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Autore: laisaxrem    06/11/2021    0 recensioni
Kakashi è diventato Hokage solo da tre mesi ma il Consiglio ha già iniziato ad imporgli cambiamenti che non vuole affrontare. Ovviamente cercherà di trarre il massimo del divertimento dalla situazione sfruttando la sua vecchia squadra.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Yamato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'This Is Us'
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Venerdì 12 Giugno 1680
 
La prima parte della loro “missione” fu rapida e senza intoppi. Come aveva pronosticato Naruto, infatti, Kakashi conservava così pochi effetti personali nel suo piccolo appartamento che sia l’inscatolamento che il trasporto non aveva richiesto più di mezz’ora. Come da istruzioni avevano lasciato gli scatoloni nella grande camera da letto nella nuova casa e poi si erano diretti verso il monte con i volti scolpiti degli Hokage ed avevano percorso le gallerie fino al guardiano, un genin di qualche anno più anziano di Sakura, che li aveva lasciati passare con un sorriso dopo aver analizzato attentamente il rotolo con l’autorizzazione.
La porta del magazzino aveva stampato in vernice bianca un po’ scrostata il numero di registrazione di Kakashi ed era chiusa da un lucchetto sensibile al chakra. Quando Sakura era diventata jōnin aveva ricevuto lei stessa una stanza come quella ed insieme a Tsunade avevano inserito il loro chakra nella combinazione così che solo lei e l’Hokage potessero aprire quella porta. Ora Yamato-taichō aveva estratto un secondo, piccolo rotolo, e lo stava tenendo appoggiato al metallo mentre con l’altra mano componeva una serie di sigilli in rapida successione. Sakura percepì l’improvviso scoppio di chakra che riconobbe come quello di Kakashi, e la porta scattò.
Il magazzino era grande esattamente come quello di Sakura ma, al contrario del suo, era stipato di roba. Libri, armi, scatole, pentole e ogni genere di cianfrusaglia ricoprivano il pavimento e gli scaffali. Era anche molto peggio di quanto si fosse aspettata.
«Questi non sono solo ottomila libri!» esclamò, a metà tra l’affascinata e lo sconcertata.
Insomma, uno dei sogni della sua vita era avere migliaia di libri e l’unica cosa che l’aveva sempre trattenuta dal realizzarlo era la mancanza di spazio, prima nella casa dei suoi genitori e poi nel suo piccolo appartamento. Perciò sì, quello era un po’ il paradiso, per lei. Ma l’idea di dover smistare e trasferire tutto quell’ammasso di roba era anche un po’ avvilente.
«Ed io che pensavo che tu ne avessi tanti, Sakura-chan», gemette Naruto accanto a lei, gli occhi azzurri spalancati.
«Forse Kakashi-taichō compra tutti questi libri per sopperire alla mancanza di altro», insinuò Sai, il volto impassibile come sempre anche se si vedeva un po’ di curiosità nei suoi occhi scuri.
«Altro?»
«Tipo il sesso».
«Ho notato che sei piuttosto interessato alla vita sessuale di Kakashi, Sai», gli fece notare Sakura, tentando di trattenere un sorriso. «C’è qualcosa che vuoi dirci?»
«Non particolarmente, no», rispose lui, la fronte lievemente corrucciata in un’espressione che diceva chiaramente che il ragazzo non  aveva capito l’allusione.
Ah, non c’era gusto a prendere in giro Sai.
Yamato sospirò profondamente mettendo fine alla discussione e tutti e tre si girarono a guardarlo.
«Va bene, è ora di metterci al lavoro se vogliamo finire il trasloco entro sera. Ci divideremo il lavoro così. Sakura, a te i libri; io mi occuperò delle armi, Sai di tutto il resto. Naruto, tu porterai gli scatoloni a casa di Kakashi-senpai. Quanti cloni puoi produrre?»
«Tutti quelli che servono, Yamato-taichō!» rispose Naruto, le mani già pronte a formare i sigilli per il Kage Bushin no jutsu.
«Al massimo una decina», corresse Sakura, scoccando al suo compagno di squadra un’occhiataccia. «Te l’abbiamo detto, Naruto, non devi strafare per un po’, almeno finché il braccio non si sarà stabilizzato».
Lei e Tsunade avevano ultimato il primo prototipo dell’arto prostetico per Naruto solo tre giorni prima e glielo avevano impiantato subito, raccomandandosi di andarci piano per un po’. Sapevano bene che avrebbero dovuto lavorarci ancora molto per fare in modo che fosse equiparabile a quello che Naruto aveva perso nel combattimento con Sasuke. Ma dopo mesi di test in laboratorio avevano convenuto che era giunto il momento di mettere alla prova il braccio sul campo. Così l’avevano impiantato al moncone di Naruto, tenendolo sotto osservazione per qualche ora per assicurarsi che non ci fosse un’immediata reazione negativa. Quando poi l’avevano dimesso gli avevano raccomandato di andarci piano, di lasciarlo ingranare prima di spingerlo al massimo.
Evidentemente Naruto non aveva preso troppo a cuore le loro richieste. Non che la cosa la sorprendesse, ovviamente; dopotutto era di Naruto che stavano parlando. Il quale ora si era imbronciato tutto e sbuffava come una locomotiva.
«Uffa, Sakura-chan, sei una guastafeste».
«Ridillo ancora quando il tuo nuovissimo arto artificiale ti cadrà per il troppo utilizzo», ribatté lei, incrociano le braccia sul petto e guardandolo storto.
«Va bene, ragazzi, basta così», intervenne Yamato-taichō, avvicinandosi loro e posando una mano sulla spalla di Naruto, gli occhi che percorrevano velocemente un foglio che era stato affisso al muro accanto alla porta. «Dieci cloni saranno più che sufficienti. Inizia a portare le scatole già pronte e lasciale nel soggiorno grande. Fuori troverai una coppia di ANBU. Mostragli questo…» aggiunse, allungandogli un altro piccolo rotolo con un sigillo. «Tienilo sempre con te. Quando la guardia cambierà dovrai mostrarlo anche agli altri. Tutto chiaro?»
«Cristallino, Yamato-taichō!» esclamò lui e un’istante dopo c’erano altri nove Naruto nella stanza, rendendola ancora più ingombra ed asfissiante.
«Bene. Iniziamo».
 
***
 
«Yamato-taichō, se uccidessi l’Hokage sarebbe considerato tradimento?»
«Temo di sì, Sakura».
Stavano lavorando già da più di un’ora ma il magazzino sembrava pieno quanto all’inizio della giornata.
Come ordinato da Yamato, Sakura si stava occupando dei libri, inscatolandoli e segnandone titolo e autore sull’esterno del cartone. Era interessante vedere che i gusti letterari di Kakashi erano ben più ampi della sola letteratura erotica. Non che non ci fossero libri di quel genere, assolutamente, ma c’erano anche una quantità enorme di romanzi rosa, gialli, avventura… insomma, c’era un’ampia scelta in cui perdersi, lì dentro.
E in effetti a volte Sakura vi si perdeva.
«Non ci credo… questa è una prima edizione!» esclamò, guardando ad occhi spalancati un libricino un po’ consunto, le pagine ingiallite dal tempo. «E questo… è l’edizione speciale del decimo anniversario della pubblicazione del romanzo con una scena bonus mai pubblicata. L’ho cercato in ogni libreria di Konoha!»  sussurrò, meravigliata, accarezzando teneramente un libro di un migliaio di pagine, rilegato e con la costa di uno sgargiante verde lime.
«Sakura, dovresti inscatolare quei libri, non leggerli», la rimproverò bonariamente Yamato-taichō, seduto ad un paio di metri da lei, intento ad avvolgere in carta di giornale un tantō impreziosito da decorazioni d’oro.
«Ma Yamato-taichō questo posto è una miniera d’oro… è il paradiso!»
«Capisco, ma –»
Qualunque ragionevolissima cosa stesse per dire venne interrotta dall’arrivo di Naruto, i suoi cloni alle calcagna.
«Ehi ehi Yamato-taichō, facciamo una pausa?» chiese lui, lasciandosi cadere a terra davanti a lui.
«Abbiamo iniziato meno di –»
«Siamo così stanchi, taichō», l’interruppe un clone intento a tergersi il sudore dalla fronte.
In effetti sembravano molto stanchi, molto più di quanto avrebbero dovuto essere per solo un’ora e mezza di trasloco. Sakura era un po’ preoccupata.
«Potremmo mangiare del ramen», suggerì un altro clone e subito il viso di un paio di loro s’illuminò come un albero il giorno di Natale.
«Mi fa male il braccio», protestò l’originale mentre si massaggiava la zona dove la protesi si collegava al moncone. Ok, Sakura ora era davvero preoccupata.
«Sakura-chan, posso staccargli il braccio? Gli da fastidio», chiese un clone, avvicinandosi al vero Naruto, le mani già tese a sollevargli la manica della maglia.
«Yamato-taichōōōōō».
E il loro capitano sospirò, posando cautamente nello scatolone il tantō che aveva imballato.
«Va bene, ho capito, facciamo una pausa».
I dieci Naruto esultarono piuttosto rumorosamente… una pessima idea in uno spazio così ristretto.
Anche Sakura abbandonò, un po’ a malincuore, i libri che stava sistemando e fece cenno a Naruto di avvicinarsi.
«Sciogli i Kage Bushin e vieni qui, Naruto. Fammi dare un’occhiata a quel braccio», l’incitò e subito i cloni scomparvero in una nuvola di fumo ed il suo amico andò a sedersi di fronte a lei, porgendole il braccio.
Sakura vi posò sopra le mani ed iniziò ad infondervi il chakra. Dopo qualche minuto tolse le mani e sospirò. A quanto pareva avrebbe dovuto passare altre ore in laboratorio con la sua shishō e Shizune. Il moncone era tremendamente irritato e il braccio prostetico era molto più debole della sua controparte. Così non andava affatto bene.
«Naruto, è la prima volta che ti crea problemi?» chiese, mentre tornava di nuovo a toccargli il braccio e a curare l’irritazione con il chakra.
Questi scosse il capo e si grattò la nuca col braccio sano, distogliendo gli occhi da quelli di lei. Male.
«In realtà no. Anche durante l’allenamento –»
«Ti avevamo vietato di allenarti», l’interruppe lei, inarcando un sopracciglio e scrutandolo con cipiglio severo.
«Non… erano solo un po’ di piegamenti, addominali, qualche giro di corsa… cose così. Te lo giuro, Sakura-chan, non ho ingaggiato battaglia con nessuno… anche se avrei voluto…»
Lei sospirò. Gli credeva, Naruto non era tipo da mentire per una cosa del genere. Ma questo voleva dire che avevano ancora molto lavoro da fare con le cellule di Hashirama-sama e la cosa era un po’ deprimente.
«Domani vieni in ospedale, ok? Gli daremo un’occhiata», gli disse infine, riabbassandogli la manica della maglia, la mente che già lavorava per decidere come affrontare il problema. «Per oggi dovrai accontentarti. E quando inizia a farti male vieni a farti dare un’occhiata».
«Oh, non ce n’è biso-»
«Sì. C’è bisogno».
Forse l’occhiata che gli diede era più minacciosa di quanto previsto perché Naruto balzò in piedi con un «Sissignora. Lo farò. Ora riprendiamo», e, dopo aver dato la vita ad altri nove cloni si rimise a lavorare.
 
***
 
Verso mezzogiorno, e dopo altre due pause, Yamato-taichō ordinò loro di interrompere il lavoro e Sakura andò in uno dei negozi della strada principale a prendere quattro bento mentre i suoi tre compagni andavano ad impadronirsi di uno dei tavoli sulla sommità del Monte. Si misero a mangiare tutti insieme e Sakura si godette il sole caldo sulla pelle, ignorando completamente i battibecchi tra Sai e Naruto.
Dopo la pausa pranzo si rimisero al lavoro esattamente come avevano fatto durante la mattinata, loro tre nella stanza buia a smistare ed inscatolare oggetti, Naruto coi suoi cloni a trasportarli nella nuova casa.
Ogni tanto Sakura si perdeva ad ammirare un qualche volume raro o qualche romanzo che le sarebbe piaciuto leggere (e che mentalmente aggiungeva alla sua, già troppo lunga, lista) ma per lo più le ore passavano lente e noiose, intervallate solo dalle pause per curare il braccio dolorante di Naruto.
Il momento più esaltante del pomeriggio fu quando Sai si presentò da Yamato-taichō con una gag ball in mano, chiedendo cosa doveva scrivere sullo scatolone in quanto non sapeva cosa fosse esattamente quella cosa. Il loro capitano era diventato di un’impressionante sfumatura scarlatta e glielo aveva strappato di mano, borbottando imprecazioni contro Kakashi e scribacchiando lui stesso sullo scatolone dei sex toys. Sakura aveva fatto del suo meglio per non ridere, davvero, ma aveva fallito miseramente (guadagnandosi tra l’altro un’occhiataccia dall’uomo).
Erano da poco passate le cinque quando finalmente chiusero le ultime scatole e Sakura si guardò attorno nello spazio vuoto. C’era sempre qualcosa di soddisfacente nel portare a termine con successo una missione e nonostante la singolarità di questa particolare missione la kunoichi si ritrovò a sorridere contenta.
Anche le labbra di Yamato-taichō erano piegate in un’espressione soddisfatta quando disse loro di mettere gli scatoloni avanzati in un angolo e seguirlo. Insieme tornarono al palazzo dell’Hokage e attesero pazientemente fuori dalla porta che Kakashi li invitasse ad entrare nell’ufficio.
Come al solito l’uomo era circondato da carte su carte e Shikamaru era dietro di lui, leggermente piegato per leggere meglio da sopra la sua spalla. Quando entrarono, i due interruppero ciò su cui stavano lavorando e l’Hokage li guardò con gli occhi piegati in un lieve sorriso.
«Ci avete impiegato più tempo di quanto pensassi», li accolse, raddrizzando le spalle incurvate e accomodandosi meglio nella poltrona.
«Perché hai mentito sulla quantità di roba che conservi lì dentro, senpai», lo accusò Yamato-taichō, lo sguardo un po’ cupo.
L’aveva sempre affascinata il rapporto tra quei due. Ogni volta si riprometteva di chiedere a Tsunade qualche dettaglio della loro amicizia e del passato che condividevano, ma poi le passava di mente. Oh bè, prima o poi avrebbe scoperto ciò che le interessava, doveva solo trovare il momento migliore per tirar fuori l’argomento.
«Non essere così arcigno, Tenzō; magari mi sono sbagliato», ribatté Kakashi, il sorriso evidente nella voce. «Ma è andato tutto bene, no? Sakura? Sai?»
Lei annuì e sorrise.
«Sono stata seriamente tentata di rubarti alcuni libri», confessò.
Kakashi ridacchiò e le assicurò che non c’era alcun bisogno di rubarli, poteva benissimo passare da lui a prenderli in prestito in qualunque momento. Sakura sapeva di avere sul volto un sorriso da idiota ma l’idea di poter avere libero accesso a quella piccola biblioteca… bè era dannatamente felice.
Venne distratta dalle sue fantasticherie libresche quando l’Hokage si rivolse a Sai.
«Non ho avuto problemi, Kakashi-taichō», assicurò il ragazzo. Ma la sottile ruga che gli si era formata tra le sopracciglia non prometteva nulla di buono. «Ma c’erano oggetti che ho fatto fatica a catalogare. E Yamato-taichō ha dovuto sopperire alle mie mancanze quando ho trovato una palla di gomma con attaccate delle cinghie». Infatti.
Al diffuso rossore sulle guance sue e soprattutto di Yamato-taichō, Kakashi scoppiò in una risata decisamente poco educata. Ma fortunatamente il discreto schiarirsi la gola di Shikamaru lo riportò al dovere.
«Naruto, tu hai avuto problemi?»
«Naa. Tutto bene, Kakashi-sensei. Ma Sakura-chan non mi ha lasciato fare più di dieci cloni», protestò il suo amico, imbronciandosi un po’.
Kakashi lanciò un’occhiata a Sakura che scosse il capo in un gesto universalmente conosciuto come “ne riparliamo un’altra volta”.
«Ottimo lavoro, tutti quanti», si complimentò infine l’Hokage, afferrando un post-it e scribacchiandoci sopra qualcosa per poi porgerlo a Yamato-taichō che si avvicinò per prenderlo. «Portate questo al centro di assegnazione delle missioni: vi daranno il pagamento per la giornata».
«Sì, Hokage-sama», risposero loro in coro e Sakura dovette trattenere il sorriso all’evidente fastidio di Kakashi.
«Uno di questi giorni vorrei veniste a cena a casa mia, per festeggiare», proseguì questi, dedicando di nuovo la sua attenzione al rotolo aperto sulla scrivania.
«Vuoi farti aiutare a mettere in ordine tutta la tua roba, per caso?»
«Maa, maa, sempre così sospettosi».
  
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