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Autore: jinajin    31/08/2009    0 recensioni
Questa storia è ambientata qualche decennio dopo Breaking Dawn. Un nuovo personaggio si stabilisce a Forks e viene coinvolta nei misteri sovvranaturali che la circondano... la mia prima storia pubblicata!
Buona lettura!
Avvertimenti: POV
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo 3
 
 
Arrivò galoppando, nella sua enormità. Era il lupo dell’altra notte, fulvo. Non sapevo che fare. O fuggivo e prendevo Sam con me o affrontare la bestia. Sapevo comunque che avrei rivelato cos’ero a Sam. Ma preferivo proteggerlo che lasciarlo in pasto al lupo enorme.
Sam invece era tranquillo. Assurdamente calmo.
-Sam, corri!- gli gridai.
Al mio grido la bestia latrò. Non era feroce. Non aveva ancora attaccato nessuno di noi due. Cercai di capirci qualcosa di più. La bestia emanava curiosità e preoccupazione. Sembrava essere molto intelligente. Non un semplice animale troppo cresciuto.
-Calma, Eve. Questo lupo non attacca esseri umani- disse Sam, cercando di calmarmi.
Non afferravo quelle parole. Sam pareva pazzo. Non sapendo che altro dire, lo presi per un braccio e lo trascinai con me, correndo ad una velocità umana. Almeno sapevo che il lupo non aveva intenzione di mangiarci. Ci fermammo ad una rupe che ci tagliò la strada. O saltavamo o bye bye. Il lupo parve di non averci seguito. Sam si liberò dalla mia presa. Non capivo cosa gli passava per la testa. Un normale essere umano se la sarebbe data a gambe levate alla vista di un lupo di tale grandezza.
-Si può sapere che ti è preso, Sam?- chiesi.
Sam non rispose. Stava guardando nella direzione da cui eravamo fuggiti. Come se si preoccupasse di quel lupo. Pazzo. Non avevo mai conosciuto persona più anormale.
-Eve, conosci le leggende di La Push?- chiese lui, rivoltando la domanda.
Risposi di no, irritata. La totale assenza di sensazioni in Sam cominciava ad urtarmi i nervi. Ma di brutto.
-Si dice che i lupi proteggano La Push da un certo tipo di mostri- rispose. Fece una pausa poi proseguì.
-I Freddi-.
Un brivido si fece strada nella mia schiena. I Freddi. Vampiri. Mantenni i nervi saldi, per non indispettire Sam.
-Che cosa sono i Freddi?- chiesi, rimanendo più innocente possibile.
-Mostri, freddi appunto, che si cibano di sangue umano… Eve, hai presente… vampiri, cose del genere.- Sam pareva divertirsi.
Secondo me. Aveva un ghigno tremendo.
-Mi stai dicendo che ci sono dei vampiri in giro per i boschi di Forks, e lupi enormi gli danno la caccia?- dissi, indifferente.
Lui annuì. Non capivo a cosa voleva arrivare. Di certo non poteva sapere che ero mezza vampira, grazie al mio calore. Era come se lui sapesse cosa stava dietro ai misteri di Forks.
 
-Sei un lupo anche tu, Sam?- chiesi. O la và o la spacca.
Sam si girò di scatto verso di me, sorpreso. Avevo lanciato un amo, e qualcosa aveva abboccato.
-Ma che dici, Eve?- disse, cercando di disilludermi.
-Sai, i licantropi. Umani che si trasformano in Lupi Mannari…- dissi.
Sam rimase silenzioso. Non fiatava. Forse ero arrivata alla soluzione del puzzle. Sam sapeva, sapeva cosa c’era dietro ai orrori di Forks.
All’improvviso sentivo qualcuno. Banner ci stava cercando. Raggiunsi la classe. Mi girai, ma Sam era sparito. Volatilizzato
-Eve, Sam che fine ha fatto?- mi chiese il prof.
Non sapevo che dire.
-Sarà andato a casa…- dissi con noncuranza.
 
Sam era fuggito. Lo sapevo. Colpa sua. Non aveva avuto paura del lupo fulvo e mi aveva raccontato di lupi e vampiri. Me lo aveva dato lui l’indizio. Che pensava, che fossi scema?
Ero sul mio letto, a ripensare sull’accaduto. Quel lupo pareva conoscere Sam. Sam e i lupi facevano comunella. Ero finita in mezzo a un bel trambusto.
Chissà se Sam sarebbe venuto a scuola l’indomani. Tante domande cominciavano a svolazzare nella mia testa. Ero più confusa di prima. Lasciai perdere e m’addormentai.
 
Sognai un lupo. Stavolta nero. Nero pece. M’inseguiva con occhi cremisi. Ovunque fuggivo, il lupo mi trovava sempre. Ad un certo punto, al posto del lupo apparve Sam. E da lì in poi non ricordai più niente. Ovvio, la Cope aveva bussato alla mia porta, troppo forte per i miei gusti.
 
Andare a scuola fu ancora peggio. Non sapevo che aspettarmi da Sam. Se c’era o meno.
Visto che era presto, dilungai il percorso che mi portava a scuola. Non so come ma finì in un percorso che non conoscevo, al limitare della foresta. Ero sovrappensiero. Finivo sempre chissà dove così. Ero talmente distratta dal risolvere i misteri degli orrori di Forks, che non sapevo dove andavo. Proseguì per quella strada. Ero curiosa. Dopotutto a Forks non c’era niente di meglio che scoperchiare misteri qua e là.
Ad un certo punto, alle mie orecchie arrivarono delle voci che conoscevo. Mi avvicinai e mi nascosi dietro a dei cespugli. Nessuno sentì niente. Sapevo essere più aggraziata di un gatto.
Le voci appartenevano a Sam e i suoi due amici, l’hippy e la spazzola.
-Stai dicendo che hai spifferato il segreto di La Push all’agnellino, Sam?- disse Jason.
Strano, sembrava cresciuto vertiginosamente in questi mesi che non l’avevo visto.
Tim invece era il solito hippy. Niente crescita vertiginosa. Sembrava divertito.
-Non proprio. Le ho solo accennato di una leggenda, niente di più…- disse Sam.
Sembrava dispiaciuto. Come se avesse fatto un errore imperdonabile.
-L’agnellino è più furbo di quel che credete, ragazzi- disse Tim.
Agnellino. Bel modo di etichettare una mezza vampira.
Sam annuì alle parole del amico. Bene, sapeva che non ero una qualunque ragazza dall’intelletto medio. Insomma, per loro ero più un agnellino che un’oca.
-Se lo viene a sapere l’Alfa, non credo che la passerai liscia anche se è tuo padre!- disse lo spazzolone.
Sembrava che Jason si atteggiava a gran capo del trio. E poi che modo di parlare, Alfa? Ora usavano pure codici, per non farmi capire una mazza?
Non ne potevo più di spiarli. Avevo sentito la prima campanella ed era ora che andassi a scuola.
 
Arrivai appena in tempo per la lezione di Inglese. Mi sistemai sul mio solito banco dell’ultima fila.
La prof stava per iniziare l’appello, finché non arrivò Sam. Non si scuso nemmeno per il ritardo. Cercava qualcuno e appena mi vide, si sedette al banco accanto al mio. Era arrabbiato. Si capiva anche se era insondabile per me. Mi sa che non sopportava lo spazzolone.
Non mi rivolse la parola. Stava solo a fissarmi. E come al solito, il gruppetto di oche mi fissava a loro volta, arrabbiatissime.
-Sembrano incavolate con te-
Aveva deciso di parlarmi, finalmente.
-È solo colpa tua-
 
Soffocò una risata. M’attirava così tanto quel ragazzo. Il suo modo di parlare, i suoi ghigni e le sue risate. Il suo profumo era una delizia di recente. Un profumo umano, ma intrinseco di mistero.
La gola cominciò a bruciare. Che stupida che ero. Mi ero lasciata trasportare.
-Sembri pazza di me, Eve- disse Sam.
Quello mi scosse. Feci cenno di no. Non pazza in quel senso.
-Forse a te sembrerà di no, ma il resto delle oche di questa classe la pensano in maniera diversa…-. Rideva. Mi trovava divertente.
-Pensi che un agnellino s’innamori di un lupacchiotto sconsiderato? Non credo. L’agnellino è abbastanza furbo a parer mio…- dissi in tono canzonatorio.
Si zittì. Rimase perplesso a guardarmi. Io so cantilenai nella mia testa. Suonò la campanella.
Stavo per alzarmi, ma Sam mi trattenne sulla sedia. Lo fissai di rimando.
-Cosa esattamente sei venuta a fare qui a Forks?-. Era serio.
-Non c’è bisogno di essere violenti- dissi, cercando di calmarlo.
-Rispondi!- intimò lui.
Questo era troppo. Presi la sua mano e lo spinsi via, calcolando bene la forza che usai. Sam cadde a terra, sbigottito.
-Se hai paura che io spiffero il segreto della tua gente, ti sbagli di grosso! Non mi conosci proprio, Sam Black-. Queste parole gliele sussurrai nell’orecchio cosicché nessuno senti nulla. Il battito di Sam era accelerato. Sapevo che mentre me ne stavo andando, Sam Black non faceva che guardarmi.
Che stupida. Mi ero rinchiusa nel bagno. Mi erano già arrivate voci del mio presunto litigio con Sam. Le ragazze non facevano che esultare alla notizia, pensavano avessi rotto con Sam. Ed io chiusa nel gabinetto, seduta sul water ad ascoltare come una scema queste oche.
Il mio lato umano mi tradiva nei momenti peggiori… di solito non mi sarei mai abbassata a tale livello. Non mi mischiavo mai in mezzo agli umani, perché non ero nemmeno una di loro. E faceva male. Mi sentivo sola, dopotutto.
                                                                      
 
                                                          

***

 
 
Eve mi aveva spinto con tale violenza. Ero frastornato. Il resto della classe continuava fissarmi. Me ne fregai e cercai Eve. Mi ero sbagliato. La cercai per tutto l’edificio scolastico, palestra compresa. Non sapevo che lezioni avesse. Forse aveva marinato la sua lezione.
Per oggi lasciai perdere. L’avrei cercata l’indomani.
Tornare a casa era la cosa più straziante. Andai, a tutta birra, a casa dei miei nonni. I miei bisnonni. Non avevo voglia di andare a casa, la mia vera casa, a La Push. Non volevo vedere nessuno di La Push. Per ora.
Lasciai la mia A5 nel garage sotto casa Cullen. Andai al piano terra. Non c’era nessuno. Forse. Sentivo un pianoforte. Nonno Edward c’era. Il suono sparì.
-Samuel, tutto bene? Cosa ti porta qui?-.
La voce proveniva dal piano di sopra. Edward, seduto sui ultimi gradini delle scale. Lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui.
-Tutto bene. Voglio solo cambiare aria per un po’- risposi, per rassicurarlo.
Edward annuì. Quando si trattava di me, il nonno era sempre irrequieto. Ovvio. Non riusciva a leggermi nella mente. Dopo la mia nascita, fui il secondo caso di scudo in famiglia Cullen. Come mia nonna Bella. Sì, sì. Sto parlando di Bella Swan, ora Bella Cullen sposata felicemente con Edward.
-Dove sono tutti gli altri?- chiesi.
Casa Cullen era già silenziosa di per sé con i suoi inquilini, ma il silenzio di adesso mi agitava comunque. Bella cosa esser nati in una famiglia di vampiri. Tutti belli come supermodelli e più silenziosi del silenzio stesso.
-Fuori. A caccia ed in perlustrazione- rispose Edward, secco.
Era preoccupato. Glielo si leggeva in faccia.
-Parli di quel vampiro dell’altra notte?- domandai.
Edward si girò e mi guardò male.
-Chi ti ha detto questo?-
-Jake, mio padre! E chi sennò?- risposi. Pensavano di tenermi al sicuro senza dirmi niente.
-Quel maledetto lupo non tiene mai chiusa quella boccaccia…- imprecò il nonno.
-Ma scusa, Alice non potrebbe capire chi è e cosa vuole?- chiesi.
Ero troppo curioso. A Forks e a La Push non succedeva mai niente. Oltre alla noia, c’era sempre un velo di monotonia acuta.
-No, non ci riesce. Non vede niente…- disse Edward, esasperato.
Sapevo la risposta. La zia Alice non vede niente se si trattava di me, mia nonna, i lupi e vampiri ibridi. Mia madre era una di quest’ultimi.
-Papà ha detto che era una donna...- dissi.
Edward annuì solamente.
-Senti Samuel, perché non mi racconti di scuola, invece?- chiese.
Voleva cambiare discorso. Per loro ero al di fuori della questione. Mi tenevano sempre fuori. Da tutto. Certo. Ero l’unico in famiglia ad essere umano, cioè fragile.
La mia nascita era stata uno degli eventi più rari. Anzi unico, direi. Figlio di una vampira ibrida e un licantropo. Pensavano che sarei cresciuto in fretta come mia madre, e invece no. S’aspettavano il risveglio dei miei geni vampiri. Si capì solamente che avevo un dono, come mia nonna, ma più debole. Ed ero umano.
Mio padre spesso diceva che non era così. Lui s’aspetta che io mi risvegli come lui. Che mi trasformi in un lupo. Secondo lui il mio odore era umano, ma c’era qualcosa di più. Ma non sapeva cosa. Ero la pecora nera dei Cullen e dei Black.
Lasciai perdere. Pensare a tutto questo mi faceva solo sentire peggio. Cercai di fare mente locale e raccontai al nonno della mia vita scolastica assolutamente noiosa. Tralasciai Eve. Le avevo quasi spifferato il segreto di famiglia. Meglio evitare di menzionarla.
Mentre raccontavo un aneddoto noioso al nonno, qualcuno rientrò. Era solo Bella. Mi salutò e si sedette accanto ad Edward.
-Sam, ho sentito da Tim che a scuola c’è una nuova arrivata. E a quanto pare da un paio di mesi- disse lei. E non dimentichiamo l’enfasi sull’ultima frase.
Quel dannato pettegolo di Tim. Non teneva mai la bocca chiusa.
-Non ti preoccupare. Non ti somiglia per niente, Nonna…- dissi, sarcastico.
Bella mi fece una linguaccia per protesta.
Dopo l’arrivo di mia nonna a Forks, a quanto pareva, Eve era stata l’unica nuova arrivata. E a Forks le voci giravano in fretta. Però i Cullen ovviamente non ne sapevano nulla. Perché data la loro eterna giovinezza, hanno mentito su un trasferimento per l’Alaska e sono spariti da Forks. Beh, non si facevano vedere da nessuno almeno.
-Perciò la conosci…- disse Edward.
-Sì… non potevo mica lasciarla nelle grinfie di Nicholas!- dissi, cercando una scusa credibile.
In realtà mi ero avvicinato ad Eve per tutt’altro motivo. Che fortuna, il nonno non riusciva a leggermi.
-Parli del figlio di Mike Newton?- chiese Edward. Nel suo tono c’era disprezzo. Odiava Mike Newton. Ronzava intorno alla nonna dai tempi del liceo.
Feci cenno di sì. Odiavo dilungarmi sull’argomento. Perciò mentì un malessere qualunque e mi dileguai nella mia camera. L’ex camera di mio nonno. Mi buttai sul letto. Ero stanco. Mentalmente stanco.
L’altro giorno avevo quasi rivelato il segreto di famiglia ad Eve. E non ne sapevo il perché. Ah, sì.
La colpa era tutta di papà. Apparire davanti a lei nel bel mezzo dell’escursione di chimica. Sapevo che mio padre era totalmente di fuori, ma questa bravata lo consolidava come il licantropo più pazzo di La Push.
Mentre mi perdevo in ragionamenti senza un filo logico, il mio cellulare vibrò. Un sms di Tim. Voleva che lo raggiungessi a La Push. Ignorai l’sms. Preferivo fare i compiti piuttosto.
Dopo averli finiti, scesi al piano di sotto per sedermi sul mio divano preferito in salotto.
Notai che tutti erano rientrati. I miei zii Emmett e Jasper erano assorti in una partita a scacchi, la zia Rosalie si guardava allo specchio, Alice danzava tra Jasper ed Emmett e i miei bisnonni stavano parlando con Edward e Bella. Li raggiunsi. Stavano parlando della creatura apparsa l’altra notte. 
   
 
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