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Autore: Chiara_fangirl    16/07/2021    1 recensioni
Ciao, benvenuti🥰
Breaking down ci ha lasciato con una marea di domande aperte:
Charlie ha capito cosa sono in realtà i Cullen?
René e Bella si rivedranno mai?
Jacob e Renesmee incoroneranno il loro sogno d'amore?
Come si evolverà la storia dei Cullen?
I Volturi si sono veramente arresi?
Leggete questa Fanfiction e lo scoprirete!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Avevo salutato Jacob da pochi minuti, e stavo tornando a casa. Erano all'incirca le sei e un quarto di mattina. Lasciammo quel posto magico dopo aver visto insieme l'alba. Tornai in camera mia, siccome in giro non si vedeva ancora nessuno della mia famiglia. Mi feci una bella doccia calda (anche se sul mio corpo risultava alquanto calda) per poi avvolgermi in un asciugamano bianco morbido. 

Mi trascinai nella mia cabina armadio, enorme quanto vistosa e ordinata. In camera mia c'erano due porte; la prima portava al mio bagno, la seconda alla cabina armadio.  Devo ammetterlo: era anche troppo grande, mi piaceva troppo fare compere, avere sempre un vestito adatto, non mettere MAI (e se dico mai è mai) un completo uguale... E tutti mi hanno sempre viziata un pochetto. 

 

 

Continuai a camminare, fin quando non arrivai alla parte dedicata ai maglioncini, e mi sedetti sulla poltrona blu di velluto che era posizionata di fianco.  

Non ci potevo ancora credere

Non ci potevo ancora credere. Io e Jacob, soli soletti nella nostra bellissima casa, piena di amore. Già avevo tutto in mente: come organizzare l'ambiente, i colori, le decorazioni per il giardino... Insomma tutto.

"Tesoro hai i piedi bagnati e sento l'acqua gocciolare. Ho appena pulito, quindi fai la brava" Mi sussurrò nonna, interrompendo tutte le mie fantasie.

Indossai un completo di Dior elegante e scomodissimo con il tacco dodici finale; infine abbinai una borsa di Micheal Kors rosa, dello stesso colore del completo.

Indossai un completo di Dior elegante e scomodissimo con il tacco dodici finale; infine abbinai una borsa di Micheal Kors rosa, dello stesso colore del completo

Guardandomi allo specchio, notai che i miei occhi erano di un forte blu e ciò voleva significare che dovevo andare a caccia, che avevo trascurato notevolmente. Da quando non ci andavo? Tre settimane? Non potevo ridurmi così e quindi decisi che dopo il lavoro avrei dovuto muovermi. Scendendo, mi accorsi che stavo facendo tardi all'ufficio della Chanel, che aveva un paio di problemi con la merce contraffatta. "Ciao, io vado a lavoro" informai, prima di scendere in garage, ovvero un edificio che avevamo trasformato in un parcheggio di auto. Scendendo, vidi che mancava già la nuova Mercedes di nonno e l'auto di zio Jasper. Questo era strano, perché zio Jasper aveva ancora la sua attività con  Jenks e non andava mai così presto. Avanzai verso la mia Audi R8 rossa fiammeggiante, ma era già aperta: papà. Indossava una camicia blu con le maniche tirate sul gomito, su un pantalone dello stesso colore.                                                                "Ma guarda chi si rivede, dopo due giorni che non si vede"  disse, calcando il secondo periodo. "Andiamo, non ci sono stata per mezza giornata!"

"Renesmee! Mi sono preoccupato. Pensavo che ti fosse successo qualcosa"

"Papà sono indistruttibile, ho la forza di sessanta uomini messi insieme, ho uno scudo mentale..." iniziai ad elencare

"Renesmee, c'è una nuova guardia nel clan dei Volturi, molto pericolosa e ci sono voci che stia venendo qui. Non si sa né perché né quando. Non si sa nulla. Ti prego, Renesmee, stai in zona e non allontanarti." Ero ad un passo da dirgli tutto: io sono sempre stata la sua principessa, lui il mio papino, il mio primo principe azzurro... ma mi trattenni, perché Jacke lo aveva solo proposto, non era nulla organizzato. 

"Ok, papino" dissi dandogli un abbraccio. 

"Ciao, a dopo" lo salutai, e lui mi augurò buon lavoro. Il viaggio fu breve, arrivai in un battibaleno con la mia auto da 400 km/h.  Mi piaceva troppo andare veloce, era un vizio di famiglia. La giornata trascorse molto velocemente e il mese seguente sarei dovuta ritornare a Parigi per firmare dei documenti. Magari avrei chiesto a Jacob di venire con me... Quattro giorni a Parigi solo con lui... Questo pensiero mi piaceva troppo: la Torre Eiffel, le Champs-Élysées... Sfrecciavo sull'autostrada, quando il telefono incorporato si fece vivo. Speravo fosse Jacob, ma era zio Jasper.

"Renesmee, devi aiutarmi. Sono nei guai seri"

"Che è successo?"

"Alice ha visto che verrà la polizia nel mio ufficio, con Jenks."

"Ma siamo sicuri che Jenks non sia un vampiro? Quanti anni ha? Ottanta? e lavora ancora..." Era un uomo alquanto fastidioso e avaro, come suo figlio, Lucas, della mia età circa. Zio rise, con un pizzico di isteria. "Già, quel posto non lo lascia neanche morto." rise ancora, ma non capii il perché.

"Comunque qual è l'emergenza?"

"ah, giusto. Come stavo dicendo, verranno e faranno dei controlli. Sono stato tutto questo tempo senza un avvocato, senza firme.... è tutto illegale. Fingeresti di essere l'avvocato? Metti un paio di firme, falsifichiamo qualche documento ed è fatta."

"Certo, arrivo" 

"Ok." riattaccammo. Dopo dieci minuti, quando ero praticamente arrivata, mi chiamò anche Jacob e, vedendo il suo nome sullo schermo, inutile dire, che risi come una cretina, da sola. Fortunatamente, mi ripresi mentre il mio dito si muoveva per rispondere. 

"Amore, quando hai finito?"

"Ho già finito, ma devo andare da zio e da Jenks; penso una ventina di minuti e sono libera"

"Pensavo che potremmo fare qualcosa, vedere qualcosa... Che ne dici?" mentalmente, stavo urlando come una quindicenne che si fidanza con la sua cotta.

"Certo, mi sembra una fantastica idea. Però torno prima a casa per cambiarmi, metto qualcosa di più comodo" dissi, mentre parcheggiavo con una sola manovra l'auto.

"Ok."

"OK... ora riaggancio, che devo andare. A dopo"

"Va bene, amore. A dopo" Uscendo dall'auto, notai che c'era sempre Lucas come una specie di palo.

"Ehilà mademoiselle. Che piacere avere qui una bella ragazza" buffone come sempre.

"Si, già. Sono l'avvocato. Mio zio mi sta aspettando, levati di torno."

"L'avvocato? Così bello e giovane? Anche io ho bisogno di un avvocato."

"Senti, mio zio è Jasper, devo firmare dei documenti e andarmene. Voglio finire tutto in venti minuti e tu mi stai rallentando" dissi scansandolo.

"Uh? vengo anche io. Sei così bella e attraente che non posso lasciarti andare. Mi spiace" accompagnò il tutto con un sorriso a trentadue denti. "Già, andiamo" mi arresi, entrando nel palazzo di vetro. Mi recai spedita nello studio di zio, mentre Lucas continuava a dire che avessi dei bei capelli, un buon profumo, un bel portamento e tante cose simili. Bussai alla porta dove c'era una targhetta: UFFICIO CENTRALE JASPER HALE Mi aprii il socio di zio, un uomo molto vecchio, con un completo elegante e gli occhiali sul naso. Gli sorrisi e zio Jasper espirò a mo' di sollievo. Per quanto riguarda il socio, era veramente terrorizzato (zio modificava le sue emozioni, affinché avesse tanta paura della mia famiglia e non rivelasse che nn non invecchiamo).  "Grazie, Nessie. MI hai salvato. Firma qui e siediti su quella scrivania"

"Va bene." Firmai tutto e misi in ordine le cose burocratiche, per poi prendere parte dell'avvocato sempre presente. 

"Ehi, stasera sei libera?" Lucas era ancora lì

"No."

"Per me si, dai."

"Adesso è un doppio no" quel ragazzo era così fastidioso.

"Ecco, arriva" sussurrò zio, mentre il suo socio iniziava a tremare e un leggero velo di sudore si faceva strada sulla sua fronte. Erano due agenti, uomini sulla trentina che strinsero la mano a tutti. Mi presentai come l'avvocato Cullen e se ne andarono subito, dopo avermi riconosciuto come l'avvocato della squadra di baseball che tifavano e se ne andarono.

"Allora, me lo fai fare un autografo?" mi disse supplichevole zio Jasper.

"Certo"

"Davvero?"

"davvero." dissi sorridendo.

 

 

Arrivai a casa in veramente poco tempo. In giardino, seduta sui divanetti da giardino c'era mamma. Indossava un jeans (come quello di zia Alice) e una camicetta blu. Gli sorrisi, mentre poggiavo la borsa su una poltroncina e mi sedetti accanto. "Renesmee, da quanto tempo non parliamo perché sei sempre fuori?" Mi rimproverò, marcando il sempre.  "Capitano dei periodi dove non sei mai a casa, no? E poi quante storie! Sono solo due/tre giorni che non ci sono stata." Mi guardò con disapprovazione, e mi chiese cosa avessi fatto. Gli raccontai delle novità del lavoro e di Jacob. Con mamma non c'erano segreti, potevo racconterle tutto. Lei mi rispose con un sorriso, anche se capii che era un po' incerta. Nel frattempo arrivò anche nonna che doveva andare con mamma a caccia.

"Dovresti andare anche tu, guarda i tuoi occhi!" mi fece notare nonna.

"Si, ci vado domani o stasera" Mi guardarono con disapprovazione. 

"Va bene, noi andiamo" mamma fece cadere la conversazione, mentre ci salutammo e se ne andarono. Ritornai nella mia cabina armadio e decisi cosa avrei indossato:  un maglioncino di a righe (credo fosse di Gucci) abbinato ad un jeans a vita alta e un paio di Adidas superstar.

 Ritornai nella mia cabina armadio e decisi cosa avrei indossato:  un maglioncino di a righe (credo fosse di Gucci) abbinato ad un jeans a vita alta e un paio di Adidas superstar

Scendendo notai una sagoma molto grande e familiare. Avrei potuto pensare che fosse Jacob, per i suoi capelli corti e scuri, o per la sua pelle bronzea che si intravedeva del collo; ma aveva un odore totalmente diverso. Appena si girò lo riconobbi: era il ragazzo tremante, era Embry. Mi sorrise, dolce ed io ero di nuovo in imbarazzo. Un conto era un sorriso amichevole, un altro era quel sorriso che faceva pensare altro. 
"Ciao" lo salutai educata, con un cenno della mano.

"Ciao, Renesmee" di nuovo quel sorriso.

"Vuoi qualcosa?" gli chiesi per rompere un po' quella situazione così tesa e nervosa.

"No, grazie, voglio solo parlare con te". Nel suo tono c'era tanta confidenza, come se fossimo amici di vecchia data...Eppure ci siamo visti solo per una manciata di minuti, in un incontro tutt'altro che piacevole. Ma comunque gli feci cenno di entrare e ci accomodammo sul grande divano a penisola. 

"Che bella casa." Mi disse, guardandosi intorno. 

"Già, anche a me piace molto." Mi guardò, con gli occhi scintillanti e in quel momento avrei preferito andarmene, seriamente. "Cosa volevi dirmi?" feci, affinché distogliesse lo sguardo dai miei occhi. "Ho pensato in questi due giorni" iniziò, "E credo che tu non sappia tutta la verità su Jacob"

"Nel senso?" incalzai: ormai la mia attenzione era sua. Io e Jacob avevamo un rapporto senza bugie, senza inganni, no? Sorrise, compiaciuto. "Nel senso che non ti sei mai chiesta come mai, Jacob ti avesse aspettata tutto questo tempo? Perché non avesse trovato qualcun'altra?"

"No." Affermai sincera, perché non è mica detto che tutti debbano trovare subito la loro anima gemella? Il suo sorriso compiaciuto scomparve, e lasciò spazio ad un broncio serio.  "Non mi piace deludere le persone, soprattutto te...- mi guardò dolce, mentre io lo guardai torva- Ma Jacob ha avuto l'imprinting con te, è ovvio che ti ami. Il suo amore per te, non è nient'altro che una cosa da lupi".

 

Intanto.... Pov's Jacob

"E vaaaaaaaai" esultò Quil, entrando in casa, mentre io ero in sovrappensiero, seduto su una sedia a casa di Sam e Emily. Sam stava smanettando vicino il rubinetto che perdeva, mentre Emily era a fare la spesa. "Papà, giochiamo?" domandarono all'unisono Allison e Grace, due gemelline identiche ad Emily. Sam sospirò e bofonchiò qualcosa che suonava come: "Ma perché non siete andate con la mamma?!".

"Sam, Jacob" marcò Quil, per farsi notare.

"Che vuoi." 

"Andiamo, amico. La gentilezza." fece notare quel rompiscatole di Quil a Sam, mentre lui lo guardava con sguardo arcigno. 

"Oggi, mi sento gentile e bravo. Ringraziatemi che non mi trasformi davanti alle mie nipotine per ridurvi in polvere"

"Che paura" lo schernì Sam.

"Jacob? Hai sentito? Embry è ritornato." disse, rivolto a me.

"Non nominare quel cane bastardo."

"Che è successo?" Sam uscì fuori dal mobile del lavandino.

"ha avuto l'imprinting con Renesmee"

"Coooooosa?" prolungò Quil, con voce più acuta del solito

"è già successo." ricordò Sam e io non sapevo nulla di quella storia.

"L'hanno raccontata in uno dei primi consigli, Jacob."

"Andiamo, chi li ascoltava" rispose Quil, provocando un ghigno di Sam che fece piangere le bambine.

"Oh, no no no no. Non piangete, vi supplico." Implorò il padre.

"Cosa è successo dopo?" continuai

"Cosa è successo? Quella ragazza non ha fatto una buona fine. " concluse Sam, mentre prendeva in braccio le bambine e un brivido mi percosse.

"Ehi, non volete sapere la buona notizia? Mi s..." Quil non fece in tempo a terminare la frase, che Sam lo interruppe. "Ehi... Ma Embry non andava a casa dei Cullen?"  Cosa? Quel bastardo era a meno di mille kilometri da Renesmee? Sfrecciai fuori dalla porta, diretto alla villa. 

 

   
 
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