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Autore: bridgetvonblanche    25/11/2021    0 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLACK INK.

 

[19]

Epilogue



Se solo qualche settimana fa le avessero detto che Taehyung sarebbe uscito definitivamente dalla sua vita, Jieun non ci avrebbe creduto. Se qualche settimana fa l’avessero provocata dicendo che Jungkook sarebbe tornato ai suoi affari, magari all’estero, dimenticandosi di lei, Jieun non avrebbe dato troppo peso a quelle malelingue. Se qualche settimana fa non avesse concluso la sua serie podcast preferita, Kim Jieun non si sarebbe ritrovata senza nulla da fare, ritrovandosi ad osservare la sua stessa figura di fronte allo specchio riuscendo solo a disprezzarsi per come, in tutta questa situazione, avesse reagito nel peggiore dei modi, cercando stupidamente di sparire dalla vita di tutti.

— Te la senti? — le chiese Namjoon, visibilmente preoccupato dall’espressione confusa e corrucciata della sorella, prima di ricevere come unica risposta un suo cenno di assenso col capo che lo convinse a mettere in moto l’auto senza più aggiungere altro fino all’arrivo alla meta di quella sera.

Jieun non era minimamente pronta ad affrontare una serata al noraebang più famoso di Hondgae con suo fratello e gli altri, ma sapeva perfettamente che Hoseok le avrebbe tolto il saluto se solo avesse provato a chiamarlo per dirgli che per "cause di forza maggiore" non sarebbe potuta essere presente, visto quanto aveva insistito nei mesi precedenti per organizzare una serata di questo tipo. Rabbrividì solo al pensiero, cercando di scacciare da sé l'immagine di un Hoseok arrabbiato, perchè onestamente non aveva mai conosciuto quella parte di lui né voleva provare il brivido di fare un’esperienza del genere proprio in quell’occasione.

Una cosa doveva ammetterla: il modo con cui lui si era impegnato per organizzare quella specie di festa a sorpresa per celebrare le dimissioni di Jungkook dall’ospedale era stato davvero lodevole. La sala che aveva scelto era ampia e spaziosa, le luci soffuse per creare la giusta atmosfera e sui due tavoli circondati da morbidi divani il giovane poliziotto aveva già fatto predisporre alcune bottiglie di soju e qualche stuzzicheria. Jieun si appuntò mentalmente di doverlo ringraziare, perchè già più che consapevole che quella sera l'alcool sarebbe stato il miglior amico di gran parte dei presenti, lei compresa.

Non dovette infatti attendere molto a lungo prima che qualche bicchiere di soju iniziasse a fare un certo effetto sul suo stomaco vuoto. E come se il nervosismo, l’ansia e l’alcool non fossero già ai massimi livelli, il fatto che - nonostante le numerose chiamate di Yoongi e Jimin - Jungkook non si fosse nemmeno degnato di presentarsi alla festa era stato un motivo più che sufficiente per convincere Jieun ad alzarsi di scatto dal divano della sala su cui era rimasta seduta per chissà quanto tempo e dirigersi a passo lento verso l’uscita. La notte era già calata da un pezzo e, nell’inspiegabile vuoto creato dal silenzio che si era creato una volta messo il piede sul balcone poco distante da quella sala rumorosa ma ricca di sorrisi distesi e piacevoli risate, Jieun si rese conto di non aver fatto una scelta molto saggia quando, prima di uscire di casa insieme a Namjoon quella sera, aveva deciso di non portarsi alcuna giacca per coprirsi.

Non aveva freddo, ma la sensazione di avere le spalle scoperte, all’inizio piacevole, stava iniziando a darle più fastidio di quanto non avesse voluto. Rimettere piede nella sala però era decisamente fuori discussione visto che Namjoon e Hoseok avevano deciso di unirsi a Seokjin nel loro concerto a tre voci. Decise quindi di rannicchiarsi semplicemente verso il pavimento nella speranza di poter godere di quella leggera brezza primaverile per ancora qualche minuto. E sarebbe rimasta immobile ad osservare i tetti più o meno illuminati della sua adorata metropoli ancora per un pò se non fosse che, all’improvviso, una piacevole sensazione di calore avvolse completamente il suo corpo.

Avrebbe potuto riconoscere il profumo di cui era impregnata quella giacca senza nemmeno prendersi la briga di aprire gli occhi, ma ogni cosa sembrava contrastare con la certezza di non aver visto Jungkook quella sera. E allora perchè quell’odore continuava ad inebriarle i sensi? Sollevò di malavoglia lo sguardo solo per incrociare quello rilassato e divertito di Jimin, in piedi accanto a lei, le mani incrociate sul petto e la schiena appoggiata alla parete esterna del locale.

— Ti chiederai perchè quella giacca ha il profumo di Jungkook, —

Jieun avrebbe potuto dirgli di sì, ma non era sua intenzione coinvolgere Jimin nei suoi castelli di paranoie e sbalzi d’umore. O avrebbe potuto dirgli di no e convincerlo a rientrare in modo da troncare quella - al limite dell’assurdo - conversazione sul nascere. Alla fine, semplicemente, Jieun si limitò a non dire nulla. Rimase in silenzio, abbassando di nuovo lo sguardo, fingendo disinteresse.

— Questa giacca è sua, l’ho presa in prestito perchè non avevo nulla da mettere sopra la camicia, — le confessò a quel punto il giovane, senza nascondere nulla del suo innocente furto, sfiorandole poi la testa con una leggera carezza.

— Jimin, lui-, —

Le parole le uscirono dalla bocca senza creare nessuna frase di senso compiuto. Cosa voleva sapere davvero? Si portò subito la mano davanti alla bocca Jieun, sperando che lui non avesse sentito i suoi farfugliamenti.

— Mmmm, da quello che so credo che abbia ancora delle questioni da risolvere prima di decidere cosa fare effettivamente della sua vita, se lasciare la città, dedicarsi ad altro eccetera eccetera, se è questo che volevi sapere, — la voce del ragazzo giunse di nuovo alle sue orecchie, trafiggendole il cuore. Jimin stava guardando proprio nella sua direzione e i suoi occhi, quello sguardo così comprensivo e sereno, per un attimo fecero svanire ogni ombra di dubbio e incertezza nel cuore della giovane detective.

Solo a quel punto Jieun si rimise in piedi, avvicinandosi con una certa enfasi al volto del giovane tatuatore, ancora immobile di fronte a lei.

— Jimin, tu sai dove potrebbe essere adesso? —

— Non credo ci sia bisogno che te lo dica Jieun, —

Non le ci volle molto per restituire quella calda giacca di pelle al suo non-legittimo proprietario e poi estrarre il proprio telefono dalla tasca e decidere di comporre il numero di un ditta di taxi e dare ad uno di loro quell’indirizzo, l’indirizzo del Black Ink. Accadde tutto così in fretta che non le venne concesso nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che stava effettivamente facendo, di dove il suo corpo e il suo cuore la stessero effettivamente trascinando. Complici una lunga scia di semafori verdi e strade semi deserte, la Kim Jieun si ritrovò molto prima di quanto avesse previsto di fronte a quelle scale che decise di scendere una volta ancora, nonostante più e più volte si fosse ripromessa del contrario, per entrare nel locale scavalcando le scie di nastro di plastica che, per settimane, avevano delimitato un’area riservata esclusivamente alla scientifica.

Il Black Ink era particolarmente silenzioso quella sera. Ogni cosa presente nel salone d’ingresso era già stata portata via, compreso il bancone che molto tempo aveva ricoperto il ruolo di reception. Non vi erano più il porta riviste, né sedie e quel divanetto disposti lungo il perimetro della “sala d’attesa”. Solo una fioca luce aveva permesso a Jieun di muoversi abbastanza agilmente all’interno di quello spazio ormai irriconoscibile, e quella luce proveniva proprio dall’ultima stanza sulla sinistra di quel locale, lo studio di Jungkook.

Vi ci arrivò camminando sulle punte pur non sapendo se lo avrebbe colto più o meno di sorpresa. La porta era socchiusa, ma il fascio di luce che proveniva dalla stanza fu sufficiente a Jieun per riuscire a notare il profilo scuro di Jungkook appoggiato comodamente contro il tavolo dello studio, le braccia incrociate contro il petto e il volto sollevato verso la parete più lunga della stanza, sulla quale vi erano ancora appesi decine di quadri che rappresentavano alcuni dei suoi tatuaggi più belli.

— La chiusura del caso non fa bene alle tue doti da spia, credo di averti sentito sbattere la portiera del taxi, — proferì all’improvviso, rivolto chiaramente verso di lei ancora nascosta dietro la porta, ma senza per questo distogliere lo sguardo dalla parete.

Jieun si morse il labbro, rendendosi presto conto che era diventato ormai inutile se non quasi ridicolo continuare a nascondersi dietro il vetro di quella porta.

— Ti stai perdendo una bella festa sai? — confessò a quel punto, mettendo finalmente piede nella stanza, non riuscendo a smettere di sorprendersi davanti alla banale constatazione che ogni singolo oggetto o soprammobile di quei pochi metri quadrati rispecchiasse perfettamente il carattere e il buon gusto di Jungkook.

— Ah si? E perchè se la festa è tanto bella sei venuta fino qui? — le fece notare, scrollando le spalle e sollevando il suo corpo dalla superficie del tavolo.

Per un secondo, Jungkook si perse ad osservarla: i capelli scuri lasciati ricadere delicatamente sulle spalle, ben visibili dallo scollo di quella maglietta che probabilmente Jieun aveva scelto di indossare per la serata al karaoke a cui lui aveva scelto deliberatamente di non partecipare. Aveva l’aria che dovrebbe avere, quella di una splendida donna ventiseienne, se solo non fosse per quell’aria stanca, dovuta agli ancora recenti avvenimenti che difficilmente sarebbe riuscita a cancellare dalla sua mente.

— Me ne sono andata perchè ho paura Jungkook, —

— Paura di cosa? — una smorfia a metà tra il divertito e il sorpreso attraversò d’un tratto il suo volto, ancora scuro.

Le guance di Jieun erano arrossate a causa del soju, ma il particolare che convinse Jungkook a togliersi quell’aria da offeso erano state le sue mani, che lei aveva portato dietro la schiena, come se stesse cercando di nascondergli qualcosa. Sembrava così indifesa in quella posizione che il giovane tatuatore non potè fare altro che distogliere momentaneamente il suo sguardo, non più sicuro di quanto potesse riuscire a trattenersi con Jieun a pochi metri da lui.

— Ho paura che tu decida di andartene all’improvviso e senza avvisare, senza avvisarmi, — la sentì distintamente ammettere a quel punto, senza nemmeno preoccuparsi di abbassare lo sguardo e rivelare a lui quei suoi grandi occhi chiari.

— Beh, eccomi qui, è tutto? — inspirò, insoddisfatto della sua stessa risposta. Avrebbe voluto provocarla solo un altro pò ma, tra i due, Jungkook era consapevole di non essere lui il più forte, il più determinato a vincere quella partita di taciti sguardi.

— Ho saputo che tu e Taehyung avete stretto un accordo per il Black Ink, — le parole di Jieun riecheggiarono lungo tutto il perimetro della stanza, arrivando alle orecchie di Jungkook come un sussurro.

— Già, — fece eco lui, — Presto questo locale sarà interamente suo, come lo sei stata anche tu, —

— Taehyung ed io ci siamo lasciati, — la avvertì sussurrare stancamente, quasi come se Jieun stesse cercando di trovare dentro di se le forze per non accasciarsi improvvisamente a terra, stanca di continuare una conversazione che non sapeva dove l’avrebbe portata.

— E questo dovrebbe convincermi a restare? —

Sapeva che Jungkook era risentito per il suo comportamento scostante delle ultime settimane ma in quel momento, di fronte lui, Jieun capì che ogni piccolo compromesso sarebbe stata una delusione in più per entrambi i loro cuori e per questo non aveva più intenzione di arretrare di un solo passo. Ci sarebbe stato tempo e modo di spiegargli il perchè aveva scelto di comportarsi come una stupida, cercando in tutti i modi di evitarlo, ma questa era davvero l’unica e forse l’ultima occasione per chiarire i suoi sentimenti una volta per tutte. E Jieun era quantomai determinata a non farsela sfuggire, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.

— Io.. Io ho sempre avuto paura di non riuscire a vivere senza di te, e stasera ne ho avuto la conferma, — confessò allora tutto d’un fiato, tentennando solamente quando lo vide avvicinarsi liberando quelle sue mani grandi che, fino a quel momento, erano rimaste incrociate contro il petto.

— Credo dovrai essere più persuasiva di così, — le rispose lui, la distanza tra i loro corpi così infinitesimale quanto ancora così maledettamente incolmabile.

Chiuse gli occhi Kim Jieun, mentre il profumo di Jungkook aveva cominciato ad invaderla fino ad inebriarle ogni senso.

— Non voglio più farlo Jungkook, non voglio più stare lontana da te, perchè so di amarti, —

Tutto quello di cui Jieun era certa è che lo voleva, aveva bisogno di sentire di nuovo quella pelle calda scaldarle di nuovo cuore e corpo. Lui restò lì fermo a pensare, come se stesse cercando di scrutarle l’anima per trovare da solo tutte quelle parole che Jieun non era riuscita a pronunciare non per mancanza di coraggio, quanto perchè il fiato le si era mozzato in gola. Erano stati tanti i pensieri che avevano affollato la mente di Jungkook in quei giorni, più di quanti probabilmente ce ne fossero stati in tutta la sua vita. E se da un lato c’erano le ingiustizie subite e il male compiuto, gran parte delle sue preoccupazioni, dubbi, desideri ed incertezze continuavano a riguardare Jieun e Jieun soltanto.

In un secondo, il pensiero di poterla allontanare ancora una volta da se, di perderla di nuovo, lo convinse ad annullare la già poca distanza che li separava. Le sue labbra furono su quelle di Jieun in un attimo, prendendosi quel bacio che fin troppe notti aveva sognato e che, adesso era finalmente certo, lei avrebbe ricambiato con la stessa intensità.

— Hai idea di quanto io abbia sperato in questo momento? — ammise allora, tra un respiro e l’altro, non permettendole però di riprendere abbastanza fiato per potergli rispondere, — Dio, quei ventuno giorni in ospedale senza poterti toccare, senza poterti stringere, senza poterti parlare come si deve, credevo seriamente sarei impazzito, — continuò, lasciandosi guidare nei movimenti dai sospiri di Jieun.

— E’ il tuo modo enigmatico per dirmi che non sei più arrabbiato? —

— Permettimi di essere più esplicito allora, —

Lui era Jeon Jungkook, audace, coraggioso, il più delle volte impenetrabile, persino per lei. D’altro canto però, Jieun sapeva che lui non fosse stato certo dei sentimenti di entrambi non si sarebbe mai azzardato a stringerla così, se non fosse stato certo di poterla cullare tra le sue braccia per molto, molto tempo, non avrebbe mai premuto in quel modo le mani contro il suo corpo. Jieun sentì di potersi abituare molto più che in fretta a quel tocco, perciò rimase immobile contro la sua pelle ad immaginare che forse, adesso, sarebbe potuto essere davvero così per sempre.

— Rimani con me stanotte, — le propose allora, lasciandole una scia di umidi baci tra le orecchie e il collo, — E anche domani, e il giorno dopo ancora, —

Jieun ovviamente non riuscì a dirgli di no. Le sue braccia si mossero automaticamente verso le spalle di Jungkook per cingergli il collo, mentre lui aveva già ricominciato a baciarla trascinandola con sé sulla poltrona della stanza. Le loro mani non avevano mai smesso di cercarsi, i loro corpi di intrecciarsi. Jieun sentiva le mani calde di lui ovunque ed ogni volta non era mai uguale a quella precedente, sempre più impazienti, sempre più desiderose.

— Ti amo, —

C’era una tale sicurezza nelle parole di Jungkook, nelle sue iridi scure. Le sue mani lasciarono per un istante i fianchi di Jieun per portarsi delicatamente sul suo volto, accarezzandone le guance con i pollici, e poggiando poi la fronte contro la sua.

— Ti amo Jieun, — la vide arrossire a quella dichiarazione e a quel punto si lasciò andare ad un sorriso, perché tutto ciò che aveva sempre desiderato adesso era lì, davanti ai suoi occhi. Jieun era tra le sue braccia e per la prima volta tutto questo era dannatamente reale.

— Ti amo Jungkook, — quasi involontaria fu anche la confessione di lei, pronunciata più dal cuore che dalla sua bocca asciutta.

E in quel momento, stretto nell’abbraccio di Jieun, un irrefrenabile ed impaziente bisogno di renderla sua colse Jungkook come un fulmine a ciel sereno. La avvertì aggrapparsi con forza alla sua schiena ed esalare un gemito quando, nella frenesia di baci e carezze, Jungkook aveva volontariamente iniziato a far scontrare i loro bacini, liberandoli come meglio aveva potuto da qualsiasi tipo di barriera che ancora li teneva separati. Le accarezzò con premura la fronte per poi far scivolare la sua mano lungo quei suoi capelli, inumiditi dalla concitazione e frenesia di quel momento per poi scendere ancora lungo la schiena e poi verso il suo basso ventre. In un attimo i suoi movimenti si fecero regolari e costanti, sempre più forti, più intensi, come i baci sulla sua bocca e sul suo collo sottile, fermandosi giusto il tempo per guardare la sua Jieun negli occhi, per capire se anche lei stesse provando le sue stesse sensazioni, il suo stesso piacere.

Gli bastò un solo sguardo, uno sguardo per fargli immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco. Solo allora Jungkook si convinse di non essere troppo smanioso, che ce ne sarebbero state di altre volte con lei, molto più romantiche e dolci. In quel preciso istante, un dolcissimo sorriso si dipinse sul suo volto. Sorrise Jungkook, prima di raggiungere l’estasi.

Si accasciò su di lei cercando il modo più delicato possibile per non schiacciarla col suo peso, per non soffocarla nel suo abbraccio. Gli si mozzò il respiro quando Jieun lo strinse volontariamente a sé prima di baciarlo ancora e ancora. Si baciarono fino a non avere più fiato, con la promessa che da quel momento si sarebbero amati alla luce del sole, senza aver più timore e paura di comportarsi da sciocchi o da egoisti. Ora che lei si era accoccolata tra le sue braccia il suo desiderio più grande si era realizzato.

Proprio tra le spesse mura di quel posto sotterraneo dove tutto aveva avuto inizio e dove ora Jungkook e Jieun potevano finalmente avere il loro lieto fine.

 





 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

dopo lunghi, lunghissimi mesi (anzi, stiamo parlando di un anno e mezzo lol) termina qui anche black ink.

il "blocco dello scrittore" non perdona e, anche se grazie all'ultima cover di jk sono riuscita a scrivere di getto gli ultimi tre capitoli della storia sappiate che, da parte mia, non ritengo che black ink sia la mia fanfiction meglio riuscita (nonostante, a rigor di (mia) logica, quella più recente dovrebbe essere anche la migliore(?), non lo so scusate).

la ritengo "incompiuta" anche se materialmente "compiuta" perchè gli ultimi tre capitoli sono stati un pò un compromesso rispetto a ciò che avevo in mente di scrivere (ma che, per quanto ci provassi, non mi è mai riuscito). spero che abbiate pietà di me.

cosi come spero abbiate pietà di me nel leggere la scena d'amore tra jungkook e jieun, dire che sono un'impedita nello scrivere scene un pò più "spicy" del solito è un eufemismo

come chi mi segue da tempo saprà non sono molto brava a non far morire nessuno nelle mie storie (complice il mio amore smisurato per l'angst) quindi devo ammettere che, nonostante non ne sia convinta, devo forse dare merito a me stessa per non aver lasciato indietro nessuno, non questa volta almeno.

tornerò, come faccio da anni, più forte, più convinta e con molta voglia di ANGST sappiateloh.

intanto ringrazio chi è passato di qui, chi ha letto, commentato e soprattutto ringrazio i BTS per avermi permesso di scrivere ancora una volta su di loro in un universo totalmente diverso da quella che è la realtà dei fatti (mi viene da dire, "per fortuna").

detto questo evaporo, sperando di poter tornare as soon as possible!

borahae <3

bvb

  
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