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Autore: Myriru    27/09/2021    2 recensioni
«Ho bisogno di te...»
«Sono qui»
Versailles no bara incontra Orpheus no mado: dalla loro unione si  mescolano gli avvenimenti della Rivoluzione Francese con la psicologia/filosofia dei personagg di Orpheus. Spero vi piaccia! ^-^
Genere: Erotico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Insieme per sempre'
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«Ancora non riesco a credere che si sia consegnato »
«Anche io, ma quell’uomo non aveva più nulla da perdere. I suoi figli e la moglie l’hanno abbandonato »
«Non credo. Adrien amava molto suo padre, non l’avrebbe mai abbandonato. Forse è stato costretto dalla madre, anzi ne sono più che sicura »
Erano tutti riuniti a casa Grandier, la sera prima dell’esecuzione e della conseguente partenza dei futuri coniugi. Renée teneva in braccio la sorellina, facendo qualche smorfia per farla sorridere o accarezzandole il viso e coccolarla mentre i più grandi erano impegnati a parlare. Oscar fece un sospiro, chiudendo gli occhi. Era davvero stanca e sapeva che quella notte non avrebbe preso sonno.
«Sei sicura di voler assistere? »
Chiese Bernard visibilmente preoccupato, Rosalie prese le mani dell’amica tra le sue e le strinse forte e quando Oscar alzò lo sguardo verso di lei, la vide sorridere appena.
«Certo, sono solo stanca. Juliette sta portando via tutte le energie che mi sono rimaste. Ma ce la faccio »
«Non sarà un bello spettacolo »
Mormorò Alain incrociando le braccia al petto, André per tutto il tempo era rimasto in silenzio, non sapendo cosa dire, si voltò verso Oscar. Lo notò il suo estremo pallore, gli occhi spenti e l’espressione perennemente stanca, neanche lui era riuscito a prendere sonno negli ultimi tempi. Ogni volta che chiudeva gli occhi, la sua mente gli faceva ricordare solo scene di sangue e dolore immenso, e sapeva benissimo che la stessa cosa accadeva ad Oscar. Gli unici attimi di pura gioia erano regalati dalla piccola Juliette, dalle prime scoperte e le prime gioie di essere genitori, o da quei piccoli però pochi momenti d’intimità, di semplici carezze che in quella settimana si erano regalati.
«Lo so, Alain. Ho già visto tanta morte in tutti questi anni… l’unica cosa di cui mi rammarico è di non aver fatto abbastanza per ricambiare il favore »
«Quale favore? »
Oscar girò lo sguardo verso André, lui teneva il capo basso e lo sguardo posato sulla mano posata sulla coscia di lei. Solo in quel momento si accorse che non aveva ancora parlato.
«Se non fosse stato per lui… probabilmente quel giorno alla Bastiglia sarei morta »
«È l’unica cosa di cui gli sono grato »
Mormorò André con una smorfia, solo un sordo non si sarebbe reso conto dell’odio nelle sue parole. Oscar rise al pensiero.
«Ha fatto davvero molto per me, questo non possiamo negarlo André »
André fece una smorfia, baciando la spalla della donna e posando poi la fronte sullo stesso punto.
«Potrei fartelo incontrare, per qualche minuto »
Propose Alain ma lo sguardo gelido di André gli fece pentire di aver parlato, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.
«No. E poi non saprei cosa dirgli, sarebbe imbarazzante. Ci siamo detti addio molto tempo fa »
«Meglio così »
«Cambiamo argomento… Renée resterà qui, giusto? »
Disse Rosalie voltandosi verso la ragazza e lei sorrise, annuendo felice. Era stata dura convincere André, ma dopo vari tentativi era riuscita a trovare un modo per restare a Parigi. Avrebbe lavorato al fianco di Rosalie al mercato, e Oscar aveva riso quando aveva ricordato che anche Kilian lavorava al mercato, aiutando la moglie del mastro falegname, che gli aveva dato lavoro in bottega, a vendere i suoi tessuti. André, ovviamente, era all’oscuro di tutto.
«Già, ancora non riesco a credere di aver detto di sì »
André sorrise, anche se non del tutto felice di dover lasciare la figlia a Parigi, di abbandonarla, ma sapeva che sarebbe stata più felice a Parigi. Non era di certo stupido, sapeva benissimo che lei voleva restare principalmente per un ragazzo, ma non poteva di certo fare il puritano lui che di puro forse non aveva mai fatto nulla nella sua vita.
«Purtroppo avete detto di sì e voi siete un uomo di parola, o sbaglio? »
L’uomo alzò le mani e tutti risero, dimenticando per qualche istante i pensieri cupi. Per un po’ Oscar sentì il cuore leggero, la sua mente dimenticò quello che sarebbe successo il giorno dopo. 

 

«Svegliati idiota, non ho tutto il giorno »
Alexandre si risvegliò di colpo da un forte calcio allo stomaco. Ormai si era abituato a quel dolce risveglio, alla colazione misera che consisteva in una bicchiere di, forse, acqua e pane vecchio di giorni. Non aveva specchi in quella minuscola stanza, ma sapeva che se si fosse specchiato non sarebbe riuscito a riconoscersi. La fame gli faceva contorcere lo stomaco dal dolore, la testa gli doleva maledettamente da giorni e Dio solo sapeva da quanti giorni era rinchiuso lì senza vedere la luce del sole.
«Muoviti, dobbiamo andare »
Il conte portò una mano al viso cercando di riprendersi dal fastidio allo stomaco e si alzò tremante, le gambe sembravano non volerlo reggere più. Lasciò che i due soldati gli legassero i polsi dietro la schiena e li seguì in silenzio, lungo il buio e lungo corridoio, sentendo oscenità sul suo conto dagli altri detenuti, alcuni nobili come lui, altri semplici disgraziati.
Di solito, quando si è vicini alla morte, si ripensa a tutto quello di bello e brutto era successo in vita. Lui, in quel momento, non riusciva a pensare. Il buio. Chiuse gli occhi e quando li riaprì fu accecato dalla luce del sole e fece due passi indietro.
«Smettila di muoverti in continuazione! »
Urlò uno dei soldati strattonandolo per il braccio.
«Lascialo stare, Pascal. Almeno questi ultimi momenti potresti smetterla di essere una testa di cazzo. L’hai già torturato abbastanza quando era in cella, senza il mio consenso »
Quella voce gli era familiare, quando alzò lo sguardo il conte riconobbe il comandante di quei soldati, amico di lei.
«Ma Alain…! »
«Niente “ma”. Ora andiamo »
Salì lentamente sul carretto, respirando profondamente quella nuova aria pulita e fresca ma poi rise, rendendosi conto che sarebbe stato davvero inutile respirare a pieni polmoni visto che, tra pochi minuti, la sua testa sarebbe stata staccata dal corpo. Il pensiero non lo rattristì, al contrario non vedeva l’ora. Morire non gli era mai apparso così liberatorio.
Tra la folla che si era creata attorno al patibolo, riconobbe una figura. Il suo rivale, se così si poteva definire. Il viso bianco, l’espressione stoica… si guardarono per alcuni istanti, il conte sorrise. Fu fatto scendere dal carretto con la solita e immotivata violenza, non volle dargli peso, e salì le scale che portavano alla ghigliottina con il capo alzato, a tratti fiero. Era pentito di quello che aveva fatto? No. L’avrebbe fatto di nuovo se avesse avuto l’occasione, senza cambiare nulla. O forse sì. Forse avrebbe divorziato dalla moglie, sarebbe scappato da tutto e tutti con Oscar prima che lei recuperasse la memoria. Sarebbe stato più facile. Più bello. Ma lui sapeva che lui non meritava affatto di essere felice, infondo non lo era mai stato davvero.
«Le tue ultime parole? »
Chiese il boia, un mostro alto due metri, le spalle larghe e la pancia piena. Si diceva, in prigione, che quell’uomo fosse stato arrestato proprio perché aveva ucciso, tagliandogli la testa, due uomini, con gli stessi strumenti con i quali sgozzava i suoi maiali. Aveva trovato ironico il fatto che fosse diventato proprio lui, un detenuto, a tagliare la testa ai condannati a morte.
Si girò verso la folla, guardò di nuovo André Grandier e notò che non era solo. Lei era presente . Era lì. Sentì il cuore battere come un pazzo nel petto, il panico per un istante si impossessò di lui.
“Perché sei qui? Perché diavolo l’ha portata qui?”
«Allora? Nessuna ultima parola? »
«Mi dispiace »
«È troppo tardi, non trovi? »
Il boia non sapeva che quelle parole di certo non si riferivano ai suoi peccati, ma a quegli occhi blu che lo fissavano spaventati e tristi. Gli si strinse il cuore, odiò il fatto che l’ultimo ricordo che avrebbe avuto di lui sarebbe stato proprio quello della sua morte. Le corde lo legarono troppo forte alla tavola, ma ancora una volta non volle dargli peso, tra poco sarebbe stato libero. Il collo ora costretto tra i due montanti, chiuse gli occhi.
“Non guardarmi amore mio”
Quello fu il suo ultimo pensiero.
Oscar distolse lo sguardo quando il boia lasciò cadere la lama, stringendo il braccio ad André. Trattenne il respiro per qualche istante, la sua mente si offuscò completamente. Si coprì la bocca con la mano, chiuse gli occhi.
«Va tutto bene, va tutto bene amore »
André la strinse forte a sé, baciandole la fronte. Come avrebbe voluto che avesse ragione. Ora le sembrava andare tutto storto. Era disgustato, quando la lama aveva compiuto il suo dovere la folla era scoppiata in applausi e urla di gioia, per quanto lui odiasse quell’uomo non riusciva a provare felicità nel saperlo morto, non dopo aver visto la reazione di Oscar. Tremava come una foglia tra le sue braccia, ed era sicuro che se non l’avesse abbracciata lei sarebbe crollata a terra.
«Ti prego andiamo via »
Lo mormorò appena, stringendo la giacca dell’uomo.
«Certo, andiamo via subito. La carrozza ci aspetta sotto casa »
Oscar annuì piano e fece un respiro profondo. Si fecero largo tra la folla che cresceva ancora di più, Oscar si aggrappò ad André stanca, ora voleva soltanto stringere di nuovo la sua bambina tra le braccia e dimenticare tutto. Quando tornarono di nuovo a casa, Bernard, Rosalie e Renée con la piccola Juliette in braccio. Lei sorrise, prendendo la bambina e stringendola al petto forte.
«Alain non è potuto venire per salutarvi »
«Lo abbiamo visto questa mattina presto, prima di… »
«Capisco, comunque se vuoi posso accompagnarvi fino a metà strada »
«No, non c’è bisogno. Ma ti ringrazio tantissimo »
«Mi mancherai tantissimo, promettimi che mi scriverai »
«Lo farò di sicuro Rosalie, non ti preoccupare e anche tu promettimi di scrivere »
«È stato bello averti come vicina di casa »
«Anche per me, mi mancherai tantissimo e mi mancherà anche François »
«Come stai? »
Rosalie le accarezzò il viso dolcemente, spostandole una ciocca bionda dietro l’orecchio e Oscar si irrigidì appena, forzando un piccolo sorriso.
«Passerà anche questa »
La voce le si spezzò, abbassò lo sguardo verso la figlia e le baciò la fronte.
«Quando ti sentirai pronta per parlare… sai dove trovarmi »
«Sei un angelo, Rosalie »
Le due donne si abbracciarono forte, Oscar quasi si aggrappò alla figura minuta di Rosalie. Dopo aver sistemato gli ultimi bagagli sulla carrozza, ci furono gli ultimi saluti. Renée abbracciò il padre per forse ben cinque minuti prima di lasciarlo andare.
«Va tutto bene? »
Chiese André quando Oscar prese posto nella carrozza prima di partire, lei gli sorrise, annuendo piano.
«Sì, sto bene »
«Ti amo, lo sai vero? E ci sarò per sempre per te »
«Grazie amore, ti amo anche io »

   
 
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