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Autore: Chiccaxoxo    14/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ester sapeva che StoriaJou – 01 si trovava ancora nel cortile di casa sua, infatti quel venerdì dopo l’esperimento, la macchina era stata momentaneamente messa lì nel caso avesse avuto bisogno di essere modificata in alcuni punti. Ma la ragazza era anche conscia del fatto che la macchina sarebbe rimasta nel medesimo posto fino al lunedì successivo poiché gli operai che avrebbero dovuto riportarla al Centro di Ricerca Koller il sabato e la domenica non lavoravano. Damiano aveva dichiarato che StoriaJou – 01 funzionava perfettamente e che non aveva bisogno ulteriori modifiche, nonostante questo Ester era sicura dei due giorni di permanenza della macchina presso casa sua, giorni durante i quali i suoi genitori sarebbero stati fuori per partecipare ad altre conferenze e programmi per la radio e il proiettore tridimensionale.

La mattina del sabato la ragazza contattò i suoi amici dicendo a tutti la medesima frase: “Venite subito a casa mia, devo parlarvi.”

I suoi genitori erano appena usciti per prendere parte ad un programma per il proiettore tridimensionale, Cris avrebbe voluto seguirli ma la sorella lo convinse a restare dicendogli che avrebbero fatto una cosa straordinaria. Gli amici di Ester arrivarono uno dopo l’altro, ovviamente cominciarono a congratularsi con lei per l’impresa del padre, ma la ragazza li interruppe subito dicendo: “Non siamo qui per parlare di questo, mio padre ha fatto senza dubbio un viaggio incredibile ed è per questo che oggi io ve lo riproporrò in diretta.”

Nel salotto era calato un silenzio di tomba, i ragazzi, seduti sul divano, si guardarono tra loro sbigottiti.

“Cosa intendi dire, Ester?” le domandò Andrea.

Lei lo guardò intensamente per degli interminabili secondi, i suoi occhi nocciola sembravano essersi fatti di colpo più profondi. Sì, Andrea, io non sono una di quelle ragazze “bella e basta”, troppo carina non lo sono di certo, ma nella testa ho qualcosa di consistente e te lo voglio dimostrare!

“Sperimenterò personalmente StoriaJou – 01 ” affermò la ragazza con un sorriso smagliante.

“Ma che ti salta in mente?” esclamò Giovanni “Voglio dire…non puoi farlo, non ti è bastata la lezione che abbiamo avuto con il dilatatore di materia?”

“Quella era una macchina ancora in fase sperimentale” ribatté Ester “Questa volta sarà diverso, mio padre ci ha dimostrato che StoriaJou – 01 funziona alla perfezione.”

“Credi che i tuoi genitori non se ne accorgeranno?” osservò Jessica

“Saranno fuori tutto il giorno e la macchina del tempo resterà a casa mia fino a lunedì.”

“Sarà interessantissimo” esclamò Cris sempre cercando conferme sul viso di Alessio.

“Secondo me state per commettere l'ennesima azione avventata” disse questi sempre molto calmo e posato.

“Alessio ha ragione” affermò Andrea “Potresti non aver capito bene come funziona la macchina, allora ti troveresti in guai seri.”

“So benissimo come funziona” dichiarò Ester, guardandolo ancora più intensamente “potete decidere se assistere all’evento o no, io non mi perderei una simile occasione.”

Pochi minuti più tardi erano tutti all’esterno, davanti alla macchina del tempo.

“Che viaggio pensi di fare, Ester?” chiese Giovanni.

“Lo stesso di mio padre, andrò a Giza nel 1938 a.C.”

“Cosa farai se quegli uomini si accorgeranno di te?” domandò Jessica che iniziava a farsi attagliare dalla preoccupazione.

“Non lo faranno, comunque se dovesse accadere tornerò subito indietro.”

La decisione era presa, Ester si era armata di macchina fotografica digitale istantanea con cui avrebbe dimostrato ai suoi amici la riuscita del viaggio nel tempo. Tutti tenevano gli occhi puntati su quelle pareti di vetro che avrebbero inghiottito Ester per farle abbattere le barriere della storia.

La ragazza non voleva ammetterlo ma aveva una paura folle, se qualcosa nella macchina non dovesse funzionare? Se non riuscissi più a tornare nel presente? Deglutì, non osava neppure immaginare che cosa ne sarebbe stato di lei se si fosse verificato qualche imprevisto, avrebbe anche potuto perdersi per sempre tra le pieghe del tempo. Le gambe le tremavano e non si decideva a fare ciò che aveva promesso agli amici. Ad Andrea.

“Ester, sei sicura di volerlo fare?” le chiese il suo migliore amico vedendo che esitava.

“Ma certo” rispose lei con la voce che tremava.

Si avviò verso la macchina del tempo, camminava come un automa stringendo tra le mani la macchina fotografica, la paura le faceva vedere un riverbero nella luce del sole che in realtà non esisteva. Adesso StoriaJou – 01 non era più sotto il controllo di Argon, quindi Ester dovette aprire la porta di vetro della macchina premendo un pulsante. Con un leggero sibilo la cabina trasparente si schiuse per accogliere quella ragazza che tanto osava. Prima di entrare nella macchina del tempo, Ester si voltò verso i suoi amici, in viso, i suoi occhi poi si soffermarono in quelli azzurri di Andrea, egli colse all'istante il suo nervosismo. Solo un secondo dopo acquistò nuova sicurezza ostentando una granitica convinzione, d'altronde nessuno la stava costringendo. Decise quindi di procedere nelle operazioni, richiuse la porta. Con le mani tremanti, Ester iniziò a programmare la macchina, commise subito un errore avendo capito che all’Egitto corrispondeva il numero diciannove anziché il nove. La ragazza ebbe subito un vago sospetto di questo sbaglio pensando che non era possibile che l’Egitto fosse soltanto al diciannovesimo posto nell’ordine di importanza storica. A sfatare ogni dubbio intervenne lo speaker della macchina, a dire la verità, solo allora Ester si rese conto che StoriaJou – 01 ne possedeva uno. Il quadro comandi disse, con una voce di donna: Nazione numero diciannove: Germania, confermato.

“Oh, no!” esclamò Ester che aveva già iniziato ad impostare la data.

Per la sorpresa, la ragazza dimenticò di specificare che il 1938 doveva essere avanti Cristo, quindi la macchina procedette per vie automatiche dicendo: anno 1938, confermato.

Ester fu presa dal panico, si mise a tempestare di pugni il vetro della cabina, invocando l’aiuto dei suoi amici che la stavano osservando dall’esterno.

“Fate qualcosa, presto!” gridava “Ho sbagliato tutto, sto finendo nel regime nazista, aiutatemi!”

Nessuno dei ragazzi presenti la udì, Jessica la guardava come inebetita, con la fronte aggrottata.

“Non riesco a sentire nulla di quello che sta dicendo” osservò Cris con gli occhi ridotti a due fessure per cercare di leggere le parole sulle labbra della sorella.

“Ester, ferma subito la macchina!” urlò Andrea, ma alla sua amica non giunse neanche una parola, i vetri erano completamente insonorizzati.

“Dannazione!” gridava Ester.

Prese a tremare, il suo respiro si fece affannoso per la paura, non aveva la più pallida idea di come fare per fermare la macchina del tempo.

Città: Berlino, confermato continuò inesorabile lo speaker della macchina, ormai lasciata a prendere decisioni in piena autonomia.

“Accidenti, in pieno nella bocca del leone!”

La ragazza si mise a gridare fuori di sé per il terrore, iniziò a pensare che non sarebbe uscita viva da quel viaggio, aveva perso tempo a trovare il modo di arrestare la macchina mentre avrebbe potuto cercare di modificare le impostazioni.

“Ester!” urlò Cris avendo visto l’espressione disperata sul viso della sorella.

Jessica si premette le guance con le mani scoppiando a piangere, Giovanni la strinse tra le braccia, Ester fece appena in tempo a vederla prima che StoriaJou – 01 scomparisse in un lampo di luce.

Una frazione di secondo più tardi Ester si accorse che il giardino di casa sua era scomparso per lasciare spazio ad un parco. La ragazza sgranò gli occhi, non riusciva a credere a ciò che vedeva, un attimo prima era ancora a casa sua a disperarsi per aver sbagliato a programmare la macchina, un attimo dopo eccola in questo posto sconosciuto. Tuttavia comprese subito quello che era successo: il viaggio nel tempo era avvenuto. La ragazza si guardò intorno attraverso le pareti di vetro della macchina scorgendo un giardino all’apparenza deserto, da un lato vide una strada asfaltata, anch’essa spopolata, sul cui ciglio stavano dei palazzi. A quanto pare in qualche posto sono arrivata. Immediatamente dopo fu riassalita dal panico, non aveva il coraggio di voltarsi a guardare ciò che aveva programmato sul display del quadro comandi di StoriaJou – 01 . Deglutì girandosi lentamente fino a quando non scorse quelle parole luminose: Berlino, anno 1938. La macchina si dilungava ulteriormente esibendo il mese, il giorno e l’ora, ma a lei questo non interessava, erano tutte decisioni frutto dell’automatismo del dispositivo, la ragazza aveva inserito solo il numero diciannove, corrispondente alla Germania e l’anno. Nel bel mezzo del nazismo, chi lo avrebbe mai detto? Ester non aveva il coraggio di uscire dalla macchina. Per un istante fu sfiorata dall’idea di lasciar perdere tutto e di tornare a casa sua nel 3007, poi però, decise di dimostrare ugualmente ai suoi amici la riuscita del viaggio. Dimostrerò ad Andrea che sono intelligente, che sono una ragazza che vale la pena. Convinta a non tornare a mani vuote, Ester afferrò la sua macchina fotografica e uscì da StoriaJou – 01 . Un cielo grigio e nuvoloso gravava su Berlino facendo pensare ad Ester che quella era proprio l’atmosfera più adatta per l’epoca, la ragazza si guardò intorno notando che il parco in cui era arrivata era completamente deserto, così come la strada che lo costeggiava. Pensò che quella situazione fosse dovuta ad un cattivo funzionamento della macchina del tempo, anche se con suo padre questo non era successo. Poi, portate dalle folate di vento, alcune note di una musica giunsero alle orecchie di Ester, erano frammenti di quella che sembrava essere una marcia militare e provenivano da molto lontano. Sembra che Berlino non sia deserta. Doveva trovare qualcosa di significativo da fotografare per dimostrare che era sta davvero a Berlino nel 1938, decise di seguire le note di quella marcetta in lontananza sicura che lì avrebbe trovato qualcosa di interessante. Si era da poco incamminata per una via della città quando, alle sue spalle, sentì un forte rumore che si avvicinava, la ragazza si voltò di scatto scorgendo una strana vettura, un’automobile dell’epoca lanciata in velocità lungo la strada, il clacson del veicolo emise un suono stridente sorpassando Ester. La ragazza decise di non farsi sfuggire l’occasione, con la sua macchina fotografica immortalò la vettura proprio mentre la stava superando. Lungo quella via Ester incontrò altre persone tutte dirette nella medesima direzione, uomini e donne indossavano vestiti dell’epoca. Quando scorgevano quella ragazza proveniente dal futuro in jeans e maglietta rosa evidenziatore, commentavano tra loro guardandola dall’alto in basso, qualcuno addirittura si allontanò in fretta quasi avesse avuto paura di lei. Ester scattò una foto a quella gente pensando che, il posto in cui si trovava, apparteneva ad un altro mondo di cui lei non faceva parte. Ormai non temeva più di restare intrappolata nella storia dal momento che StoriaJou – 01 aveva dimostrato di funzionare perfettamente, quello che doveva fare adesso consisteva nel raccogliere più prove possibili.

 

Ad anni luce di distanza da Ester, i suoi amici erano sempre più preoccupati per lei, a nessuno era sfuggita la sua espressione di terrore al momento della partenza.

“Spero che non le sia successo niente di male” disse Andrea guardando ostinatamente il punto da cui era partita Ester.

“Io credo che sia riuscita nel suo intento” affermò Cris.

“Dovremmo avvertire tuo padre” dichiarò Alessio “Questa storia non mi convince per niente.”

“Aspettiamo ancora un po'” rispose il ragazzo “Se i miei genitori dovessero venire a sapere che Ester ha usato la macchina del tempo, ci troveremmo tutti in guai seri.”

“È stata una pazzia!” esclamò Jessica ancora singhiozzando .

“Non posso restare con le mani in mano” affermò Andrea sollevando gli occhi da terra per guardare gli altri “Ho paura che sia successo qualcosa.”

“Tornerà invece” ribatté Cris “La macchina è partita per arrivare sicuramente da qualche parte, sono certo che, dovunque sia, mia sorella riuscirà a tornare indietro.”

“Va bene” acconsentì Giovanni “Ma se non torna entro massimo un’ora saremo costretti a fare qualcosa.”

 

Intanto Ester aveva trovato qualcosa che poteva fare sicuramente al caso suo, si trattava della Porta di Brandeburgo, il monumento più famoso di Berlino. La ragazza l’aveva scorta da lontano e aveva deciso di raggiungerla per fotografarla, inoltre si rese presto conto che la musica militaresca proveniva da quella direzione ed era accompagnata dal vocio di un pubblico esultante. Camminò ancora in quella direzione fino ad arrivare in prossimità di un immenso viale gremito di gente e costeggiato da grossi tigli. La ragazza cominciò a preoccuparsi del fatto che quelle persone potevano notare il suo strano abbigliamento, tuttavia erano troppo impegnati a gridare e a sventolare bandiere per accorgersi di lei. Ester, tuttavia, fu assalita da una tremenda paura si essere scoperta, se ciò fosse accaduto avrebbe subito delle gravi conseguenze, a cominciare dal suo abbigliamento, per i berlinesi del 1938 esso doveva essere a dir poco orribile, se poi avessero scoperto che era straniera, per lei non ci sarebbe stato più scampo. Per questo decise di arrampicarsi su uno dei tigli che costeggiavano il grande viale. Fu un’impresa ardua dato che il tronco della pianta era molto grosso. Ester, durante la scalata, si appese la macchina fotografica al collo e cinse, con le braccia e le gambe, il fusto del tiglio. Una volta al sicuro tra le fronde guardò in basso, la folla stava gridando come in delirio. La ragazza, disgustata, volse lo sguardo verso l’altra estremità del viale notando una bandiera rossa con la croce uncinata che pendeva da un balcone, Ester prese in mano la sua macchina fotografica e immortalò la bandiera come prova da presentare ai suoi amici. Alla sua destra si ergeva la Porta di Brandeburgo, il monumento si stagliava contro il cielo nuvoloso, un raggio di sole, che era riuscito a penetrare attraverso la coltre di nuvole, illuminò in pieno la Porta facendola risaltare maggiormente, Ester volle catturare questa immagine. Dietro alla Porta di Brandeburgo si estendeva a perdita d’occhio un grande viale a cui facevano corona due ali di folla. La ragazza aguzzò lo sguardo in quella direzione scorgendo qualcosa di scuro che si avvicinava dal fondo della larga strada. L’immagine indistinta in fondo al viale intanto stava prendendo forma, erano uomini in divisa nera che marciavano a tempo di musica, Ester decise che li avrebbe fotografati non appena fossero stati un po’ più vicini. Quegli uomini sembravano burattini, erano disposti a rettangolo e avanzavano facendo il passo dell’oca con una precisione straordinaria, osservandoli lateralmente si aveva l’impressione che fossero in fila indiana. Davanti al gruppo stava un uomo da solo, marciava tenendo alto su un bastone un gonfalone con uno stemma che Ester non riuscì a vedere. Dalla prima fila alcune ragazze gettavano fiori verso gli uomini che sfilavano. Mentre fotografava quello che sembrava essere un episodio di pazzia collettiva, Ester pensò che forse sarebbe riuscita a vedere dal vivo qualche gerarca del nazismo, allora sì che finalmente Andrea avrebbe riconosciuto il suo coraggio. Dietro gli uomini in divisa nera arrivò un altro gruppo vestito in grigioverde, questi erano molto più numerosi ma non ebbero l’onore di essere fotografati da Ester, la ragazza infatti sapeva che le cose più interessanti dovevano ancora venire. Mentre quel gruppo di marionette marciava osservando una precisione maniacale, Ester guardò che cosa accadeva alla base del tiglio sul quale si era rifugiata. La gente urlava come in preda a delirio ed era costretta a stare dietro le transenne che delimitavano l’ampio viale, uomini in divisa nera, con elmetto, stivali e cinturone, vigilavano tenendo il mitra sempre pronto. Ester fu invasa all’improvviso dalla dolorosa consapevolezza del modo in cui viveva quella gente e non sapeva capacitarsi come, una situazione simile poteva essersi verificata nella storia dell’umanità. Intanto, sul viale, gli uomini a piedi avevano lasciato il posto ai pezzi d’artiglieria, anch’essi, sottoposti ad un accurato ordine, marciavano due a due lungo la strada. Erano cannoni di tutte le misure, Ester fotografò i primi due poi si godette la sfilata pensando che non era una cosa da tutti viaggiare nel tempo, anche se quella situazione non era esattamente come l’antico Egitto, comunque ormai l’errore era stato fatto, bisognava rassegnarsi e approfittarne comunque. Dopo i pezzi d’artiglieria sfilarono i mezzi corazzati, Ester immortalò tre tipi di carri armati, ormai si era resa conto che quella era una sfilata per celebrare il riarmo dell’esercito tedesco. Nel frattempo si erano aperte le cataratte del cielo e cominciarono a cadere grossi goccioloni di pioggia, le persone che assistevano alla parata non se ne curarono affatto e continuarono ad esultare come prima. Ester, decisa a non farsi intimidire dal cattivo tempo, prese ancora una volta in mano la sua macchina fotografica, la sfilata dei mezzi corazzati avrebbe senza dubbio fatto impazzire i suoi amici, ma le mani bagnate di pioggia le giocarono un brutto scherzo facendole sfuggire la macchina fotografica. Lo strumento rovinò a terra in mezzo alla folla, solo due persone si accorsero del tonfo, uno dei due prese in mano la macchina osservandola con curiosità. Accidenti! Ester si affrettò a scendere dal tiglio. Fu a terra in un attimo e, per prima cosa, strappò la sua macchina fotografica dalle mani dell’uomo che l'aveva afferrata, quello la guardò sgranando gli occhi chiari mentre rivoli di pioggia gli grondavano dal cappello e dal soprabito, neri entrambi. Prima che potesse voltarsi per andarsene, Ester si sentì afferrare una spalla. Si girò di scatto trovandosi di fronte uno di quegli uomini in divisa nera armati di mitra. L’uomo guardò la ragazza dall’alto in basso con la fronte aggrottata, scorgendo subito la maglietta rosa evidenziarore e i jeans sfilacciati, le chiese qualcosa ma Ester rimase incapace di proferire parola, non conosceva una sillaba in tedesco. Non ci vide più dalla paura, pensava che da un momento all’altro quell’uomo dall’aria minacciosa l’avrebbe uccisa. Non vide altre soluzioni che la fuga immediata. Si voltò iniziando a correre a più non posso verso il luogo dove si trovava StoriaJou – 01, a questo punto la sua unica salvezza era tornare nel 3007. L’uomo in divisa nera si mise a gridare come un pazzo, poi impugnò il mitra e sparò contro la fuggitiva. Ester sentì le pallottole del fucile automatico sibilarle vicino alle orecchie, allora, in preda al terrore, aumentò l’impeto della sua corsa, le scarpe da tennis non toccavano quasi per niente l’asfalto. Quattro di quegli uomini vestiti di nero si lanciarono al suo inseguimento. Ester correva disperatamente percorrendo a ritroso la strada che aveva preso prima, cominciava a mancarle il respiro e avvertiva un dolore in mezzo al petto, ma non poteva fermarsi, se i suoi inseguitori l’avessero raggiunta l’avrebbero massacrata. Nonostante la fatica per la folle corsa, il terrore le impediva di rallentare, uno degli uomini alle sue spalle sparò, Ester chiuse gli occhi un attimo temendo di sentire le pallottole conficcarsi nel suo corpo, anche questa volta, fortunatamente, il militare sbagliò mira. La ragazza poté continuare la corsa disperata verso la macchina del tempo, la sua unica possibilità di salvezza. Dietro di lei i passi dei quattro uomini erano sempre più vicini ed erano resi maggiormente rumorosi dagli stivali che indossavano. Ester sapeva che, se non avesse ritrovato al più presto StoriaJou – 01 , i suoi inseguitori avrebbero nuovamente fatto fuoco e questa volta senza sbagliare, non poteva contare di salvarsi sperando nei loro errori. La ragazza sentiva che ormai le sue gambe avevano la consistenza della gelatina, non avrebbe resistito ancora per molto. Quando ormai sentiva di aver perso tutte le speranze, ecco apparire davanti a lei il parco in cui era atterrata la macchina del tempo, Ester serrò con forza la macchina fotografica la quale, essendo infrangibile, non aveva subito danni cadendo dal tiglio. Con il viso bagnato dalla pioggia sferzante, si lanciò nell’ultimo disperato sforzo, serrando i denti e ordinando alle sue gambe di lavorare il più possibile. Un capannello di persone si era riunito attorno a StoriaJou – 01. Alcuni berlinesi del 1938, armati di ombrello, si erano soffermati a guardare quel curioso aggeggio, chiedendosi cosa fosse.

“Largo!” gridò Ester “Via, andate via!”

I curiosi si spostarono piuttosto sorpresi alla vista di quella ragazza straniera con quegli inconsueti vestiti addosso, inseguita da quattro uomini armati. Ester aprì la porta della macchina del tempo ed entrò mentre gli uomini impugnavano le armi per spararle, la ragazza udì i colpi delle quattro mitragliatrici ma, prima che le pallottole potessero raggiungerla, aveva già richiuso la porta di StoriaJou – 01. I proiettili si schiantarono come una grandinata sui vetri infrangibili della macchina producendo scintille e caddero a terra inerti, Ester ringraziò suo padre per aver reso la macchina del tempo così resistente. Adesso non occorreva programmare lo strumento, esso nel viaggio di rientro, tornava automaticamente nel luogo e nel tempo da cui era partito. Altre pallottole colpirono la macchina mentre Ester le ordinava di riportarla a casa, un attimo più tardi la ragazza si ritrovò nel suo giardino. La prima cosa che vide furono le facce stravolte dei suoi amici, uscì dalla macchina del tempo esausta, tremante e bagnata fino alle ossa, solo un secondo prima stava rischiando la vita.

“Ester!” esclamò Andrea “Sei stata via più di un’ora, stavamo per chiedere aiuto, si può sapere che cosa hai combinato?”

La ragazza deglutì riuscendo solo a tremare.

“È incredibile” affermò Jessica toccando i capelli fradici di Ester “Questa pioggia è caduta in Egitto migliaia di anni fa!”

“Non sono stata in Egitto” dichiarò Ester con voce piatta.

Solo allora i suoi amici si resero conto di quanto era pallida e sconvolta.

“Sono stata nel 1938, a Berlino.”

Jessica ritrasse la mano disgustata mentre gli altri si guardarono tra loro attoniti.

“Ma sei pazza!” fece Cris “Avresti potuto lasciarci la pelle.”

“Come ti è venuto in mente? È stata una follia” le disse Andrea

La ragazza lo guardò sconsolata, sentì gli occhi diventarle lucidi. Pensa che io sia pazza, non coraggiosa o intelligente.

“Ho sbagliato a programmare la macchina, non sono così sprovveduta.”

“Sapete, io non ci credo, dice questo solo per dimostrarci il suo coraggio” affermò Giovanni con aria scettica.

“Se non ci credi, guarda qui.”

Ester andò davanti a lui con la sua macchina fotografica, premette un bottone e lo strumento iniziò a sviluppare e stampare le fotografie che lei aveva scattato. Le immagini uscirono una dietro l’altra sotto le facce stupite dei ragazzi.

“Allora…lo hai fatto davvero” balbettò Jessica guardando le fotografie.

I ragazzi si fecero accompagnare in casa e raccontare tutto, Ester confessò loro di avere veramente rischiato la vita.

“Io non metterò mai piede su una macchina del tempo” dichiarò Jessica con un viso talmente pallido ma mettere paura “Non ditemi mai più di partecipare ad una delle vostre dimostrazioni, se Ester fosse rimasta uccisa? Siete tutti dei folli!”

La ragazza non diede a nessuno la possibilità di replicare, pronunciato questo discorso uscì dalla casa di Ester sbattendo il portone, Giovanni si alzò all'istante per seguirla.

“Ha ragione” affermò Alessio “Non devi correre rischi simili solo per dimostrarci che hai coraggio.”

“Non l’ho fatto per dimostrare qualcosa” ribatté Ester “Ho solo pensato che viaggiare nel tempo è straordinario, significa sfidare le barriere della storia, nessuno, tranne mio padre, lo ha mai fatto, certo non pensavo di finire nel regime nazista, è stato uno stupido errore, se avessi saputo farlo avrei fermato la macchina prima di partire, non avete visto che cercavo di comunicarvelo?”

Andrea, mi dispiace, ma se non vorrai più vedermi stavolta comprendo.

“Sì, bussavi al vetro gridando qualcosa” disse Alessio “Ma non abbiamo sentito niente.”

“Ci hai fatto stare in ansia per tutto il tempo” affermò Cris.

“Il vostro terrore non eguaglierà mai il mio” disse Ester “Voi non sapete cosa vuol dire essere inseguiti da quattro uomini che vogliono ucciderti, sentire i loro passi dietro di te sempre più vicini, sentirli sparare e avere la sensazione che, da un momento all’altro, le loro pallottole possano trafiggerti. Mi sono salvata grazie alla mia corsa disperata e al fatto che loro, per due volte, hanno sbagliato mira e, se StoriaJou – 01 non fosse stata infrangibile, mi avrebbero ammazzato un attimo prima di tornare, avevo moltissime possibilità di non uscirne viva.”

Quella sera, fu certa che i suoi amici ormai la considerassero completamente fuori di testa, nascose le fotografie dietro la testata del letto, sospirando. Sapeva che per diverso tempo non avrebbe più avuto il coraggio di guardare quelle immagini, lei stessa si considerava una pazza e giurò a se stessa che mai più avrebbe corso un pericolo simile. Stavolta avrebbe dovuto impegnarsi superando se stessa per riappacificarsi con il gruppo.

 

   
 
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