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Autore: Ciarax    29/11/2021    0 recensioni
Famiglia.
Una parola semplice, la teoria è lì, chiara e limpida, ma la verità è che Max non sa cosa dovrebbe fare quando deve venire a patti con il suo concetto di "famiglia"
Se non si parla di legami di sangue, lei ha trovato la sua famiglia in Switch: un piccolo robot quadrupede costruito con le sue mani quando aveva solo quindici anni, rimasto al suo fianco fin da quel momento.
Costruire e capire come funzionano i suoi progetti è una delle sue più grandi passioni, poiché essere un'inventrice è la cosa che ama di più e vedere nascere le sue invenzioni è un'emozione indescrivibile ogni volta. È questo e la testardaggine che la contraddistingue che la porteranno a trovare qualcun altro da considerare come la sua famiglia, quando qualcosa di alieno riesce nel semplice intento di dare quello che l'essere umano non è riuscito anche con i propri simili.
È forte.
Ma anche il ghiaccio, per quanto solido possa sembrare, è impossibile sapere a quanta pressione resisterà prima di frantumarsi in mille pezzi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bumblebee, Nuovo personaggio, Optimus Prime
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9
 


            Era da un paio d’ore che Ratchet era chiuso in quella complicata serie di studi per cercare materiali adatti per costruire un secondo prototipo ma venne interrotto quando sentì le proteste del piccolo Switch che era rimasto accanto a lui. Il piccolo Autobot era particolarmente eccitato e non perse tempo a trovare una via per raggiungere il più in fretta possibile la figura di Max che aveva appena fatto capolino.
            Con i capelli ricci raccolti in una disordinata cipolla, Max si passò imbarazzata una mano dietro la nuca mentre cercava di ignorare lo sguardo pungente di Ratchet su di sé. Prese Switch e lasciò che si posasse sul posto preferito sulla sua spalla, fece un respiro e si avvicinò all’Autobot che si era abbassato per raggiungere più o meno la sua altezza.
In quel momento non sapeva se provasse paura o vero e proprio terrore, di perdere quel poco di famiglia che forse aveva iniziato a scoprire solo in quei giorni, o di qualcuno a cui sembrasse importare seriamente di lei. Ma se la conversazione che aveva sentito solo in minima parte quel pomeriggio era andata a finire male, questo voleva solo dire che presto avrebbe dovuto dire addio a tutti gli Autobot, a Jazz… a Ratchet e forse anche Shift.
            «Sei nuovamente in sovraccarico emotivo?» domandò con una punta di curiosità Ratchet dopo aver passato un altro scanner sul corpo minuto di Max rispetto al suo, vedendo l’inizio del suo formarsi di occhi lucidi.
Lì non serviva il legame con la scintilla per capire come qualcosa non andasse, quella fragile e coraggiosa umana era come un libro aperto per lui. E Max per una volta non sembrò tentare di nascondere la sua paura, asciugandosi le lacrime che minacciavano di uscire col dorso della mano e annuire leggermente verso il proprio guardiano.
            «Senti dolore da qualche parte?»
Max strinse le labbra in una linea sottile, annuì leggermente stringendo poi la maglia all’altezza del cuore. Vide Ratchet rimanere per un secondo immobile, perso nei suoi pensieri prima di annuire e sospirare, facendole cenno di salire sopra la mano che abbassò in quel momento.
            «Il tuo corpo si sta adattando abbastanza bene al frammento di scintilla, e per quanto le probabilità di rigetto siano infinitesimali c’è il rischio che non sappia come gestire tutta l’energia e il diverso funzionamento rispetto all’organo che pompava prima il sangue nel tuo corpo»
            «Fa male»
            «Di tutto… non pensavo che si potesse sviluppare questo problema- Ratchet dovette zittirsi quando colse lo sguardo sempre più preoccupato di Max, -non è nulla che metta a rischio la tua vita. Più di quanto già non sia stata messa a rischio»
            Quella le era sembrato semplicemente un tentativo di risposta evasiva, solo per tranquillizzarla quando aveva percepito la sua agitazione salire a quelle poche parole. Non bastavano già gli effetti collaterali dovuti all’Energon che circolava liberamente nel suo corpo, facendo chissà quali danni e modifiche al suo genoma o peggio.   
Quel dolore che le stringeva il petto in una morsa asfissiante non era paragonabile a nulla che avesse mai provato, ma Ratchet -per quanto riluttante, sembrava cercare un modo di consolarla o quantomeno di rassicurarla… forse doveva conoscere la vera origine di quegli strani sintomi ma per qualche motivo non voleva dirgli la verità. Non mentiva, ma di certo non parlava schiettamente come era solito fare con lei.
Aveva la sensazione di essere sempre tenuta sott’occhio, o che qualcosa fosse sempre con lei. Erano sempre quelli i momenti in cui sentiva l’inizio del dolore al frammento di scintilla che la teneva in vita.
            Max sgranò gli occhi, rivolse un’occhiata incredula verso Ratchet quando un pensiero totalmente folle in quel momento le si presentò alla mente.
Dopotutto, se esistevano degli enormi alieni robotici… poteva anche esistere roba del genere.
Vide Ratchet socchiudere per un attimo le ottiche innaturalmente azzurre come resosi conto di qualcosa.
Sospirò, «Hai qualcosa che circola in quei processori organici nella tua testa, vero?»
La ragazza annuì esitante prima di corrugare la fronte, indicando prima la propria protesi cardiaca e poi, con titubanza, il punto dove pulsava la scintilla vitale di Ratchet.
            «Senti… le stesse cose? La scintilla. È unita?»
Tentativo infantile di spiegare un concetto molto più complicato di quello? Assolutamente sì, ma Ratchet non poté fare a meno di accennare un sorriso a quel tentativo sentito di spiegare una cosa che per lei non aveva alcun senso.
            L’Autobot sapeva che Max era sveglia e la sua intuizione non l’aveva tradita neanche in quel momento, anche se era stata pesantemente limitata dal suo corpo organico che mostrava gli effetti della contaminazione da Energon sul suo corpo. Per quanto gli avesse permesso di continuare a sopravvivere, non sapeva se mai avrebbe potuto fare qualcosa per ridarle la voce, ridotta a sussurri rauchi e parole spezzate a metà. Notò il volto di Max contorcersi nuovamente in una maschera di dolore e si affrettò a darsi una calmata.
            «Non penso ci siano espressioni adatte a tradurre il concetto nella tua lingua… ma è volgarmente analogo ad un legame -connessione, tra la scintilla e gli eventuali frammenti che si generano. Stessa cosa avviene tra gli sparkling generati dalla stessa scintilla. Diversa è quella tra una coppia di cybertroniani» quel concetto non era una cosa facile da spiegare in una lingua limitata come quella terrestre. Le parole a sua disposizione era terribilmente ridotte rispetto alla vastità offerta dal cybertroniano, ma Ratchet pensò che questa limitazione dovesse essere dovuta alla circoscritta capacità dell’essere umano di poter emettere suoni con le sue fragili e organiche corde vocali.
            «Fa sempre -sempre così male?» fu l’ovvia protesta di Max che non sorprese affatto Ratchet.
            «Sarà un frammento della mia scintilla ma il legame è ugualmente troppo estenuante su un corpo organico come quello degli esseri umani. È molto simile al vostro concetto di anima ma non dovrebbe mai essere doloroso in questo modo. Il tuo corpo è fragile e debilitato dall’Energon»
Quella spiegazione non fece altro che accendere una lampadina nella testa di Max, la sua mente che stava già elaborando mille diverse teorie a quella scoperta totalmente sconcertante.
            Sapeva già come la scintilla dei cybertroniani era la fonte primaria di vita, ma era anche la sede del loro Essere… le loro emozioni, i loro ricordi -era la loro anima. Impensabile quasi la sola idea che potessero scinderla in frammenti, ma c’era quel piccolo globulo di calore che le pulsava nel petto a ricordarle di come invece fosse possibile.
Se quella era la loro anima… il dolore che sentiva quando il frammento si stringeva in sé stesso, non era suo -non era una sensazione che veniva generata dal suo corpo. Le fitte non avevano un ordine, o uno schema -capitavano e basta.
Ratchet si sentiva in colpa. Ecco cos’era quel dolore.
Le emozioni di Ratchet che lei sentiva grazie a quel fragile legame col suo guardiano. Lo stesso che aveva donato parte di sé per salvarle la vita, ma che non si perdonava per quello che le era successo.
            Max si riscosse dai suoi pensieri solo quando annaspò in cerca d’aria, singhiozzando per l’emozione improvvisa. Passò una mano sorpresa, asciugando col dorso le lacrime che le rigavano le guance e rivolse la sua attenzione all’Autobot che aveva di fronte.
Se non avessero condiviso quel legame, Ratchet avrebbe dedotto che quello scoppio improvviso altro non era che il sovraccarico emotivo di Max che si era ostinata a mantenere l’apparenza di tranquillità da quando si era risvegliata. Ma non era quello il motivo del pianto.
Si dispiaceva per lui. Erano le lacrime di dolore per il senso di colpa che provava Ratchet.
Neanche una volta aveva sentito qualcosa di lontanamente simile all’accusa nei suoi confronti e ora che Max aveva capito l’origine di quelle fitte di dolore… quella fragile umana era tanto empatica da soffrire per il suo guardiano, senza pensare minimamente a sé.
            La ragazza sentì l’Autobot abbassarsi su un ginocchio e passarle delicatamente una delle mani metalliche dietro la schiena, facendo timido contatto con la sua figura mentre tentava di metter un freno a quelle lacrime che non erano per lei. Non erano le lacrime che stava versando per quello che l’aspettava se Lennox non l’avesse voluta nel NEST; neanche per quello che ne sarebbe stato di lei se quella protesi cardiaca non avesse funzionato.
Quelle erano semplicemente lacrime per il senso di colpa che le stava affiorando in petto alla consapevolezza della pressione che aveva involontariamente messo su Ratchet. Specialmente ora che capiva il motivo di quelle scariche improvvise di dolore che altro non facevano che accentuare quel nascente stato di colpa verso sé stessa.
            Era bastata a malapena mezz’ora ma Ratchet era ancora restio a capire come aveva fatto smettere di piangere Max, che in quel momento era intenta ad asciugarsi gli ultimi residui di lacrime. Gli ci era voluto un po’ per collegare che il suo stesso senso di colpa verso di lei non faceva altro che peggiorare la situazione e dovette mettere a freno i propri sentimenti per non farla sentire peggio: quelle erano solamente lacrime per l’empatia innata che provava verso chi le stava vicino.
            «Ratch…» il sussurro rauco di Max attirò la sua attenzione quando la vide indicare il progetto alla quale stava lavorando da giorni.
            «Sto cercando di trovare una soluzione più congeniale e meno affrettata per il contenitore del tuo frammento di scintilla…- spiegò l’Autobot prima di cogliere una scintilla di curiosità nello sguardo della ragazza, -ma lavorare su così piccole dimensioni è molto più… ostico di quanto non abbia anticipato già» confessò riluttante, odiando la sensazione di non riuscire a fare di testa sua in quei progetti.
Max inclinò per un attimo la testa, pensierosa. Lentamente si diresse poi verso il punto dove era abbandonata la borsa che aveva dietro dall’inizio di quell’avventura, ridotta piuttosto male ma ancora utile per contenere tutte le poche cose che portava sempre con sé.
            Con un po’ d’aiuto i due riuscirono a districare sull’enorme -e improvvisato tavolo da lavoro, una serie infinita di schizzi, una tale quantità da far rimanere allibito Ratchet. Quello che aveva davanti erano fogli di tutte le dimensioni: pezzi racimolati di carta strappata e scritta con qualsiasi cosa capitasse a tiro, disegni, schemi e diagrammi che non sembravano seguire alcun ordine logico. Gli appunti erano scritti in maniera talmente confusionaria da poter venire scambiati per semplici tratti accidentali finiti sulla carta, e gli ci volle l’aiuto paziente di Max per analizzare e scansionare tutti quei rimasugli del progetto iniziale.
            «Secondo il tuo progetto il prototipo dovrebbe avere una forma simile a questa» esclamò Ratchet dopo aver analizzato i progetti della ragazza, calcolando rapidamente metalli, peso e dimensioni gliene mostrò poi una replica olografica di fronte a lei.
            «Cosa... Come» Max balbettò qualche parola incoerente prima di guardare Ratchet completamente attonita, sotto lo sguardo divertito del medico Autobot.
Quell'umana era sempre una fonte continua di reazioni inaspettate. Colta com’era nell’osservare anche i dati che erano elencati di fianco al piccolo ologramma, scritti in cybertroniano ma che Max osservò con particolare attenzione e Ratchet non si sorprese se fosse stata anche in grado di capirne a grandi linee il senso.
            «Il metallo migliore, considerando la tendenza del corpo organico a deteriorarsi facilmente, sarebbe il titanio. Anche se nessun materiale terrestre resisterebbe al calore provocato anche solo dal frammento di una nostra scintilla» spiegò Ratchet facendo sparire l'ologramma e cogliendo la domanda nell'espressione di Max.
            L'Autobot poggiò delicatamente la punta del dito metallico sul petto della ragazza, producendo un leggero tic metallico al contatto con la protesi cardiaca, «Questo è materiale cybertroniano, naturalmente resiste a queste alte temperature ma è dannoso per il vostro corpo. Non ci sono molte probabilità di aggravare ulteriormente la tua salute in questo momento, però è necessario costruire un altro prototipo che sia compatibile con il tuo corpo. Mi dispiace ma non c'era tempo per trovare altre soluzioni»
Il frammento di scintilla che le pulsava nel petto si strinse leggermente al dolore in quelle parole ma era molto più sopportabile rispetto a quando lo aveva provato la prima volta. Max sapeva di quanto Ratchet si sentisse in colpa per quello che le era successo e che stava ancora subendone le conseguenze, ma a lei non importava.
            «Senza errori di calcolo non dovresti avere alcun problema di contaminazione da Energon» spiegò poi l’Autobot facendo sparire l’ologramma e cogliendo lo sguardo curioso di Max.
            «Ce ne sono?»
Ratchet sorrise, «No»
            «Posso conservarlo?» quella domanda posta con una tale innocenza quasi fece sgranare gli occhi dallo stupore all’Autobot.
            «Perché dovresti? È un pezzo inutile»
Max abbassò lo sguardo e strinse la maglia all’altezza del cuore. Forse era vero che si stava emozionando troppo per un semplice pezzo di metallo ma le emozioni che percepì Ratchet quando la ragazza alzò di nuovo lo sguardo lo fecero tentennare per un attimo.
            «Salvato la vita… non è inutile»
            «Sei un essere strano» sospirò sconfitto il medico Autobot.
            «Lo so» sorrise di rimando Max riprendendo ad indicare i vari segni che componevano la lingua Cybertroniana sotto lo sguardo vigile di Ratchet, sempre più sorpreso dalla sua capacità di apprendimento.
Era felice di poter stare di nuovo insieme agli Autobot, i suoi amici, la sua nuova famiglia.
Sapere che qualcuno si preoccupava tanto per lei era ancora una sensazione nuova, se prima non aveva nessuno su cui contare ed era sempre stata abituata a pensare di doversela cavare da sola in ogni situazione.
            Switch emise all’improvviso qualche piccolo cinguettio metallico dalla spalla di Max che fece irritare Ratchet, tanto che lo colpì delicatamente sulla testa ricevendo in risposta quelli che sembrarono insulti molto coloriti. A giudicare dalla velocità di quei clack di varia intensità che il piccolo Autobot stava emettendo, Max non poté far altro che sorridere mentre tentava di consolare l’amico.



---Note---
Pubblicato quasi tutto in una volta, ma visto che erano meno di una decina di capitoli... non vedevo il motivo di prolungare ulteriormente l'attesa. Avevo una voglia matta di vederlo completato.
Sono in via di progettazione anche i seguiti, sempre seguendo la linea temporale dei film, possibilmente fino allìEra dell'estinzione. Credo che il quarto film sarà l'ultimo, già di per sé quella pellicola l'avrei abolita su tutti i fronti ma, visto che c'è, ci scriverò qualcosa sopra.
Sono ancora indecisa ma probabilmente sarà una storia nuova ogni film, per un totale quindi di quattro per questa serie... spero di iniziarla quanto prima!

Ciarax
   
 
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