Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: ohmyrose    06/11/2021    1 recensioni
« Non preoccuparti Suga è fatto così: ringhia alle ragazze che trova carine. » commenta Hobi senza provare a trattenere una risata divertita.
« Ed anche agli zombie. » aggiunge Jin annuendo con convinzione.
« Io non credo di aver-... capito. » mormora, dunque, Lux limitandosi a sospirare profondamente.
« Ed io invece vi sento. Vogliamo parlare di voi che vi ammutolite davanti alle ragazze? » sì, adesso anche Suga si era unito a quella conversazione particolarmente invadente per i gusti della ragazza.
Un sospiro abbandona le labbra di Namjoon che in tutta risposta si mette in piedi per provare a richiamare l'attenzione su di sé.
« Avete finito? Sembrate avere dieci anni in tre. »
« Oh, tranquillo Raaaap Monster, adesso tocca a te. Chi ha il video di Namjoon-huyng che rompe gli occhiali? » ecco che JK torna a prendere il comando della discussione.
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Lux Parker, ultimo anno nella facoltà di medicina alla Columbia viene presa per uno scambio con l'università di Seoul ed è li, lavorando per la HYBE, che entrerà in contatto con i ragazzi che le cambieranno la vita.
Uno di loro in particolar modo riuscirà ad insinuarsi nel suo cuore facendo crollare ogni sua certezza.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Namjoon/ RapMonster, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2. 
Primo giorno

Elise era stata terribilmente prolissa nel cercare di spiegarle ogni singolo dettaglio del campus, anzi, aveva perso ore ad indicarle gente, a salutare altri ragazzi, a presentarle persone nuove così da metterla a suo agio. Da quel che Lux aveva avuto modo di capire Elise era li già da quattro mesi, quindi aveva imparato a conoscere tutti, inoltre, a detta sua, aveva una terribile cotta per il loro tutor, cosa che a Lux aveva fatto molto ridere perché Do Yoo non sembrava minimamente interessato a lei, od almeno, così aveva fatto capire mentre scappava da loro dopo un rapido saluto. Lux aveva provato a sdrammatizzare dicendo che non era andata così male, Elise invece sosteneva il contrario ed allora avevano ripreso il loro giro arrivando fino all’ospedale in cui il giorno successivo Lux sarebbe dovuta andare.
Era piacevole quella nuova aria, si poteva andare in bicicletta, cosa che lei non riusciva a fare a New York vista l’enorme quantità di traffico e macchine. Un tempo sarebbe andata con lo skateboard ma dubitava fosse una cosa raccomandabile in quel contesto, doveva pur continuare a darsi un tono.
Il più delle volte Lux si ritrovava decisamente poco a proprio agio con la gente, sopratutto per via di quella iniziale timidezza che sembrava caratterizzarla: aveva sempre paura di essere indiscreta, di non dire la cosa giusta e tutto ciò per colpa delle vecchie conoscenze a scuola che non erano mai state in grado di farla sentire pienamente accettata. Così aveva alzato barricate intorno a sé, permettendo raramente alla gente di entrare, e chiudendosi in quel castello fatto di studio e di musica era arrivata fin li. Aveva pochi amici a New York e le stava bene così, anche perché si riteneva essere esattamente una ragazza totalmente nella norma, a differenza di Elise che sembrava essere la perfezione scesa sulla terra. 
Una volta tornate nel proprio dormitorio è li che si ritrova a fronteggiare un gruppo di ragazzi urlanti davanti ad una consolle con quello che sembrava essere l’ultimo videogioco uscito di Call of Duty, o forse era Fortnite? Non se ne intendeva molto ma aveva intuito che si dovesse sparare. 
Ecco, quelle erano le tre M di cui Elise aveva inizialmente parlato. 
Maryland, Michigan e Missouri i cui rispettivi nomi erano Dylan Hall, Carter Williams e Robert Gray (detto Robbie). Tutti e tre studenti di fisica, genio fuori dal comune ed anche portatori di casino, da quel che aveva avuto modo di vedere. Dylan era quello più esplosivo, dalla capigliatura bionda e lunga capace di mettere a soqquadro qualsiasi stanza. Era il classico ragazzo americano belloccio con il fisico da surfista slanciato ed un sorrisetto da schiaffi, nessuno avrebbe mai pensato ad un genio. Carter, invece, era quello più taciturno che aveva salutato Lux con un semplice cenno del capo, aveva occhi scuri e capelli tinti di rosso (ma a quanto pareva cambiava colore di capelli spesso) ed era più sul versante punk. Ed infine c’era Missouri, o meglio Robbie. Lui era decisamente carino, con un sorrisetto smagliante, alto, giocatore di basket infatti giocava nella squadra del campus ed anche un discreto parlatore da quel che avevano avuto modo di vedere.
Era chiaro che con loro tre in mezzo la quiete nel dormitorio sarebbe durata ben poco ed Elise concordava su tutto ciò. 
« Allora, Parker, sai già che cosa farai domani?» le aveva domandato Robbie con curiosità mentre gli altri due continuavano a giocare ad i videogiochi ed Elise era andata a prendersi qualcosa da bere in cucina. 
« Devo andare in ospedale di mattina ed ad ora di pranzo devo essere alla Hybe per il lavoro. Non so quanto tempo mi terranno occupata—…» azzarda Lux mentre si morde il labbro inferiore. 
« Un attimo!!! » sentenzia Dylan sollevando il capo biondo verso di loro e mettendo il gioco in pausa. « Ti chiami Parker e sei di New York—…» 
« Ti prego non dirlo—…» lo interrompe sussurrando la biondina perché ha capito che cosa sta per dirle.
« Sicura di non essere uno Spiderman sotto copertura? Sei mai stata morsa da un ragno radioattivo?» 
Ecco che la solita battuta sul proprio cognome non tarda ad arrivare accolta da una serie di risate incontrollate da parte degli altri ragazzi, sicuramente molto più preparati di lei sui fumetti. Ma ormai Lux era abituata, anzi, da piccola le piaceva davvero vestirsi come Spiderman semplicemente per portare alto quel cognome così comune in città. Quindi scuote il capo, esasperata ed arresa. 
« Divertente. Non sei il primo a dirmi una cosa del genere.» taglia corto la ragazza prima di rimettersi in piedi ed avviarsi verso la sua camera. « E no, non sono stata punta da nessun ragno radioattivo, purtroppo.»
« Oh, andiamo stavo scherzando Lux, vieni qui non andare! » aggiunge Dylan ridendo e correndo verso di lei solo per fermarla. 
« Devo finire di sistemare le mie cose, tranquillo non sono arrabbiata. »
« Perfetto allora io direi che per questa sera ordiniamo degli hamburger in onore dell’arrivo di Lux, ci state? » urla il biondo sollevando entrambe le braccia in segno di vittoria ed ecco che gli altri due fanno altrettanto. 
« Chiamo un po’ di amici.» aggiunge Robbie prendendo immediatamente il telefono. 
« Io chiamo un po’ di amiche.» continua Dylan facendo altrettanto. 
« Io continuo a giocare.»  conclude, infine, Carter riprendendo in mano il joystick come se nulla fosse mai accaduto e con molto meno entusiasmo rispetto agli altri. 
La serata, infatti, sembrava essere ben più pesante di quanto lei avesse mai potuto immaginare e dire che voleva semplicemente andare a letto dopo tutte quelle ore d’aereo, ma a conti fatti non poteva dire di no immediatamente, doveva cercare d’integrarsi. 
[...]
L’integrazione di Lux era durata fino alle tre di notte perché la situazione nel dormitorio era chiaramente sfuggita di mano e se n’era resa conto nel momento esatto in cui aprendo la porta si era ritrovata a fronteggiare così tanti ragazzi e ragazze che non sapeva che cosa fare. Doveva essere una cena solamente fra coinquilini ed alla fine questi avevano approfittato della cosa per fare un po’ di casino invitando altra gente e la gente aveva portato ulteriore gente, creando così un loop che non si sarebbe mai concluso. Avevano le birre, la musica ed Elise era stata così carina da presentarle tutti, cosa che in un primo momento Lux non era stata in grado di accettare, anche perché tendeva spesso a dimenticarsi i nomi di tutti. Perfino il loro tutor era arrivato alla festa, snobbando entrambe le ragazze dopo un solo saluto e facendo sprofondare Elise nella più totale disperazione. 
Quella festa era andata avanti fino alle tre di notte quando ad un certo punto Lux aveva deciso di andare a letto perché non riusciva più a rimanere sveglia ed il giorno dopo aveva l’ingresso come tirocinante in ospedale. Era stato difficile mettersi a dormire con la musica proveniente alla fine del corridoio ma alla fine era riuscita a sprofondare fra le braccia caute di Morfeo che l’avevano cullata fino a quando la sveglia non l’aveva costretta a riaprire gli occhi. 
Era prestissimo ma non sarebbe mai riuscita a dormire oltre per via di tutte quelle ansie accumulate per via del primo giorno della propria nuova vita. Aveva cercato di vestirsi quanto più formale possibile, visti gl’incontri importanti, optando per una camicia bianca larga e dei pantaloni neri che le fasciavano perfettamente le gambe, stivaletti scuri e poi un cappotto, pronta per andare alla sua prima giornata. 
Le avevano spiegato dove andare e cosa fare una volta raggiunto l’ospedale e li aveva incontrato il suo insegnante di riferimento che sarebbe stato anche il coordinatore di tutto il proprio periodo di scambio, ovvero Mr Kim Seo Joon, un sedicente coreano dall’aria elegante, una perfetta parlantina e la voglia di far amare la medicina a chiunque stia sotto la sua ala protettrice, infatti aveva accolto Lux con estremo entusiasmo spingendola fin dal primo momento a seguirlo nel suo giro visite nel reparto di chirurgia d’urgenza. 
Era stato divertente iniziare ad approcciarsi a tutte queste cose, le aveva già viste sul campo ma Seo Joon era decisamente molto più interessato a far si che Lux scoprisse cose nuove piuttosto che elogiare se stesso, una rarità nell’ambiente universitario. La mattina, dunque, era passata in tale maniera al seguito del proprio insegnante di riferimento ed alla ricerca del materiale didattico per le lezioni del giorno successivo, perché a quanto pareva le cose si sarebbero alternate. Il vero problema iniziava dall’ora di pranzo in poi perché aveva preso appuntamento con l’headhunter della Hybe per le due e doveva sbrigarsi visto che la sede si trovava non esattamente vicina al campus. 
E poi quella era la prima volta che si muoveva lontana dall’università, prendendo i mezzi pubblici. Doveva capire come arrivare senza perdere troppo tempo ed andare a piedi era una follia, almeno per quella volta. Quindi armata di cartina, cellulare e tutto quello che le serviva si era messa in marcia prendendo la metropolitana e poi camminando fino alla destinazione. Mancava davvero poco alle due e non avrebbe voluto far tardi il giorno più importante, altrimenti non avrebbe dato una buona impressione di sé.
I controlli all’ingresso sono stati abbastanza rapidi, anche perché verificando i documenti e l’appuntamento tutto sembrava essere in ordine. Una signorina gentile, infatti, le comunica di dover andare al settimo piano per incontrare il proprio superiore e le indica graziosamente un ascensore in fondo al corridoio. 
La sede della Hybe è molto bella e moderna, Lux ha avuto modo di leggere poco e niente a riguardo, ma le era capitato sott’occhio la richiesta di un assistente medico e così aveva mandato il proprio curriculum ricevendo una risposta positiva per quell’incontro. Nulla di particolarmente complicato, da quel che si diceva, solo un’assistenza per i loro dipendenti e Lux poteva farcela. Dinnanzi l’ascensore in fondo al corridoio la figura di un ragazzo dai capelli scuri s’appresta ad entrare e nel voltarsi, una volta dentro l’ascensore solleva lo sguardo verso Lux che si dirige piuttosto rapidamente così da prendere anche lei quella fermata. Ma le porte stanno per chiudersi ed incredibilmente il ragazzo non sembra fare niente per fermarle, anzi, se ne sta li con il suo cellulare a guardarla senza fare nulla. 
Incredibile. 
E’ quasi un miracolo che Lux riesca a bloccare le porte poco prima che si chiudessero del tutto, entrando in ascensore con quel ragazzo che sembra quasi sogghignare divertito. 
« Ops.» lo sente sussurrare fra sé e sé, come se lei non fosse li. 
Ed è allora che la biondina si volta verso di lui, ritrovandosi a fissare un tipo un po’ più alto di lei, dall’espressione quasi felina, ben tre orecchini all’orecchio, vestiti larghi e scomposti e capelli scuri, quasi tendenti al grigio, scombinati. 
« Scusa?! » domanda con fare esasperato lei, perchè non è proprio riuscita a contenersi vista la presa in giro. 
« Bello scatto in velocità. » commenta il ragazzo sollevando, finalmente, gli occhi d’ossidiana dal proprio telefono così da poter ricambiare e sorreggere lo sguardo nociola di Lux. 
« Certo. » commenta seccata lei ricambiando lo sguardo del ragazzo dai capelli scuri, adesso terribilmente serio, proprio come lei. 
Lui fa per schiudere le labbra sottili, quasi a voler dire altro ma alla fine rimane in silenzio, proprio come la stessa Lux che s’appresta a selezionare il proprio fa la stessa ragazza. Ed ecco che ognuno torna a farsi gli affari suoi, perché Lux sa riconoscere le persone con cui non spendere tempo, le ha imparate a riconoscere già al liceo. 
Ed ecco che il silenzio intercala fra di loro senza che nessuno di loro due abbia altro da aggiungere. 
Il settimo piano è la fermata della ragazza che, mentre le porte si stanno aprendo e lei sta per scendere, guardando in basso rischia d’andare a scontrarsi contro un’altra persona, ben più alta di lei, ed anche del tipo in ascensore. Lo guarda appena, senza focalizzarsi troppo su di lui, ma riconosce i capelli biondi e l’aria sorpresa mentre lei si fa rapidamente da parte mormorando un rapido “scusa” prima di lasciare l’ascensore quanto più velocemente possibile e dimenticandosi di quel ragazzo scortese che ha incontrato poco prima.
Non dice niente lei, cercando alla svelta l’ufficio nel quale dirigersi, eppure sente il biondo dire qualcosa del tipo “tranquilla!” poco prima d’entrare a sua volta nella gabbia di ferro. 
Magari non tutti erano scontrosi come lui, magari la gente in quel posto era più simpatica. 
No, non può di certo lasciarsi abbattere così, deve ottenere quel lavoro e per farlo, una volta fuori dall’ufficio del responsabile, ecco che Lux inspira profondamente cercando di mostrare il proprio migliore sorriso colmo di convinzione perché da quel lavoro dipendeva il proprio futuro, ne era più che certa. 

Nel mentre in ascensore…

Il momento esatto in cui le porte metalliche si erano aperte aveva segnato per Namjoon l’attimo in cui era rimasto quasi senza parole non solo per l’urto improvviso ma anche e soprattutto per i capelli biondi, lo sguardo annoiato e quella camicia bianca che rapidamente si era allontanata da dove si trovava. L’aveva sentita parlare e scusarsi e lui, con molto ritardo, aveva provato ad abbozzare una risposta che non era neanche stata contemplata. Probabilmente non lo aveva neanche guardato, il che corrispondeva ad una vera novità visto e considerato che Namjoon era uno dei più conosciuti idol di tutto il paese, per non dire del mondo intero. Quello che però aveva catturato l’interesse di Joonie era stato, però, Yoongi messo in un angolo a contemplare il telefono mentre prima di mostrare un sorrisetto quasi soddisfatto nel vedere quella ragazza nuova allontanarsi. E Rap Monster che aveva imparato a conoscere i suoi amici e compagni ecco che con le mani in tasca s’avvicina al ragazzo. 
« Che hai fatto? »
« Che intendi dire? »
« Lo sai—… » continua Namjoon senza particolare entusiasmo.
« Nulla, stavo solo guardando il telefono. Devo tornare a lavoro e sono in ritardo. »
« Sicuro? Sembrava arrabbiata. » 
Ecco che adesso Suga solleva gli occhi in direzione del più alto mentre scrolla le spalle con ben poco interesse. 
« Potrei non averla aspettata mentre le porte dell’ascensore si chiudevano. Ma ha fatto un ottimo scatto in velocità»
Tutto adesso si spiegava. In fondo Suga era sempre stato fatto così, con poca voglia d’interagire con gli altri, comportamento sovversivo anche in quelle piccole cose, soprattutto quando era in giornata “no” come quel giorno. 
Un sospiro abbandona le labbra di Namjoon che si appoggia contro la superficie metallica in attesa di giungere al suo piano. 
« Dovresti socializzare con la gente, Yoongi. »
« Oggi non mi andava.» taglia corto Suga prima di inspirare profondamente e guardare il più alto.« Magari dovevi socializzare tu con lei. »
« Non ho tempo da perdere in queste cose, lo sappiamo entrambi.»
Perché questa è la loro vita, passata in sala di registrazione, sale da ballo e camerini per provare tutti quei vestiti per le esibizioni od apparizioni in pubblico. Ormai era la routine dal quale non poteva sfuggire, purtroppo per lui, perché aveva accettato di essere quella figura e di portare sulle spalle il peso della fama e del successo, cosa che ultimamente iniziava a pesare più del previsto perché a ventisette anni si può davvero vivere così?
Senza aver vissuto mai per davvero? 
« Ci vediamo dopo, torno a lavoro. »
La voce di Suga lo riporta con i piedi per terra mentre altrettanto annoiato esce dall’ascensore lasciando da solo Namjoon con i propri pensieri, non esattamente il massimo in quel periodo. E sì, magari adesso si sarebbe messo un po’ di musica per cambiare il proprio umore.
Magari così la giornata sarebbe migliorata almeno un po’. 
   
 
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