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Autore: arashinosora5927    31/10/2021    1 recensioni
Da autunno ad autunno come evolve il rapporto tra Gokudera e Tsuna.
Questa storia finalmente vede la luce della pubblicazione. Si tratta di una riscritta, per la precisione della riscrittura di una delle mie primissime fanfiction, quando era il 2015 e io ero una pendolare sul pullman Napoli-Salerno.
Voglio dedicare questa storia alla persona che più l'ha amata e che maggiormente mi ha supportata nella sua stesura. Bae, hai aspettato la bellezza di sei anni, ma ora eccoti finalmente le tue stagioni ❤️. Grazie davvero di cuore per non aver mai smetto di crederci.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'intera settimana senza Lambo, I-pin e Fuuta tra i piedi, senza gli allenamenti e le prediche di Reborn, senza la cucina velenosa di Bianchi, senza alcuna forma di stress, solo lui, i suoi amici e Kyoko-chan, questo si era ripetuto per tutto il pomeriggio mentre cercava di spiegare a Gokudera che no, non era arrabbiato con lui e no, non era neanche la fine del mondo aver rischiato di fare annullare il viaggio d'istruzione.

Quella sera però non riusciva a dormire, la sua mente era invasa dal pensiero di Kyoko-chan, di quanto sarebbe stata bella con i suoi vestiti da sera e quante occasioni avrebbero avuto per stare insieme. A pensarci bene questa vacanza gli stava offrendo su un piatto d'argento la possibilità di dichiararsi, le sue guance andarono a fuoco solo per averlo immaginato.

"Stai facendo le prove per il ruolo del pomodoro? Prova a gonfiare di più le guance" lo riprese Reborn sporgendosi dall'amaca.

Sì, decisamente non avrebbe sentito la mancanza del suo tutor rompiscatole.

"Dai Reborn, come se non sapessi perché sono così emozionato..." sbuffò Tsuna.

Reborn ghignò, la sua espressione sadica brillò nel buio. "So già anche come andrà a finire" disse.

Tsuna sospirò e nascose il viso contro il cuscino. "Guastafeste, lasciami sognare" protestò. Sapeva benissimo che nella sua vita ogni piano saltava in aria, letteralmente a volte, per risolversi in maniera completamente diversa da come previsto. Reborn non disse più niente.


Giunse la sera prima della partenza e Tsuna si sentiva emozionato come forse mai prima, talmente entusiasta da non riuscire a smettere di sorridere. Seduto su una sedia all'ingresso ne parlava con Gokudera a telefono continuando a elencare tutto ciò che gli sarebbe piaciuto fare mentre l'altro cercava di capire se avesse preso ogni cosa che serviva.

Quella chiamata durò ore al termine delle quali Tsuna si addormentò di sasso, giusto il tempo di mettere la testa sul cuscino. Dormì profondamente cullato da splendidi sogni.


La mattina della partenza iniziò con una sveglia che per una volta non fu spenta brutalmente, Tsuna si alzò immediatamente sorridendo al mondo e andò in bagno a prepararsi. Si lavò i denti sorridendo, fece la doccia sorridendo e persino la colazione tanto che Lambo tirò Reborn per una manica della giacca domandando se Tsuna-nii avesse una paresi facciale. Reborn ovviamente gli rispose, ma Tsuna non ascoltò quel commento troppo occupato a fantasticare.

"Ciao mammina, ci vediamo tra una settimana" disse schioccando un bacio sulla guancia di Nana per poi prendere per il manico un trolley di media grandezza e trascinarlo fuori dalla porta d'ingresso. Nana lo guardò perplessa sfiorandosi una guancia. "Erano almeno dieci anni che non lo sentivo chiamarmi così" commento con un certo stupore.

Tsuna ebbe a malapena il tempo di percorrere lo spazio che separava la sua porta d'ingresso dal cancello che si ritrovò Gokudera davanti, tre valigie al suo seguito.

"Buongiorno, Decimo. Siete pronto per la partenza?" disse questi esibendosi in un inchino degno di un ballerino di danza classica.

Tsuna superò rapidamente Gokudera con lo sguardo per fissare le valigie, una più ingombrante dell'altra. Il suo sorriso si trasformò in un'espressione di stupore misto a preoccupazione. "G-Gokudera-kun! M-Ma non avrai portato troppa roba?" chiese.

Gokudera guardò le sue valigie come se stesse facendo degli strani calcoli mentali e dopo quelli che a Tsuna parvero minuti interminabili, alzò un pollice con convinzione e disse "Solo il minimo indispensabile per queste occasioni".

Tsuna era sconvolto, non osò ribattere, ma non poté impersi di dire a bassa voce "Mi domando davvero cosa ci sia in quelle valigie." Gokudera lo sentì e iniziò subito a elencarne il contenuto.   "Vestiti, anelli, bracciali, collane, il Vongola Gear, qualche libro, un lettore MP3..."

Tsuna lo interruppe "Non volevo saperlo davvero" disse, ma Gokudera continuò imperterrito e indisturbato. "Riviste, fumetti, il kit di pronto soccorso, medicine per ogni evenienza, soldi... credo, una macchina fotografica usa e getta, la dinamite..."

Tsuna si mise le mani nei capelli e urlò "La dinamite?!", lo disse come se avesse sperato di aver sentito male con la consapevolezza di aver sentito benissimo.

"Ovviamente, Decimo" rispose Gokudera come se non ci fosse niente di più normale del portarsi degli esplosivi in gita scolastica. "Devo essere sempre pronto a proteggervi" disse con orgoglio.

Tsuna sospirò, già si immaginava a dover spiegare alla professoressa perché e soprattutto come mai la loro camera fosse esplosa. "Ma Gokudera-kun, non è assolutamente necessario" disse sperando che ci fosse un modo di fargli cambiare idea.

"Devo dissentire, Decimo. Non possiamo sapere quando il nemico attaccherà, ma quando succederà io voglio essere pronto" ribatte Gokudera.

Tsuna sospirò, si massaggiò leggermente una tempia e mormorò a se stesso "grazie per alimentare la mia paranoia."

"Non avete niente da temere" proseguì Gokudera. "Perché non permetterò a nessuno di farvi del male!"

Quella dichiarazione gli scaldava sempre un po' il cuore, era bello avere qualcuno che si preoccupasse tanto per lui e al contempo che si prendesse tanta cura di lui, meno bello era avere accanto un catastrofista apocalittico che immaginava sempre il peggiore degli scenari e amava ricordargli che mezzo mondo della malavita lo voleva morto.

"Siete pronti, ragazzi?" la voce di Yamamoto prese entrambi alla sprovvista così come le sue braccia forti attorno alle loro spalle e il leggero scontrarsi delle loro teste.

"Fa' un po' di attenzione, Yakyuu baka"sbraitò Gokudera togliendo il braccio dalla propria spalla.

"Gomen gomen" ridacchiò Yamamoto.

"Yamamoto, buongiorno" disse Tsuna sorridendogli amabilmente. "Io sono pronto e sono davvero emozionato. Voi?" chiese scambiandosi rapidamente uno sguardo con i suoi amici.

"Tantissimo!" risposero questi all'unisono. L'entusiasmo negli occhi di Gokudera fu rapidamente sostituito da fulmini rivolti verso Yamamoto che però continuava ad accoglierlo con la stessa spensierata allegria.

Tsuna non poté fare a meno di notare che Yamamoto aveva letteralmente solo uno zainetto. "Come hai fatto a farci entrare tutto?" domandò indicandolo in apprensione.

Yamamoto diede un piccolo colpo sulla parte anteriore dello zaino. "Solo il minimo indispensabile" disse cordialmente.

Tsuna lo guardò incredulo cercando di non pensare che il minimo indispensabile per Gokudera equivaleva alla bellezza di tre valigie. Hayato da parte sua assunse la stessa espressione scioccata di Tsuna con un carico di fastidio maggiore e i due si scambiarono un'occhiata ricca di preoccupazione. Tsuna temeva che Yamamoto non avesse abbastanza cose con sé, Gokudera già si vedeva costretto a prestargli questo e quello e preferiva evitare dovergli dare i suoi indumenti.

"Tranquilli, è piccolo, ma capiente" li rassicurò Yamamoto.

Gokudera sbuffò e disse a bassa voce. "Sicuramente non hai portato la metà delle cose che ti servono..."

Yamamoto lo sentì e ribatté. "Sei tu che hai esagerato. Dobbiamo stare fuori una settimana, non trasferirci."

Gokudera si voltò bruscamente verso di lui e ringhiò. "Tu ce l'hai una torcia?" gli chiese. Yamamoto negò un cenno del capo. "No, a che dovrebbe servire?" Gokudera annuì fieramente. "Se ci dovessimo perdere nei boschi in piena notte..."

Tsuna lo interruppe. "Ma perché mai dovremmo? Andiamo in un'altra città non in campeggio..." disse parlando ad alta voce tra sé e sé.

"Ah, lascia stare, Tsuna" commentò Yamamoto. "Gokudera è talmente paranoico che è preparato anche in caso di apocalisse zombie o se dovessero attaccarci gli alieni."

"Guarda che gli alieni stanno cercando un modo di mettersi in contatto con noi!" protestò Gokudera.

La risata cristallina di Tsuna mise entrambi a tacere e nessuno ebbe più nulla da contestare quando il ragazzo disse "come farei senza di voi?"


Sul luogo del ritrovo vi erano due grossi autobus, di quelli che si fittano appunto per le gite scolastiche. I bagagli furono caricati nella stiva e dopo un rapido appello la professoressa Fujioka permise ai suoi allievi di salire sugli autobus.

Trattandosi di autobus omologati a due sedili per posto scoppiò rapidamente una nuova lite tra Gokudera e Gokudera stesso in realtà, dal momento che Yamamoto non si stava assolutamente ponendo il problema.

"Io mi seggo vicino al Decimo, tu trova un altro posto" disse Gokudera. Yamamoto gli sorrise, gli scompigliò i capelli con una mano e disse "d'accordo, io voglio sedermi in fondo col club di pallavolo. Quei ragazzi sono simpatici." Yamamoto concluse la frase con un occhiolino e Gokudera sentì un leggero brivido dietro la schiena. C'era qualcosa di dannatamente evidente in ciò che aveva appena fatto Yamamoto.

"A dopo, Tsuna" disse Yamamoto nuovamente allontanandosi.

Tsuna gli rispose con un accenno di sorriso, indietreggiò quel tanto che bastava per non bloccare la fila togliendosi dal corridoio e scegliendo inconsciamente il suo posto.

"D-Decimo, per voi va bene stare vicini sul pullman?" chiese Gokudera realizzando che forse avrebbe prima dovuto chiedere anche se era ovvio che fosse così.

Tsuna gli rispose annuendo e sorridendo calorosamente. "Però il finestrino lo prendi tu" gli disse. "Mi dà il voltastomaco guardare il paesaggio mentre siamo in autostrada... è tutto così veloce."

Gokudera gli rivolse un sorriso smagliante. "Non preoccupatevi, vi proteggerò dal paesaggio, dalla velocità dell'autobus, dalle curve..."

Mentre Gokudera elencava tutto ciò da cui avrebbe protetto il suo boss sui sedili dall'altro lato del corridoio accanto a loro presero posto Hana e Kyoko, quest'ultima occupava il sedile esterno.

"Oh Tsuna-kun, Gokudera-kun sembra che staremo vicini per queste 5 ore di viaggio" disse Kyoko sorridendo. Tsuna rimase imbambolato e Gokudera lo urtò leggermente con un gomito perché dicesse qualcosa, qualunque cosa, prima che lui stesso esplodesse in un sarcastico "ma che gioia."

"Uhm sì" mormorò Tsuna arrossendo leggermente. Gli ci vollero buoni 120 secondi, Gokudera li aveva cronometrati lui stesso, perché realizzasse che c'era un'informazione decisamente scomoda. "Come cinque ore?!" squittì.

Kyoko annuì. "Abbiamo la possibilità di riposare, fare dei giochi e tutto per un sacco di tempo. Tu non ami viaggiare, Tsuna-kun?" gli chiese.

Tsuna ingoiò a vuoto e sospirò. "Certo, tantissimo" disse. 'Ma odio i viaggi in macchina' pensò.

Hana mise nelle orecchie le cuffiette del suo I-pod e lo mise immediatamente in funzione. "Voi scimmie cercate di non disturbarci troppo" disse.

Kyoko non la sentì o finse di non sentirla, sorrise invece ai due e poi di colpo sembrò rattristarsi. "Chrome-chan non è venuta alla fine..." disse.

Tsuna sospirò, annuì leggermente e dopo aver fatto un respiro profondo le spiegò che la ragazza proprio non se la sentiva di stare lontana da quello che nonostante tutto era il suo posto sicuro. In classe se non per Kyoko e Hana non aveva amiche e Kokuyo era la sua famiglia, con tutti i difetti che poteva avere era l'unica realtà che la faceva sentire al suo posto.

"Ma un giorno sono certo che Chrome farà un bellissimo viaggio con tutti noi e si divertirà tantissimo" disse concludendo il discorso sperando di aver rassicurato Kyoko, a giudicare dal sorriso sereno della ragazza doveva essere così.


Per circa tre quarti del viaggio Tsuna non fece altro che fissare Kyoko, cercare di cogliere qualche parola del discorso tanto animato che stavano facendo lei e Hana. Più tardi era tutto concentrato a cercare di leggere il testo del libro che Kyoko stava sfogliando e qualche minuto dopo la osservava ascoltare la musica a occhi chiusi condividendo una cuffietta con la migliore amica, si era addormentata.

Uno sbadiglio lo prese alla sprovvista e mentre si stiracchiava si rese conto di aver urtato Gokudera. Stava già per scusarsi quando questi gli rivolse un sorriso tenero e disse "se volete potete appoggiarvi sulla mia spalla."

Tsuna ricambiò il sorriso e sbadigliò nuovamente. "Grazie Gokudera-kun, penso che accetterò la proposta" disse sistemandosi per bene contro la sua spalla.

Nell'istante in cui la testa di Tsuna sfiorò la sua spalla Gokudera sentì il cuore battergli all'impazzata, come se volesse evadere dal petto, un tamburo tribale che continuava a rimbombare nelle sue orecchie. Sentiva la gola secca e improvvisamente non era mai stato più sveglio in tutta la sua vita.

"Sai, penso che non ci sia cosa più bella del poter guardare la persona che ti piace mentre dorme serenamente" mugolò Tsuna stringendosi a un braccio di Gokudera per stare più comodo.

Gokudera ingoiò a vuoto e cercò di darsi una calmata. "Presumo sia così, Decimo" disse col tono più instabile del secolo.


Quando Tsuna si risvegliò ebbe rapidamente coscienza di due cose in questo ordine, qualcuno stava sbavando sulla sua felpa e quella sulla sua coscia era la mano di Gokudera.

Tsuna si impose di non andare nel panico, del resto non stava succedendo assolutamente niente, Gokudera si era addormentato ed esattamente come aveva constatato più volte quando avevano dormito insieme, aveva la tendenza a muoversi nel sonno e invadere lo spazio altrui.

Tsuna cercò di distrarsi, ma quella presenza era troppo ingombrante per essere semplicemente ignorata, santo cielo, la mano di Gokudera era bollente o forse era lui a essere bollente, Tsuna non sapeva dirlo. Non voleva svegliarlo però, era Gokudera, un ragazzo che faceva fatica a chiudere gli occhi anche solo per qualche secondo, per essersi addormentato doveva essere davvero stanco e Tsuna davvero non voleva essere quello che avrebbe turbato questo stato di quiete.

Mentre cercava una soluzione il pullman imboccò una strada fatta praticamente solo di curve continue e ravvicinate. Tsuna cominciò ad avvertire un senso di nausea e raddrizzò la testa mettendosi seduto nel modo più consono, Gokudera poteva continuare a sbavargli sulla felpa se ne aveva desiderio, non era assolutamente un problema.

Cercò di regolarizzare il respiro, di gestire quel senso di nausea crescente, ma dovette arrendersi quando sentì una ragazza qualche sedile più in là dire "sto per vomitare."

Immediatamente, quasi come se fosse stato condizionato da quella frase, sentì un conato e il retrogusto della colazione misto a un sapore molto più acido gli pizzicò la lingua.

Nel tentativo di trovare una posizione che gli desse uno straccio di sollievo Tsuna urtò il fianco di Gokudera destandolo dal sonno anche se di lì a breve lo avrebbe svegliato ugualmente.

"Non mi sento bene" disse. Gokudera lo guardò per un istante ancora assonnato e vide chiaramente che era pallido in viso. "Decimo, che succede?" domandò subito allarmato.

"N-Nausea..." cercò di dire Tsuna, più ne parlava e peggio si sentiva.

"Decimo, facciamo subito cambio di posto, vicino al finestrino è meglio" propose Gokudera.

"Gokudera-kun..." protestò Tsuna. "Ti ho detto che ho un problema col finestrino..." parlò a fatica.

"Certo Decimo, scusate, me ne ero dimenticato" disse Gokudera desolato.

Tsuna lo ignorò, stava per dire qualcosa, ma dovette mettere entrambe le mani davanti alla bocca per impedirsi di rimettere immediatamente.

Gokudera si alzò all'impiedi sul suo posto e urlò "Dobbiamo fermarci immediatamente!"

Gli venne risposto da qualcuno di cui non seppe ben identificare la voce "E dove? Siamo in autostrada, non possiamo fermarci."

Ogni secondo che passava Gokudera vedeva Tsuna diventare più bianco e combattere contro ciò che restava del cibo che aveva tutta l'intenzione di andare nel verso opposto. Cercando di mantenere la calma si mise a cercare qualcosa che potesse fungere come sacchetto nella sua cartella e lo trovò in una busta che conteneva alcune riviste.

"Ecco, Decimo" disse porgendo la busta ,dopo aver rapidamente riposto il contenuto nella cartella, a quegli occhi in preda al terrore giusto in tempo.

Tsuna afferrò le due estremità come se ne valesse della sua stessa vita e Gokudera gli resse la fronte per impedire che lo sforzo lo portasse ad affogarsi. Tsuna vomitò anche l'anima e giurò silenziosamente a se stesso che mai più si sarebbe lasciato convincere a fare un viaggio così lungo in autobus o in macchina.

"Va meglio, Decimo?" gli domandò Gokudera porgendogli un fazzoletto. Per un brevissimo istante Tsuna pensò che Gokudera era la sua salvezza e aveva portato esattamente tutto il necessario, nulla di più, nulla di meno, poi annuì con un leggero cenno del capo e si lasciò pulire le labbra con quel fazzoletto.

Guardò Gokudera come se provenisse da qualche strano pianeta e dubbioso mormorò un semplice "scusami" che non sapeva neanche lui esattamente cosa volesse significare.

Gokudera scosse la testa. "E di cosa dovrei scusarvi, Decimo? È qualcun altro qui che dovrebbe scusarsi" disse guardando male l'autista da lontano. "Date pure a me" disse poi prendendogli la busta dalle mani. "Me ne occupo io."

Tsuna lo osservò mettere il fazzoletto sporco nella busta e annodarla senza fare risalire o peggio uscire il contenuto. Se non altro era uno di quei pullman attrezzati con uno spazio per i rifiuti ai loro piedi. Gokudera non perse un istante così che l'unica traccia di ciò che era successo rimase solo il viso ancora pallido di Tsuna.

"G-Grazie..." mormorò questi cercando di respirare normalmente. Gokudera gli fece una carezza sulla schiena e accennò un sorriso. "Non c'è di che" disse.

Il dosso che l'autobus prese un secondo dopo fece sussultare tutti, portando quelli che stavano dormendo a svegliarsi di soprassalto, Kyoko era inclusa nella lista. Smarrita rivolse lo sguardo a Tsuna il cui stomaco aveva fatto un'altra capriola, ma ormai era praticamente vuoto. "Tsuna-kun, stai bene?" gli domandò la ragazza.

"Benissimo" rispose Sawada con un tono per niente credibile sforzandosi di sorridere.

Gokudera lo osservò lentamente riacquisire colore mentre parlava con quella ragazza e si chiese perché lei dovesse prendersi tutti i meriti quando non aveva fatto assolutamente niente.
   
 
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