbotta il tastierista.
«Ora vogliamo uno spogliarello!» interviene Puffy in tono divertito.
«Non sfidatemi, ho caldo e potrei farlo davvero!» replica Roddy con una risata.
«Ce lo devi, è il tuo compleanno» commenta Bill, tirandosi indietro il ciuffo castano che si è appiccicato alla fronte per via del sudore.
«Veramente io dovrei ricevere dei regali, non farli a voi» obietta il biondo, afferrando il bordo della propria t-shirt e giocherellandoci distrattamente.
Si trovano nel piazzale dello studio di registrazione, un pezzo di cemento assolato e deserto, fatta eccezione per i veicoli parcheggiati su un lato.
«Io un regalo per te ce l’ho» dice Jim.
Roddy sente la voce del chitarrista alle proprie spalle e fa per voltarsi, quando un getto d’acqua gelida lo investe e lo inzuppa completamente.
Il tastierista strilla mentre il resto della band scoppia a ridere.
«Ora sì che devi fare lo spogliarello: sei un vero spettacolo, da orgasmo!» lo canzona ancora Bill a gran voce.
Roddy afferra la propria t-shirt e la solleva appena, cercando di strizzarla per eliminare l’acqua in eccesso, ma l’unico risultato è inzuppare ulteriormente le scarpe da ginnastica e i bermuda in jeans.
«Ben ti sta, così impari a lamentarti per dieci ore di fila per il caldo» lo apostrofa Jim, in mano una bottiglietta d’acqua vuota.
Roddy nota un rubinetto a pochi metri dal chitarrista e si lascia sfuggire un gemito. «Così non vale!»
«Spogliarello! Spogliarello! Spogliarello!» gridano Mike e Bill in coro, raggiunti ben presto da Puffy.
il tastierista si sente leggermente a disagio, ma ormai con quei ragazzi ha condiviso qualsiasi cosa e non ha senso vergognarsi per una stupidaggine come questa.
Mentre bassista e batterista continuano a incitarlo affinché si spogli, Mike intona la celebre colonna sonora di 9 settimane e ½.
Jim intanto brandisce la bottiglietta dopo averla nuovamente riempita. «O ti spogli, e continuo a bagnarti finché non lo fai!» lo minaccia.
Roddy fa scorrere gli occhi sui suoi amici e scoppia a ridere, prendendo ad ancheggiare mentre solleva in maniera lenta ed estenuante il bordo della t-shirt bianca.
I ragazzi battono le mani e fischiano come se stessero assistendo allo striptease di una cubista, e Roddy non si sente poi tanto imbarazzato.
Si fa prendere dal momento, si lascia andare e si diverte sotto gli sguardi dei suoi compagni di band.
Quando finalmente si sfila la maglietta e rimane a torso nudo, un coro di approvazione si leva dagli altri quattro e un nuovo getto d’acqua lo investe per mano del chitarrista.
Roddy non può che scoppiare ancora a ridere e, dopo aver lanciato l’indumento fradicio in faccia a Mike, parte all’inseguimento di Jim.
Non ha più caldo, non è imbarazzato, non si sente ridicolo.
È il suo ventottesimo compleanno e Roddy ha imparato che spogliarsi davanti a degli altri uomini gli piace da impazzire.
 
 
 
 
2001
 
 
È il primo luglio: si muore di caldo, è normale.
Roddy non è più un ragazzino, non è più spensierato come un tempo e quella leggerezza gli manca.
I Faith No More non esistono più e, anche se ha cercato in tutti i modi di mantenere i contatti con i ragazzi, non può illudersi che tutto sia come prima.
Lo ha sorpreso che Puffy e Bill si siano ricordati del suo compleanno, deve ammetterlo: Puffy ha delle figlie piccole, suona con altre band ed è impegnatissimo, mentre Bill a sua volta ha tantissimi progetti soprattutto da quando ha fondato la sua etichetta indipendente.
Eppure l’hanno chiamato e gli hanno chiesto di vedersi per bere qualcosa insieme come ai vecchi tempi.
Quando Roddy li vede arrivare, nota che non sono cambiati poi tanto: Puffy ha sempre i suoi immancabili dreadlocks e il sorriso più luminoso che abbia mai visto, e Bill è un po’ ingrassato e ha tagliato appena i capelli, ma in linea di massima sono sempre loro.
È confortante ritrovarli e poterli riabbracciare.
Si stringono tutti e tre e si battono affettuosamente sulla schiena, sorridendosi e salutandosi come se si fossero visti anche il giorno prima, nonostante non trascorrano un po’ di tempo insieme da anni.
«Siete bellissimi!» esclama il tastierista, facendo un passo indietro per osservare meglio i due amici.
«Ehi, adesso non cominciare a provarci!» lo rimbecca Bill, facendo subito trapelare la pungente ironia che l’ha sempre contraddistinto.
Roddy è contento che neanche quel suo tratto sia cambiato.
«Ecco qua, un commento da maschione etero non poteva mancare» interviene Puffy.
«Ma quanto cazzo mi siete mancati? Perché la band si è sciolta?» prosegue Roddy, mentre i tre prendono posto a un tavolino del bar in cui si sono dati appuntamento.
Bill e Puffy si scambiano un’occhiata.
«Beh, non lo ricordo neanche più» ammette il batterista.
«Io sì.» Bill si sporge in avanti e si esibisce in un ghigno. «Perché siamo delle teste di cazzo. Noi quattro, intendo. Perché Jon è solo una delle tante povere vittime.»
«In realtà le teste di cazzo erano cinque. Poi Jim ci ha mollato» dice Puffy.
«O noi l’abbiamo cacciato?»
La domanda di Roddy è retorica e cade nel silenzio. I tre si scrutano per un po’, non riescono a smettere di regalarsi sorrisi e sguardi colmi di gioia per il solo fatto di essere di nuovo insieme.
«Sto uscendo con un ragazzo» butta lì Roddy di punto in bianco.
«Cazzo, davvero? È una cosa seria?» si incuriosisce subito Bill.
Roddy sghignazza. «Lo scoprirete solo se riceverete la partecipazione alle nozze!» esclama.
«Ci conto!» Puffy gli regala una pacca sul braccio. «Per il resto come va?»
Quella del batterista sembra una domanda qualsiasi, eppure Roddy riesce a scorgervi una lieve apprensione: sa esattamente a cosa il suo amico sta mirando.
Allarga il sorriso e gli strinse la mano sopra il piano del tavolino. «Mi sono ripulito. Sto bene.»
Puffy si limita a rafforzare la stretta, mentre Bill esulta con un piccolo fischio d’approvazione.
«Sono contento di vedervi. Che mi abbiate chiamato, che vi ricordiate ancora quando compio gli anni» ammette il tastierista.
«Come potremmo dimenticarci del nostro vecchiaccio preferito?» Il bassista sghignazza e fa cenno a un cameriere di avvicinarsi. «Anche perché vogliamo che ci offri da bere!»
«Il solito opportunista…» borbotta Roddy, ma è talmente euforico che gli fanno male le guance a furia di sorridere.
Dentro il bar fa dannatamente caldo, ma tutti e tre sono talmente presi da quell’incontro che non ci badano.
È come se l’estate non ci fosse, come se tutto avesse lasciato spazio alle loro chiacchiere, ai racconti delle loro vite attuali e passate, ai ricordi di momenti passati insieme che non torneranno mai più indietro.
È il suo trentottesimo compleanno e Roddy ha compreso che non vuole più perdere tempo lontano da quei ragazzi.
 
 
 
 
2011
 
 
È il primo luglio: si muore di caldo, è normale.
Roddy non riesce a concentrarsi su quello che sta facendo, tant’è alta la temperatura nella sala prove.
A quanto pare Jon sta per arrivare con dei ventilatori d’emergenza, visto che proprio oggi il condizionatore ha deciso di abbandonarli.
Ha sempre pensato che i Faith No More siano una band di sfigati sotto molteplici punti di vista, ma era convinto che il passare degli anni avesse in qualche modo scongiurato quella condizione.
Invece non è cambiato proprio niente.
Tutti loro sono più vecchi e un po’ più calmi, ma certe cose Roddy le riconosce ed è grato al tempo per non averle cancellate del tutto.
«Per fortuna non ho più i capelli lunghi come un tempo, altrimenti mi sarei già sciolto» bofonchia il tastierista, trascrivendo alcune partiture da dare a Jon.
Il chitarrista è un disastro quando si tratta di rendere comprensibili gli spartiti, così tocca sempre a lui cercare di decifrarli e riscriverli in bella copia. A volte deve usare il pianoforte per ritrovare la linea melodica corretta, tanto sono confuse e disordinate le annotazioni di Jon.
Bill ride, intento a collegare il basso all’amplificatore. «Sicuramente i capelli non li hai persi volontariamente» lo canzona.
«Io non me li taglierò mai» afferma Puffy, facendo il suo ingresso in saletta dopo aver recuperato il cellulare che aveva dimenticato in macchina.
«Grazie al cazzo» bofonchia Roddy, sbuffando e passandosi una mano sulla fronte.
Mike e Jon arrivano insieme poco dopo, trasportando un paio di ventilatori piuttosto grandi.
«Beh, almeno la mia voce non risentirà dell’aria condizionata» commenta Mike, appoggiando l’enorme oggetto in un angolo della stanza.
«Quando mai è successo, Patton? Sono trent’anni che non prendi il mal di gola» lo canzona Bill, pizzicando una delle corde del proprio basso.
Roddy finisce di trascrivere la partitura e sventola il foglio di fronte al viso per cercare un po’ di refrigerio. «Jon, ho finito!» esclama.
«Veramente io e te trent’anni fa non ci conoscevamo, non puoi saperlo» commenta il cantante con ovvietà.
Jon si volta verso Roddy e si allunga per prendere il pezzo di carta, mentre Bill e Mike continuano a battibeccare.
Alcuni colpi ben assestati da Puffy sulla grancassa interrompono ogni conversazione e fanno sobbalzare tutti.
Mike si adopera per accendere i ventilatori, poi sistema la sua postazione e fa scorrere lo sguardo sul resto della band.
Roddy non vede l’ora di mettersi a suonare con quei ragazzi, fare le prove per le date che avranno il prossimo autunno lo stimola e gli fa capire che per quella band caduta a pezzi non è troppo tardi.
Hanno in cantiere dei nuovi brani, addirittura, ma chissà se riusciranno a uscire con un nuovo album in futuro.
Nota che i quattro si scambiano occhiate divertite e sta per chiedere cosa ci sia di tanto ilare, quando Jon comincia a suonare una melodia con la chitarra, dopo averla velocemente collegata e aver controllato che fosse ben accordata.
«Non ci credo!» esclama il tastierista, mettendosi le mani in testa.
Anche Bill e Puffy si uniscono al chitarrista, creando un corposo sound che, Roddy deve ammetterlo, dà alla canzoncina tutto un altro tiro.
Sorride e gli viene in mente che i Faith No More riescono sempre a trasformare in oro anche i brani più insignificanti o apparentemente banali; forse suona un po’ da presuntuosi, ma è una cosa che ha sempre notato e che l’ha fatto impazzire per quel progetto fin dai primi tempi.
Mike si avvicina al microfono e comincia a cantare con il sorriso nella voce.
 
Happy birthday to you…
Happy birthday to you…
Happy birthday…
Fucking Roddy!
Happy birthday to you!
 
Poi l’atmosfera cambia di botto e il tastierista riconosce immediatamente la loro The gentle art of making enemies.
La eseguono con leggerezza, si divertono e tutti e quattro gridano in coro happy birthday, fucker quando è il momento.
Roddy ha quasi le lacrime agli occhi e non sa se attribuire la cosa all’emozione o alle troppe risa che non riesce quasi a controllare.
Li lascia suonare e si gode quel momento che hanno organizzato soltanto per lui.
Si sono ricordati che oggi è il suo compleanno e non sa come descrivere ciò che trabocca dal suo cuore.
È sempre stato sensibile, certo, ma sospetta che con l’avanzare dell’età si stia rammollendo ancora di più.
Ha un sorriso enorme sulle labbra, non riesce a smettere di regalarlo ai suoi amici, quei ragazzi che rappresentano un’importantissima parte di sé e di cui non ha mai voluto fare a meno anche se per un po’ si sono allontanati.
Quando la performance finisce, tutti scoppiano a ridere e Roddy abbandona la sua postazione dietro le tastiere per raggiungerli.
Si abbracciano forte e ridono come fossero dei ragazzini, tra pacche sulle spalle e battute più o meno infelici.
È il suo quarantottesimo compleanno e Roddy si è ricordato di avere un cuore talmente grande da poter ospitare anche quella strampalata famiglia.
 
 
 
 
2021
 
 
È il primo luglio: si muore di caldo, è normale.
La pandemia non è ancora finita, ma il mondo sta cercando di ripartire.
Roddy si sveglia tra le braccia di Joey e non vorrebbe essere in un luogo diverso da questo.
Il suo uomo ancora dorme e lui non ha alcuna intenzione di ridestarlo, almeno per il momento. Non gli importa se entrambi sono sudati e forse sarebbe meglio sciogliere l’abbraccio, oggi vuole goderselo fino in fondo perché la vita è troppo breve e crudele per lasciarsela scivolare dalle dita senza lottare.
Ha perso tante persone care nel corso degli anni, e altre le ha trovate. I suoi genitori gli mancano ogni giorno, eppure Joey è sempre lì accanto a lui, a mettere una pezza laddove l’esistenza cerca di distruggerlo.
È felice di aver trovato qualcuno capace di completarlo davvero, sia nel cuore che nella creatività. Fare l’amore con Joey è come comporre un pezzo insieme, c’è una sincronia che Roddy non aveva mai sperimentato prima di conoscerlo.
E di cui non vuole più fare a meno.
Solleva una mano e fa scorrere le dita sul braccio del compagno, decidendo che è arrivato il momento di risvegliarlo.
Vuole guardarlo negli occhi e sentirsi amato e rispettato come ogni giorno della sua vita.
Joey grugnisce appena e le sue palpebre fremono, per poi aprirsi lentamente.
Roddy si immerge nel suo sguardo caldo e dolce, porta una mano ad accarezzargli la guancia destra e un sorriso spontaneo sboccia sulle sue labbra.
«Ehi» mormora Joey, la voce profonda e impastata dal sonno.
«Buongiorno» replica Roddy.
L’altro rafforza la stretta sul suo corpo e lo tira più vicino a sé, baciandolo sulla fronte. «Qualcuno qui è invecchiato di un anno, mmh?» lo canzona.
«Chi? Non mi risulta» scherza Roddy, accoccolandosi contro il suo petto villoso. Si sente subito a casa, cullato e protetto dall’abbraccio dell’uomo che ama.
«Tu, vecchio di merda.» Joey ride, quella risata intensa che gli fa venire i brividi.
Roddy solleva il capo e lo fissa con le sopracciglia inarcate. «Come mi hai chiamato?»
«Vecchio di merda» ripete l’altro in tono ironico.
«Senti chi parla!» Roddy lo spinge via e si mette a cavalcioni su di lui, prendendo a fargli il solletico. «Ripetilo!»
«Vecchio di merda!» strilla Joey, dibattendosi appena, giusto per reggergli un po’ il gioco.
Roddy sa che non soffre tanto il solletico, solo un po’ sulle piante dei piedi. Sorride ancora di più e lo blocca sotto di sé, guardandolo intensamente negli occhi. «Ti amo» sussurra.
Joey ricambia l’occhiata con dolcezza e porta le mani ad accarezzargli i fianchi. «Anche se ti offendo?»
«Quando mi offendi ti amo il doppio!»
«Allora posso continuare, che bella notizia!»
«No!» Roddy scuote il capo e si stende su di lui, abbracciandolo e lasciandosi stringere a sua volta. «Tu non mi ami?»
«Devo pensarci…» Joey gli percorre la schiena con le dita, ogni suo tocco è una cascata di brividi.
«Che stronzo!» si lamenta Roddy, nascondendo il viso nella sua spalla.
Sente la risata del suo uomo vibrargli sotto l’orecchio. «Anche io ti amo il doppio se mi offendi.»
«Peccato che oggi l’unico vecchio di merda sono io!»
Joey lo culla tra le braccia senza replicare, e Roddy si sente ancora una volta completo e grato per ogni singolo istante che può condividere con quella creatura meravigliosa.
Non sa cosa aspettarsi dal futuro, confida nelle tante date con i Faith No More riprogrammate per il 2022 e spera di poter presto tornare alla normalità.
Anche se non rimpiange di aver trascorso la quarantena in compagnia di Joey, a comporre musica per il loro progetto insieme e a girare i video delle canzoni.
Non rimpiange di essersi divertito e di aver battibeccato e litigato con il suo uomo, non riesce a trovare soltanto lati negativi nella terribile emergenza mondiale da cui ancora tutti stanno cercando di riprendersi.
Perché lui sa di essere fortunato e di non avere proprio niente di cui lamentarsi.
Perché anche se la vita gli ha strappato via gli affetti più cari, Joey è ancora lì al suo fianco.
È il suo cinquantottesimo compleanno e Roddy sa di avere un piccolo posto nell’universo.
 
 
 
 
 
 
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AUGURI RODDYYYYYYYYYYYYYY *______________*
Il mio meraviglioso bimbetto di cinquantotto anni *____________*
Ragazzi, ovviamente non potevo perdere l’occasione per dedicare una piccola storia al mio adoratissimo Roddy che oggi è invecchiato di un anno ^^
Ho amato tantissimo sviluppare quest’idea e darle questa struttura che fa un balzo di dieci anni ogni volta, per poi giungere alla giornata del primo luglio 2021!
Ho immaginato un Roddy che cresce ogni volta di dieci anni e ha delle consapevolezze in più, affronta i propri cambiamenti fisici e psicologici e raggiunge dei traguardi importantissimi, circondato da persone fondamentali a cui vuole bene.
Ho dato spazio alla sua infanzia e al suo legame con la famiglia, al fatto che sia il terzo Roswell in famiglia e che anche suo padre e suo nonno siano sempre stati chiamati Roddy, proprio come lui.
Ho voluto parlare della sua profonda amicizia con Courtney Love (e guardate che di sforzi ne ho fatto, visto che la signorina Love-Cobain non mi sta esattamente simpaticissima AHAHAHAHAHAHAH), al loro legame che dura da tantissimi anni e al fatto che per un breve periodo negli anni Ottanta i due sono stati fidanzati.
Ho parlato dei FNM ai tempi di Jim, quando stavano registrando il secondo album tutti insieme e la band non era ancora andata in pezzi, e ho dato spazio all’amicizia con Bill e Puffy che mi ha sempre affascinato. Roddy e Bill sono amici da quando erano bambini, insieme ne hanno combinato di tutti i colori e questo loro affiatamento lo trovo davvero stupendo!
Poi ho ripreso in mano i Faith No More nel 2011, quando erano da poco tornati a suonare insieme, per poi terminare con la splendida e meravigliosa relazione di Roddy con Joey Holman, compagno nella vita con cui ha ideato il progetto Man On Man.
In riferimento a quest’ultimo slice of life, per il nomignolo vecchio di merda mi sono riallacciata alla mia raccoltina Old Shitty Men dedicata proprio a Roddy&Joey nella quale ho raccontato un po’ di aneddoti che i due hanno vissuto mentre giravano il video per il loro primo singolo intitolato Daddy ^^
Inoltre volevo lasciarvi qui di seguito un interessantissimo articolo realizzato dal team di Faith No More Followers – fanclub ufficiale della band – per omaggiare questa giornata speciale, dove potete trovare tante curiosità su Roddy e anche alcuni riferimenti a delle cosine che ho inserito nella storia:
The A to Z of Roddy Bottum (fnmfollowers.com)
A voi anche il link per ascoltare la citata The gentle art of making enemies:
The Gentle Art of Making Enemies
La splendida foto che trovate in cima è stata pubblicata sui profili social dei FNM proprio oggi, stavo aspettando proprio quella per poter pubblicare *____*
Spero davvero che questo piccolo viaggio vi abbia emozionato almeno un po’, perché per me è stato davvero importante scriverlo e mi ha fatto bene all’anima :3

Ringrazio infine la mia carissima Evelyn per avermi suggerito il prompt “maglietta bagnata” che ho usato per sviluppare la parte dedicata al ’91 ^^
Grazie anche a chiunque abbia letto fin qui, alla prossima e ancora buon compleanno al mio adoratissimo tastierista del cuore ♥
  
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